Caro fratello
Nicola, chiedo scusa per questa mia, ma stavolta non posso fare a meno
d’intervenire. È con profondo rammarico infatti che leggo questa tua ultima, non
perché abbia da contestarne il contenuto di cui non posso accertare la
veridicità (non ho né il tempo né il modo di verificare ciò che dici) ma perché
m’addolora la motivazione. Il rammarico più grosso è proprio per questo: tanto
zelo per cercare le pagliuzze (fossero anche travi, non sta a noi giudicare
l’operato altrui!) dei fratelli e delle sorelle!
Mentre l’Italia muore nei suoi peccati e la gente addormentata dagli ozi e dagli
agi, nemmeno avverte quanto bisogno ha di ricevere salvezza; mentre i testimoni
di Geova si muovono senza posa per diffondere le bugie d’una religione, dov’è la
Chiesa di Cristo? Dove sono i suoi soldati? A discutere i vari difetti! Quanto
tempo perso e quanta salvezza mancata.
La mia preghiera è che possiamo volgere lo stesso zelo per i perduti del nostro
paese, lasciando a Cristo il compito di giudicare l’operato d’ognuno di noi ben
sapendo che nel modo come giudichiamo così saremo giudicati e soprattutto
confidando nella sua giustizia e nella sua misericordia. Che il Signore ti
benedica (se non parliamo noi, le pietre lo faranno a nostro scapito!) {Silvia
Baldi Cucchiara; 18 aprile 2008}
Dico questo
perché c’è tanto da fare, 31 mila e passa comuni Italiani in cui abitare e dove
andare a evangelizzare, e quindi non so se dobbiamo trascorrere tanto tempo a
disquisire su persone a noi abbastanza estranee. {Andrea Diprose; 17 aprile
2008}
2. Osservazioni e obiezioni
{Nicola Martella}
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Sebbene la premura
e le buone intenzioni degli autori delle due lettere, devo ammettere che
leggendoli, ho dovuto pensare subito a quanta «pia ingenuità» traspare da essi.
Silvia non si dà pena di accertare la veridicità delle cose, Andrea l’ammette.
■ L’argomentazione di Silvia riguardo alle «pagliuzze» e al non dover
giudicare l’operato altrui, è vuota di fondamento biblico e a ciò ho già
risposto precedentemente. Non si devono prendere argomentazioni interpersonali
(lì sì che si parla di pagliuzze e del non giudicare) e applicarle a situazioni
di chiesa, missione e dottrina! In quest’ultime la Bibbia ci ingiunge di
giudicare e come. Chi confonde questi due piani, ha poca conoscenza biblica o è
un semplice nella fede che necessita ancora di «latte» invece di «cibo sodo».
Chi fa piamente così rischia di ingrassare agnelli per destinarli al macello.
■ L’argomentazione evangelistica, secondo cui bisognerebbe pensare solo
all’evangelizzazione e a contrastare magari le sette, è anch’essa piena di
ingenuità. La maggior parte delle lettere del NT sono di carattere apologetico e
in esse gli scrittori prendono continuamente posizione riguardo a situazioni
interne alle chiese! Paolo non si diede pace del fatto che i superapostoli
gnostici e giudaizzanti avessero preso il dominio nella chiesa di Corinto,
stravolgendola nel senso del misticismo, dello gnosticismo, sì del
carismaticismo (cfr. 2 Cor 11,13ss).
■ Noi onoriamo a ragione gli apologeti come Paolo, gli apologeti dei
primi secoli, quelli della Riforma e del Risveglio. E allo stesso tempo dovremmo
negare oggigiorno il diritto a esercitare l’apologetica all’interno e
all’esterno del cristianesimo? È una visione ingenua e pericolosa. Fra i carismi
ci sono quelli tipici dell’apologeta (p.es. dottore della Parola,
discernimento). Le epistole pastorali sono piene di esortazioni a esercitare la
difesa della «sana dottrina» e a contrastare i fautori di false dottrine (cfr. 2
Tm 4,2ss; Tt 1,9ss; 2,15); e noi dovremmo deporre le armi? I conduttori di
chiesa sono chiamati in greco «sorveglianti»; e noi dovremmo abbassare la
guardia? È un sentimentalismo che ha portato nel corso della storia al
moltiplicarsi di falsi profeti e di maestri di eresie.
