Un
lettore ci ha posto la seguente domanda: «È lecito per un (vero)
cristiano impegnarsi politicamente? Tu personalmente cosa ne pensi? Io,
per dirla in poche parole, penso che non sia utile, visto che il nostro
regno non è di questo mondo». {Gaetano Nunnari; 2007}
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre
esperienze, idee e opinioni?
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I contributi sul tema ▲
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1.
{Nicola Martella}
▲
È difficile rispondere alla domanda con un «sì» o con un «no». Io stesso non ho
una risposta definitiva, ma qui di seguito cerco di ragionare solo ad alta voce.
Nell’etica cristiana vengono date risposte diverse. Alcuni evidenziano che non
bisogna fare compromessi, quindi che non bisogna per nulla entrare in politica.
Altri parlano del pericolo di contaminarsi. Poi si aggiunge che l’obiettivo del
credente in questo mondo è solo la proclamazione dell’Evangelo. Su un altro fronte, altri ribadiscono che la luce non
si può nascondere, ma che i cristiani debbano essere come il lievito
dappertutto, quindi anche nella
politica quale ricerca del bene della polis
(città). Essi fanno volentieri riferimento a Gr 29,7: «Cercate il bene della
città dove io vi ho fatti portare in cattività, e pregate l’Eterno per essa;
poiché dal bene d’essa dipende il vostro bene» (vedi contesto). Altri ancora
evidenziano come sia pericoloso lasciare la «cosa pubblica» nelle sole mani
degli increduli. Infine, qualcuno dirà che se i cristiani hanno molto da dire in
tutti i campi, come affermano, perché dovrebbero nascondere tali risposte,
attinte dalla Parola di Dio, proprio agli amministratori dello Stato o come
tali? Ci sono stati e ci sono attualmente in tanti Stati del mondo ministri,
premier, capi di Stato che sono credenti biblici. Sarebbe interessante ascoltare
il loro punto di vista. Una delle cosa che viene rimproverata ai credenti
biblici è che non abbiano da dare nessuna risposta concreta a temi di attualità;
ciò chiaramente non è vero. Lutero ha detto che se nel tuo villaggio non c’è
alcuno che possa fare il sindaco, fallo tu. L’AT menziona persone che hanno
rivestito cariche di prestigio nel mondo pagano: Giuseppe, Daniele e i suoi tre
amici, Mardocheo e altri. Il NT menziona «quelli della casa di Cesare»
(Fil 4,22), ossia credenti che erano impegnati nella «cosa pubblica» dell’impero
romano. Anche dopo la conversione le persone continuarono a fare il loro
mestiere, ad esempio il centurione Cornelio (At 10) e il carceriere di Filippi
(At 16). È chiaro che una tale via non è per tutti, ma l’impegno in un’attività
politica deve trarre origine da una chiamata specifica di Dio, dev’essere
motivata da obiettivi nobili (la ricerca del bene comune), deve prescindere da
compromessi e deve servire alla testimonianza (essere «luce del mondo» e «sale
della terra»; Mt 5,13ss). È chiaro che un cristiano che intraprende una carriera
politica, per non creare commistioni, fa bene a deporre ogni incarico e
ministero nella chiesa locale.
2.
{Edo Pellegrini}
▲
Caro Nicola Martella, ricevo regolarmente le sue mail e, quando il tempo
me lo permette, leggo i contributi sui temi che più mi toccano. Ora vedo
che si discute di politica e allora mi sento particolarmente toccato. [►
Politica e cristiani? Parliamone]
Le racconto qui brevemente la mia esperienza, poi, se lo ritiene
opportuno possiamo approfondire. Sono Svizzero (ticinese) di lingua
italiana. Da noi, in Svizzera, nel 1975, un credente evangelico bernese
ha creato un partito fondato sui principi biblici (www.edu-schweiz.ch),
partito che esiste tuttora e che, a poco a poco, si è diffuso in quasi
tutti i cantoni svizzeri. Nel 2005 abbiamo fondato la sezione ticinese
di tale partito cristiano (www.udf-ticino.ch).
