Il termine «natale» è usato
in italiano nella doppia accezione di «giorno della nascita» di qualcuno,
specialmente per la natività di Cristo, e di «periodo natalizio». La tradizione,
secondo cui Gesù sarebbe nato durante questo periodo è molto antica, sebbene sia
stata fissata per opportunismo e calcolo, visto che gli Evangeli stessi e il NT
non hanno interesse a tramandare al riguardo una data. Infatti, il NT è la
storia della passione di Cristo con un contorno biografico selettivo e
funzionale a essa.
Che ci siano anche «scrupoli
natalizi» e «il
travaglio del natale», li abbiamo mostrato altrove. Se il 25
dicembre sia o meno il giorno della nascita di Gesù, lo abbiamo già discusso in
alcuni temi, parlando sia del Natale come «un
compleanno senza il festeggiato», sia come «partecipazione
al “travaglio del natale”». Qui partiamo dalla premessa che il
Natale non sia tanto giorno specifico, in cui Gesù nacque veramente, quanto,
culturalmente parlando, il giorno in cui nella tradizione viene rammemorata
la sua nascita, quindi di là se in tale giorno cada effettivamente il suo
compleanno. Se nel Medioevo ci si è sbagliati sull’anno della nascita di Gesù
(Erode è morto effettivamente quattro anni prima dell’«anno zero», che per altro
non esiste neppure), figuriamoci quindi a voler stabilire mese e giorno della
nascita del Messia, questione allora insignificante! Detto ciò, rimane la
questione se si voglia rimanere nella reazione al Natale o se si voglia usare la
particolare chance di questo periodo per una testimonianza attiva riguardo al
centro della fede del nuovo patto, ossia riguardo a Gesù quanto a persona, opera
e significato: nascita, vita, ministero terreno, morte, risurrezione,
ascensione, ministero celeste e mediazione, ritorno e regno. Fare ciò è alquanto
corrispondente alla fede dichiarata e corrisponde alle cose nobili, su cui porre
e far porre mente (Fil 4,8); inoltre è sempre tempo per un tale annuncio: «Predica
la Parola, insisti a tempo e fuor di tempo…» (2 Tm 4,2; cfr. vv. 3s).
In questo tema discutiamo vari articoli su tale soggetto, specialmente questi:
«L’albero
di Natale» e «Crisi
di Natale e Natale con la crisi».
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre
esperienze, idee e opinioni?
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I contributi sul tema ▲
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1.
{Gianni Siena}
▲
Nota redazionale: Il lettore prende posizione riguardo all'articolo «L’albero
di Natale».
Quando ero piccolo i miei genitori non mancavano di riempirci
d’attenzioni e piccoli regali utili, spiegandoci che noi evangelici siamo liberi
dall’osservanza delle feste del calendario cattolico: perché creare le
«controparti» protestanti? Infatti!
Da grande, anche per una diversa frequentazione denominazionale, il
pastore ha sempre lasciato libero chiunque d’accettare o meno gli inviti dei
familiari... alla fine non cambia nulla. Per capodanno, immancabilmente, la
chiesa organizzava una festicciola per passare allegramente nel locale di
riunione le ultime ore dell’anno: tra spumante, panettone, preghiera, letture
bibliche, meditazioni personali e buoni propositi per l’anno nuovo. Il tutto
condito con la partecipazione a un gioco a quiz biblico... insomma
«personalizzando» in senso evangelico le feste. Non abbiamo un «dogma» contro le
feste con una parvenza cristiana, si può dare (o meno) un contenuto consono alla
fede in Cristo... l’importante è che ognuno sia convinto di quel che fa.
Tra l’albero e il presepe non saprei quale dei due simboli
scegliere, il primo è d’origine nordica (germanico-scandinava), le palle e gli
addobbi hanno sostituito le interiora dei nemici uccisi o delle vittime
sacrificate al «sole rinascente» (il 25 di dicembre). Il secondo è una creazione
dei francescani che prevedeva la partecipazione di persone reali al ricordo
della Natività di Gesù. Ancora oggi i «presepi viventi» sono la continuazione di
questa bella tradizione... ma l’evoluzione in senso «artistico» della pratica e
la costruzione di presepi fatti di statue (immancabilmente venerate / adorate
nel mondo cattolico) guasta irrimediabilmente una tradizione «adiafora» [=
indifferente, N.d.R.]. Essa non andrebbe contro la Parola di Dio, ma l’umano la
contamina, e stiamo in guardia. {19 dicembre 2009}
2.
