1. LE QUESTIONI: Ecco alcune lettere, che mi
sono arrivate negli anni.
■ Qualcuno mi ha passato una e-mail, che recita così: «A tutti i
dottori della Parola, pace e gioia in Cristo Gesù! Avrei un quesito
“natalizio” sulle origini pagane dell’albero di Natale, le palle
appese, la simbologia dell’albero; quali retroscena pagani, misterici o
occulti nasconde e se, secondo ciò che insegna la Bibbia, un cristiano
dovrebbe fare l’albero. Magari è innocuo, ma sempre meglio sapere i
rischi. Su internet trovo diverse teorie, addirittura di origini
cristiane databili al 1600 in Germania. Pochissime come al solito le
fonti citate, quindi... Grazie ancora per il vostro lavoro e il vostro
ministero» (Enos Lisci, ps.; 13 dicembre 2009). Tale e-mail è stata
inviata a un certo numero di persone in copia nascosta. Non essendo
indirizzata a me, ho dato all’autore uno pseudonimo.
■ Un altro credente mi ha scritto riguardo a qualcuno che in un
filmato parla della sua passata esperienza nella droga. Ciò che lo ha
disturbato è stato «il grande albero di natale dei pagani», che
si vedeva dietro a lui. Ho dato anche a lui uno pseudonimo. {Saverio
Gallinacci, ps.; 16 dicembre 2009}
■ La questione si ripresenta annualmente, come mostra la seguente
lettera: Carissimo fratello Nicola, avevo da porti una domanda, che è
attuale al periodo natalizio. In questo periodo solitamente sorgono
dubbi su
famiglie cristiane, che fanno l’albero di natale. Potresti dare
delucidazioni al riguardo? Non si deve assolutamente fare o è una
questione personale di coscienza? Ti saluto con affetto. {Vincenzo
Desiante; 22-12-2010}
2. IL NATALE E IL SUO ALBERO: Non intendo
cominciare a parlare nuovamente del Natale, avendolo fatto già da
tempo con diversi articoli e temi di discussione in una sezione dedicata
alle
festività nella chiesa. Quando ero bambino, a Natale mio
padre tornava dalla Germania con le valigie piene di dolciumi e regali
e, già per questo, era una gran festa. I miei genitori ci facevano fare
l’albero e il presepe, non perché fossero cattolici praticanti, anzi
erano alquanto anticlericali, ma perché ciò faceva parte della cultura e
del romantico «spirito del Natale».
Quando mi convertii a dodici anni, mi associai a una chiesa evangelica, che aveva
subito molti e pesanti osteggiamenti da parte del clero locale; era
evidente che nutrisse un anti-romanesimo viscerale. Mi fu quindi
insegnato che il Natale e l’albero fossero da ascrivere a pratiche
pagane cristianizzate. Tale sospetto è rimasto anche quando, in
Germania, trovai credenti evangelici conservatori, tra cui i famigliari
di mia moglie, che festeggiavano con ovvietà il Natale e facevano
l’albero, senza farsene scrupolo, essendo parte integrante della loro
cultura religiosa. Penso che sono apparso loro molto singolare col mio
atteggiamento ostile al Natale e alle cose, che lo circondano. Nel
periodo dell’avvento, che culmina col Natale, pensare a Gesù in modo
particolare, come singoli e come comunità, è per loro ovvio e
indiscutibile. Rimando a tali articoli per illustrare il mio proprio
travaglio col Natale.
Attualmente non mi entusiasmano personalmente il Natale, il suo
«spirito» e il suo albero, visto che li considero «scarti di produzione»
di una cultura religiosa (s)cristianizzata e del commercio laico e
religioso, che anima tutto ciò. Essendo per me appunto una questione,
secondaria, periferica e contingente, non mi sento neppure di dover fare
«crociate» anti-natalizie, né mi faccio tirare per la
giacca da parte di chi vorrebbe spingermi in tale ruolo.
