Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Tutto ciò che serve per istruire il neofita nella sana dottrina e in una sana morale cristiana, per così orientarsi nell'insegnamento biblico di base, nella devozione e nel discernimento spirituale riguardo alle questioni che attengono alla fede biblica e al saggio comportamento nel mondo. È «vademecum» per chiunque voglia trasmettere la fede biblica.

   Ecco le singole parti principali:
01. La via che porta a Dio;
02. Le basi della fede
03. La Sacra Scrittura
04. Dio
05. Creazione e caduta dell’uomo
06. Gesù Cristo
07. Lo Spirito Santo
08. La salvezza dell’uomo
09. Il cammino di fede
10. La chiesa biblica
11. Ordinamenti e radunamenti
12. L’opera della chiesa
13. Il diavolo
14. Le cose future
15. Aspetti dell’etica

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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BENNY HINN E LA MISTICA DEL SANGUE? PARLIAMONE

 

 a cura di Nicola Martella

 

La mistica del sangue accomuna il cattolicesimo romano e carismaticismo! Il primo propaga la devozione di parti del corpo di Gesù, come il «sacro cuore» e il «sacro volto»; alla fantasia anatomica non c’è limite, come pure alle sedicenti reliquie connesse con la vita e la morte di Gesù: chiodi, schegge della croce, sudari, calici dell'ultima cena (Graal) e così via. Il carismaticismo parla della «potenza del sangue» di Gesù, insegna a invocare il «sangue di Gesù» come fosse una potenza a sé stante o un fluido celeste; e ciò accade sebbene tale linguaggio è estraneo al linguaggio biblico e simile a quello gnostico-esoterico.

     La contiguità di Benny Hinn col romanesimo non meraviglia. È noto, ad esempio, che egli abbia contribuito finanziariamente al restauro della cappella del Guarini, dopo il suo incendio, dove è custodita la cosiddetta «sacra Sindone» e dove si recò in pellegrinaggio insieme a Paul Crouch nel 1998. Per le altre affinità fra romanesimo e carismaticismo alla Benny Hinn rimando all’articolo «Benny Hinn e la sua spiritualità ecumenica» di Antonio Morlino. Su tale lenzuolo funebre medioevale sarebbero state impresse le sembianze del defunto mediante l’azione del sangue coagulato. [ Il lenzuolo funebre di Torino o sacra Sindone] Non meraviglia, quindi, l’interesse di Benny Hinn per esso. Egli come nell’esoterismo visita luoghi particolari, in cui pensa di trovare una particolare «unzione» (il sedicente «fluido astrale» degli esoterici), fosse la tomba della carismaticista (ed esoterista) Kathryn Kuhlman [ Benny Hinn e la sua «unzione sepolcrale»] o un particolare luogo di manifestazioni trascendentali o dove sono custodite particolari sedicenti reliquie.

     Benny Hinn parla del «sangue di Gesù» come se fosse appunto un «fluido celeste» o una «energia trascendentale» (o magnetismo), che reca potenza particolare, a chi lo invoca; i carismaticisti chiamano tale potenza impropriamente come «unzione». Si tratta di un linguaggio mutuato dall’esoterismo cristianizzato.

     Come si pongono le chiese non-carismatiche rispetto alla «mistica del sangue», diffusa da santoni mesmeristici come Benny Hinn? Esiste un atteggiamento misticheggiante simile, magari latente o strisciante, in alcuni credenti delle chiese bibliche, mutuato da movimenti e chiese carismaticisti? Ci si adatta col tempo e col consenso a tale modo di esprimersi e di concepire le cose, senza verificare che tale linguaggio e tale concezione non esistono nella Bibbia?

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

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I contributi sul tema 

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Feliciano Ferrara

2. Michele Pace

3. Nicola Carlisi

4. Emanuele Gambino

5. Nicola Carlisi

6. Gioele Dalle Crode

7. Elisabetta Russo

8. Edoardo Piacentini

9. Enzo D’Avanzo

10. Antonio Capasso

11. V. Quarantiello

12. Salvatore Paone

13.

14.

15. Vari e medi

16. Vari e brevi

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Feliciano Ferrara}

 

Scusatemi se m’intrometto, perché non chiedere a Benny Hinn per quale motivo, tempo addietro, ha offerto una bella somma di danaro, per costruire la cappella alla Sindone della chiesa cattolica in Torino? E quale effetto produce una lussuosa macchina con autista e guardia del corpo? Non parlando poi di rubinetteria d’oro e casa principesca a spese della semplicità della gente, che della Parola di Dio è ignorante. Tale gente sente il bisogno di aiuto e segue i telepredicatori, cadendo poi all’indietro nelle finte preghiere, dove la confusione è tale; l’uomo semplice non si accorge che non è quella la potenza di Dio, ecc. Fratelli, facciamo attenzione ai venditori di fumo! {01-09-2012}

 

 

2. {Michele Pace}

 

Contributo: Caro fratello Nicola, faresti bene a suggerire a chiunque si rivolge a te come filtro spirituale a rimandarli al perfetto insegnante, lo Spirito Santo. Ho ascoltato l’insegnamento del ministro Benny Hinn, e biblicamente non c’è nulla di strano. Io credo nella potenza del sangue di Gesù. Amo il passo di Apocalisse 19,13 «Era vestito di una veste tinta di sangue e il suo nome è la Parola di Dio». Non è eccellente? Ai nostri giorni tanti si credono più teologi di Dio e più maestri della Parola di Colui, che la ispirata! {01-09-2012}

 

Nicola Martella: Prendo nuovamente atto dellaffinità di concezioni e di linguaggio fra Michele Pace e Benny Hinn. Prendo nuovamente atto che ha citato un brano, in cui non si parla di ciò, che egli vorrebbe (vedi sotto), e che fa delle conclusioni alquanto avventate, visto che egli stesso ha citato un verso fuori contesto. Risponderò passo per passo.

     Ecco le domande che gli rivolgo: Potresti dirmi dove in tutto il NT è scritto che bisogna invocare il sangue di Gesù? E anche dove si parla espressamente della «potenza del sangue di Gesù»?

     Anch’io amo il brano di Apocalisse 19,13, ma in esso il sangue, di cui ha tinta la veste, non è il suo! Qui viene presentato il Logos, che viene a combattere contro gli eserciti nemici, alla fine dei tempi, e per instaurare il suo regno. In tale brano non si parla d’invocare il sangue, né di potenza del sangue. La potenza è espressa dal comando della sua bocca, visto che Egli è il generale supremo degli eserciti celesti: «E dalla bocca gli usciva una spada affilata, per percuotere con essa le nazioni» (v. 15a).

     La veste tinta di sangue dipende da altro, ossia dal giudizio sugli avversari: «Calcherà il tino del vino dell’ardente ira dell’Onnipotente Iddio» (v. 15b). Questa è un’immagine presa dall’AT, e la veste è lì tinta del sangue degli empi, che il Signore ha schiacciato (Lam 1,15). È scritto: «“Perché questo rosso nel tuo manto, e perché le tue vesti sono come quelle di chi calca l’uva nello strettoio?”. “Io sono stato solo a calcare l’uva nello strettoio, e nessun uomo fra i popoli è stato con me; io li ho calcati nella mia ira, e li ho calpestati nel mio furore; il loro sangue è spruzzato sulle mie vesti, e ho macchiati tutti i miei abiti. Poiché il giorno della vendetta, che era nel mio cuore, e il mio anno di redenzione sono giunti» (Is 63,2ss). Apocalisse 19,13 è l’adempimento di tale predizione.

