[7. MONDO
MUSULMANO]
7.5. APPLICAZIONI ATTUALI
DELLA «STORIA FONDANTE» DELL’ISLAM
1. L’Islam nasce come comunità religiosa
combattente, perciò in quel mondo è difficile separare la politica
dalla religione. Verso lo zelante musulmano che decide di combattere gli
infedeli, anche quando i correligionari non ne condividono i modi,
scatta facilmente in loro lo stesso rispetto che i cristiani hanno per i
missionari.
2. In un esercito la compattezza è un
elemento cruciale e ciò contribuisce a spiegare la tendenza comunitaria e
anti-individualista dell’Islam. Visto in questa chiave militare, diviene più
comprensibile la
proibizione per ogni musulmano di cambiare religione, che è vista come
una diserzione (da qui la pena di morte prevista per chi lo fa). Chi nasce
musulmano ha l’obbligo di rimanerci, mentre chi non è nato musulmano è
libero solo di entrare nell’Islam, dal quale poi gli è proibito uscire.
3. L’applicazione degli insegnamenti di
Maometto non sono completamente lasciati alla discrezionalità di ciascuno,
ma quelli ritenuti essenziali sono obbligatori per tutta la comunità, perciò
nei vari Stati musulmani c’è in genere una classe di persone addetta a
«promuovere la virtù e reprimere il vizio», vigilando sui comportamenti
di tutti (specie in pubblico): c’è insomma una specie di «inquisizione
democratica».
4. L’Islam avanza a «macchia d’olio», mirando
prima di tutto al controllo politico-militare del territorio. Viene così
distinto un Regno dell’Islam separato da ciò che lo circonda e che,
significativamente, viene detto Regno della guerra. Ogni musulmano
ha il dovere di estendere il Regno dell’Islam fino a fargli comprendere
tutta la Terra.
5. Maometto è il «sigillo dei profeti», cioè
quello che ne chiude la serie. Non solo il suo insegnamento, ma la sua
stessa vita sono una «norma immodificabile». Il cambiamento
dell’Islam, il suo «aggiornarsi ai tempi», sono perciò molto limitati.
Cristo, invece, annunciò agli apostoli tempi nuovi, nei quali lo Spirito
Santo li avrebbe guidati in azioni e pensieri ancora più alti (Giovanni
16,12; Atti 2,1-4). Il Nuovo Testamento non finisce con Cristo, ma con
l’apostolo Paolo, cioè con uno che non era nemmeno stato fra i discepoli di
Gesù. Già questo rende il Cristianesimo molto più elastico. Se poi si pensa
alla separazione che fa Cristo fra «Cesare» e Dio (Matteo 22,21) allora ci
si può rendere conto perché le società
cristianizzate siano state storicamente molto più mutevoli (nel bene e
nel male) di quelle islamizzate.
6. In linea di principio, un musulmano non
è propenso ad accettare su di sé l’autorità politica degli
infedeli e, nei primi tempi, quando qualcuno si convertiva e non era
già nel Regno dell’Islam, aveva l’obbligo di lasciare il territorio
del nemico e andarsi a stabilire fra i musulmani. La mancanza, per molti
secoli, di comunità musulmane in mezzo ai cristiani, perciò, in parte è
dipesa dall’intolleranza dei cristiani e in parte dalla ribellione dei
musulmani verso le autorità costituite.
02-05-2007; Aggiornamento: 05-01-2008
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