[5. AMERICA LATINA: POTENZIALITÀ E DEBOLEZZE]
5.5. VERSO UN’AMERICA «ANGLO-LATINA»?
5.5.1. FRA MESSICO E STATI UNITI LE BARRIERE SI ABBASSANO: Più che
confine, quello fra Stati Uniti e Messico è un abisso, perché separa due mondi
completamente diversi per origine, cultura e situazione economico-sociale.
L’abisso però sta piano piano franando da ambo i lati e si va riempiendo.
L’America Anglosassone, in altre parole, si va sempre più «latinizzando», mentre
quella latina va acquisendo elementi tipici della anglosassone. Siamo certamente
molto lontani dall’eliminazione delle differenze (la Storia non può annullarsi),
ma è bene tener d’occhio i cambiamenti in corso, perché ogni passo dell’uno
verso l’altro produce effetti su molti fronti.
Una prima serie di fattori unificanti è quella che
agisce in tutto il mondo, spingendo sempre più verso il
Villaggio globale: mercato unico mondiale sempre più integrato, lingua
inglese, dollaro, internazionalismo delle multinazionali, leadership
statunitense e altro. Ad accentuare la forza di queste spinte non c’è solo
la vicinanza geografica fra le due Americhe, ma anche la particolare
attenzione che gli Stati Uniti hanno verso l’America Latina, considerata
come una specie di «orto di casa».
Venendo a quei fattori che agiscono in modo più
specifico, c’è da considerare il grande impatto che sta avendo il trattato
economico di libero scambio, stipulato fra l’America Anglosassone (Stati
Uniti e Canada) e il Messico (NAFTA, North American Free Trade Agreement),
entrato in vigore nel 1994. Le industrie statunitensi che impiegano
manodopera poco qualificata, si sono precipitate poco oltre la frontiera e
il Messico le ha accolte facilitandole con la creazione di numerose zone
franche, dove grossomodo non si pagano tasse e il mercato del lavoro è
completamente libero (le cosiddette maquiladoras,
che già nel 1995 arrivavano a circa 3.000). Questi insediamenti industriali hanno indubbiamente
rallentato l’immigrazione messicana verso gli Stati Uniti, che però resta
ancora alta: sia quella legale che la illegale. A Los Angeles già oggi,
nella scuola dell’obbligo, circa metà dei bambini è latinos, cioè di
lingua spagnola: una lingua sempre più importante negli Stati Uniti, specie
in quella zona di frontiera col Messico (Mexico, sia in lingua spagnola che
inglese) alla quale è stato significativamente dato il nome di Mexamerica.
L’integrazione economica fra Messico, Stati Uniti e
Canada comporterà una diminuzione della differenza di reddito e
inevitabilmente, in prospettiva, a una libera circolazione anche delle
persone. La strada è certamente ancora lunga e con possibili imprevisti, ma
il Messico sembra essersi avviato a essere la «sponda sud» degli Stati
Uniti, in modo simile a come il Canada lo è nel nord. Già da qualche tempo,
non a caso, i messicani sono autorizzati ad avere la doppia cittadinanza.
5.5.2. CATTOLICESIMO E PROTESTANTESIMO SI MESCOLANO: Un altro fattore di
avvicinamento fra le due Americhe è poco noto in Italia, nonostante abbia
assunto ormai dimensioni «di massa». Nelle cronache dei media si continua a
parlare di un’America protestante (Stati Uniti e Canada) e di un’altra
cattolica, ma ciò resta vero soprattutto sul piano culturale e della tradizione,
mentre su quello statistico ci sono stati cambiamenti profondi. Negli Stati Uniti il Cattolicesimo è cresciuto fino
a riguardare circa un terzo della popolazione e in Canada (dove era
tradizionalmente diffuso solo nel Quebec di lingua francese) è arrivato a
rappresentare circa il 50%. Il Cattolicesimo statunitense è rilevante sia
all’esterno che all’interno. All’esterno perché si tratta del Cattolicesimo
economicamente più generoso del mondo, avendo anch’esso acquisito
l’attitudine culturale anglosassone di sostenere il club del quale si
fa parte. All’interno perché si tratta di una componente della società molto
organizzata e strutturata che, per esempio, conta 8.300 scuole (con 2,6
milioni di studenti) e 230 università (con 670.000 studenti (Corriere
Economia, del Corriere della Sera, 15/04/2002, p. 9).
Parallelamente, in America Latina è il
Protestantesimo (evangelici) ad avanzare rapidamente, ma con una differenza:
il Cattolicesimo è cresciuto negli Stati Uniti a causa dell’immigrazione e i
nuovi arrivati tendono a integrarsi nella cultura che trovano; l’aumento del
Protestantesimo in America Latina, invece, è dovuto a conversioni e gli
aderenti si costituiscono in comunità aventi un forte senso di appartenenza
e di contrapposizione con i valori dell’ambiente circostante. La
contrapposizione però è nello stile di vita e non crea conflitti, stante
anche il noto rispetto che tradizionalmente hanno i protestanti per le
autorità costituite. La percentuale di protestanti varia nelle diverse
nazioni, ma in genere è a due cifre, arrivando al 30% in Cile, Guatemala,
Salvador e Haiti. In Brasile la percentuale è inferiore, ma quel 22%
rappresenta 37 milioni di persone, cioè il doppio degli abitanti di
Norvegia, Svezia e Finlandia messi insieme. In quei Paesi nordici il
Protestantesimo produsse a suo tempo profonde trasformazioni in ogni campo,
c’è allora da pensare che qualcosa di rilevante dovrebbe produrre anche
quella particolare miscela di Protestantesimo che si sta sviluppando in
America Latina, che perciò crediamo sia bene tenere d’occhio. Significativo è che, sul Corriere della Sera,
sia apparsa un’analisi sulle elezioni in Brasile, dove si constata il
declino del ruolo della Chiesa cattolica e la grande influenza politica che
è venuta assumendo il variegato mondo evangelico (Rocco Cotroneo,
Brasile, l’irresistibile ascesa degli evangelici, 03/10/2002, p. 15).
02-05-2007; Aggiornamento: 05-01-2008
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