Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Uniti nella verità

 

Apologetica

 

 

 

 

Le diversità possono essere una risorsa oppure diventano un problema.
 Ecco le parti principali:
■ Entriamo in tema (il problema)
■ Uniti nella verità
■ Le diversità quale risorsa
■ Le diversità e le divisioni
■ Aspetti connessi.
 
Il libro è adatto primariamente per conduttori di chiesa, per diaconi e per collaboratori attivi; si presta pure per il confronto fra leader e per la formazione dei collaboratori. È un libro utile per le «menti pensanti» che vogliano rinnovare la propria chiesa, mettendo a fuoco le cose essenziali dichiarate dal NT.

 

Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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APOLOGETICA E GIUDIZIO

 

 di Nicola Martella

 

1. La tesi {Mauro Poletti}

2. Osservazioni e obiezioni {Nicola Martella}

 

Il lettore prende qui posizione riguardo all’articolo «Linguaggio diretto di Dio nella falsa profezia». Il seguente contributo avrebbe potuto trovare posto all’interno del tema di discussione «Linguaggio diretto di Dio nella falsa profezia? Parliamone», ma a causa della sua problematicità e della risposta, abbiamo preferito metterlo extra.

    Non è la prima volta che affronto questa questione. Rimando perciò anche ai seguenti articoli:

A ognuno la sua «missione possibile» {Nicola Martella}

L’importanza dell’apologetica {Nicola Martella} (T/A)

 

 

1. La tesi {Mauro Poletti}

 

Caro fratello Nicola, sei libero di pensare e interpretare le cose come vuoi, ma fai attenzione a giudicare così perentoriamente, perché nostro Signore dice: «Non giudicate affinché non siate giudicati, perché con il giudizio con il quale giudicate, sarete giudicati; e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi».

     Rispetto le tue idee, posso non condividerle, come gli altri ti lasciano libero, lascia liberi gli altri, se vuoi pubblicare cose contro la profezia fallo pure, ma così direttamente, mi sembra un po’ esagerato.

     Ti chiedo perdono se questi miei pensieri ti hanno potuto, in qualche modo offendere, un saluto nell’amore di Gesù. {20-12-2007}

 

 

2. Osservazioni e obiezioni {Nicola Martella}

 

Per prima cosa, ringrazio Mauro Poletti per il contributo. Andando nel merito, egli cita Mt 7,1s, come fanno spesso altri, pensando così di risolvere la questione. Le cose non stanno semplicemente così. Poiché se Gesù avesse inteso le cose nel senso del lettore, ossia «come gli altri ti lasciano libero, lascia liberi gli altri», allora Egli stesso sarebbe contravvenuto ai suoi principi! Infatti, Mt 23 è tutto un giudizio su scribi e Farisei, che Egli apostrofò nei modi più pesanti; e non è il solo brano. Lo stesso dicasi delle epistole del NT che sono una continua presa di posizione contro giudaisti, falsi apostoli, falsi profeti, falsi cristi (= unti), filosofi di vario pensiero, contro superapostoli che egli chiama «falsi apostoli, operai fraudolenti, che si travestono da apostoli di Cristo… da ministri di giustizia» (2 Cor 11,13ss). La maggior parte del NT è apologetica!

     Quanto alla dottrina, un motto come «vivi e lascia vivere» non fa parte dell’etica biblica, ma è filosofia umanista. Secondo una tale concezione, sbagliò Paolo in Antiochia a rimproverare Cefa (Pietro) pubblicamente («gli resistei in faccia perché egli era da condannare»; Gal 2,11), quando quest’ultimo si mise a giudaizzare, portando nella simulazione anche altri (vv. 12ss).

     Tale motto di vita proviene dalla confusione del piano personale (Mt 7,1s; Gcm 4,11s) con quello dottrinale, ecclesiale e istituzionale. Nel primo caso si viene esortati a non farla da giudice verso un fratello, dando un verdetto definitivo prima di aver appurato i fatti; nel secondo caso si viene esortati a esercitare il discernimento e il giudizio, basandosi sulla sana dottrina. Luca lodò i Bereani per la loro nobiltà, poiché «ricevettero la Parola con ogni premura, esaminando tutti i giorni le Scritture per vedere se le cose stavano così» (At 17,11).

