Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Offensiva intorno a Gesù 1

 

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«Chi dice la gente ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 1: È ciò che dicono gli altri su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nei mass-media
■ Gesù fra teologia e filosofia
■ Gesù fra filosofia e ideologia
■ Gesù fra ideologie e religioni
■ Excursus: La via che porta a Dio

 

«E voi, chi dite ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 2: È ciò che la Bibbia dice su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nella Bibbia e nella storia
■ La questione giudaica
■ Aspetti conclusivi (Gesù e le donne, Il Gesù sacramentale, Interrogativi)
■ Dizionarietto dei termini

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 Offensiva intorno a Gesù 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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NATALE FRA DUBBI, ATTESE E CONTORNO

 

 a cura di Nicola Martella

 

Il termine «natale» è usato in italiano nella doppia accezione di «giorno della nascita» di qualcuno, specialmente per la natività di Cristo, e di «periodo natalizio». La tradizione, secondo cui Gesù sarebbe nato durante questo periodo è molto antica, sebbene sia stata fissata per opportunismo e calcolo, visto che gli Evangeli stessi e il NT non hanno interesse a tramandare al riguardo una data. Infatti, il NT è la storia della passione di Cristo con un contorno biografico selettivo e funzionale a essa.

     Che ci siano anche «scrupoli natalizi» e «il travaglio del natale», li abbiamo mostrato altrove. Se il 25 dicembre sia o meno il giorno della nascita di Gesù, lo abbiamo già discusso in alcuni temi, parlando sia del Natale come «un compleanno senza il festeggiato», sia come «partecipazione al “travaglio del natale”». Qui partiamo dalla premessa che il Natale non sia tanto giorno specifico, in cui Gesù nacque veramente, quanto, culturalmente parlando, il giorno in cui nella tradizione viene rammemorata la sua nascita, quindi di là se in tale giorno cada effettivamente il suo compleanno. Se nel Medioevo ci si è sbagliati sull’anno della nascita di Gesù (Erode è morto effettivamente quattro anni prima dell’«anno zero», che per altro non esiste neppure), figuriamoci quindi a voler stabilire mese e giorno della nascita del Messia, questione allora insignificante! Detto ciò, rimane la questione se si voglia rimanere nella reazione al Natale o se si voglia usare la particolare chance di questo periodo per una testimonianza attiva riguardo al centro della fede del nuovo patto, ossia riguardo a Gesù quanto a persona, opera e significato: nascita, vita, ministero terreno, morte, risurrezione, ascensione, ministero celeste e mediazione, ritorno e regno. Fare ciò è alquanto corrispondente alla fede dichiarata e corrisponde alle cose nobili, su cui porre e far porre mente (Fil 4,8); inoltre è sempre tempo per un tale annuncio: «Predica la Parola, insisti a tempo e fuor di tempo…» (2 Tm 4,2; cfr. vv. 3s).

    In questo tema discutiamo vari articoli su tale soggetto, specialmente questi: «L’albero di Natale» e «Crisi di Natale e Natale con la crisi».

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster (E-mail)

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I contributi sul tema 

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.
I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Gianni Siena

2. Nicola Scorsone

3. Nicola Martella

4. Vincenzo Russillo

5. Anonimo

6. Gianni Geraci

7. Nicola Martella

8. Gianfranco Giuni

9. Nicola Martella

10. Gianni Siena

11. Nicola Martella

12. Pietro Calenzo

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Gianni Siena}

 

Nota redazionale: Il lettore prende posizione riguardo all'articolo «L’albero di Natale».

 

Quando ero piccolo i miei genitori non mancavano di riempirci d’attenzioni e piccoli regali utili, spiegandoci che noi evangelici siamo liberi dall’osservanza delle feste del calendario cattolico: perché creare le «controparti» protestanti? Infatti!

     Da grande, anche per una diversa frequentazione denominazionale, il pastore ha sempre lasciato libero chiunque d’accettare o meno gli inviti dei familiari... alla fine non cambia nulla. Per capodanno, immancabilmente, la chiesa organizzava una festicciola per passare allegramente nel locale di riunione le ultime ore dell’anno: tra spumante, panettone, preghiera, letture bibliche, meditazioni personali e buoni propositi per l’anno nuovo. Il tutto condito con la partecipazione a un gioco a quiz biblico... insomma «personalizzando» in senso evangelico le feste. Non abbiamo un «dogma» contro le feste con una parvenza cristiana, si può dare (o meno) un contenuto consono alla fede in Cristo... l’importante è che ognuno sia convinto di quel che fa.