{Nicola Scorsone}
▲
Il vero scopo del Natale
La nascita di Gesù fu l’avvenimento più straordinario di tutti i tempi. Non
furono imperatori come Cesare, Alessandro Magno, Napoleone… a dividere la
storia, ma Gesù, che nacque in una stalla e morì in croce come uno dei peggiori
criminali. Se non è Lui il Salvatore del mondo, allora la storia umana sta
vivendo un grande bluff, che porterà al niente.
Che cosa s’aspettavano gli ebrei dall’avvento del Messia? Niente di
più di cose terrene: che li liberasse dall’oppressore romano, dal pagamento
delle tasse e gli desse prosperità in tutto, principalmente in salute e
nell’economia; proprio come oggi, l’uomo non cambia mai. Cosa voleva uno dei
ladroni in croce? Scendere giù per continuare i propri affari. Cosa
desiderava Pilato? Nient’altro che essere liberato dai problemi e
tranquillizzare la coscienza. Giuda voleva le tasche piene a discapito
dei poveri e dell’Innocente. I soldati romani, qualche straccio in più. I
re Erode e Cesare, eliminare un pericoloso concorrente, a costo di
vite umane, fra i quali molti bambini. I religiosi, liberarsi del grave
fastidio che minava le loro poltrone.
La gente del 3° millennio che cosa vuole dal 25 dicembre? La Bibbia
non dice nulla di questa data, e sarebbe ovvio pensare più a un periodo
primaverile, visto che i pastori si trovavano con i propri greggi in aperta
campagna.
Tu cosa t’aspetti da Gesù? Qualche dono in più, come fosse Babbo
Natale o la Befana!? Salute, soldi, buoni affari e infinite abbuffate. Quando a
volte ci troviamo a distribuire il meraviglioso messaggio del Vangelo, con le
sue celestiali promesse di salvezza, gioia e vita eterna, molti buoni
«cristiani» domandano: «Sono soldi?». «Molto, molto di più!»,
rispondiamo.
Gli angeli, i pastori e i discepoli scelsero di annunziare il Salvatore.
L’altro ladrone in croce rinunziò alle miserie terrene, per le ricchezze
del cielo, e fece una piccola preghiera di 4 secondi, che potresti fare tua: «Gesù,
ricordati di me quando entrerai nel tuo regno!» (Luca 23,42). Il
centurione romano, un pagano, a differenza dei sacerdoti d’allora, capì che
Gesù era il Figlio di Dio. I magi non vennero per prendere, ma a portare
il loro ringraziamento; anch’essi capirono che davanti a loro non c’era un
povero bambino indifeso, ma il Re dei re, che spiritualmente si fece agnello,
cioè vittima, per togliere i peccati del mondo. Sta scritto che «prostratisi,
lo adorarono» (Matteo 2,11). Poi v’era il popolo, che stava sempre a
guardare, che malvagiamente incitava il Figlio di Dio, scelse Barabba, un
omicida, un figlio d’uomo. Invece del Re dei re scelse un re umano, Cesare. Alla
nascita del Salvatore furono turbati, mentre alla fine dei Suoi giorni
gridarono: «Toglilo, toglilo di mezzo, crocifiggilo!» (Giovanni 19,15).
Noi abbiamo scelto Gesù come unico nostro Signore e Salvatore, per
aspettare dal cielo il Suo prossimo ritorno, e iniziare con Lui la grande ed
eterna festa in cielo. Tu cosa t’aspetti dal Messia, cosa sceglierai? {21
dicembre 2009}
3.
{Nicola Martella}
▲
Mi ha sorpreso la reazione di un lettore carismaticista all'articolo «Crisi
di Natale e Natale con la crisi». Giuseppe Langella è un seguace dell'ideologia della prosperità. Ricalcando un
vecchio proverbio, mi vien da dire sui : «La lingua prosperante batte, dove il
dente carismaticista duole»! Le sue asserzioni hanno creato una reazione a
catena. Non avendo tutto ciò a che fare direttamente con questo attuale tema,
abbiamo messo tale discussione qui: «Sono
uscita dal movimento della prosperità! Parliamone 2» (5° contributo).
4.
