SECONDA PARTE: SCHEMA STORICO ALTERNATIVO
2/6 UMANESIMO E RINASCIMENTO SOLO
GRECO-ROMANI?
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2/7 CONCLUSIONE
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Conclusione]
La storia raccontata dai razionalisti vede l’Umanesimo e il Rinascimento,
sviluppatisi fra i secoli quattordicesimo e sedicesimo, come un rientrare
dell’uomo in se stesso, come un ideale ricollegarsi al mondo greco-romano:
quasi cancellando più di un millennio di storia! Riteniamo che ancora una
volta abbondino le omissioni, le reticenze e le mezze verità.
Già abbiamo accennato alla funzione di «caposcuola»
svolta per diversi secoli e in diversi settori dall’islam; speriamo che ci
venga perdonato questo «parlar bene del nemico», ma basta un’indagine anche
minima per rendersi conto di quanto l’Umanesimo e il Rinascimento abbiano
ripreso dagli arabi: nella filosofia (Avicenna e Averroè), nella matematica
(non a caso i numeri li chiamiamo arabi), nella scienza, nella
letteratura e in altro. Stando ai libri di scuola, sembra che le persone
colte del tempo studiassero solo il greco e il latino; la realtà invece è
che studiavano anche l’arabo e l’ebraico, perché volevano esplorare e
rielaborare tutta l’antichità. Per esempio, Marsilio Ficino fu il più grande
umanista fiorentino del glorioso tempo dei Medici ed egli si dedicò a fondo
sia al platonismo che al cristianesimo. Pico della Mirandola, proverbiale
per il suo acume, studiò anche l’ebraico. E dove lo mettiamo Dante? È vero
che lo si studia cercando di separare la sua cultura dalla sua fede, ma
basta poco per percepire l’assurdità di una tale separazione: per esempio,
Dante si fa guidare per lungo tratto, nel suo viaggio verso il Paradiso,
nientemeno che dal pagano Virgilio e integra la cultura nella sua visione
teologica. Lorenzo Valla viene generalmente presentato come un esponente di
quella cultura razionale che mette in crisi il fideismo. È vero che usò la
sua vasta cultura per dimostrare la falsità del documento esibito dai
pontefici romani e che, secondo loro, attestava la donazione al papato
dell’Occidente da parte di Costantino; ma lo scopo del Valla era tutt’altro
che antireligioso e la sua opera tese alla riforma di una chiesa divenuta
troppo ricca e mondana. Egli lo fece con toni che saranno poi ripresi da
Lutero e a rischio di finire sul rogo: finì invece col fare il segretario
dei papi successivi, che lo applaudirono, lo abbracciarono… e ne annullarono
la carica innovativa, riuscendo ancora una volta a depotenziare i moti di
rinnovamento, ma rimanendo sempre più invischiati nella retroguardia della
storia.
Si potrebbe continuare a lungo, ma ci limitiamo a
considerare brevemente l’ultimo grande esponente del Rinascimento, cioè
Erasmo da Rotterdam, anche lui così interessato alle fonti del cristianesimo
da dedicarsi con passione alla ricerca del testo originale in greco del
Nuovo Testamento, partecipando attivamente al dibattito su una riforma della
Chiesa che anche lui riteneva non rinviabile (famosa la sua controversia con
Lutero sul «libero arbitrio»). I razionalisti considerano il Rinascimento
come un trionfo della razionalità contro la fede, mentre fu una ricerca di
una nuova razionalità unita a una nuova fede.
In conclusione, la forza dell’Umanesimo e del
Rinascimento derivò dal desiderio di riappropriarsi di
tutto il passato, traendo ispirazione non solo da Atene e da Roma, ma
anche da Gerusalemme e da un mondo musulmano nel quale, nel Medioevo, c’era
più tolleranza che nel mondo cristianizzato e che aveva prodotto alcuni dei
suoi frutti migliori in Spagna, nella quale aveva garantito una pacifica
convivenza con i cristiani e con gli ebrei. Non credo sia un caso che,
proprio da quell’Europa vicina alla Spagna (Francia meridionale), sorgeranno
dei movimenti innovatori
ad alto potenziale irradiante, sia sul piano religioso (i cosiddetti
Albigesi, contro i quali si dovette organizzare addirittura una
crociata), sia su quello culturale (letteratura provenzale). Non è il luogo
per addentrarci in queste complesse tematiche, ma chi ne sarebbe capace
spesso non lo fa, chi lo fa spesso non ne pubblica i risultati, chi ci fa un
libro non è facile che trovi un editore e, se si arriva a stamparlo, il
libro trova nella società pregiudizi così radicati che ne ostacolano la
lettura!
Ci fermiamo qui, perché dei successivi sviluppi
(protestantesimo, Rivoluzione francese e altro) ce ne siamo occupati nei
precedenti paragrafi.
2/7 CONCLUSIONE
Oggi si tende a parlare di «Scienze storiche», ma la storia non può essere
oggettiva perché per scriverne bisogna necessariamente partire da
presupposti e scelte
soggettive. Il paradosso è che molti di quelli che si definiscono
creazionisti, abbiano poi una visione della storia basata
inconsapevolmente su presupposti
evoluzionisti. Lo scopo di questo scritto è stato perciò quello di
mettere in evidenza i presupposti evoluzionisti della storia «ufficiale»,
offrendo un’alternativa basata su quelli biblici. Certo, sarebbe opportuno
sviluppare i vari argomenti con documentazioni più approfondite, ma abbiamo
voluto esporli lo stesso, nella speranza che altri possano poi ampliare gli
elementi che troveranno più convincenti.
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/Proiezioni/304m-Stor_creaz26_S&A.htm
02-05-2007; Aggiornamento: 05-01-2008 |