[5. AMERICA LATINA: POTENZIALITÀ E DEBOLEZZE]
5.3. DEBOLEZZE DELL’AMERICA LATINA
5.3.1. LATIFONDISMO: Consideriamo questa come una specie di «colpa
originaria» dalla quale sono derivate distorsioni a catena. I primi
colonizzatori sono arrivati sulla scia dei conquistadores, perciò non c’è
da stupirsi se non amavano coltivare direttamente la terra. La loro brama era
quella di possedere vasti territori con i quali arricchirsi facendo lavorare gli
altri (come dipendenti o come schiavi). In questo modo poche famiglie, legate da
vincoli di classe quando non di sangue, hanno preso a suo tempo il controllo
della gran parte della terra delle varie nazioni, tenendo in pugno masse
anonime, sradicate, sottomesse al più forte per paura, ma senza un vero rispetto
per l’autorità che aveva fatto ben poco per guadagnarselo.
5.3.2. MONOCULTURA: Il latifondismo ha favorito l’economia di piantagione
(caffè, banane, cacao), i grandi allevamenti estensivi e il concentrarsi di una
nazione su un solo prodotto (o su pochi), esponendola così ai rischi derivanti
dalle oscillazioni di prezzo.
5.3.3. OLIGARCHIA: Quella particolare struttura economica ha naturalmente
portato a forme politiche sostanzialmente oligarchiche, seppur a volte
rivestitesi di forme democratiche. Quando poi si sono insediate le industrie, la
struttura oligarchica si è estesa anche a questo nuovo settore, sia perché i
latifondisti erano gli unici a disporre di capitali, sia perché la loro
mentalità e i loro sistemi si erano ormai radicati nella società.
5.3.4. POPULISMO E RIVOLTE: Le masse intimorite, costituite dai «senza
terra», hanno naturalmente covato invidie e risentimenti, con la convinzione di
ricevere dalla società meno di quanto sarebbe giusto. Perciò ogni tanto (specie
in occasione di crisi economiche) queste masse perdono la pazienza e, vincendo
la paura, si rendono protagoniste di rivolte più o meno violente, ma che non
sono generalmente mai propositive, perché non sono portatrici di un reale
progetto alternativo di società. Chiedono genericamente autorità più giuste, più
buone, aprendo la strada a leader populisti che promettono l’impossibile e poi,
per mantenere almeno in parte le promesse, fanno ricorso alle casse dello Stato
finché c’è da prendere, ricorrendo infine sempre più ai prestiti internazionali.
Il debito cresce, così pure gli interessi da pagare, perciò il gioco non può
durare e innesca nuovi cicli di rivolta - populismo - delusione, a volte fino al
crollo economico dello Stato (come è successo tempo fa in Argentina).
5.3.5. ACCENTRAMENTO URBANO: L’America Latina ha una densità di
popolazione molto bassa. Mentre in Italia, per esempio, ci sono circa 200
abitanti/kmq, in Brasile ce n’è circa un decimo e in Argentina ancora meno.
Ciononostante, anche per fattori culturali e storici, in America Latina troviamo
agglomerati urbani fra i più numerose del mondo: Città del Messico ha 16 milioni
di abitanti, Rio de Janeiro 15, S. Paolo 14, Buenos Aires 12; in quest’ultima
conurbazione, per esempio, c’è più di un terzo di tutta la popolazione
argentina!
Naturalmente questo uso squilibrato del territorio
è un problema in più, che impedisce di cogliere le maggiori opportunità che
avrebbe una popolazione più capillarmente diffusa.
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/Proiezioni/305m-Cult_econom53_R56.htm
02-05-2007; Aggiornamento: 05-01-2008
|