Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

Per il discernimento biblico

Prima pagina

Contattaci

Domande frequenti

Novità

Arte sana

Bibbia ed ermeneutica

Culture e ideologie

Confessioni cristiane

Dottrine

Religioni

Scienza e fede

Teologia pratica

▼ Vai a fine pagina

 

Generi & ruoli 1

 

Società

Vai ai contributi sul tema

Norme di fair-play

 

 

L’uomo e la donna nella Bibbia— Generi e ruoli 1:

   Ecco le parti principali:
■ Entriamo nel tema (la problematica)
■ I generi nella Bibbia
■ Il matrimonio nella Bibbia

 

La donna nel Nuovo Testamento — Generi e ruoli 2

   Ecco le parti principali:
■ La posizione della donna nella chiesa
■ Il ministero della donna nella chiesa
■ Aspetti conclusivi
■ La mia donna  

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

Generi & ruoli 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Serviti della e-mail sottostante!

E-mail

 

 

 

 

 

 

 

 

 

POLITICA E CRISTIANI? PARLIAMONE 1

 

a cura di Nicola Martella

 

Ultimamente mi sono arrivate diverse lettere sul tema politico. Ho resistito a lungo riguardo a questo tema di discussione, ma poi ne ho visto la necessità, visto le lettere che alcuni cristiani mandano in giro in questo periodo. Il primo contributo mi era arrivato in privato con la richiesta di pubblicazione, risposi però solo in privato. Il suo ritorno su una e-mail collettiva e la successiva risposta di Nicola Berretta mi hanno spinto ad andare avanti...

     Nell’articolo «Politica e cristiani» ho cercato di mostrare in breve dapprima quale sia il quadro politico attuale e le sue novità, dopo la scelta del neo «Partito Democratico» (PD) di correre da solo. Dopo abbiamo accennato alle varie reazioni dei cristiani orientati alla Bibbia, ai loro variegati desideri in campo politico e alle loro molteplici reazioni. Infine abbiamo posto delle domande riguardo al senso della politica e alla presenza dei cristiani nel mondo, nella società e quindi nella politica. Qual è il fine a cui dobbiamo tendere noi cristiani? Quale può essere il nostro contributo al bene comune della polis (o città)? I cristiani non dovrebbero essere il «sale della terra» e la «luce del mondo»? (Mt 5,13s). Non dovrebbero portare la testimonianza evangelica in tutti gli schieramenti democratici? (cfr. 2 Tm 1,8). Il fine non dovrebbe essere anche quello che, pregando per governanti e autorità (anche nello scegliere quelli giusti), «possiamo condurre una vita tranquilla e quieta, in ogni devozione e onestà»? (2 Tm 2,1s).

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster (E-mail)

Attenzione! Non si accettano contributi anonimi o con nickname, ma solo quelli firmati con nome e cognome! In casi particolari e delicati il gestore del sito può dare uno pseudonimo, se richiesto.

I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Andrea Diprose

2. Nicola Berretta

3. Andrea Diprose

4. Nicola Martella

5. Nicola Berretta

6. Tonino Mele

7. Alberto Nuzzolo

8. Nicola Martella

9. A. Quintavalle

10. Nicola Martella

11. Luciano Leoni

12. Nicola Martella

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Andrea Diprose}

 

Candidatura molto problematica per gli evangelici conservatori nell’ambito del PD

 

Il giorno 28 febbraio 2008, compariva sul sito de «La Repubblica» la seguente notizia: «Il Pd candida nelle sue liste una delle persone più impegnate nella battaglia a favore degli omosessuali e contro l’omofobia, Paola Concia”, annuncia Walter Veltroni. La Concia è membro del direttivo nazionale Gay Left».>

     In qualità d’evangelico conservatore, ritengo necessario fare alcune osservazioni al riguardo. È chiaro che noi evangelici non dobbiamo essere affetti da omofobia, però non possiamo neppure appoggiare uno stile di vita peccaminoso. Il matrimonio fra due persone di sesso diverso oppure l’astensione dai rapporti sessuali, queste sono le uniche alternative per una vita sessuale secondo la Bibbia. Noi amiamo (e dobbiamo amare) quelle persone che sono attratte da altri dello stesso sesso ma non possiamo incoraggiarli nella fornicazione.

     A tal riguardo si veda anche il documento sull’omosessualità (pdf) a cura dell’Alleanza Evangelica Italiana.

     Alla luce di queste osservazioni, desidero invitare tutti i lettori a ricordarsi del bisogno d’esercitare un discernimento spirituale e pratico allorquando andranno a votare e a ricordarsi che dobbiamo, in qualche maniera, lavorare per la promozione dei valori giudeo cristiani insegnati nella Bibbia, e non a favore di valori che propongono alternative pericolose al modello biblico per la famiglia. {03-03-2008}

 

 

2. {Nicola Berretta}

 

Caro Andrea, apprezzo molto il tuo desiderio di sollecitare la fratellanza a riflettere sull’importanza di votare tenendo presente dei presupposti etici e morali, compatibili con ciò che la Scrittura ci rivela. Pur apprezzando il tuo sforzo, ti confesso d’avere idee molto meno chiare delle tue. Sei proprio così sicuro che altre formazioni politiche siano esenti da questo tipo di critiche? So bene di poter essere accusato di qualunquismo, ma come dovrei valutare allora quelle formazioni politiche, di cui non faccio il nome, i cui leader (e non dei semplici candidati) sono pluri-divorziati o conviventi? E poi, dovrei forse valutare più negativamente un candidato omosessuale rispetto a uno per il quale sono state dimostrati (seppur prescritti) reati di frode fiscale?

