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Riflessioni fra cielo e terra: Aneddoti evangelici e non, e l’umorismo nella Bibbia.

  Ecco le rubriche principali:
■ Scenario biblico
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■ Variazione delle costanti
■ Puntigli e indovinelli
■ Sapienza da quattro soldi
■ Massime e minime
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È «psicoterapia biblica» in forma di umorismo.

 

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BABBO NATALE

 

 a cura di Nicola Martella

 

Qui di seguito trattiamo una delle moderne convenzioni mitologiche natalizie, ossia «Babbo Natale».

     Il cosiddetto «Babbo Natale» è una mito religioso contemporaneo, creato dal marketing delle aziende e che è tenuto in vita dalla pubblicità, dal business e dalle convenzioni oramai radicate nell’immaginario collettivo

     La fede biblica non necessita di tale mitologia natalizia, né di personaggi inventati.

 

Ecco che cosa afferma il Nuovo Testamento delle mitologie religiose e delle romantiche convenzioni di questo mondo.

     ■ «Proponendo queste cose ai fratelli, tu sarai un buon servitore di Gesù Cristo, nutrito nelle parole della fede e della buona dottrina, che hai seguito da vicino. Schiva però i miti profani e da vecchie, ma esercitati nella devozione» (1 Timoteo 4,6s).

     ■ «Verrà il tempo che non sopporteranno la sana dottrina; ma per prurito di udire si accumuleranno insegnanti secondo le loro proprie voglie e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno ai miti» (2 Timoteo 4,3s).

     ■ «Riprendili perciò severamente, affinché siano sani nella fede, non dando retta a miti giudaiche né a comandamenti di uomini, che voltano le spalle alla verità» (Tito 1,13s).

     ■ «Non è con l’andar dietro a miti artificiosamente composti che vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del nostro Signor Gesù Cristo, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua maestà» (2 Pietro 1,16).

 

Nella discussione sottostante, nel primo contributo Vincenzo Russillo ha voluto provocarci con Babbo Natale, perché riflettiamo su tale figura che, da tempo, è entrata nell’immaginario collettivo col suo presunto «spirito del Natale». Nelle inchieste natalizie, che si fanno, relativamente poca gente, specialmente nelle nuove generazioni, sa che cosa significhi veramente il Natale. Invece di pensare alla rammemorazione della natività di Gesù Messia, grandi e piccoli pensano a tutt’altro: regali, famiglia, cenoni, party, Babbo Natale...

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

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I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Vincenzo Russillo

2. Nicola Martella

3. Sara I. Esposito

4. Guerino De Masi

5. Pietro Calenzo

6. Lucia Vitangeli

7. Murgo Tabita

8. Claudio Tirenni

9.

10.

11.

12.

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Vincenzo Russillo}

 

Entriamo in tema

     Si avvicina il giorno di Natale e, come da tradizione, i bimbi d’ogni paese s’affrettano a scrivere le loro letterine a Babbo Natale. Ricordo che, da più piccolo, lo facevo anche io molto spesso. Spesso sento dibattere dei genitori credenti, se sia giusto o meno far entrare il proprio figlio in questa logica. Io posso dire la mia da figlio; partendo dalla libera scelta d’ogni credente, spero si possa vivificare il dibattito per raggiungere dei punti comuni.

 

Chi è questo Babbo Natale?

     La tradizione ci racconta di un certo vescovo Nicola, vissuto nel 4° sec. d.C., nato da famiglia cristiana e fatto santo dal cattolicesimo. Ci viene raccontato che era un uomo molto compassionevole e generoso, infatti l’eredità lasciata dai suoi genitori la distribuì sotto forma di doni alla sua morte.

