Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

Per il discernimento biblico

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Manuale Teologico dell’AT

 

3. Cultura biblica

Scrivi @ F. De Angelis

Spiegazione delle rubriche

 

 

Dopo una introduzione alle problematiche della teologia dell’AT, segue il dizionario teologico dell’AT.

   Ecco le parti principali dell’introduzione alla teologia dell’AT:
■ Il compito e l’oggetto della Teologia dell’AT
■ Le posizioni teologiche più ricorrenti
■ I patti e gli altri approcci
■ Contro l’appiattimento storico e teologico dell’AT.

 

Al dizionario teologico dell’AT sono acclusi un registro delle voci e un registro ragionato delle stesse detto «percorsi teologici».

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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LAMPI DI GEOGRAFIA CRISTIANA

Gesù come valuta le nazioni d’oggi?

 

 di Fernando De Angelis

 

 | Indice | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15.1 | 15.2 | 15.3 |

 

8.  MONDO MUSULMANO

 

L’islam ha rappresentato la più grande sfida per il cristianesimo, fino al punto che si temeva potesse farlo scomparire dalla faccia della Terra. Anche oggi molti musulmani sono convinti che, prima o poi, tutto il mondo riconoscerà Maometto come l’ultimo dei profeti. Le sfide lanciate dall’islam sono molteplici, ma qui ci limiteremo a considerarne quattro: sfida teologica, biblica, territoriale e d’irreversibilità.

     Sul piano teologico, pur riconoscendo in Gesù un profeta, l’islam nega con grande fermezza che Dio possa avere un qualsiasi Figlio, ribadendo un monoteismo senza possibilità d’equivoci.

     Sul piano biblico l’islam accusa gli ebrei e i cristiani d’aver alterato la Parola di Dio perciò, secondo loro, la Bibbia che i cristiani possiedono (Antico e Nuovo Testamento) è stata in parte cambiata. Solo il Corano, perciò, è considerato come l’eterno messaggio di Dio agli uomini.

     Sul piano territoriale, l’islam si è diffuso partendo non lontano da Gerusalemme, annullando (o quasi) il cristianesimo da una vasta area che va dal Nord Africa, alla Turchia e alla stessa Palestina, espandendosi a sud fin quasi all’equatore e a est fino all’Indonesia compresa. Verso nord è stato ostacolato dal Mediterraneo e dalla barriera russa (cristiani ortodossi), ma per due volte è stato sul punto di dilagare nel cuore stesso dell’Europa (Poitier 732, Vienna 1529).

     Sul piano dell’irreversibilità, l’islamizzazione dei vari territori è pressoché sempre risultata stabile, nel senso che nessuna popolazione divenuta musulmana è poi passata (o ripassata) al cristianesimo per libera scelta: la «Reconquista» della Spagna da parte cristiana, come si sa, fu fatta militarmente; nemmeno durante la colonizzazione europea si sono avute significative conversioni di musulmani al cristianesimo.

     Oggi l’islam rappresenta il più grande ostacolo alla predicazione dell’Evangelo su tutta la Terra, non solo perché tale predicazione è in genere proibita per legge dai vari Stati, ma anche perché chi abbandona l’islam rischia d’essere ucciso dai suoi stessi famigliari, secondo una consuetudine risalente al tempo di Maometto stesso. Sembra proprio che l’islam sia più potente di Gesù (che desidera una predicazione dell’Evangelo a tutti i popoli). Sembra, ma forse non è così, forse Gesù ha un piano globale più complesso di quello che immaginiamo; in ogni caso, ci sono recenti segni che fanno vedere come Gesù stia incrinando la millenaria «cortina di sabbia» eretta dall’islam per proteggersi.

     L’Occidente e l’ONU stesso, pur affermando la necessità della libertà religiosa, hanno a lungo finto di non sapere che tale libertà, in genere, di fatto non esiste nel mondo musulmano. Dopo l’attentato alle Torri Gemelle di New York, però, l’islamismo violento è divenuto un grande pericolo non solo per l’Occidente, ma per gli stessi governi musulmani, sui quali è crescente la pressione affinché anche nei loro territori vengano introdotti i diritti civili fondamentali.

     La ferocia dell’islamismo radicale ha messo poi in cattiva luce, agli occhi stessi d’alcuni musulmani, una religione troppo connessa con la «guerra santa», facilitando un’apertura nuova alla ricezione dell’Evangelo, la cui predicazione oggi (con la televisione satellitare e con Internet) può scavalcare le storiche barriere che hanno per lungo tempo fatto da argine.

     Più di qualsiasi ragionamento, comunque, c’è il fatto che nel mondo musulmano si vanno consolidando chiese locali di convertiti dall’islam, pronti a pagare la loro fede con la persecuzione e il martirio (come non ricordare l’efficacia del «cristianesimo dei martiri» dei primi secoli?).

     Si potrebbe dire che le poche conversioni non compensano le molte fughe di cristiani dai Paesi musulmani e in effetti c’è stato un esodo impressionante, ma le antiche chiese presenti da secoli avevano accettato l’imposizione di non predicare l’Evangelo ai musulmani i quali, se per caso entravano in una chiesa, ne venivano frettolosamente allontanati per paura della polizia. Insomma, le vecchie chiese sono una specie di reperti archeologici che testimoniano un antico splendore, ma sono comunque ormai agonizzanti, mentre le chiese di convertiti sono semi potenti che si propagano e crescono nonostante le grandi avversità. Agli occhi di Gesù la piccola offerta della vedova «pesava» più delle grandi offerte dei ricchi (Mc 12,43); così credo che un cristiano, che testimonia del suo Signore, sia più prezioso, agli occhi di Gesù, dei molti che ci hanno rinunciato.