{Vincenzo Russillo}
▲
Un natale controcorrente
Ringrazio Tonino Mele per il
bellissimo articolo che dovrebbe far riflettere molti cristiani. Sull’onta del
consumismo, il natale è diventato un festa che poco ha che fare con la
nascita del Redentore. I mass-media ci raccontano storie di lavoratori disperati
perché non possono fare un regalo ai loro piccoli, a volte il tutto finisce con
un spaccato tragico. I soldi prima di tutto, è questo quello che ci viene fatto
capire dalla tv. Tuttavia, come dice giustamente Tonino, il nostro sguardo deve
essere posto sull’opera di Cristo. Il Re dei re, non è venuto al mondo
con «sfarzo», ma è nato in una mangiatoia (Luca 2,7). Gesù scelse di combattere
il mero arricchimento terreno, fatto di cose frivole e passeggere. Ma andò tra
gli umili, per proclamare un messaggio che ha stravolto la storia dell’uomo.
Solo gli umili che non si fanno ottenebrare il cuore da falsi miraggi, possono
capire questo messaggio: «Ha detronizzato i potenti e ha innalzato gli umili»
(Luca 1,52).
Dimentichiamo per un
attimo le vacanze da sogno o regali sfavillanti, ma ricordiamoci del dono più
che bello che Dio ci ha fatto. Egli attraverso il sangue di Cristo ci ha
voluto dare un messaggio chiaro: «Io t’amo, anche se per gli altri non hai
valore. Per me la tua vita non ha prezzo». Il Signore ha vinto il peccato,
dobbiamo sfatare quell’atteggiamento buonista e ipocrita che molti adottano solo
per questo periodo.
L’amore è l’arma più
potente che un credente ha per vincere ogni cosa, proclamiamo ciò che sta
scritto, per dare nuova fiducia a chi la sta perdendo: «Chi ha creduto a
quello che abbiamo annunciato? A chi è stato rivelato il braccio del
Signore? Egli è cresciuto davanti
a lui come una pianticella, come una radice che esce da un arido suolo; non
aveva forma né bellezza da attirare i nostri sguardi, né aspetto tale da
piacerci. Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, familiare con
la sofferenza, pari a colui davanti al quale ciascuno si nasconde la faccia, era
spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna. Tuttavia erano le nostre malattie
che egli portava, erano i nostri dolori quelli di cui s’era caricato; ma noi lo
ritenevamo colpito, percosso da Dio e umiliato! Egli è stato trafitto a causa
delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo,
per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo
stati guariti. Noi tutti eravamo smarriti come pecore, ognuno di noi seguiva la
propria via; ma il Signore ha
fatto ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò
umiliare e non aprì la bocca. Come l’agnello condotto al mattatoio, come la
pecora muta davanti a chi la tosa, egli non aprì la bocca. Dopo l’arresto e la
condanna fu tolto di mezzo; e tra quelli della sua generazione chi rifletté che
egli era strappato dalla terra dei viventi e colpito a causa dei peccati del mio
popolo? Gli avevano assegnato la sepoltura fra gli empi, ma nella sua morte,
egli è stato con il ricco, perché non aveva commesso violenze né c’era stato
inganno nella sua bocca. Ma il Signore
ha voluto stroncarlo con i patimenti. Dopo aver dato la sua vita in sacrificio
per il peccato, egli vedrà una discendenza, prolungherà i suoi giorni, e l’opera
del Signore prospererà nelle sue
mani. Dopo il tormento dell’anima sua vedrà la luce e sarà soddisfatto; per la
sua conoscenza, il mio servo, il giusto, renderà giusti i molti, si caricherà
egli stesso delle loro iniquità. Perciò io gli darò in premio le moltitudini,
egli dividerà il bottino con i molti, perché ha dato se stesso alla morte ed è
stato contato fra i malfattori; perché egli ha portato i peccati di molti e ha
interceduto per i colpevoli» (Isaia 53).
Concludo questa breve
riflessione, spronando ad andare avanti controcorrente rispetto a questo
mondo, che punta l’attenzione sulle «cose che passano». Un consiglio pratico a
chi non può fare a meno di fare anche un piccolo dono ai propri bimbi, insegnate
il valore delle piccole cose: anche una Bibbia, un libricino da colorare, un
dono fatto da voi (regalini fai da te). Dovrà riempire il loro cuore di gioia e
poterli fare rimanere umili nel loro cuore. {22-12-2009}
5.
