Ultimamente mi sono arrivate diverse lettere sul tema politico. Ho
resistito a lungo riguardo a questo tema di discussione, ma poi ne ho
visto la necessità, visto le lettere che alcuni cristiani mandano in
giro in questo periodo. Il primo contributo mi era arrivato in privato
con la richiesta di pubblicazione, risposi però solo in privato. Il suo
ritorno su una e-mail collettiva e la successiva risposta di Nicola
Berretta mi hanno spinto ad andare avanti...
Nell’articolo «Politica
e cristiani» ho cercato di mostrare in breve dapprima
quale sia il quadro politico attuale e le sue novità, dopo la scelta del
neo «Partito Democratico» (PD) di correre da solo. Dopo abbiamo
accennato alle varie reazioni dei cristiani orientati alla Bibbia, ai
loro variegati desideri in campo politico e alle loro molteplici
reazioni. Infine abbiamo posto delle domande riguardo al senso della
politica e alla presenza dei cristiani nel mondo, nella società e quindi
nella politica. Qual è il fine a cui dobbiamo tendere noi cristiani?
Quale può essere il nostro contributo al bene comune della polis
(o città)? I cristiani non dovrebbero essere il «sale della terra» e la
«luce del mondo»? (Mt 5,13s). Non dovrebbero portare la testimonianza
evangelica in tutti gli schieramenti democratici? (cfr. 2 Tm 1,8). Il
fine non dovrebbe essere anche quello che, pregando per governanti e
autorità (anche nello scegliere quelli giusti), «possiamo condurre
una vita tranquilla e quieta, in ogni devozione e onestà»? (2 Tm
2,1s).
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre
esperienze, idee e opinioni?
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I contributi sul tema▲
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1.
{Andrea Diprose}
▲
Candidatura molto problematica per gli evangelici conservatori
nell’ambito del PD
Il giorno 28 febbraio 2008, compariva sul sito de «La Repubblica» la
seguente
notizia: «Il Pd candida nelle sue liste una delle persone più
impegnate nella battaglia a favore degli omosessuali e contro
l’omofobia, Paola Concia”, annuncia Walter Veltroni. La Concia è membro
del direttivo nazionale Gay Left».>
In qualità d’evangelico conservatore, ritengo necessario fare alcune
osservazioni al riguardo. È chiaro che noi evangelici non
dobbiamo essere affetti da omofobia, però non possiamo neppure
appoggiare uno stile di vita peccaminoso. Il matrimonio fra due persone
di sesso diverso oppure l’astensione dai rapporti sessuali,
queste sono le uniche alternative per una vita sessuale secondo la
Bibbia. Noi amiamo (e dobbiamo amare) quelle persone che sono attratte
da altri dello stesso sesso ma non possiamo incoraggiarli nella
fornicazione.
A tal riguardo si veda anche il documento sull’omosessualità (pdf)
a cura dell’Alleanza Evangelica Italiana.
Alla luce di queste osservazioni, desidero invitare tutti i lettori a
ricordarsi del bisogno d’esercitare un discernimento spirituale e
pratico allorquando andranno a votare e a ricordarsi che dobbiamo, in
qualche maniera, lavorare per la promozione dei valori giudeo cristiani
insegnati nella Bibbia, e non a favore di valori che propongono
alternative pericolose al modello biblico per la famiglia. {03-03-2008}
2.
{Nicola Berretta}
▲
Caro Andrea,
apprezzo molto il tuo desiderio di sollecitare la fratellanza a
riflettere sull’importanza di votare tenendo presente dei presupposti
etici e morali, compatibili con ciò che la Scrittura ci rivela. Pur
apprezzando il tuo sforzo, ti confesso d’avere idee molto meno chiare
delle tue. Sei proprio così sicuro che altre formazioni politiche siano
esenti da questo tipo di critiche? So bene di poter essere accusato di
qualunquismo, ma come dovrei valutare allora quelle formazioni
politiche, di cui non faccio il nome, i cui leader (e non dei semplici
candidati) sono pluri-divorziati o conviventi? E poi, dovrei forse
valutare più negativamente un candidato omosessuale rispetto a uno per
il quale sono state dimostrati (seppur prescritti) reati di frode
fiscale?
Non ho alcuna intenzione d’omologarmi a quell’atteggiamento polemico e
partigiano che caratterizza la politica italiana, ma non ti nascondo la
mia perplessità di fronte a un invito rivolto ai credenti evangelici a
votare o non votare un partito, sulla base della moralità dei candidati.
Su questa base, tanto varrebbe invitare ad astenersi dal voto, ma anche
questo comportamento lo riterrei inopportuno. Ti ringrazio comunque per
le tue riflessioni. {03-03-2008}
3. {Andrea Diprose}
▲
Caro Nicola
[Berretta], grazie per le tue riflessioni. Per ora ho soltanto idee
chiare sul fatto che il Partito Democratico, che era partito
abbastanza bene, sta facendo grandi compromessi perché, per motivi
politici, si è alleato con gli omosessuali e il Partito Radicale.
Pensando a leader di spicco, addirittura «candidati premier», non sono
mica tanto felice di personaggi come
Pierferdinando Casini e Clemente Mastella. Sappiamo tutti
quanto il loro cattolicesimo romano sia di facciata e quanti problemi
etici ci siano nelle loro vite.
