Ho letto l’articolo «Religione di buoni sentimenti e senza umorismo?» e do la mia opinione.
Da qualche parte nella Bibbia c’è scritto che Paolo, pur di guadagnarne
qualcuno, si è fatto tutto a tutti (romano coi romani, greco con i greci e…
deficiente coi deficienti, aggiungerei).
Quindi, non possiamo di certo aspettarci che la gente accorra a Cristo
se lo si presenta come «non sorridente». Anch’io preferirei una chiesa
seria, ma se ben ricordo Cristo non mi ha conquistato con la sua santa
austerità, ma mi ha vinto col suo amore misericordioso e paziente,
magari attirando la mia attenzione proprio con cose accattivanti tipo
magliette di «Scegli Gesù», piuttosto che con «A-style», oppure con
musica reggaeton e hardcore con messaggi cristiani piuttosto che con
spazzatura varia. Se mi si fosse presentato diversamente avrei
senz’altro risposto al mio evangelista: «No grazie, tieniti il tuo
Gesù». Si è per caso mai visto Dio sorridere in una chiesa cattolica?
Credo molto di rado. Se l’albero si vede dai frutti... Non perché ogni
domenica facciamo festa, celebrando la Sua opera cantando a squarciagola
e danzando anche l’hip hop stiamo facendo qualcosa d’abominevole. Dio
stesso è un Dio che danza (Sofonia 3,17-18, per chi voglia cimentarsi
nei significati dei termini ebraici) e che si rallegra su di noi, Suoi
figli. Se iniziamo a considerare blasfemo qualcosa solo perché fa
sorridere, torniamo sotto la legge, siamo fuori strada e non
guadagneremo nessuna anima per Gesù.
Per il resto, amo molto Corrado Salmé, il suo sito, le testimonianze
raccolte e persino le barzellette; rendo gloria a Dio per Kakà e Le
Grottaglie che scendono in campo a predicare il Vangelo dove altri non
potrebbero arrivare, e lodo Dio anche per i cruciverba sulla sua Parola.
Piuttosto che la gente non la impari, meglio i cruciverba. Credo
fermamente che Dio approvi il mio discorso. C’è bisogno d’un
risveglio in tal senso.
Domanda finale:
Che cosa offende veramente Dio? Le strategie evangelistiche o il
legalismo a ogni costo? Siamo onesti!!! {30-06-2008}
2.
{Nicola Martella}
▲
Qui di seguito rispondo al contributo precedente. Come si sa, lo spettro delle
opinioni sulle cose non chiaramente rivelate, è molto variabile tra i cristiani.
Alcuni saranno d’accordo su alcune cose che hai scritto, mentre su altre meno.
Alcuni vedranno in tutto ciò che dici un «indizio» dell’apostasia; altri
sottoscriveranno tutto come elementi di rinnovamento.
■
L’umorismo biblico: Neanche io posso immaginarmi un Dio
«troppo serio» e senza il senso dell’umorismo, visto che ha creato il
sorriso e ha usato l’umorismo ad esempio per curare sia Giobbe (Gb 38ss)
sia Giona. Ad esempio, Dio disse con ironia a Giobbe: «Lo sai
di sicuro! poiché tu eri, allora, già nato, e il numero dei tuoi giorni
è grande!...» (Gb 38,21). Quando
Giona era al massimo della sua arrabbiatura contro Ninive, il mondo,
la vita e Dio stesso, come un pallone gonfiato prossimo all’esplosione,
Dio si avvicinò a lui e come usando uno spillo gli disse (posso
immaginarmi con molto senso dell’humour): «Fai tu bene a irritarti
così?» (Gna 4,4). Come se non bastasse la prima dose, «per guarirlo
dalla sua irritazione», fece nascere, crescere e morire il ricino(
vv. 6s). Dio insistette con la sua domanda: «Fai tu bene a irritarti
così a motivo del ricino?», mostrando il ridicolo di una situazione
paradossale nella mente di Giona: «Sì, faccio bene a irritarmi fino alla
morte» (v. 9). Solo allora Dio poté insegnargli la proporzione delle
cose (vv. 10s).
Si può ricordare anche Gesù che canzona pubblicamente i
rispettabili teologi impettiti (scribi e Farisei), dicendo tante cose
sarcasticamente su di loro (cfr. Mt 23), ad esempio «ciechi e guide di
ciechi» (Mt 15,14), «razza di vipere» (Mt 12,34) o «sepolcri imbiancati»
(Mt 23,27). Quanti discepoli di Gesù, che erano disprezzati dai capi
religiosi, si saranno fatto qui una santarisata nei loro
cuori, figuriamoci poi quando avranno raccontato tali cose tra di loro!
Anche Paolo
conosceva l’uso di ironia e sarcasmo e ne fece uso. Si pensi che cosa
scrisse dei giudaizzanti, che pretendevano la circoncisione dei
cristiani gentili: «Si facessero pur anche evirare quelli che vi
mettono sottosopra!» (Gal 5,12). Quanti Galati avranno dato un
sospiro di sollievo e avranno riso soddisfatti, leggendo o udendo tali
cose!
