[7. MONDO
MUSULMANO]
7.4. «STORIA FONDANTE» DELL’ISLAM
7.4.1. NECESSITÀ DI APPROFONDIRE LA «QUESTIONE MUSULMANA»: Dopo l’11
settembre 2001, giorno dell’attentato alle Torri Gemelle di New York, la
questione musulmana si è posta al centro delle vicende mondiali. C’è chi
parla di
scontro di civiltà e chi sostiene che l’incompatibilità fra i due mondi
riguardi il solo Islam violento. Tutti siamo comunque chiamati a comprendere ciò
che è avvenuto e come la situazione si evolverà. Pensiamo opportuno, perciò,
approfondire ancora un po’ la conoscenza di questa parte di mondo, verso la
quale abbondano i pregiudizi e la disinformazione. Finora abbiamo percorso il
Mondo Musulmano partendo dall’economia e arrivando alla religione; ora, per
coglierne altre particolarità, lo ripercorreremo in senso inverso. Qualcosa
risulterà già accennato in precedenza, ma si sa che «la ripetizione giova».
7.4.2. MAOMETTO: L’Islam si considera una prosecuzione e una
restaurazione dell’Ebraismo e del Cristianesimo, ma non c’è dubbio che la sua
specificità cominci con Maometto: una figura che giganteggia nella storia umana
anche per chi non è musulmano. Pur essendo un commerciante carovaniere
semianalfabeta, verso l’anno 610 Maometto ebbe delle significative esperienze
religiose nelle quali gli fu ispirato (o, meglio, dettato) il Sublime
Corano. Nel 612 cominciò la sua missione pubblica in Arabia Saudita dove, in
quel momento, c’erano tre principali orientamenti religiosi: ebraismo,
cristianesimo e paganesimo politeista. Maometto pose al centro della sua predicazione la
lotta al politeismo, affermando che Dio, Allah, è uno, unico e unipersonale
(in evidente contrapposizione alla dottrina trinitaria cristiana). Annunciò
pure con forza il giudizio di Dio sugli uomini, con la severa punizione dei
peccatori e l’abbondante premiazione dei timorati.
Non considerandosi iniziatore di una nuova fede,
Maometto intendeva restaurare il culto del Dio di Abramo, di Mosè e di Gesù
Cristo (considerato solo come grande profeta). Questo atteggiamento di
continuità col passato lo portò, al principio, a pregare e far pregare
rivolgendosi verso Gerusalemme.
Nonostante i contrasti e le diffidenze della
maggioranza, il numero dei seguaci aumentò. Dopo 10 anni di predicazione,
però, Maometto fu costretto ad andarsene dalla sua città, La Mecca, trovando
rifugio a Yathrib, in quella che poi sarebbe stata chiamata Medina (Medinat
al Nabi,
cioè Città del Profeta). La fuga da La Mecca a Medina fu una vera svolta e
venne in seguito scelta come l’inizio dell’era musulmana (egira, 622 d.C.).
In effetti, abbandonando la sua città e il suo clan famigliare, Maometto
ebbe vicino solo le persone fermamente convinte della sua missione (fra le
quali anche una parte dei famigliari) con le quali si consolidarono i legami
di fede, affrontando un’avventura molto rischiosa.
La maggior parte degli abitanti di Medina aderì
alla predicazione di Maometto, ma un forte nucleo di religione ebraica fece
resistenza. Islamismo ed Ebraismo arrivarono così a contrapporsi e fu
proprio in queste circostanze che la preghiera di Maometto cessò di
rivolgersi verso Gerusalemme, per cominciare a dirigersi verso La Mecca.
La fuga a Medina non aveva lo scopo di evitare lo
scontro, ma di prepararlo meglio e, due anni dopo, Maometto porterà il suo
primo attacco armato contro La Mecca (battaglia di Badr, anno 624). Dopo una
serie di conflitti con gli abitanti della Mecca, si ebbe dapprima una tregua
(628) e poi una conquista della città quasi senza colpo ferire. Conquistata
la capitale (630), Maometto ottenne facilmente l’adesione della generalità
delle tribù arabe.
Si venne così ad avere, oltre a una comunità religiosa
musulmana, anche un esercito musulmano, un
territorio musulmano e uno Stato musulmano.
Maometto, però, non potette proseguire la sua opera perché poco dopo (632)
lo colse inaspettatamente la morte a Medina, dove aveva continuato a
risiedere e dov’è tuttora la sua tomba.
