Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Le diversità possono essere una risorsa oppure diventano un problema.

 

Ecco le parti principali:
■ Entriamo in tema (il problema)
■ Uniti nella verità
■ Le diversità quale risorsa
■ Le diversità e le divisioni
■ Aspetti connessi.

 

Il libro è adatto primariamente per conduttori di chiesa, per diaconi e per collaboratori attivi; si presta pure per il confronto fra leader e per la formazione dei collaboratori. È un libro utile per le «menti pensanti» che vogliano rinnovare la propria chiesa, mettendo a fuoco le cose essenziali dichiarate dal NT.

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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DEVOZIONE SENZA UMORISMO? PARLIAMONE

 

 a cura di Nicola Martella

 

Eravamo partiti dall’articolo «Blasfemia o dualismo?» (1. reperto biblico; 2. dualismo integralista) e dalla sua discussione. Poi, Gianni Siena, attaccato dal «Centro antiblasfemia» (alias «Ebrei per Gesù»), che mettono l’etichetta di «blasfemo» pressoché su tutto ciò che non rientra nei loro gusti morali, rispondendo loro ha parlato di Blasfemia fra umorismo e dottrina. Dopo ciò, Nicola Martella ha discusso con Rosa Rapallo sulla seguente questione: Religione di buoni sentimenti e senza umorismo?. Qui di seguito diamo occasione di discutere quest’ultimo aspetto.

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster (E-mail)

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I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Alessandra Bedin

2. Nicola Martella

3. Gianni Siena

4. Alessandra Bedin

5. Nicola Martella

6. Rosa Rapallo

7. Nicola Martella

8. Rosa Rapallo

9. Nicola Martella

10. Gianni Siena

11.

12.

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Alessandra Bedin}

 

Ho letto l’articolo «Religione di buoni sentimenti e senza umorismo?» e do la mia opinione. Da qualche parte nella Bibbia c’è scritto che Paolo, pur di guadagnarne qualcuno, si è fatto tutto a tutti (romano coi romani, greco con i greci e… deficiente coi deficienti, aggiungerei).

     Quindi, non possiamo di certo aspettarci che la gente accorra a Cristo se lo si presenta come «non sorridente». Anch’io preferirei una chiesa seria, ma se ben ricordo Cristo non mi ha conquistato con la sua santa austerità, ma mi ha vinto col suo amore misericordioso e paziente, magari attirando la mia attenzione proprio con cose accattivanti tipo magliette di «Scegli Gesù», piuttosto che con «A-style», oppure con musica reggaeton e hardcore con messaggi cristiani piuttosto che con spazzatura varia. Se mi si fosse presentato diversamente avrei senz’altro risposto al mio evangelista: «No grazie, tieniti il tuo Gesù». Si è per caso mai visto Dio sorridere in una chiesa cattolica? Credo molto di rado. Se l’albero si vede dai frutti... Non perché ogni domenica facciamo festa, celebrando la Sua opera cantando a squarciagola e danzando anche l’hip hop stiamo facendo qualcosa d’abominevole. Dio stesso è un Dio che danza (Sofonia 3,17-18, per chi voglia cimentarsi nei significati dei termini ebraici) e che si rallegra su di noi, Suoi figli. Se iniziamo a considerare blasfemo qualcosa solo perché fa sorridere, torniamo sotto la legge, siamo fuori strada e non guadagneremo nessuna anima per Gesù.

     Per il resto, amo molto Corrado Salmé, il suo sito, le testimonianze raccolte e persino le barzellette; rendo gloria a Dio per Kakà e Le Grottaglie che scendono in campo a predicare il Vangelo dove altri non potrebbero arrivare, e lodo Dio anche per i cruciverba sulla sua Parola. Piuttosto che la gente non la impari, meglio i cruciverba. Credo fermamente che Dio approvi il mio discorso. C’è bisogno d’un risveglio in tal senso.

     Domanda finale: Che cosa offende veramente Dio? Le strategie evangelistiche o il legalismo a ogni costo? Siamo onesti!!! {30-06-2008}

 

 

2. {Nicola Martella}

 

Qui di seguito rispondo al contributo precedente. Come si sa, lo spettro delle opinioni sulle cose non chiaramente rivelate, è molto variabile tra i cristiani. Alcuni saranno d’accordo su alcune cose che hai scritto, mentre su altre meno. Alcuni vedranno in tutto ciò che dici un «indizio» dell’apostasia; altri sottoscriveranno tutto come elementi di rinnovamento.

