Poiché questo tema è
stato molto partecipato e discusso, lo proseguiamo qui. Per la descrizione
rimandiamo all'articolo
«Vieni,
Spirito Santo?»
e alla
prima parte
del tema di discussione.
Abbiamo mostrato che l'invocazione «Vieni, Spirito
Santo!» (intendendo di solito una sua venuta dal cielo) non è sensata e
legittima dal punto di vista biblico, perché a Pentecoste lo Spirito Santo è già
venuto storicamente nella chiesa, e non se ne è mai andato via. A ciò si
aggiunga che in tutto il NT non si trova nessuna preghiera rivolta allo Spirito
Santo. L’unico, che deve ancora venire, è solo Gesù, il Messia! Lo Spirito
stesso, la Sposa dell'Agnello e i singoli credenti invocano Cristo a venire! (Ap
22,17.20).
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e
opinioni?
Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster
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I contributi sul tema ▲
(I
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I
contributi attivi hanno uno sfondo bianco)
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1. {Katana
Bushido, ps.}
▲
■
Contributo: Certo se avessimo ricevuto
lo Spirito, non faremmo tutte queste discussioni! Lo Spirito non si ragiona, lo
si vive. «Egli vi guiderà in tutta la verità» (non la nostra mente; Giovanni
16,13). «Noi parliamo di ciò che sappiamo» (Giovanni 3,11-13). Chiediamolo
e avremo «la mente di Cristo» per comprendere le cose spirituali (1 Corinzi
2,10-16). {16-06-2011}
▬
Risposta 1 (Nicola Martella): Che cos’ha a
che fare tutta questa «macedonia» eterogenea e indebitamente
versettologica col tema in corso, ossia se bisogna o meno invocare lo Spirito
Santo a venire, visto che è già venuto? Lo Spirito Santo non bisogna chiederlo
più, se si è stati da Lui rigenerati e suggellati per il giorno della
redenzione, al momento della conversione.
▬
Replica 1 (Katana Bushido, ps.): Lo Spirito
è ridiventato disponibile con la morte di Cristo, che ha pagato il nostro debito
/ peccato, contratto col nostro Padre celeste. Come ben saprai, con la nuova
nascita si riceve lo Spirito, ma poi necessita la nuova crescita. «Come
bambini pur ora nati appetite il puro latte spirituale, affinché per esso
cresciate verso la salvezza» (1 Pietro 2,2-3). Inoltre lo Spirito si può
contristare (Efesini 4,30); per cui poi necessita pregare per riconciliarsi
con Esso. {17-06-2011}
▬
Risposta 2 (Nicola Martella): «...poi
necessita pregare per riconciliarsi con Esso»? Mi è oscuro dove ciò sia
scritto nel NT; puoi delucidarmi? In tutta la Bibbia non ho trovato un solo
brano che parli di riconciliazione con lo Spirito Santo; c’è qualcosa che non ho
visto?
▬
Replica 2 (Katana Bushido, ps.): Caro
fratello Martella, spero e che il tono della sua ultima risposta non sia
sarcastica. Lo Spirito va chiesto in preghiera e anche con importunità
e con priorità, essendo la seconda richiesta della preghiera insegnata da
Cristo, insieme ad altre necessità menzionate dopo, in ordine d’importanza, come
Cristo aggiunge nella spiegazione della preghiera dell’amico che chiede i pani a
mezzanotte. Vedi Luca 11,1-13: «Signore insegnaci a pregare... Venga il
tuo Regno...»; per cui il regno di Dio non può venire esteriormente, se
prima non è venuto interiormente (Luca 17,20). Il Regno di Dio dentro di noi è
rappresentato dalla presenza dello Spirito Santo, che ci fa a immagine di Dio.
Romani 14,7 dice che il regno di Dio è costituito dallo Spirito Santo e
ne menziona alcune sue caratteristiche. Inoltre, Cristo ben sapeva che il Regno
di Dio materiale sulla terra non sarebbe venuto in quella generazione; per cui
si riferiva anche e soprattutto a quello interiore, che diventa oggetto di
richiesta nella preghiera da Lui consigliata. Anche s. Paolo prega, affinché
la chiesa riceva lo Spirito, che in questo caso non è specificato come Santo, ma
che di sicuro non viene da altre fonti (Efesini 1,16-20). Un abbraccio
fraterno... Giulio. {18-06-2011}
▬
Risposta 3 (Nicola Martella): I miei punti
interrogativi, Giulio, non devono essere caricati con altro significato.
Chiedere ha un carattere pedagogico e di stimolo alla ricerca.
In ogni modo, mi è nuova la tua tesi (altamente speculativa), secondo cui il
«regno di Dio» sia lo Spirito Santo, e ammetto che per ogni teologo risuona
alquanto singolare, se non bizzarra. Non vale la pena neppure di prendere tale
tesi in seria considerazione. Un regno è una collettività di sudditi all’interno
di confini certi; lo Spirito Santo è una persona ed è l’Inquilino del tempio del
nuovo patto, ossia la chiesa (1 Cor 3,16s; 6,19).