■ Dio che danza?: Quanto a certi tipi di musica gli animi
si dividono. Ancor più ciò accade per le danze rituali nelle
chiese. Alcuni pensano che esse avvenivano solo presso al tempio o in
connessione con esso e che mai si legge di qualcosa del genere nel NT
relativamente alle chiese, che erano per lo più «chiese in casa» (Rm
16). Quanto a Sofonia 3,17s e ai sedicenti termini ebraici, non ho
capito dove si voglia andare a parare. Traduco questo brano in modo
abbastanza letterale come segue: «Jahwè, il tuo Elohim, è in mezzo a
te, come un prode che salva; egli si rallegra di te con gioia, si
acquieta nell’amore suo, esulta di te con giubilo. 18Io
raccolgo quelli che sono in lutto lontano dall’assemblea solenne — essi
sono di te [o li raccolgo via da coloro che li colpiscono] — a causa mia
portano l’obbrobrio».
Per onestà bisogna dire che qui c’è l’immagine di Dio che esulta e
giubila anche a voce alta, ma di danza neppure l’ombra. Non vorrei che
alcuni trattino i termini ebraici come la gomma da masticare,
allungandola o accorciandola a proprio piacere. Visto che io voglio
sempre conoscere fin in fondo la verità che rende liberi, ho consultato
tutti i termini ebraici per danzare.
Il verbo ebraico chul «danzare» (lett. muoversi in
cerchio) ricorre solo in Gdc 21,21.23; Sal 87,7 (dove è insicuro; forse
chalal pi. «suonare il flauto»); cfr. 1 Sm 18,6 dove il verbo può
essere sia da chul «danzare» sia da chalal pi. «suonare il
flauto».
Il verbo ebraico charar «danzare» (da muoversi in cerchio,
vagare o avviluppare) si trova in questi brani: 2 Sm 6,14.16 (cfr. 1 Cr
15,29).
Il verbo ebraico fazaz «muover[si] (speditamente)» è usato
per danzare solo in 2 Sm 6,16.
Il verbo ebraico fasach «zoppicare» è usato ironicamente
per danzare solo in 1 Re 18,26.
Il verbo ebraico raqad «saltare» è usato per danzare in 1
Cr 15,26; Gb 21,11; Is 13,21.
Il verbo ebraico śachaq «(de)ridere, scherzare» è tradotto
da alcuni con danzare (in connessione con canto e musica) in 1 Sm 18,7;
2 Sm 6,5.21; 1 Cr 13,8; 15,29; Gr 30,19; 31,4.
Nessuno di tali verbi si trova in Sf 3,17s, anzi in tutto il libro di
Sofonia. Incrociando i termini Dio (o Iddio, Signore, Eterno,
Onnipotente, Altissimo) con la radice danzare e ballare e loro derivati,
ci sono nell’AT ben quattro versi, in cui tale collegamento esiste, ma
si riferiscono tutti due episodi simili: la danza rituale di Davide nel
portare l’arca a Gerusalemme (2 Sm 6,14.16; 1 Cr 13,8 prima fase; 15,29
seconda fase). Quindi di che parliamo? Come può la danza essere
l'obiettivo di Dio (per ricalcare un documento discutibile ricevuto da
te)?
Se c'è un obiettivo di Dio, chiaramente riconoscibile dall'inizio
alla fine della Bibbia, è abitare fra gli uomini: «E il Logos
divenne carne e piantò la tenda fra noi» (Gv 1,14). «Ecco la
tenda di Dio presso gli uomini; ed Egli abiterà con loro, ed essi
saranno suoi popoli, e Dio stesso sarà con loro e sarà loro Dio» (Ap
21,3).
■ Persone e testimonianza: Quanto al pastore e cantautore
siciliano, di cui tu parli, non mi esprimo, visto che lo hanno già fatto
altri a tinte fosche; in ogni modo, io e altri abbiamo visto alcune
performance poco edificanti in rete. Quanto alle persone che danno
testimonianza cristiana all’interno delle attività lavorative,
sportive e artistiche, non posso che approvare ciò; dissentirò solo
quando la loro vita non concorderà con la Parola di Dio o quando
affermeranno dottrine da cui dissento.
■ Quiz e affini: Quanto a quiz, cruciverba e indovinelli biblici,
essi sono un potente mezzo didattico per alfabetizzare la gente riguardo
alla Bibbia e per istruire i credenti. Avendo insegnato per più di due
decenni in una scuola biblica, so quanto siano preziosi come stimolo
alla ricerca e allo studio biblico. Dietro ai tre libri di «Radici» (1-2;
3-4;
5-6) si trovano tali quiz e affini; sono stati molto apprezzati da tanti studenti e fratelli. Anche alla fine del libro
«Dall’avvento alla parusia» si trovano;
ultimamente, un conduttore giudeo-cristiano se ne è particolarmente complimentato.
■ Domanda finale: Ad essa rispondo con un «dipende»: si può
essere allergici al legalismo (come me), ma anche a certe performance
che rendono un culto uno spettacolo da teatro e il conduttore, uno
showman. I gusti sono gusti! Non tutte le cose lecite, sono utili,
edificanti o liberatorie. Anche le cose lecite possono condurre a
dipendenza o a disonorare Dio, quando si confondono i mezzi con il fine.
«Ogni cosa m’è lecita, ma non ogni cosa è utile. Ogni cosa m’è
lecita, ma io non mi lascerò dominare da cosa alcuna» (1 Cor 6,12;
10,23). [►
L’etica della libertà e della responsabilità]
3.
