Qui di seguito
discutiamo l’articolo «Così
dice John Bevere».
Qui Tonino Mele ha fatto una recensione critica del libro di John Bevere,
Così dice il Signore (EUN, Marchirolo 2006). critica La sua domanda
di fondo è stata la seguente: «A quale spirito l’autore vuole che i
cristiani vengano abbeverati?». «Movimento profetico», «Riforma profetica (o
apostolica» e simili sono le parole chiave di un particolare gruppo che intende
ispirarsi ai grandi profeti d’Israele e che pretende che Dio parli attraverso di
loro come nell’antico patto. Senza Peter Wagner e i cosiddetti «profeti di
Kansas City» non si può veramente intendere questo movimento carismaticista, che
unisce in sé anche aspetti della «Power Religion» (religione di potenza) e della
cosiddetta «teologia della prosperità». Uno di tali «profeti di Kansas City» era
Paul Cain, che era considerato un modello «profetico» da imitare, ma finì
nell’immoralità più completa, portando così danno alla testimonianza. [►
Bob Hazlett: due tesi a confronto;
►
Voglia di profeti e veggenti? Parliamone (1)]
Rimando anche all’articolo «Estasi, visioni e falsa profezia» in
Carismosofia, pp.
147-153. Nel libro Escatologia fra legittimità e abuso (Escatologia
2), rimando ai seguenti articoli che hanno a che fare con le
predizioni escatologiche: «Chi verifica il successo predizionale?», pp. 130s;
«False predizioni presentate come riuscite», pp. 134s; «Predizioni riuscite?»,
pp. 136ss. Si veda qui l’analisi di alcune famose opere a carattere predizionale
(pp. 139-221); alcune di esse, sebbene miseramente «scadute» (p.es. Hal
Lindsey), vengono ancora stampate e vendute in Italia.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre
esperienze, idee e opinioni?
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1.
{Emiliano Musso}
▲
Caro fratello
Nicola, scrivo per dare un piccolo contributo alla discussione in merito al
testo di John Bevere che avete avuto modo di consultare. Personalmente, ho avuto
occasione di leggere un libro di quest’autore, e quando l’ho fatto (anni or
sono, con una conoscenza biblica nettamente inferiore a quell’attuale), non sono
riuscito a trovare nulla che mi sembrasse errato. Rileggendo alcune parti del
libro giusto poco fa, stimolato dalle riflessioni di tonino Mele, mi rendo conto
di come si debba mantenere alta la guardia, per evitare di sviluppare un
pensiero teologico in antitesi con quello scritturale, e della necessità, quanto
mai attuale, di saper discernere che cosa ci si trova davanti, per evitare che
fratelli o sorelle «meno esperti» possano farsi sedurre da determinate dottrine.
Nello specifico, il libro di cui parlo io è particolarmente ripieno di
definizioni legate a spiriti di paura, intimidazione, e simili, i quali
ammorberebbero le assemblee, e che sarebbero da annichilire a favore d’uno
spirito di coraggio nel trattare le relazioni interpersonali, un po’ come se si
volesse scaricare le responsabilità soggettive di condurre rapporti secondo
quando prescrive la rivelazione biblica, preferendo invece addossare la colpa
all’influenza spirituale.
Purtroppo, e so di non aggiungere nulla di nuovo, oggigiorno è più facile
trovare credenti che vogliano «toccare» anziché basarsi sulla sola fede, come
sottolinea anche l’apostolo Paolo in 2 Cor 5,7 (anche se il contesto è
differente). Ed ecco che la «parola profetica» diventa un metodo per «pesare» i
servitori di Dio, assieme alle varie manifestazioni carismatiche, scadendo
spesso nel bollare assemblee esterne come «morte», oppure, nel migliore dei
casi, in «cattiva salute», se mancano di quel tocco d’estasi, di cui
sinceramente non trovo traccia nelle Scritture.
Una cosa che mi fa riflettere, è l’avvertimento a non leggere il testo se non
confrontandosi con il parere di fratelli preparati, avviso con il quale
giustamente concludete la vostra analisi. Ritengo però che molte persone che si
fanno trascinare «per natura» da determinati soggetti, siano particolarmente
impermeabili a questo genere d’avvertimenti, avendo acquisito una specie di
filtro (che gli deriva dall’essersi rimpinzati di simili pubblicazioni senza
un’attenta analisi biblica), a causa del quale sembrano aver perso la capacità
d’approcciarsi alle Scritture secondo i criteri corretti. E credo che la sfida
più grande risieda proprio nel lavorare affinché non siano più le voci di
sedicenti profeti a dirigere la vita spirituale dei credenti forse più semplici,
bensì che tali credenti possano riappropriarsi delle Sacre Scritture — imparando
nuovamente a studiarle nel profondo per saper rigettare autonomamente ciò che
non è conforme all’insegnamento divino. {5 gennaio 2009}
2.
