Non
ritengo giusto screditare a priori qualsiasi movimento carismatico! Se è vero
che possano esserci «falsi profeti», non è quest’una buona ragione per
screditare ogni movimento che abbia a che fare con l’unzione! È un po’ come
impedire a un figlio di crescere e farlo restare eterno bambino per paura che
faccia esperienze sbagliate: questo non è pedagogico!!!
Non possiamo continuare a non vedere come genuini i
doni che Dio ha fatto alla chiesa e ne testimonia la Scrittura! È assurdo
vanificare ciò che Dio fa solo perché la reazione dell’uomo alla presenza di Dio
non è come noi la vorremmo. Nemmeno io quando parlo in lingue ruggisco come un
leone, né tantomeno salto per la sala: il mio carattere non me lo permette. Ciò
nondimeno non posso screditare ciò che c’è di carismatico nella «Chiesa» solo
perché l’uomo ha reazioni emotive incontrollate! Io amo mia moglie a modo mio e
nella mia intimità posso anche ballare sul letto... Altri non lo fanno! In
nessuno dei due casi si tratta d’amore falso o poco genuino... Si tratta solo di
reazioni soggettive differenti! Non scambiate la presenza di Dio nei credenti
con le loro reazioni emotive personali! E se voi foste tra quelli che stanno
bestemmiando lo Spirito Santo? Meditate gente, meditate...
Per buona creanza e per spirito cristiano, si fa sempre bene a presentarsi,
usando nome e cognome e dicendo chi si è (è insufficiente un «parrinels»
dell'indirizzo e-mail); infatti bisogna mostrare d’essere «irreprensibili
e schietti, figli di Dio senza biasimo» (Fil 2,15). All'inizio la lettera
non era firmata, ora dall'ulteriore corrispondenza so che si tratta di Ferruccio
Parrinello.
Poi se il lettore avesse letto l’articolo «Pentecostali
e carismaticisti: distingui necessari», avrebbe capito
differenze sostanziali fra il movimento pentecostale classico, perlopiù
moderato, e i carismaticisti della «terza ondata».
Quanto alla «unzione», la Scrittura afferma che
tutti i credenti l’anno ricevuta, e cioè nel momento che sono stati suggellati
con lo Spirito Santo (Ef 4,30), ossia laddove è avvenuta una vera rigenerazione
(Tt 3,5; 1 Pt 1,23). Il nome stesso christianos «cristiano» ha a che fare
con l'unzione! (cfr. At 11,26; 26,28; 1 Pt 4,16).
L’apostolo Giovanni, facendo un gioco di parole,
comprensibile solo in greco o traducendo letteralmente, affermò: «Figlioli, è
l’ultima ora; e come avete udito che l’anticristo [= falso unto] deve
venire, fin da ora sono sorti molti anticristi [= falsi unti]; affinché
conosciamo che è l’ultima ora. 19Sono usciti di fra noi… […] 20Quanto
a voi, avete
l’unzione dal Santo, e conoscete ogni cosa. […] 22Chi è il
mendace se non colui che nega che Gesù è l’Unto? Egli è l’anticristo [=
falso unto], che nega il Padre e il Figlio» (1 Gv 2,18ss.22). Poi,
dopo aver parlato di seduzione, continuò: «Ma quant’è a voi, l’unzione
che avete ricevuta da lui dimora in voi, e non avete bisogno che alcuno
v’insegni; ma siccome l’unzione sua v’insegna ogni cosa, ed è verace, e
non è menzogna, dimorate in lui, come essa vi ha insegnato» (v. 27).
Si noti che l’unzione era qualcosa che i credenti
avevano ricevuto nel passato dall’Unto Gesù, il Santo. Nel presente essa
distingueva dai «falsi unti». Quindi tutti i veri credenti in Gesù l’Unto, hanno
ricevuto l’unzione, che non è qualcosa di particolare, ma che riguarda tutto il
corpo di Gesù l’Unto. Se il Capo è santo, tutto è il corpo è santo. Tutti i
credenti nel NT sono chiamati «santi» (cfr. Rm 1,7), poiché sono «unti», ossia
santificati o consacrati a Dio (cfr. Col 1,22; 1 Ts 5,23; Eb 10,10).
Sinceramente non ho capito che cosa abbia a che fare i
«falsi profeti» e le esperienze carismaticiste con la pedagogia. La
Parola ci esorta a non contaminarci con cose che egli dichiara abominevoli (cfr.
