PRIMA PARTE: ALCUNI ASPETTI PRELIMINARI
1/5 PURITANESIMO E MAYFLOWER,
FRA LIBERTÀ E SANTITÀ
C’è un’emblematica frase di Oliver Cromwell, il
puritano che realizzò la decisiva prima rivoluzione inglese, contenuta nei
Dibattiti di Putney e che recita: «Tengo a essere libero da qualsiasi legame
capace di impedirmi di fare il mio dovere». Una frase adatta anche a Lutero e
Calvino, che ben sintetizza l’obiettivo protestante di realizzare una società
«libera e santa», perché non c’è vera santità se c’è costrizione e non c’è vera
libertà nella perversione. Nel concreto, però, le due esigenze entrano
facilmente in conflitto e allora i critici malevoli fanno leva sulle
contraddizioni e sui limiti, cogliendo poco la tendenza di fondo a favore di uno
spazio sempre più ampio dato alla libertà.
Già Lutero e Calvino,
per esempio, riconobbero ai cattolici la libertà di andarsene nelle loro aree e,
nella storia del protestantesimo, non ci sono crociate anticattoliche o stermini
di massa (salvo particolari casi, limitati di numero e di intensità). Già
Cromwell fece fare alla libertà un altro passo avanti, perché cessò di fissare
una dottrina obbligatoria per i suoi sudditi, indicando non ciò che era
permesso, ma ciò che era proibito. La fine di questo percorso si ebbe con Roger
Williams, che fondò lo stato del Rhode Island sul principio di una piena libertà
di religione (si veda l’articolo successivo).
Tornando a Cromwell,
egli conquistò Londra nel 1647 ed ebbe il pieno controllo politico
dell’Inghilterra fino alla morte, avvenuta nel 1658. Negli 11 anni di quella che
viene definita come una sua dittatura, l’Inghilterra passò dall’essere una
nazione di secondo piano (meno importante dell’Olanda, per esempio) al dominio
dei mari, ricevendo un’impostazione, un senso di fiducia nelle proprie
possibilità e quello slancio che arriverà a dargli il primato assoluto in tutti
i campi (politico, industriale, commerciale, culturale). Fece un po’ come
Napoleone, nel senso che impose la sua visione con autorità e fermezza, con il
ritorno della monarchia dopo la sua fine. Dell’opera e dei valori professati da
Cromwell, però, se ne videro con tale chiarezza gli effetti positivi, che
l’impianto da lui edificato restò sostanzialmente stabile anche in seguito; al
punto che quando i re cattolici, tornati sul trono, tentarono di nuovo di
imporre l’assolutismo, furono allontanati dal potere con una seconda rivoluzione
(1678) che viene qualificata come «senza spargimento di sangue»: non ci fu
bisogno di spargere sangue, infatti, perché Cromwell aveva consegnato il potere
vero alla borghesia e, da quelle mani, non si era di fatto più allontanato (alla
monarchia si consentì di tornare a regnare, ma non a governare).
Prima di Cromwell, i
puritani avevano vita dura in Inghilterra dove, quando più e quando meno, furono
perseguitati. In Olanda venivano sopportati, ma nel resto d’Europa non potevano
nemmeno mettere piede; così, per poter essere liberi di realizzare i propri
ideali, non restò loro che tentare l’avventura nel Nuovo Mondo. La Mayflower,
sulla quale si imbarcarono, come nave non era un granché e quel viaggio era
simile alle migliaia che erano stati già fatti e che sarebbero poi stati fatti.
Quegli emigranti, però, avevano un «sogno» che non rimase solo nelle loro teste,
ma che cercarono di realizzare in pratica; quel «sogno» si rivelerà così
efficace e originale, che finirà col divenire un fondamento dei futuri Stati
Uniti d’America, dove non a caso quegli emigranti vengono chiamati «Padri
pellegrini».
La parola «sogno» (dream)
per i Padri pellegrini aveva un significato particolare, che si può comprendere
solo se si tiene conto del loro retroterra biblico e andrebbe più correttamente
tradotta «visione»; è attraverso il sogno, per esempio, che Dio parlò ad Abramo,
a Daniele e a Giuseppe (Gen 15,12-13; Dan 2,26ss; Mt 2,13)
Il sogno dei puritani
della Mayflower era quello di edificare una società dove finalmente si mettesse
pienamente in pratica la Bibbia, il concreto avvio del loro progetto risultò
efficace e presto convinse molti altri; tanto che si andò a costituire la grande
colonia del Massachusetts, capostipite di quelle della cosiddetta
Nuova Inghilterra. Emerse presto anche lì, però, il conflitto fra
santità e libertà, che pensarono di risolvere con la solita espulsione dei
dissidenti. Uno degli espulsi riuscì però a realizzare un’altra colonia, dove
mettere in pratica il sogno di una terra nella quale ciascuno potesse servire
Dio sulla base della propria coscienza, senza doverne rendere conto a nessun
uomo: si tratta di Roger Williams e della colonia del Rhode Island, della quale
parleremo nel successivo articolo.
Se teniamo presente
tutto questo si capisce meglio perché la dimensione del sogno sia così
importante nella cultura americana. Quando il pastore Martin Luther King
proclamò alla folla che aveva il sogno (I have a dream) di un’America non
più razzista, i suoi ascoltatori capirono bene che si sentiva investito di una
missione. Un giornalista europeo sbaglia quando chiede a un candidato alla
Presidenza degli Stati Uniti qual sia il suo
programma, perché un Presidente elabora non un programma, ma una
visione: che evidentemente include anche una serie di cose pratiche, ma
all’interno di un progetto che sappia condurre la nazione nel futuro e nel quale
si rintracci una qualche ispirazione divina. In una società senza papa come
quella americana, il Presidente ha una sacralità che in genere si sottovaluta e
ciò, per esempio, rende difficile che gli americani eleggano qualcuno che non
manifesti una sua religiosità (vera o falsa che sia): anche i non religiosi sono
per lo più convinti che il Presidente debba essere religioso.
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/Proiezioni/304e-Stor_creaz15_Car.htm
02-05-2007; Aggiornamento: 05-01-2008
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