Spirito e regno nel NT si trovano solo tre volte insieme, ma non vengono mai
considerati identici. Il fatto che Gesù cacciasse i demoni per l’aiuto
dello Spirito di Dio, era considerato da Lui un segno che il regno di Dio (=
dominio di Dio) era pervenuto fino ai Giudei d’allora (Mt 12,28), ossia tutto
era pronto perché il regno politico messianico iniziasse. Gesù disse al rabbino
Nicodemo che «se uno non è nato d’acqua e di Spirito, non può
entrare nel regno di Dio» (Gv 3,5); nascere di Spirito fu spiegato dal
Maestro come «nascere dall’Alto», ossia da Dio; anche qui «Spirito» e
«regno» sono cose dissimili. Infine, questi due concetti ricorrono per l’ultima
volta in Romani 14,17, in cui Paolo affrontò le differenze culturali fra
cristiani giudei e gentili; qui evidenziò che il «regno di Dio» (= il dominio di
Dio) non si realizza laddove vengono osservate i precetti alimentari
della legge mosaica, ma laddove si praticano «giustizia, pace e allegrezza
mediante lo Spirito Santo». Si noti che in nessuno di questi tre brani viene
insegnato a invocare o pregare lo Spirito Santo; ed è proprio questo il
tema che stiamo discutendo qui. Gesù non insegnò, quindi, a pregare: «Padre
nostro... venga il tuo Spirito», ma «venga il tuo regno (= il tuo
dominio)», che accentuò nel significato, aggiungendo: «Sia fatta la tua
volontà anche in terra com’è fatta nel cielo» (Mt 6,10).
Ammetto che in
Efesini 1,16ss non ho trovato nessun riferimento allo Spirito Santo. E
questo per due ragioni: ▪ 1. Paolo non invocò qui «uno spirito di
sapienza e di rivelazione» né consigliò ai credenti di farlo. ▪ 2. La
locuzione «uno spirito» significa nelle lingue antiche (ma anche in
italiano) — si noti l’articolo indefinito! — «un atteggiamento mentale,
una disposizione d’animo» riguardo alla sapienza e alla rivelazione; detto in
parole povere, ciò significava: «Egli vi renda interiormente disposti a ricevere
sapienza e rivelazione per la piena conoscenza di Lui».
▬
Replica 3 (Katana Bushido, ps.): Vedo che
forse lei ha frainteso alcuni miei concetti per cui avrei fatto meglio a essere
più fiscale nei termini espressi. Il Regno di Dio viene in noi attraverso lo
Spirito Santo, chiesto in preghiera, e ricrea in noi l’immagine di Dio che
avevamo perso. Altrimenti la preghiera, consigliata da Cristo di richiederLo,
non avrebbe motivo di sussistere. Il Regno di Dio non è esclusivamente lo
Spirito Santo, ma attraverso di Lui si realizza in noi credenti; ma noto che lei
dà molta importanza ai termini e forse un po’ meno ai concetti espressi,
e questo le fa sembrare che le tesi altrui non siano né serie, né da
considerare. A volte la conoscenza gonfia (1 Corinzi 8); non dico che sia
il suo caso, ma mi piace ricordarlo. Del resto, i veri discepoli di Cristo
saranno riconosciuti dall’amore che avranno tra di loro e non dalla
conoscenza, visto che i primi discepoli di Cristo erano dei popolani senza
istruzione (Atti 4,13). Per quanto riguarda l’elenco di versetti, da lei citato,
sono oggetto di studio ben considerati anche da altri fratelli oltre a lei.
{18-06-2011}
▬
Risposta 4 (Nicola Martella): Giulio, tu
ritorni continuamente sul concetto, che lo Spirito Santo debba essere chiesto
in preghiera ma, da Pentecoste in poi, non c’è nessun esempio al riguardo, e
tanto meno che ci si debba rivolgere in preghiera allo Spirito.
Per risponderti, mi costringi a fare un breve excursus. Se non ancoriamo i
concetti ai termini biblici, apriamo le porte all’arbitrio soggettivo,
mentre Gesù e gli apostoli indicavano a ciò che «sta scritto»; questa è la via
della legittimità scritturale. Contrapporre conoscenza e amore è un
cattivo servizio per la verità. Quando Paolo scrisse che «la conoscenza
gonfia, ma l’amore edifica» (1 Cor 8,1), non intendeva la conoscenza
biblica, ma la presunta conoscenza degli gnostici, che andavano a mangiare nei
templi pagani, scandalizzando così i semplici credenti (vv. 7-13). Per Gesù
«l’amore di me» e «l’amore dell’evangelo» sono da coniugare insieme (Mc 10,29).
Paolo
stesso evidenziò che bisogna avere soprattutto l’amore per la verità (2 Ts
2,10). Per Pietro solo «l’ubbidienza alla verità» permette di «arrivare a
un amore fraterno non finto» (1 Pt 1,22). Non possiamo neppure creare la
filosofia della «santa ignoranza», citando Atti 4,13, poiché nella chiesa
Dio ha dato dottori della Parola (Ef 4,11), Paolo fu incaricato d’essere
«dottore dei Gentili in fede e in verità» (1 Tm 2,7) e Pietro stesso gli
riconobbe tale ministero (2 Pt 3,15s).