Il fondatore, Werner Scherrer, è stato, negli anni ‘90, deputato al
parlamento nazionale per 8 anni, sostituito poi da Christian Waber che
siede tuttora nel Consiglio Nazionale (la vostra Camera dei deputati).
Dal 2003 al 2007 abbiamo avuto un secondo parlamentare, purtroppo non
rieletto nel 2007. Siamo poi rappresentati nei parlamenti di diversi
cantoni, in qualcuno anche con 5-6 deputati e in diversi consessi
comunali. I membri d’UDF Ticino sono tutti credenti evangelici d’ogni
denominazione.
Fino al momento in cui abbiamo fondato la sezione ticinese del partito,
non mi sono mai occupato attivamente di politica poiché, come qualcuno
scrive sul suo sito, quale credente, non potevo riconoscermi nei
programmi di nessun partito. Mi limitavo quindi ad andare a votare,
cercando di fare le scelte migliori.
Ora che mi sto impegnando in politica ho raggiunto l’assoluta
convinzione che un partito cristiano, pur con numeri molto ridotti, può
comunque contribuire al bene del Paese sia con proposte costruttive, sia
opponendosi alla promulgazione di leggi in contrasto con la Parola di
Dio. Certo, in Svizzera, rispetto all’Italia, abbiamo determinati
vantaggi: la tradizione evangelica è ben radicata (anche se molti
cantoni, come il Ticino, sono a nettissima maggioranza cattolica); i
diritti popolari facilitano le prese di posizione a favore o contro le
leggi promulgate dal parlamento, ecc.
E non è vero, come dice qualcuno [►
Politica e cristiani? Parliamone] che, facendo politica, prima o poi si scende a compromessi; se riesco a
non farlo nella vita di tutti i giorni, posso fare altrettanto anche in
politica.
Quello comunque che vorrei dirle è questo: un partito cristiano può
esistere; noi, con l’aiuto di Dio lo stiamo dimostrando da 33 anni!
Vorrei quindi incoraggiare i credenti italiani a provare a fondare un
partito cristiano. Un fraterno saluto. {Presidente dell'UDF del Ticino;
09-03-2008}
3.
{Nicola Martella}
▲
Rispetto la scelta di Edo. Sebbene io sia in genere scettico sui partiti
con la «C» (cristiano) nell’acronimo di una formazione politica, non
contesto che in alcune parti del mondo, dove ci sono condizioni
particolari (p.es. alto numero di evangelici), ciò possa diventare
possibile. Dio si può servire di tante forme (partiti
«cristiani», militanza in partiti esistenti, movimenti sociali e
culturali, mass-media, ecc.) per portare la sostanza (la morale
biblica) nella società. Per il resto, per non ripetermi, rimando al
seguente tema di discussione: ►
Esiste una politica cristiana?
4.
{Andrea Diprose}
▲
Nel marasma della confusione che c’è da sempre, e sempre più nella politica
italiana, vi segnalo un candidato per coloro che sono a Roma, un
candidato collegato con il movimento «Patto Cristiano Esteso» (PACE), a
sua volta collegato con il MPA (Movimento
per l’autonomia). L’MPA, come si potrà vedere dal sito dello
stesso movimento, ha adottato come programma di governo (in caso di
successo elettorale), le stesse priorità del Popolo delle Libertà.
Chi è questo candidato per Roma per la camera dei deputati? È lo
stimato, almeno da me (è stato il ministro di culto per il mio
matrimonio ed è un mio amico), pastore Stefano Bogliolo, pastore della
Chiesa Evangelica in Torre Angela.
Bene, almeno adesso avete un nome, una persona fidata… un uomo
d’integrità il quale, come me, vuole che i valori della famiglia vengano
difesi. {10-03-2008}
5.
{Nicola Martella}
▲ Beh,
non c'è che dire: «Bella compagnia»! Un partito cristiano ha solo senso
se si presenta da solo, senza fare compromessi sulle cose essenziali e
non moralmente sindacabili.