Nella mia riflessione scrivevo riguardo al problema della trasmissione
di valori etici sbagliati… cosa faremo allorquando l’omosessualità
verrà insegnata esplicitamente nelle scuole, ecc., come modo di vita
alternativo e pienamente accettabile? Saremo felici d’avere insegnanti
di scuola (per i nostri figli) che siano anche degli omosessuali
praticanti e che trasmettono i loro valori ai nostri figli?
Sin quando, nel PD, i personaggi di spicco erano soltanto Veltroni
e Di Pietro
(sì, so che è di «Italia dei Valori» ma aveva fatto un patto specifico
con il PD per queste elezioni), ero abbastanza felice. Ma ora cosa
faremo? Chi voteremo? Forse non ci resta che votare Giuliano Ferrara,
che si sta opponendo in modo chiaro ed esplicito all’infanticidio
quotidiano che viene autorizzato dalla famosa legge 194.
Quindi, il problema, per me, non sta soltanto nella natura omosessuale
d’uno dei candidati promossi da Walter Veltroni (che ammettiamolo, è
stato un buon sindaco per Roma) ma piuttosto nei valori che questa donna
(si veda la notizia che ho citato nel mio articolo) promuove
attivamente.
La famiglia
e il matrimonio fra eterosessuali vanno difesi a livello
legislativo e questo lo dico senza giustificare il peccato di persone
come Gianfranco Fini
che ha procreato almeno una figlia fuori dal matrimonio (e francamente
mi ha deluso per la sua palese incoerenza) o altri politici come P.F.
Casini o Clemente Mastella.
Alla fine, ognuno dovrà scegliere il «male minore» quando andrà a votare
ma spero che non si voterà soltanto «a simpatia»…
{03-03-2008}
4. {Nicola Martella}
▲
Caro Andrea,
affronto volentieri un tema sull’omosessualità, ma non in tempi
d’elezioni. Le mele marce ci sono in tutti gli schieramenti (ometto
l’elenco). Perciò sono disponibile a ospitare un tuo contributo su tale
tema, se vuoi scriverlo, ma con connotati morali e non politici. L’uomo
di Dio non dev’essere di parte.
Nella morale bisogna scegliere ciò che Dio rivela in modo chiaro e
incontrovertibile; nell’etica spesso bisogna scegliere fra il buono e il
meglio. Nella politica bisogna scegliere non sempre il bene migliore,
che rimane un obiettivo, ma il male minore, una dose accettabile di bene
oppure ciò che è fattibile al momento.
Riprendendo, ad esempio, un tema da te tracciato, affermo che io sono
contro l'aborto e non ritengo giusto che chi abortisce lo faccia
a carico della sanità generale; questa è la mia posizione morale. Sul
piano politico e sociale mi rendo conto però di quanto segue:
▪ 1) Prima
dell'introduzione della legge 194 era peggio, poiché c'erano molti più
aborti d'oggi e molte donne morivano in mano a persone senza scrupoli;
▪ 2) Abolire la legge
194 potrebbe rischiare di crearne una anche più liberale e permissiva;
se ne rendono conto, ad esempio, i politici centristi;
▪ 3) I cristiani non
hanno bisogno di fare uso di tale prassi abortiva e di tale legge;
▪ 4) I cristiani
devono impegnarsi perché tale legge venga applicata specialmente nelle
parti (purtroppo spesso disattese) di consulenza a favore della vita;
ciò significa impegno in prima persona in associazioni per la vita e
strutture collegate. Alcuni cristiani sono tentati di salire sul carro
di Giuliano Ferrara e della sua lista «Aborto? No grazie», ma non
bisogna essere così ingenui: Perché è uscito fuori con tale tema proprio
ora? Perché neppure la
CEI ne è tanto entusiasta, anzi boccia tale lista? Perché creare una
lista ad hoc per le elezioni? Ammesso che Ferrara con la sua lista
vincesse da solo le elezioni e risolvesse il problema dell'aborto in
Italia, saprebbe altrettanto governare bene il paese in campo economico
e sociale? Non sempre i giornalisti critici sono buoni politici, una
volta eletti.
Non condivido la scelta di Veltroni per Paola Concia. Alcuni
cristiani pensano che attualmente il PD sia, nonostante ciò, il male
minore. I motivi che essi adducono sono i seguenti. Li elenco solo per
controbilanciare quanto da te detto.
■ Viene mostrato il pericolo del populismo di centro-destra alla
Berlusconi. Secondo loro, egli persegue inoltre ancora i punti
strategici della P2 e di Gelli; fanno poi notare che nel PdL c’è, ad
esempio, anche la Mussolini. Sui collegamenti di
Berlusconi a
Licio Gelli, alla la
P2 e al «Piano
di Rinascita Democratica» in rete si leggono
cose poco incoraggianti.
■ Si fa notare anche quello che è definito «estremismo di centro» e la
doppia morale di alcuni suoi esponenti. Ad esempio Pierferdinando
Casini si presenta volentieri come paladino del cattolicesimo,
volendo ricostruire un partito cattolico, ma non è un esempio di
moralità cristiana visto che è divorziato da Roberta Lubich
e, dopo aver a lungo convissuto con Azzurra Caltagirone, si è sposato
con lei nel 2007. Certo ci si potrebbe chiedere perché la curia romana
faccia doppi pesi e doppie misure; i suoi paladini hanno una «licenza»
particolare.