{Gianni Siena}
▲
Nel NT la profezia
ha uno scopo pratico e rivolto ai singoli /alla chiesa. Agabo preannunciò a
Paolo la carcerazione (At 21,10-11) che egli era pronto ad affrontare, e circa
la quale era già stato ripetutamente edotto dallo Spirito Santo (At 20,23).
Il «sigillo» pentecostal-carismatico sulle «parole di profezia» con
l’autoritativo «Così parla il Signore...» è quasi sempre un abuso di cui si
dovrà rendere conto al Dio Altissimo. La profezia dipende interamente da Dio
come manifestazione e la massa di sciocchezze che s’odono nelle chiese
«risvegliate» (lo dico da sincero evangelico e pentecostale... e con dolore!),
sono la riprova che la dottrina relativa non è neppure chiara a coloro che (come
me) vi credono. La profezia è ancora possibile, ma in 35 anni di Fede e Vita
cristiane sono stato oggetto una sola volta, e la persona che profetizzò
qualcosa non immaginava che quell’esortazione fosse rivolta a me solo. I miei
pensieri furono messi a nudo e so che solo il Signore poté dare a quella persona
quelle parole (1 Cor 14,24-25).
Un paio di volte pronunciai — in modo del tutto inaspettato — delle
considerazioni che furono di grande consolazione e illuminazione per alcuni
credenti, relativamente a certi loro problemi. Un’altra volta mi balenò un
pensiero e sparì velocemente dalla memoria… qualche tempo dopo, mia moglie mi
fece presente certe difficoltà che stava avendo nell’incarico di monitrice.
Subito non badai a quel che mi stava comunicando e non ascoltai con il dovuto
interesse... conoscevo la persona con la quale stava «scontrandosi» e non mi
meravigliai. Una sera tornando dal culto, ella espose di nuovo quel problema e
risposi senza pensare... volevo dire un’altra cosa, ma mi trovai a dire le
parole che erano apparentemente scomparse dalla memoria. Mia moglie fu sorpresa
dal mio parlare e chiese come facevo a conoscere con precisione la sua
situazione? Nel frattempo s’era ingarbugliata maggiormente e lei — pur innocente
d’ogni responsabilità — fu privata dell’incarico. La situazione vera non
dipendeva da quella sorella, si verificarono fatti che misero a nudo ben altre
responsabilità. Risposi a mia moglie che quel pensiero me l’aveva dato il
Signore e fu in suo potere (l’avevo dimenticato) sino a quel momento. Cominciò a
domandarsi se il pastore volesse toglierle l’incarico... così avvenne: eravamo
pronti a sopportare la situazione conseguente. Quelle parole, ricevute dal Cielo
in modo inaspettato, ci fortificarono in vista della pesante prova... che ancora
dura. Eravamo persone rispettate nella nostra comunità, ora dobbiamo fare i
conti con una generale diffidenza; tutti sorridono e si dimostrano cordiali ma
non c’è sincerità. Dietro la facciata s’intuisce la diffidenza verso coloro che
non sono in linea con la «nuova» politica ecclesiastica... noi abbiamo
dichiarato il nostro dissenso e stiamo pagando (insieme ad altri credenti) con
serena dignità, in attesa che il Signore dia a ciascuno la retribuzione delle
proprie opere.
Io, dunque, credo nella Parola di Dio la quale mi dice che — senza andare contro
lo spirito e la lettera della dottrina in essa dichiarata — Dio possa parlare ai
Suoi figli anche in modo «insolito». Personalmente ne ho una ricca esperienza,
ma ho imparato a diffidare (istruito dallo Spirito Santo mediante la Scrittura)
di coloro che si pongono come autorevoli «maestri» e «intermediari» tra lo
Spirito Santo e il popolo di Dio. Per il semplice motivo che — fatta eccezione
per un breve periodo iniziale: alfine d’imparare a rivolgersi al Signore! — c’è
la promessa che ogni credente (anche il minimo) Lo conoscerà senza difficoltà
(Eb 8,10-12; Gr 31,31-34)
Dunque? Questi «profeti» si stanno prendendo la responsabilità di dover rendere
conto a Cristo, nel Gran Giorno, di «parole che Egli non ha mai pronunciato o
mandato a dire», e di potenti opere che Egli non ha mai ordinato di fare! {5
gennaio 2009}
3.
