I
messaggi «profetici» di persone affiliate al cosiddetto «movimento profetico»
sono formulati come missive dirette di Dio, ossia sono formulati così che
sedicentemente sia Dio stesso a parlare in prima persona. Questo tipo di
messaggi è proprio una caratteristica della falsa profezia e i falsi
profeti fanno uso di questo genere letterario per accreditare se stessi e le
proprie false dottrine (Mt 24,24).
■ Nel NT prima di Pentecoste, vediamo dapprima che Giovanni Battista, pur
essendo stato l’ultimo profeta della teocrazia d’Israele (Mt 11,13; Lc 16,16),
non ha mai presentato i suoi messaggi come linguaggio diretto di Dio. Sebbene la
parola di Dio fosse stata diretta a Giovanni (Lc 3,2; Gv 1,33), egli predicò
sempre in prima persona (Mt 3,7-12; Lc 3,7-17; cfr. Gv 1,19-27.29-36). Non è
sorprendente che l’ultimo dei profeti legittimi d’Israele abbia tralasciato di
usare un linguaggio diretto di Dio nei suoi messaggi, mentre i seguaci del
sedicente «movimento profetico» odierno si attribuiscono tale arrogante
presunzione?
Gesù di Nazaret, essendo il Messia, avrebbe potuto usare — più di tutti gli
altri profeti e più dello stesso Mosè — un linguaggio diretto di Dio, ma non lo
fece. Non usò mai la formulazione: «Così parla l’Eterno /il Signore» o simili.
In nessun discorso di Gesù Dio Padre prende direttamente la parola, parlando in
prima persona. Sebbene il Padre gli avesse parlato e l’avesse ammaestrato (Gv
5,19ss; 8,28; 12,49), Gesù non parlò mai con un discorso diretto di Dio. Gesù
basò i suoi ragionamenti sulla Parola scritta (allora l’AT), dicendo: «È / sta
scritto: ….» e simili.
Gli
apostoli non riferirono mai un discorso diretto di Dio. Gesù attestò a
Pietro che era stato il Padre celeste a rivelargli la propria messianicità, ma
Pietro lo dichiarò con le proprie parole (Mt 16,15ss). Quando Gesù li mandò a
predicare, il loro messaggio non conteneva un linguaggio diretto di Dio (Mt
10,7; Lc 10,9).
■ Nel NT da Pentecoste in poi, sono riportati vari messaggi di
membri del collegio dei dodici apostoli, di Stefano, di Filippo, di Paolo, di
Giacomo e dei loro discepoli e collaboratori, ma mai presentarono uno dei loro
discorsi come discorso diretto di Dio.
Neppure il singolare profeta giudaico Agabo presentò il suo messaggio
facendo parlare direttamente Dio. Nel primo discorso non furono neppure
riportate le sue precise parole dirette (At 11,28). Nel secondo brano si parla
di «un certo profeta, di
nome Agabo», il quale dopo essersi legato mani e piedi, iniziò il suo breve
discorso così: «Questo dice lo Spirito Santo:…» (At 21,10s). Ma non
seguono parole come: «Io lo Spirito di Dio vi dice…». Inoltre le parole di tale
«certo
profeta» non si adempirono nei precisi termini, in cui furono annunziate. In
fine, visto che Luca lo chiamò così, non è neppure sicuro che fosse un giudeo
cristiano. [►
Agabo]
Sta di fatto che neppure una delle persone autorevoli e conosciute della chiesa
ha mai proclamato fuori delle parole della sacra Scrittura, ossia riportando un
messaggio diretto di Dio in prima persona o cominciando un suo discorso con le
parole: «Così parla il Signore / Dio / Gesù / Cristo / lo Spirito».
Ci sono alcune brevi eccezioni. Nella prima non parla Dio, ma lo Spirito.
«E mentre celebravano il culto del Signore e digiunavano, lo Spirito Santo
disse: “Mettetemi a parte Barnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati”»
(At 13,2). Non è scritto come ciò sia avvenuto, se per bocca di uno dei profeti
(v. 1) o per convincimento spirituale, dopo aver cercato in proposito la volontà
di Dio, visto che pregavano e digiunavano (vv. 2s).
L’altro episodio è personale, poiché Paolo pregava Dio per sé e il Signore gli
disse: «La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta
nella debolezza» (2 Cor 12,9). Ciò rappresentava il convincimento personale
di Dio per l’apostolo, ma non era una parola rivolta alla chiesa.
Infatti proprio riguardo «alle visioni e alle rivelazioni del Signore»
(v. 1), alla «eccellenza delle rivelazioni» avute (v. 7) e alle «parole
ineffabili», udite in Paradiso, non disse alcunché (v. 4). Paolo non
presentò nessun discorso diretto di Dio in proposito, anzi fu data libertà a un
angelo di Satana di schiaffeggiarlo perché non insuperbisse (v. 7). Quanti
ceffoni si meriterebbero quindi i seguaci dell’odierno «movimento profetico»,
che hanno l’arrogante presunzione di presentare i loro messaggi con il
linguaggio diretto di Dio?
Sebbene la decisione del concilio interecclesiale di Gerusalemme fosse
piaciuta «allo Spirito Santo e a noi» (At 15,28), essi non formularono un
messaggio facendo parlare direttamente Dio, ma scrissero gli apostoli e i
fratelli anziani (v. 23).
Sta di fatto che in nessun chiaro messaggio dei dignitari della
chiesa al tempo del NT, rivolto a giudei storici, a cristiani giudei o gentili,
a greci, romani o ad altri pagani, essi usarono presentare un messaggio diretto
di Dio. Non lo fecero né per intero né in parte. Le uniche parole di Dio sono
quelle citate dall’AT. [►
Profeti nel Nuovo Testamento]
[►
Profeti del nuovo patto]
[►
Profeti falsi ed escatologia]
▬ Letteratura■
Nicola Martella,
Carismosofia
(Punto°A°Croce, Roma 1995): «Estasi, visione e falsa profezia», pp. 147-153;
«Facoltà extrasensoriali», pp. 154-162; «La fine dei tempi», pp. 225-230.
■
Nicola Martella (a cura di), «Che cos’è la “profezia”?»,
Escatologia biblica essenziale.
Escatologia 1 (Punto°A°Croce, Roma 2007), pp. 21-24.
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/DizBB/Discorso_Dio_NT_Oc.htm
19-12-2007; Aggiornamento:
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