     Il vino era chiamato anche «sangue dell’uva» (Gn 49,11). Il vino uscito dall’uva schiacciata, quale immagine del sangue degli uomini, durante il «giorno del Signore», si trova anche in Apocalisse 14,20s.

     Perciò in Apocalisse 19,13 non si tratta del sangue del Logos, ma di quello degli avversari di Dio, come mostra il contesto e il riferimento a una precisa predizione dell’AT.

     Come si vede, io da esegeta e teologo, non solo credo alla Parola ispirata, ma mi esercito a tagliarla rettamente! (2 Tm 2,15). Prego e spero che lo farà anche Michele Pace. Prima di sentenziare alcunché, gli consiglio di approfondire prima le cose, che afferma con tanta veemenza. {01-09-2012}

 

 

3. {Nicola Carlisi}

 

Contributo: In 39 anni di ministero, non ho mai letto che il sangue di Cristo abbia potenza di guarire le malattie o liberare dagli spiriti. Gesù cacciavi gli spiriti per la potenza della sua parola e dello Spirito Santo (Mt 8,16; 12,28-29). E sanava gli ammalati per la potenza della sua parola, come per la potenza della sua parola ha creato tutte le cose.

     Il sangue prezioso di Gesù purifica i nostri peccati (1 Gv 1,7.9; Eb 9,14). È scritto: «E presso ogni cosa si purifica con sangue, secondo la legge; e senza spargimento di sangue non si fa perdono» (Eb 9,22). È scritto ancora: «Ma ora, una volta nel compimento dei secoli, è apparso per annullare il peccato, per il sacrificio di se stesso» (Eb 9,26). Il sangue di Cristo purifica, e lo Spirito Santo santifica (1 Cor 6,11; At 15,8-9).

     Pietro e Giovanni, quando guarirono lo zoppo, dissero: «Io non ho né argento, né oro; ma quel che io ho te lo dono: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, levati, e cammina» ( Atti 3,6,7).

     Nell’Apocalisse, dove è scritto: «Era avvolto in un manto di sangue, e il suo nome è la Parola di Dio», può significare i nemici, che aveva debellati e che il loro sangue spruzzava abbondantemente nel suo mantello (Ap 14,20; 19,13). Ma potrebbe anche significare che Gesù vinse il nemico, spargendo il suo sangue per la sua chiesa (Ap 12,10-11). È scritto: «La loro vittoria è dovuta al sangue dell’Agnello e alla testimonianza, che hanno reso: non si sono attaccati alla vita, quando si son trovati in faccia alla morte» [Ap 12,11, N.d.R.]. {01-09-2012}

 

Nicola Martella: Dopo che ho risposto a Michele Pace, apprezzo il contributo di Nicola Carlisi. Quanto all’interpretazione di Apocalisse 19,13, a cui pone due possibilità, è da preferire la prima, come ho indicato sopra, poiché tale contesto adempie perfettamente una predizione fatta da Dio ben otto secoli a.C. riguardo a se stesso (Is 63,2ss). È sorprendente che proprio il Logos di Dio (Gv 1,1ss.14 «Dio presso Dio» divenuto carne) adempie tale predizione! L’ira di Dio contro i malvagi e impenitenti, di cui tanto parla l’Apocalisse, diventa così «l’ira dell’Agnello» (Ap 6,16). Altro che Gesù romanticamente illustrato sui santini e sulle icone della religiosità popolare!

 

Michele Pace: Caro fratello Nicola Carlisi, hai fatto una buona esposizione sul sangue di Gesù. Ora senza spiritualizzazioni e teologie da cattedra, il sangue di Gesù scomporato [sgorgato? N.d.R.] da Gesù, non sarebbe il sangue di Gesù, ma un fluido senza vita. Anche il nome di Gesù è potente, ma non per questo usiamo questo nome senza amare Cristo il Signore! Questo per dire che se parlo della potenza del sangue di Gesù o del nome potente di Gesù o il lembo della veste di Gesù, non parlo di semplici elementi, ma di Cristo nella sua totalità e deità! Ma la gente senza nulla da fare si compiace di alzare dei polveroni, che non fanno bene all’Evangelo!

 

Nicola Martella: Ammetto di non aver capito molto della logica e del contenuto del contributo di Michele Pace. Prendo atto che ogni occasione è buona per lui, per dare della «gente senza nulla da fare» al suo prossimo, che neppure conosce, invece di portare aventi un discorso lineare, probatorio e biblicamente fondato. Faccio notare che, se si vuole parlare di «Cristo nella sua totalità e deità», è bene farlo con linguaggio proprio della Bibbia, non con neologismi discutibili e con novità dottrinali, che confondono soltanto (potenza del sangue, lembo della veste, ecc.). Sono proprio tali cose che non fanno bene all’Evangelo!

     Inoltre, farebbe bene, per onestà intellettuale ad affermare che ha capito che in Apocalisse 19,13 non si parla del sangue proprio di Gesù e farebbe bene anche a rispondere alle domande, che gli ho posto sopra.

 

Nicola Carlisi: Caro Martella, conoscevo il passo di Isaia 63,1.6 che ho trattato nel mio libro «La chiamata della chiesa» nel capitolo «l’apparizione del Signore»; non sempre mi dilungo nelle risposte. Comunque, il fratello Michele nella risposta, che ha dato a me, è stato più generico, attribuendo ogni forza alla potenza nel nome di Gesù, cioè alla sua opera salvifica. Amiamoci nel Signore Gesù. Dio ti benedica! {01-09-2012}

 

Claudia Biscotti: Si afferma che parlare del sangue di Gesù piuttosto che della sua tunica, non vuol dire parlare di semplici elementi, ma di Cristo Gesù nella sua totalità e deità. Allora perché non parlare anche del legno della croce e dei chiodi o della corona di spine o della targa appesa alla croce?!

     Quello, che mi mette in allarme, non è la gente, che alza polveroni, perché cerca di tagliare rettamente la Parola di Dio e «richiama» le altrui coscienze all’auto-esame, ma piuttosto la placida tranquillità di coloro, che cercano spiegazioni bibliche alle proprie convinzioni e che le fanno diventare dottrine. Stiamo tutti attenti, nessuno di noi è esonerato dalla supervisione di Colui, che deve approvarci in Cristo Gesù. Pace a tutti. ♥ {02-09-2012}

 

 

4. {Emanuele Gambino}

 

Contributo: Premetto che non approvo la persona di Benny Hinn per vari motivi, che non sto qui a specificare. Non è mia consuetudine invocare il sangue di Gesù per la guarigione, liberazione ecc., ma non biasimo quei fratelli, che lo fanno. Infatti, sono sicuro che lo fanno, non perché vedano nel sangue come una sorta di reliquia, ma appellandosi a quella potenza, che è scaturita in conseguenza del sangue versato da Cristo sulla croce; di conseguenza si appellano alla vittoria di Gesù. «Poiché io ho vinto, voi pure vincerete». Come dice Apocalisse 12,11: «Essi lo hanno vinto per mezzo del sangue dell’Agnello»; ovviamente non è il sangue in se stesso, in quanto tale, ma la potenza sta in tutto ciò, che quel sangue rappresenta. Ecco credo sia questo che intendano coloro, che si «appellano» al sangue di Gesù. Dio vi benedica! {03-09-2012}

 

Claudia Biscotti: Vorrei capire cosa s’intende, quando si parla della potenza del sangue di Gesù Cristo? {03-09-2012}

 

Nicola Martella: Noi, conduttori di chiesa, dobbiamo tagliare rettamente (= dispensare, ossia interpretare ed esporre correttamente) la «Parola della verità», per non essere «operai confusi» (e confondenti) e per essere apprezzati dal Signore (2 Tm 2,15). Quindi, dobbiamo adeguare il nostro linguaggio a quello biblico. Non dobbiamo crearci immagini e neologismi moderni, che rivestiamo di una parvenza fintamente biblica e a cui ci si adatta con l’uso e col consenso.