7.4.3. I PRIMI CALIFFI «BEN GUIDATI»: Dopo la morte di Maometto i suoi
seguaci elessero un califfo
(dall’arabo khalifa, che significa successore) con il compito
di guidare la comunità musulmana sulla strada tracciata dal Profeta. I califfi
non potevano cambiare o adattare l’insegnamento di Maometto, ma solo metterlo in
pratica.
Sotto i primi quattro califfi (632-661) la comunità
musulmana rimase sostanzialmente compatta e la loro opera è riconosciuta
valida dalla generalità dei musulmani. Tutti e quattro erano stati «seguaci
della prima ora», cioè avevano seguito Maometto fin dalla sua fuga a Medina
e vengono definiti come «ben guidati». Per dirla in termini cristiani,
questi primi quattro califfi sono una specie di «apostoli» di Maometto, dei
quali non viene in genere messa in discussione la validità dell’opera.
Il primo califfo è stato Abu Bakr (632-34), ma la
sua elezione non venne ritenuta vincolante da alcune tribù arabe, le quali
consideravano la sottomissione a Maometto non trasferibile ai suoi
successori. Abu Bakr, però, li sconfisse in battaglia e tenne compatta la
comunità. Diede così il via, però, a quella serie infinita di scontri
interni che troviamo abbondantemente presenti ancora oggi. Abu Bakr
(facilitato dal fatto di aver tenuto il califfato solo per due anni) è stato
l’unico, dei quattro «ben guidati», a morire di morte naturale: gli altri
tre finiranno assassinati per mano di altri musulmani, loro avversari.
Il secondo califfo è stato Omar (o Umar, 634-644),
il grande conquistatore. La penisola araba era posta alle spalle dei due
grandi imperi del tempo (cioè il bizantino e il persiano) e niente faceva
prevedere che qualche decina di migliaia di arabi ne avrebbe distrutto uno
(quello persiano) e messo alle corde l’altro (il bizantino): e ciò in soli
10 anni! La straordinaria impresa di Omar fu resa possibile dalla spontanea
conversione all’Islam delle popolazioni conquistate, che così diventavano a
loro volta nuovi conquistatori, alimentando la reazione a catena.
7.4.4. IL «PERIODO D’ORO» DELL’ISLAM: Per farla breve, nel volgere di
pochi anni l’Islam superò tutti
non solo sul piano militare, ma anche su quello culturale e politico. Sul
piano militare la prima battuta d’arresto si avrà a Poitiers (732), sul
piano politico l’Occidente si riavrà con la fondazione del Sacro Romano Impero
(800), ma sul piano culturale si continuerà a guardare al superiore mondo
dell’Islam per circa mille anni! Infatti sarà solo dopo l’avvento dell’Umanesimo
e del Rinascimento (14°-16° secolo) che sarà l’Islam a imitare l’Occidente,
piuttosto che il contrario. Sul piano religioso la questione è più
complessa e non può essere affrontata in queste pagine, c’è comunque da dire
che è proprio sul versante religioso che il mondo dell’Islam manifesta la
sua maggior forza. L’Occidente si mostra secolarizzato, dai costumi
disinvolti e con l’istituzione famigliare fortemente compromessa, perciò è
logico che sul piano etico-religioso l’Occidente abbia poco da dire a un
mondo musulmano fortemente permeato dal sacro. Paradossalmente, i musulmani
hanno più in simpatia i cristiani zelanti, piuttosto che quelli
«laicizzati». Per semplificare all’estremo, bastava un solo inglese (il
cosiddetto Lawrence d’Arabia) a guidare gli arabi, quando l’Inghilterra era
ancora permeata dai rigidi valori puritani, mentre ora i musulmani, sul
piano morale, giudicano severamente l’Occidente.
Questo periodo d’oro dell’Islam è
fondamentale per comprendere le nostalgie e le speranze che pervadono ancora
oggi il mondo musulmano, nel quale si ritiene ripetibile anche attualmente
il rovesciamento degli imperi dominanti: se Allah lo vuole («Allah
akbar», «Allah è grande», era il grido di guerra dei primi eserciti
musulmani e riecheggia continuamente ancora oggi nel mondo dell’Islam). Nel
prossimo punto vedremo altre connessioni fra la «storia fondante» e
l’attualità.
02-05-2007; Aggiornamento: 05-01-2008
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