     Negli anni che seguirono la sua morte, si diffusero numerosissime leggende: «Una tra le più famose e confermata da Dante nel Purgatorio (XX, 31-33) è quella delle tre giovani poverissime destinate alla prostituzione. Nicola, addolorato dal pianto e commosso dalle preghiere d’un nobiluomo impossibilitato a sposare le sue tre figlie perché caduto in miseria, decise d’intervenire lanciando per tre notti consecutive, attraverso una finestra sempre aperta dal vecchio castello, i tre sacchi di monete che avrebbero costituito la dote delle ragazze. La prima e la seconda notte le cose andarono come stabilito. Tuttavia la terza notte San Nicola trovò la finestra inspiegabilmente chiusa. Deciso a mantenere comunque fede al suo proposito, il vecchio dalla lunga barba bianca s’arrampicò così sui tetti e gettò il sacchetto di monete attraverso il camino, dov’erano appese le calze ad asciugare, facendo la felicità del nobiluomo e delle sue tre figlie. In altre versioni posteriori, forse modificate per poter essere raccontate ai bambini a scopo educativo, Nicola regalava cibo alle famiglie meno abbienti calandoglielo anonimamente attraverso i camini o le loro finestre. Secondo altre leggende, questo santo sarebbe entrato in possesso d’un oggetto mitico, il Sacro Graal, che, oltre a essere responsabile della sua capacità di “produrre in abbondanza” da regalare, fu anche causa del trafugamento delle sue spoglie per volere di papa Gregorio VII. In ogni caso San Nicola divenne nella fantasia popolare “portatore di doni”, compito eseguito grazie a un asinello nella notte del 6 dicembre (S. Nicola, appunto) o addirittura nella notte di natale».[1]

     Nel 12° secolo era diventato santo patrono dei bambini e in suo nome venivano fatti regali ai più piccini durante la vigilia o il giorno della sua festa. I bambini lasciavano fuori dalla finestra o dalla porta le scarpe o le calze. Nel 16° secolo i riformatori religiosi si scagliarono contro l’eccessiva devozione, di cui godeva il santo, e nelle aree protestanti San Nicola finì per perdere il ruolo di portatore di doni natalizi.Nel 19° secolo fecero la loro comparsa, nelle sembianze di benevoli vecchietti che portano i doni ai bambini, Père Noel (Francia), Father Christmas (Inghilterra) e il Weihnachtsmann (Germania).Agli inizi del 1900 Santa Claus era un elemento onnipresente nelle celebrazioni natalizie: la sua immagine era sulle cartoline e nella pubblicità; era il protagonista di storie, compariva nelle rappresentazioni teatrali e nei nuovi spettacoli cinematografici; figure vestite da Babbo Natale si trovavano in tutti i grandi magazzini, agli angoli delle strade a raccogliere soldi da evolvere in beneficenza, e in testa alle sfilate in suo onore.

     Vediamo perciò che il Babbo Natale nostrano è arrivato nelle nostre case come segue: «Il Babbo Natale d’oggi riunisce le rappresentazioni premoderne del portatore di doni, d’ispirazione religiosa o popolare, con un personaggio britannico preesistente. Quest’ultimo risale almeno al XVII secolo, e ne sono rimaste delle illustrazioni d’epoca in cui è rappresentato come un signore barbuto e corpulento, vestito d’un mantello verde lungo fino ai piedi e ornato di pelliccia».[2]

     Babbo Natale, così come lo conosciamo noi, risale all’anno 1823, quando Clement C. Moore scrisse «A Visit from St. Nicholas» (= Una visita da San Nicola) dove lo descrive come un «vecchio elfo paffuto e grassottello».

     L’ultima e più importante incarnazione di Babbo Natale la si ha dal 1931 al 1966 quando Haddon Sundblom disegnò la famosa immagine di Babbo Natale per la pubblicità della Coca Cola. Questo è il Babbo Natale che anche noi conosciamo, con la sua lunga barba bianca, il suo inconfondibile abito rosso, degli stivali, la cinta di cuoio e un immancabile sacco carico di doni.

 

Una figura leggendaria

     Con il tempo Babbo Natale ha assunto, quindi, in sé varie figure mitiche. In ogni bambino questa figura buona ha portato all’attesa della gioia. Infatti la vigilia di Natale, quest’omone panciuto dovrebbe portare i regali solo ai bambini buoni. Ricordo che da piccolo, iniziavo già i primi di dicembre a spedire la letterina per ricevere dei doni. In me c’era l’attesa per un momento di riunione familiare, ma soprattutto per aprire i doni. Col tempo questo desiderio andò ad affievolirsi, a mano a mano che le verità venivano a galla. In me c’era un rifiuto totale verso il consumismo dettato da questa festa. Guardo sempre con «candida nostalgia» i bimbi che chiedono alla propria mamma o papà: «Che cosa mi porta quest’anno Babbo Natale?». Ed allora dentro me riaffiora questo contrasto, è giusto «ingannare» dei bambini oppure bisogna farli crescere con questa innocente attesa?

