Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Dizionario biblico

 

 

 

 

Oltre alle parti introduttive (Bibbia, AT) e al Giochimpara finale, il libro contiene due parti distinte dell’AT: l’Epoca nazionale e l’Epoca Assira.

 

◘ Ecco le parti principali dell’Epoca nazionale («Libri storici e profetici I»: dalla conquista all’esilio):
■ I Libri Storici in generale
■ L’epoca Premonarchica
■ Giosuè
■ Giudici
■ Rut
■ L’epoca Monarchica
■ Samuele
■ Re
■ Cronache
■ I Libri Profetici in generale.

 

◘ Ecco le parti principali dell’Epoca assira («Libri storici e profetici II»):
■ L’epoca assira in generale
■ Abdia
■ Gioele
■ Giona
■ Osea
■ Amos
■ Isaia
■ Michea
■ Nahum.

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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PROFEZIA E PROFETARE NEL NT

 

 di Nicola Martella

 

     ■ Profezia oggettiva: Al tempo del NT «profezia» era in senso tecnico specialmente il messaggio dei profeti teocratici dell’AT (cfr. Mosè, i Profeti e i Salmi quali parte del canone dell’AT; «Salmi» stava per la terza parte del canone che iniziava con tale libro). Per estensione «Profeti» indicava tutto l’AT tranne la Torà (Mosè e i profeti). In senso assoluto, tutto l’AT era «profezia».

     In 2 Pietro 1,21 l’autore non parlò del profetare nella chiesa, come alcuni erroneamente suggeriscono; egli parlando della «profezia» intendeva quella contenuta nell’AT, quindi l’AT! Un verso prima si parla della «profezia della Scrittura» (v. 20), corrispondente a «parola profetica» del (v. 19); un verso dopo Pietro mise in guardia contro «falsi profeti» e «falsi dottori che introdurranno di soppiatto eresie di perdizione» (2,1). Egli stesso parlò della «profezia della Scrittura pronunziata dallo Spirito Santo per bocca di Davide» (At 1,26). Quindi la «parola profetica» (2 Pt 1,19), «profezia della Scrittura» (v. 20) e «profezia» (v. 21) erano coincidenti.

     Similmente l’angelo parlò a Giovanni del «mistero di Dio, secondo che Egli ha annunziato ai suoi servitori, i profeti» (Ap 10,7); qui si intendeva dei profeti teocratici d’Israele, come similmente in Ap 11,18 (i «santi» sono qui i credenti dell’AT); 16,6 (dei santi e dei profeti); 18,24 (dei profeti e dei santi). Si parla del «Signore, il Dio degli spiriti dei profeti» (Ap 22,6 cfr. «mandato il suo angelo per mostrare ai suoi servitori») e dei «tuoi fratelli, i profeti» (v. 9), indicando sempre i profeti teocratici dell’AT.

 

     ■ Profezia ecclesiale: Per capire di che parliamo, bisogna sapere che la Bibbia delle chiese del primo secolo, al tempo in cui fu scritto il NT, era costituita dalle sacre Scritture ebraiche (l’AT). Solo pochi ricchi e privilegiati potevano permettersi di averle. Perciò a ogni incontro della chiesa locale, se questa possedeva le sacre Scritture ebraiche, se ne faceva la pubblica lettura e si traeva ispirazione da essa per l’esortazione e l’ammaestramento: «Attendi finché io torni, alla lettura, all’esortazione, all’insegnamento» (1 Tm 4,13). In seno all’assemblea cristiana l’interpretazione ispirata delle sacre Scritture ebraiche specialmente in senso messianologico (o cristologico) era anch’essa chiamata «profezia» o «profetare». Infatti l’angelo disse all’apostolo Giovanni: «La testimonianza di Gesù; è lo spirito della profezia» (Ap 19,10).

     Non è un caso perciò che specialmente gli insegnanti della Parola, che a quel tempo era l’AT, furono identificati con i «profeti» (At 13,1; negativo 2 Pt 2,1), e così pure gli apostoli (Ef 2,20 tōn apostólōn kaì profētōn un solo articolo; Ap 18,20; cfr. Lc 11,49 profētas kaì apostólous). Infatti erano loro a interpretare per primi nelle chiese fondate le sacre Scritture ebraiche in senso messianologico. Paolo parò al riguardo di «mistero di Cristo» (Ef 3,4), ossia celato nell’AT: «Il quale mistero, nelle altre età, non fu dato a conoscere ai figli degli uomini nel modo che ora, per mezzo dello Spirito, è stato rivelato ai santi apostoli e profeti di Lui» (v. 5). Quindi lo svelamento del «mistero di Cristo» celato nelle sacre Scritture ebraiche era un’attività profetica affidata specialmente agli apostoli e poi da loro trasmesso a uomini fedeli (cfr. 2 Pt 3,2). «Le cose che hai udite da me in presenza di molti testimoni, affidale ad uomini fedeli, i quali siano capaci d’insegnarle anche ad altri» (2 Tm 2,2)

 

     ■ L’ermeneutica profetica di Gesù: Questa lettura messianologica delle Scritture ebraiche la insegnò Gesù stesso, quando asserì che esse parlassero di Lui e quando insegno ai discepoli e agli altri la necessità che esse si adempissero nei suoi confronti (Mt 26,54.56).