■ L’esempio di Paolo (e degli altri apostoli) è lampante. Egli esercitò
come pochi altri l’evangelizzazione e la missione. Non rinunciò però a
esercitare l’apologetica (o difesa della verità) verso chicchessia (cfr. At
13,8ss Elima; Gal 2,4s falsi fratelli; 2,11 Cefa!). Tutte le sue epistole sono
piene di temi in cui egli chiama per nome le eresie, i falsi insegnanti e i
cattivi operai (cfr. Fil 3,2; Col 2,18; 1 Tm 4,1ss). Egli quindi esercitò
l’analisi dottrinale e morale delle varie situazioni, non si accontentò del
falso moralismo di lasciare tali cose al giudizio di Cristo, ma egli stesso
giudicò tali situazioni e persone (anche con molta veemenza) e ingiunse ai
credenti di fare altrettanto (1 Cor 5,4s.12; 10,15). Egli esortò pure a non
giudicarci a vicenda sul piano interpersonale; ma questa è un’altra questione:
non bisogna confonderla con l’altra in nome di un falso pietismo e moralismo,
perché rappresenterebbe un atteggiamento pericoloso per le anime e le chiese e
significherebbe declinare la propria responsabilità (cfr. At 20,29ss).
■ Non conoscendo a fondo Silvia, le do venia. Da un’analisi in internet risulta
particolarmente legata al tema d’Israele e del cristianesimo giudaico e
all’Edipi. Visto che ha scritto su tale tema — tema spesso controverso (p.es.
polemica tra il cristianesimo giudaico filo-sionista e talmudico e quello
antisionista e antitalmudico) — sia articoli sia il libro «Israele
e il movimento messianico in Italia», si potrebbero applicare gli stessi suoi
criteri a tale discussione e chiedersi se non sia tutto tempo sprecato.
Chiaramente ella dirà di no. E allora? Quando lei risponde a chi ha altre tesi
rispetto alle sue (p.es. ai fautori della cosiddetta «dottrina della
sostituzione»), non è incoerente, praticando poi doppi pesi e doppie misure
nei miei confronti?
Mi sono alquanto meravigliato specialmente delle asserzioni di Andrea, che ben
conosco, visto che negli ultimi tempi si firma come «Consulente multiculturale e
testimone di Cristo fra Italiani e Musulmani asiatici» e lavora presso l’Ibei,
dove la sana dottrina e l’apologetica vengono insegnate. Egli pone la questione
del tempo impiegato «a disquisire e a riflettere su persone che operano
all’estero… oppure sono addirittura decedute». Questa o è deformazione
professionale di un evangelista o è una terribile e pericolosa ingenuità, che
intende prescindere dalla questione della verità e getta fango sul ministero di
persone come Alexander Seibel, l’autore dell’articolo in questione, che Dio ha
usato e sta usando per aprire gli occhi a tante persone intrappolate
nell’esoterismo cristianizzato, nella cosiddetta New Age e nel misticismo
carismaticista di vario genere che tanto danno ha fatto alle chiese e ai
singoli, portando il falso lievito dottrinale, devozionale e spesso anche morale
(soldi, sesso, potere). La cosa strana è che proprio Andrea mi abbia mandato
tempo fa articoli, tratti dal sito di Loria, in cui venivano denunciati vari
predicatori del cosiddetto «evangelo della prosperità», coinvolti in scandali
per motivi sessuali o in inchieste finanziarie del fisco degli USA. Quindi?
● Parliamo di Reinhard Bonnke, della presunta risurrezione di Daniel
Ekechukwu e delle sue presunte rivelazioni trascendentali piene di eresie.
Mi hanno scritto varie persone, credenti e pastori, parlandomi del video che
descrive tali presunti fatti. Tutto ciò è molto diffuso in Italia. Tale «pastore
Daniel» è venuto spesso in Italia.
Chi ha analizzato a fondo tale filmato nel primo
originale, mi ha detto che tale Daniel, che sarebbe stato poi «risuscitato»,
sarebbe stato già visto in piedi tra la folla nella parte precedente. Che dire
poi della sua sublime rivelazione celeste? Un «pastore» di una comunità che era
ancora perduto? Chi ce lo aveva messo lì a fare il conduttore di una chiesa, se
era ancora un incredulo? Riguardo a ciò bisognerebbe tacere? L’apostolo Paolo (o
Pietro) avrebbe taciuto?
