[6. INDIA E CINA, DUE GIGANTI IN MOVIMENTO]
6.1. INDIA
6.1.1. COMPLESSITÀ DELL’INDIA: Anche Gandhi riconosceva che la Gran
Bretagna aveva svolto un ruolo positivo in India. Ciononostante al momento
dell’indipendenza (1947) l’India aveva davanti a sé problemi enormi. A
cominciare dalla conflittuale separazione dell’ex colonia in tre Stati: uno a
prevalenza induista (India) e gli altri due musulmani (che ora si chiamano
Pakistan e Bangladesh).
Le stelle ci appaiono più piccole della Luna, ma è
solo perché sono più lontane. Nelle carte geografiche l’India la vediamo da
una «distanza» maggiore (scala più rimpiccolita) di come in genere vediamo
l’Europa e l’Italia, questo ostacola il rendersi conto della sua vastità e
complessità, che la fanno essere un sub-continente (si parla infatti
di sub-continente Indiano). La sua superficie è di 3 milioni di kmq,
cioè 10 volte quella italiana, e la popolazione ha superato il miliardo. Ci
sono 13 lingue ufficiali e vengono stampati giornali in 90 lingue diverse!
La complessità sociale è complicata da quel tipo di
appartenenza etnica che è la casta. Le caste principali sono 5 (sacerdoti,
guerrieri, mercanti, servi e, infine, i fuori casta o «intoccabili»), ma
ciascuna di esse rassomiglia ad alberi ramificati al punto che in India di
sottocaste, ciascuna a sé stante, se ne possono contare ben 43.000!
6.1.2. FASE D’AVVIO, ERRORI, INCERTEZZE: Ottenuta l’indipendenza
bisognava organizzare lo Stato, con le difficoltà dovute non solo alla vastità
dei problemi, ma anche alle condizioni di estrema miseria di gran parte della
popolazione. Il primo problema economico da risolvere è stato quello di arrivare
a sfamare tutti ed effettivamente l’India ha subito cominciato a fare progressi,
anche se non sono mancate debolezze e scelte sbagliate.
Dopo il carismatico Nehru, che ha guidato l’India
fino al 1964, ci si è attardati in una concezione dinastica
della politica, affidandone la direzione alla figlia di Nehru, Indira Gandhi
(1966-84), tentando poi di proseguire su questa linea parentale. Altro
errore è stato quello di aver eccessivamente simpatizzato con l’Unione
Sovietica, ritardando così l’avvio di un sistema economico più efficiente. Ora i pericoli di sbandamento riguardano un montare
di orgoglio nazionalista, con l’ostentazione della propria potenza nucleare
e l’acuirsi dei conflitti religiosi. Non solo si vanno accentuando i
tradizionali scontri con i musulmani, ma in qualche caso il fanatismo indù
aggredisce anche i pacifici cristiani. Di tanto in tanto si ha notizia di
assalti alle chiese e si è arrivati perfino a bruciare vivo un missionario
australiano con i suoi due figli! Certo, questi episodi sono numericamente
limitati, ma ugualmente preoccupanti. Se non opportunamente fermato, il
fanatismo indù può portare a un conflitto nucleare con il Pakistan,
all’isolamento internazionale e a un imbarbarimento dell’intera società. La
speranza è che, con la sconfitta del partito nazionalista (BJP, Bharatiya
Janata Party, cioè Partito del Popolo Indiano) e la vittoria del partito del
Congresso guidato da Sonia Gandhi (ha radici italiane),
si spera che sia passata la fase più acuta della malattia integralista, che
resta comunque un pericolo reale.
6.1.3. DEMOCRAZIA SOLIDA E SVILUPPO INNESCATO: Il bilancio complessivo di
questo primo mezzo secolo di indipendenza è però positivo. Prima di tutto le
istituzioni democratiche hanno dimostrato una grande solidità: nonostante la
diffusione della corruzione, le scelte opinabili ed eventi traumatici come
l’assassinio del premier Indira Gandhi (1984). La miscela di inefficienza e
solidità istituzionale avevano portato a definire l’India una «democrazia
impotente». Le democrazie impotenti tendono a degenerare in dittature militari o
nel populismo, ma l’India non ha corso mai questi pericoli. Col tempo
l’aggettivo
impotente è risultato sempre più inopportuno e, da 15 anni a questa
parte, l’India sta crescendo economicamente a un ritmo annuo del 6% circa: un
livello tutt’altro che disprezzabile, anche se in Asia c’è chi ha fatto di
meglio. C’è un aspetto di questo sviluppo che è molto
significativo e riguarda la grande capacità che gli indiani hanno mostrato
verso l’informatica, al punto da suscitare l’interesse del Giappone e di
Bill Gates, che notoriamente se ne intendono bene. Il Giappone (agosto 2000)
ha concordato una vasta collaborazione sul piano politico-economico, nella
quale è stata proprio la tecnologia informatica a essere l’elemento più
rilevante. Bill Gates (Microsoft) ha invece visitato l’India nel mese
successivo (settembre 2000), stabilendo alleanze strategiche e un
investimento di 50 milioni di dollari.
