Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Riflessioni fra cielo e terra: Aneddoti evangelici e non, e l’umorismo nella Bibbia.

  Ecco le rubriche principali:
■ Scenario biblico
■ Vita di comunità
■ Abbecedario riflessivo
■ Ad acta
■ Dietro il velo
■ Casella postale biblica
■ Variazione delle costanti
■ Puntigli e indovinelli
■ Sapienza da quattro soldi
■ Massime e minime
■ Col senno del poi.

 

È «psicoterapia biblica» in forma di umorismo.

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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RELIGIONE DI BUONI SENTIMENTI E SENZA UMORISMO?

 

 di Rosa Rapallo - Nicola Martella

 

1. Le tesi {Rosa Rapallo, ps.}

2. Osservazioni e obiezioni {Nicola Martella}

 

Rendere le lettere di Rosa Rapallo dei testi letterari, comprensibili a tutti, è sempre una grande impresa. Lei è irruente e scrive come parla, di getto e impulsiva, senza peli sulla lingua. Neppure la fredda Svizzera ha temperato il bollore sanguigno di una siciliana. L’altra impresa è risponderle con pazienza punto per punto, visto che il suo ragionamento non è sempre lineare, ma come una pallina in un flipper.

    A ragione lei è preoccupata per tanti cristiani all'acqua di rose e per conduttori di chiesa che, invece di pasturare il gregge, lo intrattengono con spettacoli e addirittura con «facezie scurrili». Tutto ciò la fa reagire in senso esageratamente contrario, come la reazione di un pendolo. Il problema è che chi ha paura di cadere da una parte del cavallo, rischia di cadere proprio dall'altra. In tali casi, tenere la barra della moderazione al centro è una delle imprese più difficili. È più semplice vedere tutto con uno schema dualista: o tutto bianco o tutto nero. Tali «capitani» di vascello, per evitare uno scoglio a dritta dell'imbarcazione (tribordo), rischiano spesso di sfracellare la loro imbarcazione contro uno scoglio a manca (babordo). Vogliamo una religione mistica, dei «buoni sentimenti», in cui non ci sia nulla da piangere, ma neppure nulla da ridere? Ecco i risultati qui di seguito. {Nicola Martella}

 

 

1. La tesi {Rosa Rapallo, ps.}

 

Pace Nicola, […] Vado al sodo sull’argomento «blasfemia, umorismo, dottrina». Bene, mi hai interpellata su tali argomenti. Io non voglio dare del mio, ma biblicamente do il mio parere. Mi dispiace che t’abbiano assalito in questa maniera, giustamente ti si poteva scrivere direttamente, è scritto d’esortarci in amore non per prevalere sugli altri. Poi che abbiano citato i versi in Galati 1,8-9 e mandarti all’inferno, questo è troppo!

     Nicola la parola c’insegna che di non usare né disonestà ne buffonerie, né facezie scurrili, che sono cose sconvenienti (Efesini 5,4). «E non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, anzi, piuttosto arguitele» (v. 11). «Se schernisce gli schernitori, fa grazia agli umili» (Pr 3,34). «Fino a quando, o scempi, amerete la scempiaggine? fino a quando gli schernitori prenderanno gusto a schernire e gli stolti...» (Pr 1,22).

     Nicola, tutt’ora i rabbini non toccano con le dita la santa Bibbia, ma aprono le pagine con una bacchettina, per riverenza alla Parola del Signore, altro che motti. Francamente non è piaciuta neanche a me «Come uccido la mia chiesa» e schernire! E quello che scrive Giovanni Siena non lo condivido neppure (non posso mentire). La Bibbia non parla di motti, ma bensì di sapienza, di correzione, di santità assoluta. Oggi vediamo nel campo evangelico mimiche, barzellette, cruciverba con le parole del Signore come a giocarsela la parola e tirare a indovinare, calcio... Ma dove stanno andando!? E tutti fanno lo stesso, e prendono gloria gli uni dagli altri! Glorificano un Kakà con la squadra di calcio, «i soldati di Cristo»; ma quali soldati? di chi? Ma l’hanno letta la Bibbia? Non è scritto che chi ama le cose del mondo, non ama Dio; o pensiamo che la Scrittura lo dica invano?... La strada di Cristo e stretta e angusta e pochi la intraprendono, e chi vuol vivere piamente sarà perseguitato; e come? Dietro la TV? Al mare? Tifando per Kakà e compagnia? E no!