■ Anche e e e e Gianfranco Fini non può
essere considerato un modello di
moralità cristiana. Dopo aver convissuto dagli anni Settanta con Daniela Di Sotto (allora moglie di Sergio Mariani, amico e
compagno di partito) ed essersi sposato con lei solo nel 1988, nel giugno del 2007 (dopo 19 anni di matrimonio!) si è separato da lei e si
è messo a convivere con Elisabetta Tulliani.
■ Si fanno notare anche gli estremismi di destra (La Destra) e di
sinistra (sinistra antagonista). Su Francesco Storace si veda il cosiddetto
«Laziogate»
e altro; attualmente si è alleato con la «Fiamma Tricolore», che
sta ancora più a destra di lui. Nella «sinistra arcobaleno» i casi di
esponenti omosessuali (Franco Grillini, Alfonso Pecoraro Scanio) e
transessuali (Vladimir Luxuria) sono conosciuti.
In
tempi d’elezione (e non) noi cristiani dovremmo porre sì temi etici, ma
non dovremmo farne un tema per campagne pubbliche in senso partitico né
col fine di orientare il voto. Poiché poi scopriremmo che le
contraddizioni ci sono in tutti i partiti e e in tutte le coalizioni.
Rischieremmo inoltre di fare a gara per stilare grandi e lunghe liste
per vedere quale partito e quali suoi esponenti hanno i maggiori difetti
morali. Non credo che ciò giovi all’Evangelo. Oggigiorno ci sono molti
confusi proprio fra quelli che si chiamano «cristiani». Perciò poniamo
temi etici di per sé e non come strumenti d’indirizzo politico. Quindi a
te l’iniziativa se ne sei capace e ne hai la volontà.
5. {Nicola Berretta}
▲
Nota
redazionale: Questa risposta è nata da una richiesta di Andrea
Diprose di pubblicare il loro scambio d’opinione su ICN-NEWs.
Caro
Andrea, ripeto che la mia risposta al tuo intervento non voleva essere
un inizio di dibattito con te, perché ha molto rispetto del tuo punto di
vista. Con le mie parole volevo solo esprimere la mia mancanza di
certezze sulla questione. Votare un candidato gay è più grave di votarne
uno che commette fornicazione da eterosessuale? Esiste una fornicazione
più grave di un’altra? Il fatto poi che uno sia un gay, pregiudica
necessariamente le sue capacità d’onesto amministratore del bene
pubblico? Io non vivo in Puglia, ma m’interesserebbe sapere se
l’omosessualità dichiarata di Niki Vendola (presidente di quella
regione) si sia tradotta un governo locale corrotto. Se sta
amministrando bene (cosa che io non so) avrei comunque dovuto preferire
un presidente eterosessuale, ma coinvolto in loschi maneggi del bene
pubblico?
Certo, mi si dirà, un gay dichiarato e «praticante» favorirà
legislazioni garantiste per coppie di fatta omosessuali ed
eterosessuali. Però, pur non ritenendo i rapporti sessuali tra persone
dello stesso sesso compatibili con una vita d’obbedienza alla Scrittura,
anche su questo tema non ho convinzioni assolute, come d’altra parte ho
già scritto su Fede Controcorrente tempo fa, quando si discuteva sui
PACS. [►
I PACS e le chiese] A quest’indirizzo troverai due miei
interventi sulla questione, che credo non condividerai, ma t’invito a
leggerli per chiariti il mio pensiero su questo tema. Con affetto
fraterno. {06-03-2008}
6. {Tonino Mele}
▲
Cari
fratelli, vi ringrazio anzitutto per i vostri contributi sulla politica
che, pur nella loro diversità, sono una buona base per riflettere la
questione delle prossime elezioni.
Personalmente, ho sempre vissuto le elezioni come un
dovere civico, oltre che un diritto, per cui, a votare bisogna andare. Dopo di
che ho sempre inteso, la segretezza del voto, come sinonimo della sua
indipendenza e della sua libertà da ogni tipo di condizionamento anche
religioso. Diffido ogni qual volta, da un pulpito s’indica più o meno
palesemente un partito o una coalizione politica, piuttosto che un’altra.
Ritengo che la chiesa debba rimanere distinta dalla politica e non debba
identificarsi con un particolare colore politico. Non che la chiesa deve restare
muta davanti a questioni etiche che travagliano la società. La chiesa ne deve
parlare e deve influenzare con la sua predicazione la coscienza individuale,
affinché s’uniformi alla verità dell’Evangelo. Tuttavia, bisogna lasciare alla
coscienza individuale stabilire quale colore politico meglio interpreti tali
valori.
In un discorso su «temi etici di rilevanza politica», credo comunque che
si debba dire qualcosa d’ulteriore, che ci mette al riparo da ogni
accusa di qualunquismo e dà, ai più confusi (ma non solo), una
discriminante in più per fare la «scelta giusta». Non voglio pilotare il
voto di nessuno, però è utile tener conto d’un aspetto che forse
non emerge molto nei contributi che mi hanno preceduto.
Ho notato che la vostra riflessione verte molto sulla persona
dei candidati e sulla loro dubbia moralità. Certamente, se la mettiamo
su questo piano, credo che la scelta avrà ben poche opzioni e assumerà
un connotato alquanto utopistico. Ma dobbiamo stare attenti a trarre da
questo fatto, conclusioni del tipo: «Visto che in tutti gli schieramenti
esistono persone di dubbia moralità, allora non facciamoci scrupoli di
votare uno schieramento o l’altro». Prima d’arrivare subito a tale
conclusione, che come è stato già notato, «non è la migliore» per un
cristiano, bisogna chiedersi se non ci sia un’altra opzione di cui tener
conto. Io penso di sì. Io ritengo che le liste elettorali non vadano
valutate solo in base alle persone. Il voto non è solo adpersonam.