     Saulo si sentì chiedere da Gesù: «Perché MI perseguiti?» (At 9,4). Credo che la stessa cosa chieda oggi a coloro che opprimono i cristiani obbedienti e che come trasformò il più grande persecutore nel più grande predicatore, così voglia in questi tempi suscitare proprio fra i persecutori coloro che lo incontreranno e lo ameranno con tutto se stessi. Già oggi, per esempio, c’è un libro tradotto in italiano nel quale un ex professore della più prestigiosa università musulmana (Al-Azhar, del Cairo) racconta come ha incontrato Gesù [M.A. Gabriel, Gesù e Maometto (La Casa della Bibbia, Torino 2005)], facendo un’acuta analisi delle somiglianze e delle differenze che ci sono con Maometto. Sono stati tradotti anche libri di spiritualità cristiana profonda provenienti dall’India e dall’Estremo Oriente: non è bene ora divagare, ma forse Gesù sta mettendo ancora in atto una sua antica strategia.

     La forza d’un movimento politico non sta tanto nell’arrivare al potere, ma nel riuscire poi a realizzare un effettivo programma di riforme. Il tutto deve poi essere vagliato dal tempo: i movimenti politici rilevanti sono quelli la cui azione resta anche dopo che quei movimenti sono passati. Il fascismo e il comunismo, per esempio, dopo aver introdotto rilevanti modifiche, hanno dovuto lasciare il campo ai loro oppositori, che ne hanno demolita gran parte dell’opera.

     Dove gli islamisti sono andati al potere (per esempio in Afghanistan), in genere non hanno fatto fiorire la società, mostrando d’avere dei progetti «contro» (contro la modernità, contro l’Occidente e il capitalismo, contro Israele), piuttosto che un programma alternativo efficace. Maometto, invece, propose un modello non solo radicalmente diverso, ma che conquistò il primato in ogni campo (militare, politico, economico, culturale, scientifico e religioso). Dopo Maometto, il mondo non musulmano ha dovuto imitare l’islam (e qui il discorso si farebbe troppo lungo), ma per raggiungerlo e superarlo sul piano scientifico-culturale ha dovuto attendere l’Umanesimo e il Rinascimento (XIV-XVI secolo), cioè ci ha messo circa un millennio! Insomma, gli islamisti credo che impegneranno a lungo l’Occidente, ma attualmente il loro progetto non sembra avere la forza che l’islam ha avuto agli inizi.

     Concludo con dei parallelismi che possono sembrare arditi, ma che comunque non sono improvvisati. Al tempo di Gesù, il popolo di Dio aveva forti nemici, che lo impegnavano in una difficile difesa: i Samaritani sul piano religioso, i Greci sul piano culturale e i Romani su quello politico. Ci s’aspettava che il Messia, come nuovo Mosè, lottasse contro questi nemici, invece Gesù (pur riaffermando che «la salvezza viene dai Giudei», Gv 4,22) invitò Giudei e Samaritani a trovarsi insieme facendo ambedue «un passo in avanti»: «L’ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità» (Gv 4,23). E chi s’aspettava che la continuazione dell’Antico Testamento (con il racconto stesso della vita del Messia) non fosse fatta in ebraico, ma nella lingua del «nemico» greco? Quanto ai Romani, non era difficile vederli nella stessa posizione del Faraone, con la speranza che le acque del Mediterraneo facessero la stessa funzione di liberazione che avevano a suo tempo fatta quelle del Mar Rosso. Invece il Messia Gesù riconobbe l’autorità politica romana (rappresentata da Pilato, Gv 18,33-36) e Paolo s’appellò in seguito a quella stessa autorità (At 25,10-12) per sfuggire ai suoi nemici che, paradossalmente, erano rappresentati dal popolo di Dio!

     Dio, insomma, ha fatto qualcosa che ora a noi sembra «normale», ma che invece era del tutto inaspettato: dei due popoli in lotta, cioè Ebrei e non Ebrei (detti Gentili) ne ha fatto uno solo (Ef 2,14) e la miscela giudeo-samaritana-greco-romana è stata d’una straordinaria efficacia proprio nell’area giudeo-samaritana-greco-romana, trovando invece difficoltà all’esterno d’essa (spesso non ci si rende conto che il cristianesimo si è diffuso poco e male al di fuori del mondo greco-romano).

     Dati questi precedenti, Dio non potrebbe utilizzare l’islam come contenitore d’una grande raccolta di credenti in Gesù molto più ferventi degli impigriti occidentali? Dio realizzò l’unione fra Ebrei e Gentili sulla base della misericordia verso due mondi a loro modo disobbedienti (Rm 11,32): forse che oggi l’Occidente cristianizzato è obbediente a Dio e non ha bisogno d’un rinnovamento spirituale?

     Se un occidentale autenticamente cristiano si mette in sintonia con un ex ebreo, un ex musulmano, un ex induista e via dicendo; cioè se si formasse una fratellanza mondiale nel nome di Gesù, la Chiesa che ne verrebbe fuori non avrebbe una grande capacità propositiva? E non si deve necessariamente pensare al futuribile, perché l’abbozzo di tutto ciò Gesù potrebbe averlo già cominciato! In ogni caso, credo sia venuto il tempo che anche il cristianesimo occidentale acquisisca un atteggiamento d’ascolto, non pensando d’avere solo da insegnare, ma partecipando a quell’ammaestrarsi l’un l’altro (1 Ts 5,11) che in fondo è un essere ammaestrati da Gesù.

 

► URL:

http://puntoacroce.altervista.org/Proiezioni/308i-GeoCristiana_8Musulmani_MT_AT.htm

26-11-2007; Aggiornamento: 05-01-2008

 

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