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BENNY HINN E LA SUA «UNZIONE SEPOLCRALE»

 

 di Antonio Morlino

 

In questo mio articolo dal titolo inquietante, intendo rispondere ad un’ennesima obiezione mossa da Stefano Ferrero, che si è fatto «paladino» del «Movimento della Fede» e che in una delle sue tante e-mail, indirizzate alla redazione di «Fede controcorrente», ha difeso a spada tratta il Benny Hinn, cercando di scagionarlo dall’accusa di divinazione e negromanzia, accusa che io gli avevo mosso nel mio primo articolo «Benny Hinn: un uomo di Dio?». In quest’ultimo avevo infatti scritto: «Sì, perché Hinn si reca spesso presso la tomba di questa signora defunta [N.d.R.: Kathryn Kuhlman], pregandola, e presso la tomba di un’altra grande predicatrice del passato, Aimee Semple McPherson, entrambe donne di dubbia reputazione quanto alla vita privata e al ministero pubblico». Seguì secca la giustificazione «biblica» di Stefano: «È perfettamente biblico che presso la tomba di un servo di Dio ci possa essere ancora una potente unzione. Basti leggere 2 Re 13,21 dove un morto a contatto col corpo di Eliseo su cui dimorava ancora una potente unzione sia risuscitato! Hinn inoltre quando si reca presso queste tombe non prega le serve di Dio morte ma il Signore Gesù stesso». Ma è biblicamente sostenibile questa tesi, che battezzerò, dell’«unzione sepolcrale»?

     In questo articolo cercherò di chiarire maggiormente che cosa intendevo parlando di «divinazione» e «negromanzia» praticate da Hinn, conducendovi in un nuovo viaggio nel suo fantasmagorico mondo «occulto», questa volta fra tombe, sogni e apparizioni.

     Cominciamo con il rapporto fra Benny Hinn e Kathryn Kuhlman, che potrebbe essere definito una vera love story — di amore platonico e tutto spirituale, s’intende, visto che i due non s’incontrarono mai personalmente (da vivi), e a senso unico fra Benny e Kathryn, un po’ come fra Leopardi e Silvia (sebbene il paragone ci porti a livelli ben più alti di poeticità!) — la quale ebbe inizio, come racconta lo stesso Hinn in «Buon giorno, Spirito Santo», durante una crociata tenuta a Pittsburgh nel dicembre del 1973 dalla celebre evangelista vestita di bianco. In quell’occasione, Hinn sperimentò una serie di strane «vibrazioni» nelle due ore prima che cominciasse la riunione, che lo scossero in modo incontrollato. Poi, quando apparve la Kuhlman, Hinn sperimentò una conversione sconvolgente e decise in cuor suo di avere esattamente ciò che aveva quell’incredibile donna, da cui rimase ammaliato. Quella stessa notte, dopo la crociata, Hinn testimonia di aver incontrato la Persona dello Spirito Santo in un’esperienza di otto ore in cui la sua camera d’albergo fu ripiena della gloria di Dio.

     Da allora, la vita e il ministero di Hinn furono non solo scossi, ma letteralmente ossessionati dalla presenza della Kuhlman, che divenne davvero la sua «guida spirituale» o, se preferite, il suo «spirito guida», tanto che Hinn si riterrà un discepolo della compianta predicatrice, avendone ereditato l’unzione, anzi, la «doppia porzione» come Eliseo con Elia. Chi ha conosciuto la magnetica predicatrice di origini tedesche, l’ha vista ministrare o ascoltata predicare, o semplicemente abbia visto dei filmati o ascoltato delle registrazioni, non farà fatica a scorgere nel modo di fare di Hinn incredibili somiglianze — per non dire imitazioni — a cominciare dal colore degli abiti, dal modo di scandire le parole e di muoversi sul palcoscenico, sebbene la Kuhlman fosse meno «esuberante», ma sicuramente non meno teatrale nelle sue performance di «prima donna» cariche di pathos e di misticismo (credo, invece, che per l’impostazione scenica da «musical» delle sue crociate, Hinn si sia ispirato piuttosto alla McPherson, che influenzò anche personaggi del mondo dello spettacolo dei suoi tempi quali Charlie Chaplin).