     Non ho alcuna intenzione d’omologarmi a quell’atteggiamento polemico e partigiano che caratterizza la politica italiana, ma non ti nascondo la mia perplessità di fronte a un invito rivolto ai credenti evangelici a votare o non votare un partito, sulla base della moralità dei candidati. Su questa base, tanto varrebbe invitare ad astenersi dal voto, ma anche questo comportamento lo riterrei inopportuno. Ti ringrazio comunque per le tue riflessioni. {03-03-2008}

 

 

3. {Andrea Diprose}

 

Caro Nicola [Berretta], grazie per le tue riflessioni. Per ora ho soltanto idee chiare sul fatto che il Partito Democratico, che era partito abbastanza bene, sta facendo grandi compromessi perché, per motivi politici, si è alleato con gli omosessuali e il Partito Radicale. Pensando a leader di spicco, addirittura «candidati premier», non sono mica tanto felice di personaggi come Pierferdinando Casini e Clemente Mastella. Sappiamo tutti quanto il loro cattolicesimo romano sia di facciata e quanti problemi etici ci siano nelle loro vite.

     Nella mia riflessione scrivevo riguardo al problema della trasmissione di valori etici sbagliati… cosa faremo allorquando l’omosessualità verrà insegnata esplicitamente nelle scuole, ecc., come modo di vita alternativo e pienamente accettabile? Saremo felici d’avere insegnanti di scuola (per i nostri figli) che siano anche degli omosessuali praticanti e che trasmettono i loro valori ai nostri figli?

     Sin quando, nel PD, i personaggi di spicco erano soltanto Veltroni e Di Pietro (sì, so che è di «Italia dei Valori» ma aveva fatto un patto specifico con il PD per queste elezioni), ero abbastanza felice. Ma ora cosa faremo? Chi voteremo? Forse non ci resta che votare Giuliano Ferrara, che si sta opponendo in modo chiaro ed esplicito all’infanticidio quotidiano che viene autorizzato dalla famosa legge 194.

     Quindi, il problema, per me, non sta soltanto nella natura omosessuale d’uno dei candidati promossi da Walter Veltroni (che ammettiamolo, è stato un buon sindaco per Roma) ma piuttosto nei valori che questa donna (si veda la notizia che ho citato nel mio articolo) promuove attivamente.

     La famiglia e il matrimonio fra eterosessuali vanno difesi a livello legislativo e questo lo dico senza giustificare il peccato di persone come Gianfranco Fini che ha procreato almeno una figlia fuori dal matrimonio (e francamente mi ha deluso per la sua palese incoerenza) o altri politici come P.F. Casini o Clemente Mastella.

     Alla fine, ognuno dovrà scegliere il «male minore» quando andrà a votare ma spero che non si voterà soltanto «a simpatia»… {03-03-2008}

 

 

4. {Nicola Martella}

 

Caro Andrea, affronto volentieri un tema sull’omosessualità, ma non in tempi d’elezioni. Le mele marce ci sono in tutti gli schieramenti (ometto l’elenco). Perciò sono disponibile a ospitare un tuo contributo su tale tema, se vuoi scriverlo, ma con connotati morali e non politici. L’uomo di Dio non dev’essere di parte.

     Nella morale bisogna scegliere ciò che Dio rivela in modo chiaro e incontrovertibile; nell’etica spesso bisogna scegliere fra il buono e il meglio. Nella politica bisogna scegliere non sempre il bene migliore, che rimane un obiettivo, ma il male minore, una dose accettabile di bene oppure ciò che è fattibile al momento.

     Riprendendo, ad esempio, un tema da te tracciato, affermo che io sono contro l'aborto e non ritengo giusto che chi abortisce lo faccia a carico della sanità generale; questa è la mia posizione morale. Sul piano politico e sociale mi rendo conto però di quanto segue: 1) Prima dell'introduzione della legge 194 era peggio, poiché c'erano molti più aborti d'oggi e molte donne morivano in mano a persone senza scrupoli; 2) Abolire la legge 194 potrebbe rischiare di crearne una anche più liberale e permissiva; se ne rendono conto, ad esempio, i politici centristi; 3) I cristiani non hanno bisogno di fare uso di tale prassi abortiva e di tale legge; 4) I cristiani devono impegnarsi perché tale legge venga applicata specialmente nelle parti (purtroppo spesso disattese) di consulenza a favore della vita; ciò significa impegno in prima persona in associazioni per la vita e strutture collegate. Alcuni cristiani sono tentati di salire sul carro di Giuliano Ferrara e della sua lista «Aborto? No grazie», ma non bisogna essere così ingenui: Perché è uscito fuori con tale tema proprio ora? Perché neppure la CEI ne è tanto entusiasta, anzi boccia tale lista? Perché creare una lista ad hoc per le elezioni? Ammesso che Ferrara con la sua lista vincesse da solo le elezioni e risolvesse il problema dell'aborto in Italia, saprebbe altrettanto governare bene il paese in campo economico e sociale? Non sempre i giornalisti critici sono buoni politici, una volta eletti.

     Non condivido la scelta di Veltroni per Paola Concia. Alcuni cristiani pensano che attualmente il PD sia, nonostante ciò, il male minore. I motivi che essi adducono sono i seguenti. Li elenco solo per controbilanciare quanto da te detto.

