Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

Per il discernimento biblico

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Radici 5-6

 

3. Cultura biblica

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Spiegazione delle rubriche

 

 

Oltre alle parti introduttive (Bibbia, AT) e al Giochimpara finale, il libro contiene due parti distinte dell’AT: l’Epoca Babilonese e l’Epoca Persiana. In appendice ci sono tre excursus:
■ I nomi ebraici di Dio
■ Il patto, i patti e i testamenti
■ La Bibbia fra criticismo e modernismo.

 

◘ Ecco le parti principali dell’Epoca babilonese («Libri storici e profetici III»):
■ L’epoca babilonese in generale
■ Sofonia
■ Habacuc
■ Geremia
■ Lamentazioni
■ Daniele
■ Ezechiele
■ Il tempo dell’esilio. 

 

◘ Ecco le parti principali dell’Epoca persiana («Libri storici e profetici IV»):
■ L’epoca persiana in generale
■ Esdra-Nehemia
■ Ester
■ Aggeo
■ Zaccaria
■ Malachia
■ L’epoca intertestamentaria.

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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PROPOSTA DI STORIA CREAZIONISTA

 

 di Fernando De Angelis

 

 

SECONDA PARTE: SCHEMA STORICO ALTERNATIVO

 

2/3 L’ABRAMISMO DI GRECIA E ROMA

 

La polis greca non era un aggregato razziale, ma di tipo culturale e tutti potevano teoricamente divenirne cittadini (le barriere erano determinate da scelte di opportunità politica, non da presupposti di principio). Non c’era poi un attaccamento morboso al luogo, come dimostra la tendenza a costituire colonie altrove. L’apertura alla storia non è ben evidente in Grecia, dove sembra essere più rilevante una visione ciclica del tempo; c’è però da dire che è un greco (Erodoto, 5° sec. a.C.) a essere considerato come padre della storia.

     Roma sorge sul modello della polis greca e si tende a sorvolare che in essa c’è poco di autoctono (a parte il pur importantissimo elemento linguistico). Infatti sorge su un porto fluviale fenicio ai margini del territorio dei latini e, come in tutti i porti, la composizione etnica diviene variegata e tende a disporsi «a mosaico». A Roma è poi certamente rilevante, agli inizi, l’influenza dei vicini etruschi, che costituivano la popolazione più progredita della Penisola e che fornirono a Roma almeno alcuni dei loro primi re (come i Tarquini). Si discute se gli etruschi, da un punto di vista etnico, fossero autoctoni o no, ma è accertato che la loro cultura derivava dal Mediterraneo orientale pre-greco. Anche Roma vede le sue radici in quell’area, pensandosi come discendente dell’eroe troiano Enea.

     Non procediamo oltre su questa strada, perché ci porterebbe ad affrontare problematiche complesse, ci basta constatare che anche in Roma ritroviamo chiaramente le due caratteristiche abramiche già viste nel mondo greco (cittadinanza su base politico-culturale e non razziale, concezione dello spazio senza limiti). Il senso storico che in Grecia abbiamo visto cominciare ad affiorare, in Roma si fa più robusto ed è permeato da un senso della «missione di Roma nel mondo» che troverà poi nel cristianesimo un modo nuovo di esprimersi. Anche in Roma, comunque, senso storico e visione ciclica del tempo coesistevano.

     C’è un’altra caratteristica di Roma che la fa essere «ponte» fra l’Oriente e l’Occidente: lo spirito di tolleranza verso i popoli vinti, che venivano poi avvinti dalla mano tesa e dalla benevolenza del vincitore; ciò collega Roma con l’Impero persiano, del quale è interessante quel che ne dice la Bibbia. Anziché chiamare «mio servo» un appartenente al popolo d’Israele, Dio chiama così proprio l’imperatore pagano che dominava sul suo popolo, cioè il persiano Ciro! È scritto che Dio disse: «Io sono il Signore che ha fatte tutte le cose […] Io dico a Ciro: “Egli è il mio pastore”. Egli adempirà tutta la mia volontà» (Is 44,24.28). Ciro operò quando c’era già la dispersione di Israele fra le nazioni e, attraverso lui, Dio fece vedere che desiderava dalle autorità politiche, non che concedessero privilegi al suo popolo, ma che non lo opprimessero e che gli dessero libertà.

     Sul piano storico, comunque, è noto come l’Impero persiano si fondi su basi innovative rispetto a quelle degli imperi precedenti, perché non cerca di distruggere e svilire i popoli vinti, ma di salvaguardarne l’identità e il culto. L’Impero romano esalterà questo principio e lo diffonderà, operando come tutti quelli che hanno fatto progredire la storia: cioè non ponendosi con un atteggiamento di superbia verso il passato, ma cercando di comprendere e rielaborare il fondamento delle civiltà precedenti. In tal modo ha contribuito con un proprio anello a quella «catena di civiltà» che può definirsi mediterranea, perché è intorno a questo mare che è nata e si è sviluppata. In essa rientra certamente anche la cultura inglese, mentre gli Stati Uniti sono nati e stanno proseguendo su un percorso in parte contrapposto all’Europa (dalla quale comunque derivano i loro fondamenti).

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/Proiezioni/304j-Stor_creaz23_R56.htm

02-05-2007; Aggiornamento: 05-01-2008

 

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