     Alla morte della Kuhlman, però, la love story si trasformò in una dark story dalle fosche tinte decisamente cimiteriali. Hinn vide in una visione onirica la Kuhlman nella bara, vestita ovviamente di bianco, nel giorno stesso della sua morte avvenuta il 20 febbraio 1976, essendo così avvertito in sogno della sua morte ancor prima di apprenderlo dai telegiornali. Venti anni più tardi, l’11 giugno 1997, durante una puntata del programma «This is Your Day!», Hinn racconta di aver avuto un’altra «visione notturna» in cui testimonia di aver incontrato la Kuhlman (già deceduta da tempo), di aver sperimentato di nuovo le scosse elettriche nel corpo e di averle sentito dire: «Seguimi».

     Hinn ha testimoniato spesso di aver avuto esperienze extracorporee nel «mondo dello spirito», nonché apparizioni del Signore Gesù, di angeli e di santi defunti, come quando gli apparve un uomo nella stanza per due giorni di fila, per la cui descrizione lascio la parola allo stesso Hinn: «Era alto 1,90 circa. Anziano. Aveva la barba. […] Una bianca barba scintillante. Il suo volto era alquanto scarno, ma assai marcato! Gli occhi erano di un azzurro cristallino. Aveva un abito bianco [anche lui!], più bianco di quanto possa mai diventare la mia camicia. Sul suo capo c’era… una specie di scialle… una specie… una specie… una specie di copricapo. Sembrava un sacerdote. Ma ogni sua parte luccicava come il cristallo. Ed io parlai ad alta voce e dissi: “Signore, chi è quest’uomo che vedo?”. Ebbene, lo so che forse state pensando che me ne sia andato di testa, ma il Signore disse: “Elia, il profeta”» (Honolulu, 28 febbraio 1997).

     In quella stessa occasione, Hinn parlò poi di un’altra visione che ebbe come protagonista di nuovo la Kuhlman con un gruppo di altre persone: «C’era almeno un gruppo di cinquanta-settanta persone sedute e che mi stavano dicendo: “Prega! Chiedi a Dio di darti un ministero di guarigione che toccherà il mondo!”. E, improvvisamente, sentii la voce di Kathryn [Hinn schiocca le dita] e, dal nulla, improvvisamente, eccola lì: era lì, limpida come il cristallo. E lei, con il suo bel sorriso, disse nel suo solito modo di parlare: “Chiedi! Stiamo aspettando che tu chieda! Stiamo pregando con te che tu chieda!”. E la visione scomparve».

     Però, oltre ai sogni e alle visioni, Hinn ha dichiarato più volte di recarsi spesso presso le tombe tanto della Kuhlman quanto della McPherson, l’altra «donna della sua vita» (a parte la moglie, su cui è meglio stendere un velo pietoso, viste le vicende di grottesca tragicomicità di cui è protagonista) che furono delle vere «star hollywoodiane» dei loro tempi, la cui gloria fu offuscata in vita per alcuni fatti davvero poco edificanti. Riguardo alla Kuhlman, sono celebri alcuni eventi come il matrimonio con l’evangelista divorziato Burroughs A. Waltrip, che finì a sua volta in un divorzio; alcune questioni finanziarie abbastanza torbide relative a Oral Roberts; il suo ecumenismo e l’amore per il cattolicesimo, che la portò l’11 ottobre 1972 a un’udienza privata in Vaticano con il papa Paolo VI, il quale, dopo averle fatto i complimenti per il suo «mirabile lavoro», le regalò una medaglia d’oro su cui era incisa l’immagine di una colomba, simbolo dello Spirito Santo. [N.d.R.: Paolo VI è stato definito il «papa massone» da insigni studiosi.] Personalmente, ho trovato una celebre biografia della Kuhlman intitolata «Daughter of Destiny», scritta da Jamie Buckingham, a dir poco raccapricciante per il ritratto di una donna che mostrava, in privato, un carattere troppo poco somigliante a quello di Cristo. Non meno raccapriccianti sono i profili anche di altri «generali di Dio», fra cui questa predicatrice di origini tedesche, fatti dal predicatore e autore di successo Roberts Liardon — omosessuale confesso, ma pentito (pare) — nel suo best-seller «God’s Generals»).

