Questo
testo di indirizzo socio-politico per gli evangelici
italiani lo abbiamo ricevuto direttamente dall’AEI (Alleanza
Evangelica Italiana) e lo pubblichiamo con espresso permesso. Ci
siamo limitati a fare solo alcune correzioni e i necessari
adattamenti di forma e di redazione. Alla mia domanda chi sia
l’autore reale dell’articolo, mi è stato risposto che è opera del
comitato direttivo dell’AEI. Prima di comparire sul sito dell’AEI,
era già presente sul quello di Stefano Bogliolo. Alcuni tratti
stilistici e le fonti menzionate (quelle di Pietro Bolognesi)
ricondurrebbero all’Ifed o comunque a una sua forte collaborazione o
influenza nello scritto (vedi il tema
fede e società e il rimando all’AEI e alla
politica degli evangelici). In ogni modo, preferirei che l’AEI indicasse sempre ed esplicitamente gli autori
degli articoli presenti sul suo sito, anche laddove il Comitato
direttivo li avvalla. {Nicola Martella} |
L’Alleanza Evangelica Italiana, consapevole di essere un organismo di
comunione e di collegamento delle chiese, delle opere e dei credenti
basato «su grandi principi evangelici comuni» invita con il presente
documento ad una riflessione sulla natura e le possibilità dell’impegno
politico nella prospettiva evangelica.
Come evangelici
siamo espressione dell’ortodossia cristiana e biblica, parte di una
famiglia che in tutto il mondo cresce in modo significativo. Si può
forse riconoscere che esiste ormai un pensiero sociale evangelicale che,
rispetto alle tradizioni sociali note, meriterebbe d’essere maggiormente
conosciuto per le sue notevoli potenzialità.
Anche se con vicende alterne e numerose difficoltà, nel nostro Paese è
presente una vibrante minoranza evangelica che davanti a Dio e a tutta
la società civile vuole contribuire alla formazione di una riflessione
politica biblicamente fondata e che, contestualmente, contribuisca al
bene della nazione.
Pur riconoscendo la forte diversità in ambito politico manifestata dagli
stessi cristiani siamo consapevoli della portata che i principi politici
possono avere nella vita delle persone e nell’impatto che esercitano
nella ricerca di un orientamento di fondo del Paese. Come evangelici e
cittadini italiani vogliamo offrire una piattaforma di quelle che,
secondo noi, sono le linee guida ineludibili e irrinunciabili per i
cristiani evangelici. Le polarizzazioni contemporanee — l’individualismo
liberale e conservatore da un lato, e il tecnicismo pragmatico e
comunitario dall’altro — anche se esercitano forti attrazioni non sono
infatti pienamente compatibili con la differenza e la prospettiva
socio-politica cristiana. Inoltre, pensiamo, che tali approcci non siano
in grado di offrire soluzioni adeguate e robuste.
Crediamo che Gesù ci chiami a seguirlo in ogni ambito della vita, e
questo include la politica e l’impegno sociale. Anche se la Bibbia non
offre nessun un programma politico, è indubbio che i suoi insegnamenti
fondamentali forniscono gli elementi chiave per una articolazione giusta
e responsabile della vita sociale. Siamo consapevoli, allora, che la
domanda non è se la fede cristiana ed evangelica sia pertinente alla
riflessione politica, ma
come deve esserlo.
Senza voler proporre commistioni o interferenze improprie, consideriamo
la tipica dicotomia tra «religione — politica» problematica. Anche nel
nostro Paese, la religione è infatti spesso pensata come una funzione
isolata di una qualche affiliazione religiosa, nettamente separata da
ogni altro ambito (sport, politica, economia…). Probabilmente questa
formulazione tranquillizza chi fa propria la visione del mondo
illuministica o desidera la supremazia di un certo razionalismo. Ma tale
dualità non appartiene alla prospettiva cristiana ed evangelica. Dio non
solo è «pubblico» ma esercita sempre autorità su ogni cosa. Per questo
motivo la vita cristiana non può mai ridursi ad un mero culto privato o
alla coltivazione di una qualche preferenza personale.
L’azione politica non rappresenta il centro del Regno di Dio, e
l’impegno politico non potrà mai sostituire l’evangelizzazione, la
fondazione e il consolidamento delle comunità cristiane. La migliore
politica e l’amministrazione più luminosa sono incapaci di trasformare e
rinnovare il cuore degli esseri umani. Solo Cristo e l’opera dello
Spirito Santo possono fare questo. Per questo lo scopo dell’azione e
della riflessione politica è limitato e definito, ma è allo stesso tempo
rilevante e intenso. In questa direzione il contributo che gli
evangelici possono dare al benessere del nostro Paese potrà secondo
alcuni essere modesto, ma sicuramente è sostanziale.