     ■ L’umorismo biblico: Neanche io posso immaginarmi un Dio «troppo serio» e senza il senso dell’umorismo, visto che ha creato il sorriso e ha usato l’umorismo ad esempio per curare sia Giobbe (Gb 38ss) sia Giona. Ad esempio, Dio disse con ironia a Giobbe: «Lo sai di sicuro! poiché tu eri, allora, già nato, e il numero dei tuoi giorni è grande!...» (Gb 38,21). Quando Giona era al massimo della sua arrabbiatura contro Ninive, il mondo, la vita e Dio stesso, come un pallone gonfiato prossimo all’esplosione, Dio si avvicinò a lui e come usando uno spillo gli disse (posso immaginarmi con molto senso dell’humour): «Fai tu bene a irritarti così?» (Gna 4,4). Come se non bastasse la prima dose, «per guarirlo dalla sua irritazione», fece nascere, crescere e morire il ricino( vv. 6s). Dio insistette con la sua domanda: «Fai tu bene a irritarti così a motivo del ricino?», mostrando il ridicolo di una situazione paradossale nella mente di Giona: «Sì, faccio bene a irritarmi fino alla morte» (v. 9). Solo allora Dio poté insegnargli la proporzione delle cose (vv. 10s).

     Si può ricordare anche Gesù che canzona pubblicamente i rispettabili teologi impettiti (scribi e Farisei), dicendo tante cose sarcasticamente su di loro (cfr. Mt 23), ad esempio «ciechi e guide di ciechi» (Mt 15,14), «razza di vipere» (Mt 12,34) o «sepolcri imbiancati» (Mt 23,27). Quanti discepoli di Gesù, che erano disprezzati dai capi religiosi, si saranno fatto qui una santarisata nei loro cuori, figuriamoci poi quando avranno raccontato tali cose tra di loro!

     Anche Paolo conosceva l’uso di ironia e sarcasmo e ne fece uso. Si pensi che cosa scrisse dei giudaizzanti, che pretendevano la circoncisione dei cristiani gentili: «Si facessero pur anche evirare quelli che vi mettono sottosopra!» (Gal 5,12). Quanti Galati avranno dato un sospiro di sollievo e avranno riso soddisfatti, leggendo o udendo tali cose!

 

     ■ Dio che danza?: Quanto a certi tipi di musica gli animi si dividono. Ancor più ciò accade per le danze rituali nelle chiese. Alcuni pensano che esse avvenivano solo presso al tempio o in connessione con esso e che mai si legge di qualcosa del genere nel NT relativamente alle chiese, che erano per lo più «chiese in casa» (Rm 16). Quanto a Sofonia 3,17s e ai sedicenti termini ebraici, non ho capito dove si voglia andare a parare. Traduco questo brano in modo abbastanza letterale come segue: «Jahwè, il tuo Elohim, è in mezzo a te, come un prode che salva; egli si rallegra di te con gioia, si acquieta nell’amore suo, esulta di te con giubilo. 18Io raccolgo quelli che sono in lutto lontano dall’assemblea solenne — essi sono di te [o li raccolgo via da coloro che li colpiscono] — a causa mia portano l’obbrobrio».

     Per onestà bisogna dire che qui c’è l’immagine di Dio che esulta e giubila anche a voce alta, ma di danza neppure l’ombra. Non vorrei che alcuni trattino i termini ebraici come la gomma da masticare, allungandola o accorciandola a proprio piacere. Visto che io voglio sempre conoscere fin in fondo la verità che rende liberi, ho consultato tutti i termini ebraici per danzare.

     Il verbo ebraico chul «danzare» (lett. muoversi in cerchio) ricorre solo in Gdc 21,21.23; Sal 87,7 (dove è insicuro; forse chalal pi. «suonare il flauto»); cfr. 1 Sm 18,6 dove il verbo può essere sia da chul «danzare» sia da chalal pi. «suonare il flauto».

     Il verbo ebraico charar «danzare» (da muoversi in cerchio, vagare o avviluppare) si trova in questi brani: 2 Sm 6,14.16 (cfr. 1 Cr 15,29).

