Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

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   Ecco le singole parti principali:
01. La via che porta a Dio;
02. Le basi della fede
03. La Sacra Scrittura
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07. Lo Spirito Santo
08. La salvezza dell’uomo
09. Il cammino di fede
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11. Ordinamenti e radunamenti
12. L’opera della chiesa
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IL LENZUOLO FUNEBRE DI TORINO O SACRA SINDONE

 

 di Alexander Seibel - Nicola Martella

 

 

1.  ENTRIAMO IN TEMA (Nicola Martella): In Torino è venerato un singolare «lenzuolo funebre», su cui è raffigurata l’immagine misteriosa d’un uomo. Esso viene chiamato «sacra Sindone». Il termine «sindone» proviene dal greco sindōn e significa appunto lenzuolo funebre, in cui veniva avvolto un cadavere prima della tumulazione.

     Ultimamente se ne è occupata di ciò la rivista «factum»; essa è edita dalla casa editrice Schwengeler (Berneck, CH) in lingua tedesca. In passato, tale casa editrice tentò l’avventura italiana con la DLC, ma presto abbandonò il campo. L’altra sua creatura è «ethos». Sono senz’altro importanti riviste nel panorama cristiano di lingua tedesca. Nel numero 3/2010 di «factum» (21 aprile 2010) è apparso nella rubrica «Scienza/fede» un articolo dal titolo «Non mediante mano umana».

     Sebbene l’articolo non sia accessibile online, ne viene presentato l’inizio soltanto che, tradotto, recita così: «Il lenzuolo funebre di Torino mostra il cadavere d’un uomo crocifisso. L’origine dell’immagine documenta forse il momento della resurrezione?

     Dietro a un vetro a prova di proiettile, nella cappella reale del Duomo di Torino è conservato un pannilino prezioso, che è mostrato al pubblico in media solo ogni 30 anni. Questo anno, il proprietario, il Vaticano, fa una eccezione. Il tessuto si trova in una speciale vetrina high-tech con clima artificiale d’argon e doppio sistema d’allarme. Ci furono ripetutamente attacchi incendiari contro la tela, dei quali cadde quasi vittima, cosicché le enormi misure di sicurezza non sembrano esagerate. Gli esperti temono inoltre che l’immagine sulla tela potrebbe sbiadire lentamente per l’ossidazione e infine potrebbe scomparire completamente. Così si vuole conservare il più possibile l’attuale stato del tessuto con le ultime tecnologie.

     Il motivo del suo apprezzamento estremamente elevato è stato il fatto che fu considerato, fin dall’inizio, il vero lenzuolo funebre di Gesù, anche se i critici lo mettono sempre in dubbio. La copiosità di nuovi dati scientifici parlano sempre più a favore della sua autenticità. L’unico test, che sembrava finora di dimostrare il contrario, fu la prova mediante il radio-carbonio nel 1988 con il metodo del C14. In una conferenza stampa a Londra, il risultato del test fu annunciato con evidente orgoglio, ossia che la tela di lino proverrebbe dal periodo che va dal 1260 al 1390. Tuttavia, ben presto, questo risultato fu seriamente contestato e fu confutato nel 2005 dal prof. Ray Rogers, chimico leader del centro di ricerca nucleare americano di Los Alamos. Tuttavia, questo non è arrivato all’attenzione pubblica. Il chiarimento di questi errori d’identificazione portarono alla luce ulteriori particolari, che hanno confermato ulteriormente la sua autenticità, ed esso fu datato a un’età di circa 2000 anni fa.

     Si legga l’articolo completo in factum 3 / 2010». Fine della citazione.

 

Non conosco il resto dell’articolo. Meraviglia però che una rivista scientifica come «factum» si schieri, fin dall’inizio, per una tale ipotesi, sminuendo in modo partitico i fatti contrari. Questo modo di fare non è tipico di chi vuole analizzare scientificamente e teologicamente i fatti e rappresentarli in modo neutrale.

     L’articolo ha indotto Alexander Seibel a scrivere una lettera al direttore, che proponiamo qui di seguito.

 

 

2.  OSSERVAZIONI E OBIEZIONI (Alexander Seibel): Devo confessare che l’articolo sul lenzuolo funebre di Torino mi ha lasciato alquanto frustrato, per usare un eufemismo.

     Ciò che ieri era difeso come genuino da entusiasti cattolici e veneratori di Maria, ossia come una vera e propria reliquia cattolica, è arrivato ora anche da noi in campo evangelicale come il lenzuolo funebre, che sarebbe sedicentemente dimostrato di appartenere a Gesù Cristo.

     Eppure il reperto della Bibbia contraddice, in realtà, un tale lenzuolo funebre. Perché? Matteo, Marco e Luca concordano sul fatto che Giuseppe di Arimatea acquistò una tela di lino (in greco sindōn), avvolse Gesù in essa e lo mise in una tomba nuova, che fu chiusa con una pietra. [N.d.R.: Sindōn significa in greco tessuto di lino finissimo, tela finissima, tela, mussolina, panno, drappo sottile, lenzuolo, vela.]

     Nell’Evangelo di Giovanni leggiamo ulteriori dettagli. Lì si afferma che Giuseppe e Nicodemo avvolsero Gesù in pannilini (othónia, plurale). Othónion è un termine maggiormente esplicativo per la tela di lino (sindōn), menzionata dai Sinottici. [N.d.R.: Othónion significa in greco pezza, pannilino, fascia, tessuto, panno di lino, vela.] Per il plurale si veda anche Luca 24,12.

