Alla domanda se i cristiani debbano scendere in politica, molti storcono il
naso. Con troversa rimane anche la questione se esista una «politica cristiana». Discussa rimane anche la
questione dei «partiti con la "C"», ossia se un partito debba chiamarsi
«cristiano» (questo vale anche per sindacati e altre organizzazioni
sociali). La questione è stata riproposta da un lettore che ha assistito
a una conferenza di un partito elvetico con la «C», a cui è intervenuto
il senatore Rocco Buttiglione. Avevamo accennato alla questione nel tema
di discussione: ►
Cristiani in politica?
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre
esperienze, idee e opinioni?
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1.
{Gaio Rannuni (ps.)}
▲
Ritorno su un discorso già trattato, ma che vorrei approfondire meglio.
Si tratta dei cristiani in politica. Ho appreso che nel nostro cantone è
stato fondato un partito già esistente nel resto della Svizzera,
d’ispirazione «cristiana» aperto a tutte le denominazioni,
ideologicamente di destra, chiaramente fondamentalista. Il problema è
questo, i suoi dirigenti sono carismatici evangelici. Gente colta e per
bene, s’intende, il presidente di questo partito lo conosco
personalmente ed è una brava persona.
Poco tempo fa hanno organizzato un congresso in questa zona, e tra gli
invitati c’era niente di meno che il Senatore della Repubblica Italiana,
nonché ex ministro del precedente governo Berlusconi, Rocco Buttiglione.
Ho ascoltato i loro discorsi, socialmente e politicamente corretti,
hanno anche presentato i propri valori, che dal punto di vista cristiano
sono auspicabili per questa società. Ho particolarmente apprezzato il
discorso del Senatore Buttiglione, di come sosteneva i propri valori,
che ha trattato sulla società, sulla famiglia, sulla libertà religiosa,
naturalmente dal punto di vista cattolico, ma che comunque sono
condivisibili anche per noi evangelici. A dire il vero ascoltandoli, mi
veniva quasi la voglia di candidarmi alle prossime elezioni cantonali.
Ma comunque c’è qualcosa che non mi torna. È vero che come cristiani
siamo chiamati a pregare per le nostre autorità, tuttavia c’è da
considerare un fatto evidente. Noi cristiani non siamo chiamati a
occuparci delle cose di questo mondo, bensì il nostro impegno dev’essere
per il regno di Dio. Non so, ma a volte penso che avere un partito
cristiano che si batte per il miglioramento di questa società sia buono.
Altre volte penso invece che la politica sia solo un covo di persone che
vogliono mettersi in mostra e in fondo fare solo i propri interessi.
Gesù disse che il suo regno non è di questo mondo, come seguaci di
Cristo, non dovremmo sostenere lo stesso? È lecito biblicamente cercare
di governare politicamente un’amministrazione? I tentativi fatti finora
per quanto ne so, sono stati dei fiaschi. Basti guardare
l’amministrazione Bush, talmente cristiana che si preoccupa di
sperperare miliardi per ammazzare civili innocenti, dimenticandosi
completamente delle persone così indigenti che non sono neppure
assicurate per le cure mediche. Gesù non ha detto forse che questo mondo
negli ultimi tempi sarebbe diventato come Sodoma? Vale dunque la pena di
cristianizzarlo politicamente? Non si tratta piuttosto di un’utopia?
A me piace la politica e non mi dispiacerebbe essere attivo. In ogni
modo la realtà del cristianesimo parla un’altra lingua. Buttiglione ha
detto nel suo discorso, che Gesù ha profetizzato che il cristianesimo
sarebbe stato combattuto dagli inferi, ma sarebbe stato sempre presente
nella società. Con i suoi alti e bassi. Attualmente, secondo le
statistiche c’è un ritorno al cristianesimo da parte della società (?).
E dovremmo sforzarci di radicare nuovamente la cultura cristiana nella
politica. Parole molto belle, ma che mi ricordano una tanto auspicata
unione dei cristiani, basata sui valori comuni, che puzza però
d’ecumenismo. Belle parole profonde che condivido moralmente, ma il
nostro Dio non ha detto che la giustizia dell’uomo non è altro che panno
sporco? Governare cristianamente il mondo? Tutta questa voglia di
giustizia sociale mi ricordano quasi quasi le garanzie del futuro duce
escatologico. Quando si dirà pace e sicurezza, allora una grande rovina
verrà loro addosso.
Che cosa dire a quel cristiano che intende candidarsi?
2.
