Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all’ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l’ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Le diversità possono essere una risorsa oppure diventano un problema.
 Ecco le parti principali:
■ Entriamo in tema (il problema)
■ Uniti nella verità
■ Le diversità quale risorsa
■ Le diversità e le divisioni
■ Aspetti connessi.
 
Il libro è adatto primariamente per conduttori di chiesa, per diaconi e per collaboratori attivi; si presta pure per il confronto fra leader e per la formazione dei collaboratori. È un libro utile per le «menti pensanti» che vogliano rinnovare la propria chiesa, mettendo a fuoco le cose essenziali dichiarate dal NT.

 

Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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L’ALBERO DI NATALE

 

 di Nicola Martella

 

 

1.  LE QUESTIONI: Ecco alcune lettere, che mi sono arrivate negli anni.

     ■ Qualcuno mi ha passato una e-mail, che recita così: «A tutti i dottori della Parola, pace e gioia in Cristo Gesù! Avrei un quesito “natalizio” sulle origini pagane dell’albero di Natale, le palle appese, la simbologia dell’albero; quali retroscena pagani, misterici o occulti nasconde e se, secondo ciò che insegna la Bibbia, un cristiano dovrebbe fare l’albero. Magari è innocuo, ma sempre meglio sapere i rischi. Su internet trovo diverse teorie, addirittura di origini cristiane databili al 1600 in Germania. Pochissime come al solito le fonti citate, quindi... Grazie ancora per il vostro lavoro e il vostro ministero» (Enos Lisci, ps.; 13 dicembre 2009). Tale e-mail è stata inviata a un certo numero di persone in copia nascosta. Non essendo indirizzata a me, ho dato all’autore uno pseudonimo.

     ■ Un altro credente mi ha scritto riguardo a qualcuno che in un filmato parla della sua passata esperienza nella droga. Ciò che lo ha disturbato è stato «il grande albero di natale dei pagani», che si vedeva dietro a lui. Ho dato anche a lui uno pseudonimo. {Saverio Gallinacci, ps.; 16 dicembre 2009}

     ■ La questione si ripresenta annualmente, come mostra la seguente lettera: Carissimo fratello Nicola, avevo da porti una domanda, che è attuale al periodo natalizio. In questo periodo solitamente sorgono dubbi su famiglie cristiane, che fanno l’albero di natale. Potresti dare delucidazioni al riguardo? Non si deve assolutamente fare o è una questione personale di coscienza? Ti saluto con affetto. {Vincenzo Desiante; 22-12-2010}

 

 

2.  IL NATALE E IL SUO ALBERO: Non intendo cominciare a parlare nuovamente del Natale, avendolo fatto già da tempo con diversi articoli e temi di discussione in una sezione dedicata alle festività nella chiesa. Quando ero bambino, a Natale mio padre tornava dalla Germania con le valigie piene di dolciumi e regali e, già per questo, era una gran festa. I miei genitori ci facevano fare l’albero e il presepe, non perché fossero cattolici praticanti, anzi erano alquanto anticlericali, ma perché ciò faceva parte della cultura e del romantico «spirito del Natale».

    Quando mi convertii a dodici anni, mi associai a una chiesa evangelica, che aveva subito molti e pesanti osteggiamenti da parte del clero locale; era evidente che nutrisse un anti-romanesimo viscerale. Mi fu quindi insegnato che il Natale e l’albero fossero da ascrivere a pratiche pagane cristianizzate. Tale sospetto è rimasto anche quando, in Germania, trovai credenti evangelici conservatori, tra cui i famigliari di mia moglie, che festeggiavano con ovvietà il Natale e facevano l’albero, senza farsene scrupolo, essendo parte integrante della loro cultura religiosa. Penso che sono apparso loro molto singolare col mio atteggiamento ostile al Natale e alle cose, che lo circondano. Nel periodo dell’avvento, che culmina col Natale, pensare a Gesù in modo particolare, come singoli e come comunità, è per loro ovvio e indiscutibile. Rimando a tali articoli per illustrare il mio proprio travaglio col Natale.

     Attualmente non mi entusiasmano personalmente il Natale, il suo «spirito» e il suo albero, visto che li considero «scarti di produzione» di una cultura religiosa (s)cristianizzata e del commercio laico e religioso, che anima tutto ciò. Essendo per me appunto una questione, secondaria, periferica e contingente, non mi sento neppure di dover fare «crociate» anti-natalizie, né mi faccio tirare per la giacca da parte di chi vorrebbe spingermi in tale ruolo.