     Il verbo ebraico fazaz «muover[si] (speditamente)» è usato per danzare solo in 2 Sm 6,16.

     Il verbo ebraico fasach «zoppicare» è usato ironicamente per danzare solo in 1 Re 18,26.

     Il verbo ebraico raqad «saltare» è usato per danzare in 1 Cr 15,26; Gb 21,11; Is 13,21.

     Il verbo ebraico śachaq «(de)ridere, scherzare» è tradotto da alcuni con danzare (in connessione con canto e musica) in 1 Sm 18,7; 2 Sm 6,5.21; 1 Cr 13,8; 15,29; Gr 30,19; 31,4.

     Nessuno di tali verbi si trova in Sf 3,17s, anzi in tutto il libro di Sofonia. Incrociando i termini Dio (o Iddio, Signore, Eterno, Onnipotente, Altissimo) con la radice danzare e ballare e loro derivati, ci sono nell’AT ben quattro versi, in cui tale collegamento esiste, ma si riferiscono tutti due episodi simili: la danza rituale di Davide nel portare l’arca a Gerusalemme (2 Sm 6,14.16; 1 Cr 13,8 prima fase; 15,29 seconda fase). Quindi di che parliamo? Come può la danza essere l'obiettivo di Dio (per ricalcare un documento discutibile ricevuto da te)?

    Se c'è un obiettivo di Dio, chiaramente riconoscibile dall'inizio alla fine della Bibbia, è abitare fra gli uomini:  «E il Logos divenne carne e piantò la tenda fra noi» (Gv 1,14). «Ecco la tenda di Dio presso gli uomini; ed Egli abiterà con loro, ed essi saranno suoi popoli, e Dio stesso sarà con loro e sarà loro Dio» (Ap 21,3).

 

     ■ Persone e testimonianza: Quanto al pastore e cantautore siciliano, di cui tu parli, non mi esprimo, visto che lo hanno già fatto altri a tinte fosche; in ogni modo, io e altri abbiamo visto alcune performance poco edificanti in rete. Quanto alle persone che danno testimonianza cristiana all’interno delle attività lavorative, sportive e artistiche, non posso che approvare ciò; dissentirò solo quando la loro vita non concorderà con la Parola di Dio o quando affermeranno dottrine da cui dissento.

 

     ■ Quiz e affini: Quanto a quiz, cruciverba e indovinelli biblici, essi sono un potente mezzo didattico per alfabetizzare la gente riguardo alla Bibbia e per istruire i credenti. Avendo insegnato per più di due decenni in una scuola biblica, so quanto siano preziosi come stimolo alla ricerca e allo studio biblico. Dietro ai tre libri di «Radici» (1-2; 3-4; 5-6) si trovano tali quiz e affini; sono stati molto apprezzati da tanti studenti e fratelli. Anche alla fine del libro «Dall’avvento alla parusia» si trovano; ultimamente, un conduttore giudeo-cristiano se ne è particolarmente complimentato.

 

     ■ Domanda finale: Ad essa rispondo con un «dipende»: si può essere allergici al legalismo (come me), ma anche a certe performance che rendono un culto uno spettacolo da teatro e il conduttore, uno showman. I gusti sono gusti! Non tutte le cose lecite, sono utili, edificanti o liberatorie. Anche le cose lecite possono condurre a dipendenza o a disonorare Dio, quando si confondono i mezzi con il fine. «Ogni cosa m’è lecita, ma non ogni cosa è utile. Ogni cosa m’è lecita, ma io non mi lascerò dominare da cosa alcuna» (1 Cor 6,12; 10,23). [► L’etica della libertà e della responsabilità]

 

 

3. {Gianni Siena}

 

Il fatto che una storiella da me elaborata ed emendata da Nicola Martella, sia stata «messa all’indice», mi fa venire i brividi. [► Blasfemia fra umorismo e dottrina] E poi le proteste che continuano ad arrivare, ma senza una vera base scritturale e citando usanze giudaiche, nate da un prurito «religioso» biasimato da Cristo. Non che io tema qualcosa, ma mi ricorda quanto avvenne a Gesù durante il processo, che lo fece condannare. I suoi «fratelli» giudei, consapevoli di mandare a morte un innocente, non entravano nelle sedi romane per non «contaminarsi»... mandare a morte un innocente, per coprire il complotto antiromano, era tutto quello che occorreva loro per salvare se stessi e le apparenze della sottomissione a Roma. […]