2. {Maurizio
Ruffino}
▲
■
Contributo: Nel NT si parla spesso di
«venuta» dello Spirito Santo e, quindi, secondo me, l’invocazione «vieni»
non può essere blasfema, anche perché non indica, in sé, l’origine di
questa venuta, se propria o, in modo corretto, quale invio da parte del Padre
o/e del Figlio. Non amo i cavilli posti a divisione. I cattolici romani hanno
già tante «idolatrie» senza bisogno di questa, che può essere benissimo
addebitata a una visione metaforica e simbolica di celebrazione
commemorativa e ri-attualizzante. {16-06-2011}
▬
Risposta 1 (Nicola Martella): Maurizio
Ruffino, avendo tu studiato presso la «Università Pontificia Salesiana»,
dovresti sapere che di venuta della Spirito Santo si parla solo in vista del suo
avvento a Pentecoste soltanto. Poi, non se ne parla più, poiché quando
qualcuno (qui lo Spirito) è arrivato nella sua casa (qui la chiesa),
perché dovrebbe essere ancora atteso e, addirittura, invocato di venire? Se hai
un brano chiaro e incontrovertibile, in cui da Atti 2 in poi lo Spirito
viene atteso ancora o addirittura pregato o invocato, mostralo. Qui c’interessa
l’esegesi contestuale della Scrittura, non le impressioni metaforiche o
psicologizzanti.
▬
Osservazioni (Maria Tramuto): Lo Spirito
Santo è la gioia viva dell’amore del Padre verso il Figlio. Lo Spirito Santo
è luce. È voce. È forza. È pace. È amore. È dono. È l’amico, che c’insegna ad
amare sempre di più. Lo Spirito Santo unisce i cuori. Sono d’accordo con il
fratello Ruffino, non amo i cavillini, che separano. Intanto ognuno di
voi sembra che dite le stesse cose. In fondo, lo Spirito Santo è quello che
agisce nei nostri cuori. Dio ci benedica. Amen. {16-06-2011}
▬
Risposta 2 (Nicola Martella): Maria
Tramuto, è bella la descrizione che fai dello Spirito Santo, ma le tue
conclusioni sono affrettate. Se parli di «cavillini, che separano», certo
l’esegesi della Scrittura separa fra quelli che la tagliano rettamente, per non
essere confusi (2 Tm 2,15) e quelli che non lo fanno, perché vanno oltre a ciò
che è scritto (1 Cor 4,6).
Mi domando come fai a essere d’accordo con le impressioni metaforiche o
psicologizzanti
del cattolico Maurizio Ruffino. Come facciamo a dire le stesse cose?
Probabilmente non hai capito le sostanziali differenze.
▬
Replica 1 (Maurizio Ruffino): Intanto,
Martella, è vero che ho studiato presso una università cattolica, ma io non
sono più cattolico «romano».
Inoltre lo Spirito Santo, come insegna la Bibbia (se la leggi, a volte), non
viene donato solo alla Chiesa, ma scende sui singoli fedeli in diverse
occasioni. La richiesta, quindi, «vieni» (mandato dal Padre e/o dal
Figlio) è, dunque, perfettamente legittima e inserita in un momento di
rievocazione liturgica
e storica del dono dello Spirito alla Chiesa nel giorno di Pentecoste. Forse nel
tuo modo di vivere il cristianesimo, il calendario e la dimensione
storica non hanno senso e ciò è perfettamente legittimo in una logica
dell’ottavo giorno, ma estraneo a un tempo presente nel quale dobbiamo
ancora, come dice Paolo, combattere con le armi forniteci dal nostro Salvatore.
Non avrebbe senso nemmeno allora celebrare la Pasqua o il Giorno del
Signore, né fare memoria della sua santa Cena.
Certo non mi meraviglia che di fronte a messaggi escludenti e faziosi, i fedeli
provenienti da ambito cattolico romano siano trattenuti dalla
conversione. Certo sono pochi i cristiani, che cercano d’imitare la mitezza e
l’umiltà di cuore di colui, che chiamano Maestro. Per ciò che mi riguarda,
comunque, ringrazio per la formazione biblica, che ho ricevuto nelle università
cattoliche, anche se proprio tale formazione mi ha condotto ad allontanarmi da
una dottrina temporale permeata dall’idolatria, e do per presupposto che
tu e altri possiate trovare da soli i riferimenti relativi agli accenni biblici,
che do in modo discorsivo. {17-06-2011}
▬
Risposta 3 (Nicola Martella): Maurizio
Ruffino, io dialogo con tutti: romanisti, semi-romanisti, simil-romanisti
ed ex-romanisti (oltre a tutte le altre categorie), quindi anche con te. Mi
piace farlo sempre a carte scoperte, senza passare per un altro, e mi
aspetto ciò anche dagli altri. Dichiarare ciò, che si è, è un segno di
trasparenza e lealtà; pur sapendo chi sei, dalle informazioni presenti sul tuo
profilo, non ho usato per questo un pregiudizio tale per non voler dialogare con
te, tutt’altro. Sono contento che tu abbia riconosciuto alcuni elementi della «dottrina
temporale» della chiesa romana, specialmente la sua idolatria; per questo
hai le mie simpatie.
Per il resto, il tuo discorso non è attinente al tema in corso e neppure
tanto convincente. A me interessano persone capaci di ragionare nel merito e in
modo scritturale. Inoltre, vedo che il tuo approccio al cristianesimo è
specialmente di natura liturgica; a me personalmente non interessano i giorni
da osservare
(senza esclusioni), ma il Signore da celebrare sempre e comunque in spirito e
verità.