     Per quello che posso, non vorrei neppure rimanere nella reazione rispetto a un fenomeno culturale diffuso, ma passo possibilmente all’azione: è sempre tempo per evangelizzare, anche a Natale. Con chi mi dà il «buon Natale», non lo rifiuto (rispondo «buone feste» o «Grazie, Dio ti benedica») e non comincio una sterile polemica sul perché non bisogna festeggiare il Natale o non farsi l’albero. Se li scandalizzo e do loro l’impressione di essere massimalista, non vorranno ascoltarmi neppure quando vorrò parlare loro di Gesù quale Messia. Se si presenta l’occasione, dico ai miei interlocutori che il migliore Natale è quando Gesù nasce nel nostro cuore, convertendoci a Lui e sottomettendoci alla sua signoria.

     Le persone, che non nascono dall’Alto, rimarranno perdute sia che si facciano il cosiddetto albero di Natale e festeggino tale ricorrenza, sia che le si convinca a non farlo. L’altro risvolto della medaglia è che non mi metto a discutere di Natale e di albero neppure con i credenti, che sono convinti di seguire tali tradizioni culturali. Se la loro libertà non intacca la mia, sono liberi di fare secondo la loro coscienza, visto che non rientrano nelle cose, per le quali gli apostoli facevano sentire il loro «anatema» (Gal 1,6-9) o ingiungevano a separarsi da chi si chiamava «fratello», operando però il male (1 Cor 5,10s; Tt 3,10). Devo ammettere che anche coloro, che si fanno il cosiddetto albero di Natale, mica lo venerano. Chi discute di tale albero, dovrebbe farlo per onestà anche di tutto ciò, che addobba le case dei credenti tutto l’anno. Tempo fa, ero ospite di credenti ferventi, nella cui casa c’erano angioletti e putti in quadretti, come oggettistica e a forma di candele; mi limitati con «pudore» a qualche battutina umoristica.

     Permettetemi qualche nota ironica. Tempo fa, scherzavo con un caro fratello sull’albero che fa a casa sua. Lui mi ha risposto con altrettanto umorismo: «Da noi l’albero lo facciamo abbastanza presto, perché ci piace, e ce lo teniamo fino a marzo. È bello da vedere, mica lo adoriamo». Sono simpatici gli auguri che ci arrivano dall’Estremo Oriente per la fine d’anno; per non dire il classico «buon Natale e felice anno nuovo», usano scrivere: «Auguri (o benedizioni) stagionali»! Vanno bene tutto l’anno, ma stranamente li mandano solo per le feste di fine anno.

 

 

3.  ALCUNI APPROFONDIMENTI: Qui di seguito non voglio esaurire l’argomento, ma do alcune poche indicazioni come base di discussione.

     Se ci mettiamo a giudicare ogni cosa, saremo apostrofati come quelli che sono sempre contro tutto; così facendo, non saremo ritenuti credibili, quando dovremo invece giudicare questioni veramente rilevanti per fede e dottrina. Facciamo perciò bene a distinguere fra cose principali e secondarie, fra questioni centrali e periferiche, mostrandoci intransigenti per le prime e indulgenti per le seconde. Per le cose, in cui non c’è l’anatema apostolico né precise direttive d’allontanarci da determinate persone, a causa della loro cattiva condotta, possiamo lasciare agli altri la loro libertà, sebbene noi possiamo avere altre convinzioni.

     Faccio un parallelo interessante. Come «l’idolo non è nulla» (1 Cor 8,4), così anche il cosiddetto «albero di Natale non è nulla», sebbene non sia un idolo, visto che a nessuno viene in mente di adorarlo. Si possono applicare a esso i vv. 8-9, mettendo al posto di «cibo / carne» «albero di natale» e a «mangiare» il termine «avere / fare»: «Ora non è un cibo che ci farà graditi a Dio; se non mangiamo, non abbiamo nulla di meno; e se mangiamo, non abbiamo nulla di più. Ma badate che questo vostro diritto non diventi un intoppo per i deboli». La carne allora era un vero problema, molto più grave d’un cosiddetto albero di Natale, visto che gli animali erano scannati presso i templi in nome della divinità di riferimento; i cosiddetti  alberi di Natale invece non sono in genere consacrati a una divinità prima d’essere venduti, ma si possono comprare nei vivai o nei supermercati, in natura o di plastica.