{Anonimo}
▲
Nota
redazionale:
In genere io non amo testi extra-biblici, in cui si fa parlare Dio
Padre, Gesù Cristo o lo Spirito Santo. Infatti si rischia di far dire
loro ciò che più aggrada all’autore. Il seguente testo di un autore
anonimo è una parabola interessante e dal contenuto veritiero.
Rimane comunque solo una romantica similitudine verosimile ma
fantastica, e tale deve rimanere per non diventare un apocrifo.
Infatti fino al suo ritorno finale, Gesù non cammina sulle strade di
questo mondo né può essere visto ad andare a un party natalizio. Inoltre
nessuno può dire con certezza che cosa pensi Gesù stesso veramente del
Natale, il giorno in cui viene nel mondo rammemorata la sua nascita.
Sicuramente per lui non è tanto importante la sua propria nascita quanto
la nascita dall’alto di coloro che credono in Lui.
In
cielo si giubila e si festeggia per ben altre cose (Is 49,13; Lc 15,10;
Ap 18,20). E anche sulla terra per il credente c’è «allegrezza nello
Spirito Santo» (Rm 14,17; 1 Ts 1,6) o «del continuo nel Signore»
(Fil 3,1; 4,4.10), quindi durante tutto l’anno, ed essa non dipende da
un party natalizio. I credenti possono aiutare
altri credenti a riacquistare allegrezza, alimentando e
rafforzando la fede altrui (2 Cor 1,24) e accogliendolo i fratelli (Fil
2,29).
Consideriamo quindi tale testo, che segue, solo una parabola
illustrativa. Il testo lo abbiamo adattato. {Nicola Martella} |
Party natalizio senza il
nato
Come tutti saprete, ci
avviciniamo nuovamente a quello che il mondo definisce il «giorno del mio
compleanno». Tutti gli anni si fa una grande festa in mio onore, e credo che
anche quest’anno si farà la stessa cosa.
In questi giorni la
gente fa molte compere, ci sono annunci in televisione, alla radio, si
diffondono suonerie natalizie per i cellulari, buoni propositi tra i blog in
internet. Dovunque non si parla d’altro. È vero, è gradevole sapere che, almeno
una volta all’anno, c’è qualcuno che mi pensa un po’. Come già saprai, è da
molti anni che si festeggia il mio compleanno. Agli inizi non riuscivo a
comprendere, ho fatto molto per gli uomini, però oggigiorno, in fondo, nessuno
sa perché si celebra. La gente ride e si diverte molto, però non sa di che si
tratta.
Ricordo che l’anno
scorso, nel giorno del mio compleanno, fecero una gran festa in mio onore.
C’erano cibi deliziosi sulla tavola, tutto era decorato e ricordo molti regali…
però — sai una cosa? — non mi hanno neanche invitato! Io ero l’invitato d’onore!
La festa non era per me, e quando arrivò il momento d’inizio della festa, mi
chiusero la porta e mi lasciarono fuori, mentre io volevo condividere la tavola
con loro. La verità? Non mi sorprese! Perché negli ultimi anni perlopiù tutti mi
chiudono la porta. E siccome non mi hanno invitato, io sono entrato comunque,
senza fare rumore, per vedere cosa stesse succedendo. Entrai e rimasi in un
angolo. Stavano tutti bevendo, anzi c’erano anche alcuni un po’ «brilli»,
raccontavano barzellette e ridevano a crepapelle.
Ad un certo punto arrivò
un vecchio, grasso, vestito di rosso, con una lunga barba bianca, e tutti i
bambini, correndogli incontro, lo chiamavano esultando: «Babbo Natale, Babbo
Natale!», come se la festa fosse stata fatta in suo onore.
Poi giunse mezzanotte, e
tutti cominciarono ad abbracciarsi… e — sai? — io stesi le mie braccia, sperando
che qualcuno m’abbracciasse, ma nessuno m’abbracciò.
Improvvisamente tutti
cominciarono a scambiarsi dei regali: li aprirono uno alla volta; ma prima che
fossero scartati tutti, io m’avvicinai per vedere se per caso ce n’era uno anche
per me, ma non ne trovai. Come ti sentiresti tu, se nel giorno del tuo
compleanno nessuno ti facesse regali? Compresi, a questo punto, che in quella
festa ne avevo viste troppe. Uscii senza far rumore, chiusi la porta e mi
ritirai…
Ogni anno che passa è
sempre peggio: la gente si ricorda solo della cena, dei regali, delle feste… e
di me non si ricorda nessuno! Desidererei che in questo Natale tu mi lasciassi
entrare nella tua vita. Vorrei che riconoscessi che circa duemila anni fa venni
in questo mondo per dare la mia vita per te sulla croce, e per mezzo d’essa per
salvarti. Voglio che tu creda questo con tutto il tuo cuore.
