L’autore fa qui una lettura critica del libro
di John Bevere, Così dice il Signore (EUN, Marchirolo 2006). La sua
domanda è: «A quale spirito l’autore vuole che i cristiani vengano abbeverati?».
Quindi, a quale spirito si abbevera il «movimento profetico»? |
1. PREMESSA: Qualche tempo fa un
amico
cristiano mi mise in mano un libro sul dono di profezia chiedendomi una
valutazione. Lì per lì non potei farlo per mancanza di tempo, così restituii il
libro. Dopo un certo periodo quel fratello ebbe a dire che «noi non crediamo in
tutti i doni», lasciando intendere che dovremmo farlo. Nello stesso periodo
venni a sapere che altri fratelli stavano leggendo i libri di questo stesso
autore, e di fatto, anch’essi presentavano vistosi cambiamenti in senso
carismatico. Così decisi d’acquistare una copia di questo libro e di farne una
valutazione. Il libro è titolato: «Così dice il Signore», di John
Bevere.
Come dice l’ultima pagina di copertina, «in queste pagine illuminanti John
Bevere affronta la questione della profezia nei nostri tempi e fornisce risposte
chiare e circostanziate alle seguenti domande e tante altre: Come discernere
correttamente la profezia?… Come distinguere un profeta autentico da un falso
profeta?». Ciò che dice è molto interessante perché porta molti esempi di
profezia contraffatte, i cui effetti si son fatti sentire anche a distanza
d’anni: «Il fatto più allarmante è che, nella maggior parte dei casi,
s’accorgono d’essere stati ingannati soltanto molto tempo dopo… quando il
danno è stato fatto» (pp. 114, 22, 80). Lo stesso autore può dire:
«Personalmente mi sono stati rivolti molti: “Così dice il Signore…” negli ultimi
vent’anni… Tra questi soltanto una manciata si sono dimostrati autentici
messaggi da parte di Dio» (p. 14). Egli denuncia coraggiosamente gli abusi del
movimento profetico moderno e del resto non poteva fare altrimenti.
Tuttavia, non è sufficientemente radicale. Lascia in piedi il ceppo virale, da
cui tali abusi sono nati, lo dà per scontato e lo difende. Pur essendo un libro
di condanna di tali abusi e in questo non può non essere condivisibile, veicola
poi il messaggio così che tale movimento profetico appaia come proveniente da
Dio, lasciando di nuovo spazio all’arbitrio spirituale e agli spiriti
dell’errore, che sicuramente troveranno nuove forme più sofisticate, di
pseudo-spiritualità, per ingannare la gente. Per lui il solo problema
sono gli abusi e assolve il «ministero profetico» odierno, come qualcosa di
«buono». Dice che «è andato al nocciolo della questione», ma non è vero. Il
problema è più a monte dei soli abusi. Egli dà l’idea d’aver risolto il
problema, denunciando gli abusi, ma ha solo alimentato l’illusione che
accompagna questo fenomeno sin dal suo sorgere. Fa qualche concessione alla
verità, ma lascia intatto l’impianto fondamentale dell’errore. Questo è un libro
che pecca per difetto: lascia passare il messaggio che la profezia odierna ed
extra biblica è da Dio, tranne gli abusi.
2. RAPPORTO «DIRETTO» CON DIO?: Sin dalla prima
pagina fa una chiara differenza tra un ascolto di Dio mediato dalla
lettura della sua Parola e un ascolto diretto: «Dobbiamo mettere da parte
del tempo per leggere la sua Parole e poi disporci silenziosamente
all’ascolto delle sua voce dolce e sommessa… I modi in cui Dio parla ai suoi
figli sono numerosi e vari, ma quello che preferisce, io credo, è parlare
direttamente con noi» (p. 11). Esiste dunque per l’autore, una rivelazione
extra biblica, diretta e specifica che Dio fa della sua volontà, che costituisce
il cuore stesso della profezia attuale: «Parlare profeticamente significa
parlare per ispirazione divina. È la presentazione del messaggio di Dio
per un individuo, un gruppo, una nazione o una generazione… Dio vuole
affidarci la sua voce preziosa e usarci per rivolgere ad altri le sue
parole» (p. 12).