     Vorrei dire alla sorella Rosa Rapallo quanto segue. [► Religione di buoni sentimenti e senza umorismo?] È probabile che tali «Ebrei per Gesù» siano al «soldo» di qualche oscura organizzazione? Non lo sappiamo. Tuttavia col loro modo di fare vediamo che non lavorano per fare del bene a Israele né tanto meno mostrano di amare la Chiesa di Gesù Cristo, visto che mettono continuamente gli uni contro gli altri. Ogni elemento diventa un pretesto per danneggiare l’immagine della Sposa di Cristo. Visto che se la sono presa con noi in modo evidentemente strumentale; si può nutrire qualche dubbio se essi siano Giudei che conoscono la grazia divina che rende veri Cristiani.

     Vorrei dire a Rosa che ho dovuto sopportare (mi si rivolta ancora lo stomaco) per 28 anni, in fabbrica, le insinuazioni contrarie alla Parola, relative alla concezione verginale del Messia Gesù: vi credo senza riserve! In quei frangenti ho combattuto il «buon combattimento» anche con qualche battuta ironica e con qualche ammissione sincera relativa alla difficoltà di credere, umanamente, in ciò. Da quest’esperienza scaturisce la mia vena ironica nel raccontare i fatterelli e nel piegare ad arte certe figure e temi, già maltrattati dal mondo non cristiano — non senza preoccuparmi di rispettare il senso e la lettera delle Scritture. Succede che qualcuno viene a raccontarmi una storia realmente sudicia sul «padre» di Gesù; un altro mi racconta i dilemmi di Gesù infante che s’interrogava sui suoi genitori. La Bibbia dice appunto che Giuseppe è solo il suo padre putativo ma, qui casca l’asino di coloro che definiscono Maria «sempre vergine», Gesù si chiede (sempre secondo l’autore della barzelletta): «Io di chi sono dunque figlio?!». Non sono forse «loro», i propugnatori di una perpetua verginità di Maria, in gran parte i colpevoli di questi dubbi nella mente della gente?! [► Verginità a vita di Mariàm? Parliamone]

     Dovendo subire quest’assalto ogni giorno e per quasi tre decenni, ho cominciato a mettere in ridicolo le idee di coloro che volevano schernire il Signore e me. Senza attaccarli direttamente ma diffondendo un «verbo» inusuale e inducendoli a riflettere sulle loro posizioni dettate da ignoranza, come qualche approfondimento personale con qualcuno metteva in luce. Ne è nata una produzione realmente simpatica e non superficiale: come la barzelletta sul convegno ecumenico con quel tema in discussione. Pur con le dovute differenze vorrei ricordare a Rosa che un’operazione del genere la fece l’Esercito della Salvezza, relativamente all’innodia al tempo molto attuale e fresca. Diceva William Booth: «Perché solo il diavolo deve avere delle belle canzoni?». Parafrasando Booth, la cui devozione non è in dubbio, dico anch’io: «Perché solo il diavolo deve riuscire a far ridere?». Porgo un caro saluto in Cristo a Rosa e a tutti quanti... estimatori e censori, non importa.

 

 

4. {Alessandra Bedin}

 

Voglio dire una cosa riguardo alla signora siciliana, che denigrava ogni forma «libera» (e non «libertina») di cristianesimo. La Parola di Dio letta senza lo Spirito di Dio è assolutamente nociva. La lettera uccide, mentre è lo Spirito che vivifica. Ecco da dove escono i «talebani» e i testimoni di Geova.