 

Il mio punto di vista

     Facendo un salto nella mia infanzia, all’apertura dei regali ricordo che raramente li condividevo con mio fratello o con i miei cugini. S’era instaurata in me una forma d’attaccamento agli oggetti, ero diventato molto materialista. Ripensandoci oggi, mi lascia anche l’amaro in bocca che i miei genitori abbiano dovuto fare dei sacrifici per regalarmi qualche giocattolo. Inoltre ricordo che un anno, per far fronte a una difficoltà economica mi regalarono del carbone (dolce, da mangiare), dicendo che non ero stato buono. Con gli occhi da bambino, vedevo tutto molto confuso e per me era più importante il regalo. Oggigiorno per me i doni scambiati in questo giorno rappresentano un spreco, preferisco non riceverne.

 

Dal punto di vista biblico

     La storia, secondo cui questo superman vestito di rosso giri il mondo con la sua renna e scenda dal camino, ha soppiantato Gesù. Lo «spirito natalizio», se così si può chiamare, ha preso il posto di nostro Signore. Alcuni genitori per quieto vivere, continuano a ingannare i propri figli con questa storia. Tuttavia la Bibbia ci dice: «Chi vuole amare la vita e vedere giorni felici, trattenga la sua lingua dal male e le sue labbra dal dire il falso» (1 Pietro 3,10). Molti bambini appena capiscono l’inganno, dimostrano risentimento verso i propri genitori, andando a perdere quel rapporto di fiducia che avevano in tenera età. Tutto ciò, a mio modo di vedere, è deleterio se non viene accompagnato dalla verità per Cristo, infatti fu proprio il nostro Signore a dire: «Lasciate che i bambini vengano a me, e non glielo vietate, perché il regno di Dio è per chi assomiglia a loro» (Luca 18,16).

 

Conclusioni

     Non voglio essere troppo «massimalista»; al contrario ritengo che ognuno di noi abbia libertà di comportarsi come meglio crede. Ritornando alla questione dei doni, non sono contrario al fatto che nelle chiese si potrebbero scambiare dei regali. Magari perché no costruiti personalmente dai bambini con l’aiuto dei più grandi. Sarebbe anche un modo nel stimolarli e responsabilizzarli. Poi una cosa sudata è molto meglio. In conclusione direi che non è giusto forse nemmeno privarli della gioia della fanciullezza, ma bisogna insegnare principalmente la verità su Gesù. {20-12-2009}



[1]. Dall’articolo «La vera storia di Babbo Natale» in Miocarobabbonatale.

[2]. Dall’articolo «Babbo Natale» in Wikipedia.

 

 

2. {Nicola Martella}

 

Questo scritto rappresenta una provocazione alla discussione. Quanto Vincenzo afferma nelle conclusioni, si realizza già in molte scuole domenicali che, per la fine dell’anno, preparano recite e lavoretti per i genitori e spesso ricevono e/o fanno anche doni.

     Il cristianesimo biblico non ha bisogno di figure mitiche, né di «favole giudaiche» (Tt 1,14) o di «favole artificiosamente composte» (2 Pt 1,16), né di miti pagani cristianizzati, né di un’agiografia addomesticata in senso favolistico (santi quali figure eroiche), né di romantici stereotipi commerciali per far suonare le casse. Ecco alcuni brani in merito, su cui riflettere.

     ■ «Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; e conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi» (Gv 8,31s).

     ■ «Schiva le favole profane e da vecchie; esèrcitati invece alla devozione» (1 Tm 4,7). «Verrà il tempo che non sopporteranno la sana dottrina, ma per prurito d’udire si accumuleranno insegnanti secondo le loro proprie voglie e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole» (2 Tm 4,3s).

     ■ «E non siate conformi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento del senno, affinché siate in grado di provare quale sia la volontà di Dio: quella buona e gradita e perfetta» (Rm 12,2).

     ■ «…non cessiamo di pregare per voi e di domandare che siate ripieni della profonda conoscenza della volontà di Dio in ogni sapienza e intelligenza spirituale, affinché camminiate in modo degno del Signore per piacergli in ogni cosa, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio» (Col 1,9s).