     Se il NT non parla mai di «potenza del sangue», non dobbiamo creare al riguardo un consenso mediante la continua ripetizione. Non dobbiamo insegnare a invocare il sangue (esso in terra non esiste da 2000 anni circa), ma il nome di Cristo (Egli vive!). Il pagamento è stato fatto sulla croce, una volta per sempre (Eb 9,12; cfr. Rm 6,10; Eb 7,27; 10,10); ora si tratta di attingere da tale credito celeste mediante il Mediatore e Avvocato, ogni volta che necessitiamo il perdono (1 Gv 1,7ss).

     Non esiste una «banca del sangue», a cui attingere, ma sono i meriti di quel sangue, sparso una volta per sempre, che ci vengono accordati; mentre il sangue non esiste più in terra, i meriti di Cristo sono eternamente validi, poiché sono garantiti dalla sua risurrezione e dalla sua autorità. Il sangue non è un’entità vivente e personale, che possiamo invocare (altrimenti cadiamo nel romanesimo, che invoca il cuore, il volto, ecc. di Gesù). Il sangue di Gesù rappresenta la vita versata nella morte; ciò è avvenuto una volta per sempre; perciò, dobbiamo invocare non delle sostanze non più esistenti in terra, ma il Signore vivente, che garantisce salvezza e perdono.

     Quindi, noi conduttori per primi facciamo bene a tornare a un linguaggio biblico e a insegnare in conformità a esso.

 

Claudia Biscotti: Nicola, io sono concorde con te, la mia era una domanda provocatoria. {04-09-2012}

 

 

5. {Nicola Carlisi}

 

Contributo: Certo! Gesù ha dato tutta la sua persona. «Per questo mi ama il Padre, perché io metto la mia vita, per ripigliarla poi» (Gv 10,17). «Chi mangia la mia carne, e beve il mio sangue, ha vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (Gv 6,54) «Perché la mia carne è vero cibo, e il mio sangue è una vera bevanda» (Gv 6,55). Nel verso 55 non si tratta soltanto d’immagini, d’idee, di astrazioni; si tratta di fatti, si tratta di veri e propri benefici spirituali. Dio è la nostra luce! {03-09-2012}

 

Nicola Martella: Dato il contributo sibillino di Nicola Carlisi, sono costretto a fare questo excursus esplicativo.

     Il discorso di Gesù in Giovanni 6 era provocatorio ai fini di separare mediante lo «scandalo» i veri seguaci da quelli di comodo. Gesù, in effetti, durante il suo ministero, non aveva mai dato la sua carne a mangiare, né il suo sangue a bere. Il suo linguaggio drastico ed estremo intendeva scuotere dal torpore religioso, come quando parlò di cavarsi un occhio o tagliarsi una mano, qualora diventasse uno strumento di peccato (Mt 5,29s). Il suo messaggio illustrativo in Giovanni 6 mirava a spingere i Giudei, che lo seguivano per motivi diversi (politici, religiosi, opportunismo, fame, ecc.), a fare sul serio con Lui, riconoscendolo come Messia. In tale brano Gesù non proponeva nessun macabro rituale mistico-religioso di tipo antropofago (ciò tipico delle cosiddette «religioni dei misteri», da cui si sviluppò poi il sacramentalismo; in esse si mangiava sacramentalmente carni umane, specialmente di piccoli bambini, identificate come quelle del dio di riferimento). Gesù non fece neppure riferimento a una «cena pasquale» particolare, visto che parlava ai Giudei in genere e non soltanto ai suoi intimi apostoli.

     L’intero brano (una specie di parabola illustrativa) non si può capire senza la sua chiave interpretativa, che Gesù stesso diede alla fine: «È lo spirito quello, che vivifica; la carne non giova nulla; le parole, che vi ho dette, sono spirito e vita. Ma fra voi ve ne sono alcuni, che non credono» (Gv 6,63s). Gesù intendeva tutto il suo discorso in senso esistenziale quale chiamata a una seria sequela, e non in senso materiale né, figuriamoci, sacramentale. Egli intendeva «scandalizzare» i non-credenti, ossia che non credevano nella sua messianicità e che lo seguivano per altri scopi. Inoltre, altrove evidenziò che ogni alimento non porta contaminazione spirituale, quindi per deduzione neppure beneficio spirituale. «Anche voi siete ancora incapaci di comprendere? Non capite che tutto quello, che entra nella bocca, va nel ventre ed è poi espulso nella latrina» (Mt 5,16s).

     Quindi, in Giovanni 6,55ss Gesù non proponeva una specie di antropofagia né un sacramentalismo antropofago (come nelle «religioni dei misteri», ossia dei sacramenti); il suo era un linguaggio spirituale, con cui voleva spingere chi lo seguiva, a fare sul serio con Lui quale Messia e a identificarsi al cento percento con Lui, così come uno si cibasse di Lui e diventasse una stessa cosa con Lui. «Se siamo divenuti una stessa cosa con lui per una morte somigliante alla sua, lo saremo anche per una risurrezione simile alla sua» (Rm 6,5).

 

Nicola Carlisi: L’espressione di Giovanni 6,53-58 è metaforica. Nel verso 51 «la mia carne, che darò per la vita del mondo», accenna al sacrificio della croce sul Golgota. Nei versi 53-54 «mangiare e bere» significano che per la fede ci appropriamo della vita del nostro Signore. La fede nostra deve essere centrata sulla persona di Gesù, non su un rito o su un credo, ma nella resa di se stesso fatta in piena fiducia al nostro Salvatore.

     I versi 56-57 recitano: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre che è vivente mi ha mandato, e io vivo perché il Padre vive, così chi mi mangia vivrà anch’egli perché io vivo». Se vogliamo dimorare in lui dobbiamo partecipare per fede alla sua morte e alla sua resurrezione; quindi una completa identificazione con Lui, e una assoluta dipendenza da Lui, come crocifisso, risorto, vivente e divino Signore. «Poiché, se siamo stati innestati con Cristo in conformità della sua morte, certo lo saremo ancora in quella della sua resurrezione» (Rom 6,5).

     Il verso 58 recita: «Tale è il pane che è disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri, i quali morirono; chi mangia di questo pane vivrà in eterno». Gesù, venendo in noi per lo Spirito Santo, diventa la nostra vita, il nostro continuo sostentamento, quindi la nostra forza. A Lui la gloria ora e sempre! {04-09-2012}

 

Nicola Martella: Nicola Carlisi, il tuo precedente contributo si prestava a varie interpretazioni, essendo esso breve, con alcuni versi e senza molte spiegazioni. Ora, sì, che è tutto chiaro. E ne sono immensamente contento. Grazie di cuore.