     Tra l’albero e il presepe non saprei quale dei due simboli scegliere, il primo è d’origine nordica (germanico-scandinava), le palle e gli addobbi hanno sostituito le interiora dei nemici uccisi o delle vittime sacrificate al «sole rinascente» (il 25 di dicembre). Il secondo è una creazione dei francescani che prevedeva la partecipazione di persone reali al ricordo della Natività di Gesù. Ancora oggi i «presepi viventi» sono la continuazione di questa bella tradizione... ma l’evoluzione in senso «artistico» della pratica e la costruzione di presepi fatti di statue (immancabilmente venerate / adorate nel mondo cattolico) guasta irrimediabilmente una tradizione «adiafora» [= indifferente, N.d.R.]. Essa non andrebbe contro la Parola di Dio, ma l’umano la contamina, e stiamo in guardia. {19 dicembre 2009}

 

 

2. {Nicola Scorsone}

 

Il vero scopo del Natale

 

La nascita di Gesù fu l’avvenimento più straordinario di tutti i tempi. Non furono imperatori come Cesare, Alessandro Magno, Napoleone… a dividere la storia, ma Gesù, che nacque in una stalla e morì in croce come uno dei peggiori criminali. Se non è Lui il Salvatore del mondo, allora la storia umana sta vivendo un grande bluff, che porterà al niente.

     Che cosa s’aspettavano gli ebrei dall’avvento del Messia? Niente di più di cose terrene: che li liberasse dall’oppressore romano, dal pagamento delle tasse e gli desse prosperità in tutto, principalmente in salute e nell’economia; proprio come oggi, l’uomo non cambia mai. Cosa voleva uno dei ladroni in croce? Scendere giù per continuare i propri affari. Cosa desiderava Pilato? Nient’altro che essere liberato dai problemi e tranquillizzare la coscienza. Giuda voleva le tasche piene a discapito dei poveri e dell’Innocente. I soldati romani, qualche straccio in più. I re Erode e Cesare, eliminare un pericoloso concorrente, a costo di vite umane, fra i quali molti bambini. I religiosi, liberarsi del grave fastidio che minava le loro poltrone.

     La gente del 3° millennio che cosa vuole dal 25 dicembre? La Bibbia non dice nulla di questa data, e sarebbe ovvio pensare più a un periodo primaverile, visto che i pastori si trovavano con i propri greggi in aperta campagna.

     Tu cosa t’aspetti da Gesù? Qualche dono in più, come fosse Babbo Natale o la Befana!? Salute, soldi, buoni affari e infinite abbuffate. Quando a volte ci troviamo a distribuire il meraviglioso messaggio del Vangelo, con le sue celestiali promesse di salvezza, gioia e vita eterna, molti buoni «cristiani» domandano: «Sono soldi?». «Molto, molto di più!», rispondiamo.

     Gli angeli, i pastori e i discepoli scelsero di annunziare il Salvatore. L’altro ladrone in croce rinunziò alle miserie terrene, per le ricchezze del cielo, e fece una piccola preghiera di 4 secondi, che potresti fare tua: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno!» (Luca 23,42). Il centurione romano, un pagano, a differenza dei sacerdoti d’allora, capì che Gesù era il Figlio di Dio. I magi non vennero per prendere, ma a portare il loro ringraziamento; anch’essi capirono che davanti a loro non c’era un povero bambino indifeso, ma il Re dei re, che spiritualmente si fece agnello, cioè vittima, per togliere i peccati del mondo. Sta scritto che «prostratisi, lo adorarono» (Matteo 2,11). Poi v’era il popolo, che stava sempre a guardare, che malvagiamente incitava il Figlio di Dio, scelse Barabba, un omicida, un figlio d’uomo. Invece del Re dei re scelse un re umano, Cesare. Alla nascita del Salvatore furono turbati, mentre alla fine dei Suoi giorni gridarono: «Toglilo, toglilo di mezzo, crocifiggilo!» (Giovanni 19,15).