     ■ Viene mostrato il pericolo del populismo di centro-destra alla Berlusconi. Secondo loro, egli persegue inoltre ancora i punti strategici della P2 e di Gelli; fanno poi notare che nel PdL c’è, ad esempio, anche la Mussolini. Sui collegamenti di Berlusconi a Licio Gelli, alla la P2 e al «Piano di Rinascita Democratica» in rete si leggono cose poco incoraggianti.

     ■ Si fa notare anche quello che è definito «estremismo di centro» e la doppia morale di alcuni suoi esponenti. Ad esempio Pierferdinando Casini si presenta volentieri come paladino del cattolicesimo, volendo ricostruire un partito cattolico, ma non è un esempio di moralità cristiana visto che è divorziato da Roberta Lubich e, dopo aver a lungo convissuto con Azzurra Caltagirone, si è sposato con lei nel 2007. Certo ci si potrebbe chiedere perché la curia romana faccia doppi pesi e doppie misure; i suoi paladini hanno una «licenza» particolare.

     ■ Anche e e e e Gianfranco Fini non può essere considerato un modello di moralità cristiana. Dopo aver convissuto dagli anni Settanta con Daniela Di Sotto (allora moglie di Sergio Mariani, amico e compagno di partito) ed essersi sposato con lei solo nel 1988, nel giugno del 2007 (dopo 19 anni di matrimonio!) si è separato da lei e si è messo a convivere con Elisabetta Tulliani.

     ■ Si fanno notare anche gli estremismi di destra (La Destra) e di sinistra (sinistra antagonista). Su Francesco Storace si veda il cosiddetto «Laziogate» e altro; attualmente si è alleato con la «Fiamma Tricolore», che sta ancora più a destra di lui. Nella «sinistra arcobaleno» i casi di esponenti omosessuali (Franco Grillini, Alfonso Pecoraro Scanio) e transessuali (Vladimir Luxuria) sono conosciuti.

 

In tempi d’elezione (e non) noi cristiani dovremmo porre sì temi etici, ma non dovremmo farne un tema per campagne pubbliche in senso partitico né col fine di orientare il voto. Poiché poi scopriremmo che le contraddizioni ci sono in tutti i partiti e e in tutte le coalizioni. Rischieremmo inoltre di fare a gara per stilare grandi e lunghe liste per vedere quale partito e quali suoi esponenti hanno i maggiori difetti morali. Non credo che ciò giovi all’Evangelo. Oggigiorno ci sono molti confusi proprio fra quelli che si chiamano «cristiani». Perciò poniamo temi etici di per sé e non come strumenti d’indirizzo politico. Quindi a te l’iniziativa se ne sei capace e ne hai la volontà.

 

 

5. {Nicola Berretta}

 

Nota redazionale: Questa risposta è nata da una richiesta di Andrea Diprose di pubblicare il loro scambio d’opinione su ICN-NEWs.

 

Caro Andrea, ripeto che la mia risposta al tuo intervento non voleva essere un inizio di dibattito con te, perché ha molto rispetto del tuo punto di vista. Con le mie parole volevo solo esprimere la mia mancanza di certezze sulla questione. Votare un candidato gay è più grave di votarne uno che commette fornicazione da eterosessuale? Esiste una fornicazione più grave di un’altra? Il fatto poi che uno sia un gay, pregiudica necessariamente le sue capacità d’onesto amministratore del bene pubblico? Io non vivo in Puglia, ma m’interesserebbe sapere se l’omosessualità dichiarata di Niki Vendola (presidente di quella regione) si sia tradotta un governo locale corrotto. Se sta amministrando bene (cosa che io non so) avrei comunque dovuto preferire un presidente eterosessuale, ma coinvolto in loschi maneggi del bene pubblico?

     Certo, mi si dirà, un gay dichiarato e «praticante» favorirà legislazioni garantiste per coppie di fatta omosessuali ed eterosessuali. Però, pur non ritenendo i rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso compatibili con una vita d’obbedienza alla Scrittura, anche su questo tema non ho convinzioni assolute, come d’altra parte ho già scritto su Fede Controcorrente tempo fa, quando si discuteva sui PACS. [ I PACS e le chiese] A quest’indirizzo troverai due miei interventi sulla questione, che credo non condividerai, ma t’invito a leggerli per chiariti il mio pensiero su questo tema. Con affetto fraterno. {06-03-2008}

 

 

6. {Tonino Mele}

 

Cari fratelli, vi ringrazio anzitutto per i vostri contributi sulla politica che, pur nella loro diversità, sono una buona base per riflettere la questione delle prossime elezioni.

     Personalmente, ho sempre vissuto le elezioni come un dovere civico, oltre che un diritto, per cui, a votare bisogna andare. Dopo di che ho sempre inteso, la segretezza del voto, come sinonimo della sua indipendenza e della sua libertà da ogni tipo di condizionamento anche religioso. Diffido ogni qual volta, da un pulpito s’indica più o meno palesemente un partito o una coalizione politica, piuttosto che un’altra. Ritengo che la chiesa debba rimanere distinta dalla politica e non debba identificarsi con un particolare colore politico. Non che la chiesa deve restare muta davanti a questioni etiche che travagliano la società. La chiesa ne deve parlare e deve influenzare con la sua predicazione la coscienza individuale, affinché s’uniformi alla verità dell’Evangelo. Tuttavia, bisogna lasciare alla coscienza individuale stabilire quale colore politico meglio interpreti tali valori.