     Che dire, invece, della diva assoluta nell’America della prima metà del Novecento, Aimee Semple McPherson (fondatrice della «Chiesa del Vangelo Quadrangolare»), nota come «sister Aimee», con due divorzi e un aborto alle spalle e trovata morta il 27 settembre 1944, all’età di soli 54 anni non ancora compiuti, per un’overdose di barbiturici? Si sospettò il suicidio (assai comune fra le stelle dello spettacolo oramai al tramonto), mentre i suoi accaniti sostenitori parlarono di «errore umano» e ne aspettavano la probabile e imminente risurrezione, visto che la loro eroina fu sepolta insieme a un telefono, nel caso si svegliasse, risuscitando, e volesse uscire dalla sua sontuosa urna nel Forest Lawn Memorial Park Cemetery di Glendale, in California, dove giace anche la Kuhlman insieme a tante altre stelle spente dello spettacolo come Humphery Bogart, Spencer Tracy, Walt Disney e Clark Gable… Però, a distanza di più di 60 anni, non mi risulta che sia giunta finora una telefonata dall’altro mondo da parte di una certa «sister Aimee»… A ogni modo, la star è risorta davvero per i suoi fan, grazie proprio ai miracoli dello «spettacolo», in questo caso della cinematografia, visto che sulla sua vita sono stati realizzati vari film, di cui uno appena uscito. Come dire: «The show must go on!».

     Adesso, però, torniamo insieme a Hinn sulle tombe di queste due «sante donne» taumaturghe per vedere che cosa egli sia andato a cercarvi e cosa, forse, vi ha trovato. Leggiamo la sua stessa testimonianza: «Una delle esperienze più strane che ho avuto qualche anno fa [l’ho fatta] visitando la tomba di Aimee in California. Questo giovedì sono alla TBN. Venerdì andrò a visitare la tomba di Kathryn Kuhlman. È vicina a quella di Aimee nel Forest Lawn Cemetery. Ci sono già stato una volta e, di quando in quando, mi piace andare a porgervi i miei omaggi, perché questa grande donna di Dio ha toccato la mia vita. E quella tomba, uh, dove lei è sepolta è chiusa, vi hanno costruito dei muri tutt’intorno. Non potete accedervi senza una chiave e io sono fra le pochissime persone che possono entrarvi. Però non dimenticherò mai quando vidi la tomba di Aimee. È incredibilmente teatrale. Costei fu una donna tale che la sua tomba ha degli angeli di 2 metri in ginocchio su ogni lato della sua tomba con una catena d’oro tutt’intorno. E così — così com’è incredibile che qualcuno muoia con gli angeli che si inginocchiano da ogni lato della sua tomba, io sentii un’unzione tremenda quando fui lì. Davvero io, io… io, sentite questo, tremai quando visitai la tomba di Aimee. Stavo tremando dalla testa ai piedi. La potenza di Dio venne su di me. […] Credo che l’unzione si sia fermata sul corpo di Aimee. Credo che forse questo vi sciocchi. […] Voi… voi… sentirete l’unzione alla tomba di Aimee. È incredibile. E a quella di Kathryn. È meravigliosa. Ho saputo di persone guarite quando hanno visitato quella tomba. Sono state totalmente guarite dalla potenza di Dio […]» (7 aprile 1991).