     Per tali motivi, sebbene io non abbia tale costume di fare «l’albero di Natale», non farò una crociata contro d’esso, ritenendolo una cosa secondaria, legata alla cultura e alla tradizione. Per coerenza, se cominciassimo a mettere tutto sotto la lente per etimologia (cfr. «auguri») o per provenienza (cfr. i nomi dei giorni della settimana, dei mesi), dovremmo uscire fuori del mondo (cfr. 1 Cor 5,10), ritirarci in «Cristianopoli» o in «Evangelia» e crearci un linguaggio, usi e costumi completamente differenti; ma non è questo lo scopo della nostra vita di seguaci di Cristo.

     Inoltre, chi afferma che «l’albero di natale» provenga dal paganesimo (il che potrebbe essere vero come remota eventualità), dovrebbe poi fare un attento esame della sua vita, poiché molte delle cose, che usiamo, provengono dal «mondo», sono usate anche nel paganesimo o sono in qualche modo riconducibili a esso. Eppure noi cristiani usiamo con gratitudine molte cose del «mondo», avendole «santificate» con la preghiera (1 Tm 4,4) o avendole oramai «cristianizzate» con l’uso.

     Di per sé, se da una parte «distruggiamo i ragionamenti e ogni altezza che si eleva contro alla conoscenza di Dio», dall’altra non è sbagliato cristianizzare e nobilitare le cose neutrali, buone o non ostili a Dio, presenti in una cultura, sottraendo loro gli aspetti pagani, cosicché «facciamo prigioniero ogni pensiero traendolo all’ubbidienza di Cristo» (2 Cor 10,5; cfr. anche 1 Cor 9,19ss). In ogni cultura ci sono cose buone, che non bisogna buttare via come il bambino con tutta l’acqua sporca. Paolo disse ai Filippesi: «Le cose che avete imparate, ricevute, udite da me e vedute in me, fatele» (Fil 4,9). Per il resto aggiunse: «Del rimanente, fratelli, tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama, quelle in cui è qualche virtù e qualche lode, siano oggetto dei vostri pensieri» (v. 8). Avendo Dio creato l’uomo a sua immagine, in ogni cultura ci sono cose del genere, e i cristiani biblici fanno bene a nobilitarle, riconducendole e assoggettandole al centro della nostra fede, a Cristo.

     Sebbene io non senta il bisogno di farmi un cosiddetto albero di Natale, penso che sul Natale e su tale albero si possano avere opinioni differenti, senza intaccare la sostanziale dottrina biblica. In Italia gioca al riguardo anche un atteggiamento anti-cattolico, che all’estero, specialmente nel mondo protestante, i credenti in genere non hanno. In Romania il Natale (con tutti gli annessi e connessi) è addirittura una grande festa dei cristiani d’ogni denominazione. Quindi, al riguardo gioca un gran ruolo la cultura e l’anticultura di riferimento. Per cose del genere non vale la pena di fare crociate contro, almeno non da parte mia.

    Una cosa certo ce l’ho contro il cosiddetto albero di Natale e riguarda le luminarie: ogni anno vanno in fumo vari appartamenti, causando danno anche alle persone! È buona precauzione spegnerle di notte e quando si va fuori casa. Chi non ha il cosiddetto albero di Natale, non avrà tale problema... ma ne potrebbe avere altri.

 

L’albero di Natale? Parliamone {Nicola Martella} (T)

Natale e apologetica cristiana {Nicola Martella} (A)

Babbo Natale {Nicola Martella} (T)

Crisi di Natale e Natale con la crisi {Tonino Mele} (A)

Etica cristiana e rapporto col mondo {Nicola Martella} (D)

Etica cristiana nel mondo? Parliamone {Nicola Martella} (T)

Etica della fede nel mondo {Nicola Martella} (A)

L’etica della libertà e della responsabilità {Nicola Martella} (A)

Natale fra dubbi, attese e contorno {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A1-Albero_natale_UnV.htm

18-12-2009; Aggiornamento: 17-12-2015

 

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