     Grazie a Dio, però, Gesù ci ha lasciato il Suo Spirito perché avessimo l’unzioneche ci desse credibilità e potenza, oltre a presentarci come persone equilibrate e portatrici di frutto(Galati 5,22), cosa di cui questa persona non pare abbondare. E aggiungo che per ogni persona che giudica e non partecipa(Matteo 11,16-17)vi è un caro prezzo da pagare: la sterilità spirituale, appunto (2 Samuele 6,14-23). Quindi, molta attenzionea come si parla. In definitiva, chi si oppone all’opera di Dio (che ha i suoi tempi e i suoi modi che non sono i nostri, vedi Isaia 55,8), in qualunque modo essa si svolga (Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti, vedi anche 1 Corinzi 1,25), si mette contro Dio stesso (Atti 5,28-29 e versetti 38-39). Io preferirei non combattere contro Dio stesso, ma costei forse non si pone questo problema... Dimmi se ho ragione o no. E cosa ne pensi. {01-07-2008}

 

 

5. {Nicola Martella}

 

Qui di seguito rispondo al contributo precedente.

     ■ Scrittura e Spirito: Affermare che la lettura della Parola di Dio possa essere assolutamente nociva, è un’affermazione grave e pericolosa, di cui bisogna assumersi le responsabilità. Ci sono stati vari nemici dell’Evangelo (atei, agnostici, giudei, islamici, ecc.), quindi persone che non avevano lo Spirito di Dio ma solo ideologia, che l’hanno letta solo per trovare motivi per screditarla e, toccati dalle parole di Gesù, hanno accettato la grazia di Dio. Tirare fuori di un lungo contesto un verso per affermare che la lettera uccide, mentre è lo Spirito che vivifica, non solo è sbagliato, ma pericoloso, poiché apre le porte allo spiritualismo soggettivo e all’arbitrio spiritualista basati su nuove presunte rivelazioni. Di questo abbiamo già parlato insieme nel tema di discussione «Blasfemia o dualismo? Parliamone», a cui rimando.

     Per tutti i personaggi del NT, Gesù, gli apostoli, Paolo, gli scrittori del NT e quant’altri, la Parola di Dio aveva estrema autorità, citandola infatti in modo ricorrente e affermando in modo incontrovertibile: «Sta scritto!». Come può essere lo Spirito di Dio in contrasto con la Parola di Dio, in cui lo Spirito Santo parla? Paolo, parlando ai Giudei di Roma, identificò così le predicazioni profetiche: «Ben parlò lo Spirito Santo ai vostri padri per mezzo del profeta Isaia dicendo…» (At 28,25). Così fecero, ad esempio, Davide (At 1,16 «profezia della Scrittura pronunziata dallo Spirito Santo per bocca di Davide»; 4,25), i profeti (2 Pt 1,21) e i credenti (At 4,31 «furono tutti ripieni dello Spirito Santo, e annunziavano la parola di Dio con franchezza»). Ciò che disse Dio nell’AT, nel NT viene attribuito allo Spirito Santo (Eb 10,15ss). Addirittura è la Scrittura a dirci che cosa fa lo Spirito (Gcm 4,5). Non a caso è affermato che la «spada dello Spirito… è la Parola di Dio» (Ef 6,17). Un ebreo cristiano, scrivendo ad altri ebrei, basò tutto il suo ragionamento e tutta la sua dimostrazione sulla sacra Scrittura e affermò assolutamente: «La Parola di Dio è vivente ed efficace, e più affilata di qualunque spada a due tagli, e penetra fino alla divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolle; e giudica i sentimenti ed i pensieri del cuore» (Eb 4,12).

     Chi pensa che lo Spirito di Dio possa agire senza la Parola di Dio e al di fuori di essa, si inoltra su un pericoloso territorio minato, tipico dello spiritualismo mistico o addirittura esoterico cristianizzato, aprendo porte e portoni al soggettivismo, all’arbitrio, allo gnosticismo e a false dottrine d’ogni genere. Alla fine di tale percorso c’è la bancarotta o naufragio quanto alla fede (1 Tm 1,19; cfr. 2 Tm 3,8) o addirittura il pericolo di essere strumenti inconsapevoli di un falso angelo di luce! (2 Cor 11,13ss). Scivolando continuamente sulla scia di un misticismo soggettivo, si finisce allora per essere sedotti e seduttori riguardo a dottrine di demoni, spacciate per rivelazioni divine da parte di spiriti seduttori che lentamente prendono il controllo (1 Tm 4,1ss). In tale contesto Paolo ingiunse a Timoteo la via legittima: «Bada a te stesso e all’insegnamento; persevera in queste cose, perché, facendo così, proteggerai te stesso e quelli che ti ascoltano» (v. 16). I cosiddetti cristiani confusi genereranno confusione, ma sopravvivrà all’apostasia (disaffezione dalla fede) solo chi continuerà a tagliare «rettamente la parola della verità» (2 Tm 2,15).