 

Nicola Carlisi:Caro Nicola, la verità innanzi a ogni cosa; il partecipare a una divulgazione della verità dovrebbe essere un sentimento di tutti servi. Comunque, niente grazie, ma solo una lode al nostro Signore Gesù! {04-09-2012}

 

 

6. {Gioele Dalle Crode}

 

Contributo: Benny Hinn, come credo tutti i credenti, intende dire che il sangue innocente, versato alla croce, purifica coloro, che se ne appropriano credendo nel sacrificio fatto da Gesù. Chi, però, ha avuto esperienze di liberazione da demoni, sa che il diavolo e i suoi sopportano male che si nomini il sangue di Cristo, al punto che le persone indemoniate, iniziano ad avvertire una repulsione, che li spinge a vomitare fuori i demoni. Non è possibile dare una spiegazione puramente intellettuale al problema, se non si sono vissute simili esperienze. Il mio consiglio è quello di astenersi dal ridicolizzare pratiche non comprese. «E ora vi dico: tenetevi lontani da loro, e ritiratevi da questi uomini; perché, se questo disegno o quest'opera è dagli uomini, sarà distrutta; ma se è da Dio, voi non potrete distruggerli, se non volete trovarvi a combattere anche contro Dio» (At 5,38s).

            Aggiungo che Benny Hinn è un uomo e come tale soggetto ad errore come noi; solo Dio è infallibile e pertanto Lui rimane quale unico riferimento per scoprire la verità assoluta. {03-09-2012}

 

Nicola Martella: Credere nel sacrificio di Cristo, non significa invocare il suo sangue o una presunta potenza del sangue. Come ho mostrato, tale sangue non esiste in terra da due millenni circa, essendo stato versato una volta per sempre (Eb 9,12), ma i meriti di quel sangue sono garantiti eternamente da Cristo.

     Nell’affrontare questo argomento, non possiamo neppure argomentare con la «teologia dell’esperienza», attingendo dalla demonologia e dalla pratica esorcistica. È errato dire all’incirca che se «non si sono vissute simili esperienze», non si comprendono bene le cose. L’apostolo Pietro, dopo aver parlato delle sue esperienze, disse che la «parola profetica più salda», ossia delle esperienze personali! (2 Pt 1,19).

     Quindi, è singolare parlare di «astenersi dal ridicolizzare pratiche non comprese». Gioele Dalle Crode dovrebbe informarsi, prima di parlare così. Nella mia cura pastorale ne ho visti di ossessionati e demonizzati. Nel campo dell’occultismo e dell’esoterismo non ho solo poche esperienze. Da studioso ho scritto vari libri in merito, sia descrittivi (La lieve danza delle tenebre; Malattia e guarigione 1-2), sia di cura pastorale specifica (Entrare nella breccia). Quanto alla «pastorale esorcistica» in campo carismaticista, rimando in «Carismosofia» agli articoli corrispondenti alle pagine 205-225. Molte false dottrine sono nate, dando ascolto a ciò, che affermano i demoni, durante l’esorcismo. Per mia esperienza ho visto tutto il teatro, che i demoni organizzano, per far deviare l’attenzione su cose non vere; quindi meglio non fidarsi di tale coreografia e spettacolo di colui, che si traveste da messaggero di luce (2 Cor 11,3ss.13ss).

     Così pure è meglio non citare a sproposito qui le parole di Gamaliele (At 5,38s), visto che nessuno in tale contesto aveva parlato di invocare una presunta potenza del sangue di Gesù.

     Nel mio sito autori, anche pentecostali, hanno mostrato a sufficienza che Benny Hinn non è un uomo di Dio, ma un mistificatore, che distorce la Parola di Dio e accredita pratiche esoteriche, cristianizzandole. [ Benny Hinn è un «uomo di Dio» o un imbroglione?; ► Benny Hinn: un uomo di Dio?] Inoltre, la sua contiguità elettiva col romanesimo parla da sé. [ Benny Hinn e Raniero Cantalamessa]

 

 

7. {Elisabetta Russo}

 

Contributo: Non mi piace questa cosa. Benny Hinn è l’unico uomo, che diffonde l’Evangelo in ogni parte del mondo. Nessuno ha avuto questo coraggio. A volte mette a repentaglio anche la sua vita. Non sta a noi giudicare. Dio conosce il suo cuore e, se sbaglia in qualche cosa, un giorno ne dovrà rendere conto personalmente. {04-09-2012}

 

Alessio Rando: «Benny Hinn è l’unico uomo, che diffonde l’Evangelo in ogni parte del mondo»? Le cose non stanno così, c’è ne sono altri, nel passato (David Wilkerson, Watchmann Nee) e nel presente (missionari, ecc). Quindi, molti altri diffondo il Vangelo nel mondo, non solo Benny Hinn!

     Elisabetta Russo, dimmi anche che vangelo diffonde Benny Hinn: il Vangelo di Gesù Cristo o il vangelo della prosperità? I fatti mostrano che Benny Hinn diffonde quest’ultimo... lui del Vangelo di Gesù Cristo non sa neanche cosa è! {04-09-2012}

 

Nicola Martella: Quanto conosci pochi tale lupo vestito da pecora! Sarebbe interessante che Elisabetta Russo mostrasse con fatti concreti come Benny Hinn metta a repentaglio la sua vita! Forse lo farà nel suo aereo privato, nella sua limousine di lusso, guidata da uno chauffeur, o inciampando casualmente nei tappeti pregiati della sua mega-villa — il tutto acquisito con le esose offerte dei credenti. Benny Hinn, seguendo la dottrina della prosperità (la sua!), pratica questo motto: «Prima ungere e poi mungere» gli incauti credenti e le incaute chiese. Egli sa come incantare i suoi polli e come spennarli. Sotto certe tariffe manco si sposta col suo aereo privato, per fare una conferenza.

 

Elisabetta Russo: Benny Hinn è un unto. {04-09-2012}

 

Nicola Martella: Benny Hinn è così «unto» che la verità biblica gli scivola addosso!

     Per la Bibbia tutti i rigenerati hanno ricevuto l’unzione nel momento della conversione. Non esistono «unti» più unti degli altri. «Quanto a voi, avete l’unzione dal Santo, e conoscete ogni cosa. [...] Ma quant’è a voi, l’unzione, che avete ricevuta da lui dimora in voi, e non avete bisogno che alcuno v’insegni; ma siccome l’unzione sua v’insegna ogni cosa, ed è verace, e non è menzogna, dimorate in lui, come essa vi ha insegnato» (1 Gv 1,20.27). Il momento del ricevimento è nel passato (avete ricevuta) e riguarda tutti i destinatari della lettera dell’apostolo (voi); al presente essi hanno tale unzione (avete) ed essa opera in loro (dimora, v’insegna). {04-09-2012}

 

 

8. {Edoardo Piacentini}

 

Contributo: Il sangue di Gesù ci parla del sacrificio compiuto dal Signore Gesù sul duro legno della croce. L’apostolo Paolo ci esorta ad avere fede nel sangue di Gesù: «Lui ha Dio preordinato per far l’espiazione mediante la fede nel suo sangue, per dimostrare così la sua giustizia per il perdono dei peccati, che sono stati precedentemente commessi durante il tempo della pazienza di Dio, per manifestare la sua giustizia nel tempo presente, affinché Egli sia giusto e giustificatore di colui, che ha la fede di Gesù» (Romani 3,25-26).

     Attraverso il suo sangue siamo redenti e perdonati dei nostri peccati: «Egli ci ha grandemente favoriti nell’amato suo Figlio, in cui abbiamo la redenzione per mezzo del suo sangue, il perdono dei peccati secondo le ricchezze della sua grazia» (Efesini 1,6-7). E ancora: «Poiché Egli ci ha riscossi dalla potestà delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del Suo amato Figlio, in cui abbiamo la redenzione per mezzo del suo sangue e il perdono dei peccati» (Colossesi 1,13-14).