Tt 1,16): dobbiamo ubbidire alla Parola o dobbiamo fare le nostre esperienze, a
rischio di bruciarci? «Uno si metterà forse del fuoco nel grembo senza che i
suoi abiti si brucino?» (Pr 6,27).
I genuini «doni che Dio ha fatto alla chiesa»
sono una cosa, attingere al «fuoco estraneo» del misticismo e dello gnosticismo,
è altra cosa.
Ho già mostrato altrove la differenza fra «carismatico»
(ciò che è prodotto dalla charis «grazia» di Dio) e ciò che è
«carismaticista» (ciò che è prodotto «fuoco estraneo» del misticismo e dello
gnosticismo). Tutti i veri cristiani rigenerati sono «carismatici», possedendo
almeno un «carisma», un’azione della charis «grazia». Il carismaticismo è
invece un’ideologia dogmatica abbastanza recente che attinge al misticismo
religioso e alla religiosità gnostico-esoterica.
Quanto alle «reazioni emotive incontrollate», di
là da una certa «coreografia» culturale, come si conciliano esse con le
raccomandazioni apostoliche al riguardo, ad esempio: pregando con lo spirito,
non bisogna lasciare infruttuosa la propria intelligenza (1 Cor 14,15ss), ossia
non bisogna perdere l’autocontrollo né la chiara comunicazione che permette di
dire «amen»; non bisogna apparire come «pazzi» a quelli di fuori (v. 23); «ogni
cosa sia fatta con decoro e con ordine» (v. 40).
Paragonare la vita di gruppo con quella sessuale di
coppia è veramente sconcio oltre ogni rima! La chiesa non è certamente un
luogo di orge collettive! Mi meraviglio come si possano confondere le
espressioni private (intimità coniugale) con quelle pubbliche quanto alle
«reazioni emotive incontrollate»! Nella chiesa locale tutto deve mirare al pari
consentimento e all’edificazione reciproca. Solo negli «alti luoghi» avvenivano
«reazioni emotive incontrollate», che portavano a ogni sorta d’abominio (Gr
32,35; Ez 22,10s; 43,7). Il paragone sessuale fa acqua da tutte le parti.
Si afferma: «Non scambiate la presenza di Dio nei
credenti con le loro
reazioni emotive personali!». Abbiamo già ricordato sopra l’ingiunzione: «Ogni
cosa sia fatta con decoro e con ordine» (1 Cor 14,40). Come può lo Spirito
Santo produrre «reazioni emotive incontrollate», quando il «frutto dello
Spirito» è, tra altre cose, pace (= armonia), dolcezza e autocontrollo? (Gal
5,22).
Poi il finale è scontato: minacciare chi non la pensa
così di stare a bestemmiare lo Spirito Santo! Al riguardo, per semplicità,
rimando all’articolo «Peccato
imperdonabile».
10.
{Amedeo Bruno}
▲
Io
non conosco Bob Hazlett, non so se è un profeta. Ma non è affatto vero che nel
Nuovo testamento non sia presente la parola profeta (o profeta di Dio, questo
non cambia nulla), perché ad esempio, il libro degli Atti parla d’un profeta di
nome Agabo (Atti 11,28; 21,10); è ovvio che era un profeta di Dio, non credo
fosse un profeta del diavolo, dato che ciò che predisse s’avverò. Non solo, ma
come possiamo considerare uomini come Giovanni che Dio incaricò di scrivere un
libro profetico senza pari, l’Apocalisse, oppure l’Apostolo Paolo, che ricevette
da Dio grandi rivelazioni, visioni, parola di sapienza, di conoscenza, ecc. Non
credi che questi grandi uomini di Dio fossero anche dei Profeti? Io lo credo.
{26-10-2007}
11.
{Nicola Martella}
▲
Per
dire o meno alcune cose, dobbiamo fare un’analisi seria e rigorosa della
Scrittura, prendendola sul serio. In questo caso constateremo quanto segue.
■ L’espressione «profeta di Dio (o del Signore)» nel NT non esiste.
Allora si fa bene a non chiamare nessuno in specifico con questo titolo; e
neppure bisogna che qualcuno lo faccia. Come già detto altrove, nel NT troviamo
l’espressione, ad esempio, «Paolo, apostolo di Gesù Cristo» (2 Cor 1,1;
Ef 1,1; Col 1,1; 1 Tm 1,1; 2 Tm 1,1), ma mai «Paolo, profeta di Gesù Cristo»!