{Nicola Martella}
▲
Ringrazio sia Emiliano Musso, sia Gianni Siena per i loro contributi
equilibrati. Qui aggiungo solo qualcosa di complementare.
Per non ripetermi rimando riguardo ad Agabo al seguente articolo: «Agabo».
Sulla cessazione dei profeti (= proclamatori) teocratici dell’antico patto con
Giovanni Battista e sui «profeti» del nuovo patto e sulla loro diversa natura
rispetto al vecchio patto ho scritto già parecchio. Ecco alcuni articoli del
«Dizionario biblico» per l’approfondimento:
►
Profeta con nome nel NT
►
Profeti alla prova
►
Profeti falsi ed escatologia
►
Profeti falsi nell'Antico Testamento
►
Profeti nel Nuovo Testamento
►
Profeti del nuovo patto
►
Profezia e discorso diretto di Dio nel NT
►
Profezia e profetare nel NT
Ricordo che i
profeti teocratici proclamavano in genere alla porta della città, i profeti del
nuovo patto proclamano sulla base della Parola già rivelata all’interno delle
chiese (At 13,1; 1 Cor 14) e sono soggetti al giudizio degli altri (1 Cor
14,29ss). Il cuore della «profezia» (proclamazione) del NT è questo: «Chi
profetizza, invece, parla agli uomini un linguaggio di edificazione, di
esortazione e di consolazione» (1 Cor 14,3). Chi proclama in tale modo
pastorale e «ispirato» (ossia traendo ispirazione dalla Parola scritta), è ovvio
che colpirà il nervo scoperto ora di questi, ora di quegli, ora addirittura di
se stesso.
Chiaramente non bisogna andare agli estremi. Non bisogna prendere per oro colato
ciò che certe persone etichettano continuamente come «profezia» (essi confondono
i loro desideri con il pensiero di Dio); poi l’analisi critica delle loro parole
mostra che molte delle cose (ossia quelle circostanziate) non si sono per nulla
adempiute. Non bisogna neppure chiudere la possibilità che un fratello, perché
ispirato dalla Parola, esortando la chiesa, pronunci parole che trovano un
riscontro «misterioso» nel cuore di qualcuno e diventino una parola personale
per quest’ultimo da parte di Dio. Ciò è dovuto alla ricchezza della Parola di
Dio e all’azione dello Spirito Santo che ispira chi parla sulla base della
Bibbia. Anche nella cura pastorale può succedere che il curatore d’anime
pronunci delle parole, ispirate dalla Parola scritta, che colpiscono nel segno e
portano al cambiamento. Così può essere anche il consiglio saggio di un credente
verso un altro credente o verso una persona qualsiasi. Questo è la normale
prassi dell’«uomo pneumatico» (ossia ispirato dallo Spirito di Dio), che vive
con la Parola di Dio e l’ha sulle labbra, a differenza dell’«uomo psichico», che
vive sotto ispirazione della sua mente carnale: «Or un
uomo psichico
non riceve ciò che è dello Spirito di Dio, perché gli è pazzia; e non lo può
riconoscere, perché lo si distingue spiritualmente. Ma l’uomo
spirituale giudica d’ogni cosa, ed egli stesso non è giudicato da alcuno»
(1 Cor 2,14s).
Alcuni cosiddetti «profeti» assomigliano però a dispensatori di «oroscopi»
celesti, perciò il loro linguaggio è sfumato e generico e può adattarsi
pressoché a chiunque, proprio come l’oroscopo; chi ne è succube, inconsciamente
tende a realizzarlo, poiché pensa sia una predizione. In altri casi, in cui le
questioni sono generali o riguardano il regno di Dio o il futuro, tali «profeti»
confezionano i loro desideri in particolari predizioni divine per il futuro,
annunciando svolte epocali, che poi mai avvengono. La gente dimentica presto, si
trova sempre una scusa perché predizioni circostanziate («entro “x” anni
avverrà») non si siano adempiute e tali «profeti» fanno dimenticare gli antichi
fallimenti con nuove predizioni.
4.
{Daniela Miraldi}
▲
Salve Nicola, sul
tema in questione, posso dire d’aver letto l’anno scorso questo libro che ho
trovato molto prudente e abbastanza ben scritto.