     Non c’è, però, alcun insegnamento specifico nella Bibbia riguardante l’invocazione del sangue di Gesù, anche se è prassi, nel nostro ambiente pentecostale, farlo quando siamo particolarmente tentati o quando bisogna cacciare i demoni. Tale prassi nasce, comunque, dalla «fede nel suo sangue» e «dalla potenza redentrice di esso». E, comunque, la liberazione dalla tentazione e dall’influenza demoniaca il credente pentecostale l’attende dal Signore stesso, non da una sua parte anatomica. Per cui parlare di mistica del sangue e paragonare questa invocazione alle pratiche devozionali proposte dal cattolicesimo, mi sembra un po’ eccessivo, è un calcare la mano di fronte a una invocazione, che nasce in ogni caso dalla fede. {04-09-2012}

 

Nicola Martella: Grazie, Edoardo Piacentini. Tuttavia, potresti indicarmi un solo verso, in cui in tutta la Bibbia i lemmi «potenza» e «sangue» compaiono insieme?

     ■ Ti faccio notare che «fede nel suo sangue» (Rm 3,25s) riguarda l’espiazione (sulla croce) e la giustificazione (alla conversione), secondo il principio «vita per vita» o del riscatto (Col 1,13s), non altro. Come hai evidenziato, ciò non dà licenza a invocarlo, né il sangue viene presentato come una potenza, a cui appellarsi o su cui far conto in particolari situazioni.

     ■ L’espressione «potenza redentrice» (o «potenza» e «redenzione» insieme) attribuita al sangue non esiste nella Bibbia. È scritto invece: «Tu li hai redenti [o riscattati] con la tua gran potenza e con la tua forte mano» (Ne 1,10; cfr. Es 15,13).

 

Torniamo a un linguaggio squisitamente biblico, senza scorciatoie né incrostazioni dovute al consenso dottrinale! Il carismaticismo di personaggi come Benny Hinn, che hanno molte contiguità col romanesimo, sta portando alla deriva anche molti pentecostali e credenti di altre chiese, che guardano a siffatti personaggi come modelli. La verità ci rende liberi. Il continuo «scivolare», prima nel linguaggio e poi nella pratica, ci porta alla deriva, come è successo a Efraim prima e a Giuda poi, e come è successo a tante chiese e movimenti durante il corso della storia.

 

Eliseo Paterniti: Fratello Piacentini, come pentecostale confermo che nel nostro ambito si è fatta troppa invocazione senza alcuna base scritturale. Purtroppo ricorrono frasi come «sotto il sangue dì Gesù» oppure «Gesù, lavami con il tuo sangue prezioso»; onestamente, trovo inopportune queste espressioni.

     Dal momento che noi abbiamo ricevuto Gesù nella nostra vita, siamo stati perdonati e lavati, non c’è bisogno di ripetere sempre la solita e monotona espressione «lavami…». Semmai, quando noi veniamo meno o siamo tentati, la cosa che dobbiamo chiedere a Dio è la seguente: «Padre mediante il tuo Santo Spirito controlla la mia mente, affinché si allontani ogni pensiero iniquo da me!».

     Se noi ci riteniamo nuove creature, dobbiamo condividere le parole di Paolo quando disse: «Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato sé stesso per me» (Galati 2,20). Se siamo stati crocifissi, altresì siamo risorti in lui e, quindi, dobbiamo agire nel modo per come lui vuole, che noi agiamo. {04-09-2012}

 

Giuseppe D’Addio: ‎«…ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, abbiamo comunione gli uni e gli altri, e il sangue di Gesù Cristo suo Figlio ci purifica da ogni peccato» (1 Gv 1,7). «Tre ancora sono quelli che rendono testimonianza sulla terra: lo Spirito, l’acqua e il sangue; e questi tre sono uno» (1 Gv 4,8).

     Sangue sta per sacrificio, per espiazione, per vita data in olocausto. In nessuna parte della Bibbia è scritto che il sangue di Gesù dia unzione o guarisca, ma solo che ci purifica dai nostri peccati, «se abbiamo comunione gli uni e gli altri». Non pochi usano il prezioso sangue dell’Agnello come uno smacchiatore da comprare al supermercato (sic!). {05-09-2012}

 

 

9. {Enzo D’Avanzo}

 

Contributo: Martella, tu sai bene che esistono punti dottrinali e vedute diverse da un organizzazione e l’altra, e le tante separazioni sono avvenute proprio per questioni di punti di vista. I pentecostali siamo molto differenti dalla cosiddetta Chiesa dei Fratelli, perché abbiamo un modo di vedere e fare le cose differentemente, per non dire che si tratta di presa di posizione. Il fatto nasce perché abbiamo sperimentato in prima persona che le cose funzionano così. Ora non solo Benny Hinn, ma tutte le Assemblee di Dio e le chiese pentecostali nel mondo usano invocare il sangue di Gesù, non come una persona, ma come atto finale del suo sacrificio. Ora che il sangue di Gesù ci purifica e ci netta da ogni peccato, è vero ed e certo; s’invoca quel sangue, quel sacrificio. Dice la Bibbia: «È per i suoi lividi abbiamo guarigione» (Isaia 53,5), richiamando il sangue degli animali immolati, che vengono offerti nel vecchio patto, mediante il cui sangue si copriva il peccato di chi offriva l’olocausto (Ebrei 9,13).

     Io stesso sperimento le guarigioni divine mentre ministro e predico e ricordo che il sacrificio di Gesù immolato per noi, richiamando il sangue di Gesù (non come persona); esso, oltre che toglie il peccato, porta anche guarigioni, ora avendo miracoli conclamati [? Evidenti; N.d.R.], davanti a tantissimi testimoni presenti, perché non dovrei continuare a fare tale pratica? Questa non è una credenza, ma fede in Gesù, che porta frutto. Questo non intacca nulla ai fini della salvezza e nel rapporto con Dio; la stessa Bibbia non ci dice che è sbagliato fare cosi.

     Ora a motivo di non creare quelle antipatiche divergenze, che potrebbero avere come conseguenza una mancanza di dialogo tra credenti lavati dal sangue di Gesù, sarebbe bello non creare suscettibilità, visto che le varie diversità ci sono e non solo per il sangue.

     I pentecostali sono rumorosi, parlano in lingue, escono fuori da quell’ordine del culto di 1 Corinzi, fanno evocazione [? invocazione, N.d.R.] dello Spirito Santo, ecc., ecc. Tuttavia è il popolo con la più alta crescita di fedeli negli ultimi 50 anni, mentre altri movimenti sono fermi. {04-09-2012}

 

Nicola Martella: Faccio solo presente ad Enzo D’Avanzo che a me non interessa primariamente l’appartenenza alla Chiesa dei Fratelli, ma la verità esegetica risultante dal testo in un contesto. Sul sito ho già risposta abbastanza alle cose, che tu affermi, sia in questo attuale tema di discussione, sia in un articolo e in un duplice tema (1; 2) sullo stesso argomento, in cui abbiamo discusso anni fa sulle tue convinzioni. Quindi non intendo ripetermi e rimando a ciò.