     Dopo la risurrezione, Gesù rimproverò i due discepoli sulla via verso Emmaus, dicendo: «O insensati e tardi di cuore a credere a tutte le cose che i profeti hanno dette! 26Non bisognava che il Cristo soffrisse queste cose ed entrasse quindi nella sua gloria? 27E cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture le cose che lo concernevano» (Lc 24,25ss). Poi, presentandosi a tutti i suoi discepoli, aprì loro il significato messianologico dell’AT: «Queste son le cose che io vi dicevo quand’ero ancora con voi: che bisognava che tutte le cose scritte di me nella legge di Mosè, ne’ profeti e nei Salmi, fossero adempiute» (Lc 24,44). Poi è scritto: «Allora aprì loro la mente per intendere le Scritture, e disse loro: 46“Così è scritto, che il Cristo soffrirebbe, e risusciterebbe dai morti il terzo giorno, 47e che nel suo nome si predicherebbe ravvedimento e remissione dei peccati a tutte le genti, cominciando da Gerusalemme. 48Or voi siete testimoni di queste cose”» (vv. 45-48).

     Gesù insegnò qui ai suoi apostoli che cosa significasse: «La testimonianza di Gesù è lo spirito della profezia» (Ap 19,10). Egli affidò loro questa lettura profetica dell’AT, rendendoli «testimoni di queste cose». Per questo gli apostoli erano sia testimoni sia profeti.

 

     ■ Casi di profezia neotestamentaria: Abbiamo visto che al tempo del NT «profezia» era in senso tecnico specialmente il messaggio dei profeti teocratici dell’AT. Abbiamo anche visto che per estensione «profezia» era parlare in modo ispirato sulla base della lettura comune dell’AT, interpretandole in senso messianologico.

     Quindi, «profetare» al tempo del NT non significava semplicemente «parlare pubblicamente», ma «proclamare in modo ispirato» sulla base delle sacre Scritture (allora l’AT) ciò che riguardava il mistero di Gesù quale Messia, secondo l’assunto già menzionato in Ap 19,10.

     Pietro fece uso dell’ermeneutica profetica di Gesù subito a Pentecoste, quando «proclamò in modo ispirato» le cose concernenti Gesù quale Messia, basandosi su una lettura profetica dell’AT (At 2,14-36), cosa che convinse moltissimi Giudei provenienti da tutto l’impero romano (At 2,9ss.37ss). Similmente Pietro fece una tale «proclamazione ispirata» dalle Scritture ebraiche presso il tempio (At 3,12-26) e dinanzi al Sinedrio giudaico (At 4,9-12).

     Similmente avvenne nella locale chiesa di Gerusalemme, dopo la liberazione di Pietro e Giovanni: i credenti interpretarono profeticamente in preghiera il Salmo 2 in senso messianologico (At 4,25-28); poi è scritto: «E dopo che ebbero pregato, il luogo dov’erano radunati tremò; e furono tutti ripieni dello Spirito Santo, e annunziavano la parola di Dio con franchezza» (v. 31). Lo Spirito Santo, riempiendo i credenti, permetteva loro di comprendere la lettura messianologica della «Parola di Dio» e di annunziarla con convinzione.

     Questo modo di profetare, nel senso di interpretare l’AT in senso messianologico, è un filo rosso che si estende in tutto il libro degli Atti e che ha dato origine alle epistole del NT. Da ciò nacque anche l’apologetica cristiana. Infatti Aquila «con gran vigore confutava pubblicamente i Giudei, dimostrando per le Scritture che Gesù è il Cristo» (At 18,28). Con l’uso di tale lettura profetica dell’AT nacquero anche delle dichiarazioni di fede: «Io v’ho prima di tutto trasmesso, come l’ho ricevuto anch’io, che Cristo è morto per i nostri peccati, secondo le Scritture, 4che fu seppellito; che risuscitò il terzo giorno, secondo le Scritture» (1 Cor 15,3-8).