 

 

3. {Sara Iadaresta Esposito}

 

Io ho deciso che ai miei figli non dirò delle bugie riguardo al Natale e all’esistenza di Babbo Natale. Davanti a Dio il peccato è tutto uguale, cioè chi ruba 1000 € è pari a chi ruba 1 cent. Il rubare è rubare, e allo stesso modo non esistono bugie bianche o a fin di bene. E poi non capisco perché insegnare ai figli di doversi fare dei regali proprio in questo periodo. L’anno è fatto di 365 giorni, tra cui ci sono compleanni e anche giorni semplici dove potersi fare dei regali inaspettati, che a mio parere sono i più belli. Tutti questi problemi nascono (a mio parere) perché non vogliamo che i nostri figli si sentano diversi dagli altri, e magari rimangono senza amici per la loro «diversità». Tuttavia io ringrazio il Signore che i miei genitori, nonostante tutto, mi avevano sempre detto le cose come stavano, anche se io non volevo accettarlo; ciò mi è servito, perché ora posso dare lo stesso insegnamento ai miei figli. Il Signore vi benedica. {23-12-2009}

 

 

4. {Guerino De Masi}

 

Contributo: Ciao, Nicola. Mi dispiace ma io e te abbiamo finito per sempre! Mi hanno detto cosa hai fatto! Non ce la faccio più a far finta di niente! Non ti permetto di dire queste cose! Da te non me lo sarei mai aspettato... io mi fidavo di te, e cosa ho ottenuto? Cosa vai a dire in giro? Che Babbo Natale non esiste?! Buon Natale!... {23-12-2009}

 

Silvano Creaco: Sono d’accordo con te Guerino, Babbo Natale l’ho visto proprio sta mattina, altro che non esiste! No, aspetta, forse era il mio vicino che smontava dal turno di notte. Buon Natale!!!!!! {23-12-2009}

 

Nicola Martella: Confesso d’essere un grande peccatore. Alle altre colpe s’aggiunge anche quella d’aver dissacrato «Babbo Natale»! Ora «Mamma Natale» sarà disperata e sconsolata. Come farà a spiegare a suo figlio Natalino, chi è il suo vero padre?

     Tutta colpa mia!? Beh, un po’ ce l’ha Vincenzo Russillo, che ha seminato il profondo dubbio in me. Tuttavia prendo su di me tutte le colpe, avendo pubblicato il suo contributo. Se non mi vedete e non mi sentite più, mi sono ritirato nel deserto in penitenza e mistica meditazione...

 

 

5. {Pietro Calenzo}

 

Nota redazionale: Questo lettore reagisce qui all’articolo «Babbo Natale è morto, la Befana è a rischio».

 

Babbo Natale è morto, ma purtroppo ritornerà, magari sotto mentite spoglie e con la benedizione delle grandi multinazionali, magari in abiti talari, color rosso (che è molto vicino alla porpora di un altro grande ingannatore) per la gioia di aziende dolciarie, di rivenditori di strumenti elettronici; la gioia nefasta di un tenebroso principe di questo mondo è grande al riguardo, poiché riuscirà (ma ancora per poco) ad allontanare piccoli e grandi dal vero senso del natale di Cristo Gesù, vera vita e verità in noi.

     Ascoltavo, ieri che nel periodo natalizio, le depressioni in Italia aumentano esponenzialmente, gli psicologi conseguentemente hanno un gran lavoro e una iperattività. È altresì in tale periodo che le liti o contese familiari sono in aumento, sempre perché, nel cosiddetto «spirito del natale», molti dei doni ricevuti risultano essere poco graditi, o doppioni, e pronti a ogni buon conto, al riciclaggio di Capodanno, o al prossimo «santa Klaus» con un grazie sentito, del ministro di turno, che esorta alla sobrietà.

     La Befana, tra mille pensieri, attende speranzosa. Dio benedica nel Messia Gesù, Unto Re, tutti i fratelli di «Fede Controcorrente» e di «Punto°A°Croce».