Io credo che le liste elettorali vadano valutate anche (se non
soprattutto) sulla base dei loro programmi. Ed è qui che
talvolta casca l’asino. Personalmente ho molta difficoltà a dare il mio
voto a chi, nel proprio schieramento, oltre ad annoverare persone
di dubbia moralità, poi persegue dichiaratamente programmi di
«dubbia moralità». Che la cosa in questione diventi legge dello stato,
credo che sia peggio dello stile di vita dei candidati che si presentano
alle elezioni.
Certamente, si può discutere sulla coerenza nell’attuare i programmi
dell’uno o dell’altro schieramento, sul loro indice di trasformismo e su
quanto i loro siano «programmi civetta». Anche qui bisogna riconoscere
che poi sono le persone che attuano i programmi. Ed è per questo che
preferisco rimanere sul generico, senza dare nomi e cognomi. Vero è però
che un «programma d’un certo tipo» è un segnale in più per metterci
allerta. Un punto mi pare debba restare fermo in tutto questo marasma:
il voto è un dovere civico che va esercitato con la piena
consapevolezza delle opzioni a disposizione, le quali, non attengono
solo alla
persona dei candidati, ma anche ai loro programmi e al loro grado
di rispetto di quei valori che ci caratterizzano (come cristiani).
{07-03-2008}
7. {Alberto Nuzzolo}
▲
Alcuni anni fa
ho deciso di smettere d’occuparmi di queste cose, soprattutto perché in
Italia il numero dei partiti non manca, ma le qualità che un vero
partito dovrebbe avere, se volesse fare veramente il bene del paese
(onestà, sincerità, serietà, impegno, correttezza, limpidezza, ecc.),
non si vedono in nessuno d’essi. Essendo quello politico un ambiente
dove regnano i compromessi, le apparenze, le carriere, i nepotismi, i
clientelismi (specchio purtroppo di buona parte dello stile di vita del
Bel Paese), e siccome non esiste un partito veramente cristiano, quello
che ricevo dal Signore (sia chiaro, è una convinzione personale) è di
tenermene ben alla larga!
«Uno che va alla guerra, non s’immischia in faccende della vita
civile, se vuol piacere a colui che lo ha arruolato»(2
Timoteo 2,4).
Mi piace questo versetto; è in linea col mio «spirito anabattista»! A me
dice che non devo impegnare troppe energie in queste faccende, ma che
devo concentrarmi maggiormente su ciò a cui un cristiano è chiamato:
diffondere il messaggio dell’Evangelo di Gesù Cristo! In primis
(punto di vista pratico), perché i credenti sono pochi e con poco tempo
a disposizione, e sarebbe meglio che questo venga utilizzato in maggior
misura alla gloria di Dio; in secundis
(punto di vista matematico), i credenti nel nostro paese sono purtroppo
una minoranza (credo meno dell’1%), e il «peso politico» d’ogni singolo
credente vale circa lo 0,000003% dei voti espressi. Sappiamo bene che
anche i partiti che si definiscono «cristiani» (anche se sarebbe più
opportuno che si definissero solamente «cattolici»), all’atto pratico
non lo sono. Se fossimo negli USA, dove la percentuale dei credenti è
tangibile, avremmo almeno la possibilità di votare il «Mike Huckabee di
turno»; in Italia, anche raggiungendo un accordo tra i veri cristiani,
si potrebbe solo creare un partito del valore di «0,», che si perderebbe
tra i tanti altri che non contano nulla, costretto magari a scendere a
compromessi con quelli più grandi.
«Esorto dunque, prima d’ogni altra cosa, che si facciano suppliche,
preghiere, intercessioni, ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re
e per tutti quelli che sono costituiti in autorità, affinché possiamo
condurre una vita tranquilla e quieta in tutta pietà e dignità»(1
Timoteo 2,1-2)
Allo stato attuale delle cose, credo che il mio dovere come figlio di
Dio sia semplicemente quello di pregare per chi viene eletto al governo,
chiunque esso sia, nella speranza che, come suggeriva l’apostolo Paolo,
possiamo godere di libertà di riunione e d’evangelizzazione, al riparo
da persecuzioni fisiche e psicologiche, così da poter avere maggiore
libertà nel divulgare l’Evangelo di Cristo.
Ribadisco: è la mia convinzione personale, non intendo entrare in
polemica con nessuno; credo che, come siamo liberi di ritenere tutti i
giorni uguali o alcuni giorni più importanti d’altri, siamo anche liberi
di scegliere un partito politico o no. Infatti conosco credenti che
votano il centro-destra e altri che votano il centro-sinistra…
annullandosi a vicenda! Io per dovere civico mi recherò alle urne, ma
non mi sento d’appoggiare nessuno dei partiti politici oggi in Italia.
{07-03-2008}
8. {Nicola Martella}
▲
Le seguenti
riflessioni partono da quelle di Alberto, ma prendendo spunto da esse
vanno oltre. Egli parla, con qualche rimpianto, di un «vero partito» e
di un «partito veramente cristiano». Io ho qualche perplessità su che
cosa ciò dovrebbe essere; in genere ho qualche sospetto verso i partiti
che hanno la «C» per «cristiano» nel loro acronimo, poiché l’immoralità
o gli scandali di qualche loro componente potrebbe rovinare proprio tale
loro ideale. A un «partito veramente cristiano» preferisco i «cristiani
veramente tali» che sono luce e sale in tutti gli schieramenti.