Consapevoli della complessità del compito, delle sensibilità facilmente
disturbate e degli errori e peccati che noi stessi possiamo commettere o
incentivare, riconosciamo il bisogno di sostanziare quest’impegno oltre
che con la franchezza biblica anche con l’umiltà che la grazia di Gesù
ci insegna secondo questi dieci principi irrinunciabili.
1. La dignità dell’essere umano
Ogni persona è preziosa ed è chiamata a vivere responsabilmente nel
mondo. Riconosciamo che ogni essere umano ha una identità e un destino
che trascende la vita terrena, senza per questo assolutizzare la vita
quasi considerandola un idolo. Crediamo che coloro che esercitano
responsabilità scientifiche, politiche ed amministrative hanno il dovere
di proteggere la vita umana in tutte le sue forme e in tutte le sue fasi
e, nel contempo, di tutelare attivamente i diritti umani.
2. La libertà religiosa e la laicità
Lo stato e le istituzioni religiose sono due sfere autonome. L’uno non
deve invadere lo spazio dell’altro; l’altro non deve ingerire negli
affari del primo. Nessun governo deve discriminare una persona o una
comunità a motivo della loro fede. Per questo motivo è inopportuno e
ingiusto sia affermare che le religioni devono essere confinate nella
sfera privata, sia attribuire qualche privilegio o vantaggio ad una
qualche fede o confessione religiosa. Laicità è riconoscere il
pluralismo religioso ed ideologico, senza posizioni di rendita a favore
di qualcuno. La legislazione del nostro Paese sarà giusta quando
tratterà con equità tutte le religioni (e le ideologie) e le rispettive
comunità di riferimento, in ambito sia privato che pubblico. Questo
significa anche un adeguato accesso ai mezzi di informazione di massa
per tutte le componenti della società. L’impegno per la libertà
religiosa ha sempre caratterizzato la minoranza evangelica nel nostro
Paese in quanto essa è un elemento essenziale del buon vivere sociale. 3. Il
pluralismo istituzionale
Un ordine politico giusto cerca di agire solamente nel suo ambito di
attribuzione e di responsabilità. Facilitare la crescita di una società
civile significa non esercitare una autorità ingombrante,
onnicomprensiva, indifferenziata che spiazza o soprassiede alle
responsabilità educative, genitoriali, ecclesiastiche… attribuite ad
altri soggetti. L’autoritarismo legale e politico è da evitare, così
come è da controllare la tendenza espansiva del potere politico. Questo
significa, in particolare, sia garantire un trattamento equo a tutte le
religioni, sia riconoscere l’esistenza di competenze limitate e
definite. In ogni caso lo Stato ha la responsabilità di garantire la
giustizia pubblica per tutti coloro che fanno parte della comunità
civile. Esso ha la responsabilità di perseguire un sistema di welfare
pubblico che garantisca il benessere dei cittadini.
4. La famiglia
Riconosciamo la famiglia come uno degli elementi centrali della società.
Nella prospettiva evangelica la differenziazione sessuale e la
conseguente complementarietà sono elementi strutturali che riflettano
alcune caratteristiche di Dio: Dio esiste in relazione. La dimensione
della sessualità va intesa in questa cornice. Il matrimonio, quale
fondamento della vita familiare, implica inoltre una relazione
monogamica e fedele nel tempo e apre la coppia alla progettualità e alla
procreazione. Pur riconoscendo che con facilità la famiglia può
diventare disfunzionale, amplificando gli orrori e le debolezze
dell’oppressione e del peccato umano, siamo convinti che la famiglia
deve essere pubblicamente sostenuta e riconosciuta con politiche e
azioni opportune.
5. La giustizia
La giustizia si riferisce principalmente ad una opportuna sistemazione
della vita e dei suoi aspetti. Le relazioni tra gli uomini devono essere
improntate all’insegna della dignità, del rispetto delle regole e
dell’onore rispetto agli impegni presi. Quando la giustizia è violata
occorre ripristinarla, compensando la parte lesa e ristabilendo una rete
sostenibile di relazioni. La giustizia è uno degli elementi centrali che
emergono dalla relazione di Dio con il genere umano. Tale giustizia può
esprimersi in molti modi, ma uno dei più importanti è attraverso la
configurazione dell’autorità politica che deve dare sostegno ai poveri,
ai bisognosi e agli oppressi e punire gli oppressori secondo modalità
certe ed immediate.
6. I poveri
Il termine «poveri» include tutti coloro che sono poveri in diversi
modi: affamati, senza casa, stranieri, vedove, orfani, malati, deboli,
oppressi, prigionieri, ciechi, esclusi. Nella prospettiva biblica la
povertà non è solo un fatto economico. I poveri sono coloro che mancano
delle risorse sociali, economiche, politiche per realizzare e vivere la
propria responsabilità e la propria vocazione. Il comandamento di
prendersi cura dei poveri significa prendersi cura di coloro che
soffrono. L’attenzione nei confronti dei poveri e delle povertà vecchie
e nuove non può essere lasciato alle sole sensibilità individuale, ma
richiede una azione sociale e politica forte, sostenuta dalla
prospettiva della giustizia.