{Gianni Siena}
▲
Il fatto che una storiella da me elaborata ed emendata da Nicola Martella, sia
stata «messa all’indice», mi fa venire i brividi. [►
Blasfemia fra umorismo e dottrina] E poi le proteste che
continuano ad arrivare, ma senza una vera base scritturale e citando
usanze giudaiche, nate da un prurito «religioso» biasimato da Cristo.
Non che io tema qualcosa, ma mi ricorda quanto avvenne a Gesù durante il
processo, che lo fece condannare. I suoi «fratelli» giudei, consapevoli
di mandare a morte un innocente, non entravano nelle sedi romane per non
«contaminarsi»... mandare a morte un innocente, per coprire il complotto
antiromano, era tutto quello che occorreva loro per salvare se stessi e
le apparenze della sottomissione a Roma. […]
Vorrei dire alla sorella Rosa Rapallo quanto segue. [►
Religione di buoni sentimenti e senza umorismo?] È probabile
che tali «Ebrei per Gesù» siano al «soldo» di qualche oscura
organizzazione? Non lo sappiamo. Tuttavia col loro modo di fare vediamo
che non lavorano per fare del bene a Israele né tanto meno mostrano di
amare la Chiesa di Gesù Cristo, visto che mettono continuamente gli uni
contro gli altri. Ogni elemento diventa un pretesto per danneggiare
l’immagine della Sposa di Cristo. Visto che se la sono presa con noi in
modo evidentemente strumentale; si può nutrire qualche dubbio se essi
siano Giudei che conoscono la grazia divina che rende veri Cristiani.
Vorrei dire a Rosa che ho dovuto sopportare (mi si rivolta ancora lo
stomaco) per 28 anni, in fabbrica, le insinuazioni contrarie alla
Parola, relative alla concezione verginale del Messia Gesù: vi credo
senza riserve! In quei frangenti ho combattuto il «buon combattimento»
anche con qualche battuta ironica e con qualche ammissione sincera
relativa alla difficoltà di credere, umanamente, in ciò. Da
quest’esperienza scaturisce la mia vena ironica nel raccontare i
fatterelli e nel piegare ad arte certe figure e temi, già maltrattati
dal mondo non cristiano — non senza preoccuparmi di rispettare il senso
e la lettera delle Scritture. Succede che qualcuno viene a raccontarmi
una storia realmente sudicia sul «padre» di Gesù; un altro mi racconta i
dilemmi di Gesù infante che s’interrogava sui suoi genitori. La Bibbia
dice appunto che Giuseppe è solo il suo padre putativo ma, qui casca
l’asino di coloro che definiscono Maria «sempre vergine», Gesù si chiede
(sempre secondo l’autore della barzelletta): «Io di chi sono dunque
figlio?!». Non sono forse «loro», i propugnatori di una perpetua
verginità di Maria, in gran parte i colpevoli di questi dubbi nella
mente della gente?! [►
Verginità a vita di Mariàm? Parliamone]
Dovendo subire quest’assalto ogni giorno e per quasi tre decenni, ho
cominciato a mettere in ridicolo le idee di coloro che volevano
schernire il Signore e me. Senza attaccarli direttamente ma diffondendo
un «verbo» inusuale e inducendoli a riflettere sulle loro posizioni
dettate da ignoranza, come qualche approfondimento personale con
qualcuno metteva in luce. Ne è nata una produzione realmente simpatica e
non superficiale: come la barzelletta sul convegno ecumenico con quel
tema in discussione. Pur con le dovute differenze vorrei ricordare a
Rosa che un’operazione del genere la fece l’Esercito della Salvezza,
relativamente all’innodia al tempo molto attuale e fresca. Diceva
William Booth: «Perché solo il diavolo deve avere delle belle canzoni?».
Parafrasando Booth, la cui devozione non è in dubbio, dico anch’io:
«Perché solo il diavolo deve riuscire a far ridere?». Porgo un caro
saluto in Cristo a Rosa e a tutti quanti... estimatori e censori, non
importa.
4.
{Alessandra Bedin}
▲
Voglio dire
una cosa riguardo alla signora siciliana, che denigrava ogni forma
«libera» (e non «libertina») di cristianesimo. La Parola di Dio letta
senza lo Spirito di Dio è assolutamente nociva. La lettera uccide,
mentre è lo Spirito che vivifica. Ecco da dove escono i «talebani» e i
testimoni di Geova.
Grazie a Dio, però, Gesù ci ha lasciato il Suo Spirito perché avessimo
l’unzioneche
ci desse credibilità e potenza, oltre a presentarci come persone
equilibrate e portatrici di
frutto(Galati
5,22), cosa di cui questa persona non pare abbondare. E aggiungo che per
ogni persona che giudica e
non partecipa(Matteo
11,16-17)vi
è un caro prezzo da pagare: la
sterilità spirituale, appunto (2
Samuele 6,14-23). Quindi, molta
attenzionea come si
parla. In definitiva, chi si oppone all’opera di Dio (che ha i suoi
tempi e i suoi modi che non sono i nostri, vedi Isaia 55,8), in
qualunque modo essa si svolga (Dio ha scelto le cose deboli del mondo
per svergognare le forti, vedi anche 1 Corinzi 1,25),
si mette contro Dio stesso (Atti
5,28-29 e versetti 38-39). Io preferirei non combattere contro Dio
stesso, ma costei forse non si pone questo problema... Dimmi se ho
ragione o no. E cosa ne pensi. {01-07-2008}
5.