Non so se si può affermare con certezza e in modo così generalizzato che
nessun politico abbia qualità morali elencate e se tutti praticano le
cose che vengono loro addebitate. Che l’Italia abbia avuto dal
dopoguerra ad oggi pace e un buon grado di prosperità (cosa mai successa
prima nella storia), mi fa credere che ci siano stati anche politici
pieni d’ideali, di amor di patria e con una gran dose d’onesta.
2 Tm 2,4 non contraddice il fatto che Dio possa chiamare alcuni suoi
figli a un impegno politico. Ciò accade oggigiorno in tutto il mondo e
da sempre i credenti hanno contribuito a scrivere costituzioni e leggi,
a fondare stati e governi e a contribuire al bene delle loro nazioni. In
Italia serpeggia molto pessimismo fra coloro che hanno la fede biblica e
fra loro ci sono anche nichilisti e apocalittici; ciò è abbastanza
stano.
Quanto alla chiamata, in tutta la storia della chiesa i credenti biblici
hanno gli uni annunciato l’Evangelo come predicatori e gli altri hanno
testimoniato con la loro vita e il loro lavoro, anche come politici.
Forse i credenti in Italia sono pochi perché hanno ridotto tutto
all’evangelizzazione classica e si sono ritirati dalle istituzioni,
lasciando le cose in mano ad altri; ciò ha impedito loro di testimoniare
a tutti i livelli della società. Quanto all’essere una minoranza, ce ne
sono quelle che hanno una grande forza dirompente e rivoluzionaria; il
Nazareno cominciò con dodici. In genere un movimento cristiano si
afferma, quando non fa solo evangelizzazione, ma anche cultura,
penetrando così la società. Io, ad esempio, cerco di farlo con libri e
questo sito, dialogando con tutti quelli che vogliono e coinvolgendo
altri in questo intento.
Perché sognare per forza i grandi partiti «cristiani» americani? Si può
cominciare a riconoscere che Dio può chiamare alcuni suoi figli per
essere testimoni negli ambiti culturali, sociali e politici ed
esercitare lì una funzione di lievito. Vedo che molti cristiani nostrani
custodiscono un certo dualismo e una buona dose di manicheismo.
Come cristiani dobbiamo pregare per le autorità, scegliere governanti
che ci permettano la libertà di culto e di testimonianza e che abbiano a
cuore il bene del nostro Paese. Poi non dovremmo associarci con i
pessimisti e i catastrofisti, ma dovremmo essere di quelli che infondono
fiducia e che incoraggiano al bene, anche al bene comune. Nella lettera
che Geremia scrisse da parte di Dio ai Giudei presenti nella cattività
di babilonia, seppe infondere proprio tali sentimenti positivi e
partecipativi (Gr 29,4-8).
Una nota al margine, se alcuni credenti votano il centro-destra e altri
il centro-sinistra, non si annullano affatto a vicenda, se nel
parlamento siederanno le persone migliori di tali schieramenti. La cosa
giusta da farsi è ritornare a una legge elettorale con preferenze, con
la quale si possa eleggere la persona che si stima di là da dove milita.
*°*°*°*°*°*°
Mardocheo, che era al servizio del re di Persia, disse a Ester: «...e
chi sa se non sei pervenuta a essere regina appunto per un tempo come
questo?» (Est 4,14).
9. {Argentino Quintavalle}
▲
Non so se Veltroni è stato un buon sindaco di Roma come dice Diprose,
poiché non sono di Roma, ma ho i miei dubbi che potrà esserlo il suo
aspirante sostituto, l’attuale Ministro della Cultura Francesco Rutelli,
che ieri era radicale ma oggi è clericale. Ne «La Repubblica» del
22/02/08 c’è un suo articolo che dice testualmente: «Oltre 1950 anni
fa, un pescatore palestinese e un ebreo della Cilicia si trovarono a
Roma. Oggi, Pietro di Betsaida e Paolo di Tarso sono i Patroni di Roma…».
Ora, a parte il fatto che neanche gli archeologi del Vaticano sono mai
riusciti a dimostrare che Pietro sia stato a Roma, apprendo per la prima
volta, dal Ministro della Cultura (sic!), che mentre Paolo era ebreo,
Pietro era palestinese. Dunque il primo papa sarebbe stato un
palestinese? Quante cose strane fa dire la politica, specialmente quando
è accompagnata dall’ignoranza. E sì! Perché il nostro Ministro della
Cultura evidentemente non sa che a quei tempi la Palestina non esisteva.
Tale nome a quella terra (eredità di Dio) è stato dato dall’imperatore
Adriano nell’anno 135, e il nome deriva da «Filistia». Auguri ai romani,
poiché questo non sarà il sindaco di Roma, ma il sindaco del papa.
È evidente che i nostri politici pensano soltanto a sé stessi; nulla
importa degli altri. L’uomo è per natura egocentrico, incline a
considerare il tornaconto personale come misura suprema di ciò che è
giusto o sbagliato. Ma affidarsi unicamente agli interessi personali,
agli interessi di classe o di nazione (questo «vitello d’oro» della
nostra epoca) è solo un’illusione. Chi è abbastanza saggio da sapere
quali siano i suoi veri interessi? Lo scontro d’interessi che determina
la guerra e il conseguente reciproco sterminio non è forse la prova che
è una pazzia affidarsi al proprio tornaconto?