Per quello che posso, non vorrei neppure rimanere nella reazione
rispetto a un fenomeno culturale diffuso, ma passo possibilmente
all’azione: è sempre tempo per evangelizzare, anche a Natale. Con
chi mi dà il «buon Natale», non lo rifiuto (rispondo «buone feste» o
«Grazie, Dio ti benedica») e non comincio una sterile polemica sul
perché non bisogna festeggiare il Natale o non farsi l’albero. Se li
scandalizzo e do loro l’impressione di essere massimalista, non vorranno
ascoltarmi neppure quando vorrò parlare loro di Gesù quale Messia. Se si
presenta l’occasione, dico ai miei interlocutori che il migliore
Natale è quando Gesù nasce nel nostro cuore, convertendoci a Lui e
sottomettendoci alla sua signoria.
Le persone, che non nascono dall’Alto, rimarranno perdute sia che
si facciano il cosiddetto albero di Natale e festeggino tale ricorrenza,
sia che le si convinca a non farlo. L’altro risvolto della medaglia è
che non mi metto a discutere di Natale e di albero neppure con i
credenti, che sono convinti di seguire tali tradizioni culturali. Se la
loro libertà non intacca la mia, sono liberi di fare secondo la
loro coscienza, visto che non rientrano nelle cose, per le quali gli
apostoli facevano sentire il loro «anatema» (Gal 1,6-9) o ingiungevano a
separarsi da chi si chiamava «fratello», operando però il male (1 Cor
5,10s; Tt 3,10). Devo ammettere che anche coloro, che si fanno il
cosiddetto albero di Natale, mica lo venerano. Chi discute di tale
albero, dovrebbe farlo per onestà anche di tutto ciò, che addobba
le case dei credenti tutto l’anno. Tempo fa, ero ospite di credenti
ferventi, nella cui casa c’erano angioletti e putti in quadretti, come
oggettistica e a forma di candele; mi limitati con «pudore» a qualche
battutina umoristica.
Permettetemi qualche nota ironica. Tempo fa, scherzavo con un
caro fratello sull’albero che fa a casa sua. Lui mi ha risposto con
altrettanto umorismo: «Da noi l’albero lo facciamo abbastanza presto,
perché ci piace, e ce lo teniamo fino a marzo. È bello da vedere, mica
lo adoriamo». Sono simpatici gli auguri che ci arrivano dall’Estremo
Oriente per la fine d’anno; per non dire il classico «buon Natale e
felice anno nuovo», usano scrivere: «Auguri (o benedizioni) stagionali»!
Vanno bene tutto l’anno, ma stranamente li mandano solo per le feste di
fine anno.
3. ALCUNI APPROFONDIMENTI: Qui di seguito non
voglio esaurire l’argomento, ma do alcune poche indicazioni come base di
discussione.
Se ci mettiamo a giudicare ogni cosa, saremo apostrofati come
quelli che sono sempre contro tutto; così facendo, non saremo ritenuti
credibili, quando dovremo invece giudicare questioni veramente rilevanti
per fede e dottrina. Facciamo perciò bene a
distinguere fra cose principali e secondarie, fra questioni centrali
e periferiche, mostrandoci intransigenti per le prime e indulgenti per
le seconde. Per le cose, in cui non c’è l’anatema apostolico né precise
direttive d’allontanarci da determinate persone, a causa della loro
cattiva condotta, possiamo lasciare agli altri la loro libertà, sebbene
noi possiamo avere altre convinzioni.
Faccio un parallelo interessante. Come «l’idolo non è nulla» (1
Cor 8,4), così anche il cosiddetto «albero di Natale non è nulla»,
sebbene non sia un idolo, visto che a nessuno viene in mente di
adorarlo. Si possono applicare a esso i vv. 8-9, mettendo al posto di
«cibo / carne» «albero di natale» e a «mangiare» il termine «avere /
fare»: «Ora non è un cibo che ci farà graditi a Dio; se non mangiamo,
non abbiamo nulla di meno; e se mangiamo, non abbiamo nulla di più. Ma
badate che questo vostro diritto non diventi un intoppo per i deboli».
La carne allora era un vero problema, molto più grave d’un cosiddetto
albero di Natale, visto che gli animali erano scannati presso i templi
in nome della divinità di riferimento; i cosiddetti alberi di
Natale invece non sono in genere consacrati a una divinità prima
d’essere venduti, ma si possono comprare nei vivai o nei supermercati,
in natura o di plastica.