     In un discorso su «temi etici di rilevanza politica», credo comunque che si debba dire qualcosa d’ulteriore, che ci mette al riparo da ogni accusa di qualunquismo e dà, ai più confusi (ma non solo), una discriminante in più per fare la «scelta giusta». Non voglio pilotare il voto di nessuno, però è utile tener conto d’un aspetto che forse non emerge molto nei contributi che mi hanno preceduto.

     Ho notato che la vostra riflessione verte molto sulla persona dei candidati e sulla loro dubbia moralità. Certamente, se la mettiamo su questo piano, credo che la scelta avrà ben poche opzioni e assumerà un connotato alquanto utopistico. Ma dobbiamo stare attenti a trarre da questo fatto, conclusioni del tipo: «Visto che in tutti gli schieramenti esistono persone di dubbia moralità, allora non facciamoci scrupoli di votare uno schieramento o l’altro». Prima d’arrivare subito a tale conclusione, che come è stato già notato, «non è la migliore» per un cristiano, bisogna chiedersi se non ci sia un’altra opzione di cui tener conto. Io penso di sì. Io ritengo che le liste elettorali non vadano valutate solo in base alle persone. Il voto non è solo adpersonam. Io credo che le liste elettorali vadano valutate anche (se non soprattutto) sulla base dei loro programmi. Ed è qui che talvolta casca l’asino. Personalmente ho molta difficoltà a dare il mio voto a chi, nel proprio schieramento, oltre ad annoverare persone di dubbia moralità, poi persegue dichiaratamente programmi di «dubbia moralità». Che la cosa in questione diventi legge dello stato, credo che sia peggio dello stile di vita dei candidati che si presentano alle elezioni.

     Certamente, si può discutere sulla coerenza nell’attuare i programmi dell’uno o dell’altro schieramento, sul loro indice di trasformismo e su quanto i loro siano «programmi civetta». Anche qui bisogna riconoscere che poi sono le persone che attuano i programmi. Ed è per questo che preferisco rimanere sul generico, senza dare nomi e cognomi. Vero è però che un «programma d’un certo tipo» è un segnale in più per metterci allerta. Un punto mi pare debba restare fermo in tutto questo marasma: il voto è un dovere civico che va esercitato con la piena consapevolezza delle opzioni a disposizione, le quali, non attengono solo alla persona dei candidati, ma anche ai loro programmi e al loro grado di rispetto di quei valori che ci caratterizzano (come cristiani). {07-03-2008}

 

 

7. {Alberto Nuzzolo}

 

Alcuni anni fa ho deciso di smettere d’occuparmi di queste cose, soprattutto perché in Italia il numero dei partiti non manca, ma le qualità che un vero partito dovrebbe avere, se volesse fare veramente il bene del paese (onestà, sincerità, serietà, impegno, correttezza, limpidezza, ecc.), non si vedono in nessuno d’essi. Essendo quello politico un ambiente dove regnano i compromessi, le apparenze, le carriere, i nepotismi, i clientelismi (specchio purtroppo di buona parte dello stile di vita del Bel Paese), e siccome non esiste un partito veramente cristiano, quello che ricevo dal Signore (sia chiaro, è una convinzione personale) è di tenermene ben alla larga!

     «Uno che va alla guerra, non s’immischia in faccende della vita civile, se vuol piacere a colui che lo ha arruolato»(2 Timoteo 2,4).

     Mi piace questo versetto; è in linea col mio «spirito anabattista»! A me dice che non devo impegnare troppe energie in queste faccende, ma che devo concentrarmi maggiormente su ciò a cui un cristiano è chiamato: diffondere il messaggio dell’Evangelo di Gesù Cristo! In primis (punto di vista pratico), perché i credenti sono pochi e con poco tempo a disposizione, e sarebbe meglio che questo venga utilizzato in maggior misura alla gloria di Dio; in secundis (punto di vista matematico), i credenti nel nostro paese sono purtroppo una minoranza (credo meno dell’1%), e il «peso politico» d’ogni singolo credente vale circa lo 0,000003% dei voti espressi. Sappiamo bene che anche i partiti che si definiscono «cristiani» (anche se sarebbe più opportuno che si definissero solamente «cattolici»), all’atto pratico non lo sono. Se fossimo negli USA, dove la percentuale dei credenti è tangibile, avremmo almeno la possibilità di votare il «Mike Huckabee di turno»; in Italia, anche raggiungendo un accordo tra i veri cristiani, si potrebbe solo creare un partito del valore di «0,», che si perderebbe tra i tanti altri che non contano nulla, costretto magari a scendere a compromessi con quelli più grandi.

     «Esorto dunque, prima d’ogni altra cosa, che si facciano suppliche, preghiere, intercessioni, ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che sono costituiti in autorità, affinché possiamo condurre una vita tranquilla e quieta in tutta pietà e dignità»(1 Timoteo 2,1-2)

     Allo stato attuale delle cose, credo che il mio dovere come figlio di Dio sia semplicemente quello di pregare per chi viene eletto al governo, chiunque esso sia, nella speranza che, come suggeriva l’apostolo Paolo, possiamo godere di libertà di riunione e d’evangelizzazione, al riparo da persecuzioni fisiche e psicologiche, così da poter avere maggiore libertà nel divulgare l’Evangelo di Cristo.