Ti dico una cosa: ho
pensato che, siccome molti non mi hanno invitato alla festa, ne faccio io una
grandiosa! Nessuno potrà immaginare… una festa spettacolare!
Sto facendo gli ultimi
preparativi, sto mandando molti inviti e in questo giorno ho proprio un invito
per te! Voglio solo che tu mi dica se vuoi partecipare. Ti prenoterò un posto e
scriverò il tuo nome con lettere d’oro nel mio Gran Libro approntato per gli
invitati della mia festa.
Parteciperanno solo
quelli che avranno accettato l’invito e rimarranno fuori quelli che, purtroppo,
non l’accetteranno. Preparati, perché quando tutto sarà pronto, verrò a
prenderti e darò la Gran Festa! A presto! Gesù.
Questa «Lettera di
Natale» è stata letta e accompagnata da immagini a cura di
EvanTV.
6.
{Gianni Geraci}
▲
Nota redazionale: Gianni Geraci è un attivista del «Gruppo del Guado Cristiani Omosessuali». [►
Etica; ►
La fede secondo Gianni Geraci, militante gay] Per questo parla sotto in modo relativistico delle
Scritture e mette l’enfasi sui «diversi».
Ciao Nicola,
sinceramente non capisco chi si preoccupa per le origini pagane d’un simbolo
come l’Albero di Natale. Non le capisco perché anche la festa del Natale ha
origini pagane come gran parte delle feste cristiane antiche. Ma tutto il
cristianesimo non fa altro che assumere l’umano per dargli un senso e un
significato nuovo. La Scrittura stessa è composta prevalentemente da storie
d’uomini che la chiesa, assistita dallo Spirito, propone come Parola di Dio,
dando a queste stesse storie un significato diverso da quello, con cui gli
uomini, che le avevano scritte, intendevano proporle (altrimenti le chiese
seguirebbero alla lettera il codice di santità del Levitico o escluderebbero
dalle loro comunità le persone che il Deuteronomio invita a escludere per motivi
di vario tipo).
Paolo lo
dice chiaramente nel suo discorso a Atene: il cristianesimo non sostituisce la
cultura pagana, ma la assume e le da un significato nuovo.
Troppe
volte i cristiani si sentono degli essere «diversi» e allora si chiedono se sia
il caso di fare l’albero di Natale. Il Nuovo Testamento però ci chiede di
mischiarci agli altri e di condividerne la mensa. Se non lo facciamo tradiamo il
mistero dell’incarnazione. {20 dicembre 2009}
7.
{Nicola Martella}
▲
Gianni, avrei
molto da scrivere su quanto affermi sotto; mi limito a poche ed essenziali cose.
Non sarà il relativismo a farci trovare la verità. Ti rispondo con le
parole di Gesù rivolte a Pietro: «Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma
delle cose degli uomini» (Mt 16,23; ti risparmio il contesto). E inoltre ti
ricordo le parole del Maestro rivolte agli illuminati Sadducei: «Voi errate,
perché non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio» (Mt 22,29).
Quanto
alla Scrittura, essa stessa afferma: «Nessuna profezia della Scrittura
procede da vedute particolari; poiché non è dalla volontà dell’uomo che venne
mai alcuna profezia, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché
sospinti dallo Spirito Santo» (1 Pt 1,20s). E ancora: «Ogni Scrittura
ispirata da Dio, è utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla
giustizia» (2 Tm 3,16). Quindi preferisco credere alla Scrittura che a te e
a coloro che la pensano come te.
Quanto al
condividere la mensa, ti ricordo questa ingiunzione apostolica: «V’ho
scritto è di non mischiarvi con alcuno che,
chiamandosi fratello, sia un
fornicatore, o un avaro, o un
idolatra, o un oltraggiatore, o un
ubriacone, o un rapace; con un tale non
dovete neppur mangiare» (1 Cor 5,11).