     Ti faccio solo presente che per chi si ritiene un uomo di Dio e per tale viene riconosciuto, è mala cosa appoggiare le sue convinzioni sulla «dottrina dell’esperienza» («funziona, allora continuo così»; oppure: «ciò, che funziona, è vero»). Ti ricordando due cose: ▪ 1. In Matteo 7,22s c’è un severo monito a ciò. ▪ 2. Pietro, dopo aver accennato alle sue esperienze personali (2 Pt 1,16ss), aggiunse: «Abbiamo pure la parola profetica, più ferma, alla quale fate bene di prestare attenzione» (v. 19).

     Che ai fini di guarigioni si possa invocare (o «richiamare», come afferma D’Avanzo) il sangue di Gesù, è una novità dal punto di vista della teologia del NT. Si vede che l’apostolo Pietro non era ancora abbastanza aggiornato, quando non usò tale formula, ma comandò: «Nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, cammina!» (At 3,6). Dove sta tale novità una sola volta in tutto il NT? Prendo atto che tale concezione non è neppure pentecostale, ma carismaticista.

     Con l’argomento del silenzio («la stessa Bibbia non ci dice che è sbagliato fare cosi») si possono accreditare tutte le pratiche che si vuole. Questa è una trappola per i semplici e un rischio per le chiese.

     Infine, non si può usare come argomento la crescita statistica di fedeli nelle chiese pentecostali. Ti faccio presente che la chiesa apostata di tutti i secoli è stata sempre in maggioranza e che quella del tempo della fine lo sarà oltremodo.

     Quanto alla prassi delle varie chiese, ieri, per altre cose, ho scritto il seguente aforisma sugli «aggiornamenti», ma qui ci sta bene: «Invece di pretendere di voler aggiornare la Parola di Dio, secondo le proprie convinzioni ed esperienze, facciamo bene ad aggiornare la nostra vita secondo le chiare direttive della sacra Scrittura».

 

Enzo D’Avanzo: Allora secondo la verità esegetica, che è questa: sono i frutti, che confermano chi è l’albero giusto! Quindi i frutti raccolti sono ottimi: perche non continuare? Non c’e un verso biblico, che vieta l’evocazione [? Invocazione, N.d.R.] come richiamo del sangue e del sacrificio di Gesù... quindi dov’è l’errore? (Circa la Chiesa dei Fratelli non era diretta, potevo dire i Battisti come i Valdesi, ecc.). [...]

     Caro mio, ma voi perché non pregate che Dio vi dia la stessa visione, che abbiamo noi pentecostali? Noi abbiamo dei cantici, che cantiamo nei culti: «Per quel sangue Signore io vengo a te, per quel sangue», ecc. Oppure: «Spirito Santo, fai tu, prendi tu il comando». Quindi, Martella, non vedo altro che dottrine diverse. Siamo diversi... punto e a croce... se lo siamo lo siamo. {04-09-2012}

 

Nicola Martella: Se «i frutti raccolti sono ottimi» facciamolo giudicare agli altri e specialmente al Signore. Non è bene lodarsi da sé, ma devono farlo gli altri e specialmente i fatti documentati. «Un altro ti lodi, non la tua bocca; un estraneo, non le tue labbra» (Pr 27,2).

     Quelli, che uno presenta come «frutti», se non sono oggettivamente verificati e attestati, possano essere o apparire ambigui e lasciare perplessi. Sui «frutti» di una persona e sulla sua «dottrina dell’esperienza» non si possono basare dottrine o verità di fede, né sono una prova per pratiche legittimamente bibliche. Solo alla fine, quando i libri verranno aperti, si potranno appurare tutte le cose e in modo definitivo. Come ho già ricordato sopra (Mt 7,22s), alcuni taumaturghi, convinti di fare cose straordinarie nel nome di Cristo, si vedranno respinti e sentiranno chiamarsi «operatori d’iniquità» dal Signore. Quindi, è meglio non accreditarsi prima del tempo, da una parte, e non giudicare prima del tempo, dall’altra; al contrario, per affermare ora alcunché, bisogna analizzare le cose a fondo e in modo razionale, biblico e neutrale, per poi addivenire a un giudizio imparziale.

     Nuovamente vediamo la «dottrina dell’esperienza» quale interprete della Scrittura. A ciò si aggiunga il pericoloso «argomento del silenzio». Poi ci lamentiamo che anche falsi profeti e cattivi maestri usino lo stesso argomento: «Non c’e un verso biblico, che vieta»; così accreditano falsi insegnamenti e pratiche. No, bisogna partire da ciò, che la Bibbia espressamente comanda, se vogliamo rimanere sani nella fede e nella dottrina.

     Poi l’argomento di pregare che «Dio vi dia la stessa visione, che abbiamo noi pentecostali», è quanto bizzarro; si commenta da sé. Quanto ai cantici, essi si dividono in vari gruppi: quelli che rispecchiano ciò che sta scritto; quelli, che contengono strafalcioni dottrinali; quelli, che sono banali (del tipo acqua verde e cielo blu) e non dicono nulla di biblicamente fondato. Faccio notare che il primo inno citato è una invocazione al Signore, non al sangue. Il secondo canto non è per me biblicamente fondato, poiché nel NT non esiste una sola invocazione allo Spirito Santo; ma qui è inutile dilungarsi, avendo affrontato altrove la questione. [ Pregare lo Spirito Santo?; Vieni, Spirito Santo?]

     Io preferisco non andare do là da ciò, che è espressamente scritto. E siccome non è espressamente scritto, non invoco il sangue di Cristo (ma Gesù direttamente), non mi faccio forza su una cosiddetta «potenza del sangue» (ma uso la potenza della Parola e dell’Evangelo), né rivolgo le mie preghiere e le mie invocazioni allo Spirito Santo (ma a Dio Padre nel nome di Gesù Cristo mediante lo Spirito Santo). Poi, ognuno renderà conto di ciò, che crede e insegna. Io voglio tagliare rettamente la «parola di Verità», senza aggiungervi alcunché.

 

Enzo D’Avanzo: Martella, questo lo’hai scritto tu: «Infine, non si può usare come argomento la crescita statistica di fedeli nelle chiese pentecostali. Ti faccio presente che la chiesa apostata di tutti i secoli è stata sempre in maggioranza e che quella del tempo della fine lo sarà oltremodo». Ora leggendolo bene, vedo che hai fatto un giudizio del tutto gratuito nei confronti di milioni di pentecostali di ogni esperienza. Martella, sappi che i pentecostali sono salvati e lavati dal sangue di Gesù, perdonati per grazia, e pregano e adorano lo stesso tuo Gesù e possiedono la stessa grazia salvifica di Gesù redentore, ma non hanno certo la stessa tua dottrina. Ma, a differenza tua, ci differenziamo in questo: noi non diciamo chi è apostata, ma ci rimettiamo al giudizio di Dio... Rifletti! {05-09-2012}

 

Nicola Martella: Vedo che Enzo D’Avanzo ha preso fischi per fiaschi e lavora di fantasia, e non è la prima volta. Io non mi permetterei mai di affermare che le chiese pentecostali nel loro complesso siano apostate; è «il Signore [che] conosce quelli, che sono suoi» (2 Tm 2,19). Perciò, Enzo D’Avanzo farebbe bene a leggere meglio le cose e a ponderare le parole prima di commentarle; visto le sue difficoltà di comprensione e di espressione, farebbe bene a consigliarsi prima con qualcuno, prima di scrivere cose, che poi si ritorcono contro di lui.