Deve pur significare qualcosa!?
■ Quanto ad Agabo, neppure lui fu chiamato espressamente «profeta di
Dio». Non si tratta di essere «profeta del diavolo», come si afferma con una
brutta espressione; infatti, anche il giudaismo a quel tempo aveva i suoi
profeti specialmente fra gli Zeloti (Farisei estremisti; cfr. At 5,36s), oltre
ai suoi esorcisti e taumaturghi (Mt 9,38; At 19,13s), e anche Caiàfa profetò in
quanto sommo sacerdote (Gv 11,49s). Agabo crea inoltre più domande che risposte:
era un profeta del giudaismo storico o è un giudeo-cristiano? Riguardo al tipo
di predizione di At 21, faccio notare che si avverò, sì, ma non nei modi da lui
annunziati. È stato fatto notare che ha predetto cose abbastanza materiali — una
carestia e la l’imprigionamento di Paolo a Gerusalemme (qui i dettagli non
corrispondono a quanto predetto) e circostanziate nel tempo, che in fin dei
conti non avevano alcuna importanza dottrinale per i credenti d’allora e d’oggi.
Rimando per l’approfondimento all’articolo: ►
Agabo.
■ L’apostolo Giovanni
non si titolò mai personalmente come «apostolo», sebbene abbia avuto la visione
del tempo della fine (Ap 1,9ss). Infatti, nella teologia nessun studioso
definirebbe l’Apocalisse come un «libro profetico senza pari», poiché
tecnicamente tale opera appartiene al genere apocalittico, non al genere
profetico. Infatti per «profezia» s’intende tecnicamente la proclamazione morale
dei profeti (nebi’im) dell’antico Israele nel loro tempo. Perciò, ad
esempio, Geremia era un profeta, poiché indirizzava quotidianamente messaggi al
popolo, ma non Daniele che era un «apocalittico» e faceva il funzionario di
imperatori stranieri.
■ Paolo, pur avendo ricevuto da Dio grandi rivelazioni, visioni, parola
di sapienza e di conoscenza (2 Cor 12,2ss), non si definì personalmente mai un
«profeta» né tanto meno «profeta di Dio», poiché non erano questi gli elementi
che costituivano un profetes «proclamatore». È la poca conoscenza tecnica
tra i cristiani che fa credere il contrario! Egli insistette sul suo apostolato
(Rm 1,5), che era il suo ministero di missionario fondatore e che difese ad
oltranza (1 Cor 9,1s). Egli difese il suo apostolato contro i superapostoli
gnostici che si erano intrufolati nella chiesa di Corinto e ne avevano preso il
comando, denigrandolo per di più (2 Cor 11,4s; 12,11s). Paolo li definì «falsi
apostoli, operai fraudolenti, che si travestono da apostoli di Cristo» (2
Cor 11,13ss).
■ Oggigiorno noi abbiamo giustamente una grande considerazione dei brani
predizionali
dei nebi'îm o «proclamatori» teocratici d’Israele. Se
rapportati alla lunghezza del loro ministero (e dei loro libri; cfr. Is; Gr;
Ez), l’incidenza dei brani predizionali è minima rispetto ai brani predicativi
nel loro presente. A ciò si aggiunga che un profeta legittimo per le sue
predizioni ricalcava di per sé «l’impianto predizionale dell’AT» (Dt 30),
aggiungendo solo un'attualizzazione nel suo presente. [Per l’approfondimento
cfr. «Impianto predizionale dell’AT»,
Manuale Teologico dell’Antico
Testamento, pp. 184s, e temi connessi).
■ Nel NT il concetto di profeta era cambiato
per molti versi. Per prima cosa il profetismo dell’AT era un ministero
teocratico d’Israele; come tale era cessato con Malachia. Per 400 lunghi
anni Israele non ebbe più profeti, finché venne come «fanalino di coda» dell’era
dei
profeti d’Israele Giovanni Battista, che fu definito da Gesù l’Elia che
doveva venire (Mt 11,14; Mal 4,5). Gesù rese chiaro che «tutti i profeti e la
legge hanno profetato fino a Giovanni»
(Mt 11,13). Quindi con il Battista si concluse per sempre la sequenza dei
profeti d’Israele. In Lc 16,16 Gesù aggiunse la novità rispetto all’era dei
profeti d’Israele: «La legge ed i profeti hanno durato fino a Giovanni;
da quel tempo è annunziata la buona
novella del regno di Dio».