{Nicola Martella}
▲
Qui di seguito
rispondo al contributo precedente.
■ Scrittura e Spirito: Affermare che la lettura della Parola di
Dio possa essere assolutamente nociva, è un’affermazione grave e
pericolosa, di cui bisogna assumersi le responsabilità. Ci sono stati
vari nemici dell’Evangelo (atei, agnostici, giudei, islamici, ecc.),
quindi persone che non avevano lo Spirito di Dio ma solo ideologia, che
l’hanno letta solo per trovare motivi per screditarla e, toccati dalle
parole di Gesù, hanno accettato la grazia di Dio. Tirare fuori di un
lungo contesto un verso per affermare che la lettera uccide, mentre è lo
Spirito che vivifica, non solo è sbagliato, ma pericoloso, poiché apre
le porte allo spiritualismo soggettivo e all’arbitrio spiritualista
basati su nuove presunte rivelazioni. Di questo abbiamo già parlato
insieme nel tema di discussione «Blasfemia o dualismo? Parliamone», a cui rimando.
Per tutti i personaggi del NT, Gesù, gli apostoli, Paolo, gli scrittori
del NT e quant’altri, la Parola di Dio aveva estrema autorità, citandola
infatti in modo ricorrente e affermando in modo incontrovertibile: «Sta
scritto!». Come può essere lo Spirito di Dio in contrasto con la Parola
di Dio, in cui lo Spirito Santo parla? Paolo, parlando ai Giudei di
Roma, identificò così le predicazioni profetiche: «Ben parlò lo
Spirito Santo
ai vostri padri per mezzo del
profeta Isaia dicendo…» (At 28,25). Così fecero, ad esempio,
Davide (At 1,16 «profezia della Scrittura pronunziata dallo Spirito
Santo per bocca di Davide»; 4,25), i profeti (2 Pt 1,21) e i
credenti (At 4,31 «furono tutti ripieni dello
Spirito Santo, e annunziavano la
parola di Dio con franchezza»). Ciò che disse Dio nell’AT,
nel NT viene attribuito allo Spirito Santo (Eb 10,15ss). Addirittura è
la Scrittura a dirci che cosa fa lo Spirito (Gcm 4,5). Non a caso è
affermato che la «spada dello Spirito… è la Parola di Dio» (Ef
6,17). Un ebreo cristiano, scrivendo ad altri ebrei, basò tutto il suo
ragionamento e tutta la sua dimostrazione sulla sacra Scrittura e
affermò assolutamente: «La Parola di Dio è vivente ed efficace, e più
affilata di qualunque spada a due tagli, e penetra fino alla divisione
dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolle; e giudica i
sentimenti ed i pensieri del cuore» (Eb 4,12).
Chi pensa che lo Spirito di Dio possa agire senza la Parola di Dio e al
di fuori di essa, si inoltra su un pericoloso territorio minato, tipico
dello spiritualismo mistico o addirittura esoterico cristianizzato,
aprendo porte e portoni al soggettivismo, all’arbitrio, allo gnosticismo
e a false dottrine d’ogni genere. Alla fine di tale percorso c’è la
bancarotta o naufragio quanto alla fede (1 Tm 1,19; cfr. 2 Tm 3,8) o
addirittura il pericolo di essere strumenti inconsapevoli di un falso
angelo di luce! (2 Cor 11,13ss). Scivolando continuamente sulla scia di
un misticismo soggettivo, si finisce allora per essere sedotti e
seduttori riguardo a dottrine di demoni, spacciate per rivelazioni
divine da parte di spiriti seduttori che lentamente prendono il
controllo (1 Tm 4,1ss). In tale contesto Paolo ingiunse a Timoteo la via
legittima: «Bada a te stesso e all’insegnamento; persevera in queste
cose, perché, facendo così, proteggerai te stesso e quelli che ti
ascoltano» (v. 16). I cosiddetti cristiani confusi genereranno
confusione, ma sopravvivrà all’apostasia (disaffezione dalla fede) solo
chi continuerà a tagliare «rettamente
la parola della verità» (2 Tm
2,15).
Altra cosa è una lettura della sacra Scrittura mediante il «filtro
ideologico» delle tradizioni (cfr. scribi e farisei), della logica del
vecchio patto applicata al nuovo patto (giudaizzanti; cfr. Gal; Col),
delle dottrine particolari (p.es. gnostici materialisti e gnostici
spiritualisti in Corinto; 1 Cor 15,29 battezzati per i morti; cfr. 2 Tm
2,18 resurrezione già avvenuta), delle rivelazioni e visioni particolari
(Col 2,18) e così via.
■ Via mistica?: Non entro in merito alle differenze fra
Alessandra e Rosa, visto che già ne ho parlato. Evidenzio alcune cose
che dovrebbero essere una risposta della prima alla seconda, ma che sono
piene di aspetti discutibili.
Quanto all’unzione,
dov’è scritto che essa ci dà credibilità e potenza? Tali
termini non ricorrono mai insieme nel NT, ma sono il prodotto di una
speculazione mistica odierna. Ogni cristiano è per definizione un «unto»
e seguace dell’«Unto», ossia del Messia-Re, e lo diventa nel momento
della rigenerazione e del suggellamento mediante lo Spirito Santo. Il
termine «unzione» ricorre nel NT solo in 1 Gv 2,20.27, capitolo nel
quale l’apostolo fa appunto un gioco di parole in greco fra «Unto»
(Cristo), gli «unti» (o coloro che hanno ricevuto l’unzione; tutti i
veri cristiani; coloro che osservano la sua parola, v. 5) e gli
anti-unti (v. 18s.22), i «falsi cristi», ossia coloro che si presenta al
posto (anti) di Cristo (quindi contro di lui).