Per capire la solidità democratica dell’India
bisogna rifarsi agli ultimi due secoli e mezzo, cioè all’influenza della
colonizzazione e della cultura britannica. Riguardo alla esplosione
dell’informatica bisogna invece andare indietro di millenni: sono stati
proprio gli indiani, infatti, a inventare i numeri, che noi chiamiamo
«arabi» solo perché ci sono stati trasmessi da quest’ultimi.
La cultura indiana ama più le astrazioni che le
concretezze e in matematica (che è essenzialmente astrazione) sono stati
sempre fra i primi. Per inciso, anche religione, astronomia, grammatica e
medicina rientrano nelle loro passioni tradizionali, mentre in storia,
geografia e sport sono sempre stati scarsi. I laureati indiani, insomma,
sono fra i più apprezzati al mondo e alimentano una non trascurabile
corrente di emigrazione qualificata.
Quanto detto cozza con l’idea di India comunemente
percepita, fatta di santoni e povere masse. Santoni e povere masse
indubbiamente esistono, ma esiste anche un 20% di indiani che hanno una
cultura, un reddito e uno stile di vita confrontabili con quelli
dell’Occidente avanzato. E quel 20%, riferito a un miliardo di persone,
significano
200 milioni di indiani «sviluppati» (grossomodo quanta l’intera
popolazione degli Stati Uniti d’America!).
6.1.4. CONCLUSIONE: Non sembra proprio che l’India voglia restare ai
margini del villaggio globale che si va profilando, né che c’entri
semplicemente per assorbimento di cultura altrui. L’India è stata nel passato
uno dei poli dello sviluppo dell’umanità e perciò dovrebbe anche in futuro
svolgere un suo ruolo. È vero, per esempio, che l’India si è progressivamente
occidentalizzata, ma è anche vero che l’Occidente continua ad assorbire elementi
della cultura indiana: come yoga, Buddismo, non violenza di Gandhi, dottrina
della reincarnazione, astrologia, animalismo, vegetarianismo, naturismo, canapa
indiana e altro. Qualunque cosa si possa pensare di quella cultura, resta il
fatto che con l’India dovremo comunque continuare a confrontarci ed essa fa in
qualche modo parte del mondo Occidentale: non a caso si parla di
indo-europei, a dimostrazione che quella regione ha sempre interagito col
mondo incentrato sul Mediterraneo. Il considerare l’India come «Estremo
Occidente» ha trovato recentemente una conferma nella ratifica di un’alleanza
strategica con gli Stati Uniti: tipo di alleanza che la potenza americana, per
esempio, non ha stipulato né con il Pakistan (in competizione con l’India e
storicamente più filo-americano), né con la Cina (quest’ultima, anzi, sempre più
vista come la sua più pericolosa concorrente alla leadership mondiale).
.
Un attento lettore ci ha segnalato quanto
segue: «Sonia Gandhi (Edvige Antonia Albina Maino) è vicentina, essendo nata a
Lusiana (Vicenza) nel 1946. Lusiana è un paese dell’Altopiano di Asiago e di
Lusiana sono pure i suoi genitori» (prof. Pierantonio Biasin). Poiché Sonia
Gandhi visse a lungo ad Orbassano (Torino), dove studiò, alcuni pensano
erroneamente che vi sia anche nata e sia quindi piemontese.
Per l’approfondimento di alcuni concetti cfr. in Nicola
Martella,
Dizionario delle medicine alternative,
Malattia e guarigione 2
(Punto°A°Croce, Roma 2003) i seguenti articoli:
«Antropologia e paranormale;
«Antroposofia 1.3.; 2.1.; 3.1.»; «Ayurveda; «Energia cosmica o vitale»; «Energie
e loro attivazione»; «Esoterismo e guarigione: 3.2. concezione evoluzionistica»;
«Induismo e buddismo»; «Karma»; «Kundalini»; «Prana»; «Teosofia»; «Yoga». |
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/Proiezioni/305p-Cult_econom61_UnV.htm
02-05-2007; Aggiornamento: 02-06-2009
|