Vengo anche io da una base evangelica non carismatica (nata di nuovo nel 1988 e
uscita dalla chiesa cattolica 2 anni dopo), che mi ha portato a essere molto
prudente e precisa attraverso l’analisi delle Scritture. Dal 2000 il Signore mi
ha confermato che i doni esistono e sono vivi nella sua Chiesa, o in parte
d’essa. Io stessa vengo a essere usata spesso dal Signore e ho imparato piano
piano ad acquisire una certa sicurezza nel riconoscere la Sua voce che mi spinge
a parlare, a volte mentre prego, a volte a tu per tu in privato con una persona,
ecc.
Potrei raccontarti vari episodi in cui Dio mi ha parlato, ma davvero scriverei
pagine intere. Il più delle volte Dio usa la Parola scritta che, attraverso
l’evidenza dello Spirito Santo che parla al mio cuore, diventa viva, ovvero si
passa dal
logos al
rhema e, quando capita, tu lo sai
(come una persona che dice di non essersi innamorata e non crede all’amore, poi
quando gli capita sa cosa è essere innamorati).
Se t’interessa, sono disponibile a farti qualche esempio, in cui Dio ha parlato
a me per la mia vita o mi ha usato per parlare ad altri. Posso affermare di
sentire la voce di Dio nella mente o forse nel cuore, non solo quando leggo la
Parola o ascolto una predicazione, ma anche vedendo un film cristiano, un
musical cristiano o in preghiera da sola o in assemblea... Vero è che non mi
sono mai trovata a dire espressamente: «Il Signore dice…».
Io non sono nessuno, ma il libro degli Atti insegna molto, nonché alcune
epistole. L’analisi dei testi, fatta da tonino Mele, che giustifica il consiglio
di non leggere questo libro è abbastanza corretta ma incompleta: che diresti di
Cornelio e Pietro? Che diresti di Agapo? che diresti di Paolo che viene bloccato
mentre si reca in Macedonia, che diresti di Eliseo o Debora? Dio è lo stesso
ieri oggi e domani e Dio-Spirito Santo convince di peccato e giustizia, così può
dare convinzione in altri campi... d’altronde nella Bibbia non c’è scritto se
Dio mi chiama a servirlo in un paese straniero tantomeno me ne fornisce il nome,
così come Gesù-Consolatore tuttora può dirci di «gettare la rete a destra della
barca» per fare una buona pesca, altrimenti il mio Dio sarebbe un Dio morto,
resuscitato sì, alla destra del Padre sì, ma lontano, e allora i non credenti
hanno ragione a lamentarsi che Dio è troppo lontano, se c’è. Con questo non
annullo gli abusi e il credere che negli ultimi tempi sorgeranno falsi cristi e
falsi profeti... Dio conosce i cuori e prima o poi ciò che è fatto nelle tenebre
viene alla luce e quindi vedremo la fine di costoro. In quanto ai danni che
questi potrebbero fare, se si resta in ascolto attraverso l’ubbidienza alla sua
Parola, Dio è sicuramente in grado di proteggerci, singolarmente o come
comunità. Dobbiamo solo restare puri come bambini, insegnabili (umili) e astuti
come volpi, non rapaci come lupi.
Sai che concordo con te su vari temi e che non mi schiero con i non carismatici
o i carismatici, bensì cerco solo la Verità. Quindi non procedo da vedute
particolari. {7 gennaio 2009}
5.
{Nicola Martella}
▲
Do qui di seguito
una risposta preliminare a Daniela, visto che l’autore dell’articolo non sono
io, attendendo magari che intervenga Tonino Mele. Dapprima devo constatare che
vi sono alcuni assunti da sfatare. Io non credo che Dio sia assente dal mondo e
dalla chiesa e non parli. Egli parla mediante la sua Parola, ogni qualvolta
venga letta, meditata, studiata e predicata e insegnata. È successo anche a me
di insegnare in chiese, in cui ci sono stato per la prima volta, e sentirmi dire
da qualcuno: «Qualcuno ti ha parlato di me? Come facevi a sapere quelle cose
della mia vita e a parlare proprio a me?». In effetti, non lo sapevo. Quando
però proclamiamo la Parola mediante la forza e l’ispirazione dello Spirito
Santo, possiamo confidare che Dio parlerà ai cuori mediante la sua Parola.