Il partito politico evangelico
Patto Cristiano Esteso (PA.C.E.) si ispira alla
Christian Coalition of America, fondata nel 1989 dal chiacchierato evangelista
americano Pat Robertson. Nella stessa pagina di presentazione del PA.C.E.
si afferma: «In ambito internazionale esistono movimenti
simili a PA.C.E. che hanno ideologia e principi-guida dedotti dalle
Sacre Scritture; tra questi c’è Christian Coalition Americana, condotta
dal Reverendo Pat Robertson. […] Nell’ottobre del 1999, una
rappresentanza di PA.C.E. è stata invitata a Washington da Pat Robertson
per fondare, unitamente ai rappresentanti di altre 43 nazioni, la CCI –
Christian Coalition International. Una dichiarazione programmatica è
stata firmata da tutti ed in essa tutti i fondatori si riconoscono».
All’inizio del 1997 il telepredicatore Pat Robertson era stato coinvolto
in uno scandalo perché aveva investito le ingenti offerte, raccolte dai
suoi telespettatori per aiutare lo Zaire, nei suoi investimenti privati
nelle miniere di diamanti. È lo stesso Pat Robertson che nell’agosto del 2005,
sul proprio canale televisivo, consigliò al presidente George W. Bush di ordinare agli 007
americani di «far fuori» il presidente venezuelano Hugo Chavez.
Veniamo ora alla politica nostrana. Un movimento «Patto Cristiano
Esteso» che sta nella stessa coalizione, nelle cui liste si trova
Giuseppe Ciarrapico, imprenditore pluri-condannato che non ha mai rinnegato il
fascismo («Non rinnego il fascismo, ma vado con Silvio»). Con lui ha dichiarato
l’incompatibilità nella stessa coalizione non solo l’ebrea
Fiamma Nirenstein, ma lo stesso Gianfranco Fini ne ha preso le distanze, oltre ad altri (cfr.
la Repubblica); ciò dovrebbe far pensare. Inoltre lo stesso dicasi della presenza nelle liste di
Alessandra Mussolini; lei abbandonò Alleanza nazionale
nel 1993, quando Gianfranco Fini si recò in Israele, affermò che il
fascismo «è stato il male assoluto del XX Secolo» in riferimento alla
Shoah e si scusò col governo israeliano per le leggi razziali del 1938.
Ora Giarrapico, Nierenstein, Fini, Mussolini e altri stanno nella stessa
coalizione.
E poi allearsi con L’MPA (o la «Lega sud») che vuole essere la
contropartita della «Lega nord» (secessionista e razzista), con cui è
alleata (cfr.
Patto per le Autonomie). Essere alleati con un leader secessionista è proprio un
bell’esempio di cristianesimo. Vista la lunga e consolidata accoppiata fra
Lombardo e Cuffaro (nel passato era nello stesso partito,
l’UDC), l’MPA è alleato in Sicilia proprio con l’ex-governatore
Salvatore Cuffaro; quest’ultimo è stato condannato
ultimamente per questioni legate alla mafia e si è dimesso. Essere
alleati con condannati in questioni legate alla mafia è proprio un altro
bell’esempio di cristianesimo!
La mia prima domanda è questa: Il pastore
Stefano Bogliolo, menzionato da Andrea, e altri
conduttori di chiesa come lui, dopo la candidatura in un partito, a cui
hanno aderito, continuano a fare i pastori della loro rispettiva chiesa
oppure si sono coerentemente dimessi da tale carica subito all’inizio
della campagna elettorale? In caso contrario saremmo in presenza di un
«conflitto d’interessi». Lo stesso vale per chiunque riveste cariche
ecclesiali di qualsiasi genere e scende in politica.
La mia seconda domanda è questa: Il pulpito di tali pastori «entrati in
politica» è diventato, di pari tempo, una tribuna elettorale? I comizi
di tali «pastori prestati alla politica» avvengono nelle chiese: in
quella propria e in quelle degli altri?