{Nicola Martella}
▲
In genere io sono diffidente verso i «partiti con la C», ossia che
portano l’aggettivo «cristiano», e questo per alcuni motivi, ad esempio
per i seguenti. 1) In Italia i politici con la «C» sono da sempre
dipendenti dalla gerarchia ecclesiastica. Ricordo che cosa dicevano e
scrivevano i parroci in prossimità delle elezioni: «Voi sapete qual è il
partito di Cristo». 2) Gli scandali nei partiti con la «C» vengono poi
addebitati a Cristo e questo è un danno per l’Evangelo. 3) I cristiani
sono chiamati a essere luce del mondo e sale della terra. Perciò non è
bene che si trovino tutti sotto il «moggio» di un partito. All’estero
troviamo politici cristiani convinti in tutti gli schieramenti. È vero che bisogna guardarsi dagli
estremisti di destra e di sinistra, ma ciò non significa che gli «estremisti di
centro» (integralisti, fondamentalisti) siano migliori e facciano una politica
migliore. In Italia a ciò si aggiunge che «l’estremismo di centro» si identifica
con l’integralismo religioso succube della curia, tant’è che alcuni parlano del
suo «braccio politico». Penso che come cristiani dobbiamo fare nostro il motto
di Cavour: «Libera chiesa in libero stato», che riformulerei così: «Libere
chiese in libero stato». I cristiani presenti in politica
dovrebbero portare i valori cristiani, il loro contributo moralizzatore secondo
i comandamenti divini e la difesa della libertà religiosa in tutti i partiti.
Infatti, tutti i partiti democratici posseggono aspetti ideali positivi, che
vale la pena incoraggiare. Tutti i partiti posseggono tendenze negative, che
bisogna frenare perché non diventi un potenziale distruttivo. I politici
cristiani possono apportare qui un importante contributo. Penso che ci voglia una chiamata
particolare per entrare in politica e una struttura mentale e morale solida. È
comunque sempre un fatto negativo, quando gente impegnata nelle chiese entri in
politica e continui a mantenere un ministero ecclesiale. O si fa l’uno o si fa
l’altro. Altrimenti si creerà confusione e si rischierà di portare discredito
all’Evangelo. La chiesa assomiglia a Israele
nella diaspora. Il consiglio di Dio per il suo popolo nella dispersione fu il
seguente: «Fabbricate delle case e abitatele; piantate dei giardini e
mangiatene il frutto; prendete delle mogli e generate figli e figlie; prendete
delle mogli per i vostri figli; date marito alle vostre figlie perché facciano
figli e figlie; e moltiplicate là dove siete, e non diminuite. Cercate il bene
della città dove io vi ho fatti menare in cattività, e pregate l’Eterno per
essa; poiché dal bene d’essa dipende il vostro bene» (Gr 29,5ss). Gli Ebrei
occuparono posti di rilievo nell’amministrazione babilonese e medo-persiana
(cfr. Daniele e i suoi tre amici, Mardocheo). Devo pensare alle parole rivolte
da Mardocheo a Ester: «…chi
sa se non sei pervenuta a essere regina appunto per un tempo come questo?»
(Est 4,14). Anche nel NT si parla di cristiani presente nell’amministrazione
imperiale («casa di Cesare» Fil 4,22).
Penso che dobbiamo portare il «regno di
Dio» dappertutto dove andiamo e in qualunque cosa facciamo. Se riteniamo che
come cristiani abbiamo le risposte migliori, perché attinte dalla Parola di Dio,
non possiamo ritirarci dal «mondo» e lasciarlo nelle mani degli iniqui. Non è
giusto parlare di tutti i politici come persone che pensano primariamente e solo
ai propri interessi. Il regno di Cristo non è di questo mondo quanto al modo o
alla qualità di governarlo rispetto alla gente non timorata di Dio, ma esso si
concretizza sempre laddove singole persone o gruppi si sottomettono a lui; nel
futuro esso verrà proprio in questo mondo e noi cristiani ne siamo la caparra,
dovunque siamo e ci impegniamo (cultura, sociale, politica, scienza, tecnica,
letteratura, pensiero, ecc.). Se Dio chiama qualcuno a essere
sale e luce in un’amministrazione, questo è il suo mandato per onorare Dio, per
battersi per i diritti dei più deboli e per fare del bene al prossimo. Bisogna
sempre guardarsi di strumentalizzare politicamente la fede cristiana e
viceversa; la storia mostra i suoi mostri (inquisizione, persecuzione dei
dissidenti, ecc.). Ciò avviene sempre quando accadono commistioni fra politica e
fede, fra mandato politico e ministero religioso; ciò produce sempre
integralismi, fondamentalismi e teocrazie. Dio però chiama a essere «testimoni»
e a compiere «buone opere» in questo mondo. In Israele il «sacerdozio regale» e