Non è neppure in discussione che Dio possa nella sua sovranità parlarci mediante
un fratello che ci ammonisce, esorta, consola o edifica. Non è neppure in
discussione il fatto che cercando la volontà di Dio per cose specifiche della
nostra vita o del ministero, il Signore parli aprendoci una porta e
chiudendocene altre. Quando si cerca la volontà di Dio in gruppo (cfr. Atti
13,1ss), non dubito che il Signore possa convincerci della sua volontà. Ciò vale
anche per grandi decisioni nell’opera di Dio (Atti 15,28).
La questione è che cose che risiedono nella semplice attività pastorale
(consigliare, esortare, sostenere, ecc.) e della sapienza (discernimento,
consiglio, conoscenza biblica, ecc.) vengano etichettate come particolare
«profezia» e chi le dispensa come particolari «profeti», a cui si dà una delega
particolare. Una volta che tali persone si accreditano o vengano accreditate
come qualcosa di particolare, si dà loro una delega «profetica» per tutto ciò
che affermano. Nel nuovo patto ciò che possa mai dire un «profeta» (ossia un
proclamatore della Parola che la usa ai fini di edificare, esortare e consolare;
1 Cor 14,3) è soggetto al giudizio degli altri credenti nella comunità (vv.
29-32).
Ho visto filmati in cui particolari «profeti» (p.es. l'evangelista argentino
Carlos Annacondia) e «profetesse» (p.es. Anne Griffith) dicevano le solite
litanie sentite da decenni: Dio avrebbe ora un particolare piano per l’Italia e
in poco tempo accadrebbe un particolare risveglio o cose del genere. Ho in tali
filmati visto altri credenti peregrinare da tali «profeti» e «profetesse» per
ricevere una «parola profetica» personale. Mentre l’ego di tali presunti profeti
cresce a dismisura, se si leggono le parole «rivelate», ci si accorge che sono
generalizzazioni simili alle cose che si leggono negli oroscopi popolari, in
altri casi le cose dette da tali persone hanno alquanto condizionato chi li
riceve, inducendoli ad adempiere tale «predizione», sebbene tali credenti non
avessero ne carismi né capacità corrispondenti. La profezia biblica dovrebbe
essere ridotta a dispensazione di una specie di oroscopi spirituali da parte di
persone che non conoscono i destinatari?
La Parola di Dio ci induce all’esortazione e alla cura reciproca all’interno
della chiesa locale. Ci ingiunge di chiamare i conduttori della chiesa per i
nostri problemi (Gcm 5); essi sono coloro che devono pasturare l’anima dei
credenti. Coloro che vanno da simili «profeti» per ricevere tale «parola
profetica» personale, hanno in genere un basso livello d’istruzione biblica e di
discernimento biblico. I «profeti» al tempo del NT proclamavano la Parola di Dio
in senso ispirato e applicativo, rimanendo sotto il controllo della comunità; i
moderni «profeti» si sviluppano sempre più nel senso di una casta di «indovini»
e enunciatori di «oroscopi» spiritualeggianti. Ogni credente rigenerato ha
«l’unzione dal Santo» e può conoscere «ogni cosa», ossia discernere
spiritualmente la verità e, quindi, il bene e il male (1 Gv 2,20s). Chiaramente
la Scrittura bisogna investigarla; ma al riguardo c’è tanta pigrizia, e allora
si preferisce alimentare il narcisismo di autonominati «profeti». A ciò si
aggiunge che perché il discernimento sia attivo nel credente, essi devono
dimorare in Cristo, operando un’etica biblica. Invece di maturare nella fede,
alcuni cercano la via facile, rimanendo bambini nella fede e alimentando una
casta di «veggenti», a cui danno una delega di particolari «unti». La Scrittura
invece afferma: «Vi ho scritto queste cose intorno a quelli che cercano di
sedurvi. Ma quant’è a voi,
l’unzione che avete ricevuta da lui dimora in voi, e non avete bisogno
che alcuno v’insegni; ma siccome l’unzione sua v’insegna ogni cosa, ed è verace,
e non è menzogna,
dimorate in lui, come essa vi ha
insegnato» (1 Gv 2,26s).