Nel linguaggio di questo scrittore «le sue parole» non sono le sue parole
rivelate e poste per iscritto nella Scrittura, ma «la sua voce» è quella che il
profeta odierno pretende d’udire in un modo diretto e circostanziato. E il
linguaggio che usa in tutto il libro rispecchia questo rapporto «diretto» con
Dio: «Lo Spirito di Dio mi disse: “Leggi Geremia 23,11”» (p. 41); «Sentii il
Signore dirmi: “comincia leggendo Ezechiele 13”» (p. 44); «Ho chiesto al Signore
in preghiera di darmi la sua definizione di cupidigia. Mi ha risposto: “La
cupidigia è il desiderio di guadagno”» (p. 63; cfr. p. 65); «Sentii il Signore
dire: “John, deponi il ministero sull’altare… Chiesi al Signore: “Perché me lo
hai fatto fare?”. Il Signore rispose: “Perché volevo vedere se stavi servendo me
o il sogno!”» (p. 76); «Sentii lo Spirito Santo dire: “Spezza la divinazione
nella sua vita”» (p. 82); «Sentii lo Spirito di Dio chiedermi… Il Signore mi
disse ancora… Allora il Signore mi disse…» (p. 98; cfr. pp. 107, 152); «Dio
m’aveva rivelato» (p. 153).
Tutto questo pone già due serie di problemi legati, uno al modo in cui Dio parla
oggi e l’altro alla sufficienza della Scrittura. In merito alla prima questione
ci si chiede, se davvero Dio parli in modo diretto, come dicono i profeti
odierni, oppure lo fa attraverso le pagine della Scrittura, la preghiera e
l’esperienza (2 Tm 3,16; Rm 12,1-2). In merito alla seconda questione ci si
chiede, se il credente d’oggi abbia bisogno di rivelazioni specifiche e su
misura, che gli dicano come applicare concretamente la Scrittura e come servire
il Signore, dove và a finire la sufficienza della Scrittura? Non si viene a
creare una rivelazione parallela alla Scrittura che ne prende il posto, visto
che essa non è sufficientemente applicabile? La Scrittura parla di «profeti»
che «profetizzano menzogne nel mio nome... visioni menzognere, divinazione,
vanità, imposture del proprio cuore» (Ger 14,14); e dice ancora: «Non
ascoltate le parole dei profeti che vi profetizzano; essi vi nutrono di cose
vane; v’espongono le visioni del proprio cuore» (Ger 23,16). Se
questo è il pericolo, non è meglio tenere distinta la Parola fuori di noi,
dalla parola dentro di noi, la rivelazione dall’intuizione? L’idea stessa
che esistono «profezie personali» per proprio uso e consumo o per conto terzi è
molto rischiosa, almeno più di ciò che questo libro ne dica.
3. LA BASE ESEGETICA E TEOLOGICA: La base
esegetica e teologica di questo modo di pensare è fortemente debole. Bevere
scrive: «La Bibbia rivela che il ministero profetico avrà un ruolo cruciale
nella preparazione della chiesa per il ritorno del Signore… Dio ha promesso di
restaurare pienamente la profezia prima del ritorno di Gesù (Atti 3,20-21)»
(p. 13). Il testo biblico che l’autore cita non dice niente di tutto questo.
Esso recita: «E affinché vengano dalla presenza del Signore dei tempi di
ristoro e che egli mandi il Cristo che vi è stato predestinato, cioè Gesù, che
il cielo deve tenere accolto fino ai tempi della restaurazione di tutte le
cose; di cui Dio ha parlato fin dall’antichità per bocca dei suoi santi
profeti». Anzitutto qui non c’è nessun accenno al dono di profezia. In
secondo luogo questo è un discorso rivolto ai Giudei (v. 25) che si realizzerà
pienamente con la loro conversione finale. Infine, la restaurazione delle cose
avverrà col ritorno di Gesù e sarà lui a produrla. Quindi, non è certo quest’una
base biblica sufficiente per affermare il ripristino su larga scala del dono di
profezia, dopo la chiusura del canone neotestamentario e prima del ritorno di
Gesù.
