Nell'articolo «Natale:
un compleanno senza il festeggiato?» abbiamo visto che le
opinioni su che cosa sia il Natale possono alquanto divergere nella concezione o
nella pratica. Il Natale è per molta gente una scatola vuota, che si riempie a
piacere. Da compleanno di Gesù di Nazareth e momento per ricordare la sua via
dalla mangiatoia alla croce, tale festività diventa per non pochi occasione per
altro. Alcuni poi, in contrasto col messaggio del Natale, ossia che Dio è venuto
in carne nel suo Figlio Gesù Cristo, usano tale periodo per infrangere molti
comandamenti di Dio.
Eppure il Figlio di Dio si è fatto povero per arricchire chi crede in Lui
(2 Corinzi 8,9); il Logos di Dio, pur essendo «Dio presso Dio» (Giovanni 1,1ss)
si è fatto uomo (v. 14), per riportare gli uomini a Dio mediante la sua opera di
redenzione. Abbiamo ricordato che Gesù Cristo potrebbe essere nato in Betlemme
mille volte, ma se non lo si fa nascere nel proprio cuore, l'uomo rimane perduto
dinanzi a Dio. Ecco la migliore convinzione che vale per Natale e per ogni
giorno dell'anno, espressa così dall'apostolo Paolo: «Sono stato crocifisso
con Cristo, e non son più io che vivo, ma è Cristo che vive in me; e la vita che
vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale m’ha amato e
ha dato se stesso per me» (Galati 2,20). Chi realizza questo, per lui è
Natale tutti i giorni, anche nel periodo natalizio.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre
esperienze, idee e opinioni?
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1.
{Arianna Piccione} ▲
■
Contributo:
Certo, Nicola, mi vai a elencare tutto il
peggio del Natale, tutto ciò che deriva dall’ignoranza della gente che ama i
sentimentalismi... Ma c’è anche un aspetto molto bello del Natale che non hai
considerato: Dio entra nella storia facendosi uomo e questo non sarebbe un
evento da festeggiare? A me pare di sì! {21 dicembre 2008}
▬
Risposta: Arianna, hai letto l’intero articolo? Eppure nel primo
punto dell’articolo, che porta il mio nome, ho scritto quanto segue.
Abbiamo visto che per non poche persone il Natale diventa occasione per fare
tutt’altro che pensare a Gesù di Nazareth, che nacque in una stalla per
diventare il Salvatore del mondo. L’apostolo Paolo sintetizzò così la missione
di Cristo: «Infatti voi conoscete la grazia del Signor nostro Gesù Cristo, il
quale, essendo ricco, divenne povero per causa vostra, affinché voi, mediante la
sua povertà, diveniate ricchi» (2 Corinzi 8,9). O espresso diversamente,
affermò in un altro contesto che il Messia Gesù «era in forma di Dio e non
reputò rapina l’essere uguale a Dio. Egli però annichilì se stesso e prese forma
di schiavo, essendo diventato in similitudine degli uomini; e trovato
nell’esteriore come un uomo, abbassò se stesso e si fece ubbidiente fino a
morte, e a morte di croce» (Filippesi 2,6ss). Come si vede, la nascita e la
morte del Messia erano l’una in funzione dell’altra. |
Ti sembra poco?
Dopo aver letto l’intero articolo, mandami un tuo contributo in cui vai di più
nel merito e aggiungi ciò che ritieni che io abbia magari dimenticato. {Nicola
Martella}
▬
Replica: Scusami, hai ragione, avevo capito male... Credevo si
trattasse dell'ennesimo attacco al natale, ma a quanto pare non è così... Sono
d'accordo con te su tutto allora; ciò che il natale è diventato per la maggior
parte della gente, non piace neanche a me! {Arianna Piccione; 24 dicembre 2008}
2.