La richiesta «Vieni, Spirito Santo» è illegittima, sia a livello globale,
sia a livello personale. Egli è venuto storicamente (e come se m’interessa la
storia!) a
Pentecoste soltanto; egli rigenera e suggella i credenti per il giorno della
redenzione. Colui, che è entrato nel suo tempio, non necessita di venire
nuovamente, né serve invitarlo a venire, visto che c’è.
La mitezza e l’umiltà di Gesù Messia stava nell’evidenziare ciò che «sta
scritto» dinanzi alle convenzioni umane che, come egli affermava, soffocano la
Scrittura.
No, così non si ragiona, quando si dà agli altri l’onere di dimostrare
con la Scrittura ciò, che personalmente si afferma; ciò mostra incapacità
esegetica e/o pigrizia mentale. Altrimenti perdiamo solo tempo...
▬
Replica 2 (Maurizio Ruffino): Faccio notare
che lo Spirito è «venuto» su Maria per la nascita di Gesù, altre volte su
Gesù stesso, viene dato da Gesù, secondo il Vangelo di Giovanni, dalla
croce, e ha riempito i convertiti di ogni tempo dall’epoca
apostolica.
In Cornelio
discende lo Spirito (Atti 10,44-48), agli apostoli parla lo Spirito (Atti
13,2-4) e Saulo (che non era presente alla Pentecoste) è colmato dallo
Spirito (Atti 13,9) e costretto dallo Spirito (Atti 20,22).
I sette spiriti davanti al trono di Dio (7 a indicare la perfezione dello
Spirito Santo accompagnano gli eventi dell’Apocalisse. I Tessalonicesi accolgono
la Parola «nella gioia dello Spirito Santo» (1,6).
Insomma non ha
nessun fondamento scritturale la tua opinione che lo Spirito sia disceso
solo a Pentecoste.
Poi, rispetto alla pigrizia mentale, ti faccio notare che io non ho, come
qualcuno, solo da preoccuparmi di ricercare brani a fondamento delle mie tesi.
La Bibbia fa parte di me e della mia ottica nel vedere il mondo, ma devo
occuparmi
di ragazzi disabili e con problemi psicologici, o che commettono reati, oltre
che di cause di separazione; e spesso ho la responsabilità di togliere o ridare
i figli ai genitori naturali. Ho, quindi, il dovere di esplorare altri campi
della scienza umana senza potermi limitare, come vorrei, allo studio della
Bibbia. {17-06-2011}
▬
Risposta 4 (Nicola Martella): Maurizio
Ruffino, a parte il fatto che Gesù non ha dato lo Spirito dalla croce,
neppure nell’Evangelo di Giovanni, in tutti i brani, che hai introdotto, non si
parla mai d’invocare lo Spirito Santo; ma questo è il tema, che
discutiamo qui. Inoltre, tutti i brani prima di Pentecoste non hanno
senso. Infatti, noi parliamo se i cristiani del nuovo patto debbano o meno
invocare lo Spirito, perché venga ancora, o se è legittimo rivolgere preghiere a
Lui.
Inoltre, i brani da te introdotti da Pentecoste in poi, parlano del fatto
che lo Spirito, che già è presente nella chiesa, riempie i credenti,
quando essi fanno la volontà di Dio, rendendoli zelanti e operosi. Anche la
rigenerazione
di chi si ravvede avviene di per sé, senza che lo Spirito Santo debba essere
invocato; nel NT non c’è un solo caso di un’invocazione del genere.
Quanto ai tuoi
nobili impegni, ti faccio presente che anche noi ne abbiamo parecchi in
questo mondo; ognuno ha i suoi. Quando però si argomenta riguardo alla verità
biblica, è bene farlo con ogni scrupolo, poiché verremo giudicati
secondo ciò che diciamo (Rm 3,4) e perché ciò che insegniamo, influenzerà gli
altri. Il pressapochismo teologico ha fatto da sempre danni; e chi ama
Dio e la sua Parola, deve tagliare rettamente la Parola della verità.
Buon lavoro e buon discernimento!
▬
Replica 3 (Maurizio Ruffino): Comunque gli
Atti ci parlano di una venuta dello Spirito per i pagani, simile, ma
posteriore alla Pentecoste e, se si parla sempre di preghiera «nello» Spirito
(Giuda 20), ciò non toglie che il termine stesso Paraclito voglia
dire av-vocato, dove il termine «vocare = chiamare» è sicuramente
centrale. Lo Spirito invoca con gemiti inesprimibili e, insieme alla
Sposa, chiede la venuta di nostro Signore; e credo che invocare la
presenza dello Spirito in noi, sia solo un atto di unione alla Chiesa e alla
volontà del Padre, tenendo conto che ci è stato chiesto di aspirare ai
carismi più alti che, insieme agli altri, da Lui derivano. Comunque,
purtroppo, non ho tempo di continuare questa discussione e di trovarti i
riferimenti. Forse hai ragione tu, ma io non la vedo, l’invocazione «vieni» così
lontana dallo spirito del Nuovo Testamento, anche se forse sbaglio. Ciao.
{17-06-2011}
▬
Risposta 5 (Nicola Martella): Maurizio
Ruffino, apprezzo il tuo tentativo di argomentare, sebbene non ho ancora visto
elementi veramente probanti nelle tue tesi.