Non va bene prendere Mt 11,16s fuori contesto, visto che Gesù
parlava con un esempio ai Giudei del suo tempo riguardo al messaggio
penitenziale di Giovanni Battista (vv.12s), che faceva una vita di
anacoreta, e il messaggio di Gesù, che viveva tra la gente. La
spiegazione del detto popolare (vv. 16s) si trova nei vv. 18s: sia alla
«musica» (messaggio) di Giovanni, sia a quella di Gesù, i Giudei hanno
trovato delle scuse. Il messaggio è la cosa principale non
l’illustrazione o la parabola!
Non va bene neppure prendere 2 Sm 6,14-23 fuori contesto, per
prospettare agli altri il pericolo di «sterilità
spirituale». Ciò che avvenne singolarmente durante la
teocrazia d’Israele non deve valere per la gente del nuovo patto, a meno
che non sia esplicitamente menzionato e comandato. In tutto il NT non si
troverà mai un solo esempio di danza rituale, espressamente scritta,
comandata o raccomandata alle chiese! La normalità delle chiese era
quella delle «chiese in casa» (cfr. Rm 16). In tali piccole case non
c’era spazio per danze rituali. Inoltre, viene raccomandato quanto
segue: «Quando vi radunate, avendo ciascun di voi un salmo, o un
insegnamento, o una rivelazione, o un parlare in altra lingua, o una
interpretazione, si faccia ogni cosa per l’edificazione. […] ogni cosa
sia fatta con decoro e con ordine» (1 Cor 14,26.40). In questo luogo
deputato a tale raccomandazione, non si parla di danza rituale.
Posso sottoscrivere la raccomandazione: «Quindi,
molta attenzionea come
si parla». Essa vale anche per Alessandra. È vero che Dio «ha i suoi
tempi e i suoi modi che non sono i nostri», ma non significa che ciò che
noi facciamo (ad esempio danze rituali) siano per forza gradite a Dio:
questo sarebbe un falso sillogismo. I cristiani, per fare la volontà di
Dio, devono agire sempre in sintonia con la volontà di Dio, chiaramente
espressa nel NT; altrimenti ci si può ingannare e imbrogliare.
È vero che «Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le
forti», ma ciò non significa che le cose che facciamo onorino per forza
Dio. Pretendere che chi si oppone alle cose che facciamo,
si metta contro Dio stesso, può essere un terribile
inganno, dovuto anch’esso a un falso sillogismo.
■ Il rapporto con la Parola: Riformulando un proverbio, si può
affermare: «Dimmi come tratti la sacra Scrittura e ti dirò chi sei». C’è
un approccio ideologico alla Bibbia e uno legittimo, di sottomissione e
riverenza.
Io posso non concordare con molte cose che Rosa ha affermato, sebbene
comprenda la sua preoccupazione dinanzi a tante degenerazioni nel
cosiddetto «mondo cristiano». Dall’altra parte però sono alquanto
preoccupato nel vedere un uso così disavveduto della Parola di Dio da
parte di Alessandra. In ambedue, sebbene abbiate convinzioni
diametralmente opposte, vedo il tentativo di
«aggiustarsi» la Parola di Dio secondo le proprie convinzioni;
questo è sempre molto pericoloso. In tal modo si rischia sempre di
andare «oltre ciò che è scritto» (1 Cor 4,6) e di rendersi così
colpevoli, chi per un orizzonte troppo stretto, chi per uno troppo
largo. Chi non vuole essere un operaio confuso e confondente, deve
tagliare rettamente la «Parola della verità» (2 Tm 2,15). Ciò
significa che, invece di trovare versetti per le proprie tesi,
togliendoli qua e là e unendoli ideologicamente a proprio uso e consumo
(versettologia), bisogna fare sempre un’esegesi contestuale,
ossia rispettando non solo la rivelazione progressiva e la differenza
dei due patti, ma anche il contesto letterario, storico e culturale in
cui i singoli brani sono inseriti. Bisogna chiedersi: «Che cosa insegna
la Parola di Dio su tale soggetto?». A tale riguardo bisogna distinguere
i brani descrittivi (p.es. Davide che danza), da quelli ingiuntivi, in
cui viene comandato da Dio qualcosa con chiarezza. Poi bisogna
analizzare la Scrittura mettendo sul tavolo tutte le questioni (pro,
contro, altro), in conformità dell’esegesi contestuale già menzionata.
In tal modo, invece di piegare la Parola alle proprie convinzioni o alla
convenzioni di gruppo, bisogna sottomettersi alla Parola in ciò che essa
dice veramente e chiaramente.
6.
{Rosa Rapallo}
▲
Alessandra Bedin, tu non mi conosci e mi identifichi come una che non ha
equilibrio e non porta frutto! […] Intanto ti informo che io sono una persona
molto solare e allegra, come dice la Scrittura: «Siate sempre allegri». Vado al
dunque prima che tu m’insulti, identificandomi come uno «spirito “siciliano”»,
ci tengo a dire che me ne vanto di ciò! Ti faccio notare che ho vissuto la
maggior parte della mia vita nel cuore dell’Europa e ne vedo di tutti colori.