{Franco Masini} ▲
■
Contributo:
Natale, quanto contrasti mentre invece dovremmo
applicare alla lettera gli insegnamenti di Gesù Cristo e essere tolleranti. A
nessuno fa piacere sentirsi dire che gozzoviglia, però non è il mio caso perché
sono a dieta e poi non l’ho mai fatto per educazione e per rispetto verso i
poveri. Però c’è chi lo fa e non è da considerarsi un «mostro», tuttavia ogni
anno vedo ripetersi lo stesso rito del pranzo, cenone, ecc. che ce vuoi fa’?
Intanto però vedo anche le Chiese piene sia la notte della vigilia che il giorno
dopo e questo è bene e te la dice lunga sullo spirito natalizio delle gente
comune. Certo le eccezioni ci sono sempre (penso alla Haak, poveretta lei, atea
dichiarata, che farà, ci andrà alla messa oppure sentendosi superiore al
Creatore non lo farà?), ma a noi che ce ne importa, pensiamo a glorificare il
Signore Dio degli eserciti d’Angeli che un giorno, magari chissà nemmeno tanto
lontano («....state all’erta come sentinelle all’aurora!»), ci accompagneranno
nella Chiesa Celeste. Ciao e Auguri, Franco di Lucca (città mistica). {22
dicembre 2008}
▬
Risposta: Gli insegnamenti di Gesù valgono un anno intero. Accanto
a quelli che a Natale penseranno solo ai bagordi, ce ne sono certamente altri
che vivono in fedeltà alla Parola di Dio… e non solo a Natale. Certo le chiese
(nel senso fisico di edifici) possono anche riempirsi di gente, ma Gesù ha
bisogno di testimoni per 360 giorni l’anno, perché vivano come persone in cui
Egli è nato, rigenerate dal suo Spirito Santo e ubbidienti al Padre celeste in
conformità con la sua santa Parola. L’apostolo paolo l’ ha così espresso: «Siate
irreprensibili e schietti, figli di Dio senza biasimo in mezzo a una generazione
storta e perversa, nella quale voi risplendete come luminari nel mondo, tenendo
alta la Parola della vita» (Filippesi 2,15).
Margarita Haak, è chiaramente una scienziata atea, a cui bisogna riconoscere
però una coerenza, che vorrei vedere in tanti cristiani che vivono una fede
all’acqua di rosa. Biblicamente per lei vale questa parola dell’apostolo Paolo:
«Or un uomo psichico non riceve ciò che è dello Spirito di Dio, perché gli è
pazzia; e non lo può riconoscere, perché lo si distingue spiritualmente» (1
Corinzi 2,14). E ancora: «Dicendosi savi, sono divenuti stolti» (Romani
1,22). Infatti decidere che Dio non esista, partendo dai dati, sempre
relativamente pochi in senso statistico, che si hanno in mano e che si possono
comprendere, non mostra un atteggiamento proprio scientifico. Mi preoccupo però,
come ho scritto nell’articolo, di più di coloro che portano fuori l’etichetta di
«cristiano», ma non lo sono dentro, perché non hanno permesso allo Spirito Santo
di rigenerarli o perché vivono nella disubbidienza rispetto alla Parola di Dio,
seguendo la propria psiche o tradizioni umane. I veri cristiani si possono
riconoscere dalla risposta a questa domanda: Se tu fossi morto ieri, oggi dove
saresti?
Se Cristo non è nato in chi si dice cristiano, ogni Natale gli sarà inutile.
Neppure rifugiarsi in una «città mistica» gli servirà. Chi attende il ritorno di
Gesù come una sentinella aspetta l’aurora, è sulla buona strada; all’attesa
aggiunga l’ubbidienza alla Parola di Cristo e solo a quella. {Nicola
Martella}
3. {Gianni Siena} ▲
■
Contributo:
È noto che la chiesa cattolica istituì il
natale come sostituzione della festa del «sole invictus», simbolo della massima
deità pagana. L’atteggiamento cattolico verso ciò che ritiene essere «idolatria»
è noto: la persecuzione e la devastazione furono feroci. Da un programma
televisivo («La storia siamo noi», Rai 3) apprendo che la «muta di Abia», di cui
faceva parte Zaccaria (Lc 1,5) prestava servizio nel Tempio in una certa data.