     Ribadisco: è la mia convinzione personale, non intendo entrare in polemica con nessuno; credo che, come siamo liberi di ritenere tutti i giorni uguali o alcuni giorni più importanti d’altri, siamo anche liberi di scegliere un partito politico o no. Infatti conosco credenti che votano il centro-destra e altri che votano il centro-sinistra… annullandosi a vicenda! Io per dovere civico mi recherò alle urne, ma non mi sento d’appoggiare nessuno dei partiti politici oggi in Italia. {07-03-2008}

 

 

8. {Nicola Martella}

 

Le seguenti riflessioni partono da quelle di Alberto, ma prendendo spunto da esse vanno oltre. Egli parla, con qualche rimpianto, di un «vero partito» e di un «partito veramente cristiano». Io ho qualche perplessità su che cosa ciò dovrebbe essere; in genere ho qualche sospetto verso i partiti che hanno la «C» per «cristiano» nel loro acronimo, poiché l’immoralità o gli scandali di qualche loro componente potrebbe rovinare proprio tale loro ideale. A un «partito veramente cristiano» preferisco i «cristiani veramente tali» che sono luce e sale in tutti gli schieramenti.

     Non so se si può affermare con certezza e in modo così generalizzato che nessun politico abbia qualità morali elencate e se tutti praticano le cose che vengono loro addebitate. Che l’Italia abbia avuto dal dopoguerra ad oggi pace e un buon grado di prosperità (cosa mai successa prima nella storia), mi fa credere che ci siano stati anche politici pieni d’ideali, di amor di patria e con una gran dose d’onesta.

     2 Tm 2,4 non contraddice il fatto che Dio possa chiamare alcuni suoi figli a un impegno politico. Ciò accade oggigiorno in tutto il mondo e da sempre i credenti hanno contribuito a scrivere costituzioni e leggi, a fondare stati e governi e a contribuire al bene delle loro nazioni. In Italia serpeggia molto pessimismo fra coloro che hanno la fede biblica e fra loro ci sono anche nichilisti e apocalittici; ciò è abbastanza stano.

     Quanto alla chiamata, in tutta la storia della chiesa i credenti biblici hanno gli uni annunciato l’Evangelo come predicatori e gli altri hanno testimoniato con la loro vita e il loro lavoro, anche come politici. Forse i credenti in Italia sono pochi perché hanno ridotto tutto all’evangelizzazione classica e si sono ritirati dalle istituzioni, lasciando le cose in mano ad altri; ciò ha impedito loro di testimoniare a tutti i livelli della società. Quanto all’essere una minoranza, ce ne sono quelle che hanno una grande forza dirompente e rivoluzionaria; il Nazareno cominciò con dodici. In genere un movimento cristiano si afferma, quando non fa solo evangelizzazione, ma anche cultura, penetrando così la società. Io, ad esempio, cerco di farlo con libri e questo sito, dialogando con tutti quelli che vogliono e coinvolgendo altri in questo intento.

     Perché sognare per forza i grandi partiti «cristiani» americani? Si può cominciare a riconoscere che Dio può chiamare alcuni suoi figli per essere testimoni negli ambiti culturali, sociali e politici ed esercitare lì una funzione di lievito. Vedo che molti cristiani nostrani custodiscono un certo dualismo e una buona dose di manicheismo.

     Come cristiani dobbiamo pregare per le autorità, scegliere governanti che ci permettano la libertà di culto e di testimonianza e che abbiano a cuore il bene del nostro Paese. Poi non dovremmo associarci con i pessimisti e i catastrofisti, ma dovremmo essere di quelli che infondono fiducia e che incoraggiano al bene, anche al bene comune. Nella lettera che Geremia scrisse da parte di Dio ai Giudei presenti nella cattività di babilonia, seppe infondere proprio tali sentimenti positivi e partecipativi (Gr 29,4-8).

     Una nota al margine, se alcuni credenti votano il centro-destra e altri il centro-sinistra, non si annullano affatto a vicenda, se nel parlamento siederanno le persone migliori di tali schieramenti. La cosa giusta da farsi è ritornare a una legge elettorale con preferenze, con la quale si possa eleggere la persona che si stima di là da dove milita.

 

*°*°*°*°*°*°

 

Mardocheo, che era al servizio del re di Persia, disse a Ester: «...e chi sa se non sei pervenuta a essere regina appunto per un tempo come questo?» (Est 4,14).

 

 

9. {Argentino Quintavalle}

 

Non so se Veltroni è stato un buon sindaco di Roma come dice Diprose, poiché non sono di Roma, ma ho i miei dubbi che potrà esserlo il suo aspirante sostituto, l’attuale Ministro della Cultura Francesco Rutelli, che ieri era radicale ma oggi è clericale. Ne «La Repubblica» del 22/02/08 c’è un suo articolo che dice testualmente: «Oltre 1950 anni fa, un pescatore palestinese e un ebreo della Cilicia si trovarono a Roma. Oggi, Pietro di Betsaida e Paolo di Tarso sono i Patroni di Roma…». Ora, a parte il fatto che neanche gli archeologi del Vaticano sono mai riusciti a dimostrare che Pietro sia stato a Roma, apprendo per la prima volta, dal Ministro della Cultura (sic!), che mentre Paolo era ebreo, Pietro era palestinese. Dunque il primo papa sarebbe stato un palestinese? Quante cose strane fa dire la politica, specialmente quando è accompagnata dall’ignoranza. E sì! Perché il nostro Ministro della Cultura evidentemente non sa che a quei tempi la Palestina non esisteva. Tale nome a quella terra (eredità di Dio) è stato dato dall’imperatore Adriano nell’anno 135, e il nome deriva da «Filistia». Auguri ai romani, poiché questo non sarà il sindaco di Roma, ma il sindaco del papa.