Ci sono tante chiese cosiddette cristiane, che fanno
entrare in chiesa i porci, affermando che tanto li ha fatto Dio!
Svegliatevi.
Quale danza vuole Dio? Io stessa danzo a casa
quando mi prende lo spirito, voglio fare spettacolo? Sebbene io avessi parlato
di un pastore e cantautore, senza farne il nome, cosa che hai fatto tu con
ammirazione, posso constatare che quelle danze fatte tanto per divertire il
pubblico, sono secondo la carne. Mi citi i versi, dove Mical disprezzò Davide;
lui era un re, era diverso, e non era davanti al Signore e non stava offrendo un
servizio sacro, cosa che spettava ai Leviti.
Cosa ha da fare un tavolo in mezzo a una sala, con una
bandiera tricolore «italiana» e al centro una corona? E un gruppo di ragazze
danzano li davanti: a che scopo? E poi seguono recite di ragazze con musica
Rap... E poi lei stessa mi cita la chiesa cattolica? Perché non si fa lo stesso
oggi nelle chiese evangeliche!? Le mimiche si fanno al teatro con i
burattini, e non i figli di Dio in chiesa. I puri stanno davanti la presenza di
Dio, piegando le ginocchia, digiunando giorno e notte! Dov’è l’Evangelo di
Cristo? per evangelizzare, ci vogliono i balletti e le magliette con la scritta
di Gesù? Ho la parola di Dio che è un martello che spezza il sasso! (Geremia
23,29). Con una sola predica di Pietro si convertirono 3 mila persone; era pieno
di potenza e non ballava… E sulla tunica non aveva scritto «Jesus», non aveva
bisogno di barzellette, ma era ripieno di Spirito Santo (Atti 2,44). Poi quanto
alle barzellette, hai mai letto nella Bibbia tale cosa? Ma oggi dove
l’hanno trovato il Signore in un circo equestre? Dico questo, con tutto il mio
rispetto per il Signore Gesù, Re di Gloria.
Le danze sono cose secondo la carne e senza
spirito, imparate provando; non è una critica per carità, ma una constatazione!
Un conto è che stai lodando, scende il Signore e dà la sua unzione... Allora si
danza sotto tale impulso! Davide non fece le prove, ma preso dalla gioia e dallo
Spirito, lo fece.
In America hanno la «risata», si sbellicano,
l’ho visto io con i miei occhi, e poi buttarsi a terra — anche pastori!!!
— tenendosi la pancia!
Guarda che la siciliana abita nel cuore dell’Europa da
30anni. Conosco tante cose che tu certamente non sai. Ho visto in Italia in una
tenda, facevano delle recite, in una scena due uomini discutevano tra
loro, uno prega per l’altro, non cade! Poi prende un calzino «puzzolente» e
l’altro cade a terra! Non e un sacrilegio?
Mi citi la chiesa cattolica, perché nelle chiese
evangeliche non si fa lo stesso? (non tutte certo). Qual è la differenza tra i
cattolici ed evangelici? Certo non abbiamo gl’idoli! Ma poi si fa ciò che non si
dovrebbe fare. Che poi io mi metta contro Dio, è il colmo! Io ho timore di Dio
(1 Corinzi 2,3-4; 3,13-20;). «A me poi pochissimo importa d’essere giudicato
da voi, o da un tribunale umano, poiché non ho coscienza di colpa alcuna» (1
Cor 4,3-4). {02-07-2008}
7.
{Nicola Martella}
▲
Avendo già affrontato sufficientemente i temi accennati qui sopra dalla lettrice
e anche da Alessandra Bedin, mi astengo da ulteriori lunghi commenti, rimandando
a quanto già detto. Condivido le preoccupazioni generali di Rosa, ma non sempre
le sue convinzioni nel dettaglio, poiché molte di tali preoccupazioni vanno di
là dai temi danza, mimiche e umorismo.
Posso condividere l’avversione per la cosiddetta
«risata nello Spirito» e il cosiddetto «culto con animali», di cui parlo
nell’articolo «Relazione fra animali e uomo nella creazione», Temi delle origini,
Le Origini 1 (Punto°A°Croce, Roma 2006), pp. 359-367. Come lei ho
anche molte riserve riguardo alle danze liturgiche nelle chiese. Ho però altre
convinzioni su recite e mimiche come strumento d’evangelizzazione (qui dipende
tutto dai metodi e dai contenuti); anche i profeti usavano accompagnare le loro
parole con una gestualità esemplificativa e azioni simboliche (si veda, ad
esempio, Geremia e il suo giogo, Ezechiele e anche Agabo). Anche riguardo ai
generi retorici dell’umorismo (ironia, sarcasmo, ecc.) ne ho parlato già sopra e
altrove, mostrando che anche Dio, i profeti, Gesù e Paolo ne fecero uso; tutto
dipende quindi dal tempo, dalle circostanze e dai contenuti. /p>
Anche qui posso adattare uno dei miei motti: Il contrario di un’azione
sbagliata può essere un’altra azione sbagliata di segno contrario. Qui
la medicina sta spesso nell’equilibrio. Per ottenere quest’ultimo,
bisogna fare una rigorosa esegesi contestuale, per appurare che cosa la Bibbia
affermi veramente e chiaramente di un certo soggetto.