     Noi abbiamo scelto Gesù come unico nostro Signore e Salvatore, per aspettare dal cielo il Suo prossimo ritorno, e iniziare con Lui la grande ed eterna festa in cielo. Tu cosa t’aspetti dal Messia, cosa sceglierai? {21 dicembre 2009}

 

 

3. {Nicola Martella}

 

Mi ha sorpreso la reazione di un lettore carismaticista all'articolo «Crisi di Natale e Natale con la crisi». Giuseppe Langella è un seguace dell'ideologia della prosperità. Ricalcando un vecchio proverbio, mi vien da dire sui : «La lingua prosperante batte, dove il dente carismaticista duole»! Le sue asserzioni hanno creato una reazione a catena. Non avendo tutto ciò a che fare direttamente con questo attuale tema, abbiamo messo tale discussione qui: «Sono uscita dal movimento della prosperità! Parliamone 2» (5° contributo).

 

 

4. {Vincenzo Russillo}

 

Un natale controcorrente

 

Ringrazio Tonino Mele per il bellissimo articolo che dovrebbe far riflettere molti cristiani. Sull’onta del consumismo, il natale è diventato un festa che poco ha che fare con la nascita del Redentore. I mass-media ci raccontano storie di lavoratori disperati perché non possono fare un regalo ai loro piccoli, a volte il tutto finisce con un spaccato tragico. I soldi prima di tutto, è questo quello che ci viene fatto capire dalla tv. Tuttavia, come dice giustamente Tonino, il nostro sguardo deve essere posto sull’opera di Cristo. Il Re dei re, non è venuto al mondo con «sfarzo», ma è nato in una mangiatoia (Luca 2,7). Gesù scelse di combattere il mero arricchimento terreno, fatto di cose frivole e passeggere. Ma andò tra gli umili, per proclamare un messaggio che ha stravolto la storia dell’uomo. Solo gli umili che non si fanno ottenebrare il cuore da falsi miraggi, possono capire questo messaggio: «Ha detronizzato i potenti e ha innalzato gli umili» (Luca 1,52).

     Dimentichiamo per un attimo le vacanze da sogno o regali sfavillanti, ma ricordiamoci del dono più che bello che Dio ci ha fatto. Egli attraverso il sangue di Cristo ci ha voluto dare un messaggio chiaro: «Io t’amo, anche se per gli altri non hai valore. Per me la tua vita non ha prezzo». Il Signore ha vinto il peccato, dobbiamo sfatare quell’atteggiamento buonista e ipocrita che molti adottano solo per questo periodo.

     L’amore è l’arma più potente che un credente ha per vincere ogni cosa, proclamiamo ciò che sta scritto, per dare nuova fiducia a chi la sta perdendo: «Chi ha creduto a quello che abbiamo annunciato? A chi è stato rivelato il braccio del Signore? Egli è cresciuto davanti a lui come una pianticella, come una radice che esce da un arido suolo; non aveva forma né bellezza da attirare i nostri sguardi, né aspetto tale da piacerci. Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, familiare con la sofferenza, pari a colui davanti al quale ciascuno si nasconde la faccia, era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna. Tuttavia erano le nostre malattie che egli portava, erano i nostri dolori quelli di cui s’era caricato; ma noi lo ritenevamo colpito, percosso da Dio e umiliato! Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo smarriti come pecore, ognuno di noi seguiva la propria via; ma il Signore ha fatto ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la bocca. Come l’agnello condotto al mattatoio, come la pecora muta davanti a chi la tosa, egli non aprì la bocca. Dopo l’arresto e la condanna fu tolto di mezzo; e tra quelli della sua generazione chi rifletté che egli era strappato dalla terra dei viventi e colpito a causa dei peccati del mio popolo? Gli avevano assegnato la sepoltura fra gli empi, ma nella sua morte, egli è stato con il ricco, perché non aveva commesso violenze né c’era stato inganno nella sua bocca. Ma il Signore ha voluto stroncarlo con i patimenti. Dopo aver dato la sua vita in sacrificio per il peccato, egli vedrà una discendenza, prolungherà i suoi giorni, e l’opera del Signore prospererà nelle sue mani. Dopo il tormento dell’anima sua vedrà la luce e sarà soddisfatto; per la sua conoscenza, il mio servo, il giusto, renderà giusti i molti, si caricherà egli stesso delle loro iniquità. Perciò io gli darò in premio le moltitudini, egli dividerà il bottino con i molti, perché ha dato se stesso alla morte ed è stato contato fra i malfattori; perché egli ha portato i peccati di molti e ha interceduto per i colpevoli» (Isaia 53).