 

 

6. {Lucia Vitangeli}

 

A casa nostra Babbo Natale morì per cause naturali, quando mia figlia (al tempo aveva appena 8 anni), venuta a sapere che Babbo Natale era pura fantasia, ci accusò d’averla trattata da sciocca e che non trovava giusto che le raccontavamo bugie. Ella diede pure la notizia al fratello minore, al quale al momento interessavano solo i giochi e non chi glieli portava... Sciocchi ci sentivamo noi che avevamo portare i nostri figli a credere a favole commerciali. Dopo qualche anno, alla nascita del terzogenito, sebbene chiacchierati da tutti, abbiamo sempre detto la verità, andando incontro a non so quanti sgradevoli episodi. Ad esempio, mio figlio a tre anni raccontava all’asilo che il fantomatico Babbo Natale non esiste; immaginate le maestre. Tuttavia, pur non essendo credenti a quel tempo, non ci siamo mai pentiti. Una bimba di 8 anni c’insegnò che la verità è sempre la cosa migliore. Mia figlia ora ha un bimbo, lo cresce nella verità assoluta e per questo sono grata a Dio. {30 dicembre 2009}

 

 

7. {Murgo Tabita}

 

Mia figlia Lea a 3 anni era già consapevole che Babbo natale era un'invenzione per divertire i bambini. Quando qualcuno le chiedeva che cosa le avesse portato Babbo Natale, lei rispondeva che Babbo Natale non le aveva portato niente... ma la zia le aveva regalato questo, la nonna quell'altro, ecc.

    Le favole devono rimanere tali, senza confonderle con la verità! Mi si stringe il cuore vedere bambini di 10 anni che ancora sono mentalmente e moralmente confusi sull'esistenza di Babbo Natale. Le favole mantengono il loro fascino proprio perché sono irreali... {01-01-2010}

 

 

8. {Claudio Tirenni}

 

Contributo: Babbo Natale è una favola, una bella favola. Nella vita si vive anche di favole, di belle favole. Adesso le favole stanno morendo, ed è un guaio, perché mia nonna non me le racconta più. Stiamo diventando tutti virtuali, ma almeno cerchiamo di sfruttarla in bene questa tecnologia. Diffondendo Amore, e perché no, anche fantasia creativa. {1 gennaio 2010}

 

Nicola Martella: Non ho nulla contro la «fantasia creativa» né contro le favole (se dichiarate tali fin dall’inizio), visto che le racconto alle mie nipotine e io stesso ne ho scritte. Il problema sono le favole spacciate per verità, su cui la Bibbia ha alquanto da dire. Fintantoché le favole rimangono tali, non c’è problema; così per parabole e allegorie. La gravità della cosa nasce laddove si usa tutto ciò come verità o fonte d’essa. Paolo raccomandò ai suoi collaboratori di schivare «le profane ciance» (2 Tm 2,15ss); e denunciò le «favole profane e da vecchie» (1 Tm 4,7; cfr. 2 Tm 4,3s). Pietro mise i cristiani giudaici in guardia dalle «favole artificiosamente composte» (2 Pt 1,16), e cioè quelle spacciate per verità. Babbo Natale è oramai la personificazione di un mito religioso e di mercato, di cui si fa realmente credere l’esistenza ai bambini. Alcuni preferiscono essere devoti a tale «fantasia creativa» imbrogliona, a tale favola dei chierici (identificata con san Nicola, a cui offrono un culto) e a tale mito dei mercanti (per vendere, una volta facevano altrove tempietti di Diana, oggi Babbo Natali di cioccolata) — io personalmente preferisco la verità che rende liberi.

 

Claudio Tirenni: Io ho letto dei tuoi libri, e mi sono stati anche utili, in certi momenti e in certi argomenti che tu affronti scritturalmente. L’argomento che hai proposto adesso è Babbo Natale. Ora il punto è questo: la cosa che io ho voluto evidenziare maggiormente su questo discorso, non è tanto il Babbo Natale, se era vero o meno, perché non ci vuole molto a capire che è stata un’invenzione, certamente. Ma un’invenzione può essere anche una poesia, che non deve essere necessariamente basata sulla realtà, però rimane bella, come le favole inventate possono rimanere belle. Ora la cosa che io ho voluto evidenziare, è il fatto che molte persone che dicono che Babbo Natale è solo un’invenzione, a cui non bisogna credere, alla fine, sono le stesse persone che ci propongono filosofie di morte e distruzione (che non sei ne tu ne io, e nemmeno i fratelli). Quindi non devo credere a Babbo Natale, ma devo credere alle loro ideologie di morte? Perché questo è ciò che offre il mondo. Allora io mi chiedo: perché preoccuparsi tanto di Babbo Natale, se ci sono cose veramente gravi nel mondo?