Partendo da essa e tenendo conto dei dati evangelici sulle due gravidanze
(Elisabetta e Maria), la nascita di Gesù si collocherebbe nel mese di dicembre,
appunto. Resta, ovviamente, la non obbligatorietà dell’osservanza di questa
festa che non è del tutto assimilabile alla festa pagana che sostituì. Ma, mi
chiedo, se «questo» è natale, bene le luci, il panettone e lo spumante, i
regali, gli auguri... senza Cristo tutto ciò non ha nessun valore! {22 dicembre
2008 }
▬
Risposta:
I dati che fanno capo alla «muta di Abia» mi
sono noti. Ogni anno tali sacerdoti avevano due turni: uno autunnale e uno
primaverile. A seconda di quale periodo si privilegia, si arriverà a un altro
risultato. Chi privilegia il turno autunnale della «muta di Abia» è per arrivare
al 25 dicembre. Sennonché nessun neonato rispetta i nove mesi precisi. Non per
nulla la più antica ricorrenza natalizia fu celebrata, dal 2° secolo in poi, in
Egitto il sei gennaio come epifania «apparizione, manifestazione» di Gesù e da
lì arrivò fino a Roma. La chiesa romana, dopo che si accreditò il 25 dicembre,
dal 4° secolo in poi, reinterpretò il sei gennaio come la visita dei magi; e,
col tempo, nelle mani dei pagani cristianizzati (o cristiani paganizzati)
epifania si trasformò in «befana», una festa delle streghe. È il colmo. Ho
dovuto pensare a 2 Corinzi 6,14s: «O qual comunione fra la luce e le tenebre?
E quale armonia fra Cristo e Beliar? [= diavolo] O che v’è di comune tra il
fedele e l’infedele?». {Nicola Martella}
4. {Carmelo e Maria Antonietta Orlando} ▲
Buon Natale del
Signore Gesù a tutti, già perché non si può parlare di natale senza parlare di
Gesù, è il suo compleanno, è la sua festa, il festeggiato è Lui; se Egli è nato
ci sarà un motivo; se Dio si è fatto piccolo come noi, rinunciando a un trono,
ci sarà un motivo; se si è preso pensiero per me e per te, ci sarà un motivo. Il
Natale è festa di luce, ma non ci sarebbe luce senza Gesù, la Stella del
mattino; il Natale è festa di gioia ma non ci sarebbe gioia senza la liberta che
viene da Gesù.
Spero che tu abbia chiaro l’amore che Dio a per te (per l’umanità certo, ma se
l’umanità fossi tu solo, Lui sarebbe nato solo per te) e, se ancora non l’hai
scoperto, chiediglielo con una semplice preghiera che viene dal cuore, prova
cosi: «Gesù io voglio scoprire e concretizzare nella mia vita il tuo amore,
nasci nel mio cuore, vivi nella mia vita; il più grande regalo di compleanno che
oggi ti posso fare è la via vita, prendila, tu sei Amore e io do la mia vita
nelle mani dell’Amore. Ti ringrazio Fratello caro, ti voglio bene».
Ancora un Buon Natale del Signore Gesù a tutti, Carmelo e Maria Antonietta
Orlando. {23 dicembre 2008}
5. {Calogero Fanara} ▲
Cari
Amici, ecco cosa significa per me Natale:
Non ha niente a che fare con
Babbo Natale o una legenda. Non è questo: l’albero di natale. E neanche questo:
una cena succulenta.
Ecco cosa significa veramente Natale: «Egli era la luce vera, che illumina
ogni uomo che viene nel mondo. Egli è venuto in casa sua, e i suoi non lo hanno
ricevuto,
ma a tutti coloro che lo hanno ricevuto,
Egli ha dato l’autorità di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel
suo nome» (Evangelo di Giovanni).
Possa Gesù vivere nei vostri cuori durante l’anno prossimo. {23
dicembre 2008}
6. {Pasquale Troia} ▲
Nota editoriale: Questo lettore mi ha mandato una musica di natale della
tradizione russa e il testo in italiano di S. Degtjarev (1776-1813),
«Cielo e terra: Concerto di Natale». Riporto solo quest'ultimo.
