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Antonio Tuccillo risponde all'invito di lettura del seguente articolo:
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Temperatura del Paradiso e dell’Inferno. Egli formula così alcune sue convinzioni. A esse risponde Nicola Martella con
osservazioni e obiezioni, prendendo l'occasione per mostrare l'importanza
dell'apologetica cristiana. Sia il lettore stesso ad approfondire ulteriormente
le questioni e a trarre le sue eventuali conclusioni. |
1. La tesi
{Antonio Tuccillo}
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Ciao Nicola, il calcolo delle temperature
mi giunge del tutto nuovo (credo che tante persone invece di studiare
come ricevere e crescere nelle rivelazioni di Dio, si perda in tante cose
cavillose, cioè studi che alla fine non dicono e non danno niente). A essere
sincero non conosco la temperatura del Paradiso, né sarei in grado di
calcolarla, so solo che credo alle promesse del Signore e che lì (nel Paradiso)
vivrò sempre alla presenza di Dio e che è di gran lunga cosa migliore in
confronto a ciò che posso e possiamo ricevere e godere oggi sulla nostra amata
terra.
Non so
quanto possa importare la temperatura dell’inferno calcolandola, visto
che è indicato come un luogo di tormento eterno per Satana e tutti coloro, che
non hanno voluto credere in Gesù.
Spero e prego, caro Nicola, che tanti possano comprendere il grande bisogno che
hanno di Gesù nella loro vita, iniziando dalle persone che mi circondano, da
tutti i miei cari che non appartengono ancora alla famiglia di Dio, e da tutti
gli abitanti di questa terra, e prego anche che il Signore mi dia l’opportunità
d’approfittare delle occasioni per testimoniare
della fede in Gesù affinché altri possano giungere a Lui. {22-10-2007}
2. Osservazioni e obiezioni
{Nicola Martella}
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Come Antonio mi ha confermato, non ha letto l’intero articolo, ma solo «l’invito
alla lettura». Sebbene molte cose che egli dice, si possano condividere, ho il
sospetto che la sua visione dell’opera del Signore nei credenti e mediante i
credenti sia limitata ad aspetti puramente contemplativi e devozionali,
sennonché anche evangelistici. Questo non corrisponde però ai carismi che
Dio ha dato alla chiesa né al mandato dato dal Signore in corrispondenza a tali
carismi.
L'utilità di tutti i carismi
Possiamo essere indifferenti, quando altri dicono
menzogne sui dati e fatti biblici? Si tratta veramente di «tante cose
cavillose, cioè studi che alla fine non dicono e non danno niente», quando si
intende
difendere la verità, che altri vilipendono? Possiamo essere così ingenui
e sprovveduti, solo perché si tratta magari di cose, che non comprendiamo o non
rientrano nei nostri carismi ricevuti dal Signore? Non così fece ad esempio
Pietro (che teologo non era) riguardo agli scritti di Paolo, di cui vedeva la
grande utilità: «…il nostro caro fratello Paolo ve l’ha scritto, secondo la
sapienza che gli è stata data; 16e questo egli fa in tutte le sue
epistole, parlando in esse di questi argomenti; nelle quali epistole sono
alcune cose difficili a capire,
che gli uomini ignoranti e instabili torcono, come anche le altre Scritture, a
loro propria perdizione» (2 Pt 3,15s).
Importanza dell'apologetica
Non esistono solo «apostoli» (missionari fondatori di chiese), «profeti»
(promulgatori per l’edificazione) ed «evangelisti» (annunciatori), ma anche «dottori»
(o insegnanti; Ef 4,11; 1 Cor 12,28). Il fine è «per il perfezionamento dei
santi, per l’opera del ministero, per la edificazione del corpo di Cristo»
(Ef 4,12). A ciò è necessario però anche quanto segue: «Affinché non siamo
più dei bambini, sballottati e portati qua e là da ogni vento di
dottrina, per la frode degli uomini, per l’astuzia loro nelle arti seduttrici
dell’errore» (v. 14).
