10. CINA
n Italia tutti
sanno della grande crescita economica della Cina, ma pochi hanno sentito parlare
della parallela crescita dei cristiani e quasi nessuno mette in relazione i due
fenomeni.
Quando i media italiani parlano della Chiesa cinese, spesso ruotano intorno al
fatto che la Chiesa cattolica non è lì riconosciuta. Il governo cinese, non
volendo ingerenze esterne, ha da lungo tempo promosso una Chiesa che sia
autonoma sul piano organizzativo e finanziario; continuano comunque a esistere
cattolici fedeli a Roma e che, per questo, vengono perseguitati.
Tutto ciò è vero, ma i cattolici in Cina rappresentano solo un decimo di tutti i
cristiani e niente in genere si dice degli altri nove decimi, la maggior parte
dei quali è ancor più perseguitata (e sta ancor più crescendo).
Complessivamente i cristiani in Cina sono circa il 7% (cioè circa 100 milioni!)
e crescono a un ritmo dell’8% annuo; la quasi totalità è rappresentata dalle
«comunità familiari», cioè da piccoli gruppi che si riuniscono nelle case, dove
semplici cristiani parlano della loro fede ad altri e così, fra prigione e
persecuzioni varie, la Chiesa cinese è cresciuta e cresce, con una insaziabile
fame di Bibbie.
La grande crescita economica e la «politica del figlio unico» stanno facendo
emergere una nuova categoria di cinesi (figli viziati, al posto del precedente
pullulare di giovani con scarsa assistenza) e comincia a emergere la necessità
d’aggiornare l’analisi della situazione, ma c’è un episodio avvenuto al tempo
del comunismo e raccontato in un libro [Una perla preziosa per la Cina
(CLC, Firenze 1981)] che vale la pena di ricordare.
Una coraggiosa organizzazione di cristiani (Porte Aperte, sorta in
Olanda) caricò di Bibbie un’intera nave che riuscì ad approdare di notte sulle
coste cinesi, eludendo la vigilanza costiera; sulla spiaggia c’era uno «sciame»
di cinesi pronti a dileguarsi ai quattro venti con quel prezioso carico, per
prendere il quale avevano rischiato la vita: penso che quel giorno, sul
«Telegiornale di Dio», sia stata questa la notizia d’apertura, con molti servizi
e commenti collegati!
Prima di passare a un altro argomento bisogna distinguere fra due categorie
molto diverse di persecuzione. È vero, per esempio, che la Chiesa in Cina è
perseguitata ma, se cresce ai ritmi che abbiamo visto, significa che non c’è
(come invece in Arabia Saudita) una «volontà di sradicamento». Il governo cinese
vuole controllare la Chiesa, cioè quello che predica e quello che fa; vuole poi
che sia completamente indipendente da entità straniere, sia sul piano dottrinale
che su quello finanziario e gerarchico. Le Chiese che si sottomettono a queste
regole vengono registrate e grossomodo non vengono disturbate. I cristiani delle
«comunità familiari» non accettano le limitazioni di contenuto e organizzative
richieste dal governo e perciò operano nella clandestinità, consapevoli dei
grandi rischi, ma fiduciosi nella forza che Dio può dare e che hanno visto
manifestarsi in coloro che li hanno preceduti nella fede.
Il fatto che Gesù stia raccogliendo molto in Cina potrebbe apparire come una
casualità, invece si può rintracciare qualcosa del lungo cammino di semina fatto
in precedenza e che ora consente questa grande raccolta. La testimonianza degli
apostoli e dei primi cristiani andò in tutte le direzioni, così gli echi di
quella prima ondata sono arrivati anche in Estremo Oriente. Infatti, quando
Marco Polo (1266) si presentò alla corte imperiale cinese, fu ben accolto anche
perché trovò lì a governare una dinastia mongola fondata da Gengis Khan e, fra i
mongoli, c’erano diversi cristiani d’orientamento nestoriano. Una certa
penetrazione del cristianesimo c’è stata anche prima e durante l’epoca
coloniale, ma sulla bontà di quei «semi» non sono tutti d’accordo e comunque si
sono rivelati poco efficaci. Dopo questi primi confusi echi, è come se Gesù
avesse voluto ricominciare da capo: sempre in un modo che a noi appare confuso,
ma del quale possiamo però constatarne la vitalità e il percorso di
chiarificazione.