     Io ho affermato che argomenti statistici non sono prove e non esprimono la verità di per sé. Poi ho parlato della «chiesa apostata di tutti i secoli»; ciò non può riguardare le chiese pentecostali, visto che esse sono un’esperienza nata all’inizio del 20° secolo! Che la chiesa del tempo della fine, che sarà oltremodo apostata (2 Ts 2,3; 1 Tm 4,1), sarà composta esclusivamente da pentecostali, è una libera interpretazione della fantasia di Enzo D’Avanzo. Nessun uomo ragionevole può dire una tale assurdità.

 

 

10. {Antonio Capasso}

 

Contributo: Non so come faccia D’Avanzo ad affermare che tutti i pentecostali usino invocare il sangue di Gesù. Sono convertito da 35 anni (in una chiesa pentecostale) e, già da quando ero ragazzo, i fratelli più preparati c’insegnavano che non era corretto invocare il sangue di Gesù. L’usanza, quello d’invocare il sangue, si è introdotta in particolare nel mondo pentecostale italiano (non c’è traccia nel pentecostalesimo classico anglosassone), è questa la dice lunga, visto il retaggio cattolico degli italiani. {04-09-2012}

 

Enzo D’Avanzo: Antonio Capasso il mio pastore De Martino e un altro servo di Dio, il caro frat. Carmine Brandi, pastori delle ADI, ora con il Signore, sin dagli anni ’60 [del 20° sec., N.d.R.], quando misi i piedi in una chiesa Evangelica, invocavano il sangue di Gesù per scacciare i demoni. C’e un cantico che dice: «Scende dal Golgota il sangue, che il mio Signore versò per imbiancare». ecc. Forse non hai letto e ti sfugge che io ho scritto che il sangue viene invocato non come una persona, ma richiamando il sangue di Gesù, non come persona ma come atto di sacrificio. Ora io non conosco e non so quale chiesa frequenti, Antonio Capasso, ma vorrei avere un confronto con il tuo pastore a tale riguardo. {05-09-2012}

 

Nicola Martella: Sinceramente, invocare il sangue di Gesù per scacciare i demoni, mi ricorda più una prassi della pastorale esorcistica del romanesimo, che una biblica. Non trovo nulla di simile nella Scrittura. Concordo con Antonio Capasso che questa prassi d’invocare il sangue per guarigioni e per cacciare demoni risente del particolare clima della religione popolare corrente in Italia, opportunamente biblicizzata.

     Ribadire che s’invoca il sangue non come persona, ma come simbolo per qualcos’altro (sacrificio di Cristo, ecc.), non rende la cosa meno grave dal punto di vista scritturale; infatti, a nessuno verrebbe in mente che il sangue sia una persona. Il sangue è formato da sostanze che fuori del corpo deperiscono in breve tempo; simbolicamente esso sta per la vita. Il sangue di Cristo non esiste in terra da due millenni, perciò invocarlo è inutile. Gesù è vivente come intera persona: è Lui che bisogna invocare! Ecco degli esempi: «E lapidavano Stefano, che invocava Gesù e diceva: «Signor Gesù, ricevi il mio spirito”» (At 7,59; cfr. invece 19,13). E ancora: «…con tutti quelli, che in ogni luogo invocano il nome del Signor nostro Gesù Cristo, Signor loro e nostro» (1 Cor 1,2; cfr. invocare il Signore: At 2,21; Rm 10,12s; 2 Tm 2,22). Questa è la prassi biblica!

     Antonio Capasso appartiene alle ADI. Ora, perché Enzo D’Avanzo gli dice (quasi fosse una minaccia), che vuole avere un confronto con il suo pastore? Perché non si confronta con Antonio Capasso stesso? O non ha egli «gradi» abbastanza per rispondere con la sacra Scrittura? Non sono sicuro sulle vere intenzioni di Enzo D’Avanzo, ma ciò mi ha lasciato un retrogusto poco piacevole. È come se certe cose si possano discutere soltanto fra «generali». Se così fosse, allora ci troviamo dinanzi a un nuovo clericalismo pastorale, tipico dei carismaticisti e non dei pentecostali classici, i quali neppure volevano il titolo di «pastore».

 

Enzo D’Avanzo: Antonio Capasso, sai che il fratello Martella afferma anche che non si può né evocare, né invocare, né pregare lo Spirito Santo? {05-09-2012}

 

Antonio Capasso: Faccio notare a Enzo D’Avanzo che nel tema di discussione «Vieni, Spirito Santo? Parliamone 2» (contributo 11°) ha scritto quanto segue: «Per quel che riguarda l’invocare lo Spirito Santo, lo dico da pentecostale, non è biblico. Nella Bibbia non c’è nessuna invocazione allo Spirito Santo, né tanto meno preghiere rivolte allo Spirito, né adorazione rivolta allo Spirito. Si prega il Padre per ricevere il dono dello Spirito (Lc 11,13; At 8,15; 19,6), e non si prega lo Spirito Santo, ne tanto meno lo s’invoca. Si adora Dio per lo Spirito Santo (Fil 3,3), e non si adora lo Spirito Santo (Gv 16,14)». {14-06-2011}

 

 

11. {Vincenzo Quarantiello}

 

Contributo: Fratelli, cari nel Signore, ho seguito con interesse la vostra riflessione, però prima di esprimermi, preferirei nel limite delle vostre possibilità che facciate capire qual è la connotazione teologica ed ecclesiale della scrittura di 1 Giovanni 1,7. Grazie. Poi, semmai, discuteremo in senso costruttivo le dinamiche di tale argomento. Il Signore ci benedica. Pace. {05-09-2012}

 

Nicola Martella: Non si può leggere 1 Giovanni 1,7 senza il v. 6 e il v. 9. Ne abbiamo già parlato. Qual è il problema? Qui parla di peccati purificati dal Signore, nel momento che sono confessati (v. 9). Si parla anche di un cammino di comunione nella luce con Dio e con i fratelli (vv. 6s). Non si suggerisce qui una «mistica del sangue», che s’invochi il sangue, né che il sangue sia una potenza. Il sangue sta per la vita versata da Gesù sulla croce due millenni, i cui meriti vengono messi a disposizione del peccatore penitente ancora oggigiorno. Questo è il succo di tale cammino di luce e nella pratica della verità, che permette una salutare e legittima comunione.

 

Edoardo Piacentini: Caro Nicola, ho già scritto che non c’è alcun insegnamento specifico nella Bibbia riguardante l’invocazione del sangue di Gesù e ho spiegato che questa invocazione è una prassi tra i pentecostali, anche se non è supportata dalla Scrittura. Comunque, nell’invocare il sangue di Gesù s’intende sempre invocare l’aiuto e la protezione di Dio. In tutta la Bibbia i lemmi «potenza» e «sangue» non compaiono mai insieme, ma non si può negare che il sangue di Gesù, riferendoci al sacrificio, che Egli ha compiuto sulla croce, è potente a perdonare i nostri peccati e a redimerci dal nostro vano modo di vivere. Gesù ha versato fino all’ultima goccia del suo sangue, tant’è che dal suo costato uscì acqua e sangue, non avendo più sangue nelle sue vene, e lo ha fatto solo per noi. Per cui, nella spiritualità dei pentecostali, il ricordo di quel sacrificio, che ha portato vita in noi, non può che indurre il credente a esprimere con tutto il suo cuore la gratitudine e la lode a Colui, che non si è risparmiato per la nostra salvezza. Altra cosa è la mistica cattolica del sangue, che spinge i fedeli a «venerare» le parti anatomiche del corpo terreno di Gesù, offrendo a esse un culto idolatra e intriso di paganesimo. {05-09-2012}

 

Nicola Martella: Spiegare le cose, è sempre una cosa buona. Tuttavia, le spiegazioni non sempre scusano certi comportamenti. Nessuno mette in dubbio il significato del sangue e del sacrificio di Cristo e i suoi meriti. La spiritualità di qualsiasi movimento cristiano deve adeguarsi a ciò, che sta scritto; i tentativi di rendere plausibile qualcosa, che non sta scritto, mediante «salti mortali con triplice avvitamento» dialettico non sta bene.