Partendo da 1 Tessalonicesi 5,19-21, Bevere
scrive: «Abbiamo bisogno di profezia nella chiesa e la Bibbia c’esorta
fermamente a non disprezzarla... Dio sta preparando i suoi profeti per gli
ultimi tempi. È un ministero estremamente necessario e importante con un compito
decisivo e urgente... Gli uomini si professeranno cristiani, ma saranno invece “egoisti,
amanti del denaro, vanagloriosi...” (2 Tm 3,1-5)... Per porre rimedio a
questa situazione Dio sta inviando profeti che riveleranno la nostra vera
condizione e ci solleciteranno, come chiesa a fare ritorno al Signore» (pp. 14,
120, 121). Qui l’autore sta facendo una certa confusione tra la predicazione
profetica dell’Antico Testamento e il carisma di profezia neotestamentario, che
è un frutto del Nuovo Patto (At 2,16-21; cfr. 1 Cor 12,10; 14,31; Ef 4,11).
Quest’ultimo era probabilmente un messaggio «breve» a seguito d’una rivelazione,
che veniva pronunciato nella chiesa riunita, la quale era chiamata a valutarlo.
Mentre, nella predicazione profetica veterotestamentaria il profeta doveva
parlare anche quando incontrava la contrarietà del popolo, nel caso del carisma
di profezia del NT, il profeta poteva parlare solo quando toccava il suo turno,
poteva anche essere messo a tacere e la validità della sua profezia, non era in
suo potere stabilirla, ma in potere della chiesa locale e soprattutto di chi
aveva il dono del «discernimento degli spiriti» (1 Cor 14,29-38; 12,10).
E che l’autore abbia le idee confuse sul dono di profezia, lo dimostra anche
quando confonde profezia e discernimento, cioè «l’abilità di percepire l’anima
degli altri e leggerla» (pp. 46, 47). Confonde poi il discernimento con la
preconoscenza divina che aveva Gesù (pp. 53-55).
Per quanto riguarda poi la preparazione della chiesa al
ritorno del Signore, l’apostolo Paolo rivela quale sia la strategia di Dio: «Anche
Cristo ha amato la chiesa e ha dato sé stesso per lei, per santificarla dopo
averla purificata lavandola con l’acqua della parola, per farla comparire
davanti a sé, gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma
santa e irreprensibile»
(Ef 5,25-27). Prevedendo i tempi bui a cui sarebbe andata incontro la
chiesa d’Efeso, Paolo disse ai suoi anziani: «E ora, v’affido a Dio e alla
Parola della sua grazia, la quale può edificarvi e darvi l’eredità di tutti i
santificati» (At 20,32). Anche l’apostolo Pietro, pur prevedendo che «negli
ultimi giorni verranno schernitori beffardi, i quali si comporteranno secondo i
propri desideri peccaminosi», fa semplicemente «appello alla vostra
memoria, perché vi ricordiate le parole già dette dai santi profeti, e il
comandamento del Signore e Salvatore trasmessovi dai vostri apostoli» (2 Pt
3,1-2). Nessun accenno alla necessità di profezie oltre quelle già scritte.
Citando Efesini 4,11-13, l’autore porta un altro
argomento per confermare la sua tesi e dice: «Nota che le varie funzioni vengono
assegnate fino a che il corpo di Cristo giunge all’unità della fede e della
conoscenza di Gesù Cristo. Ciò deve ancora accadere e non si è concluso con il
trapasso degli apostoli e dei profeti che scrissero il Nuovo Testamento. Perciò
la funzione di profeta è ancora attuale e necessaria» (p. 28). Questo non è
sostenibile. Il brano d’Efesini dice che i doni che Gesù «ha dato» sono
il frutto della sua opera redentrice (vv. 7-10). Secondo l’argomento del Bevere,
anche Gesù dovrebbe allora continuare a sacrificarsi sulla croce affinché la
chiesa raggiunga «l’unità della fede». Perché poi, proprio la funzione di
profeta dovrebbe avere questo ruolo e non ad esempio quella di dottore o la
funzione di «ogni singola parte»? Colpisce anche il fatto che ponga i
profeti odierni sullo stesso piano degli apostoli, e le loro profezie sullo
stesso piano del canone neotestamentario. Strano che si vogliano mettere tali
parole in bocca all’apostolo Paolo, il quale, poc’anzi aveva detto che la chiesa
«è edificata sul fondamento degli apostoli e dei profeti» (Ef 2,19). Se
il fondamento è già stato posto che ragione c’è di continuare a porlo? Il Nuovo
Testamento racchiude già la «totalità della Parola di Dio» (Col 1,25) e
questo vale «per sempre» (Gd 3). Alla fine dell’era apostolica, quando
l’apostolo Pietro vedeva prossima la sua «partenza», indica soltanto il
valore del «ricordare» le cose già dette (2 Pt 1,12-15), cioè, «le
parole già dette dai santi profeti, e il comandamento del Signore e Salvatore
trasmessovi dai vostri apostoli» (3,2). E questo vale, tanto più per gli «ultimi
giorni», quando «verranno degli schernitori beffardi» (v. 3).