     È evidente che i nostri politici pensano soltanto a sé stessi; nulla importa degli altri. L’uomo è per natura egocentrico, incline a considerare il tornaconto personale come misura suprema di ciò che è giusto o sbagliato. Ma affidarsi unicamente agli interessi personali, agli interessi di classe o di nazione (questo «vitello d’oro» della nostra epoca) è solo un’illusione. Chi è abbastanza saggio da sapere quali siano i suoi veri interessi? Lo scontro d’interessi che determina la guerra e il conseguente reciproco sterminio non è forse la prova che è una pazzia affidarsi al proprio tornaconto?

     Oggi sento i politici che si riempiono la bocca con la parola: «valori». Ciò che conta sono i «valori»! Ma i valori hanno sostituito Dio, e in una esistenza priva di Dio tutte le cose diventano idoli. Il rifiuto di Dio porta alla stoltezza d’essere soddisfatti di sé stessi o all’arroganza e al disprezzo degli altri. Chi rifiuta Dio pretende d’essere portatore della verità, ma questa è una contraddizione in termini, poiché la verità non risiede nell’uomo o nella sua coscienza, la verità trascende il suo essere.

     Ma Dio è più astuto dell’uomo, e la storia dimostra come il prezzo della ricerca del proprio tornaconto si paghi con la rovina. Una delle ultime leggi del governo Prodi è la seguente:

 

Gazzetta Ufficiale N. 30 del 5 Febbraio 2008

LEGGE 7 gennaio 2008, n.14

Concessione d’un contributo finanziario alla Delegazione generale palestinese per il funzionamento della sede in Italia.

La Camera dei deputati e il Senato della Repubblica hanno approvato;

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Promulga la seguente legge:

Art. 1. 1. È autorizzata la concessione alla Delegazione generale palestinese, per il triennio 2007-2009, d’un contributo annuo pari a 309.875 euro destinato alle spese di funzionamento della sua sede in Italia. Tale contributo ha carattere forfetario e non è soggetto a rendicontazione.

 

Più che una legge è una malefatta. Sono un totale di € 929.625,00, soldi degli Italiani che vengono regalati a chi fa del terrorismo la propria regola di vita. Sono soldi dati senza obbligo di rendiconto, cioè i delegati palestinesi potranno spenderli senza dover giustificare le spese, cioè non dovranno dirci se l’hanno spesi in medicinali, in cibo, in acquedotti, oppure in armi. In altre parole lo Stato italiano si rende complice d’attività terroristiche palestinesi, cioè di quei signori che come gli antichi adoratori di Baal, hanno in disprezzo la vita loro e quella dei loro figli. Per chi non lo sa, Hamas piazza bambini sui tetti come scudi umani per evitare attacchi su laboratori di produzione e depositi di missili finanziati anche con i nostri soldi. Prima d’attaccare i laboratori o i depositi di missili Qassam, l’aviazione israeliana distribuisce volantini che chiedono ai residenti d’evacuare la zona. Ma Hamas sfrutta l’avvertimento dei volantini e piazza dei bambini sui tetti allo scopo di far annullare l’attacco. Dov’è l’Unicef? Dov’è Amnesty? Dov’è l’ONU? Dov’è l’Europa? Un miliardo d’euro buttati via quando in Italia gli stipendi sono da fame!

 

I nostri signori politici danno i soldi ai terroristi, ma abbassano le pensioni degli italiani. Una volta c’era il vantaggioso calcolo retributivo, che fissava la pensione in base a una media dello stipendio degli ultimi anni di lavoro. Ora, al suo posto è subentrato il calcolo contributivo: il reddito pensionistico è pari ai contributi — rivalutati — effettivamente versati. Con il risultato d’avere pensioni molto più basse delle attuali di circa il 40-50%. Ma i nostri politici si sono fatti una legge diversa per loro. Il meccanismo che hanno escogitato è stato quello di legare una percentuale a ciascun anno. Per cinque anni di mandato si ha diritto al 25% dell’indennità lorda (12 mila 434 euro): 3.109 euro di vitalizio. Per 10 anni al 38%: 4.725 euro. Per 20 al 68%: 8.455 euro. Infine il gran finale: con 30 anni di mandato si ha diritto a un vitalizio pari all’80% dell’indennità, 9.947 euro al mese.

     E per contrastare i pericoli dell’inflazione è stata introdotta la clausola d’oro, in base alla quale la pensione si rivaluta automaticamente, essendo legata all’importo dell’indennità del parlamentare ancora in servizio.

     Il sistema delle pensioni parlamentari costa parecchio alle tasche dei contribuenti. Nel 2006 a Montecitorio sono costate 127 milioni d’euro (ci sono più di 2000 pensionati sul libro paga), contro 9 milioni 400 mila di contributi versati dai deputati in carica. Situazione simile al Senato dove ogni anno sono spesi per le pensioni quasi 60 milioni d’euro a fronte dei 4 milioni 800 mila d’entrate contributive. Con il risultato che le casse parlamentari hanno chiuso il 2006 con un buco di ben 174 milioni d’euro.

     Su tutto questo vige un silenzio bipartisan. È il tornaconto personale di cui dicevo sopra. Ma dobbiamo pregare per questa nostra povera nazione su cui grava una maledizione vecchia di quasi duemila anni. Da quando i nostri concittadini hanno distrutto il Tempio di Gerusalemme, depredando il suo tesoro, portandolo a Roma per costruirvi il Colosseo, con le cui pietre è stato costruito il Vaticano. Ma il generale Tito (il distruttore di Gerusalemme) aveva sempre fortissimi dolori alla testa e lasciò detto che dopo la morte gli venisse aperta per vedere cosa c’era dentro. C’era un tumore!