7. Il lavoro
Poiché il lavoro è una caratterizzazione essenziale della dignità
dell’essere umano, tutti hanno la responsabilità di lavorare con
integrità, sicurezza e giustizia. Tutti hanno l’obbligo di strutturare
la società in modo da permettere a ognuno di lavorare in un modo che
rispetti la sua dignità e gli permetta di vivere con decenza e libertà.
8. La scuola
La tradizione italiana ed europea di un sistema pubblico dell’istruzione
è una eredità di cui siamo grati. Perseguire la giustizia pubblica per
lo Stato significa decidere che per formare uguali opportunità tutti i
cittadini possono ricevere una istruzione e formazione libera (gratuita)
fin dai primi anni di vita. Sono comunque da segnalare alcune criticità:
■ a) Manca ancora il riconoscimento pieno delle responsabilità dei
genitori nelle scelte educative dei propri figli. L’esistenza del
duopolio (sistema educativo cattolico e sistema educativo pubblico) non
risolve il problema del necessario pluralismo educativo e in ambito
pubblico il coinvolgimento delle famiglie è marginale e di fatto
irrilevante.
■ b) Il principio di giustizia richiede una giusto trattamento di tutte
le agenzie educative e formative, di fatto l’insegnamento pubblico della
religione cattolica crea una lacerazione difficilmente sanabile con
semplici accorgimenti organizzativi. Lo Stato dovrebbe onorare, senza
discriminazioni, tutte le agenzie formative ed educative che i genitori
(quali soggetti responsabili in primis dell’educazione dei propri
figli) scelgono. Ogni scuola, a tal fine, dovrebbe essere messa in grado
di «aprirsi» realmente al pluralismo civile del territorio di
riferimento.
9. L’ambiente
L’agire umano deve essere diretto a proteggere e a far sviluppare il
potenziale insito nell’intera creazione. Gli evangelici condividono la
necessità di proteggere la diversità e la pluriformità del mondo e
incoraggiano tutti a vivere una responsabilità ecologica attenta e
decisa. L’amore che dobbiamo alle generazioni future richiede inoltre un
ambiente pulito e non inquinato. La responsabilità nei confronti
dell’ambiente è diffusa e quindi ognuno di noi deve agire a favore della
sostenibilità ambientale. Questo richiede senz’altro una ridefinizione
dei nostri consumi e del nostro stile di vita, oltre a ripensare il
progresso scientifico e lo sviluppo economico nei termini di giustizia,
responsabilità e sostenibilità.
10. La pace
Aspettiamo il tempo in cui non ci sarà più guerra. Sappiamo però che
fino alla fine ci saranno «guerre e rumori di guerre». Tutti gli
evangelici (e i cristiani) vedono nella guerra la modalità peggiore, la
più disonorevole e distruttiva, per risolvere i conflitti. L’impegno
realistico per la pace e la non violenza risponde alle parole di Gesù «beati
quelli che si adoperano per la pace». Inoltre crediamo che coloro
che minacciano (internamente ed esternamente) la società in cui viviamo
devono essere fermati; questo significa anche lavorare per la
costruzione di relazioni internazionali giuste e non più caratterizzate
dall’oppressione e dallo sfruttamento. Rifiutiamo quindi come pericolosi
i nazionalismi competitivi, le volontà politiche di costruire imperi
regionali, o sogni utopistici finalizzati a conquistare una illusoria
pace globale. Esiste una dimensione internazionale della responsabilità
politica che va segnalata. Ogni autorità umana deve ricordarsi che
questo è il mondo di Dio e che tutti gli esseri umani condividono
l’identità di creature fatte ad immagine di Dio.
Per tutti coloro che esercitano una responsabilità politica e pubblica
garantiamo le nostre preghiere, e un impegno a ricercare con forza la
giustizia, la pace e la libertà. Ribadiamo inoltre la nostra reale
disponibilità all’ascolto e al dialogo con tutti coloro che hanno a
cuore il bene del Paese. {11-03-2008}
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Cattocomunisti o evangelici? Parliamone {Nicola Martella} (T)
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Cristiani in politica? {Nicola Martella} (T)
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Esiste una politica cristiana? {Nicola Martella} (T)
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La politica e la morale {Abele Aureli - Nicola Martella} (T/A)
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La schizofrenia della politica {Tonino Mele} (A)
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Politica e cristiani {Nicola Martella} (A)
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Politica e cristiani? Parliamone 1 {Nicola Martella} (T)
►
Politica e cristiani? Parliamone 2 {Nicola Martella} (T)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A2-Bene_Italia_impegno_Sh.htm
21-03-2008; Aggiornamento: |