Ecco un motto che deve far riflettere «Quando il pulpito diventa una tribuna
elettorale, ne hanno un grave danno sia l’Evangelo, sia la politica, sia
la morale».
Ecco qualche altra riflessione. Passeremo presto da chiese
confessionali anche a chiese partitiche e d’orientamento politico? E
diremo presto l’uno all’altro: «Ma tu frequenti una chiesa di
centrodestra, di centrosinistra, di centro-centro, di sinistra-sinistra,
di destra-destra o di altro orientamento?». Forse diventeremo presto
tutti «estremisti di centro», così faremo l’ago della bilancia!?
Pensavo che i cristiani dovessero essere «luce del mondo» e «sale della
terra», quindi lievito del regno di Dio verso tutti gli uomini. Pensavo
pure che le sale di culto dovessero essere luoghi d’adorazione e di
suppliche a Dio e non di comizi. Forse dovrei rileggermi meglio la
Bibbia, perché qualcosa mi è sfuggito...
È comunque più probabile che sia urgente che venga elaborato un
«decalogo» deontologico per conduttori di chiesa che vogliono scendere
in politica.
6.
{Andrea Diprose}
▲
■ a)
Il pastore Stefano Bogliolo non si è auto candidato.
Per ora, dato che è improbabile che verrà eletto, anche perché non sta
facendo propaganda a se stesso, il problema del «conflitto di interessi»
non si pone. Egli, il fratello Stefano, è una persona di buon senso e
penso che, nel caso
improbabile in cui venisse eletto, egli sa bene, avendo avuto un
lavoro secolare in passato, quanto sia gravoso avere due incarichi.
Quindi, saprà come fare e cosa fare per quanto riguarda eventuali
«conflitti di interessi».
■ b)
Il pulpito di Stefano Bogliolo, proprio perché non si
è auto candidato e non si auto promuove non è diventato una tribuna
elettorale. Egli continua a portare avanti i suoi impegni di pastore e
ministro del Vangelo, non impegnandosi in qualche tipo di campagna
elettorale.
■ c)
Alla luce dei punti a) e b), il motto «Quando il
pulpito diventa una tribuna elettorale, ne hanno un grave danno sia
l’Evangelo, sia la politica, sia la morale». Potrà riguardare altri
pastori, in Italia e all’estero, ma non il pastore Stefano Bogliolo.
■ d)
Ritengo molto improbabile che presto, perlomeno nel
Lazio e nella Sardegna, delle chiese evangeliche conservatrici diventino
chiese partitiche, orientate politicamente,… anche se rimango perplesso
di fronte al comportamento di alcuni aderenti e portavoce del movimento
«dei Fratelli» quando si parla di fede e politica. In particolar modo,
penso ad alcuni fratelli in Toscana che sembrano dirci che non ci si
dovrebbe impegnare in politica e che bisogna tenere separati «Chiesa» e
«Stato», ma poi sono i primi a denigrare tutto il centrodestra e a
parlare bene del centrosinistra, arrivando a candidarsi alle elezioni
amministrative locali con formazioni politiche di centrosinistra.
■ e)
Direi che dobbiamo essere luce del mondo e sale della
terra in ogni ambito, non soltanto nelle sale di culto. Le sale di culto
evangeliche non debbono essere luoghi di comizi e fra le chiese
evangeliche conservatrici (pentecostali e non) di Roma non sono a
conoscenza di sale di culto che sono diventati (o stanno per diventare)
luoghi di comizi. Va aggiunto anche però che si può essere anche sale e
luce in parlamento. Ben venga una testimonianza veramente evangelica in
parlamento se il Re dei re dovesse guidare così.
Quindi, ben vengano le disquisizioni in materia di «fede e politica» ma
ben vengano anche per le preghiere per chi è disposto ad essere un
testimone di Cristo in ogni ambito della società italiana, anche in sede
parlamentare. {11-03-2008)}
7.