■ Da Malachia non erano solo passati 400 anni senza profeti teocratici, ma era
cambiata anche la lingua. Infatti anche nella Palestina si parlava
perlopiù il greco e l’aramaico e l’ebraico erano solo dialetti della Giudea. In
greco il termine profetes «proclamatore, interprete» ha uno spettro di
significati molto più vasto di nabi’
«proclamatore», il portavoce di Dio nell’AT. Persone che mai nell’AT sarebbero
stati chiamati «profeti», ma che avrebbero avuto bisogno essi stessi di un
«veggente» per consultare Dio, nel NT sono chiamati in modo onorifico
profetes, ad esempio: Daniele (Mt 24,15), che in effetti era un uomo di
stato, e i poeti, addirittura quelli dei pagani (Tt 1,12). Il verbo profetein
«proclamare» fu attribuito a Zaccaria (Lc 1,67) e addirittura al sommo sacerdote
Caiàfa (Gv 11,51), che profeti non erano nel senso tecnico.
■ Nel mondo greco, il profetes non era chi riceveva la rivelazione
(ad esempio il medium o la Pizia nei templi pagani), ma chi ne dava
l’interpretazione e la proclamava. Perciò nella cultura e nella lingua
maggioritaria dell’ellenismo, in cui il cristianesimo si muoveva, non solo il
termine profetes aveva uno spettro di significati più ampio rispetto a
quello ebraico nabi’, ma cambiò del tutto la funzione nella chiesa. Ho
trattato diverse volte il fatto che, al tempo del NT, profetes non
indicasse chi prediceva, rivelando cose nuove, ma chi proclamava
annunziando ciò che era stato già rivelato (AT). Il fine era l’edificazione,
l’esortazione e la consolazione nella chiesa (1 Cor 14,3s).
Non esistevano più i profeti teocratici del vecchio patto, ossia quelli
d'Israele, e non c’erano neppure persone particolari nella chiesa che potessero
rivestire tale ministero in particolare. Per questo nel NT non si troverà mai
scritto: «Il profeta Giovanni venne e disse». Infatti, nella chiesa la regola è
questa: «Tutti, uno ad uno, potete profetare [= proclamare]; affinché tutti
imparino e tutti siano consolati» (1 Cor 14,31); è una predicazione
partecipata. Per mantenere l’ordine, Paolo ingiunse che per ogni riunione
parlassero solo «due o tre profeti [= proclamatori]» (v. 29). Ma ciò che
dicevano tali proclamatori non era ingiuntivo, poiché aggiunse: «E gli altri
giudichino», ribadendo subito dopo: «E gli spiriti dei profeti [=
proclamatori] sono sottoposti ai profeti [= proclamatori]» (v. 32).
■ È da qui che bisogna intendere anche i brani ministeriali. Purtroppo la
mancata traduzione dei termini greci, che sono stati solo adattati in italiano,
ha portato a molti equivoci. Ecco che cosa appare, se traduciamo radicalmente: «Ed
è lui che ha dato gli uni, come missionari; gli altri, come proclamatori; gli
altri, come araldi; gli altri, come pastori e insegnanti, 12per il
perfezionamento dei santi, per l’opera del ministero, per la edificazione del
corpo di Cristo» (Ef 4,11s). Similmente 1 Cor 12,28: «E gli uni Dio li ha
insediati nella chiesa in primo luogo come missionari; [gli altri] in secondo
luogo come proclamatori; in terzo luogo come insegnanti; poi, forze; poi carismi
di guarigione, assistenze, governi, specie delle lingue».
Per «missionari» s’intende quelli fondatori di chiese. Per «proclamatori»
s’intende coloro che edificano la chiesa, parlando in modo estemporaneo, perché
«ispirati» dalla Scrittura o dalle parole di altri fratelli. Infatti, «chi
proclama, edifica la chiesa» (1 Cor 14,4). Gli «annunciatori» (o
araldi) predicano l’Evangelo fuori della chiesa. I «pastori» non sono
coloro che dirigono la chiesa, ma coloro che pascono la chiesa con la cura
d’anime, quindi coloro che esercitano la cura pastorale. Gli «insegnanti»
istruivano in modo sistematico nella sacra Scrittura (allora era l’AT),
presentando la sana dottrina e tagliando rettamente la Parola di verità (cfr. le
raccomandazioni di Paolo a Timoteo e a Tito sull’insegnamento). A differenza
degli insegnanti, i proclamatori parlavano sotto l’ispirazione del momento
all’interno del processo di edificazione reciproca.