     Anche mi è dispiaciuto e mi sono turbata nel leggere per Mosè, che a lui toccò le tavole di pietra, e a Abramo l’arcobaleno... Nel principio era la parola, e la parola era Dio, non possiamo storpiarla come vogliamo, bisogna tremare alla sua divina e santa Parola. Per essa saremo giudicati, secondo le nostre opere.

     Penso che ricorderai che ti ho parlato di quel pastore e cantautore siciliano [N.d.R. nome omesso]. Guardo su Youtube e vedo che fa un po’ delle buffonate, cantando «Anima mia» dei «Cugini di campagna», sempre per ridere. Ma in un’altro sito c’è la pagina delle barzellette, tanto per ridere un po’; infatti racconta di due suore che erano seguite da un uomo, decidono di separarsi così l’uomo ha seguito solo una; una arriva al convento e dopo arriva l’altra correndo. La prima suora gli chiese: «Dimmi cosa e successo?». Rispose l’altra: «Ho alzata la gonna correndo». «E lui?». «Si è abbassato i pantaloni correndo» (questo «correndo» l’ho aggiunto io, per completare il senso e farti capire dove s’arriva).

     Te ne dico un’altra, sicuro conosci quell'altro credente siciliano che invia lettere e-mail a tutti ogni giorno [N.d.R. nome omesso]. Ho dato una guardatina nei siti che invia (ne ha tanti) e vedo che pubblicizza film cristiani, filmi di Totò... vari film antichissimi, sopratutto tramite Youtube, così gli ho scritto se era giusto dare il sacro col profano, che ha da fare Totò con il Signore? E sì... in un rigo le cose di Dio, e poi nell’altro le cose del mondo. {28-06-2008}

 

 

2. Osservazioni e obiezioni {Nicola Martella}

 

Cara Rosa, shalom. Grazie delle parole iniziali di conforto, fanno sempre bene. Devo comunque confessarti che dalla lettura del resto della tua lettera risulta un quadro contorto e contraddittorio. Infatti, il tuo non è equilibrato né sufficientemente riflettuto. Grano e paglia sono mischiati insieme in modo massimalista. Rischi di fare di tutta l’erba un fascio.

     Posso condividere la tua preoccupazione generale verso un cristianesimo all’acqua di rose; son o preoccupato anche però di un cristianesimo integralista che non distingue che esiste una scala di valori, vede tutto in modo dualista: «o bianco o nero». Prendo atto delle cose che hai detto sul  pastore e cantautore siciliano di nostra conoscenza che — sebbene si presenti volentieri come gran profeta e guaritore — metta in rete cose così scurrili. In ogni modo, nella rubrica «Umorismo religioso» non troverai aneddoto, storiella, barzelletta o altro che abbia come tema oscenità sessuali; non a caso la sezione, che ospita tutto ciò, si chiama «Arte sana». Prendo atto delle cose che hai detto anche sull'altro credente siciliano di nostra conoscenza ed è vero che, facendo qualche ricerca veloce in internet, alcuni lo considerano effettivamente come un gran confusionario. Su ambedue non voglio però entrare in merito alla questione.

     Per il resto, bisogna usare discernimento e bisogna guardarsi dai facili massimalismi. Non bisogna gettare via il bambino (le cose positive) con tutta l’acqua sporca (le cose negative). Bisogna distinguere di caso in caso. Ci sono cose buone e cose meno buone. Bisogna sempre chiedersi se le cose che ci sono lecite, sono utili, edificano o ci dominano, come ci insegna Paolo (1 Cor 6,12; 10,23). Inoltre, egli stesso ha raccomandato quanto segue: «Del rimanente, fratelli, tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama, quelle in cui è qualche virtù e qualche lode, siano oggetto dei vostri pensieri» (Ef 4,8). È possibile che sui dettagli di «tutte queste cose» ci differenzieremo (per questo abbiamo bisogno di confrontarci e ammonirci a vicenda), ma non dobbiamo confondere la nostra sensibilità morale soggettiva con la volontà di Dio, se ciò non è chiaramente indicato nella sacra Scrittura. Il cosiddetto «pari consentimento» è sempre tra persone che saranno d’accordo sulle cose centrali e si deferenzieranno sulle cose periferiche.

