Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Uniti nella verità

 

3. Cultura biblica

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Spiegazione delle rubriche

 

 

Le diversità possono essere una risorsa oppure diventano un problema.
 Ecco le parti principali:
■ Entriamo in tema (il problema)
■ Uniti nella verità
■ Le diversità quale risorsa
■ Le diversità e le divisioni
■ Aspetti connessi.
 
Il libro è adatto primariamente per conduttori di chiesa, per diaconi e per collaboratori attivi; si presta pure per il confronto fra leader e per la formazione dei collaboratori. È un libro utile per le «menti pensanti» che vogliano rinnovare la propria chiesa, mettendo a fuoco le cose essenziali dichiarate dal NT.

 

Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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ECONOMIA E RELIGIONI

 

 di Fernando De Angelis

 

 

[6.  INDIA E CINA, DUE GIGANTI IN MOVIMENTO]

 

6.1.  INDIA

 

6.1.1. COMPLESSITÀ DELL’INDIA: Anche Gandhi riconosceva che la Gran Bretagna aveva svolto un ruolo positivo in India. Ciononostante al momento dell’indipendenza (1947) l’India aveva davanti a sé problemi enormi. A cominciare dalla conflittuale separazione dell’ex colonia in tre Stati: uno a prevalenza induista (India) e gli altri due musulmani (che ora si chiamano Pakistan e Bangladesh).

     Le stelle ci appaiono più piccole della Luna, ma è solo perché sono più lontane. Nelle carte geografiche l’India la vediamo da una «distanza» maggiore (scala più rimpiccolita) di come in genere vediamo l’Europa e l’Italia, questo ostacola il rendersi conto della sua vastità e complessità, che la fanno essere un sub-continente (si parla infatti di sub-continente Indiano). La sua superficie è di 3 milioni di kmq, cioè 10 volte quella italiana, e la popolazione ha superato il miliardo. Ci sono 13 lingue ufficiali e vengono stampati giornali in 90 lingue diverse!

     La complessità sociale è complicata da quel tipo di appartenenza etnica che è la casta. Le caste principali sono 5 (sacerdoti, guerrieri, mercanti, servi e, infine, i fuori casta o «intoccabili»), ma ciascuna di esse rassomiglia ad alberi ramificati al punto che in India di sottocaste, ciascuna a sé stante, se ne possono contare ben 43.000!

 

6.1.2. FASE D’AVVIO, ERRORI, INCERTEZZE: Ottenuta l’indipendenza bisognava organizzare lo Stato, con le difficoltà dovute non solo alla vastità dei problemi, ma anche alle condizioni di estrema miseria di gran parte della popolazione. Il primo problema economico da risolvere è stato quello di arrivare a sfamare tutti ed effettivamente l’India ha subito cominciato a fare progressi, anche se non sono mancate debolezze e scelte sbagliate.

     Dopo il carismatico Nehru, che ha guidato l’India fino al 1964, ci si è attardati in una concezione dinastica della politica, affidandone la direzione alla figlia di Nehru, Indira Gandhi (1966-84), tentando poi di proseguire su questa linea parentale. Altro errore è stato quello di aver eccessivamente simpatizzato con l’Unione Sovietica, ritardando così l’avvio di un sistema economico più efficiente.

     Ora i pericoli di sbandamento riguardano un montare di orgoglio nazionalista, con l’ostentazione della propria potenza nucleare e l’acuirsi dei conflitti religiosi. Non solo si vanno accentuando i tradizionali scontri con i musulmani, ma in qualche caso il fanatismo indù aggredisce anche i pacifici cristiani. Di tanto in tanto si ha notizia di assalti alle chiese e si è arrivati perfino a bruciare vivo un missionario australiano con i suoi due figli! Certo, questi episodi sono numericamente limitati, ma ugualmente preoccupanti. Se non opportunamente fermato, il fanatismo indù può portare a un conflitto nucleare con il Pakistan, all’isolamento internazionale e a un imbarbarimento dell’intera società. La speranza è che, con la sconfitta del partito nazionalista (BJP, Bharatiya Janata Party, cioè Partito del Popolo Indiano) e la vittoria del partito del Congresso guidato da Sonia Gandhi (ha radici italiane[1]), si spera che sia passata la fase più acuta della malattia integralista, che resta comunque un pericolo reale.

 

6.1.3. DEMOCRAZIA SOLIDA E SVILUPPO INNESCATO: Il bilancio complessivo di questo primo mezzo secolo di indipendenza è però positivo. Prima di tutto le istituzioni democratiche hanno dimostrato una grande solidità: nonostante la diffusione della corruzione, le scelte opinabili ed eventi traumatici come l’assassinio del premier Indira Gandhi (1984). La miscela di inefficienza e solidità istituzionale avevano portato a definire l’India una «democrazia impotente». Le democrazie impotenti tendono a degenerare in dittature militari o nel populismo, ma l’India non ha corso mai questi pericoli. Col tempo l’aggettivo impotente è risultato sempre più inopportuno e, da 15 anni a questa parte, l’India sta crescendo economicamente a un ritmo annuo del 6% circa: un livello tutt’altro che disprezzabile, anche se in Asia c’è chi ha fatto di meglio.