8.
{Rosa Rapallo}
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La pace sia con te fratello
Siena. Rispondo con piacere al tuo post, leggo la tua franchezza e
sincerità. Si possono commettere degli errori senza accorgerci, magari
credendoci nel giusto.
Riprendo
il discorso degli Ebrei, ti faccio presente che tutt’ora leggono la
Bibbia con un’asticina, non per non toccarla come s’è detto ma per
rispetto alla santa Parola; t’informo che non sono un’organizzazione ma
una grande Sinagoga ebraica, nella città non piccola, dove risiedo io
all’estero. Mio marito stesso e alcuni fratelli, visitandoli, hanno
visto ciò, e non per sentito dire. Sappiamo che non hanno amore per Gesù
e per i cristiani, ma hanno un santo timore di Dio.
Capisco le lotte che hai passato con dei miscredenti per anni, e che la
tua «forse» e stata una reazione; così di conseguenza hai pensato:
«Perché il diavolo deve avere belle canzoni e noi cristiani no?» — è
stato detto da te! Fratello sappiamo dalla Parola, che Satana è la
contraffazione delle cose di Dio, è la scimmia, copia tutto! E lo
dobbiamo copiare noi? Così non sia, noi salvati siamo gli originali:
cantiamo, lodiamo, ci rallegriamo... ma non manchiamo di rispetto al
Signore. Se già nel mondo non e rispettoso parlare d’una persona non
presente, quando più fare delle rime, umori e barzellette, usando il
nome santo di Gesù, Maria e Santi? «Non usare il nome d’Eterno, ch’è
il Dio tuo invano, perché l’Eterno non terrà per innocente chi avrà
usato il suo nome invano» (Esodo 20,7).
«Or come furono giunti all’aia di Kidon, Uzza stese la mano per
reggere l’arca, perché i buoi la facevano piegare, e l’ira di Dio
s’accese contro Uzza, e l’Eterno lo colpì, per avere steso la mano
sull’arca, e qui mori dinanzi a Dio» (1Cronache13, 9).Poi
sappiamo che Davide stesso non volle con sé l’arca perché ebbe paura.
Abbiamo un santo timore; è lo stesso Dio d’allora, è lo stesso d’oggi. «Un
figlio onora suo padre, e un servo il suo Signore, e se io sono Signore
dov’è l’onore che m’è dovuto?» (Malachia 1,6). Dio ti benedica. {02-07-2008}
9.
{Nicola Martella}
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Cara Rosa,
aspettando che Gianni Siena ti risponda, faccio io qualche riflessione
sulle tue parole. Da quanto scrivi, mi viene il dubbio se tu legga o
meno le mie risposte in rete, visto che ti metti a parlare nuovamente di
cose, a cui t’avevo risposto (p. es. l’assicella degli ebrei e questi
ultimi). Oppure non le tieni semplicemente presenti. A Roma si dice: «A
fra’, a che serve?». Questo è come parlare a sordi.
Ti faccio presente che una sinagoga è per legge un’organizzazione a
tutti gli effetti, come lo è una chiesa locale. Poi i tuoi argomenti qui
sopra sono molto deboli, specialmente quello di non nominare il nome di
Dio invano: il nome di Dio
è «Jahwè» e gli Ebrei al tempo dell’AT ben lo conoscevano nella
pronuncia e nel significato. Nel nominare il nome di Dio c’era quindi un
uso corretto e uno scorretto. Ad esempio, gli Ebrei erano obbligati
dalla Torà a giurare per il nome di Dio e lui soltanto; quindi lo
nominavano (Dt 6,13; cfr. Gs 9,18; 1 Sm 19,6; 20,42; Is 19,18). Nel
culto lo invocavano e cantavano a Lui, visto che ricorre in molte
formule liturgiche (Nu 10,35s; 2 Cr 6,41) e nei Salmi (132,8). L’uso di
non nominare mai il nome di Dio e di non scriverlo, ma di sostituirlo
con HaŠem «il Nome» è una moda giudaica venuta in tempi postumi
rispetto all’AT ed era dettato in parte dalla superstizione popolare o
da timori religiosi infondati. Dio però non aveva mai chiesto o
comandato tutto ciò. Nell’usare il nome di Dio c’è quindi un uso
corretto e uno scorretto (invano, fuori luogo; bestemmia Es 22,28;
Lv 24,16). Che c’entra questo però con un umorismo pulito e costumato
che non nomina Dio invano né lo disonora?
Attenzione al
polisantismo, ossia a un politeismo cristianizzato! Non si deve estendere
il comandamento relativo a Dio ad altre persone. Che forse Adamo e Eva,
Mosè, i profeti e altri personaggi biblici sono Dio? Anche di queste
persone si può parlare bene o male (come per me o per te) e, secondo i
casi, potremo approvare o disapprovare ciò; fare dell’umorismo pulito e
costumato, in cui questi personaggi compaiono, non significa disonorare
queste persone né tanto meno Dio.
Attenzione alla versettologia, ossia all’uso fuori contesto di
versi biblici. Infatti che c’entra ciò con Uzza e con Mal 1, 6. Mistero!
Questa è semplicemente versettologia fuori posto che col tema non ha
direttamente a che fare. Si può avere un gran timore di Dio anche
facendo un sano e benefico umorismo, che non nomina Dio invano!
