8. MONDO MUSULMANO
L’islam ha rappresentato la più grande sfida per il cristianesimo, fino al punto
che si temeva potesse farlo scomparire dalla faccia della Terra. Anche oggi
molti musulmani sono convinti che, prima o poi, tutto il mondo riconoscerà
Maometto come l’ultimo dei profeti. Le sfide lanciate dall’islam sono
molteplici, ma qui ci limiteremo a considerarne quattro: sfida teologica,
biblica, territoriale e d’irreversibilità.
Sul piano
teologico, pur riconoscendo in Gesù un profeta, l’islam nega con grande
fermezza che Dio possa avere un qualsiasi Figlio, ribadendo un monoteismo senza
possibilità d’equivoci.
Sul piano
biblico l’islam accusa gli ebrei e i cristiani d’aver alterato la Parola di
Dio perciò, secondo loro, la Bibbia che i cristiani possiedono (Antico e Nuovo
Testamento) è stata in parte cambiata. Solo il Corano, perciò, è considerato
come l’eterno messaggio di Dio agli uomini.
Sul piano
territoriale, l’islam si è diffuso partendo non lontano da Gerusalemme,
annullando (o quasi) il cristianesimo da una vasta area che va dal Nord Africa,
alla Turchia e alla stessa Palestina, espandendosi a sud fin quasi all’equatore
e a est fino all’Indonesia compresa. Verso nord è stato ostacolato dal
Mediterraneo e dalla barriera russa (cristiani ortodossi), ma per due volte è
stato sul punto di dilagare nel cuore stesso dell’Europa (Poitier 732, Vienna
1529).
Sul piano dell’irreversibilità, l’islamizzazione dei vari territori è
pressoché sempre risultata stabile, nel senso che nessuna popolazione divenuta
musulmana è poi passata (o ripassata) al cristianesimo per libera scelta: la
«Reconquista» della Spagna da parte cristiana, come si sa, fu fatta
militarmente; nemmeno durante la colonizzazione europea si sono avute
significative conversioni di musulmani al cristianesimo.
Oggi l’islam rappresenta il più grande ostacolo alla predicazione dell’Evangelo
su tutta la Terra, non solo perché tale predicazione è in genere proibita per
legge dai vari Stati, ma anche perché chi abbandona l’islam rischia d’essere
ucciso dai suoi stessi famigliari, secondo una consuetudine risalente al tempo
di Maometto stesso. Sembra proprio che l’islam sia più potente di Gesù (che
desidera una predicazione dell’Evangelo a tutti i popoli). Sembra, ma
forse non è così, forse Gesù ha un piano globale più complesso di quello che
immaginiamo; in ogni caso, ci sono recenti segni che fanno vedere come Gesù stia
incrinando la millenaria «cortina di sabbia» eretta dall’islam per proteggersi.
L’Occidente e l’ONU stesso, pur affermando la necessità della libertà religiosa,
hanno a lungo finto di non sapere che tale libertà, in genere, di fatto non
esiste nel mondo musulmano. Dopo l’attentato alle Torri Gemelle di New York,
però, l’islamismo violento è divenuto un grande pericolo non solo per
l’Occidente, ma per gli stessi governi musulmani, sui quali è crescente la
pressione affinché anche nei loro territori vengano introdotti i diritti civili
fondamentali.
La ferocia dell’islamismo radicale ha messo poi in cattiva luce, agli occhi
stessi d’alcuni musulmani, una religione troppo connessa con la «guerra santa»,
facilitando un’apertura nuova alla ricezione dell’Evangelo, la cui predicazione
oggi (con la televisione satellitare e con Internet) può scavalcare le storiche
barriere che hanno per lungo tempo fatto da argine.
Più di qualsiasi ragionamento, comunque, c’è il fatto che nel mondo musulmano si
vanno consolidando chiese locali di convertiti dall’islam, pronti a
pagare la loro fede con la persecuzione e il martirio (come non ricordare
l’efficacia del «cristianesimo dei martiri» dei primi secoli?).
Si potrebbe dire che le poche conversioni non compensano le molte fughe di
cristiani dai Paesi musulmani e in effetti c’è stato un esodo impressionante, ma
le antiche chiese presenti da secoli avevano accettato l’imposizione di non
predicare l’Evangelo ai musulmani i quali, se per caso entravano in una chiesa,
ne venivano frettolosamente allontanati per paura della polizia. Insomma, le
vecchie chiese sono una specie di reperti archeologici che testimoniano un
antico splendore, ma sono comunque ormai agonizzanti, mentre le chiese di
convertiti sono semi potenti che si propagano e crescono nonostante le grandi
avversità. Agli occhi di Gesù la piccola offerta della vedova «pesava» più delle
grandi offerte dei ricchi (Mc 12,43); così credo che un cristiano, che
testimonia del suo Signore, sia più prezioso, agli occhi di Gesù, dei molti che
ci hanno rinunciato.