In tutto ciò c’è una logica e una strategia missionaria. I «missionari»
fondano le chiese; i «proclamatori» (spesso fanno parte della squadra del
missionario come nel caso di Paolo e del suo seguito) la edificano con discorsi
spirituali tratti dalla Parola, parlando «agli uomini un linguaggio di
edificazione, di esortazione e di consolazione» (1 Cor 14,3); gli «annunciatori»
(o araldi) portano l’Evangelo alle anime perdute; i «pastori» curano le
anime dei discepoli; gli «insegnanti» istruiscono i discepoli in modo
profondo e sistematico nella sacra Scrittura. Non era un caso che ad Antiochia,
la cui chiesa fu fondata da credenti arrivati sul posto in seguito a una
persecuzione, fu mandato dapprima Barnaba, il «figlio di consolazione», per
edificare i nuovi credenti, e lui poi andò a prendere Saulo, che era un
insegnante. Qui maturò il progetto di mandare «missionari» in altre zone e di
fungere come chiesa mandante (At 13).
■ C’è da dire che un insegnante poteva essere anche un
profetes «proclamatore», ma non viceversa. Per questo è scritto che nella
chiesa d’Antiochia v’erano cinque fratelli che erano allo stesso tempo
«proclamatori e insegnanti» (At 13,1). Nel caso negativo, i «falsi proclamatori»
sono identificati con i «falsi insegnanti» (2 Pt 2,1).
Similmente anche gli apostoloi «missionari» possono essere profetoi
«proclamatori» (Ef 2,20; gr. un solo articolo per ambedue!), ma non viceversa. I
credenti gentili sono «concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio,
essendo stati edificati sul fondamento degli apostoloi e dei profetoi, essendo
Cristo Gesù stesso la pietra angolare» (Ef 2,19s). I dodici rappresentanti
di Gesù erano «missionari» fondatori del cristianesimo e «proclamatori» della
sacra Scrittura ai fini dell’edificazione.
12.
{Nota redazionale}
▲
A distanza di molti anni, ho ricevuto la
seguente lettera: Caro Nicola, in passato, come credo ricorderà,
abbiamo avuto uno scambio epistolare di cui Le ho autorizzato la pubblicazione
integrale di alcune mie email in risposta a quanto lei scrisse riguardo a Bob
Hazlett. Di fronte ai suoi commenti a dir poco discutibili e che tuttora
biasimo, ammetto di aver espresso con toni sarcastici e coloriti il mio
dissenso, di cui faccio ammenda, la quale estendo anche a quei credenti della
chiesa dei fratelli che si sono sentiti offesi dalla mia reazione. Comunque, al
tempo della nostra diatriba ebbi l’occasione di spiegare e chiarire la mia
posizione con il defunto fratello Rinaldo Diprose, autorevole responsabile della
chiesa menzionata.
Poiché credo che tali conversazioni
non siano edificanti per la Chiesa, né utili per l’avanzamento del Regno di Dio,
e dato che sono state effettuate diversi anni fa e non sono più d’interesse per
nessuno, le chiedo, da fratello nel Messia, la cancellazione integrale dei
contenuti e dei conseguenti commenti. In attesa della sua risposta la saluto con
la pace del Messia. {28-06-2017}
Ricordo che io allora avevo «scolorito» un po’ i suoi termini offensivi, a
tratti pieni di coprofilia, per rendere un po’ più accettabili i suoi scritti
per il vasto pubblico. In seguito a tale lettera, per pietas cristiana,
ho deciso di dargli lo pseudonimo «Donato Mangia (ps.)», dietro cui si nasconde
detta persona reale, che conosceremo solo noi due.
|
La discussione continua qui: ►
Voglia di profeti e veggenti? Parliamone (2) {Nicola Martella} (T).
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-Profeti_veggenti_parla_MeG.htm
24-10-2007; Aggiornamento: 03-07-2017