{Nicola Martella}
▲ Caro Andrea,
di per sé il tuo contributo non sarebbe adatto per il sito per diversi
motivi. Il primo è perché è pieno di polemica gratuita che nel complesso
poco apporta a quanto è stato già detto. Il secondo è perché rappresenta
una riduzione unilaterale dei fatti presentati: ti fissi su dei dettagli
e dimentichi l’intera cornice. In terzo luogo, ti sei troppo fissato
con questa tua «crociata
politica», visto che stai coinvolgendo gente dappertutto (se ho iniziato
un tema di discussione su tale argomento su «Fede controcorrente è
dovuto proprio alla responsabilità di fare chiarezza riguardo alle varie
e-mail che mi sono arrivate da te e da altri per risponderti). In quarto
luogo, perché, se scrivi alla redazione di «Fede controcorrente»,
ricevono il tuo scritto anche altri, come mostrano gli indirizzi sulla
tua missiva? E così via. Nonostante ciò, per mostrarti l’ennesima volta
la mia buona volontà, rispondo in breve alle tue osservazioni. Spero
però che si chiuda qui questo ping-pong inutile oppure si elevi il
livello della discussione che tu hai portato abbastanza in basso e su
cose secondarie. Se tu avessi letto bene il primo mio contributo a
risposta del lettore svizzero, scritto per altro quando non si parlava
ancora di elezioni in Italia, avremmo potuto risparmiarci molte delle
cose: lì mostro i principi generali.
■ a) A porre la questione di Stefano Bogliolo
sei stato tu stesso. Io ne ho parlato perciò solo come esempio tra
«altri conduttori di chiesa come lui»; a me interessava il principio
generale di là dalle singole persone. Il resto si riferisce perciò a
ogni conduttore in tale situazione. Non è onesto storpiare il senso
delle mie parole. Non metto quindi in discussione la bontà e le qualità
di tale fratello, che conosco e che apprezzo per varie cose. Chiunque fa
il conduttore e accetta una candidatura in un partito, entra di fatto in
un «conflitto di interessi», di là da tutte le attenuanti che si possono
portare in gioco.
■ b) Vedo che lavori molto di fantasia. Quello che ho detto in genere
per ogni
conduttore in tale situazione e quelle che erano questioni generale,
le riconduci solo a Bogliolo, che cerchi di scagionare in tutti i modi
(per altro io non l’ho incolpato di nulla!), come se non si fosse
presentato in una lista politica, da sé o perché invitato da altri, e
come se il suo nome non sarà da leggere su una lista dei candidati. Così
si vola terra-terra. Chi ti ha fatto avvocato di questo fratello? Perché
non permetti a lui di spiegare le sue cose? Io non ho messo in dubbio la
legittimità che lui o altri conduttori entrino in politica, ho posto
solo la questione deontologica per tutti.
■ c) Stai facendo un po’ di demagogia. Invece di trattare le questioni
di per sé, le «esorcizzi» con questo tuo pallino riduttivo. Il
nome di
Stefano Bogliolo poteva anche non starci (c’era perché
l’hai introdotto tu). E allora? Mi sembra che coli continuamente il
moscerino e inghiotti il cammello!? Eleva la discussione a orizzonti più
alti, ai principi generali, alle regole che i conduttori di chiesa
debbano darsi se e quando entrano in politica.
■ d) Perché vieni a dire a me le cose che hai discusso (anche) con Paolo
Moretti, come mi scrivi altrove, che metti qui tra «alcuni
aderenti e portavoce del movimento “dei Fratelli”» e tra «alcuni
fratelli in Toscana»? O riporti le loro espresse parole (meglio
sarebbe che fossero loro a prendere la parola) e i fatti concreti oppure
fai apparire qui tutto come uno sfogo poco qualificato,
confinante con il qualunquismo, se non addirittura con la chiacchiera,
pur di aver ragione. Se tu avessi letto bene altrove ho affermato che,
di là dalle predilezioni personali, i cristiani (a cui Dio ha dato una
vera chiamata in politica) devono essere sale, luce e lievito in
tutti gli schieramenti democratici (vedi anche sopra).