Qualche appunto sulla cose lette. Che si debba passare dal «logos» al «rhema» è
una fissazione gnosticheggiante, di cui non vi è traccia nella Bibbia. Non sono
sicuro se Daniela intenda tale concezione tipica di alcune frange del
carismaticismo. Secondo la Bibbia, la fede viene dall’udire la Parola di Cristo,
indipendentemente che essa sia «logos» (At 6,7; Eb 42) o «rhema» (Rm 10,8.17). I
due termini sono sinonimi, senza molte differenze nell’uso biblico. La «rhema» è
la singola locuzione, espressione o sentenza (come «tò ghegramménon»; 1 Cor
4,13), mentre il «logos» è molto più ampio, generico e articolato (1 Ts 1,8; Eb
13,7 «logos tû Kyriû»); mai l’intera rivelazione biblica è chiamata «rhema», ma
sempre e solo «logos». Il resto sono speculazioni moderniste di carattere
gnosticheggiante, usate da particolari gruppi carismaticisti. Sarebbe meglio che
la smettessero con tali speculazioni spiritualeggianti, ma senza base biblica e
linguistica.
Mi rimane oscura la formulazione «Gesù-Consolatore». Conosco Gesù quale Logos
(difensore, rivelatore; Gv 1,1ss.14) e come Paráklētos (avvocato, difensore; 1
Gv 2,1). Anche lo Spirito Santo è chiamato Paráklētos (Gv 14,26; 15,26; 16,6),
ma non è la stessa persona, essendo «un altro» (Gv 14,16). Spero che Daniela
creda a Dio rivelato in tre persone e contemporaneamente presenti ora come
Padre, Figlio e Spirito Santo. Sono certo, comunque, che non è una seguace
dell’ideologia antitrinitaria dei «solo Gesù»; infatti quella sì che è una falsa
dottrina dei falsi profeti della fine dei tempi. [►
La concezione modalista di Dio]
6.
{Daniela Miraldi}
▲
Nello scrivere
Gesù-Consolatore quale «short name» mi riferivo proprio alle parole di Gesù che
parlava della sua salita al Padre per far scendere un altro Consolatore, il
famoso Parakletos... Credo fermamente nella Trinità, prego il Padre nel nome di
Gesù, ricevo rivelazione della Parola attraverso lo Spirito Santo, la cui
caparra mi è stata data tanti anni addietro.
Quanto poi ai profeti-indovini, sono alquanto disturbata anch’io dalla tendenza
di molti; con ciò non significa che non ci sia il dono di profezia, che ho visto
il più delle volte in azione durante i culti della comunità in cui andavo,
finalizzato in particolar modo all’esortazione, vagliato dalla comunità e dagli
anziani. Talvolta sono state chiamate delle persone al ministero in modo
inequivocabile, talvolta sono state indicate delle persone specifiche per
ricevere consolazione o indicazione magari per prepararsi a un servizio,
studiando su un dato tema in particolare. Ovvio che un dono riconosciuto quale
ministero non fa di quella persona un credente proclamatore infallibile, tanto
più se non cammina col Signore in ubbidienza e umiltà. Diffiderei anche io d’un
profeta che indice riunioni per profetizzare e al contempo richiedesse ampie
ricompense economiche tramite le offerte.
Ti prego di pubblicare anche queste mie poche parole che non intendono essere
esaustive sul tema. {8 gennaio 2009}
Nota editoriale: Penso che ho già risposto sopra. Perciò non aggiungo
altro. Quando un lettore o una lettrice spiega meglio il suo pensiero, per
togliere fraintendimenti, è apprezzato dal gestore di «Fede controcorrente».
Infatti, le parole hanno un senso
diverso in vari contesti (alcuni usano concetti specifici per intendere dottrine
particolari), ed è facile venir fraintesi, se non si è abbastanza precisi. Mi
rallegro per ogni credente che segue il «modello delle sane parole» (2 Tm
1,13) e aderisce alla «sana dottrina» (1 Tm 1,10; 2 Tm 4,3; Tt 1,9; 2,1).
7.
{Benito Viapiana}
▲
Carissimo fratello
Nicola, innanzi tutto, voglio ringraziarti per le tue eloquenti lettere,
costruttive ed esortanti, le quali ci aiutano nella crescita spirituale. Grazie
ancora.
Dunque, dopo aver letto l’articolo riguardo il
libro di John Bevere, vorrei chiedere: l’Apostolo Paolo in 1 Corinzi 12,9 scrive
della diversità dei doni, che Dio ha dato alla chiesa. In questi doni vi è anche
il dono della profezia. Questo mi fa capire che questo dono è valido anche oggi
per la chiesa di Cristo! Io non ho letto il libro di Bevere, e sono d’accordo
con quello che tu dici. Riconosco che vi saranno molti falsi profeti che
cercheranno la loro gloria, e non certamente edificheranno il Corpo di Cristo.