il «sacerdozio rituale» erano separati (a ciò si aggiungeva ancora il
profetismo). I re amministravano la cosa pubblica ed erano guide spirituali e
morali; i sacerdoti si occupavano dell’adorazione e dei riti. I re timorati di
Dio hanno sempre fatto del bene alla nazione. I tempi in cui Daniele e i suoi
amici agirono da testimoni non erano più facili di oggi. Neppure i tempi di
Mardocheo ed Ester. Essi avevano una chiamata divina e agirono con convinzione e
coerenza, costava quel che costava. Chi non ha tale chiamata e tali
caratteristiche, lasci perdere. Esistono altri ambiti, in cui impegnarsi:
cultura, sociale, musica, arte, assistenza, amministrazione, eccetera. Se uno ha la chiamata da parte di
Dio per la politica e le caratteristiche di stabilità morale e mentale, può
essere testimone in ambiti in cui l’Evangelo forse non arriverebbe mai e può
influenzare positivamente tante persone e decisioni. Non è sbagliato portare la
cultura cristiana nella politica e non lasciare la cosa pubblica solo nelle mani
dei «senza Dio» (anche tra di loro ci sono onesti e disonesti). Non penso che i
cristiani dovrebbero raggrupparsi tutti nei «partiti con la C». Collaborare con tutti gli «uomini
di buona volontà» per la salvaguardia delle fondamenta morali della società non
è «ecumenismo» (termine usato perlopiù in ambito religioso), ma buonsenso. Gesù
stesso ha insegnato ai suoi discepoli: «Chi non è contro a noi, è per noi»
(Mc 9,40). A ciò si aggiunga che non si può desiderare che la nave stia nelle
mani di cattivi marinai: quando essa affonda, affondano tutti, buoni e cattivi. Non bisogna confondere la
giustizia che vale dinanzi a Dio per la salvezza (quella umana sarà sempre
insufficiente) con l’esercizio necessario della giustizia nella società: Dio
chiamò ricorrentemente i giudici ad aiutare i miseri a ottenere giustizia (2 Cr
19,6; Sal 82,3; Is 1,17; 56,1; Gr 22,3; Zc 7,9; 8,16). Se i cristiani avessero fatto il
loro dovere di sale e luce, oltre che di profeti, forse non sarebbero arrivati
al potere i vari duce, führer, caudillo, leader massimo, conducator, eccetera.
Se si lascia la cosa pubblica in mano ai disonesti, agli iniqui, agli affaristi
e ai falsi profeti, non meraviglia che possano sorgere altri cattivi leader che
faranno tanto male alla propria nazione. La pace e la sicurezza non sono di per
sé sbagliate per una nazione (e per i credenti che abitano in essa); ciò
permette ai cristiani di radunarsi liberamente e di predicare con franchezza
l’Evangelo. Sbagliato è quando la gente si falsamente crede al sicuro e
dimentica il proprio Dio. Candidarsi? Crede tale persona di
avere al riguardo una chiamata particolare? Ha gli altri prerequisiti?
(irreprensibilità, stabilità morale e caratteriale, ecc.).
3. {Liliane Vitanza}
▲
Vorrei reagire al contributo di Gaio Rannuni. Il partito svizzero
dell’UDF raccoglie credenti nati di nuovo di tutte le denominazioni che
vogliono ubbidire a Gesù. Non so se ha studiato i statuti e il programma
del partito. Il colore evangelico del presidente non ha nessuna
influenza nella vita del partito. Si vive la vera unità di cui parla la
Bibbia per l’unico motivo che si ha uno scopo e tutti lavarono in quella
direzione. E un partito che non ha la «C» — fatta apposta — ma che si
comporta fedelmente secondo la Parola di Dio.
Come Nicola Martella ha detto, ognuno ha un appello del Signore per
lavorare nella missione. Chi in politica, chi all’estero, chi fra i
giovani, ecc. E vero, in Svizzera esiste un clima più favorevole per
poter esistere in politica con i valori biblici. Questo partito è
necessario nella politica svizzera per essere il sale che rallenta la
corruzione. Abbiamo forte opposizioni, anche persecuzioni, minacce di
morte. Ma dall’altra parte, otteniamo anche dei risultati a livello
legislativo.
Abbiamo il sostegno di cristiani che si trovano negli altri partiti ed
essi sono riconoscenti che noi prendiamo posizione su cose, che poi loro
possono appoggiare. Infatti purtroppo il credente in un altro partito
deve ubbidire al programma e alle ideologie del partito. Noi siamo
liberi perché ubbidiamo a quello che dice Dio nella sua Parola. Per ogni
azione, ogni decisione, cerchiamo nella Bibbia una base sulla quale
possiamo lavorare per prendere una decisione. Io credo che la Parola di
Dio ci fornisce i principi, i precetti e anche i valori, per poter
decidere in politica.