Inoltre la tua citazione del Levitico e del Deuteronomio come argomenti è
fallace, visto che intanto Gesù Cristo è venuto e ha istituito un «nuovo patto»
(Lc 22,20 «nuovo patto nel mio sangue»; Eb 8,13 «Dicendo: “Un nuovo
patto”, Egli ha dichiarato antico il primo»). Esso rende le norme dell’AT
non prescrittive per i seguaci del Messia, ma solo fonte di principi morali e
spirituali (Rm 15,4; 1 Cor 10,11; altrimenti p.es. uno dovrebbe essere messo a
morte per non osservare lo
šabbât al suo tempo debito). Prescrittivo è nel «nuovo patto» la cosiddetta «Legge di Cristo»
(1 Cor 9,21; Gal 6,2), ossia gli insegnamenti del Messia e dei suoi apostolici.
Dappertutto nella Bibbia viene ripetuto che idolatri e fornicatori, tra
altri, non erediteranno il regno di Dio (1 Cor 6,9s; Gal 5,19ss). Profeti e
apostoli non hanno semplicemente biblicizzato il paganesimo e le sue pratiche,
ma hanno chiamato al ravvedimento e a una conversione radicale dalle tenebre
alla luce, da Satana a Cristo (At 26,18; 1 Pt 2,9). T’auguro di realizzare tutto
ciò fintantoché potrai dire «oggi», speriamo presto, almeno fintantoché Dio ti
vorrà usare ancora longanimità.
8.
{Gianfranco Giuni}
▲
Il vero
«spirito del natale» ci ricorda che l'umanità è così cattiva che c'è stato
bisogno che nascesse un bambino destinato a morire per lei. Altro che bontà
umana! Buon Natale di riflessione!!! {25 dicembre 2009}
9.
{Nicola Martella}
▲
Happy
Channukà?
Constato che,
specialmente nel fronte carismaticista, si è in uso di mandare degli «happy
hannukah» (o simili), pensando che significhi «buon natale» in ebraico! Alcuni
di loro si titolano come «pastori» e altri come «profeti», oltre agli ingenui
imitatori d’ogni gruppo e denominazione; l’ignoranza è alquanto diffusa. Se
s’andassero a studiare l’origine e il significato, s’accorgerebbero che
«channukà» è la festa della riconsacrazione del tempio al tempo dei Maccabei,
proprio di quel tempio, di cui Gesù disse che non sarebbe rimasta pietra sopra
pietra (Mt 24,1s). Nel «nuovo patto» non abbiamo edifici da commemorare. Il
tempio è la chiesa stessa (1 Cor 3,16; 6,19).
Channukà
non ha quindi nulla a che vedere con la nascita di Gesù Messia. Se channukà è la
«festa delle luci» (riaccese nel tempio), Gesù disse in una simile occasione:
«Io sono la luce del mondo; chi mi seguita non camminerà nelle tenebre, ma avrà
la luce della vita» (Gv 8,12; 9,5).
Come si
vede: «Quasi uguale è del tutto diverso!». Non posso che augurare buon
discernimento a tutti i confusi confusionari e confondenti, che credono di fare
bella figura con un pizzico di sciccheria giudaizzante!
10.
{Gianni Siena}
▲
Non sarei così frettoloso di «assassinare» Babbo Natale e la sua consorte [►
Babbo Natale è morto, la Befana è a rischio], basta spiegare ai ragazzi che si tratta d’una finzione
e che essi non devono credere a ciò: è un modo soft per farli crescere senza
traumi... Io sono per la libertà e l’abbandono non traumatico di certe
tradizioni.
Mio figlio
è nato il 22 dicembre, ogni anno mia moglie e io gli facciamo un regalo per la
circostanza; quando era piccolo gli abbiamo spiegato che «questo» era il regalo
per lui. Il 2 febbraio, con la scusa del mio compleanno, ma non sempre,
invitiamo tutta la famiglia; non ci vediamo spesso ed è un momento per stare
insieme con affetto. Anche se non ricevo regali sono felice d’avere la mia
famiglia intorno! Anche questo era il senso e il valore di queste «feste» (=
Natale con i tuoi...).
