Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Il Levitico 1

 

3. Cultura biblica

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Spiegazione delle rubriche

 

 

Il Levitico — Libretto di studio:

   Dopo le istruzioni d’uso e l’introduzione generale, seguono le domande sul testo, che rimarcano le parti principali del Levitico:
■ I sacrifici (Lv 1-7)
■ Il sacerdozio (Lv 8-10)
■ Purificazione del popolo (Lv 11-15)
■ Giorno della riconciliazione (Lv 16)
■ Ordinamenti per il popolo (Lv 17-20)
■ Ordinamenti per il sacerdozio (Lv 21-22)
■ Ordinamenti per le feste (Lv 23-24)
■ Ordinamenti per il paese (Lv 25-26)
■ Appendice: voti e decime (Lv 27).

 

Il Levitico — Libretto di testo

   Si tratta di una traduzione letterale che ricalca da vicino l’ebraico e che è strutturata secondo le parti evidenti del libro. Può risultare molto utile per chi vuole studiare il Levitico in modo profondo.

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

Il Levitico 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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LAMPI DI GEOGRAFIA CRISTIANA

Gesù come valuta le nazioni d’oggi?

 

 di Fernando De Angelis

 

 | Indice | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15.1 | 15.2 | 15.3 |

 

4.  PER QUALI MOTIVI DIO BENEDICE OGGI I POPOLI?

 

Pur ritenendo ancora valida l’impostazione generale data a suo tempo da Dio a Israele, penso che oggi essa si debba applicare con qualche adattamento che tenga conto delle mutate circostanze. Ho poi cercato d’individuare una «bussola di valutazione oggettiva» che faccia appello a criteri chiari e condivisibili.

     Siccome oggi il programma di Dio è di far conoscere l’Evangelo, allora benedice quelle nazioni che ne consentono la libera predicazione. Un criterio più elementare e oggettivo è quello di constatare se in quella nazione è consentita la libera circolazione dell’Evangelo scritto (la predicazione, infatti, potrebbe essere anche falsata). Siccome poi Gesù ha detto che «dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20), allora c’è anche da chiedersi se è consentita una libera lettura comunitaria dell’Evangelo.

     Importante è anche come una nazione reagisce all’Evangelo, la cui predicazione può produrre non solo vita (se viene ricevuto) ma anche morte (se viene respinto, vedere 2 Cor 2,15s e Mt 10,14s); per valutare ciò, si può osservare se la Chiesa cresce o no, cioè se la predicazione produce conversioni o meno. Per Dio poi non è essenziale che ci sia un’alta percentuale di cristiani superficiali, ma basta che ce ne sia una minoranza significativa, purché autentica. Basta infatti una bassa percentuale di sale per dar sapore e preservare (Mt 5,13) e a Sodoma sarebbero bastati solo dieci credenti per evitare il disastro (Gn 18,32).

     Un criterio abbastanza agevole per constatare l’idolatria è la «deificazione» del capo, che promuove e accetta il «culto della personalità»: infatti quando un popolo non guarda più a Dio, spesso esalta e si prostra davanti a qualche essere umano. Più o meno in tutto il mondo, non a caso, abbondano immagini di persone alle quali tanta gente è pronta a dedicare la vita. A volte sono indicati esplicitamente come «idoli» (cantanti, campioni sportivi), altre volte sono idoli di fatto, perché se ne fanno grandi statue, grandi ritratti portati in processione, con l’esplicita dichiarazione d’una sottomissione totale a quelle che sono ritenute persone «superiori», se non addirittura in contato diretto con Dio.

     Altri criteri sono di meno facile condivisione da parte dei cristiani e riguardano l’attuale popolo d’Israele. Parto dalla convinzione che la Chiesa non ha ereditato tutte le benedizioni promesse da Dio al popolo dell’Antico Testamento e che Israele ha ancora un compito da svolgere nel piano di Dio (Rm 11,25-32). Sono anche convinto che l’attuale Stato d’Israele sia un mezzo che Dio vuole usare (al di là degli errori dei suoi dirigenti) per portare a compimento il suo progetto finale per il mondo.

     Quanto detto sopra lo riassumo e lo integro ora in uno schema di facile consultazione.

 

Criteri di valutazione biblica di una nazione

 

     ■ 1. Si può acquistare liberamente l’Evangelo e la Bibbia?

     ■ 2. È consentita una libera lettura comunitaria dell’Evangelo e della Bibbia?

     ■ 3. La «Chiesa confessante», quella costituita da tutti i cristiani che confessano la loro fede (cioè che la testimoniano ad altri, cfr. Mt 10,32s; Rm 10,9; 1 Gv 4,15) è in crescita numerica?