     Nel NT c’è l’ingiunzione: «Giudicate voi…», intendendo sulla base della sacra Scrittura (At 4,19; 1 Cor 5,12; 10,15). Poiché c’è ciò che si «si giudica spiritualmente», «l’uomo spirituale giudica ogni cosa, tuttavia egli stesso non è giudicato da alcuno» (1 Cor 2,14s). Perciò Paolo esortò i Corinzi a non tollerare il peccato ma a giudicare con giudizio le questioni morali e dottrinali: «Infatti, ho io forse da giudicare quelli di fuori? Non giudicate voi quelli di dentro? Quelli di fuori li giudica Dio. Togliete il malvagio di mezzo a voi stessi» (1 Cor 5,12). Egli provava come cosa disdicevole portare le liti fra i fratelli dinanzi ai tribunali, invece che «dinanzi ai santi», ossia ai credenti della chiesa (1 Cor 6,1). Dovendo giudicare un giorno come santi il mondo, «siete voi indegni di giudicare delle cose minime?»; dovendo giudicare addirittura gli angeli, «quanto più possiamo giudicare delle cose di questa vita!» (vv. 2s). Poi Paolo mostra il modo come procedere nel giudicare le questioni (vv. 4-8).

     Se non si esercita il discernimento biblico (1 Gv 4,1), si aprono le porte al soggettivismo dottrinale, basato su ciò che ci piace o sul sentito dire. Non a caso, l’apostolo Paolo, dopo aver ingiunto a Timoteo di predicare «la Parola», insistendo continuamente, riprendendo, sgridando ed esortando con essa con grande pazienza e sempre istruendo (2 Tm 4,2), lo avvertì come segue: «Infatti verrà il tempo che non sopporteranno la sana dottrina; ma per prurito d’udire si accumuleranno insegnanti secondo le loro proprie voglie 4e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno ai miti» (vv. 3s).

     Paolo esortò a giudicare le affermazioni dottrinali sulla base della Parola di Dio: «Parlino due o tre profeti, e gli altri giudichino» (1 Cor 14,29). Egli stesso, come abbiamo visto riprese pubblicamente Pietro (Gal 2). Dichiarò come eretici i giudaisti che turbavano i Galati: «Si facessero pur anche evirare quelli che vi mettono sottosopra!» (Gal 5,12). Egli lanciò il suo «anatema» (= sia maledetto) in diverse circostanze: contro chi non amava il Signore (1 Cor 16,22) e a chi predicava un altro evangelo (Gal 1,8s). Diede qualcuno in man di Satana per motivi morali (1 Cor 5,5) e dottrinali (1 Tm 1,19s). Ingiunse ai credenti di separarsi da colui che, pur chiamandosi fratello, aveva una condotta amorale o era un idolatra, affermando che «con un tale non dovete neppur mangiare» (1 Cor 5,11).

     La cosa che mi rattrista spesso nei contributi che ricevo è che i miei interlocutori rimangano ai preliminari, alle questioni generali, alle esortazioni e alle raccomandazioni; alcuni passano anche alle accuse di aver commesso il peccato imperdonabile o la bestemmia contro lo Spirito e ti minacciano di conseguenza con l’incombente giudizio divino (non è il caso di questo lettore). In genere quasi nessuno va nel merito e con la Bibbia alla mano cerca di dimostrarmi nel dettaglio dove sto sbagliano. Non è singolare?

     Se si analizza gli scritti biblici e gli scritti dei teologi del 2° e 3° secolo, si prenderà atto che l’attività apologetica era una delle attività maggiori accanto all’evangelizzazione e all’insegnamento. Si può anche affermare che molti degli insegnamenti del NT sono nati proprio dall’attività apologetica degli apostoli, che hanno dovuto misurarsi con le false dottrine del loro tempo e hanno dovuto circoscrivere con chiarezza i confini della «sana dottrina» e dell’ortodossia biblica. Durante ogni riforma o risveglio l’attività apologetica fu molto praticata per difendere la verità dagli attacchi degli avversari che volevano soffocare il rinnovamento spirituale sulla base della sacra Scrittura.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Apologetica_giudizio_UnV.htm

20-12-2007; Aggiornamento:

 

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