■ e) È singolare come puoi bistrattare quanto da me detto. Non hai letto
altrove che sono favorevole per una testimonianza cristiana in
parlamento? Ho posto solo il problema di una «deontologia dei
cristiani in politica», affinché non prendano pericolose scorciatoie e
non facciano penosi compromessi che rovinerebbero solo la testimonianza
dell’Evangelo. Uno di questi punti è
smettere di chiamarsi «pastore, conduttore o altro», dal momento
dell’entrata in politica in poi, e smettere di predicare nelle chiese
fin dal momento che ci si è candidati per un partito e per tutto il
tempo in cui si rivestirà una carica pubblica nella società, se eletti.
Chiese e Stato devono a ragione essere distinti. Conoscere un politico
che si chiama (o viene presentato), ad esempio, come «onorevole pastore
Graziano Depulpitis» è un controsenso. Non dobbiamo concedere al «clero»
evangelico ciò che neghiamo al clero cattolico.
L’altro punto esprimeva una preoccupazione, senza accusare alcuno, e
cioè che i pulpiti
non divengano tribune elettorali, come nel passato lo erano gli altari
delle chiese cattoliche, quando il prete ci diceva: «Ora che viene
l’elezione, lo sapete qual è il partito di Cristo: quello con lo scudo
crociato!». Spero che tali tempi siano passati per sempre (ma non si sa
mai con la Cei) e che non siano proprio gli evangelici a prestarsi a
tale gioco poco onorevole per l’Evangelo.
Per mostrarti la mia coerenza sulla questione politica, accenno a
quanto segue. Giorni fa ho ricevuto da Salvatore Spinelli un invito per
un convegno in Campania a nome del «Consiglio delle chiese evangeliche
della Campania» sul tema «Evangelici: questione morale ed etica. Quale
progetto?». Poi ho visto il nome dell’oratore: l’onorevole Valdo Spini.
Inoltre sono stato sul sito del
CCEC per vedere i dettagli.
Il tema è certamente interessantissimo e Valdo Spini è certamente
competente. Egli è socialista e si identifica con gli evangelici. Eppure
ho scritto al mittente, tra altre cose, quanto segue: «Sebbene apprezzi
Valdo Spini per tante cose, trovo un po’ fuori rima un convegno pubblico
fra chiese con un politico in tempi di elezioni. Vi criticheranno
certamente per faziosità e partito preso, no? Rispetto comunque quanto
fate». Aspetto ancora una risposta.
8.
{Giovambattista Mele}
▲ Il
Signore non separò la Chiesa dallo Stato? Allora, perché ci preoccupiamo
della politica invece di preoccuparci dell’evangelizzazione e portare
qualche anima a Dio.
Bisogna votare? Si, ma, scegliere giusto, cioè: quelle persone che non
facciano male e governino bene, per il benessere di tutta la comunità.
Ma ahimè, vi sono persone che si dichiarano santi, ma di sotto sono
demoni!
Allora cosa si fa? Prima d’andare a votare, facciamo un’analisi delle
cose e poi preghiamo Dio, affinché ci dia consiglio, e poi con fiducia
andiamo a votare.
I cristiani devono stare fuori della politica, questo è quello che
insegna la Scrittura. Si può intervenire su una legge che è contro
l’umanità (come l’aborto, ecc.) ma, del resto, come e a chi votare, se a
questo o a quello, non è compito nostro. Non è il Signore che ha il
controllo di tutto? Egli lo sa chi deve andare al potere, perciò votiamo
a chi ci pare che ne sia degno.
Gesù come dice: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a
Dio quello che è di Dio» (Matteo 22,21). {13-03-2008}
9.
{Nicola Martella}
▲ Già tener
separati le religioni dallo Stato e lo Stato dalle
religioni è un compito su cui bisogna continuamente vegliare. Bisogna
farlo altresì affinché certe religioni gerarchiche o integraliste non
riportino il Paese a conosciute «teocrazie» (cristiane, islamiche, ecc.)
e affinché lo Stato non riprenda vie dittatoriali. Nulla è scontato e
prevenire è meglio che curare. Anche questo è politica, ossia gestione
della polis (città, paese, stato) per il benessere comune. Anche
votare è un atto politico, scegliendo chi debba gestire il Paese.