     C’è un aspetto di questo sviluppo che è molto significativo e riguarda la grande capacità che gli indiani hanno mostrato verso l’informatica, al punto da suscitare l’interesse del Giappone e di Bill Gates, che notoriamente se ne intendono bene. Il Giappone (agosto 2000) ha concordato una vasta collaborazione sul piano politico-economico, nella quale è stata proprio la tecnologia informatica a essere l’elemento più rilevante. Bill Gates (Microsoft) ha invece visitato l’India nel mese successivo (settembre 2000), stabilendo alleanze strategiche e un investimento di 50 milioni di dollari.

     Per capire la solidità democratica dell’India bisogna rifarsi agli ultimi due secoli e mezzo, cioè all’influenza della colonizzazione e della cultura britannica. Riguardo alla esplosione dell’informatica bisogna invece andare indietro di millenni: sono stati proprio gli indiani, infatti, a inventare i numeri, che noi chiamiamo «arabi» solo perché ci sono stati trasmessi da quest’ultimi.

     La cultura indiana ama più le astrazioni che le concretezze e in matematica (che è essenzialmente astrazione) sono stati sempre fra i primi. Per inciso, anche religione, astronomia, grammatica e medicina rientrano nelle loro passioni tradizionali, mentre in storia, geografia e sport sono sempre stati scarsi. I laureati indiani, insomma, sono fra i più apprezzati al mondo e alimentano una non trascurabile corrente di emigrazione qualificata.

     Quanto detto cozza con l’idea di India comunemente percepita, fatta di santoni e povere masse. Santoni e povere masse indubbiamente esistono, ma esiste anche un 20% di indiani che hanno una cultura, un reddito e uno stile di vita confrontabili con quelli dell’Occidente avanzato. E quel 20%, riferito a un miliardo di persone, significano 200 milioni di indiani «sviluppati» (grossomodo quanta l’intera popolazione degli Stati Uniti d’America!).

 

6.1.4. CONCLUSIONE: Non sembra proprio che l’India voglia restare ai margini del villaggio globale che si va profilando, né che c’entri semplicemente per assorbimento di cultura altrui. L’India è stata nel passato uno dei poli dello sviluppo dell’umanità e perciò dovrebbe anche in futuro svolgere un suo ruolo. È vero, per esempio, che l’India si è progressivamente occidentalizzata, ma è anche vero che l’Occidente continua ad assorbire elementi della cultura indiana: come yoga, Buddismo, non violenza di Gandhi, dottrina della reincarnazione, astrologia, animalismo, vegetarianismo, naturismo, canapa indiana e altro. Qualunque cosa si possa pensare di quella cultura, resta il fatto che con l’India dovremo comunque continuare a confrontarci ed essa fa in qualche modo parte del mondo Occidentale: non a caso si parla di indo-europei, a dimostrazione che quella regione ha sempre interagito col mondo incentrato sul Mediterraneo. Il considerare l’India come «Estremo Occidente» ha trovato recentemente una conferma nella ratifica di un’alleanza strategica con gli Stati Uniti: tipo di alleanza che la potenza americana, per esempio, non ha stipulato né con il Pakistan (in competizione con l’India e storicamente più filo-americano), né con la Cina (quest’ultima, anzi, sempre più vista come la sua più pericolosa concorrente alla leadership mondiale).

 

[1]. Un attento lettore ci ha segnalato quanto segue: «Sonia Gandhi (Edvige Antonia Albina Maino) è vicentina, essendo nata a Lusiana (Vicenza) nel 1946. Lusiana è un paese dell’Altopiano di Asiago e di Lusiana sono pure i suoi genitori» (prof. Pierantonio Biasin). Poiché Sonia Gandhi visse a lungo ad Orbassano (Torino), dove studiò, alcuni pensano erroneamente che vi sia anche nata e sia quindi piemontese.

 

Per l’approfondimento di alcuni concetti cfr. in Nicola Martella, Dizionario delle medicine alternative, Malattia e guarigione 2 (Punto°A°Croce, Roma 2003) i seguenti articoli: «Antropologia e paranormale; «Antroposofia 1.3.; 2.1.; 3.1.»; «Ayurveda; «Energia cosmica o vitale»; «Energie e loro attivazione»; «Esoterismo e guarigione: 3.2. concezione evoluzionistica»; «Induismo e buddismo»; «Karma»; «Kundalini»; «Prana»; «Teosofia»; «Yoga».

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/Proiezioni/305p-Cult_econom61_UnV.htm

02-05-2007; Aggiornamento: 02-06-2009

 

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