Posso dire che a livello nazionale della Svizzera, gli altri partiti
hanno considerazione e rispetto per quello che facciamo. Ma ci è voluto
tempo e anni per arrivare a questo punto. Il clima politico italiano è
forse diverso, ma il nostro Padre celeste può dare gli istrumenti per
agire. Ognuno può agire nell’ambito comunale perché è lì che l’influenza
del credente è la più concreta.
Vorrei aggiungere che anche in Francia esiste un partito cristiano che
si basa unicamente sulla Bibbia. Anche in Germania è stato fondato un
partito di questo tipo, in Olanda esiste già da tempo. Allora se volete
fare qualcosa in Italia potete chiedere aiuto a quelli che hanno già un
esperienza per capire come e in qual modo fondare un partito basato
unicamente sulla Bibbia. Noi vi daremmo volentieri il nostro aiuto.
{Francia; www.topchretien.com; 14-03-2008}
4. {Nicola Martella}
▲
Vedo che ricorre nuovamente partito svizzero dell’UDF. Me ne aveva già parlato
Gaio Rannuni,
un cristiano svizzero del Ticino e mi aveva posto domande in merito. Poi ha approfondito la questione
Edo Pellegrini, Presidente dell’UDF del Ticino, portando la sua
testimonianza.
Certamente un partito d’ispirazione cristiana, se ha
numeri sufficienti, può agire localmente come freno alla corruzione morale e
come propositore di valori positivi. Da tutto ciò nascono varie questioni e temi
d’approfondimento. ■ Una questione è che cosa s’intenda per «cristiano».
Ad esempio, per un cristiano evangelico i «valori cristiani» sono dettati
dall’etica del nuovo patto; per un cattolico romano vale in genere ciò che la
curia detta, a meno che non sia un cattolico liberale o un cattolico dissidente. ■ Visto l’esiguo numero dei cristiani biblicisti, si
pone la questione delle alleanze. E qui non tutti saranno pronti ad
allearsi con partiti di destra o centrodestra, troppo legati ai poteri dei
potenti e a valori discutibili del passato (p.es. elementi che hanno simpatie
col fascismo) o all’ipocrisia (difendono la famiglia, ma gli stessi massimi
esponenti sono o risposati o convivono). Altri prescindono dal «centro-centro»,
troppi asserviti alla curia romana e anch’essi pieni di contraddizioni morali.
Altri ancora preferiscono partiti di centrosinistra, ritenendoli più sensibili
ai problemi dei lavoratori e più progressisti. Infine altri preferiranno i
socialisti per la loro laicità e il loro anticlericalismo, o addirittura i
comunisti, ritenendoli più vicini agli ultimi della società, sebbene sia
socialisti che comunisti siano per le unioni civili fra conviventi o fra
omosessuali.
■ Già altrove abbiamo parlato del partito cristiano
Pa.c.e (Patto Cristiano Esteso), che molti non votano perché alleato, direttamente o indirettamente, oltre che col partito dell’ex-governatore
Salvatore Cuffaro (condannato in primo grado per fatti legati alla mafia), con il partito di
Berlusconi (al secondo matrimonio) e di
Gianfranco Fini (presente al «family day» del 2007 come difensore
della famiglia, mentre la sua amante era incinta già da settimane). Poi in tale partito sono entrati persone come
Alessandra Mussolini (il nome parla di per sé, poi la si può vedere sulle pagine di Playboy di diversi anni fa; ometto un link per pudore) e
l’imprenditore
Giuseppe Ciarrapico, che ha palesato più volte le sue simpatie col fascismo.
Certamente ci interesserebbe sapere il pensiero sia di
Edo Pellegrini che di Liliane Vitanza in
merito. ■ Tra altre domande resta la questione se si debba per
forza fondare un «partito» (quindi che si presenta alle elezioni) e non un «movimento
politico» o una «associazione di etica politica» che dia un indirizzo morale
ai partiti già esistenti e lavori per la moralizzazione in essi e per la
partecipazione più attiva e diretta dei cristiani in essi come luce, sale e
lievito.
5. {}
▲
6. {}
▲
7. {}
▲
8. {}
▲
9. {}
▲
10. {}
▲
11. {}
▲
12. {}
▲
►
Cattocomunisti o evangelici? Parliamone {Nicola Martella} (T)
►
Cristiani in politica? {Nicola Martella} (T)
►
La politica e la morale {Abele Aureli - Nicola Martella} (T/A)
►
La schizofrenia della politica {Tonino Mele} (A)
►
Politica e cristiani {Nicola Martella} (A)
►
Politica e cristiani? Parliamone 1 {Nicola Martella} (T)
►
Politica e cristiani? Parliamone 2 {Nicola Martella} (T)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/T1-Politica_cristiana_UnV.htm
28-04-2007; Aggiornamento: 15-03-2008 |