     Che ci fossero pannilini diversi, può essere visto anche dal racconto di Giovanni sulla risurrezione. Lì viene menzionato che tali bendaggi o pannilini (plurale) si trovassero in un certo punto nel sepolcro vuoto, mentre il panno per la testa (sudario), ossia quello che fu legato attorno al capo di Gesù, stava in un altro luogo (Gv 20,6-7). In conclusione, un tale lenzuolo funebre, che fosse stato posto su Gesù in tutta la sua lunghezza, non esisteva affatto. Lo si avvolse in pannilini e intorno alla sua testa fu legato extra un asciugatoio o sudario.

     Tale raffigurazione, perciò, se mai si fosse prodotta, non sarebbe da trovare su un lenzuolo funebre di quattro metri di lunghezza, ma su un asciugatoio piuttosto piccolo, similmente come lo portava Lazzaro (Gv 11,44).

     Ora, tale lenzuolo funebre di Torino è stato fatto diventare, intanto, una tale icona che certamente ci si è preparati anche una risposta a questi dati biblici che lo contraddicono. Inoltre, la superstizione si è mostrata da sempre come molto resistente ai fatti.

     Ora, però, l’idea, secondo che Dio avesse fissato la risurrezione, praticamente in modo fotografico, su questo lenzuolo funebre, quasi come in un film, su un sipario quasi letterale, solo di natura diversa, non ha sinceramente nulla a che fare con Bibbia e la fede biblica.

     Non è un caso che di Gesù non ci è stato tramandato nulla di visibile. Nessuno sa oggi come appariva veramente. Ed ora, improvvisamente, questa faccia dovrebbe rappresentare il Signore della gloria? Questa è una cosa veramente incredibile. Basti pensare a 2 Corinzi 5,16: «Perciò, da ora in poi, noi non conosciamo più alcuno secondo la carne; e se anche abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora però non lo conosciamo più così».

     Invece di andare dalla visione alla fede, sembra che ora, alla fine dei giorni, in virtù del presente lenzuolo funebre, si vada proprio all’opposto, dalla fede alla visione. Questo corrisponde, in effetti, allo spirito dei tempi, ma non al reperto biblico.

     Secondo l’opinione mia e di molti altri, anche se tale lenzuolo funebre dovesse provenire dal tempo del Nuovo Testamento, si tratterebbe comunque di un falso. Ora, però, soprattutto nella devozione cattolica, tali falsi e reliquie hanno causato certi impulsi, purtroppo non per la fede, ma molto di più per superstizione. Invece del Gesù della Parola, è stato presentato troppo spesso solo un Gesù visibile e cose letteralmente tangibili. La chiesa di Roma è conosciuta per aver fornito ogni sorta d’oggetti, provenienti sedicentemente dal tempo di Gesù, da chiodi e sudari e fino a schegge della croce di Cristo, di cui intanto ce sono in tale quantità, che si potrebbero ricostruire intere foreste di croci.

     Il cosiddetto «Velo della Veronica», per esempio, asciugatoio su cui si sarebbe fissato, in modo miracoloso, il volto di Gesù, era una volta la reliquia più preziosa e più venerata della cristianità (cfr. Wikipedia). Il problema è che lì è raffigurato un volto di Gesù completamente diverso dal lenzuolo funebre di Torino.

     Finora, ho molto apprezzato «factum» per i suoi preziosi contributi accademici e scientifici sempre molto brillanti. Era spesso una miniera d’oro per gli argomenti a favore di un geniale Creatore. Ora, però, si afferma che «il lenzuolo funebre con l’immagine del Crocifisso rappresenta la “fusione del puro Giudeo con l’impuro Gentile in quel nuovo popolo”, le cui membra si chiamano secondo il Crocifisso: “cristiani”» (p. 15). Questa è effettivamente troppa come allegorizzazione, per non dire altro.

     Per ognuna di queste reliquie valga ciò, che ha detto un evoluzionista di primo piano sulla «legge biogenetica»: «Bisogna solo dimenticarla».

 

 

3.  ASPETTI CONCLUSIVI (Nicola Martella): Se si analizzano i vari volti di Gesù, che la tradizione vuole far coincidere col cosiddetto «Velo della Veronica», si osservano molte differenze fisionomiche fra di loro e con la cosiddetta «sacra Sindone» di Torino.

     Si veda il «Volto Santo di Manoppello» (cfr. Wikipedia) e lo si confronti con l’immagine tramandata del Mandylion o «Immagine di Edessa» (l’originale si è perso); si notino le sostanziali differenze fra di loro e con la cosiddetta «sacra Sindone», sebbene si voglia identificare il Mandylion con quest’ultima (cfr. Wikipedia).

 

 

Per le altre immagini collegate al cosiddetto «Velo della Veronica» rimandiamo a Wikipedia.

     Esisteva inoltre la «Sindone di Besançon» (identificata da alcuni come il Mandylion), andata poi distrutta. Si veda anche il «Sudario di Oviedo», il quale però non rappresenta alcuna immagine, ma ha solo macchie di sangue. Esistono circa 50 copie della Sindone, che sono state eseguite da vari pittori in diverse epoche.

     Facciamo notare il seguente confronto fra la cosiddetta «sacra Sindone» di Torino e la «sindone di Akeldamà»: «Nel 1998, un gruppo di ricercatori guidati da Shimon Gibson ritrovarono un sepolcro con diversi ossari; fu anche ritrovato, caso eccezionale, un sudario in buone condizioni, poi datata alla prima metà del I secolo. La cosiddetta sindone di Akeldamà, l’unica di quell’epoca conservatasi, comprendeva un fazzoletto separato per la testa, cosa che la differenzia dal presunto sudario coevo noto come sindone di Torino» (Wikipedia).

 

Il lenzuolo funebre di Torino o sacra Sindone? Parliamone {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Lenzuol_funebr-sindone_EdF.htm

21-05-2010; Aggiornamento: 01-06-2010

 

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