Prendendo spunto da Malachia 4,5-6, l’autore
dice ancora: «Quello che Malachia vuol dire, è che prima del giorno del Signore
Dio invierà un ministero profetico che opererà con la forza e la potenza
dell’unico vero Dio… Prima del ritorno di Gesù Dio susciterà di nuovo un’unzione
profetica. Tuttavia questa volta il mantello non riposerà su un singolo
individuo, ma a livello comunitario su un gruppo di profeti (Efesini 4,7-11 e
Apocalisse 22,8-9). Questi Elia proclameranno un messaggio simile a quello di
Giovanni il Battista, poiché egli era un modello e un precorritore degli ultimi
giorni… Il ministero profetico che Dio sta suscitando in questi ultimi giorni
seguirà le orme di Giovanni il Battista. I suoi ministri riecheggeranno la
stessa chiamata e i medesimi avvertimenti… Comanderanno, rimprovereranno,
correggeranno ed esorteranno con ogni autorità» (pp. 30, 32, 37).
Questo è il piatto forte dal quale il movimento
profetico odierno trae legittimazione. Ma è proprio così? Anzitutto si deve
rilevare che spesso le profezie veterotestamentarie riguardanti il giorno
dell’Eterno abbracciano tutto il periodo che va dalla prima alla seconda venuta
di Cristo. Anche qui, il Nuovo Testamento rileva un primo grande adempimento di
questa profezia con la venuta di Giovani Battista (Ml 3,1; Mt 11,7-10.14;
17,12-13; Lc 1,17). L’evidenza neotestamentaria ci parla tuttavia anche d’un
futuro adempimento di questa profezia (Gv 1,21-23; Mt 17,11). È interessante
però che, né nel discorso profetico di Gesù (Mt 24,3-33), né in quello
dell’apostolo Paolo (2 Ts 2,1-12), dove pure danno delle indicazioni di ciò che
i credenti devono aspettarsi per i tempi della fine, non si parla di questa
profezia di Malachia. L’unico riferimento che appare un plausibile adempimento
di questa profezia è Ap 11,1-13. Se così è, tale profeta pare sarà un Ebreo in
carne e ossa, accompagnato da un altro profeta (Ap 11,3-4) e ciò avverrà durante
la grande tribolazione (v. 2). Questi profeti faranno cose particolari (vv. 5-6)
e avranno un epilogo molto particolare (vv. 7-13). Cosa c’entra il movimento
profetico odierno con tutto questo? Dove sta scritto che la profezia di Malachia
avrà un adempimento comunitario? Dove sta scritto che i profeti odierni
continuano il ministero del Battista e devono parlare come lui e con la sua
stessa autorità? I Vangeli presentano la sua chiamata e la sua predicazione come
qualcosa d’unico e irripetibile (Gv 1,15-16.23.26.31.33; 3,28-29; 5,36; Lc
7,26-28). Del resto il suo ministero è ora concluso come lui stesso aveva
previsto (Mc 1,7-8; Mt 3,11; Lc 3,16; Gv 1,26) e riconosciuto (Gv 3,30 cfr. At
19,3-6). Riproporre quel ministero è un anacronismo storico. Ora e «sino alla
fine dell’età presente», il compito della chiesa è quello di «fare
discepoli» per Gesù, «insegnando loro a osservare tutte le cose che io vi
ho comandato» (Mt 28,19-20). Non esiste un fantomatico mandato profetico per
i giorni della fine. Il mandato è sempre lo stesso fino alla fine: «E questo
vangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo, affinché ne sia resa
testimonianza a tutte le genti; allora verrà la fine» (Mt 24,14). «La forza
e la potenza dell’unico vero Dio» è già presente nel «Vangelo», il quale
è «potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede» (Rm 1,16), bisogna
solo «non vergognarsi» d’annunciarlo. Anche «l’unzione» è già presente in
tutti i figli di Dio (1 Gv 2,20.27 cfr. 2 Cor 1,21-22). Quello che invece
bisogna aspettarsi per i tempi della fine è «il sorgere di molti falsi
profeti» (Mt 24,11.24;1 Gv 4,1), i quali imiteranno le parole, le opere e
l’autorità del Signore Gesù.