Anche per
questo trovo discutibile quanto segue. Un pastore di mia conoscenza ha
preso l’abitudine di fare battesimi, riunioni di varie comunità e distribuzioni
di letteratura cristiana durante il periodo natalizio. Tutto è lecito, ma ho il
sospetto che, a volte, si cerchi di sostituire la «festa» altrui con iniziative
surrogato, «lodevoli»... ma siamo sicuri che non si stia comunque dando
importanza alla festa del «sole invictus»? Non sarebbe meglio lasciare il mondo
come sta?! Trovo più facile rispondere alle domande dei non credenti, infatti,
non dovendo giustificarmi per iniziative di segno contrario. Per esempio,
qualche anno fa e scherzosamente provocatorio, mi si chiedeva: «Perché accetti
la gratifica natalizia, se non credi nel Natale?» La mia risposta era
altrettanto sornione e «vaga»: «Sono comunque soldi miei!».
È forse
criticabile la mia mancanza di giustificazioni «bibliche», ma so che non
abbiamo molte frecce: «Uno stima i giorni tutti uguali mentre l’altro vi fa
caso... l’importante è essere persuasi nella coscienza. Ogni cosa fatta senza
piena convinzione è peccato». Se un credente festeggia il Natale (= il ricordo
della nascita del Signore Gesù) non dovrebbe essere soggetto a critiche e se un
altro non lo festeggia dovrebbe ugualmente essere rispettato e accolto... con o
senza Babbo Natale e la Befana. Potrei dire altro, ma so che sarebbe tempo
sprecato, vi sono cose ben più serie, sulle quali puntare la lente
d’ingrandimento della dottrina e della Parola: questa mi sembra «lana caprina»!
Shalom… {1 gennaio 2010}
11.
{Nicola Martella}
▲
Sarebbe lungo ribattere punto per punto a tale scritto un po’ frettoloso. Rimando perciò al
tema di discussione «Babbo
Natale» per la prima parte.
Non so
perché dovrebbe essere discutibile evangelizzare e avere programmi
alternativi al Natale del mondo in tale periodo. È scritto: «Predica la
Parola, insisti a tempo e fuor di tempo,
riprendi, sgrida, esorta con grande pazienza e sempre istruendo. Perché verrà il
tempo che non sopporteranno la
sana dottrina… e distoglieranno le
orecchie dalla verità e si volgeranno ai miti» (2 Tm 4,2ss). Perché
non approfittare delle occasioni (cfr. Ef 5,16) natalizie, visto che la gente
sembra più sensibile?
Se per «gratifica
natalizia» si intende la tredicesima (cioè mensilità), è solo una questione
di etichetta, dovuta al periodo.
È giusto
che si abbiano sui giorni da osservare opinioni differenti e che non c’è
necessità per giustificarsi. In ogni modo, discutere seriamente di
queste cose non è mai «tempo sprecato» né «lana caprina», caro pecoraio,
visto che fanno parte di problemi culturali controversi nelle chiese!
12.
{Pietro Calenzo}
▲
Carissimo
Nicola, consentimi cristianamente una piccola riflessione, nell’ambito del già
dibattuto cosiddetto «spirito del natale» (che ora sa, già di naftalina). Nel
buonismo festaiolo che ci ha circondato negli ultimi giorni, a persone non
rigenerate, che m’auguravano buon natale, ero solito rispondere «grazie, buone
feste anche a te», non per filtrare la pagliuzza, ma per rendere in qualche modo
palese, senza acrimonia o spirito contenzioso, che il Natale inteso in senso
Scritturale, dura ogni giorno della nostra vita, e che i canoni della
mercificazione e dell’arricchimento d’aziende specializzate in strumenti
elettronici, della banalizzazione d’un evento centrale, così prezioso per la
salvezza dell’uomo, sia divenuto, uno staccare assegni per i propri figli o
nipoti. Ciò non mi trova nella maniera più assoluta consenziente. Facessero,
come quel canonico che nel 4° o 5° secolo, il quale, benché già permeato dal
Romanesimo, in occasione del 25 di dicembre donò ogni suo bene ai poveri della
sua comunità. Su tali basi un confronto, sarebbe già costruttivo, e so che anche
su tali tematiche, il tuo approccio ti trova consenziente. Benedizioni nel nome
del Messia Gesù, il Benedetto in eterno. {06 gennaio 2010}
►
Babbo Natale {Nicola Martella} (T)
►
Crisi di Natale e Natale con la crisi {Tonino Mele} (A)
►
L’albero di Natale {Nicola Martella} (D)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Natale_dubbi_attese_OiG.htm
21-12-2009; Aggiornamento:
08-01-2010 |