1. INTRODUZIONE
Gesù Cristo, come
uomo, è nato duemila anni fa, ma in altro modo era presente anche fra gli ebrei
al tempo di Mosè (1 Cor 10,4) e perfino prima d’Abramo (Gv 8,58). Per mezzo di
lui, addirittura, sono state create tutte le cose (Gv 1,1-3; Col 1,16) e sarà
pure lui a condurre le fasi finali di questo mondo (Ap 5). Egli è «l’alfa e
l’omega», il principio e la fine (Ap 22,12-19), ma non è facile accettare le
conseguenze pratiche di queste verità, perciò spesso ci si ferma a una
rivelazione limitata di Gesù, a una «immagine» che ce ne facciamo e alla quale
ci affezioniamo, che poi mette in ombra tutto il resto.
C’è chi si è fermato al «Gesù bambino», del quale gli hanno parlato quando anche
lui era un bambino e, allora, era pronto a credere. Altri sono andati avanti
fino al «Gesù crocifisso», che sentono così vicino alle loro sofferenze. Queste
due «immagini» sono molto popolari fra i cattolici, mentre in ambito protestante
si tende a porre l’accento sul «Gesù risorto», col quale si può fin d’ora
passare di vittoria in vittoria, senza che si debba sperimentare anche noi, in
qualche modo, la crocifissione e la morte.
C’è del vero in ognuna delle soprastanti raffigurazioni e certamente ogni
cristiano crede nella risurrezione di Gesù, nel fatto che Gesù è oggi vivente.
Ciò spinge a chiederci: Cosa fa oggi
Gesù? Quali sono i suoi obiettivi e i suoi metodi? Come dovremmo immaginarcelo?
Cominciamo con l’ultima domanda. È vero che nei Dieci Comandamenti c’è la
proibizione di farsi immagini (Es 20,4-5), ma sia l’Antico che il Nuovo
Testamento abbondano di descrizioni molto concrete, al punto che hanno
rappresentato un’inesauribile fonte d’ispirazione per i pittori dei vari secoli.
Insomma, se da un lato la Bibbia proibisce di farsi immagini concrete,
dall’altro le evoca continuamente nella nostra mente.
L’apostolo Giovanni aveva dentro di sé tante belle «immagini» di Gesù, ma quella
forse più singolare che ci ha lasciata è quando, nell’ultima cena, era
«inclinato sul petto di Gesù» e si definì come «colui che Gesù amava» (Gv
13,23). Ai piedi della croce era forse l’unico apostolo presente ed è a lui che
Gesù affidò Maria (Gv 19,26-27). Quando s’ebbe la vaga notizia della
risurrezione, Giovanni corse al sepolcro più svelto di tutti (Gv 20,1-4) e
l’ultimo incontro che descrive nell’Evangelo è di grande dolcezza (Gv 21). Dopo
aver visto Gesù salire in cielo (At 1,9-10), con gli altri apostoli coltiverà
l’immagine del fenomeno inverso, cioè l’attesa di vedere Gesù ridiscendere dal
cielo (At 1,11; 1 Ts 4,16).
Giovanni probabilmente pensava d’aver ormai completato il suo «album
fotografico» su Gesù, almeno finché era in questo mondo; invece lo incontrerà di
nuovo, ma in un modo totalmente inatteso: «I suoi occhi erano come fiamma di
fuoco; i suoi piedi erano simili a bronzo incandescente, arroventato in una
fornace, e la sua voce era come il fragore di grandi acque. Nella sua mano
destra teneva sette stelle: dalla sua bocca usciva una spada a due tagli,
affilata, e il suo volto era come il sole quando risplende in tutta la sua forza»
(Ap. 1,14-16). Giovanni ne fu così sconvolto che svenne! (Ap. 1, 17).
Nel nostro album riguardante Gesù, c’è quello dell’Apocalisse? Il presente
scritto si rivolge a chi è disposto a guardare anche quel Gesù, pur sapendo di
poter svenire o di rimanerne temporaneamente accecato come Saulo (At 9,6-8).
Avanzare nella conoscenza di Dio non è solo un processo intellettuale, ma che ci
coinvolge e sconvolge nel profondo; se perciò non facciamo violenza a noi stessi
(Mt 11,12), ci fermiamo presto. Specie di questi tempi quando, anche
nell’Occidente cristianizzato e anche fra i cristiani, alcuni fondamentali
presupposti biblici sono ignorati o avversati.
L’interpretazione e l’applicazione della Bibbia che vengono fatte possono essere
certamente criticate, ma chi non può sopportare ciò che è scritto nella Bibbia è
meglio che lo riconosca, piuttosto che arrampicarsi su interpretazioni
fantasiose che in realtà vorrebbero cancellare certi passaggi della Parola di
Dio.
Proprio nella lettera del Nuovo Testamento rivolta specificatamente a chi aveva
solide conoscenze bibliche, a un certo punto è scritto: «Lasciando
l’insegnamento elementare intorno a Cristo, tendiamo a quello superiore e non
stiamo a porre di nuovo il fondamento […] Questo faremo se Dio lo permette»
(Eb 6,1-3). Daremo anche qui come per scontati certi fondamenti biblici, perché
se ci dilungassimo su d’essi non potremmo arrivare al traguardo propostoci.
Questo scritto è stato abbozzato in circostanze che possono chiarirne meglio la
natura e alle quali perciò accenneremo. Dopo mesi d’impegni urgenti, finalmente
il primo d’aprile 2007 m’ero liberato di quelli più pressanti e così mi sono
messo a recuperare le molte cose lasciate indietro. Quattro giorni dopo ero
ancora stanco e in mezzo al disordine, ma l’indomani sarebbe stato il venerdì di
Pasqua e allora ho pensato che 2000 anni fa s’era fermato chi sapeva fare molte
più cose di me. Ho perciò deciso che mi sarei fermato per tre giorni,
riflettendo un po’ su ciò che avevano passato Gesù e gli apostoli. Venerdì
mattina, però, proprio mentre mi riposavo, ho riflettuto che il modo migliore
per onorare la Pasqua non era il riposo: perché nella Pasqua si festeggia Gesù
risorto, ma spesso nemmeno i cristiani credono realmente che Gesù ha vinto il
male e che
anche ora è il Signore del cielo e
della Terra.
Siccome da tempo sono andato accumulando nella mia mente i segni del suo
dominare la Storia, allora ho pensato d’utilizzare i giorni di Pasqua per
condividere quei pensieri soprattutto con i cristiani, scrivendoli di getto in
pochi giorni, per poi trascriverli con più calma.
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/Proiezioni/308b-GeoCristiana_1Intro_EnB.htm
26-11-2007; Aggiornamento: 05-01-2008
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