     Un caso particolare di «proclamazione ispirata» sulla base delle sacre Scritture ebraiche si trova in At 15 e riguarda il concilio interecclesiale di Gerusalemme. I cristiani giudaisti volevano un pieno assoggettamento dei cristiani gentili alla Legge mosaica e ai riti giudaici (vv. 1.5). Giacomo, basandosi su quanto detto precedentemente da Pietro (v. 14) convinse i fratelli presenti che non si desse «molestia a quelli dei Gentili che si convertono a Dio» (v. 19), usando proprio una lettura profetica dell’AT (vv. 15-18). Proprio esercitando la pratica di 1 Cor 14,29 — «Parlino due o tre profeti, e gli altri giudichino» — si arrivò a un «comune accordo» (v. 25) e a prendere posizione verso i giudaisti che «vi hanno turbato coi loro discorsi, sconvolgendo le anime vostre» (v. 24), scrivendo alle chiese tra altre cose quanto segue: «È parso bene allo Spirito Santo e a noi» (v. 28). Poi si parla dell’effetto nella chiesa di Antiochia: «E quando i fratelli l’ebbero letta, si rallegrarono della consolazione che recava» (v. 31). Poi Luca aggiunse: «E Giuda e Sila, anch’essi, essendo profeti, con molte parole li esortarono e li confermarono» (v. 32). Ossia essi confermarono i credenti, esortandoli pure, mediante la lettura profetica dell’AT come già risultava dalla lettera ricevuta.

     In tal modo, 1 Cor 14 mostra esemplarmente come doveva avvenire tale «proclamazione ispirata» nella chiesa locale sulla base della lettura delle sacre Scritture ebraiche e specialmente per ciò che riguardava il «mistero di Gesù» quale Messia, in corrispondenza della dichiarazione di fede cristologica risultante dall’AT (1 Cor 15,3s) e secondo il già menzionato assunto: «La testimonianza di Gesù è lo spirito della profezia» (Ap 19,10). Inoltre in 1 Cor 14 si fa riferimento alla «Parola di Dio» (l’AT) che non era proceduta dai Corinzi né era pervenuta solo a loro (v. 36). In quest’epistola Paolo parlò anche della «parola della croce» (1 Cor 1,18) e indicò la «mia parola» ai Corinzi nel senso di recare «qualche rivelazione, o qualche conoscenza, o qualche profezia, o qualche insegnamento» (1 Cor 14,6); quindi tutto nel senso della «proclamazione ispirata» sulla base dell’AT per ciò che riguardava il mistero di Gesù quale Messia.

 

     ■ Aspetti conclusivi: «Chi profetizza… parla agli uomini» (1 Cor 14,3): era quindi un «parlare ispirato». Paolo evidenziò anche il fine: «per edificazione, esortazione e consolazione»: chi parlava non intendeva comunicare nuove rivelazioni ma edificare, esortare e consolare con la sacra Scrittura. Era quindi una rivelazione profetica che proveniva dalla lettura comune dell’AT. Ma non era un semplice chiacchierare sulla Scrittura, ma un «parlare ispirato», poiché è scritto: «Se una rivelazione è data a uno di quelli che stanno seduti, il precedente si taccia» (1 Cor 14,30). Questo è evidenziato nella seguente constatazione: «Tutto quello che fu scritto per l’addietro, fu scritto per nostro ammaestramento, affinché mediante la pazienza e mediante la consolazione delle Scritture noi riteniamo la speranza» (Rm 15,4). L’autore della lettera agli Ebrei parlò del suo scritto come della «mia parola d’esortazione» (Eb 13,22). Anche Pietro disse: «V’ho scritto brevemente esortandovi» (1 Pt 5,12).

     Perciò Paolo, l’autore della lettera agli Ebrei e Pietro presentano nei loro scritti una «lettura profetica» dell’AT alla luce dell’avvento di Gesù Messia. Questo è il cuore e il senso della «profezia» (= proclamazione ispirata) nel NT! Come già ricordato, l’angelo dovette ammonire l’apostolo Giovanni, per poi dirgli che «la testimonianza di Gesù è lo spirito della profezia» (Ap 19,10).

 

Profeta con nome nel NT

Profeti del nuovo patto

Profeti nel Nuovo Testamento

Profeti falsi ed escatologia

 

▬ Letteratura

■ Nicola Martella, Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002), articoli: «Profeta (ambito ministeriale)», pp. 279ss; «Falsi profeti», pp. 281s; «Falsi legittimi», p. 283; «Profetismo: fenomeno», pp. 283s; «Profezia: proclamazione», pp. 284s.

Nicola Martella (a cura di), «Che cos'è la "profezia"?», Escatologia biblica essenziale. Escatologia 1 (Punto°A°Croce, Roma 2007), pp. 21-24.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/DizBB/Profezia_NT_R34.htm

08-11-2007; Aggiornamento:

 

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