Il cielo e la terra
si rallegrino oggi profeticamente.
Angeli e uomini
celebrino spiritualmente
perché Dio si è manifestato nella carne a quanti erano vissuti nelle
tenebre e all'ombra di morte.
Una grotta e una mangiatoia hanno accolto Colui che è nato dalla Vergine.
E noi, con labbra indegne, offriamogli lode col canto angelico
Gloria a Dio
nel più alto dei cieli e pace sulla terra,
perché è venuto il Desiderato delle genti
e con la sua venuta ci ha salvato dalla schiavitù del nemico.
Il lettore accompagnava la sua missiva con le seguenti parole: Ecco un augurio
musicale... sperando che il canto e la musica possano ospitare nel nostro cuore
la Divina Armonia del Figlio di Dio, visto che l'intelligenza non può contenere
l'in-canto del Verbo e la nostra testimonianza non è ancora incarnazione della
sua Pace. {24 dicembre 2008}
7. {Donato Trovarelli} ▲
Il primo Santale della storia cristiana
Una proposta che
farà discutere! Da quest’anno festeggeremo il
Santale e non più il
natale! Gesù non è nato a Natale e
non festeggiamo il solstizio d’inverno come ai tempi degli adoratori del dio
Mitra.
Festeggeremo i santi «nati di nuovo» in Cristo Gesù: in pratica festeggeremo la
Chiesa
Vivente del Capo Vivente. Festeggeremo il Corpo di Cristo, composto dai santi,
santificati dal Sangue di Gesù e perdonati e giustificati perché hanno
incontrato Gesù Vivente nel loro cammino.
Basta col Natale
cattolico o luterano. Basta con una tradizione che non ha nulla a che vedere con
noi evangelici «nati di nuovo». È ora d’avere il coraggio di cambiare. È ora che
noi evangelici affermiamo la verità a ogni costo: Gesù è nato durante un
censimento romano (dalle idi di marzo alle idi d’ottobre) e non è bambino! Gesù
è grande, adulto, risuscitato da una croce insanguinata e siede sul Trono di
Dio, alla destra della gloria del Padre!
Festeggiamo chi crede in questo e stringiamoci con affetto fraterno, dovunque si
radunano i cristiani nati di nuovo. Andiamo nelle nostre sale d’adorazione o
d’incontro per amarci gli uni gli altri! Noi siamo il Corpo di Cristo. Non siamo
ostia o liturgia, ma persone «nate di nuovo».
Scacciamo dai nostri locali di culto tutte le tradizioni dell’albero, dei
presepe, della figura di Babbo Natale, di Gesù bambini vari, di Santa Klaus e
d’ogni altro orpello della tradizione popolare di qualunque natura o religione
non-cristiana.
Chi è nato di nuovo, accolga chi è nato di nuovo. Il
Santale
sarà la festa dei
Santi di Cristo Gesù. Sarà un
giorno di festa, che potrà anche coincidere col
Natale cattolico, ma ne avrà altri
contenuti e altra sostanza. Nessuna messa, nessuna liturgia, nessuna religione
potrà mai sostituirsi all’amore che i credenti devono portarsi obbligatoriamente
in Cristo Gesù. Il 25 dicembre di quest’anno nessun evangelico dovrà aspettare
la mezzanotte [precedente], per pregare insieme a chicchessia, ma dovrà ospitare
a pranzo almeno un credente «nato di nuovo», a dimostrazione che siamo ancora
capaci d’ospitare e di riconoscerci a vicenda come membra viventi d’un Corpo
Santo Vivente.
Il Santale
è il gesto d’accoglienza mediante l’Agape
fraterna nelle case o nei locali di culto. In tale occasione saremo capaci di
cantare al Signore, ringraziarlo e lodarlo, perché staremo insieme fra credenti
che possono condividere con la gioia d’appartenere a una Chiesa Vivente senza
denominazioni, ma solo connotata dalla «salvezza» che Gesù ha assicurato
personalmente a ciascuno di noi! Gesù sarà visibile in mezzo a noi, se ci amiamo
come Lui ha amato noi.