Saulo si sentì chiedere da Gesù: «Perché MI perseguiti?» (At 9,4). Credo
che la stessa cosa chieda oggi a coloro che opprimono i cristiani obbedienti e
che come trasformò il più grande persecutore nel più grande predicatore, così
voglia in questi tempi suscitare proprio fra i persecutori coloro che lo
incontreranno e lo ameranno con tutto se stessi. Già oggi, per esempio, c’è un
libro tradotto in italiano nel quale un ex professore della più prestigiosa
università musulmana (Al-Azhar, del Cairo) racconta come ha incontrato Gesù
[M.A. Gabriel, Gesù e Maometto (La Casa della Bibbia, Torino 2005)],
facendo un’acuta analisi delle somiglianze e delle differenze che ci sono con
Maometto. Sono stati tradotti anche libri di spiritualità cristiana profonda
provenienti dall’India e dall’Estremo Oriente: non è bene ora divagare, ma forse
Gesù sta mettendo ancora in atto una sua antica strategia.
La forza d’un movimento politico non sta tanto nell’arrivare al potere, ma nel
riuscire poi a realizzare un effettivo programma di riforme. Il tutto deve poi
essere vagliato dal tempo: i movimenti politici rilevanti sono quelli la cui
azione resta anche dopo che quei movimenti sono passati. Il fascismo e il
comunismo, per esempio, dopo aver introdotto rilevanti modifiche, hanno dovuto
lasciare il campo ai loro oppositori, che ne hanno demolita gran parte
dell’opera.
Dove gli islamisti sono andati al potere (per esempio in Afghanistan), in genere
non hanno fatto fiorire la società, mostrando d’avere dei progetti «contro»
(contro la modernità, contro l’Occidente e il capitalismo, contro Israele),
piuttosto che un programma alternativo efficace. Maometto, invece, propose un
modello non solo radicalmente diverso, ma che conquistò il primato in ogni campo
(militare, politico, economico, culturale, scientifico e religioso). Dopo
Maometto, il mondo non musulmano ha dovuto imitare l’islam (e qui il discorso si
farebbe troppo lungo), ma per raggiungerlo e superarlo sul piano
scientifico-culturale ha dovuto attendere l’Umanesimo e il Rinascimento (XIV-XVI
secolo), cioè ci ha messo circa un millennio! Insomma, gli islamisti credo che
impegneranno a lungo l’Occidente, ma attualmente il loro progetto non sembra
avere la forza che l’islam ha avuto agli inizi.
Concludo con dei parallelismi che possono sembrare arditi, ma che comunque non
sono improvvisati. Al tempo di Gesù, il popolo di Dio aveva forti nemici, che lo
impegnavano in una difficile difesa: i Samaritani sul piano religioso, i Greci
sul piano culturale e i Romani su quello politico. Ci s’aspettava che il Messia,
come nuovo Mosè, lottasse contro questi nemici, invece Gesù (pur riaffermando
che «la salvezza viene dai Giudei», Gv 4,22) invitò Giudei e Samaritani a
trovarsi insieme facendo ambedue «un passo in avanti»: «L’ora viene, anzi è
già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità»
(Gv 4,23). E chi s’aspettava che la continuazione dell’Antico Testamento (con il
racconto stesso della vita del Messia) non fosse fatta in ebraico, ma nella
lingua del «nemico» greco? Quanto ai Romani, non era difficile vederli nella
stessa posizione del Faraone, con la speranza che le acque del Mediterraneo
facessero la stessa funzione di liberazione che avevano a suo tempo fatta quelle
del Mar Rosso. Invece il Messia Gesù riconobbe l’autorità politica romana
(rappresentata da Pilato, Gv 18,33-36) e Paolo s’appellò in seguito a quella
stessa autorità (At 25,10-12) per sfuggire ai suoi nemici che, paradossalmente,
erano rappresentati dal popolo di Dio!
Dio, insomma, ha fatto qualcosa che ora a noi sembra «normale», ma che invece
era del tutto inaspettato: dei due popoli in lotta, cioè Ebrei e non Ebrei
(detti Gentili) ne ha fatto uno solo (Ef 2,14) e la miscela
giudeo-samaritana-greco-romana è stata d’una straordinaria efficacia proprio
nell’area giudeo-samaritana-greco-romana, trovando invece difficoltà all’esterno
d’essa (spesso non ci si rende conto che il cristianesimo si è diffuso poco e
male al di fuori del mondo greco-romano).
Dati questi precedenti, Dio non potrebbe utilizzare l’islam come contenitore
d’una grande raccolta di credenti in Gesù molto più ferventi degli impigriti
occidentali? Dio realizzò l’unione fra Ebrei e Gentili sulla base della
misericordia verso due mondi a loro modo disobbedienti (Rm 11,32): forse che
oggi l’Occidente cristianizzato è obbediente a Dio e non ha bisogno d’un
rinnovamento spirituale?
Se un occidentale autenticamente cristiano si mette in sintonia con un ex ebreo,
un ex musulmano, un ex induista e via dicendo; cioè se si formasse una
fratellanza mondiale nel nome di Gesù, la Chiesa che ne verrebbe fuori non
avrebbe una grande capacità propositiva? E non si deve necessariamente pensare
al futuribile, perché l’abbozzo di tutto ciò Gesù potrebbe averlo già
cominciato! In ogni caso, credo sia venuto il tempo che anche il cristianesimo
occidentale acquisisca un atteggiamento d’ascolto, non pensando d’avere solo da
insegnare, ma partecipando a quell’ammaestrarsi l’un l’altro (1 Ts 5,11) che in
fondo è un essere ammaestrati da Gesù.
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/Proiezioni/308i-GeoCristiana_8Musulmani_MT_AT.htm
26-11-2007; Aggiornamento: 05-01-2008
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