Io ne ho le prove tangibili, dove uno venendo in nome da profeta, profetizzò e
nulla di quello che disse s’avverò. La Parola di Dio ci dice che negli ultimi
tempi sorgeranno molti falsi profeti, che cercano d’ingannare la chiesa. Per
questo ringrazio il Signore che vi sono persone come te che il Signore usa per
mettere in guardia le sue creature. {Canada; 7 gennaio 2009}
8.
{Tonino Mele}
▲
Su invito
del gestore del sito riprendo la parola in merito al tema di
confronto da me sollevato. Ringrazio coloro che sono intervenuti, per il tono
pacato dei loro commenti, il che mi dà di sperare che si possano ancora
affrontare certe tematiche, confrontandosi lealmente sul piano delle idee e
degli argomenti, senza scadere in una lesiva mancanza di rispetto personale.
Sugli spunti di confronto sollevati dagli interventi, Nicola ha già risposto in
modo esaustivo e condivisibile. Vorrei solo aggiungere alcune cose in merito a
John Bevere e al movimento profetico odierno.
Su John Bevere:
Concordo
con l’apprezzamento letterario che Daniela Miraldi fa di John Bevere: in effetti
è un autore che scrive bene, scrive cose interessanti e originali. Leggendo
qualche altra sua opera ho potuto notare che lui si rivolge a tutta la realtà
«evangelica», non solo «carismatica» e «pentecostale» («Cuori ardenti»,
pp. 88, 130) ed è anche per questo che dice varie cose condivisibili. I
contenuti spirituali delle sue opere sono interessanti e catturano l’attenzione
del lettore, anche quello non carismatico. Dice cose che colpiscono
l’immaginario evangelico ed è abile nell’usare la Scrittura per suffragare le
sue tesi. Prende le questioni da lontano e pian piano t’accompagna con le sue
interessanti e originali riflessioni bibliche, ma quando pensi d’avere letto
cose condivisibili, ecco emergere gli insegnamenti carismatici della «terza
ondata» dello Spirito (egli è stato assistente di Benny Hinn per circa 10 anni,
dal 1980 al 1990, e tuttora si muove nei circoli del carismatico «Movimento di
fede»). Allora, bisogna tornare indietro e capire meglio le premesse da cui è
partito, per scoprire così che, questo genere di scrittori dicono in realtà cose
diverse da quelle che pensavamo di leggere. Le cose che in un primo momento ci
apparivano interessanti e stimolanti hanno bisogno d’essere decodificate, c’è
bisogno d’una chiave di lettura che chiarisca cosa intende l’autore per
importanti concetti quali la gloria di Dio, la volontà di Dio, la sua guida, il
nostro rapporto con Lui, la nostra passione per Lui, insomma la nostra vita
spirituale.
Aggiungo che, dopo aver
visionato
qualche filmato che ritrae John Bevere mentre predica, le mie simpatie
letterarie per lui si sono estese anche al piano umano, in quanto mi è parso
persona solare e affabile. Ma non posso dimenticare l’insegnamento del Signore,
secondo il quale, rispetto alla Parola di Dio, persino la parentela passa in
secondo piano, tanto più le simpatie umane. John Bevere, pur presentandosi come
una coscienza critica del movimento profetico odierno (vedi appunto il suo «Così
dice il Signore»), egli si presenta nei suoi scritti come un profeta di Dio
per la nostra generazione e molte delle cose che scrive le espone come una
rivelazione diretta di Dio. Secondo il Nuovo Testamento, quando un profeta
cercava d’introdurre nella chiesa delle nuove rivelazioni da parte di Dio, «tutta
la chiesa riunita» (1 Cor 14,23) aveva l’obbligo di «giudicare»
pubblicamente ciò che tali profeti dicevano (v. 29). Il mio appello a non
leggere i suoi libri da soli, ma insieme alla chiesa per farne una valutazione
secondo la Scrittura, non è dunque un tentativo di rispolverare «L’indice dei
libri proibiti», tanto caro all’Inquisizione, ma quello d’osservare
quest’importante direttiva biblica.
Sul movimento profetico
odierno: Ringrazio Daniela Miraldi per aver riconosciuto l’accuratezza della
mia analisi e riguardo alla sua «incompletezza», riconosco di non aver mai
preteso d’essere esaustivo nelle mie analisi, perché lo ritengo presuntuoso.