● Quanto a Martin Luther King, bisognerebbe tacere di lui solo perché
vissuto all’estero ed è morto? È una visione un po’ ingenua. I siti italiani
sono pieni di lui, specialmente quelli battisti, metodisti e valdesi; in essi
viene celebrato come un eroe dei diritti civili, una maestro da imitare e così
via, ma non si troverà neppure un semplice indizio sulla sua vita morale. Di là
dai meriti di questo pastore battista, dovremmo celebrarlo pure noi,
sottintendendo che entrano nel regno di Dio coloro che vogliono migliorare il
mondo, pur essendo fornicatori e adulteri? Strana logica e morale! (cfr. 1 Cor
6,9ss; Ap 21,8).
■ Sulla tesi finale di Andrea ho già risposto sopra. Alla luce di quanto detto,
essa mostra una grande incoerenza teologica (o è anche deformazione
professionale?), visto che la Scrittura parla di una
diversità ministeriale. Inoltre, se lo Spirito distribuisce i suoi carismi
come vuole (1 Cor 12,11) e c’è diversità di carismi, di ministeri e di
operazioni (vv. 12,4ss) e tutto ciò accade per «l’utile comune» (v. 7), chi pone
enfasi solo sui «31 mila e passa comuni Italiani», sottintende che lo Spirito
Santo ha sbagliato a non rendere tutti pionieri ed evangelisti! Non così fecero
le guide della chiesa di Gerusalemme riguardo a Paolo e Barnaba, anzi
riconobbero la grazia in loro (Gal 2,9); in seguito Paolo non si tirò indietro
dal riprendere pubblicamente Pietro (vv. 11ss). In seguito Pietro riconobbe in
una sua epistola il valore del ministero di dottore della Parola di Paolo (2 Pt
3,15s).
■ Facciamo un piccolo bilancio riguardo all’attività del sito negli
ultimi tempi. È stano, qualunque tema trattiamo, arrivano lettere simili a
queste (o anche peggio) che usano argomenti del genere. Che scriviamo di
carismaticisti, di cristiani omosessuali o di etica sessuale in genere, di
morale cristiana, di false dottrine, di esegesi e così via, arrivano lettere che
esortano a non giudicare, a evangelizzare soltanto, a essere tolleranti, a
esercitare l’amore (e quella per la verità?), eccetera. A volte mi viene il
dubbio se stiamo parlando del cristianesimo biblico o di un umanesimo
cristianizzato; della fede vigorosa di Gesù, di Pietro e di Paolo o di un pio
spiritualismo culturalmente addomesticato; della religione dei profeti o di una
devozione alla «vogliamoci bene»… E poi, proprio coloro che vogliono tolleranza,
mi scrivono cattivi epiteti, mi esortano al ravvedimento, mi minacciano di un
imminente giudizio o di aver commesso la bestemmia contro lo Spirito. Tale
persone hanno in genere una pigrizia mentale e una povertà intellettuale che li
porta a sbraitare senza argomentare.
Faccio mie le parole dell’apostolo Paolo: «In ogni cosa ci raccomandiamo come
ministri di Dio per una grande costanza, per afflizioni, necessità, angustie… in
mezzo alla gloria e all’ignominia, in mezzo alla buona e alla cattiva
reputazione; tenuti per seduttori, eppur veraci…»( 2 Cor 6,4.8).
Ciò mi ricorda un motto a me caro, creato sulla falsariga di un proverbio
tedesco: «Quando la fama è ormai rovinata, ogni predica sarà del tutto
spigliata». Andiamo quindi avanti nel nostro ministero apologetico, senza falsi
pietismi, senza confusione dottrinale e tagliando rettamente la Parola di
verità! (2 Tm 2,15).
Per non dilungarmi
ulteriormente, rimando per l’approfondimento ai seguenti articoli e temi:
►
A ognuno la sua «missione possibile» {Nicola Martella} (D)
►
Apologetica e giudizio {Nicola Martella} (T/A)
►
Evangelizzare sì, apologetica no? Parliamone {Nicola Martella} (T)
►
L’importanza dell’apologetica {Nicola Martella} (T/A)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Evangeliz_apologet_MeG.htm
23-04-2008; Aggiornamento: 23-04-2009