     Concludo questa breve riflessione, spronando ad andare avanti controcorrente rispetto a questo mondo, che punta l’attenzione sulle «cose che passano». Un consiglio pratico a chi non può fare a meno di fare anche un piccolo dono ai propri bimbi, insegnate il valore delle piccole cose: anche una Bibbia, un libricino da colorare, un dono fatto da voi (regalini fai da te). Dovrà riempire il loro cuore di gioia e poterli fare rimanere umili nel loro cuore. {22-12-2009}

 

 

5. {Anonimo}

 

Nota redazionale: In genere io non amo testi extra-biblici, in cui si fa parlare Dio Padre, Gesù Cristo o lo Spirito Santo. Infatti si rischia di far dire loro ciò che più aggrada all’autore. Il seguente testo di un autore anonimo è una parabola interessante e dal contenuto veritiero. Rimane comunque solo una romantica similitudine verosimile ma fantastica, e tale deve rimanere per non diventare un apocrifo.

     Infatti fino al suo ritorno finale, Gesù non cammina sulle strade di questo mondo né può essere visto ad andare a un party natalizio. Inoltre nessuno può dire con certezza che cosa pensi Gesù stesso veramente del Natale, il giorno in cui viene nel mondo rammemorata la sua nascita. Sicuramente per lui non è tanto importante la sua propria nascita quanto la nascita dall’alto di coloro che credono in Lui.

     In cielo si giubila e si festeggia per ben altre cose (Is 49,13; Lc 15,10; Ap 18,20). E anche sulla terra per il credente c’è «allegrezza nello Spirito Santo» (Rm 14,17; 1 Ts 1,6) o «del continuo nel Signore» (Fil 3,1; 4,4.10), quindi durante tutto l’anno, ed essa non dipende da un party natalizio. I credenti possono aiutare altri credenti a riacquistare allegrezza, alimentando e rafforzando la fede altrui (2 Cor 1,24) e accogliendolo i fratelli (Fil 2,29).

     Consideriamo quindi tale testo, che segue, solo una parabola illustrativa. Il testo lo abbiamo adattato. {Nicola Martella}

 

Party natalizio senza il nato

 

Come tutti saprete, ci avviciniamo nuovamente a quello che il mondo definisce il «giorno del mio compleanno». Tutti gli anni si fa una grande festa in mio onore, e credo che anche quest’anno si farà la stessa cosa.

     In questi giorni la gente fa molte compere, ci sono annunci in televisione, alla radio, si diffondono suonerie natalizie per i cellulari, buoni propositi tra i blog in internet. Dovunque non si parla d’altro. È vero, è gradevole sapere che, almeno una volta all’anno, c’è qualcuno che mi pensa un po’. Come già saprai, è da molti anni che si festeggia il mio compleanno. Agli inizi non riuscivo a comprendere, ho fatto molto per gli uomini, però oggigiorno, in fondo, nessuno sa perché si celebra. La gente ride e si diverte molto, però non sa di che si tratta.

     Ricordo che l’anno scorso, nel giorno del mio compleanno, fecero una gran festa in mio onore. C’erano cibi deliziosi sulla tavola, tutto era decorato e ricordo molti regali… però — sai una cosa? — non mi hanno neanche invitato! Io ero l’invitato d’onore! La festa non era per me, e quando arrivò il momento d’inizio della festa, mi chiusero la porta e mi lasciarono fuori, mentre io volevo condividere la tavola con loro. La verità? Non mi sorprese! Perché negli ultimi anni perlopiù tutti mi chiudono la porta. E siccome non mi hanno invitato, io sono entrato comunque, senza fare rumore, per vedere cosa stesse succedendo. Entrai e rimasi in un angolo. Stavano tutti bevendo, anzi c’erano anche alcuni un po’ «brilli», raccontavano barzellette e ridevano a crepapelle.

     Ad un certo punto arrivò un vecchio, grasso, vestito di rosso, con una lunga barba bianca, e tutti i bambini, correndogli incontro, lo chiamavano esultando: «Babbo Natale, Babbo Natale!», come se la festa fosse stata fatta in suo onore.

     Poi giunse mezzanotte, e tutti cominciarono ad abbracciarsi… e — sai? — io stesi le mie braccia, sperando che qualcuno m’abbracciasse, ma nessuno m’abbracciò.