Oggi sento i politici che si riempiono la bocca con la parola: «valori».
Ciò che conta sono i «valori»! Ma i valori hanno sostituito Dio, e in
una esistenza priva di Dio tutte le cose diventano idoli. Il rifiuto di
Dio porta alla stoltezza d’essere soddisfatti di sé stessi o
all’arroganza e al disprezzo degli altri. Chi rifiuta Dio pretende
d’essere portatore della verità, ma questa è una contraddizione in
termini, poiché la verità non risiede nell’uomo o nella sua coscienza,
la verità trascende il suo essere.
Ma Dio è più astuto dell’uomo, e la storia dimostra come il prezzo della
ricerca del proprio tornaconto si paghi con la rovina. Una delle ultime
leggi del governo Prodi è la seguente:
Gazzetta Ufficiale N. 30 del 5 Febbraio 2008
LEGGE 7 gennaio 2008, n.14
Concessione d’un contributo finanziario alla Delegazione generale
palestinese per il funzionamento della sede in Italia.
La Camera dei deputati e il Senato della Repubblica hanno approvato;
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Promulga la seguente legge:
Art. 1. 1. È autorizzata la concessione alla Delegazione generale
palestinese, per il triennio 2007-2009, d’un contributo annuo pari a
309.875 euro destinato alle spese di funzionamento della sua sede in
Italia. Tale contributo ha carattere forfetario e non è soggetto a
rendicontazione.
Più che una legge è una malefatta. Sono un totale di € 929.625,00, soldi degli
Italiani che vengono regalati a chi fa del terrorismo la propria regola di vita.
Sono soldi dati senza obbligo di rendiconto, cioè i delegati palestinesi
potranno spenderli senza dover giustificare le spese, cioè non dovranno dirci se
l’hanno spesi in medicinali, in cibo, in acquedotti, oppure in armi. In altre
parole lo Stato italiano si rende complice d’attività terroristiche palestinesi,
cioè di quei signori che come gli antichi adoratori di Baal, hanno in disprezzo
la vita loro e quella dei loro figli. Per chi non lo sa, Hamas piazza bambini
sui tetti come scudi umani per evitare attacchi su laboratori di produzione e
depositi di missili finanziati anche con i nostri soldi. Prima d’attaccare i
laboratori o i depositi di missili Qassam, l’aviazione israeliana distribuisce
volantini che chiedono ai residenti d’evacuare la zona. Ma Hamas sfrutta
l’avvertimento dei volantini e piazza dei bambini sui tetti allo scopo di far
annullare l’attacco. Dov’è l’Unicef? Dov’è Amnesty? Dov’è l’ONU? Dov’è l’Europa?
Un miliardo d’euro buttati via quando in Italia gli stipendi sono da fame!
I nostri signori politici danno i soldi ai terroristi, ma abbassano le pensioni
degli italiani. Una volta c’era il vantaggioso calcolo retributivo, che fissava
la pensione in base a una media dello stipendio degli ultimi anni di lavoro.
Ora, al suo posto è subentrato il calcolo contributivo: il reddito pensionistico
è pari ai contributi — rivalutati — effettivamente versati. Con il risultato
d’avere pensioni molto più basse delle attuali di circa il 40-50%. Ma i nostri
politici si sono fatti una legge diversa per loro. Il meccanismo che hanno
escogitato è stato quello di legare una percentuale a ciascun anno. Per cinque
anni di mandato si ha diritto al 25% dell’indennità lorda (12 mila 434 euro):
3.109 euro di vitalizio. Per 10 anni al 38%: 4.725 euro. Per 20 al 68%: 8.455
euro. Infine il gran finale: con 30 anni di mandato si ha diritto a un vitalizio
pari all’80% dell’indennità, 9.947 euro al mese.
E per contrastare i pericoli dell’inflazione è stata
introdotta la clausola d’oro, in base alla quale la pensione si rivaluta
automaticamente, essendo legata all’importo dell’indennità del parlamentare
ancora in servizio.
Il sistema delle pensioni parlamentari costa parecchio
alle tasche dei contribuenti. Nel 2006 a Montecitorio sono costate 127 milioni
d’euro (ci sono più di 2000 pensionati sul libro paga), contro 9 milioni 400
mila di contributi versati dai deputati in carica. Situazione simile al Senato
dove ogni anno sono spesi per le pensioni quasi 60 milioni d’euro a fronte dei 4
milioni 800 mila d’entrate contributive. Con il risultato che le casse
parlamentari hanno chiuso il 2006 con un buco di ben 174 milioni d’euro.
Su tutto questo vige un silenzio bipartisan. È il
tornaconto personale di cui dicevo sopra. Ma dobbiamo pregare per questa nostra
povera nazione su cui grava una maledizione vecchia di quasi duemila anni. Da
quando i nostri concittadini hanno distrutto il Tempio di Gerusalemme,
depredando il suo tesoro, portandolo a Roma per costruirvi il Colosseo, con le
cui pietre è stato costruito il Vaticano. Ma il generale Tito (il distruttore di
Gerusalemme) aveva sempre fortissimi dolori alla testa e lasciò detto che dopo
la morte gli venisse aperta per vedere cosa c’era dentro. C’era un tumore!