Hong Xinquan [cfr. J.D. Spence, Il figlio cinese di Dio (Mondatori,
Milano 1999)] desiderava ardentemente diventare «mandarino» e così entrare nella
classe dirigente cinese, ma non riuscì a superare l’esame (1948); intendeva
riprovarci l’anno successivo e non prese in considerazione un libro regalatogli
da uno sconosciuto. Anche la seconda volta andò male, così Hong se ne tornò da
Canton con una tale disperazione da arrivare vicino alla morte. Ad un certo
punto, però, fece uno strano sogno e, quando finalmente decise d’aprire quel
libro avuto in regalo, credé di trovarci l’interpretazione del suo sogno. Quel
libro era la Bibbia e Hong si convinse d’essere anche lui figlio di Dio e
fratello di Gesù. Dalla Bibbia trasse una gran forza e concepì un grandioso
programma di rinnovamento politico, che poteva sembrare totalmente velleitario e
che invece, nel nome d’un Gesù compreso in qualche modo, arrivò addirittura a
conquistare mezza Cina (rivolta dei Taiping) e fu sul punto di conquistarla
tutta! Il governo centrale riuscì a riprendere il controllo della situazione e
di quella fiammata sembrò che restasse ben poco.
Hong, da autodidatta, aveva capito l’Evangelo in qualche modo, ma Sun Yat-sen —
figlio d’uno dei suoi seguaci — fu mandato a studiare in una missione anglicana
a Honolulu (Hawaii) e poi si laureò in medicina a Hong Kong [Enciclopedia
Europea (Garzanti, Milano 1980)]: il rinnovamento «cristiano» della Cina
passò così in mani meno improvvisate. Significativo è il fatto che Sun attinse
molto anche dal nostro Mazzini il quale, provenendo da un ambiente giansenista,
era un grande estimatore della Bibbia.
Sun fondò il Partito Repubblicano Cinese (mazziniano anche nel nome), che poi si
trasformò nel Koumintaang (1924), nel tentativo d’inglobare e amalgamare le
varie componenti rivoluzionarie. L’amalgama però fallì e il Koumintang si spaccò
in due: da un lato il comunista Mao Zedong e dall’altro Chang Kai-shek, stretto
collaboratore di Sun. Chang finì per soccombere e per doversi rifugiare (1949)
nell’isola di Formosa (Taiwan), dove è vissuto e ha governato fino 1975,
sostituito poi dal figlio Chang Ching-kuo, morto nel 1988.
Certamente i Chang non hanno governato Taiwan in modo democratico (secondo i
canoni occidentali) ma, come in molte altre realtà asiatiche (Singapore, Corea
del Sud) hanno promosso lo sviluppo economico in un clima sempre più liberale,
fino ad accompagnare pacificamente la nazione alle libertà politiche.
Mao, dunque, era in condizioni di capire che i cristiani cinesi erano una
benedizione, non un cancro da estirpare. Se ne dimenticò sempre più, però, fino
a scatenare nel 1965 una «rivoluzione culturale» impregnata di fanatismo
comunista e d’anticristianesimo, che fece precipitare la Cina nel caos (c’è
comunque da considerare che Mao aveva allora 72 anni e molta influenza la
esercitava la cosiddetta «banda dei quattro», costituita dalla terza moglie e da
altri tre stretti collaboratori). La risalita economica della Cina c’è stata
quando è stata messa da parte la «rivoluzione culturale» e si è ripreso a
ispirarsi a un mondo occidentale in qualche modo cristianizzato (invito in Cina
fatto al presidente degli Stati Uniti, Nixon, nel 1972), rimodellando la
politica e l’economia proprio sul modello realizzato con successo a Taiwan da
Chang Kai-shek.
Insomma, se in Cina c’è stata e c’è una grande crescita di cristiani, è perché
Dio ha operato sia «in basso» (diffusione delle comunità di credenti) che «in
alto» (dirigenti politici della nazione). Quelli «in basso», però, spesso non si
rendono conto di ciò che Dio sta facendo «in alto» (e in parte è anche bene che
sia così, essendo ciascuno chiamato a compiti diversi).
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/Proiezioni/308k-GeoCristiana_10Cina_OiG.htm
26-11-2007; Aggiornamento: 05-01-2008
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