     Improvvisamente tutti cominciarono a scambiarsi dei regali: li aprirono uno alla volta; ma prima che fossero scartati tutti, io m’avvicinai per vedere se per caso ce n’era uno anche per me, ma non ne trovai. Come ti sentiresti tu, se nel giorno del tuo compleanno nessuno ti facesse regali? Compresi, a questo punto, che in quella festa ne avevo viste troppe. Uscii senza far rumore, chiusi la porta e mi ritirai…

     Ogni anno che passa è sempre peggio: la gente si ricorda solo della cena, dei regali, delle feste… e di me non si ricorda nessuno! Desidererei che in questo Natale tu mi lasciassi entrare nella tua vita. Vorrei che riconoscessi che circa duemila anni fa venni in questo mondo per dare la mia vita per te sulla croce, e per mezzo d’essa per salvarti. Voglio che tu creda questo con tutto il tuo cuore.

     Ti dico una cosa: ho pensato che, siccome molti non mi hanno invitato alla festa, ne faccio io una grandiosa! Nessuno potrà immaginare… una festa spettacolare!

     Sto facendo gli ultimi preparativi, sto mandando molti inviti e in questo giorno ho proprio un invito per te! Voglio solo che tu mi dica se vuoi partecipare. Ti prenoterò un posto e scriverò il tuo nome con lettere d’oro nel mio Gran Libro approntato per gli invitati della mia festa.

     Parteciperanno solo quelli che avranno accettato l’invito e rimarranno fuori quelli che, purtroppo, non l’accetteranno. Preparati, perché quando tutto sarà pronto, verrò a prenderti e darò la Gran Festa! A presto! Gesù.

    Questa «Lettera di Natale» è stata letta e accompagnata da immagini a cura di EvanTV.

 

 

6. {Gianni Geraci}

 

Nota redazionale: Gianni Geraci è un attivista del «Gruppo del Guado Cristiani Omosessuali». [► Etica; ► La fede secondo Gianni Geraci, militante gay] Per questo parla sotto in modo relativistico delle Scritture e mette l’enfasi sui «diversi».

 

Ciao Nicola, sinceramente non capisco chi si preoccupa per le origini pagane d’un simbolo come l’Albero di Natale. Non le capisco perché anche la festa del Natale ha origini pagane come gran parte delle feste cristiane antiche. Ma tutto il cristianesimo non fa altro che assumere l’umano per dargli un senso e un significato nuovo. La Scrittura stessa è composta prevalentemente da storie d’uomini che la chiesa, assistita dallo Spirito, propone come Parola di Dio, dando a queste stesse storie un significato diverso da quello, con cui gli uomini, che le avevano scritte, intendevano proporle (altrimenti le chiese seguirebbero alla lettera il codice di santità del Levitico o escluderebbero dalle loro comunità le persone che il Deuteronomio invita a escludere per motivi di vario tipo).

     Paolo lo dice chiaramente nel suo discorso a Atene: il cristianesimo non sostituisce la cultura pagana, ma la assume e le da un significato nuovo.

     Troppe volte i cristiani si sentono degli essere «diversi» e allora si chiedono se sia il caso di fare l’albero di Natale. Il Nuovo Testamento però ci chiede di mischiarci agli altri e di condividerne la mensa. Se non lo facciamo tradiamo il mistero dell’incarnazione. {20 dicembre 2009}

 

 

7. {Nicola Martella}

 

Gianni, avrei molto da scrivere su quanto affermi sotto; mi limito a poche ed essenziali cose. Non sarà il relativismo a farci trovare la verità. Ti rispondo con le parole di Gesù rivolte a Pietro: «Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini» (Mt 16,23; ti risparmio il contesto). E inoltre ti ricordo le parole del Maestro rivolte agli illuminati Sadducei: «Voi errate, perché non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio» (Mt 22,29).

     Quanto alla Scrittura, essa stessa afferma: «Nessuna profezia della Scrittura procede da vedute particolari; poiché non è dalla volontà dell’uomo che venne mai alcuna profezia, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo» (1 Pt 1,20s). E ancora: «Ogni Scrittura ispirata da Dio, è utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia» (2 Tm 3,16). Quindi preferisco credere alla Scrittura che a te e a coloro che la pensano come te.