     Io, per esempio, da piccolo ero contento nel credere che Babbo Natale mi portava i doni, anche se poi sapevo (dopo a una certa età) che erano i miei genitori a farlo. L’atmosfera del Natale era bella, tempo fa; invece oggi si è persa, questo è il dramma. Ed in questo non ti do torto, se tu dici che il Natale è diventato solo un pretesto per divertirsi. Sinceramente io preferivo quando un bambino credeva in Babbo Natale, piuttosto che stare 24 ore davanti a un PC o alla Playstation, dove c’è tanta virtualità ma assenza di valori reali. Da premettere che io non condanno la tecnologia, ma la priorità che gli si da.

     Ma veniamo alla Bibbia. Tu porti dei riferimenti, e se è scritto, cosa posso dirti? È così, se è scritto, è scritto. Non ho problemi a riconoscere ciò che è scritto, perché credo nella Scrittura. Ma lasciami dire questo: Timoteo nel citare le favole, si riferiva specificatamente a Babbo Natale? Si riferiva al Natale? E cosa dire del Capodanno? Certo la Bibbia non può trattare nei dettagli ogni singolo argomento, ma si capisce che qui siamo nel campo del paganesimo. Ma allora perché ci facciamo gli auguri? Perché diciamo: «Buon Natale»; e perche diciamo: «Buon anno»? Togliamo tutto? Oppure non togliamo nulla?

     Nicola, io ti rispetto e ti voglio bene come fratello, perché in un modo o nell’altro tu diffondi la Parola di Dio, Shalom. {2 gennaio 2010}

 

Nicola Martella: Il termine greco mythos, che ricorre nel NT ed è tradotto con «mito» o «favola», intende proprio le invenzioni sia dei pagani (1 Tm 4,7), sia dei Giudei (Tt 1,14). Non ho nulla contro le fiabe, poiché si dice subito che esse sono tali, ricorrendo in esse animali parlanti e immagini di fantasia (cfr. «Alice nel paese delle meraviglie», «Pinocchio»).

     Altra cosa è Babbo Natale, poiché si fa credere ai bambini che esiste realmente; questo è semplicemente un imbroglio. Inoltre nel cattolicesimo c’è un vero culto di san Nicola, da cui si fa derivare; questa è idolatria. Ritengo perciò che, come bisogna rifiutare le «filosofie di morte», come il lettore le chiama, bisogna rigettare anche le invenzioni idolatriche (e commerciali) che si sostituiscono a Gesù Cristo.

     Inoltre la dipendenza da PC e da Playstation non rende più accettabile la dipendenza da un surrogato religioso e commerciale, che prende l’onore che spetta soltanto a Cristo. Perciò «distruggiamo i ragionamenti ed ogni altezza che si eleva contro alla conoscenza di Dio, e facciamo prigioniero ogni pensiero traendolo all’ubbidienza di Cristo» (2 Cor 10,5).

     Al riguardo non c’entrano nulla gli auguri di Natale o di Capodanno, riguardo a cui lascio a ognuno di rispondere alla sua propria coscienza, tanto più che parliamo qui di «Babbo Natale» e non d’altro.

     Non è un buon modo di ragionare, mettendo altra carne a cuocere e cercando cose peggio di tale figura favolistica, venduta per reale.

 

 

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Babbo Natale è morto, la Befana è a rischio {Nicola Martella - Stefano Gotta} (A)

Crisi di Natale e Natale con la crisi {Tonino Mele} (A)

L’albero di Natale {Nicola Martella} (D)

Natale fra dubbi, attese e contorno {Nicola Martella} (T)

Parliamo di Gesù, non di Babbo Natale {Nicola Martella} (A)

Parliamo di Gesù, non di Babbo Natale? Discutiamone {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/T1-Babbo_natale_Mds.htm

21-12-2009; Aggiornamento: 22-12-2016

 

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