     Inoltre, bisogna sempre tener presente l’intento. Ad esempio, il testo «Come uccido la mia chiesa locale» (Motti di spirito, p. 76) è ironia, ossia intende il contrario di ciò che si dice al fine di stimolare il lettore a cambiare il suo atteggiamento e la sua azione negativa. Potevo redigere un testo intitolato: «Come tengo in buona salute la mia chiesa», ma scritto così fa più effetto, perché è inusuale e porta a confrontarsi. Chi legge (se abbastanza intelligente), s’accorge che il detto ironico intende lui. Scrivere, ad esempio un testo sugli effetti negativi della droga dal titolo: «La droga è il mio pastore» sulla falsariga del Salmo 23, fa un effetto incredibile sui lettori, aprendo loro gli occhi e le menti, spesso assopite, sulle conseguenze reali; io ho provato a compilarne uno in tal senso ed esso fa effetto ancora su di me. Oltre a quello che Gesù disse con ironia dei (e ai Farisei), un caso particolare è quello del profeta Mikajah disse all’empio re Achab: «E, come fu giunto dinanzi al re, il re gli disse: «Mikajah, dobbiam noi andare a far guerra a Ramoth di Galaad, o no?». Quegli rispose: «Và pure, tu vincerai; l’Eterno la darà nelle mani del re”» (1 Re 22,15). Il re s’accorse subito dell’antifona.

     Quanto ai testi di Gianni Siena, io li verifico uno a uno e scarto quelli in odore di offesa per la fede e la morale; e quelli che mantengo, li correggo e li adatto, riformulandoli. Quindi non bisogna usare sospetti e facili giudizi, solo perché i gusti culturali sono differenti.

     L’umorismo religioso è nato fra i giudei come modo per mettere in risalto le debolezze delle loro varie categorie e come modo per sopravvivere nelle varie avversità. Umanamente parlando, libero è chi sa fare autoironia e sa sorridere delle proprie debolezze. Se lo fanno i giudei, quanto più dovremmo farlo noi stessi, visto che Cristo ci ha liberati, oltre che dal fardello del peccato e del giudizio, specialmente dal giogo del nostro io, che si prende troppo sul serio?

     Le «buffonerie» e le «facezie scurrili» sono ben altra cosa: è parlare un linguaggio lascivo e sensuale; non a caso sono nominate insieme a fornicazione, impurità e oscenità o volgarità (Ef 5,3s). Appoggiandomi al greco, ti traduco quest’ultimo brano: «Fornicazione però e ogni impurità o avarizia non siano neppure nominate fra voi, così come si conviene a dei santi; neanche volgarità né chiacchiere sciocche né scurrilità, che sono cose sconvenienti, ma piuttosto rendimento di grazie». Quindi non si fa mai bene a prendere brani fuori contesto e a riempirli col proprio senso morale o dottrinale. Così non si può dire che la barzelletta di tale credente da te nominato sia da mettere sullo stesso piano di quelle presenti sul mio sito, che mai ospiterà cose del genere. Con l’umorismo presente sul sito vogliamo fotografare le nostre proprie debolezze e, guardandoci in tale specchio, vogliamo migliorarci: l’umorismo pulito, l’ironia e l’autoironia, eccetera possono, a volte, fare di più di tante prediche patetiche e paternalistiche.

     Vedi al riguardo quanto ha scritto Gianni Siena in risposta al cosiddetto «Centro antiblasfemia» alias «Ebrei per Gesù»: «Blasfemia fra umorismo e dottrina».

     Devo dire che mi ha fatto ridere questa tua frase: «Nicola, tutt’ora i rabbini non toccano con le dita la santa Bibbia, ma aprono le pagine con una bacchettina, per riverenza alla Parola del Signore, altro che motti». Essi usano quella, che tu chiami «la bacchettina», per diversi motivi: 1) Per non sporcare il testo col sudore delle mani che fa sbiadire la scrittura (nell’antichità i manoscritti costavano un patrimonio!); 2) Per timore di contaminare il testo (quindi per un timore mal riposto che confina con la superstizione); anzi nel Talmud c’è scritto addirittura il contrario: i testi biblici contaminano le mani di chi li tocca! Ciò viene dal fatto che la santità come la profanità nella Bibbia contagiano (Es 29,37; 30,29) e il reo merita la morte (Nu 3,38; 4,15; 18,3; cfr. Lv 16,2); ma ciò non è detto mai dei manoscritti. Senza che tu l’abbia voluto, hai scritto al riguardo una frase piena d’ironia: ossia il lettore può pensare al contrario: i giudei non toccano i testi per non doverli mettere in pratica! (così fanno anche tanti cristiani che aprono raramente le loro Bibbie). Inoltre i giudei li mettono fuori uso con le tante e contraddittorie interpretazioni, oltre che con le loro tradizioni (Mt 15,6; Mc 7,13), e li leggono con un velo sulla mente, non riconoscendo che Gesù è il Messia promesso! (2 Cor 3,14). Altro che «bacchettina»! A Roma si dice: «A fra’ a che serve!?», ossia usare la «bacchettina», se quella parola non ti tocca e non ti trasforma?