Però c’è un’incongruenza in questa valutazione della Miraldi, che mi fa pensare
che non ha colto pienamente l’oggetto e lo scopo della mia analisi. Mi pare che
non abbia colto la distinzione che opero tra la sovranità di Dio nel dare i suoi
doni, cosa in cui credo, e la rivendicazione d’un presunto «mandato profetico su
larga scala per gli ultimi tempi», con cui il movimento profetico attuale cerca
d’accreditarsi, e in cui io non credo. Il libro di John Bevere, pur
essendo stato «scritto bene» e con «prudenza», cerca in realtà d’accreditare
quest’ultima tesi. Pur prendendo le distanze dagli «abusi» e dai «danni» del
movimento profetico moderno, che a sua detta sono tanti, lascia in piedi e cerca
di sostenere la tesi esegetico-teologica su cui esso si fonda, o tenta di
fondarsi. E non è un caso che Bevere continua a farne parte. Data dunque tale
tesi, la mia analisi si proponeva di verificare alla luce della Scrittura i
testi biblici, a cui tale tesi attinge per accreditarsi, riscontrandone
l’intrinseca debolezza, e mi fa piacere che la stessa Daniela riconosca
l’accuratezza di tale analisi. Non chiedevo di più. Per cui, in merito alle
domande che ella mi pone, che a suo dire «completerebbero» meglio il quadro,
rispondo con delle contro-domande. Cosa aggiungono tali casi biblici (Cornelio e
Pietro, Agabo, Paolo in Macedonia, Eliseo e Debora) alla questione in oggetto?
C’è in questi casi la promessa o il mandato per un ministero profetico su larga
scala per gli ultimi tempi? Se sì, perché neppure il pur bravo John Bevere li ha
citati? E che dire invece dei molto più numerosi avvertimenti contro «i falsi
profeti», di cui è prevista una moltiplicazione su larga scala proprio per gli
ultimi tempi? Questi sì che sono avvertimenti chiari e inequivocabili!
In merito poi a certe esperienze, colpisce come oggi giorno, vista forse
la base esegetico-teologica estremamente debole del movimento profetico moderno,
si cerchi d’assolverlo adducendo esperienze individuali o di gruppo.
Ma guarda caso, proprio il libro di John Bevere,
quindi di persona vissuta all’interno del movimento e informata dei fatti,
traccia un bilancio estremamente disastroso di tali esperienze. Egli dice:
«Personalmente mi sono stati rivolti molti: “Così dice il Signore…” negli ultimi
vent’anni… Tra questi soltanto una manciata si sono dimostrati autentici
messaggi da parte di Dio» (p.14). E dice pure: «Il fatto più allarmante è che
nella maggior parte dei casi s’accorgono d’essere stati ingannati soltanto
molto tempo dopo… quando il danno è stato fatto» (pp.114, 22, 80).
Confondere poi le normali esperienze della vita e del ministero cristiano,
con fenomeni particolari legati a interventi particolari di Dio, può
configurarsi come una sopravvalutazione delle nostre esperienze, che c’instrada
in un tipo di spiritualità parallela alla Scrittura, che finisce per diventarne
un’alternativa. Anch’io posso indicare nel mio ultra ventennale ministero di
predicazione, diversi esempi in cui il Signore mi ha convinto a cambiare
all’ultimo momento il testo della mia predicazione, anche in chiese diverse
dalla mia chiesa locale, per sentirmi poi dire dai fratelli che era proprio
quello di cui l’assemblea aveva bisogno. Oppure di tanti esempi in cui, a mia
insaputa ho toccato problemi reali e attuali dell’assemblea (eppure non scelgo i
miei testi di volta in volta, ma predico per lo più in modo sistematico su
interi libri della Bibbia). Ma tutto questo fa parte della normale esperienza
del ministero cristiano, il quale ha a che fare con la Parola vivente, potente e
permanente di Dio. Il Signore ha accreditato questa Parola in un modo
particolare, accreditando persino i 12 uomini che avevano il compito di
tramandarla ai santi «una volta per sempre». Ora, se Dio è sempre lo
stesso, perché dovremmo pensare che oggi abbia abbassato tali standard, volendo
parlare di nuovo in modo diretto attraverso presunti apostoli e profeti moderni,
dando rivelazioni dell’ultima ora? Questo è il più grande problema col quale si
scontra il movimento profetico moderno: il problema del suo accreditamento. E
purtroppo, il libro di John Bevere è da configurare come il tentativo mal
riuscito, per quanto abile, di difendere una causa persa in partenza.
{09-01-2009}
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Decodificando il «cuore ardente» di John Bevere
{Tonino Mele} (A)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-Cosi_dice_Bevere_Car.htm
07-01-2009; Aggiornamento: 22-03-2009
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