I Gentili, al pari dei Giudei, nel libro degli Atti non fecero alcuna
invocazione dello Spirito per riceverlo. Accettando Gesù quale Messia, ottennero
da Dio
automaticamente il dono dello Spirito. Ai Giudei fu solo richiesto di
ravvedersi (At 2,38). A casa di Cornelio, mentre Pietro predicava solo
l’Evangelo, coloro che credettero, ricevettero lo Spirito automaticamente (At
10,44); infatti, i cristiani giudei presenti «rimasero stupiti che il dono
dello Spirito Santo fosse sparso anche sui Gentili» (v. 45).
Giuda
non esortò a invocare lo Spirito, ma a pregare «mediante lo
Spirito Santo» (Gd 1,20); mi sembra una differenza sostanziale.
Se usiamo
l’etimologia, significa che siamo arrivati alla frutta con gli argomenti.
Ebbene, non esiste nessun brano, in cui viene insegnata o praticata
l’invocazione dello Spirito o preghiere rivolte a Lui. È lo Spirito che
intercede per i credenti presso Dio (Rm 8,27); ed è lui, unitamente alla
Sposa, a invocare l’Agnello di venire (Ap 22,17). Ora, se nel lavoro che
fai, non tieni presente la differenza fra soggetto e oggetto, si arriva
alla catastrofe esistenziale e giudiziaria.
Concludendo, prendiamo atto che nella Bibbia lo Spirito è colui che invoca,
non colui che è invocato; mi sembra una differenza molto sostanziale.
▬ Replica 4
(Maurizio Ruffino):Mi sa che questa volta hai ragione e non posso
obiettare niente, resta però il problema dell’adorazione «in Spirito e verità»
e di come non sottovalutare questo fondamentale contatto per la nostra vita
interiore. {18-06-2011}
▬ Risposta 6
(Nicola Martella): Le affermazioni devono essere ricondotte al contesto
storico e letterario per essere intese. L’adorazione «in Spirito e verità» fu
ribadita da Gesù alla Samaritana, la quale chiedeva quale fosse il luogo
preposto all’adorazione legittima (Gv 4,20). Al luogo di culto Gesù contrappose
appunto il modo di adorare (vv. 21.23s). S’intende da sé che l’adorazione
«in Spirito e verità» non riguarda il culto allo Spirito e alla verità, ma il
modo come adorare Dio. Essa deve avvenire «in Spirito», ossia in
modo spirituale, quindi non legato alla materialità della religione («Dio è
spirito», v. 24), che spesso sfocia in idolatria; e dev’essere un’adorazione «in
verità», ossia secondo la rivelazione scritturale, poiché bisogna conoscere
Chi si adora e come farlo in modo legittimo (v. 22).
3.
{Pietro
Arnese}
▲
■
Contributo: Certamente questo soggetto è
«carico». Avendo letto quasi tutti i vari contributi, devo ammettere, da
pentecostale, che il fr. Martella (un non-pentecostale, per quanto ne sappia) ha
dato l’esegesi corretta su questo soggetto.
Mi dispiace tanto che noi pentecostali pecchiamo spesso di leggerezza
nelle cose spirituali, un male che in questi ultimi decenni ha portato a dei
veri
disastri spirituali nella Chiesa (leggi Neo-Pentecostalismo, Emerging Church
e Dio solo sa quale altro movimento è in arrivo). Quando non si osserva la
Parola, si cade inevitabilmente in errore, e l’errore non è la Verità.
Se Dio si è tanto prodigato per farci avere la sua Parola e di farla
arrivare fino ai nostri giorni, un motivo ci sarà di certo.
Ora, certamente Dio guarda il cuore (e meno male!), ma allo stesso tempo guarda
pure la pigrizia spirituale dei suoi figliuoli; pertanto, se Egli non è
un Dio di confusione e ci dà delle regole, Egli si aspetta pure che prima o poi,
queste regole siano osservate. Gesù ha chiaramente detto di rivolgersi in
preghiera,
chiedendo al Padre nel suo nome. Questo è il modo che Dio ha stabilito, e
questo è il modo corretto di rivolgersi a Lui. Non si tratta di amare meno lo
Spirito Santo o di amare Gesù più del Padre. Il cristiano ama il Padre, il
Figlio e lo Spirito Santo allo stesso modo e livello. Ciascuno di Essi ha una
parte nella nostra salvezza e non si può essere salvati, se manca uno di Loro.
Perciò...
Ora, capisco che in questo ambito tanti fanno un po’ di confusione, e
occorre procedere con saggezza e sana dottrina. La Trinità è una verità
biblica che non possiamo ignorare solo perché non riusciamo a concepirla con la
nostra mente limitata. Un giorno vedremo e capiremo appieno, per il momento,
restiamo
sicuri in ciò, che Dio ci ha già rivelato. È più che sufficiente. Il
nostro Pastore non ci fa mancare nulla! Shalom. {www.apocalypsesoon.org;
17-06-2011}
▬
Risposta (Nicola Martella): Avevo scritto
in passato che la migliore medicina alle deviazioni neo-pentecostali,
carismaticiste e misticheggianti sono pentecostali, che si attengono
strettamente a ciò che «sta scritto».