Col Santale
diffonderemo finalmente una nuova cultura evangelica, quella della salvezza
mediante il Sangue di Gesù Cristo.
Perché il 25 dicembre? Una festa della comunità cristiana a fine anno serve per
fare il punto su un intero anno di rapporti fraterni e se qualcosa manca, ci
sono altri 7 giorni per rimediare! {21 dicembre 2008}
8. {Nicola Martella} ▲
Durante questo
periodo, ognuno ha pensato durante il corso della storia a un’altra festa. Gli
Ebrei hanno aggiunto Channukà in questo periodo (25 Kislev), una festa
non prescritta dalla Torà, ma decisa dai rabbini per ricordare la
riconsacrazione del tempio, dopo la dissacrazione da parte di Antiochio Epifane
IV (175 a.C.). Intorno a tale nuova festa sono nati poi tanti costumi e
simbolismi.
Molti cristiani festeggiano il Natale: cattolici e protestanti hanno il
25 dicembre (calendario gregoriano, perché introdotto da papa Gregorio XIII nel
1582) e hanno aggiunto presepe e albero; ortodossi e copti hanno
mantenuta la ricorrenza più antica: il 7 gennaio (calendario giuliano, perché
introdotto da Giulio Cesare).
Donato Trovarelli suggerisce il «Santale» quale festa di comunione dei
santi col loro Signore e Salvatore, e cioè nello stesso periodo. Ciò mi ricorda,
per alcuni tratti, la festa dei Purim (anch’essa non prescritta dalla
Torà; Ester 9,17-22).
Tempo addietro un amico gentile con tendenze filo-giudaiche mi ha scritto che le
chiese non avrebbero nessun diritto di istituire feste non prescritte dalla
Legge. Gli Ebrei però l’hanno fatto e il calendario religioso è segnato
da feste che non ci sono nella Torà; a ciò si aggiunga che, durante i secoli,
hanno aggiunto anche alle feste prescritte costumi e simbolismi, non descritti
nella Parola di Dio.
Sembra come se i credenti, sia giudaici, sia cristiani, abbiano da sempre voluto
attualizzare antiche feste o voluto segnare eventi particolari della storia
della salvezza con una rammemorazione ricorrente. Il protestantesimo tedesco
festeggia, ad esempio, il «Giorno della Riforma». È sbagliato farlo? Lo
si dimostri.
Non è un caso che Gesù abbia reinterpretato la Pasqua ebraica come «cena
del patto». Non è neppure un caso che Egli abbia comandato ai discepoli di
aspettare fino alla «festa della raccolta» (Pentecoste) per manifestare
storicamente lo Spirito Santo e iniziare la grande raccolta del popolo del nuovo
patto (si convertirono 3.000 anime solo quel giorno!).
Che dire del «Santale» suggerito da Donato Trovarelli? Ammetto che io
appartengo alla fazione del cristianesimo che considera tutti i giorni uguali.
La Parola però permette che si considerino alcuni giorni in particolare, sapendo
che chi agisce così, vuole onorare Dio. «L’uno stima un
giorno più d’un altro; l’altro stima
tutti i giorni uguali; sia ciascuno pienamente convinto nella propria
mente. Chi ha riguardo al giorno, lo fa
per il Signore» (Romani 14,5s).
Le feste sono
contenitori culturali e, come tali, possono essere pieni o vuoti di
significato. Sta ai cristiani di riempire sempre a nuovo le feste che
commemorano, se lo vogliono fare, con i significati della storia della salvezza,
chiaramente aggiornati al nuovo patto. Altrimenti le feste quali contenitori
culturali diventano un peso e un fastidio, anzi prigioni mentali che ingiungono
a fare gesti, ad assumere simboli e a praticare riti divenuti formali e senza
senso. Allora teste vuote di una fede vivente praticano vuoti simbolismi e riti
formali, a qualunque credo essi appartengono, sia fra i giudei, sia fra i
cristiani, nell’illusione che la perpetuazione di un siffatto costume culturale
li riempirà un po’, almeno di sentimenti.
