[3. DAL SISTEMA GERARCHICO MEDIOEVALE
ALLE SOCIALDEMOCRAZIE NORD-EUROPEE]
3.1. IL SISTEMA GERARCHICO MEDIOEVALE
Con la caduta dell’Impero romano d’Occidente (476 d.C.) in questo territorio
prevalsero i barbari i quali, dopo essersi insediati nelle diverse aree,
cominciavano a «romanizzarsi». Spesso però non facevano in tempo a portare a
termine la trasformazione, perché nel frattempo arrivavano altre popolazioni
barbare ed era difficile ricostruire un ordine. Anche perché presto si aggiunse
lo sconvolgimento portato dall’Islam, cominciato nel 612.
In queste condizioni le attività economiche si erano
ridotte pressoché alla sola agricoltura. L’esigenza prioritaria della società
divenne la sicurezza militare e ciò comportava la necessità di un’assoluta
compattezza sociale. Dato poi che gli eserciti musulmani avevano motivazioni
anche religiose, si dovettero trovare motivazioni religiose anche negli eserciti
da contrapporgli.
La confusione durò per più di tre secoli e il momento
di svolta si ebbe nell’anno 800, con la fondazione del Sacro Romano Impero da
parte di Carlo Magno.
Alla base di tutta la società medioevale c’era il
principio gerarchico, vissuto sul piano economico, politico e religioso. Sul
piano economico c’era al vertice il grande latifondista, proprietario di
quel castello che poteva garantire un minimo di sicurezza. Sotto di lui c’erano,
a scendere, tutti gli altri (affittuari, servitù, soldati e altro). Sul piano
politico il vertice era dato dall’imperatore, sotto il quale stavano i re, i
vassalli vari e i sudditi. Sul piano religioso, infine, il vertice era
dato dal papa, al quale erano sottomessi i vescovi, i preti e infine i semplici
fedeli. Riassumiamo questo sistema in una semplice tabella.
Il principio gerarchico
medioevale nei tre settori-chiave
|
Economia |
Politica |
Religione |
Vertice
(comando) |
Latifondista nel castello |
Imperatore |
Papa |
Intermediari |
Affittuari |
Re, vassalli |
Vescovi, preti |
Base
(obbedienza) |
Servi |
Sudditi |
Fedeli |
I vertici oscillavano, fra loro, fra la collaborazione e la competizione (vedi
lotte e accordi fra papa e imperatore), ma agivano con la stessa impostazione.
Fino a circa l’anno 1000, questa struttura non era
contestata, perché adatta a quelle circostanze storiche. Dopo l’anno 1000,
invece, si accelerarono i cambiamenti in ciascuno dei tre settori-chiave e si
vennero così a produrre tensioni di vario tipo, che approdarono alla fine a un
nuovo equilibrio complessivo, fondato su una base diversa.
Barbari e musulmani, dopo l’anno 1000, non sono più in
condizioni di nuocere granché e l’accresciuta sicurezza favorisce l’emergere di
un mondo nuovo. Sul piano economico le attività del popolo che stava
intorno al castello, cioè del borgo (commercio e artigianato), vanno
sempre più prevalendo su quelle agricole del latifondista (emergere della
borghesia). Sul piano politico, proprio a causa dell’ascesa di
soggetti economici nuovi, si diffusero i Comuni (con il caso particolare delle
Repubbliche marinare). Sul piano religioso, infine, si vennero
manifestando esigenze e sensibilità nuove, che a volte rimasero all’interno
delle strutture ufficiali (Francesco d’Assisi, Dante), mentre altre volte se ne
posero fuori (i cosiddetti «eretici»).
Per 500 anni queste spinte innovative si manifestarono
grossomodo ciascuna per conto suo, senza che ci fosse un vero ed efficace
coordinamento fra le tre riforme, così
fallirono tutti i tentativi di costruire un nuovo stabile assetto. L’esempio
più significativo è proprio quello della Firenze dei Medici, che viene
considerata come il chiaro emergere di una sensibilità nuova. Firenze fu
innovativa sul piano economico e culturale, ma durò poco. Meno ancora durò la
successiva Firenze del Savonarola, che tentò di essere innovativa sul piano
religioso. Invece poco dopo, come vedremo, Lutero e Calvino daranno vita a delle
novità stabili, sulle quali si svilupperà il nuovo mondo.
02-05-2007; Aggiornamento: 05-01-2008
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