Il generale romano che nell’anno 73 sedò definitivamente la prima rivolta
giudaica a Masada si chiamava Silva, ed era di Urbisaglia (MC), poco lontano dal
mio paese. Il primo generale romano che riscosse (con la forza) tributi da
Gerusalemme è stato Pompeo nell’anno 63 a.C. circa. Anche lui italiano, di Osimo
(AN). Anche questa è Roma e l’Italia. Intercedete per essa e se proprio volete
andare a votare non votate per coloro che fanno una dichiarata politica contro
Israele, la nazione che Dio ha preservato con attenzione, anche
nell’incredulità, nel dolore e nella persecuzione, perché prima o poi alla
nostra nazione gli verrà presentato il conto e quando la campana suona, suona
per tutti. {07-03-2008}
10. {Nicola Martella}
▲
Aggiungo solo qualche nota, lasciando il resto al giudizio dei lettori.
Vedo che Argentino fa dipendere tutta la politica dello Stato italiano
dall’atteggiamento dei vari governi verso Israele e i Palestinesi. Il
giudizio divino penderebbe quindi sull’Italia, quando la bilancia si
piegherebbe più a favore dei Palestinesi che degli Israeliani.
Inoltre penso che Argentino faccia diverse strumentalizzazioni. Il dato
di Rutelli era probabilmente geografico (Pietro dalla Palestina e Paolo
dalla Cilicia; a quel tempo non esisteva uno Stato d’Israele). Partire
da questo dato culturale per screditare Rutelli come politico e
candidato a sindaco di Roma è singolare. Il termine «Palestina» s’è
accreditato da tempo tra gli studiosi per designare un luogo geografico
che va dal Libano ai confini d’Egitto, mentre gli Stati che si sono
succeduti o affiancati in esso sono mutati nel tempo (si veda la
macedonia al tempo di Gesù). Vale la pena fare una polemica su di ciò,
visto che il tema è qui la politica e i cristiani?
La valutazione così pessimistica della politica non è condivisibile: si
getta via il bambino con tutta l’acqua sporca; ciò non è né onesto né
giusto. Anche fra i politici esistono uomini con ideali e gente onesta
che cerca il bene della nazione! È una visione nichilistica da «muoia
Sansone con tutti i Filistei». Le autorità al tempo degli apostoli non
erano migliori, anzi a quel tempo si moriva per poco e la stessa chiesa
subì angherie, eppure gli scrittori ne parlavano con molto rispetto e
comandavano ai credenti di essere loro sottomessi e di dare loro l’onore
(Rm 13,1ss; 1 Pt 2,17).
Per amore della verità, devo rilevare che la «Legge del 7 gennaio 2008,
n.14» non è del governo Prodi, poiché — come è scritto — sono la Camera
dei deputati e il Senato della Repubblica ad approvare le leggi ed è il
Presidente della Repubblica a promulgarle. Non entro nel merito di una
decisione dello Stato. È comunque legittimo dissentire, ma non
banalizzare ciò che fa il Parlamento. Non è neppure giusto creare un
falso ideologico religioso («antichi adoratori di Baal») e politico
(palestinesi = tutti terroristi). Trovo riduttivo affrontare un’analisi
dell’intera politica italiana solo da questo punto di vista. Anche qui
«chi ha un martello in mano vede tutto come chiodi»?
Non entro in merito alle pensioni. È un fatto che investe tutti i
parlamentari ed è anche un dettaglio rispetto al tema in corso. Chi ne è
capace, raccolga qualche milione di firme e faccia cambiare la legge.
Quanto alla «maledizione vecchia di quasi duemila anni» che vigerebbe
sull’Italia, questo è un pallino particolare di Argentino, ma non mi
sento di condividere questo suo luogo comune. Dio ha riconciliato il
mondo con sé e permette quindi anche agli Italiani di riconciliarsi con
Dio; nella sua epistola ai Romani, Paolo non accennò neppure a una cosa
del genere. Che Argentino abbia ricevuto una rivelazione particolare da
parte di Dio? Allora, uno parli e la chiesa giudichi (1 Cor 14,29).
Sembra che molti mali per Israele siano venuti da Marchigiani. Dobbiamo
quindi stare molto attenti a loro anche per il futuro. Non si capisce
che cosa ha a che fare tutto ciò col tema «Politica e cristiani»
oggigiorno.
Mi chiedo se il rabbino capo d’Italia diventasse primo ministro della
repubblica e se il parlamento fosse composto solo da rabbini, cristiani
messianici e «amici d’Israele», ciò risolverebbe tutti i problemi che
affliggono l’Italia. Bisognerebbe provarci!
Possibile infine che non si possa parlare nel merito senza appiattire
tutto il discorso ad aspetti concomitanti? Per gli uni sono solo i trans
e omosessuali, per gli altri solo Israele e Palestinesi, per gli altri
ancora…
11. {Luciano Leoni}
▲
Dopo
aver letto i vari contributi sullo scottante tema dei cristiani (non ho
detto evangelici, ho detto cristiani) in rapporto alla politica vorrei
dare un piccolo, ma importante, chiarimento.
Il nome «cristiano» significa seguace del Cristo. Evidente che qualsiasi
filosofia, qualsiasi ideologia umana, seppure portatrice d’una parte di
buoni valori non potrà mai giungere a eguagliare l’Evangelo di Cristo.
Ho purtroppo visto, e vedo, molti cristiani che confondono comunismo e
socialismo con «cristianesimo», e in questo mi trovo d’accordo con il
fratello Abele, hanno abbracciato senza remore tesi incomprensibili,
almeno per me.