9. {Vincenzo Russillo} ▲
Sono contento che molti fratelli hanno colto il
vero messaggio dell’articolo. Altri un po’ meno. Ovviamente il mio pensiero, non
intendeva essere critico in alcun senso, quando ho usato termini come
gozzoviglie. Non volevo neppure elencare le cose negative. Volevo che si
cogliesse il vero, significato della nascita del Cristo, rompendo con le
tradizioni legate al 25 dicembre, tra l’altro, come ha ben ricordato Gianni
Siena, legato a una festa pagana; poi ci sono anche le interpretazioni di quelli
che intendono un giorno, primaverile o autunnale, riprendendo il verso di Luca:
«C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la
guardia al loro gregge» (Luca 2,8).
Proprio perché gli scrittori dei Vangeli hanno
taciuto sul giorno della nascita, volevano che si ricordasse la venuta del
Cristo per la sua missione. Io mi schiero per la seconda posizione, specificata
da Nicola: io stimo tutti i giorni uguali. Ma quello che io intendevo dire
andava ben oltre. Non era critico verso coloro che invece ritenevano giusto
festeggiare un giorno in particolare. Bensì volevo che s’andasse controcorrente
rispetto a questa società consumistica, in cui il Natale è il giorno simbolico.
Non di rado mi è capitato di sentire dei cristiani dire: «Oggi ci prepariamo per
la veglia, per pregare… ma prepariamo anche una tavolata affinché possiamo
mangiare assieme». Ovviamente non voglio fare di tutta l’erba un fascio. Ma
forse credo sia giusto che ognuno di noi faccia un po’ d’autocritica e oggi,
come gli altri giorni, glorifichi il nome di Cristo e sia un vero cristiano.
{25-12-2008}
10. {Calogero Fanara} ▲
Nota editoriale:
Il seguente contributo mostra che anche temi stagionali possono essere letti in
altri periodi dell’anno e possono spingere a prendere posizione. È possibile
pure che a mente fredda e senza coinvolgimento emotivo si riesca meglio ad
affrontare certi argomenti.
Franco Masini ha
scritto: «Intanto però vedo anche le Chiese piene sia la notte della
vigilia che il giorno dopo e questo è bene e te la dice lunga sullo spirito
natalizio delle gente comune».
E allora? Se
poi il piede, il corpo intero e sopratutto la mente non li mettono più in chiesa
durante tutto l’anno, a cosa serve, ditemi voi?
Non mi metto neanche a giudicare coloro che fra i cristiani (purtroppo!) si sono
messi a festeggiare questa festa pagana; per cui, per analogia, vorrei soltanto
ribadire le parole d’una persona anziana, intervistata sul programma televisivo
«Protestantesimo», a cui chiedevano il parere sul pastorato femminile: «Io non
l’ho trovato nella Bibbia». Come non si trova niente nella Bibbia riguardo alle
donne pastoresse, non lo si trova neanche per giustificare la «festa di Natale».
Gesù non ha mai chiesto che si
festeggi il giorno della sua nascita (nessuno conosce la data), ma ha chiesto
che s’ubbidisca ai suoi comandamenti nel permettere che Egli nasca veramente e
una volta per tutte nel nostro cuore! Altro che Babbo Natale e
gozzoviglie... Altro che «Bambin Gesù» di porcellana portato qua e là!
È tempo che torniamo tutti a vivere
la nostra fede com’era vissuta ai tempi della Chiesa primitiva. Saremo molto più
coerenti con noi stessi e sopratutto con chi ci circonda. Possa il Signore
aiutarci a spingere tutte le chiese che professano d’essere cristiane a tornare
alla fonte originale della fede genuina, trasmessa una volta per sempre ai
santi... {7 aprile 2009}
11. {} ▲
12. {} ▲
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Natale_senza-festeggiato_OiG.htm
23-12-2008; Aggiornamento: 09-04-2009
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