SECONDA PARTE: SCHEMA STORICO ALTERNATIVO
2/2 LA BUSSOLA DELL’ADAMISMO-ABRAMISMO
Abbiamo visto che la tomba di Abramo è oggi quella più universalmente
visitata: se tanta umanità vede lì la propria radice qualche motivo ci dovrà
pur essere. Quel luogo però non ha solo un valore storico, perché proprio le
cronache mondiali di questi ultimi decenni si sono andate sempre più
concentrando sulla disputa intorno a chi sarebbero «i veri eredi di Abramo»:
gli ebrei, i cristiani o i musulmani? Insomma, troviamo Abramo e la sua
discendenza agli inizi della storia e anche oggi la disputa fra i suoi
«figli» riempie le cronache: perché allora trovare strano che riparta
proprio da Abramo il «filo rosso della storia»? Diciamo riparta
perché in fondo i valori di Abramo riprendono quelli di Adamo, perciò ancora
una volta cercheremo nell’inizio della Bibbia una luce che illumini tutto il
percorso.
I miti di un popolo ne colpiscono l’immaginario e
trasmettono valori. I creazionisti credono che Adamo ed Eva siano realmente
esistiti, mentre per gli evoluzionisti sono figure mitologiche, simboli. Sia
come sia, l’Occidente è stato influenzato anche da questo racconto della
Genesi (per assurdo, ancor più se questi personaggi fossero stati
un’invenzione). In estrema sintesi, i valori che cogliamo in Adamo
possono essere riassunti in una sola parola:
apertura; ma con tre articolazioni: agli uomini, allo spazio, al
tempo. 1) Apertura a tutti gli uomini. La storia di
Adamo ed Eva trasmette la unità genetica di tutti gli uomini e
demolisce alla radice ogni tendenza razzista. Contro il razzismo dei
bianchi, Martin Luther King e Nelson Mandela ne hanno colta la
contraddizione e hanno impugnato proprio il libro trasmessogli dai bianchi,
cioè la Bibbia, evitando così di cadere nella trappola di un razzismo alla
rovescia, cioè dei neri verso i bianchi (trappola nella quale sono caduti
non pochi esponenti dell’Africa post-coloniale, nella quale è riemerso anche
l’odio fra le varie etnie nere).
2) Apertura a tutto lo spazio. Dio invitò
Adamo a rendersi soggetta tutta la Terra (Gen 1,28), perciò il suo orizzonte
spaziale era senza limiti. Il «sacro suolo della Patria», per Adamo, era
l’intero pianeta. Il motto di Hitler «suolo e sangue» voleva inneggiare al
territorio e alla razza tedeschi, visti come superiori sugli altri; quel
motto fa vedere bene la «anti-adamicità» del nazismo, perciò non è un caso
che esso si sia accanito contro il popolo ebreo, cioè contro quel popolo che
ha trasmesso il messaggio di Adamo.
3) Apertura a tutti i tempi. L’apertura alla
storia si intravede già prima del peccato di Adamo e proprio con l’invito a
rendersi soggetta tutta la Terra, perché ciò delinea un percorso non
statico, cioè che non si limita alla contemplazione della natura, ma impegna
in un progetto. È dopo la cosiddetta caduta, però, che la dimensione
storica acquista una rilevanza tutta particolare. Adamo trasmetterà ai figli
il ricordo del glorioso passato
in Eden e la promessa fatta da Dio di un futuro
riscatto (Gen 3,14-15): il presente vissuto, così, acquisterà valore
proprio perché è consapevole del passato e si dirige verso quel futuro
promesso.
Dal diluvio biblico si salvarono solo le otto
persone della famiglia di Noè (Gen 7,3). Poco dopo troviamo la famosa Torre
di Babele (Babilonia), dove gli uomini smisero di parlare un’unica lingua,
cominciarono a non capirsi più l’un l’altro e si dispersero nelle varie
direzioni (Gen 11,1ss). È qui che la Bibbia termina la sua «cronistoria
sintetica», come a voler riassumere un passato che faccia da sfondo
all’inizio di un’altra storia, collegata sì alla precedente, ma con
caratteristiche sue proprie. Comincia così una «cronistoria analitica», che
ha in Abramo il suo capostipite. Abramo, insomma, è come un nuovo Adamo e
infatti riprende e rilancia quei valori di apertura introdotti per mezzo del
primo uomo.
Prima della Torre di Babele, ciò che Dio diceva a
qualcuno riecheggiava facilmente a tutti, non solo perché tutti parlavano la
stessa lingua, ma perché tutti gli uomini vivevano in un’area geografica
limitata. Dopo Babele tutto ciò non è più possibile e per parlare agli
uomini Dio dovrà scegliere una delle diverse lingue: chiamando Abramo, Dio
sceglierà la lingua che parlava Abramo (da essa poi derivò l’ebraico) ed è
attraverso di lui che gli altri potranno beneficiare della Parola di Dio.
Quello che Dio dice ad Abramo nel chiamarlo al suo speciale compito, perciò,
è di grande rilevanza.
«Il Signore disse ad Abramo: “Va via dal
tuo paese, dai tuoi parenti e dalla casa di tuo padre, e va nel paese che io
ti mostrerò; io farò di te una grande nazione, ti benedirò e renderò grande
il tuo nome e tu sarai fonte di benedizione. Benedirò quelli che ti
benediranno e maledirò chi ti maledirà, e in te saranno benedette tutte le
famiglie della terra”» (Gen 12,1-3). Abramo è chiamato a tagliare i
ponti col suo suolo e col suo sangue, per mettersi in un cammino senza
limiti, allo scopo di beneficare non solo la propria stirpe, ma «tutte le
famiglie della terra». Ritroviamo anche in Abramo, perciò, quell’apertura a
tutti gli uomini, a tutto lo spazio e in una prospettiva di percorso storico
(apertura al tempo) che abbiamo visto in Adamo.
Se ci armiamo della «bussola dei valori» di Adamo e
di Abramo, appare in un’ottica particolare non solo la civiltà greca, ma
anche quelle che ne proseguono il percorso, come vedremo molto
sinteticamente.
Per l’approfondimento degli aspetti legati ad Adamo cfr. Nicola Martella,
Esegesi delle origini,
Le Origini 2 (Punto°A°Croce, Roma 2006). Per l’approfondimento degli aspetti legati ad
Abramo cfr. Nicola Martella, «Abramo (Patto con~)»,
Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002), pp. 76s;
cfr. anche «Adamo (Patto con~)», pp. 79s; «Noè (Patto con~)», pp. 238s. |
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/Proiezioni/304i-Stor_creaz22_Ori.htm
02-05-2007; Aggiornamento: 05-01-2008
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