Ci vuole
equilibrio nelle cose. Per fare un esempio, è come col sesso (scusa
l’esempio, ma è molto chiaro, anche nella Bibbia): c’è un uso legittimo
(nel matrimonio) e altri usi illegittimi (prostituzione, fornicazione,
adulterio, ecc. ); siccome ci sono molti usi sessuali che disonorano
Dio, bisogna dire per questo che ogni tipo d’attività sessuale è
sbagliata? È ciò che facevano gli gnostici spiritualisti di Corinto, che
affermavano: «È bene per l’uomo di non toccare donna» (1 Cor
7,1), ossia nessuna in assoluto; l’altra fazione, costituita da gnostici
materialisti, affermava che, essendo ormai salvati, si potesse andare
con le prostitute e mangiare nei templi pagani (1 Cor 5,9ss; 6,15-20).
Dobbiamo gettare via sempre il bambino con tutta l’acqua sporca? o non è
meglio mettere delle regole morali di buona creanza? Paolo consigliò la
via legittima: «Per evitare le fornicazioni, ogni uomo abbia la
propria moglie, e ogni donna il proprio marito. Il marito renda alla
moglie quel che le è dovuto; e lo stesso faccia la moglie verso il
marito» (1 Cor 7,2s). Tale equilibrio tra vari estremismi vale anche
per l’umorismo.
Il punto focale è se si è puri o contaminati di mente in ciò che
si dice e si fa: «Tutto è puro per quelli che son puri; ma per i
contaminati e increduli niente è puro; anzi, tanto la mente che la
coscienza loro son contaminate» (Tt 1,15). E qui sta il punto: i
puri produrranno cose pure; i contaminati produrranno cose impure. Poi,
per il resto, caso mai si esce fuori del seminato, ognuno necessita di
esortazione, ammonimento e correzione, per essere ricondotti a ciò che è
legittimo, nobile e buono (Fil 4,8). Da parte mia, io rifiuto di
pubblicare tutto ciò che non corrisponde a precisi canoni etici,
biblici e di buon senso.
Inoltre, come per ogni cosa nella vita, c'è un tempo per questo e
un o per quello. C'è un tempo per adorare, predicare, evangelizzare,
eccetera, e c'è un tempo per avere tempi in cui ridere insieme,
raccontandosi in modo umoristico storielle e aneddoti che mostrano le
debolezze dei forti cristiani, i piccoli vizi mentali dei «santi»
credenti e le ombre dei «figli di luce». Anche questo è terapeutico. Lo
è anche mettere in mostra quando i credenti, coscienti o meno,
inghiottono cammelli e colano moscerini.
Termino qui. Vedo che, sebbene ti sia stato già risposto in altri
contributi, continui a esporre sempre gli stessi argomenti, come se le
risposte altrui non esistessero. Per questo, vorrei che chiudiamo tra di
noi questo soggetto, perché ci fa solo ripetere. {Nicola Martella}
10.
{Gianni Siena}
▲
Quando
l’apostolo Paolo esorta i credenti a non lasciarsi andare a buffonerie e
facezie scurrili, egli intende il pettegolezzo, la curiosità morbosa sui
temi «piccanti», accompagnato da immagini e parole oscene che escono dal
cuore e contaminano chi le racconta e chi le ascolta: cose di sesso
soprattutto.
Vale anche per le figure religiose della Bibbia, quando Gesù parla di
padre Abramo che nega ogni soccorso al ricco, egli sta colpendo la
credenza d’alcuni ebrei, secondo la quale i «santi» (ebr. avot
«padri») potevano far qualcosa per i vivi. Certi «ebrei», costoro
appunto, si sono scandalizzati e oggi Gesù sarebbe messo all’indice come
un «blasfemo»!
Aver scelto un mezzo così comune come la barzelletta, per far ridere e
riflettere sulle tematiche bibliche, che cosa sarà mai!? Nelle nostre
chiese evangeliche si raccontano questi episodi veri o inventati
(«fiction» umoristiche) da sempre: io ho 53 anni e le ho sempre sentite.
Se il Signore dovesse mandare all’inferno per una barzelletta so che
«nessuna carne scamperebbe»! Ma non è così.
«Qualcuno» ha avuto l’idea d’aprire una rubrica sul suo sito. Questo
«esecrabile» e «losco» «peccatore» si chiama Nicola Martella.
Dato che, invitato da lui a collaborare, ho raccontato ogni sorta di
faccenduole, vere, inventate o riprese da altri e ripulite così da
proporle a un «casto» e «sobrio» pubblico di credenti navigatori... se
alcuni di costoro volessero casomai «lapidarci», se riconosciuti
colpevoli (= me in seconda istanza rispetto all’imputato principale) e
«degni di morte», per aver commesso il reato di «istigazione al riso»,
ebbene costoro si facciano avanti ed eseguano la «sentenza»... infatti
abbiamo intenzione di continuare!
Nelle chiese «evangeliche» succedono cose realmente strane
rispetto alla Parola di Dio e all’etica cristiana, ma la massa dei
frequentatori, con una certa dose di apatia o addirittura di tollerante
ipocrisia, ha sempre approvato coloro che le commettono.
Con ciò chiudo ogni polemica e ritorno a un sano scrivere, non sono
interessato battagliare via internet con chicchessia. {03-07-2008}
11.
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12.
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