4. FALSA PROFEZIA E CONTROMISURE: Quando
infine arriva alle contromisure contro la falsa profezia, anzitutto dà una
definizione assolutamente insufficiente di falsa profezia, anche se dice che gli
è stata data da Dio: «Un falso profeta è uno che viene nel mio nome con i suoi
programmi... brama di guadagno, di promozione, di ricompense» (p. 125). Altrove
associa la falsa profezia con la divinazione, ma poi dà anche di quest’ultima
una definizione assolutamente insufficienze: «La Divinazione è l’imitazione del
divino» (p. 82).
Questo tentativo di risolvere la questione dentro
l’orizzonte dell’antropologia, pecca di grande ingenuità. Anche le contromisure
sono deboli. Pur riconoscendo l’importanza di «giudicare sia la profezia (1 Cor
14,29; 1 Ts 5,20-21), sia lo spirito di chi la pronuncia (1 Gv 4,1)» (pp.
144-145), non chiarisce bene se sta parlando dello spirito umano o dello spirito
dell’errore (1 Gv 4,6). Inoltre non applica pienamente le direttive apostoliche
presenti in 1 Corinzi 14,29-38. Non dà quindi il giusto ruolo alla chiesa nella
valutazione delle profezie, ma riduce il tutto all’aspetto individuale:
«Leggendo gli esempi riportati in questo libro insieme con la Parola di Dio, la
tua preparazione al riguardo è iniziata» (p. 145). E a questo aggiunge soltanto
il criterio della «testimonianza interiore dello Spirito», che indica nella
«pace interiore», cioè «l’armonia dell’anima» (p. 146). Un po’ poco per
fronteggiare «il gran dragone, il serpente antico,
che è chiamato diavolo e Satana, il seduttore di tutto il mondo»
(Ap 12,9). Esiste anche una falsa pace (1 Ts 5,3; Mic 3,5; Ez 13,10.16; Ger
6,14; 8,11; 23,17), che calza a pennello con il cuore ingannevole dell’uomo (Ger
17,9; 23,17.26).
5. ALTRI ERRORI PRESENTI NEL
LIBRO: Questi sono gli errori più grossolani che si
possono ravvisare in questo libro. Ma ce ne sono altri che non abbiamo preso in
considerazione, tipo che lo Spirito Santo viene sui profeti quando parlano (p.
88), che si deve ricercare la comunione dello Spirito Santo (p. 68), che solo
gli anziani possono profetizzare (p. 123), che gli eletti possono essere
ingannati e sedotti (p. 20), che la volontà dev’essere annullata (p. 108).
Ci sono anche delle verità che questo libro dice, ma
non per questo è un libro da proporre e da porre in mano al singolo
credente. Sarebbe molto meglio la lettura comunitaria di certi libri. La
validità di questo libro non può essere data dalle verità che dice, visto il
quadro menzognero in cui sono inserite. Esso crea un illusione di cui può
avvantaggiarsi solo un falso spirito. E quando un certo spirito è entrato, esso
tenderà a riempire tutti gli spazi. È come un virus informatico che non puoi più
controllare.
6. CONCLUSIONE: Credo che in merito al movimento
profetico odierno, lo scetticismo sia d’obbligo. Non possiamo non tenere conto
delle parole di Gesù: «Molti mi diranno in quel giorno: “Signore, Signore,
non abbiamo noi profetizzato in nome tuo e in nome tuo cacciato demoni e fatto
in nome tuo molte opere potenti?”. Allora dichiarerò loro: “Io non vi ho mai
conosciuti; allontanatevi da me, malfattori!”» (Mt 7,22-23). E anche se
potrebbe apparire un giudizio troppo sommario, non s’allontana dalla realtà chi
vede «in queste parole una denuncia molto forte delle seduzioni che vengono
introdotte dal “movimento carismatico” di tutte le tendenze, anche se al
suo interno ci sono dei figli di Dio».