     Quanto al condividere la mensa, ti ricordo questa ingiunzione apostolica: «V’ho scritto è di non mischiarvi con alcuno che, chiamandosi fratello, sia un fornicatore, o un avaro, o un idolatra, o un oltraggiatore, o un ubriacone, o un rapace; con un tale non dovete neppur mangiare» (1 Cor 5,11).

     Inoltre la tua citazione del Levitico e del Deuteronomio come argomenti è fallace, visto che intanto Gesù Cristo è venuto e ha istituito un «nuovo patto» (Lc 22,20 «nuovo patto nel mio sangue»; Eb 8,13 «Dicendo: “Un nuovo patto”, Egli ha dichiarato antico il primo»). Esso rende le norme dell’AT non prescrittive per i seguaci del Messia, ma solo fonte di principi morali e spirituali (Rm 15,4; 1 Cor 10,11; altrimenti p.es. uno dovrebbe essere messo a morte per non osservare lo šabbât al suo tempo debito). Prescrittivo è nel «nuovo patto» la cosiddetta «Legge di Cristo» (1 Cor 9,21; Gal 6,2), ossia gli insegnamenti del Messia e dei suoi apostolici.

     Dappertutto nella Bibbia viene ripetuto che idolatri e fornicatori, tra altri, non erediteranno il regno di Dio (1 Cor 6,9s; Gal 5,19ss). Profeti e apostoli non hanno semplicemente biblicizzato il paganesimo e le sue pratiche, ma hanno chiamato al ravvedimento e a una conversione radicale dalle tenebre alla luce, da Satana a Cristo (At 26,18; 1 Pt 2,9). T’auguro di realizzare tutto ciò fintantoché potrai dire «oggi», speriamo presto, almeno fintantoché Dio ti vorrà usare ancora longanimità.

 

 

8. {Gianfranco Giuni}

 

Il vero «spirito del natale» ci ricorda che l'umanità è così cattiva che c'è stato bisogno che nascesse un bambino destinato a morire per lei. Altro che bontà umana! Buon Natale di riflessione!!! {25 dicembre 2009}

 

 

9. {Nicola Martella}

 

Happy Channukà?

 

Constato che, specialmente nel fronte carismaticista, si è in uso di mandare degli «happy hannukah» (o simili), pensando che significhi «buon natale» in ebraico! Alcuni di loro si titolano come «pastori» e altri come «profeti», oltre agli ingenui imitatori d’ogni gruppo e denominazione; l’ignoranza è alquanto diffusa. Se s’andassero a studiare l’origine e il significato, s’accorgerebbero che «channukà» è la festa della riconsacrazione del tempio al tempo dei Maccabei, proprio di quel tempio, di cui Gesù disse che non sarebbe rimasta pietra sopra pietra (Mt 24,1s). Nel «nuovo patto» non abbiamo edifici da commemorare. Il tempio è la chiesa stessa (1 Cor 3,16; 6,19).

     Channukà non ha quindi nulla a che vedere con la nascita di Gesù Messia. Se channukà è la «festa delle luci» (riaccese nel tempio), Gesù disse in una simile occasione: «Io sono la luce del mondo; chi mi seguita non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12; 9,5).

     Come si vede: «Quasi uguale è del tutto diverso!». Non posso che augurare buon discernimento a tutti i confusi confusionari e confondenti, che credono di fare bella figura con un pizzico di sciccheria giudaizzante!

 

 

10. {Gianni Siena}

 

Non sarei così frettoloso di «assassinare» Babbo Natale e la sua consorte [► Babbo Natale è morto, la Befana è a rischio], basta spiegare ai ragazzi che si tratta d’una finzione e che essi non devono credere a ciò: è un modo soft per farli crescere senza traumi... Io sono per la libertà e l’abbandono non traumatico di certe tradizioni.

     Mio figlio è nato il 22 dicembre, ogni anno mia moglie e io gli facciamo un regalo per la circostanza; quando era piccolo gli abbiamo spiegato che «questo» era il regalo per lui. Il 2 febbraio, con la scusa del mio compleanno, ma non sempre, invitiamo tutta la famiglia; non ci vediamo spesso ed è un momento per stare insieme con affetto. Anche se non ricevo regali sono felice d’avere la mia famiglia intorno! Anche questo era il senso e il valore di queste «feste» (= Natale con i tuoi...).