Su questo soggetto ha mostrato molta sobrietà già Antonio Capasso, che è
pentecostale. Pietro Arnese ha sintetizzato bene tutta la questione mostrando le
cause
e gli effetti di un allontanamento dalla semplice esegesi della Parola.
Tornare alla sana dottrina della Scrittura e a tagliare rettamente la Parola
della verità, è il migliore rimedio alla confusione (2 Tm 2,15).
4. {Eliseo
Paterniti}
▲
■
Contributo:
Con tutto il rispetto che provo verso di voi credo che si stia creando una
disputa molto accesa a motivo di qualche incomprensione nel spiegare alcuni
fatti. Riguardo al titolo di Nicola «Vieni, Spirito Santo», non si tratta ne di
fare richieste né d’invitarlo a venire, perché tutti possiamo
concordare che esso è stato mandato da Gesù, dopo la sua ascesa al cielo. Se
avvolte viene cantato un canto oppure se invito viene fatto è per esprimere il
desiderio e la volontà che lo Spirito Santo continui a fluire nella
nostra vita come il primo giorno che l’abbiamo ricevuto o che si è manifestato
in noi (vedete voi quale oggettivo volete esprimere).
Quando gli apostoli dissero: «Infatti è parso bene allo Spirito Santo e a noi
di non imporvi altro peso all’infuori di queste cose, che sono necessarie»
(Atti 15,28). Credo per la mia modesta riflessione che gli apostoli si
rivolgevano allo Spirito Santo, chiedendo sapienza e guida per le decisioni
che dovevano fare. Quindi, sembra che la loro preghiera potevano rivolgerla pure
allo Spirito Santo.
Certo sappiamo tutti che Gesù insegnò di chiedere al Padre qualunque cosa nel
nome suo per riceverla (Giovanni 15,16). Credo che se chiedessimo a Dio Padre di
consigliarci, di riempirci di nuova unzione e guida, il Padre stesso ci
direbbe: «Io vi ho mandato lo spirito
santo, affinché queste cose li possiate chiedere direttamente a lui».
Credo che ci sono cose, per cui possiamo chiedere allo Spirito Santo, per
ricevere risposte e consigli; ci sono altre cose che dobbiamo chiedere a
Dio Padre. Se io devo ministrare la Parola
di Dio in comunità, in una conferenza, o qualsiasi altro luogo è naturale che
chiedo la guida allo Spirito Santo affinché mi rammemora, mi guida come devo
ministrare la parola di Dio e tante altre cose, perché (ripeto) lo Spirito Santo
ci è stato dato per questo.
Da Atti degli Apostoli in poi troviamo spesso che Pietro sospinto o
ripieno di Spirito Santo oppure lo Spirito Santo parlò tramite….. questo
perché? Perché loro erano in continua comunione con lo Spirito Santo,
certamente chiedendo la guida adatta e una manifestazione particolare per il
luogo e la circostanza dove dovevano. […] {18-06-2011}
▬
Risposta 1
(Nicola Martella): Secondo Eliseo Paterniti, non si tratterebbe di
fare richieste né d’invitarlo a venire? La grammatica non è
un’opinione. «Vieni!» è imperativo, quindi esprime un comando.
Sarebbe solo il desiderio che lo Spirito Santo
continui a fluire nella nostra vita? Faccio notare che il titolo «Vieni,
Spirito Santo!» è l’inizio di vari inni in ambito del cristianesimo, sia
cattolico, sia protestante, sia evangelico. In molti di loro s’intende
esplicitamente il senso: «Vieni… dal cielo». Tale invocazione si trova
all’interno delle «Preghiere
allo Spirito Santo», dove leggiamo senza fraintendimenti che lo Spirito è
collegato attualmente in cielo: «Vieni, Santo Spirito, manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce»; sebbene questo sia un sito cattolico (cfr.
«Immacolata dello Spirito Santo»), tale preghiera viene citata e usata anche da
evangelici. Tale «pneumolatria» non ha precedenti nella sacra Scrittura, poiché
in tutta la Bibbia lo Spirito Santo non viene mai e poi mai invocato, adorato o
pregato a sé stante. È superfluo ricordare che nel NT lo Spirito Santo è
collegato da Pentecoste in poi alla terra e alla chiesa, che è il suo tempio.
Quanto a Atti 15,28, vedo che Eliseo proietta direttamente i suoi
desideri o attese nel testo. Questa è eisegesi
(proiezione), non esegesi (spiegazione testuale). Egli passa dal convincimento
interiore degli apostoli («è parso bene allo Spirito Santo e a noi») alla
tesi che essi pregassero lo Spirito Santo; ma di ciò non c’è nulla di probante
in Atti 15. Questo è tipico del falso sillogismo, che parte da una tesi e
conclusione («quindi»), che prima dovrebbe dimostrare («la loro preghiera
potevano rivolgerla pure allo Spirito Santo»).
Tralascio la locuzione «nuova unzione», che mai si trova nel NT. Dove
però Dio ha mai detto di chiedere qualcosa direttamente allo Spirito
Santo? Se partiamo dai nostri desideri e li proiettiamo nella Scrittura, dove
arriveremo con tale arbitrio soggettivo? Non possiamo partire da ciò che
immaginiamo che «il Padre stesso ci direbbe», ma ciò che ci dice realmente nella
Scrittura (esegesi invece di desideri!).