 

Il generale romano che nell’anno 73 sedò definitivamente la prima rivolta giudaica a Masada si chiamava Silva, ed era di Urbisaglia (MC), poco lontano dal mio paese. Il primo generale romano che riscosse (con la forza) tributi da Gerusalemme è stato Pompeo nell’anno 63 a.C. circa. Anche lui italiano, di Osimo (AN). Anche questa è Roma e l’Italia. Intercedete per essa e se proprio volete andare a votare non votate per coloro che fanno una dichiarata politica contro Israele, la nazione che Dio ha preservato con attenzione, anche nell’incredulità, nel dolore e nella persecuzione, perché prima o poi alla nostra nazione gli verrà presentato il conto e quando la campana suona, suona per tutti. {07-03-2008}

 

 

10. {Nicola Martella}

 

Aggiungo solo qualche nota, lasciando il resto al giudizio dei lettori. Vedo che Argentino fa dipendere tutta la politica dello Stato italiano dall’atteggiamento dei vari governi verso Israele e i Palestinesi. Il giudizio divino penderebbe quindi sull’Italia, quando la bilancia si piegherebbe più a favore dei Palestinesi che degli Israeliani.

     Inoltre penso che Argentino faccia diverse strumentalizzazioni. Il dato di Rutelli era probabilmente geografico (Pietro dalla Palestina e Paolo dalla Cilicia; a quel tempo non esisteva uno Stato d’Israele). Partire da questo dato culturale per screditare Rutelli come politico e candidato a sindaco di Roma è singolare. Il termine «Palestina» s’è accreditato da tempo tra gli studiosi per designare un luogo geografico che va dal Libano ai confini d’Egitto, mentre gli Stati che si sono succeduti o affiancati in esso sono mutati nel tempo (si veda la macedonia al tempo di Gesù). Vale la pena fare una polemica su di ciò, visto che il tema è qui la politica e i cristiani?

     La valutazione così pessimistica della politica non è condivisibile: si getta via il bambino con tutta l’acqua sporca; ciò non è né onesto né giusto. Anche fra i politici esistono uomini con ideali e gente onesta che cerca il bene della nazione! È una visione nichilistica da «muoia Sansone con tutti i Filistei». Le autorità al tempo degli apostoli non erano migliori, anzi a quel tempo si moriva per poco e la stessa chiesa subì angherie, eppure gli scrittori ne parlavano con molto rispetto e comandavano ai credenti di essere loro sottomessi e di dare loro l’onore (Rm 13,1ss; 1 Pt 2,17).

     Per amore della verità, devo rilevare che la «Legge del 7 gennaio 2008, n.14» non è del governo Prodi, poiché — come è scritto — sono la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica ad approvare le leggi ed è il Presidente della Repubblica a promulgarle. Non entro nel merito di una decisione dello Stato. È comunque legittimo dissentire, ma non banalizzare ciò che fa il Parlamento. Non è neppure giusto creare un falso ideologico religioso («antichi adoratori di Baal») e politico (palestinesi = tutti terroristi). Trovo riduttivo affrontare un’analisi dell’intera politica italiana solo da questo punto di vista. Anche qui «chi ha un martello in mano vede tutto come chiodi»?

     Non entro in merito alle pensioni. È un fatto che investe tutti i parlamentari ed è anche un dettaglio rispetto al tema in corso. Chi ne è capace, raccolga qualche milione di firme e faccia cambiare la legge.

     Quanto alla «maledizione vecchia di quasi duemila anni» che vigerebbe sull’Italia, questo è un pallino particolare di Argentino, ma non mi sento di condividere questo suo luogo comune. Dio ha riconciliato il mondo con sé e permette quindi anche agli Italiani di riconciliarsi con Dio; nella sua epistola ai Romani, Paolo non accennò neppure a una cosa del genere. Che Argentino abbia ricevuto una rivelazione particolare da parte di Dio? Allora, uno parli e la chiesa giudichi (1 Cor 14,29).

     Sembra che molti mali per Israele siano venuti da Marchigiani. Dobbiamo quindi stare molto attenti a loro anche per il futuro. Non si capisce che cosa ha a che fare tutto ciò col tema «Politica e cristiani» oggigiorno.

     Mi chiedo se il rabbino capo d’Italia diventasse primo ministro della repubblica e se il parlamento fosse composto solo da rabbini, cristiani messianici e «amici d’Israele», ciò risolverebbe tutti i problemi che affliggono l’Italia. Bisognerebbe provarci!

     Possibile infine che non si possa parlare nel merito senza appiattire tutto il discorso ad aspetti concomitanti? Per gli uni sono solo i trans e omosessuali, per gli altri solo Israele e Palestinesi, per gli altri ancora…

 

 

11. {Luciano Leoni}

 

Dopo aver letto i vari contributi sullo scottante tema dei cristiani (non ho detto evangelici, ho detto cristiani) in rapporto alla politica vorrei dare un piccolo, ma importante, chiarimento.

     Il nome «cristiano» significa seguace del Cristo. Evidente che qualsiasi filosofia, qualsiasi ideologia umana, seppure portatrice d’una parte di buoni valori non potrà mai giungere a eguagliare l’Evangelo di Cristo. Ho purtroppo visto, e vedo, molti cristiani che confondono comunismo e socialismo con «cristianesimo», e in questo mi trovo d’accordo con il fratello Abele, hanno abbracciato senza remore tesi incomprensibili, almeno per me.