     Anche per questo trovo discutibile quanto segue. Un pastore di mia conoscenza ha preso l’abitudine di fare battesimi, riunioni di varie comunità e distribuzioni di letteratura cristiana durante il periodo natalizio. Tutto è lecito, ma ho il sospetto che, a volte, si cerchi di sostituire la «festa» altrui con iniziative surrogato, «lodevoli»... ma siamo sicuri che non si stia comunque dando importanza alla festa del «sole invictus»? Non sarebbe meglio lasciare il mondo come sta?! Trovo più facile rispondere alle domande dei non credenti, infatti, non dovendo giustificarmi per iniziative di segno contrario. Per esempio, qualche anno fa e scherzosamente provocatorio, mi si chiedeva: «Perché accetti la gratifica natalizia, se non credi nel Natale?» La mia risposta era altrettanto sornione e «vaga»: «Sono comunque soldi miei!».

     È forse criticabile la mia mancanza di giustificazioni «bibliche», ma so che non abbiamo molte frecce: «Uno stima i giorni tutti uguali mentre l’altro vi fa caso... l’importante è essere persuasi nella coscienza. Ogni cosa fatta senza piena convinzione è peccato». Se un credente festeggia il Natale (= il ricordo della nascita del Signore Gesù) non dovrebbe essere soggetto a critiche e se un altro non lo festeggia dovrebbe ugualmente essere rispettato e accolto... con o senza Babbo Natale e la Befana. Potrei dire altro, ma so che sarebbe tempo sprecato, vi sono cose ben più serie, sulle quali puntare la lente d’ingrandimento della dottrina e della Parola: questa mi sembra «lana caprina»! Shalom… {1 gennaio 2010}

 

 

11. {Nicola Martella}

 

Sarebbe lungo ribattere punto per punto a tale scritto un po’ frettoloso. Rimando perciò al tema di discussione «Babbo Natale» per la prima parte.

     Non so perché dovrebbe essere discutibile evangelizzare e avere programmi alternativi al Natale del mondo in tale periodo. È scritto: «Predica la Parola, insisti a tempo e fuor di tempo, riprendi, sgrida, esorta con grande pazienza e sempre istruendo. Perché verrà il tempo che non sopporteranno la sana dottrina… e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno ai miti» (2 Tm 4,2ss). Perché non approfittare delle occasioni (cfr. Ef 5,16) natalizie, visto che la gente sembra più sensibile?

     Se per «gratifica natalizia» si intende la tredicesima (cioè mensilità), è solo una questione di etichetta, dovuta al periodo.

     È giusto che si abbiano sui giorni da osservare opinioni differenti e che non c’è necessità per giustificarsi. In ogni modo, discutere seriamente di queste cose non è mai «tempo sprecato» né «lana caprina», caro pecoraio, visto che fanno parte di problemi culturali controversi nelle chiese!

 

 

12. {Pietro Calenzo}

 

Carissimo Nicola, consentimi cristianamente una piccola riflessione, nell’ambito del già dibattuto cosiddetto «spirito del natale» (che ora sa, già di naftalina). Nel buonismo festaiolo che ci ha circondato negli ultimi giorni, a persone non rigenerate, che m’auguravano buon natale, ero solito rispondere «grazie, buone feste anche a te», non per filtrare la pagliuzza, ma per rendere in qualche modo palese, senza acrimonia o spirito contenzioso, che il Natale inteso in senso Scritturale, dura ogni giorno della nostra vita, e che i canoni della mercificazione e dell’arricchimento d’aziende specializzate in strumenti elettronici, della banalizzazione d’un evento centrale, così prezioso per la salvezza dell’uomo, sia divenuto, uno staccare assegni per i propri figli o nipoti. Ciò non mi trova nella maniera più assoluta consenziente. Facessero, come quel canonico che nel 4° o 5° secolo, il quale, benché già permeato dal Romanesimo, in occasione del 25 di dicembre donò ogni suo bene ai poveri della sua comunità. Su tali basi un confronto, sarebbe già costruttivo, e so che anche su tali tematiche, il tuo approccio ti trova consenziente. Benedizioni nel nome del Messia Gesù, il Benedetto in eterno. {06 gennaio 2010}

 

Babbo Natale {Nicola Martella} (T)

Crisi di Natale e Natale con la crisi {Tonino Mele} (A)

L’albero di Natale {Nicola Martella} (D)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Natale_dubbi_attese_OiG.htm

21-12-2009; Aggiornamento: 08-01-2010

 

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