7. AFRICA CENTRO-MERIDIONALE FRA MUGABE E
MANDELA
L’Africa è divisa
in due dal Sahara, che però non è una barriera insuperabile e le carovane di
cammelli l’hanno sempre attraversato, portando anche a sud del deserto
l’Islamismo, che è avanzato nella savana in direzione sud-est, fino alla vera
barriera rappresentata dalla foresta vergine (che si trova grossomodo a cavallo
dell’Equatore).
Successivamente sono arrivati i colonizzatori europei, di fronte ai quali le
aree islamiche non hanno cambiato religione; essi hanno così «cristianizzato»
solo le aree ancora animiste (centro-ovest e sud).
Nell’Africa settentrionale in realtà l’Islamismo ha «ricoperto» un precedente
strato cristianizzato, ma la ricopertura non è stata totale, perché l’impervia
zona etiopica — con le sue alte e vaste montagne — ha conservato un
cristianesimo antico assimilabile a quell’ortodosso.
Dove le aree cristianizzate e quelle islamizzate sono a contatto, il conflitto è
quasi sempre assicurato. L’Africa islamica ora però l’accantoniamo,
accomunandola al mondo musulmano del quale si tratterà più avanti.
Nell’Africa non musulmana giganteggia oggi Nelson Mandela: un africano che si è
opposto ai colonizzatori pagando le sue lotte con una lunga prigionia, ma che
non ha mai dimenticato i principi insegnatigli nella scuola cristiana
frequentata da giovane. Il fatto stesso d’aver mantenuto il nome inglese di
Nelson fa capire che ha avuto sempre chiara la distinzione fra il comportamento
degli europei e i valori che predicavano: in ciò può essere accomunato a Martin
Luther King e a Gandhi, ma qui il discorso sarebbe troppo lungo.
Arrivato al potere, Mandela si è adoperato efficacemente per evitare qualsiasi
«resa dei conti», promuovendo una riconciliazione nazionale che ha fatto scuola
nel mondo, basata non sulla dimenticanza del passato, ma su una confessione
delle colpe di chi si è macchiato di crimini. Oggi il Sud Africa è un grande
Stato dove convivono e collaborano bianchi e neri, con uno sviluppo economico
soddisfacente, con un effetto stabilizzante e un’influenza positiva su tutta
l’Africa sub sahariana.
Accanto al «gigante» Mandela, però, c’è un eroe negativo: Robert Mugabe, che
detiene il potere nello Zimbabwe (ex Rhodesia) fin dal 1980. Anche lì s’era
instaurata una convivenza pacifica fra ex colonizzatori e africani, ma a un
certo punto Mugabe ha incitato i neri a contrapporsi ai bianchi, espropriando
questi ultimi delle loro efficienti fattorie, assegnate ai suoi amici e alle
popolazioni locali, non in grado però di farle correttamente funzionare.
La contrapposizione alla cultura dei colonizzatori ha portato, come altrove, al
riemergere degli odi fra le varie tribù nere, con il rischio d’un bagno di
sangue simile a quell’avvenuto in Ruanda e Burundi.
L’emergere di Mugabe non è solo inquietante in sé, ma anche perché è visto come
un eroe da molti africani, ricevendo grandi onori negli incontri regionali fra
gli Stati del continente: questo nonostante le gravi difficoltà economiche e
sociali dello Zimbabwe. Tutto ciò è un cattivo presagio per la futura convivenza
in Sud Africa, dove dopo l’ormai novantenne Mandela, non sarà facile trovare
successori di quella levatura umana, mentre di politici come Mugabe se ne
incontrano ovunque.
Oltre al riemergere del tribalismo pre-coloniale, c’è un’altra minaccia che
rischia di disarticolare l’Africa Centro-meridionale: l’AIDS. Mentre nell’Africa
musulmana il forte rigore etico in campo sessuale, imposto socialmente, ha
arginato efficacemente il fenomeno, nell’Africa che si dichiara cristiana la
libertà è vissuta come licenza (e in ciò gli stessi colonizzatori «cristiani»
hanno fatto scuola), perciò l’AIDS è così diffuso che in alcune zone sono
praticamente spariti tutti quelli sessualmente attivi, lasciando in vita solo
vecchi e bambini.
In Africa ci sono e vanno crescendo delle autentiche comunità cristiane, in
prevalenza ora fondate e condotte non più da missionari, ma da leader locali e
perciò pienamente integrate nella nazione. Intorno a queste minoranze
affidabili, però, ci sono in genere folle che, sotto una facile etichetta
cristiana, conservano la vecchia religiosità pagano-animista, legata a
un’identità tribale che in fondo continua a contare più della formale
appartenenza cristiana.
In conclusione, se in Africa Centro-meridionale non s’instaura un cristianesimo
eticamente robusto, difficilmente potrà sfuggire a tre conseguenze che
s’intravedono: ▪ 1) Il riemergere dell’odio tribale e delle stragi connesse; ▪
2) L’inarrestabile avanzata dell’AIDS; ▪ 3) L’espandersi d’un islamismo sempre
più aggressivo, pronto ad accogliere e modellare a suo modo le tribù che si
dispongono a riceverlo, o che semplicemente non hanno più la forza di
contrastarlo.
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/Proiezioni/308h-GeoCristiana_7Africa_Mt.htm
26-11-2007; Aggiornamento: 05-01-2008
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