     Ammesso e non concesso che a essere seppelliti in quelle tombe vi siano i cadaveri di due autentiche «donne di Dio», che trasudavano in vita l’«unzione divina» (non mi soffermo sulla liceità di questa definizione per indicare i carismi di guarigione e di miracoli), è biblicamente giustificato ricorrere alla storia narrata in 2 Re 13,21 per affermare che ci possa essere un «trasferimento di unzione» dai morti ai vivi, come fanno il nostro Stefano e lo stesso Hinn, ma anche i nostri amici cattolici per giustificare il «culto delle reliquie» degli uomini e delle donne defunti e ritenuti santi? È possibile che vi sia qualche comunicazione spirituale fra i morti e i vivi? È questo che accadde nel caso del morto risuscitato a contatto con le ossa del profeta Eliseo defunto? Inoltre, sarebbe sbagliato intravedere in tutto questo il «culto dei santi» cattolico, con la dottrina relativa dell’intercessione dei santi (morti) in favore dei vivi, visto che non solo queste signore, da morte, «comunicano» dei doni spirituali, ma addirittura, in un’apparizione, la Kuhlman afferma di stare pregando insieme con altri personaggi non ben definiti in favore di Hinn? Qual è la giustificazione biblica di tutto questo?

     Io stesso, quando ero un fervente cattolico, ho strofinato parecchi fazzoletti sulle tombe di grandi «santi», sperando che s’impregnassero delle virtù taumaturgiche contenute nei resti o sul cadavere incorrotto del «santo» di turno. Non dice forse la Scrittura che Dio operava così tanti prodigi mediante Paolo «che si mettevano sopra i malati dei fazzoletti e dei grembiuli che erano stati sul suo corpo, e le malattie scomparivano e gli spiriti maligni uscivano» (Atti 19,12)? Certo, ma in questo caso Paolo era ancora vivo! Tornando alla vita di Eliseo, vorrei anche ricordare che Elia rilasciò la famosa «parte doppia del [suo] spirito» al suo figlio-discepolo poco prima di essere rapito in cielo, ma quand’era in vita, e che Eliseo raccolse il mantello del suo padre-maestro non quando questi era morto o toccandone il cadavere (cfr. 2 Re 2,8-13). Inoltre, parlando di defunti, vorrei rammentare velocemente che, nella Bibbia, i cadaveri sono ritenuti impuri, tanto che toccandoli ci si contamina ritualmente e bisogna purificarsi (cfr. Numeri 19,10ss), al punto che i cimiteri e le tombe sono visti come territori impuri, dove spesso dimorano spiriti immondi: ecco perché l’indemoniato geraseno «stava fra le tombe» (Luca 8,27) e «aveva nei sepolcri la sua dimora» (Marco 5,3); e anche gli indemoniati gadareni erano «usciti dai sepolcri» (Matteo 8,28). In questi celebri avvenimenti evangelici, ci fu eccome un «trasferimento di spirito» — o di «unzione», se preferite — ma dall’indemoniato (o dagli indemoniati) fra le tombe ai porci (animali sommamente impuri)!