Penso alle marce d’esponenti «cristiani» al Gay Pride, oppure alle prese
di posizione sull’aborto e ancora sulla facilità con cui si chiudono gli
occhi nei confronti degli attacchi terroristici dei Palestinesi nei
confronti d’Israele mentre s’aprono a fanale quando questi ultimi si
difendono. Per rendersi conto di quanto affermo basta scorrere le pagine
di «Riforma», il periodico delle chiese Battiste, Metodiste e Valdesi,
oppure andare sul sito
www.riforma.it.
È vero la Bibbia non ci dice quale partito votare ma ci guida anche
nelle nostre scelte. Ci chiede d’osservare tutto e ritenere ciò che è
buono. Non cadiamo nel tranello di scegliere il partito per fare un
dispetto al Vaticano ma, soprattutto, se un cristiano vuole fare
politica non scenda mai a compromessi ma porti alta la bandiere del
nostro Signore, non scelga il male minore ma il bene maggiore. Sia
attento, scrupoloso e non perda di vista che siamo stati riscattati a
caro prezzo.
Voglio chiudere ricordando a tutti la bellissima
«Lettera a Diogneto», provate a leggerla e meditate su quanto possa insegnarci sull’essere cristiano.
Nota editoriale: Visto l'accordo fra Luciano e Abele in molti
aspetti, rimando per la risposta al confronto «La
politica e la morale». Per il suggerimento di lettura della «Lettera
a Diogneto», fatto di Luciano, rimando alla
lettura online, oppure scarica
qui il file (pdf, rtf, txt).
12. {Nicola Martella}
▲
Coloro che minano la famiglia, non trovano certo le mie simpatie. Non credo che
persone dello stesso sesso possano mai fondare veramente una «famiglia», visto
che essa premetta la procreazione di figli da quella coppia specifica. Una
differenza però c'è tra coloro che praticano ciò che affermano pubblicamente, e
coloro che hanno una doppia morale: una pubblica e una privata. Qui affronto
quest'ultimo aspetto.
Un lettore mi ha
fatto notare quanto segue. In riferimento alla recente nascita del figlio di
Gianfranco
Fini
alcuni mesi fa, facendo calcoli retroattivi di 9 mesi, sembrerebbe che quel
bimbo sia stato concepito con una donna, che non era a quel tempo la sua
legittima moglie, quindi più o meno in concomitanza col «Family Day», a cui ha
partecipato personalmente e col suo partito, essendo essi parte del comitato
promotore.
Si veda quanto già scritto sopra nel mio primo contributo a
proposito di Fini. Dopo qualche ricerca, aggiungo quanto segue. Se il figlio di
Gianfranco Fini e di Elisabetta Tulliani è nato
a fine ottobre 2007, vuole dire che Fini ha ingravidato effettivamente la
Tulliani poche settimane prima di andare al «Family Day» (12 maggio 2007). Qui
sulla famiglia ha dichiarato: «Il centrodestra è molto più coerente del
centrosinistra»; e, inoltre: «Non c’era bisogno di un provvedimento del governo
sui Dico». Sebbene moltissimi cristiani saranno d'accordo sull'ultima
dichiarazione, qui Fini smentisce se stesso con i fatti riguardo alla prima
asserzione. Nei giornali del 10 Maggio 2007,
Fini affermava: «La famiglia è una istituzione che va rispettata e noi
parteciperemo al Family Day per il senso che abbiamo della famiglia».
Qualcuno ha fatto notare che con Fini al «Family Day» c’erano anche
Berlusconi, Casini e Mele. Berlusconi
ha due famiglie. Casini all’epoca era divorziato e convivente con
prole.
Mele fu beccato poco dopo in un albergo in compagnia di due prostitute e
tanta cocaina.
Qualcuno ha scherzosamente fatto notare che già la vecchia
CDL significasse «Casa Dei Libertini», visto che era un partito dei don
Giovanni. Forse ora si vuole estendere tutto ciò, che era fatto in «casa»
all’intero «popolo»: PDL o «Popolo Dei Libertini».
Qualcuno ha fatto notare che certi politici hanno una
concezione alquanto elastica della «famiglia»: in pubblico c’è la facciata
istituzionale, preservata con spregiudicatezza, un po’ di ipocrisia e un pizzico
di dialettica, mentre in privato basta una pillola di viagra per realizzare, a
proprio arbitrio, la «famiglia» di fatto.
I cristiani che vogliono essere fedeli alle Scritture e pongono la
questione morale, non possono chiudere gli occhi su tali incoerenze
etiche, per opportunismo, per partito preso o per ipocrisia
politica. Se essi devono essere un’istanza morale, lo devono
essere verso tutti, specialmente
verso coloro che si fanno pubblicamente «paladini della morale» e
«difensori dei valori cristiani». Ne va della loro credibilità di
cristiani e della loro coerenza con i principi biblici in cui credono.
►
Cattocomunisti o evangelici? Parliamone {Nicola Martella} (T)
►
Cristiani in politica? {Nicola Martella} (T)
►
Esiste una politica cristiana? {Nicola Martella} (T)
►
La politica e la morale {Abele Aureli - Nicola Martella} (T/A)
►
La schizofrenia della politica {Tonino Mele} (A)
►
Politica e cristiani {Nicola Martella} (A)
►
Politica e cristiani? Parliamone 2 {Nicola Martella} (T)
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/T1-Politica_cristiani_parla_GeR.htm
05-03-2008; Aggiornamento: 15-03-2008 |