     Si può essere d’accordo su un certo cristianesimo all’acqua di rose, senza vigore e imborghesito, dedito al materialismo, al lusso e al godimento. Quanto a Kakà, sebbene ognuno di noi ha gusti personali sul modo di agire, non mi sento di essere così drastica come te. Se egli onora Dio con la sua testimonianza, il Signore lo premierà; se egli lo disonora dinanzi agli uomini con la sua condotta, né avrà il danno quanto al premio (1 Cor 3; Lc 12,8). Farò sentire la mia protesta solo nel caso in cui lui o altri propagheranno false dottrine. Per il resto, Dio ha una via con tutti i suoi figli. Quanto a noi valga questa raccomandazione di Paolo riguardo alla diversa percezione culturale delle cose: «Chi sei tu che giudichi il domestico altrui? Se sta in piedi o se cade è cosa che riguarda il suo padrone; ma egli sarà tenuto in piè, perché il Signore è potente da farlo stare in piè» (Rm 14,4). Inoltre «chi si pensa di stare ritto, guardi di non cadere» (1 Cor 10,12).

     Quanto al tuo turbamento per Mosè e Abramo, hai preso fischi per fiaschi (è forse nella tua indole frettolosa?): a Mosè toccarono le tavole di pietra (Es 24,12), l’arcobaleno toccò però a Noè (Gn 9,13), non ad Abramo, mentre a quest’ultimo toccò il patto della circoncisione (Gn 17), cosa oggettivamente più fastidiosa. Questi sono i segni del rispettivo patto, dato loro da Dio stesso, e sono scritti nella Bibbia; e è stato gettato perciò fango su nessuno, ma si è messo solo tutto in un modo divertente; a ciò si aggiunga che tale modo pulito di fare l’umorismo può essere didattico, facendo ricordare ai credenti fatti e persone: qui i segni del patto e i relativi destinatari.

     Forse alcuni di noi cristiani hanno un senso morale un po’ mistico o perbenista più che cristiano. Infatti, non ti dico che cosa c’è nell’originale di certi eufemismi presenti nelle nostre traduzioni della Bibbia, ad esempio: «ho messo nelle tue braccia le donne del tuo signore» (2 Sm 12,8; è Dio che parla!); «abito lordato» (Is 64,6); «spazzatura» (Fil 3,8). I profeti, quando si trattò di difendere la verità, non andarono per il sottile né usarono accomodanti eufemismi; ti risparmio i dettagli. Lo stesso Paolo affermò dei giudaizzanti che pretendevano la circoncisione dei Gentili: «Si facessero pur anche evirare quelli che vi mettono sottosopra!» (Gal 5,12). Non è lo stesso Paolo che scrisse Ef 5,3s? Il problema, come si vede, è probabilmente nostro, ossia a causa del nostro perbenismo, retaggio dell’ascetismo e dell’integralismo dualista della religiosità dominante. I profeti e gli apostoli sapevano ben distinguere un linguaggio tecnico, sebbene nudo e crudo, da buffonerie lascive e facezie scurrili. Siamo noi che vogliamo una «religione dei buoni sentimenti» e debole di contenuti e di vigore.

     Ti mando un saluto e l’augurio d’essere più «moderata» sulle cose opinabili (gusti personali, cultura, convinzioni soggettive, ecc.) e «intransigente» sulle cose centrali della fede (l’Evangelo, ossia la persona e l’opera di Gesù Messia). Shalom...

 

Per l’approfondimento si veda Nicola Martella, «Scenario biblico», Motti di spirito (Punto°A°Croce, Roma 1995), pp. 7-14. Sui luoghi comuni a tinte fosche sulla devozione attuale e su quella futura nel nuovo mondo di Dio si vedano le risposte nella sezione «Il cielo è diverso» in Nicola Martella (a cura di), Escatologia fra legittimità e abuso. Escatologia 2 (Punto°A°Croce, Roma 2007), pp. 350-372.

 

Blasfemia fra umorismo e dottrina {Gianni Siena} (A)

Blasfemia o dualismo? 1: Il reperto biblico {Nicola Martella}

Blasfemia o dualismo? 2: Il dualismo integralista {Nicola Martella}

Blasfemia o dualismo? Parliamone {Nicola Martella} (T)

Centro antiblasfemia alias Ebrei per Gesù {Nicola Martella - A. Quintavalle} (A)

Devozione senza umorismo? Parliamone {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A1-Religione_sentimenti_umor_Mds.htm

29-06-2008; Aggiornamento:

 

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