     Tornando, quindi, alla risurrezione del morto a contatto con le ossa di Eliseo, voglio far notare qualche altra cosa. Anzitutto, si tratta di un caso unico nella Scrittura che non ci viene mai detto di imitare, anzi… In un altro caso di cadavere di un grande uomo di Dio davvero unto, Mosè (probabilmente il maggiore insieme a Elia e secondo solo a Gesù Cristo), la lettera di Giuda al v. 9 accenna a una disputa fra l’arcangelo Michele e il diavolo per il corpo di Mosè, il cui rimando è a un aneddoto narrato nell’apocrifa Assunzione di Mosè (che riprende un’antica tradizione giudaica, come affermano anche Clemente Alessandrino e Origene), il cui scopo, a mio avviso, fu appunto di sottrarre all’idolatria la salma di un uomo che parlava con Dio «faccia a faccia» (Esodo 33,11) tanto che, talvolta, dopo tali incontri, la sua pelle diventava «tutta raggiante» (Esodo 34,35). Il diavolo avrebbe voluto far cadere il popolo d’Israele nell’idolatria del suo cadavere, che si sarebbe facilmente trasformata in negromanzia, assai praticata a quei tempi in Egitto e da tutte le nazioni pagane, dedite com’erano alle pratiche divinatorie e al culto dei morti, cose continuamente biasimate nelle Scritture, la cui condanna più celebre si trova in Deuteronomio 18,9ss. Faccio anche notare che, rievocando questo aneddoto, Giuda stava combattendo contro un’insidia demoniaca dei suoi tempi, ossia quella dei falsi maestri che s’infiltravano nella comunità cristiana, paragonandoli anche a Balaam perché si erano traviati per «amor di lucro» (v. 11: si ricordi tutto il discorso sulle false profezie di Hinn e del suo amore per il denaro nei miei precedenti articoli).

     In secondo luogo, non si tratta del «trasferimento» di doni soprannaturali, ma di un evento prodigioso a contatto con i resti di un uomo che in vita aveva esercitato dei doni soprannaturali, in cui alcuni intravedono tipologicamente il sacrificio di Cristo, dalla cui morte scaturì la vita. A mio parere, risuscitando quel morto, Dio intese approvare pubblicamente la vita e il ministero di un suo servo, Eliseo — che morì per malattia (cfr. 2 Re 13,14), checché ne dicano Hinn e gli appartenenti al «Movimento della Fede», secondo cui la malattia e la morte conseguente sono sempre di origine diabolica e/o il segno del giudizio divino —, suggellandone anche la predizione pronunciata in punto di morte riguardante la vittoria di Ioas sul re della Siria (cfr. 2 Re 13,14-19). Quando la Scrittura parla di «comunicazione di doni spirituali», lo fa sempre riferendosi a persone viventi (cfr. Atti 8,17; 1 Timoteo 4,14; Romani 1,11).

     Riguardo poi alle apparizioni dei santi (veri o presunti) morti, Hinn non si è fatto scrupolo di paragonare le sue esperienze a quella del monte Tabor, dove di fatto apparvero Elia e Mosè conversando con Gesù (cfr. Matteo 17,2ss; Luca 9,30ss): «Gesù vide Mosè ed Elia che andarono a parlare con lui riguardo alla sua passione sulla croce! Signore e signori, c’è molto di più di quello che conoscete su Dio! E per quale motivo vi sto dicendo tutto questo? Soltanto pochi giorni fa, il Signore mi ha detto… Egli ha detto: “Tu stai… stai per entrare in un nuovo livello. Preparati!” […]» (Honolulu, 28 febbraio 1997). Anche nel caso della trasfigurazione, si tratta di un’eccezione, il cui valore simbolico e teologico è troppo grande per essere attribuito a un semplice uomo come Hinn, ossia che la Legge, rappresentata da Mosè, e i profeti, rappresentati da Elia, cioè tutte le Scritture veterotestamentarie rendevano testimonianza di Cristo Gesù e del sacrificio che stava per compiersi, riassunto mirabilmente da Luca (9,31) nel termine «dipartita», (lett. in greco: «esodo»), con gli ovvi rimandi alla redenzione d’Israele adombrata nella Pasqua e realizzata nel sacrifico dell’Agnello di Dio. Con tutto questo, Hinn non ha proprio nulla a che fare! A me sembra, invece, che le sue esperienze ricadano nelle pratiche esoteriche, avendo Hinn dato retta a «spiriti seduttori» (1 Timoteo 4,1) e avendo ricavato alcune conoscenze o certi poteri (la sua «unzione») mediante la negromanzia, ossia praticando la divinazione mediante i morti, e non essendosi accontentato della Parola scritta di Dio: «Se vi si dice: “Consultate quelli che evocano gli spiriti e gli indovini, quelli che sussurrano e bisbigliano”, rispondete: “Un popolo non deve forse consultare il suo Dio? Si rivolgerà forse ai morti in favore dei vivi? Alla legge! Alla testimonianza!”» (Isaia 8,19s; per la condanna delle pratiche divinatorie e negromantiche, cfr. anche Levitico 19,31; 20,6.27; Deuteronomio 18,10s). Questo stesso messaggio riecheggia anche nelle parole con cui Gesù concluse il racconto del ricco nell’Ades e del giusto Lazzaro, quando Abraamo disse: «Hanno Mosè e i profeti; ascoltino quelli» (Luca 16:29), racconto in cui Gesù insegnò, fra le altre cose, l’incomunicabilità fra il mondo dei morti e quello dei vivi.