Si deve comunque precisare che questo è cosa diversa dal dire che «non si crede
in tutti i doni». Questo tipo d’affermazioni sono più viscerali che logiche e
assomigliano ad altre affermazioni tipo: «Io sono della Roma» – «Io sono della
Lazio», oppure «Io sono di destra» – «Io sono di sinistra». Sono affermazioni
fatte apposta per chiudere ogni dialogo… e ogni riflessione. In realtà, non è
vero che non si crede a tutti i doni, ma più semplicemente si crede che è Dio
che li dà «come vuole» (1 Cor 12,11; Ebr 2,4) e quando Egli vuole.
Condividiamo la seguente posizione: «il dono autentico da sempre viene
distribuito sovranamente dallo Spirito Santo (1 Cor 12,11), quindi chi
desidera il vero dono (cfr. 14,5) non farà nulla che rischia di contraffarlo.
Le contraffazioni in campo spirituale sono pericolosissime (2 Cor 11,3-4, 13-15;
1 Gv 4,1-5)».
Persino John Bevere ammette: «Abbiamo avuto talmente paura di disprezzare la
profezia che abbiamo trascurato di giudicarla… Credo che attualmente le comunità
di cristiani ripieni di Spirito tendano ad accettare indiscriminatamente ogni
parola» (p. 14). Peccato che la sua risposta a questo problema, per quanto
coraggiosa e interessante, sia assolutamente debole, insufficiente e fuorviante.
Continuando a diffondere gli errori esegetici e teologici che stanno alla base
del movimento profetico odierno, Bevere dimostra di non essere «abbeverato
d’un solo Spirito» (1 Cor 12,13), quello Spirito che Gesù chiama «lo
Spirito della verità, che vi guiderà in tutta la verità» (Gv 16,13).
Non possiamo dunque far altro che sconsigliare la lettura di questo libro e
degli altri libri di quest’autore, oppure, consigliarne la lettura
«comunitaria», con tutta la chiesa riunita, al completo dei ministeri di guida e
dei doni di discernimento, di modo che, secondo le istruzioni apostoliche, se ne
faccia poi la valutazione (cfr. 1 Cor 14,23.29-38). Fintantoché si continua a
disattendere queste direttive e a non applicarle anche ai libri che si leggono,
credo che la confusione in ambito spirituale non farà che aumentare…
►
Così dice John Bevere? Parliamone
{Nicola Martella} (T)
►
Decodificando il «cuore ardente» di John Bevere
{Tonino Mele} (A)
°*°*°*°*°*°*
Per approfondire
ulteriormente la problematica, si vedano i seguenti articoli e temi di
discussione.
►
Bob Hazlett: due tesi a confronto
{Andrea Merli - Nicola Martella}
(T/A)
►
Bob Hazlett: testimonianza e riflessioni
{Emiliano Musso - Nicola Martella}
(A)
►
Linguaggio diretto di Dio nella falsa profezia
{Nicola Martella} (A)
►
Linguaggio diretto di Dio nella falsa profezia? Parliamone
{Nicola Martella} (T)
►
Profezia e discorso diretto di Dio nel NT
{Nicola Martella}
►
Profeti del nuovo patto
{Nicola Martella}
►
Profeti falsi ed escatologia
{Nicola Martella}
►
Profeti e mutamento di patto
{Nicola Martella}
(A)
►
Profeti falsi nell'Antico Testamento
{Nicola Martella}
►
Profeti fra continuità e discontinuità
{Nicola Martella}
(A)
►
Profeti fra traduzioni e supposizioni
{Nicola Martella} (D)
►
Profeti nel Nuovo Testamento
{Nicola Martella}
►
Profezie personali
{Nicola Martella} (D)
►
Qual è il compito dei profeti?
{Massimiliano Monti - Nicola Martella} (T/A)
►
Questioni sui profeti del NT
{Emanuela Crespi - Nicola Martella}
(T/A)
►
Questioni sui profeti del NT: parliamone
{Nicola Martella} (T)
►
Voglia di profeti e veggenti
{Nicola Martella}
(A)
►
Voglia di profeti e veggenti? Parliamone (1)
{Nicola Martella} (T)
►
Voglia di profeti e veggenti? Parliamone (2)
{Nicola Martella} (T)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A2-Cosi_dice_Bevere_Car.htm
10-10-2008; Aggiornamento: 22-03-2009
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