     ■ 4. È presente un numero significativo di cristiani confessanti? Per esempio, già l’1% non è poco, perché significa che in ogni città (anche piccola) c’è una comunità vivente che la illumina (e spesso basta un minimo di luce per evitare grandi rischi).

     ■ 5. Qual è l’orientamento religioso-culturale di fondo? È molto degenerato o è vicino al modello biblico?

     ■ 6. Le autorità politiche sono in una giusta luce? Ci possono infatti essere due distorsioni micidiali: in certi casi non si riconosce che le autorità vanno onorate in quanto «ministri di Dio» (Rm 13,5ss), in altri si va all’eccesso opposto facendone oggetto di culto (è noto come i primi cristiani fossero uccisi proprio perché rifiutavano il culto dell’imperatore).

     ■ 7. Qual è il comportamento morale complessivo del popolo?

     ■ 8. Come vengono trattati gli ebrei presenti all’interno dello Stato? Significativo è se prevale la tendenza all’emigrazione o all’immigrazione.

     ■ 9. C’è più simpatia per lo Stato d’Israele o per i suoi nemici?

 

L’analisi è facilitata quando questi 9 «barometri» tendono ad annunciare lo stesso tempo e si hanno così, da un lato, gli Stati dove vige la libertà e che tendono a essere filo-ebraici, mentre all’altro estremo ci sono Stati guidati da despoti auto-celebrantisi che perseguitano sia i cristiani che gli ebrei.

     L’ostacolo maggiore per affrontare quest’argomento è la diffusa presenza in Italia d’un atteggiamento «antipolitico», il quale considera il potere come «sporco in sé» e che s’esprime con frasi che cominciano con «sono tutti…», dando per scontato un consenso generale quando s’esclama: «Io in Parlamento ci metterei una bomba!»

     La Bibbia invece valuta i politici in modo molto vario (vedere 1 e 2 Re) e fa vedere, per esempio, che il re di Gherar aveva agito con «integrità» verso Abramo, arrivando addirittura a dare la colpa al «padre della fede» (Gn 20,6-7).

     Quando Giuseppe venne in contatto con il re d’Egitto (che in realtà era un imperatore), non si fece impressionare dal fatto che mandasse in galera e impiccasse i suoi servitori senza tanti complimenti (Gn 40,2-22), anzi si dispose a collaborare con lui e a rafforzarne il potere, fino a rendergli tributario tutto un popolo che, nonostante ciò, apprezzò l’opera di Giuseppe (Gn 47,13-26).

     Anche il grande imperatore di Babilonia, Nebukadnezar, non era certo uno dei più teneri, ma il profeta Daniele entrò in tale sintonia con lui da riceverne il delicato e strategico incarico di comandante della capitale Babilonia (Dn 2,48).

     L’autorità politica più benedetta, nella Bibbia, fu senz’altro Davide, il cui regno non avrà mai fine perché venne infine ereditato da Gesù, figlio di Davide (2 Cr 13,5; Mt 1,1). Davide però non fu senza colpe e proprio su d’esse si concentrò Scimei il quale, pur non avendo tutti i torti, pagò a caro prezzo il suo voler vedere nel suo re solo il negativo (2 Sm 16,7-8s; 1 Re 2,8s; 2,36ss).

     L’apostolo Paolo raccomanda d’essere sottomessi e d’onorare le autorità politiche e siccome lo fa nella lettera indirizzata a quelli di Roma, non ci dovrebbero essere dubbi che si riferiva agli imperatori del tempo (che non erano certo campioni di giustizia e di moralità cristiane!).

     Anche oggi, perciò, non dovremmo solo confrontare le autorità politiche con la perfezione del Regno di Dio che verrà, ma considerare le concrete circostanze generali e specifiche di ciascun governo. Tutto ciò alla luce dei concreti obiettivi che Dio vuol raggiungere e che non sono delle vaghe utopie, ma fanno parte d’un lungo e concreto percorso che vede il Regno di Dio solo come «ultima tappa». Il cattolicesimo, invece, tende a vedere come possibile un Regno di Dio «qui e ora», pensando di poter rimediare all’assenza del Re (Gesù) con un «vicario» (il papa). Anche gli italiani che non si definiscono cattolici hanno assorbito certi schemi, perciò tendono a un radicalismo «senza se e senza ma», che li porta a progettare l’impossibile, per poi tollerare il peggio.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/Proiezioni/308e-GeoCristiana_4Dio_Lv.htm

26-11-2007; Aggiornamento: 05-01-2008

 

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