     Nella Bibbia, usando le tue parole, c’è la prassi di «invocare l’aiuto e la protezione di Dio», e cioè direttamente, come pure quella di «esprimere con tutto il suo cuore la gratitudine e la lode a Colui, che non si è risparmiato per la nostra salvezza». Altro non c’è! Tanto meno ci sono presunte invocazioni del sangue o delle unzioni. Allora modifichiamo il nostro linguaggio, retaggio del romanesimo, per adeguarlo «al modello delle sane parole» (2 Tm 1,13), esercitandoci a non andare di là da ciò che sta scritto (1 Cor 4,6). Alla purificazione delle menti «dal vano modo di vivere tramandatovi dai padri» mediante «il prezioso sangue di Cristo» (1 Pt 1,18), deve seguire una purificazione del linguaggio dalle scorie religiose.

 

Roberto Modica: Edoardo, il sangue, che ci salva, è simbolico. Gesù lo verso in quel momento come sacrificio; non esiste oggi come forma reale. L’unico che lo rappresenta è il vino, che fa rivivere il momento, quando Gesù stava con gli apostoli, che immolava la Pasqua, per ricordare e rivivere quel momento di comunione, e nient’altro. {05-09-2012}

 

 

12. {Salvatore Paone}

 

Contributo: In Ebrei 9-11-14 si legge: «Ma venuto Cristo, Sommo Sacerdote dei futuri beni, egli, attraverso il tabernacolo più grande e più perfetto, non fatto con mano, vale a dire, non di questa creazione, e non mediante il sangue di becchi e di vitelli, ma mediante il proprio sangue, è entrato una volta per sempre nel santuario, avendo acquistata una redenzione eterna. Perché, se il sangue di becchi e di tori e la cenere d’una giovenca sparsa su quelli che son contaminati santificano in modo da dare la purità della carne, quanto più il sangue di Cristo, che mediante lo Spirito eterno ha offerto se stesso puro d’ogni colpa a Dio, purificherà la vostra coscienza dalle opere morte per servire al Dio vivente?».

     Tali versi implicano una sola cosa: Gesù non ha semplicemente sostituito un tabernacolo o un sacrificio. Egli è venuto a trasformare e rendere ogni cosa nuova, non con le cose di questa creazione, ma con quelle del suo regno, quindi con cose spirituali, come è stata la redenzione eterna, che ci ha concessa mediante il suo sacrificio e che è stata fatta una volta per sempre. Mentre nell’antico patto le cose venivano ripetute continuamente; ora il Redentore ha presentato un sacrificio propiziatorio, secondo il quale chi si avvicina al trono della grazia e viene rigenerato non ha alcun bisogno d’invocare il sangue di Cristo, poiché la potenza redentrice è nel Figlio, mentre tale sangue è stato l’elemento per cancellare ogni iniquità. Ora, il sangue di Cristo non è separato da Cristo stesso, come non sono separate le sue mani forate, i suoi piedi e il suo capo; ma la persona, che ha pagato, si chiama: Gesù Cristo! {05-09-2012}

 

Edoardo Piacentini: Fra poco ci evangelizzate pure, malgrado abbiamo precisato che nessun pentecostale intende invocare una parte anatomica di Cristo, ma solo ricordare il sacrificio di Cristo. Ma, evidentemente, l’avversione verso il movimento pentecostale v’impedisce di leggere gli interventi di coloro, che vi appartengono. {05-09-2012}

 

Salvatore Paone: ‎Edoardo Piacentini, non c’è nessuna avversione verso il movimento pentecostale. L’unico nostro avversario è Satana, il principe di questo mondo, il padre della menzogna e il calunniatore e l’omicida fin dal principio. Detto questo, malgrado le divergenze dottrinali, siamo pur sempre fratelli e figli dello stesso Padre celeste, che opera nei cuori rigenerati. Per cui non c’è nulla di personale, ti stimo e ti rispetto per quel, che sei, e sopratutto perché sei mio fratello in Cristo. {05-09-2012}

 

Edoardo Piacentini: Un forte abbraccio a te, caro Salvatore, nell’amore del Signore. {05-09-2012}

 

Nicola Martella: Di là dal finale positivo, trovo un po’ «smodato» e risentito il contributo di Edoardo Piacentini, palesando egli qui una inesistente sindrome d’assedio e di emarginazione, che da lui non conoscevo finora. Devo nuovamente ribadire che, biblicamente parlando, si invoca Cristo (che una persona) e si ricorda il sangue versato quale simbolo del sacrificio (che è un atto storico).

     Laddove una parte dei pentecostali fa diversamente, sbaglia (anche intendendo altro) e, come ho già detto sopra, farebbe bene ad adeguare il linguaggio al «al modello delle sane parole» (2 Tm 1,13). Infatti, con consenso, si finisce nel tempo a spostare gli accenti delle questioni. Mi fermo qui per non ripetermi.

 

 

13. {}

 

 

14. {}

 

 

15. {Vari e medi}

 

Fortuna Fico: «Gesù Cristo… ci ha liberati dai nostri peccati col suo sangue» (Ap 1,5).  Il sangue di Cristo ci ha lavati da ogni nostro peccato, liberandoci dall’unica schiavitù, che c’incatenava, quella del peccato, mediante la sua grazia, e null’altro. Tutto il resto è mistificazione e spettacolarizzazione degli uomini, che cercano «potenza personale», usando il nome del Signore, e dando al suo sangue una potenza da utilizzare a proprio tornaconto! Il Suo Sangue ci ha già liberati, non può farlo di continuo, altrimenti in cosa abbiamo creduto? {02-09-2012}

 

 

16. {Vari e brevi}

Alaimo Calogero: Quest’uomo non mi ispira molta fiducia: parlo di Benny Hinn ovviamente. {01-09-2012}

 

Fabio Ludovico: Sono senza parole per ciò, che scrivi! Non intendevo in senso positivo, ma nel contrario! {01-09-2012}

 

Alessio Rando: Prima invocano il cuore di Gesù, poi il suo sangue... ma quando impareranno a invocare Gesù stesso?! (cfr. «La mistica della dissezione» [link esterno]) {01-09-2012}

 

Mario Pinto: Benny Hinn è un pagliaccio; del Signore non se ne frega nulla. Anche l’apparenza lo inganna; era più decoroso Elvis Presley che lui. Davvero ci vuole tanto discernimento per accusarlo di essere un impostore? {04-09-2012}

 

Giuseppe Messina: Per conoscere Benny Hinn, basta vedere le decine di video, messi su YouTube. Chi me lo ha fatto fare di vederlo? Potevo risparmiarmi la visione di un dannato! {04-09-2012}

 

Franco Giudetti: Benny Hinn è sempre stato un cattolico. lo ha detto con la bocca sua. Cercate su YouTube e troverete, dove lo dice. {05-09-2012}

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-BHinn_mistica_sangue_EdF.htm

03-09-2012; Aggiornamento: 06-09-2012

 

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