Leggendo attentamente l’intero articolo succitato, si può capire che l’intento è
apologetico (difesa della verità). Infatti tali asserzioni vanno in giro sul
web, creando sarcasmo e umorismo mal riposto contro la verità biblica. Al
ministero di un «insegnante della Parola» è associata immancabilmente
l’apologetica; la difesa della verità e la riprensione dell’errore sono
state da sempre due elementi importanti per chi ha ricevuto dal Signore il
ministero di «dottore della Parola». Ciò l'ha fatto Gesù verso Farisei,
Sadducei e altri gruppi; così l'hanno fatto Paolo e gli altri apostoli.
Quindi, è
ingenuo pensare che al cristianesimo e all’opera di Dio bastino solo
la contemplazione, la devozione, l’edificazione e l’evangelizzazione. Paolo,
evidenziando lo scopo delle sacre Scritture (2 Tm 3,16) e descrivendo i tempi di
apostasia, che verranno (2 Tm 4,3ss), ingiunse al suo collaboratore Timoteo
quanto segue: «Proclama la Parola, insisti a tempo e fuor di tempo,
riprendi, sgrida, esorta con grande pazienza e sempre istruendo» (v. 2).
Riprendere e sgridare istruendo è l’attività tipica dell’insegnante e
dell’apologeta (Tt 2,15).
Paolo si aspettava da ogni conduttore di chiesa che fosse «capace d’esortare
nella sana dottrina e di convincere i contraddittori. 10Poiché
vi son molti ribelli, cianciatori e seduttori di menti, specialmente fra quelli
della circoncisione, ai quali bisogna turare la bocca» (Tt 1,9s). In
tal modo, s’intende arginare la menzogna e il male (Rm 16,17s; Tt 1,13s).
Non basta quindi
solo evangelizzare, edificare ed esortare, ma bisogna anche difendere la
verità: «Le armi della nostra guerra non sono carnali, ma potenti nel
cospetto di Dio a distruggere le fortezze; 5poiché
distruggiamo i ragionamenti e ogni altezza che si eleva contro alla
conoscenza di Dio, e facciamo prigioniero ogni pensiero traendolo all’ubbidienza
di Cristo» (2 Cor 10,4).
Di Apollo, «uomo eloquente e potente nelle Scritture», è scritto che «fu
di grande aiuto a quelli che avevano creduto mediante la grazia; 28perché
con gran vigore confutava pubblicamente i Giudei, dimostrando per le
Scritture che Gesù è il Cristo» (At 18,24-28). Egli era certamente un
apologeta ed era prezioso per l'opera del Signore anche nell'annaffiare
quanto Paolo aveva
piantato (1 Cor 3,6).
Se la chiesa non avrà persone del genere, disposte a confutare le menzogne e le
mezze verità, oltre al danno, che gli avversari dell’Evangelo recheranno alla
verità, si rischierà di ingrassare agnelli per i lupi di turno.
Possiamo permetterci di essere così sprovveduti?
Conclusione
I cristiani hanno una grande responsabilità, non
solo di evangelizzare e di edificare, ma di «tagliare rettamente la Parola di
verità» (2 Tm 2,15; Tt 2,1; insegnamento), di custodire il «deposito della
fede» e di difendere la «sana dottrina» (1 Tm 6,20; 2 Tm 1,14; Tt 1,9;
apologetica).
Per esercitare un’adeguata apologetica, c’è necessità
che l’approccio alla Scrittura non sia dogmatico (ossia derivante dalla
filosofia scolastica), né basato sulla convenzione della tradizione o della
cultura occidentale, ma
esegetico: analisi del testo nel contesto (letterario, culturale,
storico), rispettando le lingue originali e la rivelazione progressiva.
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A ognuno la sua «missione possibile» {Nicola Martella} (D)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Apologetica_importanza_EnB.htm
22-10-2007; Aggiornamento: 25-12-2010
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