     Penso alle marce d’esponenti «cristiani» al Gay Pride, oppure alle prese di posizione sull’aborto e ancora sulla facilità con cui si chiudono gli occhi nei confronti degli attacchi terroristici dei Palestinesi nei confronti d’Israele mentre s’aprono a fanale quando questi ultimi si difendono. Per rendersi conto di quanto affermo basta scorrere le pagine di «Riforma», il periodico delle chiese Battiste, Metodiste e Valdesi, oppure andare sul sito www.riforma.it.

     È vero la Bibbia non ci dice quale partito votare ma ci guida anche nelle nostre scelte. Ci chiede d’osservare tutto e ritenere ciò che è buono. Non cadiamo nel tranello di scegliere il partito per fare un dispetto al Vaticano ma, soprattutto, se un cristiano vuole fare politica non scenda mai a compromessi ma porti alta la bandiere del nostro Signore, non scelga il male minore ma il bene maggiore. Sia attento, scrupoloso e non perda di vista che siamo stati riscattati a caro prezzo.

     Voglio chiudere ricordando a tutti la bellissima «Lettera a Diogneto», provate a leggerla e meditate su quanto possa insegnarci sull’essere cristiano.

 

Nota editoriale: Visto l'accordo fra Luciano e Abele in molti aspetti, rimando per la risposta al confronto «La politica e la morale». Per il suggerimento di lettura della «Lettera a Diogneto», fatto di Luciano, rimando alla lettura online, oppure scarica qui il file (pdf, rtf, txt).

 

 

12. {Nicola Martella}

 

Coloro che minano la famiglia, non trovano certo le mie simpatie. Non credo che persone dello stesso sesso possano mai fondare veramente una «famiglia», visto che essa premetta la procreazione di figli da quella coppia specifica. Una differenza però c'è tra coloro che praticano ciò che affermano pubblicamente, e coloro che hanno una doppia morale: una pubblica e una privata. Qui affronto quest'ultimo aspetto.

    Un lettore mi ha fatto notare quanto segue. In riferimento alla recente nascita del figlio di Gianfranco Fini alcuni mesi fa, facendo calcoli retroattivi di 9 mesi, sembrerebbe che quel bimbo sia stato concepito con una donna, che non era a quel tempo la sua legittima moglie, quindi più o meno in concomitanza col «Family Day», a cui ha partecipato personalmente e col suo partito, essendo essi parte del comitato promotore.

    Si veda quanto già scritto sopra nel mio primo contributo a proposito di Fini. Dopo qualche ricerca, aggiungo quanto segue. Se il figlio di Gianfranco Fini e di Elisabetta Tulliani è nato a fine ottobre 2007, vuole dire che Fini ha ingravidato effettivamente la Tulliani poche settimane prima di andare al «Family Day» (12 maggio 2007). Qui sulla famiglia ha dichiarato: «Il centrodestra è molto più coerente del centrosinistra»; e, inoltre: «Non c’era bisogno di un provvedimento del governo sui Dico». Sebbene moltissimi cristiani saranno d'accordo sull'ultima dichiarazione, qui Fini smentisce se stesso con i fatti riguardo alla prima asserzione. Nei giornali del 10 Maggio 2007, Fini affermava: «La famiglia è una istituzione che va rispettata e noi parteciperemo al Family Day per il senso che abbiamo della famiglia».

    Qualcuno ha fatto notare che con Fini al «Family Day» c’erano anche Berlusconi, Casini e Mele. Berlusconi ha due famiglie. Casini all’epoca era divorziato e convivente con prole. Mele fu beccato poco dopo in un albergo in compagnia di due prostitute e tanta cocaina.

    Qualcuno ha scherzosamente fatto notare che già la vecchia CDL significasse «Casa Dei Libertini», visto che era un partito dei don Giovanni. Forse ora si vuole estendere tutto ciò, che era fatto in «casa» all’intero «popolo»: PDL o «Popolo Dei Libertini».

    Qualcuno ha fatto notare che certi politici hanno una concezione alquanto elastica della «famiglia»: in pubblico c’è la facciata istituzionale, preservata con spregiudicatezza, un po’ di ipocrisia e un pizzico di dialettica, mentre in privato basta una pillola di viagra per realizzare, a proprio arbitrio, la «famiglia» di fatto.

    I cristiani che vogliono essere fedeli alle Scritture e pongono la questione morale, non possono chiudere gli occhi su tali incoerenze etiche, per opportunismo, per partito preso o per ipocrisia politica. Se essi devono essere un’istanza morale, lo devono essere verso tutti, specialmente verso coloro che si fanno pubblicamente «paladini della morale» e «difensori dei valori cristiani». Ne va della loro credibilità di cristiani e della loro coerenza con i principi biblici in cui credono.

 

Cattocomunisti o evangelici? Parliamone {Nicola Martella} (T)

Cristiani in politica? {Nicola Martella} (T)

Esiste una politica cristiana? {Nicola Martella} (T)

La politica e la morale {Abele Aureli - Nicola Martella} (T/A)

La schizofrenia della politica {Tonino Mele} (A)

Politica e cristiani {Nicola Martella} (A)

Politica e cristiani? Parliamone 2 {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/T1-Politica_cristiani_parla_GeR.htm

05-03-2008; Aggiornamento: 15-03-2008

 

▲ Vai a inizio pagina ▲

Proprietà letteraria riservata

© Punto°A°Croce