Per tali motivi, sebbene io non abbia tale costume di fare «l’albero di
Natale», non farò una crociata contro d’esso, ritenendolo una cosa
secondaria, legata alla cultura e alla tradizione. Per coerenza, se
cominciassimo a mettere tutto sotto la lente per etimologia (cfr.
«auguri») o per provenienza (cfr. i nomi dei giorni della settimana, dei
mesi), dovremmo uscire fuori del mondo (cfr. 1 Cor 5,10), ritirarci in
«Cristianopoli» o in «Evangelia» e crearci un linguaggio, usi e costumi
completamente differenti; ma non è questo lo scopo della nostra vita di
seguaci di Cristo.
Inoltre, chi afferma che «l’albero di natale» provenga dal
paganesimo (il che potrebbe essere vero come remota eventualità),
dovrebbe poi fare un attento esame della sua vita, poiché molte delle
cose, che usiamo, provengono dal «mondo», sono usate anche nel
paganesimo o sono in qualche modo riconducibili a esso. Eppure noi
cristiani usiamo con gratitudine molte cose del «mondo», avendole
«santificate» con la preghiera (1 Tm 4,4) o avendole oramai
«cristianizzate» con l’uso.
Di per sé, se da una parte «distruggiamo i ragionamenti e ogni
altezza che si eleva contro alla conoscenza di Dio», dall’altra non
è sbagliato cristianizzare e nobilitare le cose neutrali,
buone o non ostili a Dio, presenti in una cultura, sottraendo loro gli
aspetti pagani, cosicché «facciamo prigioniero ogni pensiero
traendolo all’ubbidienza di Cristo» (2 Cor 10,5; cfr. anche 1 Cor
9,19ss). In ogni cultura ci sono cose buone, che non bisogna buttare via
come il bambino con tutta l’acqua sporca. Paolo disse ai Filippesi: «Le
cose che avete imparate, ricevute, udite da me e vedute in me, fatele»
(Fil 4,9). Per il resto aggiunse: «Del rimanente, fratelli, tutte le
cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose
pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama, quelle in cui
è qualche virtù e qualche lode, siano oggetto dei vostri pensieri»
(v. 8). Avendo Dio creato l’uomo a sua immagine, in ogni cultura ci sono
cose del genere, e i cristiani biblici fanno bene a nobilitarle,
riconducendole e assoggettandole al centro della nostra fede, a Cristo.
Sebbene io non senta il bisogno di farmi un cosiddetto albero di Natale,
penso che sul Natale e su tale albero si possano avere opinioni
differenti, senza intaccare la sostanziale dottrina biblica. In
Italia gioca al riguardo anche un atteggiamento anti-cattolico, che
all’estero, specialmente nel mondo protestante, i credenti in genere non
hanno. In Romania il Natale (con tutti gli annessi e connessi) è
addirittura una grande festa dei cristiani d’ogni denominazione. Quindi,
al riguardo gioca un gran ruolo la cultura e l’anticultura di
riferimento. Per cose del genere non vale la pena di fare crociate
contro, almeno non da parte mia.
Una cosa certo ce l’ho contro il cosiddetto albero di Natale e riguarda
le luminarie: ogni anno vanno in fumo vari appartamenti, causando
danno anche alle persone! È buona precauzione spegnerle di notte e
quando si va fuori casa. Chi non ha il cosiddetto albero di Natale, non
avrà tale problema... ma ne potrebbe avere altri.
►
L’albero di Natale? Parliamone {Nicola Martella} (T)
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Natale e apologetica cristiana {Nicola Martella} (A)
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Babbo Natale {Nicola Martella} (T)
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Crisi di Natale e Natale con la crisi {Tonino Mele} (A)
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Etica cristiana e rapporto col mondo {Nicola Martella} (D)
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Etica cristiana nel mondo? Parliamone {Nicola Martella} (T)
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Etica della fede nel mondo {Nicola Martella} (A)
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L’etica della libertà e della responsabilità {Nicola Martella} (A)
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Natale fra dubbi, attese e contorno {Nicola Martella} (T)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A1-Albero_natale_UnV.htm
18-12-2009; Aggiornamento: 17-12-2015 |