PRIMA PARTE: ALCUNI ASPETTI PRELIMINARI
1/1 SCHEMA STORICO EVOLUZIONISTA
La Storia, che si insegna in Italia, ha una evidente impostazione
evoluzionista, non solo perché comincia di solito con gli «ominidi», ma
perché concepisce il percorso umano come un cammino di elevamento in ogni
campo: tecnico, morale e spirituale.
In genere le prime civiltà vengono liquidate con
rapidi cenni, in modo da arrivare al «primo caposaldo» della «Vera e Grande
Storia»: la Civiltà Greca, dalla quale tutto sarebbe cominciato finalmente
con chiarezza.
La civiltà greca influenzerà quella romana che,
seppur non raggiungerà le altezze della cultura greca, ne conserverà,
svilupperà e diffonderà i contenuti. Invece l’avvento del cristianesimo e il
suo diventare «religione di Stato» (con Costantino, nel 313) è visto con un
atteggiamento spesso ambiguo: perché da un lato si vuole esaltare Cristo,
mentre dall’altro si vede nel cristianesimo una causa rilevante della fine
dell’Impero romano in Occidente (formalmente esauritosi nel 476). Avvento
del cristianesimo e fine dell’Impero, insomma, vengono visti come due eventi
collegati che segnano il tramonto della Vera Cultura e della Vera Storia;
con l’umanità che piomba nel buio del Medioevo, nel quale per secoli si
rimarrà paralizzati dall’attesa della «fine del mondo», prevista per l’anno
1.000. Solo dopo il 1.000 l’uomo comincerà a risvegliarsi, prima sviluppando
la civiltà comunale, poi con l’Umanesimo e il Rinascimento.
La grande rivoluzione di Maometto e l’espansione
dell’Islam, così come le varie questioni interne al cristianesimo, vengono
considerati come «vicoli ciechi» della Storia, da studiare semmai quel tanto
che basta per far capire come siano «esempi da non seguire». Così come si
sorvola sulle ragioni profonde della Riforma protestante, ridotta a volte a
caparbietà di un frate ribelle, sfruttata dall’opportunismo delle autorità
tedesche, desiderose di sganciarsi dal Papato per fini economico-politici.
Insomma, si cerca di accelerare il racconto
storico, per arrivare al Grande Evento che illumina il futuro e ci dovrebbe
far vergognare del passato, cioè la Gloriosa Rivoluzione Francese:
attraverso di essa gli uomini si sbarazzarono finalmente della soffocante
tutela di aristocratici e clero, ritrovando libertà e voglia di progettare
il futuro, affrancandosi da un’Inquisizione che aveva ingabbiato Galilei e
che, saldando l’alleanza «fra trono e altare» (cioè fra autorità politiche e
religiose) aveva impedito all’umanità di continuare il proprio cammino di
progresso.
Nel passato alcuni avevano valutato i fondamenti
della Rivoluzione francese come ancora insuperati, mentre altri li avevano
visti come premessa di quella che avevano considerato come «l’Ultima
Rivoluzione» prodotta dalla Storia (e che avrebbe investito di sé il mondo
intero): quella Comunista, la quale aveva coinvolto già
un miliardo e mezzo di esseri umani (Cina, Unione Sovietica e altri) e che
additava quale era e sarebbe stato «il senso della Storia».
Dopo questa rapida sintesi (che riconosciamo di
aver espresso con semplificazioni e tratteggiando le posizioni più
radicali), nel prossimo articolo passeremo a vedere più da vicino il
«centro» di questo modo di ricostruire la Storia, cioè la Rivoluzione
francese, per verificare se davvero merita quel posto e se è corretto
collocarla in quell’ottica
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/Proiezioni/304a-Stor_creaz11_R12.htm
02-05-2007; Aggiornamento: 05-01-2008
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