Opporsi a leggi ingiuste è politica. Politica non ha solo a che fare con
i partiti, ma è tutto ciò che concorre al bene comune. La moralizzazione
dei costumi che segue all’annuncio della Parola di Dio ha anche effetti
sociali e politici.
È probabile che quando Giovambattista afferma: «I cristiani devono stare
fuori della politica», intende «fuori dei partiti». Queste sono cose
diverse. A ciò si aggiunga che in tutto il mondo ci sono cristiani
impegnati nella politica e che occupano posti rilevanti nella società.
Certamente ci vuole al riguardo una chiamata specifica, cosa che non è
per tutti. In ogni modo, tali cristiani ritengono che non si può far
amministrare il Paese solo da gente senza timore di Dio e senza principi
etici. In ciò ritengo che abbiano ragione. Certamente, oltre alla già
menzionata chiamata da parte di Dio, devono avere un grande senso della
giustizia e della moralità. Predicare bene e razzolare male porta danno
all’Evangelo.
Il Signore non ha tutto sotto controllo? Sì, certamente; ma ha anche
messo i cristiani per essere sale, luce e lievito nel mondo. I
cristiani che chiudono gli occhi dinanzi agli sviluppi storici e
politici nel Paese, rischiano di essere — oltre che profeti ciechi e
sordi — anche corresponsabili di sviluppi autoritari, come è successo ad
esempio col nazismo e col fascismo, quando ci si è scelti false figure
messianiche, o con le dittature comuniste, quando lo Stato ha preso le
fattezze di religione e il partito il suo sacerdozio e profeta.
Per l’approfondimento cfr. in Nicola Martella (a cura di), Escatologia fra legittimità e abuso.
Escatologia 2 (Punto°A°Croce, Roma 2007), gli articoli: «Le escatologie politiche», pp. 268-271;
«L’escatologia marxista», pp. 272-277; «L’escatologia nazista», pp. 278-284. |
Matteo
22,21 non smentisce tutto ciò, poiché Gesù affermava così che bisogna
pagare le tasse allo Stato e dare l’adorazione a Dio. Le dittature e i
dittatori vogliono ambedue.
Certamente esiste una differenza fra la politica (se ben gestita) e la
fede biblica espressa dalla Parola di Dio. La politica mira a
liberare dalle ingiustizie sociali e a mantenere l’ordine e la giustizia
che permettano la sicurezza e lo sviluppo positivo d’ognuno; questo è un
bene da difendere e sempre da riattualizzare. La fede biblica
mira a liberare il singolo dalle catene del peccato, a trasformarlo in
una nuova creatura e a mantenerlo in stato di grazia cosicché pratichi
la giustizia e faccia del bene; anche questo è un bene da difendere,
anche perché persone timorate di Dio e devote a Lui, contribuiscono alla
moralizzazione del Paese e perciò al suo bene. Perciò la predicazione
della fede biblica risulta essere anche una «buona politica» per il
Paese. A ciò si aggiunge che persone coerenti con la fede biblica, se
chiamate da Dio a far politica in prima persona, possono essere una
risorsa positiva per il Paese, se manterranno l’integrità personale, il
timore di Dio, e la coerenza con i principi morali della sacra
Scrittura.
10.
{}
▲
11.
{}
▲
12.
{}
▲
►
Cattocomunisti o evangelici? Parliamone {Nicola Martella} (T)
►
Esiste una politica cristiana? {Nicola Martella} (T)
►
La politica e la morale {Abele Aureli - Nicola Martella} (T/A)
►
La schizofrenia della politica {Tonino Mele} (A)
►
Politica e cristiani {Nicola Martella} (A)
►
Politica e cristiani? Parliamone 1 {Nicola Martella} (T)
►
Politica e cristiani? Parliamone 2 {Nicola Martella} (T)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/T1-Cristiani_politica_Ori.htm
2007; Aggiornamento: 15-03-2008 |