     Se qualcuno, poi, citerà il caso di Saul, in cui Dio permise che lo spirito del profeta Samuele evocato dalla negromante istigata da Saul risalisse dall’oltretomba per un’ultima predizione contro il re, questa volta di giudizio e di morte (cfr. 1 Samuele 28,8ss), ricordiamoci in che modo la stessa Scrittura interpreta l’intera vicenda: «Allora Saul prese la propria spada e vi si gettò sopra. […] Così morì Saul [suicida], a causa dell’infedeltà che egli aveva commessa contro il Signore per non aver osservato la parola del Signore, e anche perché aveva interrogato e consultato quelli che evocano gli spiriti, mentre non aveva consultato il Signore. E il Signore lo fece morire, e trasferì il regno a Davide, figlio d’Isai» (1 Cronache 10,4; 13s).

     Dunque, se Stefano Ferraro sostiene che quando Hinn «si reca presso queste tombe non prega le serve di Dio morte ma il Signore Gesù stesso», proprio alla luce della vicenda di Saul e della gloriosa risurrezione di Cristo vorrei porgli la stessa domanda che, nel primo giorno della settimana, gli angeli posero alle donne che cercavano il corpo del Signore Gesù presso il sepolcro: «Perché cercate il vivente tra i morti?» (Luca 24,5). Perché Hinn ricerca l’unzione «tra i morti» invece di riceverla unicamente dall’Unto, il Cristo vivente di Dio? E, soprattutto, che cosa trasmette Hinn quando ministra? Che tipo di unzione? Quella «sepolcrale» trasmessagli dai cadaveri della Kuhlman e della McPherson? È un’unzione dello Spirito Santo o di spiriti immondi, soliti abitare fra i sepolcri? Se fossi in voi, io certamente non la vorrei!

     Memori quindi delle false profezie di Hinn e, adesso, delle sue comunicazioni con l’oltretomba da cui egli ha dichiarato di ricevere i suoi poteri, concludo con un ulteriore avvertimento della Parola, cui faremmo bene a prestare seriamente attenzione: «Quei profeti profetizzano menzogne nel mio nome; io non li ho mandati, non ho dato loro nessun ordine, e non ho parlato loro; le profezie che vi fanno sono visioni menzognere, divinazione, vanità, imposture del proprio cuore» (Geremia 14,14).

 

Riguardo a Kathryn Kuhlman cfr. Nicola Martella, Carismosofia (Punto°A°Croce, Roma 1995), p. 67 (voce interna), 156 (ella sentiva come «Dio» predicava attraverso la sua bocca, senza avere su quest’ultima alcuna influenza), 174 (escursione dell’anima della Kuhlman e di altri carismatici), 243 (Hinn cita una sua profezia).

 

Unzione {Nicola Martella} (Diz)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A2-BHinn_unzione_Oc.htm

06-04-2007; Aggiornamento: 07-06-2010

 

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