Dove possiamo constatare esegeticamente che ci sono cose competenze
differenti a seconda delle cose, che possiamo chiedere o allo Spirito o al
Padre? Io non ho mai trovato cose che «possiamo chiedere allo Spirito Santo». Se
devo ministrare la Parola di Dio, la Scrittura mi autorizza solo di
chiedere a Dio Padre nel nome di Gesù mediante lo Spirito Santo; altre
scorciatoie pneumatologiche non sono mostrate nel NT. Chi ministra la Parola,
dovrebbe conoscerla al riguardo, tagliandola rettamente.
Da un’analisi esegetica del NT risulta, sì, che lo Spirito Santo agisca in
vari modi: sospinge (At 21,4; 2 Pt 1,21), riempie (At 4,8, 13,9; Ef 5,18),
sovviene (Rm 8,26), parla (At 8,29; 10,19; 11,12; 13,2; 28,25), insegna (1 Cor
2,13), e così via. Che gli apostoli e i credenti al tempo del NT si siano
certamente rivolti allo Spirito in preghiera, è pura supposizione,
a cui non si fornisce una chiara e incontrovertibile prova esegetica.
Per il resto, rinnovo la mia stima a Eliseo Paterniti. Sebbene non ci troviamo
in sintonia su questo tema, ne abbiamo condivisi altri.
▬
Replica
(Eliseo Paterniti): Certamente, quando ho
scritto «credo», è perché ho fatto una mia interpretazione personale; con
questo non è nella mia intenzione di convincere nessuno riguardo la mia
interpretazione.
Riguardo a chiedere, solitamente quando adoro o prego, le mie
espressioni sono dall’inizio alla fine più o meno queste: «Grazie, Signore,
per…». Oppure: «Spirito Santo, ti chiedo
che tu possa guidarci o rivestirci di nuova e fresca unzione, oppure fai
sentire ancora di più la tua presenza, ecc.». Quindi, non è mia abitudine dire:
«Vieni!», ma, se alcuni lo chiedono, credo che sia solo una questione
grammaticale e non come chiedere di venire a chi è presente.
Comunque credo che è buono poterci confrontare con il reciproco rispetto
umano e cristiano per cercare di avere, fin dove è possibile, un buon feeling.
D.C.B.
{18-06-2011}
▬
Risposta 2 (Nicola Martella): Eliseo
Paterniti, con tutto rispetto, non è solo una questione grammaticale (nI
riguarda solo il «Vieni!»), ma sostanziale, come mostra la preghiera, che hai
abbozzato allo Spirito. Personalmente non la condivido, perché non
trovo nel NT nessun caso chiaro e specifico in merito. Da esegeta preferisco
non andare oltre a ciò che è scritto (1 Cor 4,6) e, per non essere un
operaio confuso e confondente, mi faccio scrupolo di tagliare rettamente
la Parola della verità (2 Tm 2,15).
Io, in stretta conformità con la Scrittura e per non sentirmi colpevole verso di
essa (cfr. Rm 14,23 «tutto quello che non vien da convinzione è peccato»),
formulerei così la tua preghiera: «Padre celeste, ti chiedo che tu possa
guidarci col tuo Spirito, rivestirci di nuovo zelo e farci sentire ancora di più
la tua presenza».
Ribadisco ancora una volta che la locuzione «nuova (fresca, ecc.)
unzione» non si trova nel linguaggio biblico, ma è un neologismo
carismaticista, che io evito, usando i termini propri della Scrittura: zelo,
rinnovamento, ecc.
5. {Nunzio
Nicastro}
▲
Il Signore ci ha
ordinato di ubbidire a ciò, che è scritto sulla Parola profetica più
salda, e di non andare oltre (1 Cor 4,6). Ciò, che va oltre la Parola profetica
più salda, non è Parola di Dio, ma è parola di uomini, sedotti dal nemico. «Le
cose occulte appartengono al Signore nostro Dio, ma le cose rivelate sono
per noi e i nostri figli per sempre, perché mettiamo in pratica tutte le parole
di questa legge» (Dt 29,28). «Ma voi
carissimi, edificando voi stessi nella vostra santissima fede, pregando
mediante lo Spirito Santo, conservatevi nell’amore di Dio, aspettando la
misericordia del nostro Signore Gesù Cristo, a vita eterna» (Giuda 20). «Pregate
in ogni tempo, per mezzo dello Spirito, con ogni preghiera e supplica»
(Ef 6,18).
Sono d’accordo con ciò,
che Nicola Martella ha esposto, perché ha parlato esclusivamente mediante la
Parola profetica.
Riguardo a Enzo
D’avanzo
[►
qui],
lo esorto nel nome del Signore a ravvedersi e a tornare a ciò, che è scritto.
Maranatha. {22-06-2011}
6. {}
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7. {}
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8. {}
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9. {}
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10. {}
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11. {Vari
e medi}
▲
■
Cetty Brancato: Se la gente
leggesse bene la Parola di Dio, tutte queste esortazioni non ci sarebbero. Io
non sono una studiosa, ma quello che ha scritto Martella, io
già lo sapevo; come? Leggendo la Scrittura; sono così chiare le parole di
Dio. Dopo circa 2.000 anni o più, si parla sempre delle stesse cose, di
evangelizzazione niente, ormai non serve, si parla solo tra cristiani a
chi ha più ragione o a chi ne sa di più. E ai non cristiani chi ci pensa? Noi
siamo stati chiamati a evangelizzare, a portare la Buona Novella... ma lo
facciamo veramente? Veniamo distratti dai tanti discorsi dei credenti e
dimentichiamo facilmente qual è il nostro compito, cioè annunciare al mondo
l’Evangelo. {12-06-2011}
▬
Risposta
(Nicola Martella): L’evangelizzazione è importantissima, ma anche
l’insegnamento e l’apologetica (difesa della verità), come pure gli
altri ministeri (p.es. consulenza). Se così non fosse, non ci sarebbero
differenti carismi e ministeri. È bene che ognuno serva secondo i doni
spirituali ricevuti.
■
Salvatore Paone: Giusto,
Nicola, ottima analisi contestuale. Invocare lo Spirito Santo, non è biblico.
Per quanto Egli sia la terza persona della Trinità, ha un ruolo ben noto,
quello di ammaestrare, di convincere di peccato, di ammonire, di esortare, di
edificare il corpo di Cristo, cioè la chiesa. I credenti nati dallo Spirito,
hanno come caparra il sigillo dello Spirito Santo. Egli vive nei cuori
dei rigenerati e non esce, come alcuni sostengono. Anche se in qualche modo per
mezzo della carne possiamo rattristarlo, contristarlo, anche spegnerlo, non è
scritto in nessuna parte che vada via. Lo Spirito Santo non va invocato,
nessuno degli apostoli ha mai detto: «Vieni Spirito Santo». Non è corretto
perché Egli vive già nei credenti, ora mi chiedo da dove deve venire?
{14-06-2011}
■
Antonio Capasso: Non
condivido la spiegazione dei versi di Gioele, specialmente che si dica
che essi riguardino i soli Giudei durante la tribolazione. Comunque non è questo
il tema e mi fermo qui. Per quel che riguarda l’invocare lo Spirito Santo, lo
dico da pentecostale,
non è biblico. Nella Bibbia non c’è nessuna invocazione allo Spirito
Santo, né tanto meno preghiere rivolte allo Spirito, né adorazione rivolta allo
Spirito. Si prega il Padre per ricevere il dono dello Spirito (Lc 11,13;
At 8,15; 19,6), e non si prega lo Spirito Santo, ne tanto meno lo s’invoca.
Si adora Dio per lo Spirito Santo (Fil 3,3), e non si adora lo Spirito Santo
(Gv 16,14). {14-06-2011}
■
Pietro Cruccas:
C’è molta confusione sullo Spirito Santo. Ha ragione Nicola, lo Spirito Santo è
già venuto ed è la guida «spirituale» della Chiesa. È lo Spirito che
trasforma i cuori e le menti di coloro, che si affidano a Dio. Io ho creduto in
Cristo e sono stato salvato. Da allora lo Spirito Santo
è presente e ci guida anche in quei momenti, in cui la fede è barcollante
e non riusciamo ad avere una visione chiara. {16-06-2011}
■
Luisa Lauretta:
Caro Nicola, leggendo il tuo articolo, hai sciolto finalmente un dubbio
che avevo. Infatti, leggendo il Nuovo Testamento, non ho mai trovato
un’invocazione fatta allo Spirito Santo, da parte degli apostoli. Ora, con santa
pazienza, rileggerò con più cura i Vangeli, per vedere se mi sia sfuggita una
cosa così importante, e poi ti farò sapere. Dio ti benedica sempre!
{17-06-2011}
12. {Vari
e brevi}
▲
■
Fortuna Fico:
Concordo! Anch’io dissento, quando leggo: «Vieni Spirito Santo»; e penso:
Poverini, non l’hanno ancora ricevuto... Allora cos’è che li ha convinti
di peccato? Con che sono stati suggellati, quando hanno creduto? Mistero!
{12-06-2011}
■
Luisa Piana: Grazie per
questa spiegazione. Purtroppo in tanti invocano lo Spirito Santo, mentre è
per mezzo dello Spirito Santo che noi possiamo pregare il Signore. Questo ho
compreso e spero di aver compreso bene. {12-06-2011}
■
Marco Ciavarella: Ciò che
scrivi è vero. Molto spesso, però, questo è dettato dalla scarsa conoscenza
della Parola di Dio, dall’ingenuità e dagli insegnamenti dei falsi
profeti. Quando preghiamo, non rivolgiamoci a santi e madonne, ma
rivolgiamoci a Dio, mediante Gesù, Figlio suo. {12-06-2011}
■
Gaetano Nunnari: Sottoscrivo
la «Dichiarazione di Berlino» del 1909: «Noi non attendiamo una nuova
Pentecoste; ma attendiamo il ritorno del Signore». {13-06-2011}
■
Maria Tramuto:
«L’unico, che deve venire ancora, è solo Gesù Messia». Amen. {12-06-2011}
■
Cetty Brancato:
Grazie, caro Nicola, per avermi fatta partecipe di questo tuo articolo, che
condivido appieno. Che Dio ti benedica sempre. Dio ti usi, come già ti sta
usando... senza bisogno d’invocare lo Spirito Santo; che tu possa essere per
tutti un esempio.{16-06-2011}
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/T1-Vieni_SpiritoS2_EdF.htm
17-06-2011; Aggiornamento:
19-06-2011 |