     Altra cosa è una lettura della sacra Scrittura mediante il «filtro ideologico» delle tradizioni (cfr. scribi e farisei), della logica del vecchio patto applicata al nuovo patto (giudaizzanti; cfr. Gal; Col), delle dottrine particolari (p.es. gnostici materialisti e gnostici spiritualisti in Corinto; 1 Cor 15,29 battezzati per i morti; cfr. 2 Tm 2,18 resurrezione già avvenuta), delle rivelazioni e visioni particolari (Col 2,18) e così via.

 

     ■ Via mistica?: Non entro in merito alle differenze fra Alessandra e Rosa, visto che già ne ho parlato. Evidenzio alcune cose che dovrebbero essere una risposta della prima alla seconda, ma che sono piene di aspetti discutibili.

     Quanto all’unzione, dov’è scritto che essa ci dà credibilità e potenza? Tali termini non ricorrono mai insieme nel NT, ma sono il prodotto di una speculazione mistica odierna. Ogni cristiano è per definizione un «unto» e seguace dell’«Unto», ossia del Messia-Re, e lo diventa nel momento della rigenerazione e del suggellamento mediante lo Spirito Santo. Il termine «unzione» ricorre nel NT solo in 1 Gv 2,20.27, capitolo nel quale l’apostolo fa appunto un gioco di parole in greco fra «Unto» (Cristo), gli «unti» (o coloro che hanno ricevuto l’unzione; tutti i veri cristiani; coloro che osservano la sua parola, v. 5) e gli anti-unti (v. 18s.22), i «falsi cristi», ossia coloro che si presenta al posto (anti) di Cristo (quindi contro di lui).

     Non va bene prendere Mt 11,16s fuori contesto, visto che Gesù parlava con un esempio ai Giudei del suo tempo riguardo al messaggio penitenziale di Giovanni Battista (vv.12s), che faceva una vita di anacoreta, e il messaggio di Gesù, che viveva tra la gente. La spiegazione del detto popolare (vv. 16s) si trova nei vv. 18s: sia alla «musica» (messaggio) di Giovanni, sia a quella di Gesù, i Giudei hanno trovato delle scuse. Il messaggio è la cosa principale non l’illustrazione o la parabola!

     Non va bene neppure prendere 2 Sm 6,14-23 fuori contesto, per prospettare agli altri il pericolo di «sterilità spirituale». Ciò che avvenne singolarmente durante la teocrazia d’Israele non deve valere per la gente del nuovo patto, a meno che non sia esplicitamente menzionato e comandato. In tutto il NT non si troverà mai un solo esempio di danza rituale, espressamente scritta, comandata o raccomandata alle chiese! La normalità delle chiese era quella delle «chiese in casa» (cfr. Rm 16). In tali piccole case non c’era spazio per danze rituali. Inoltre, viene raccomandato quanto segue: «Quando vi radunate, avendo ciascun di voi un salmo, o un insegnamento, o una rivelazione, o un parlare in altra lingua, o una interpretazione, si faccia ogni cosa per l’edificazione. […] ogni cosa sia fatta con decoro e con ordine» (1 Cor 14,26.40). In questo luogo deputato a tale raccomandazione, non si parla di danza rituale.

     Posso sottoscrivere la raccomandazione: «Quindi, molta attenzionea come si parla». Essa vale anche per Alessandra. È vero che Dio «ha i suoi tempi e i suoi modi che non sono i nostri», ma non significa che ciò che noi facciamo (ad esempio danze rituali) siano per forza gradite a Dio: questo sarebbe un falso sillogismo. I cristiani, per fare la volontà di Dio, devono agire sempre in sintonia con la volontà di Dio, chiaramente espressa nel NT; altrimenti ci si può ingannare e imbrogliare.

     È vero che «Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti», ma ciò non significa che le cose che facciamo onorino per forza Dio. Pretendere che chi si oppone alle cose che facciamo, si metta contro Dio stesso, può essere un terribile inganno, dovuto anch’esso a un falso sillogismo.

 

     ■ Il rapporto con la Parola: Riformulando un proverbio, si può affermare: «Dimmi come tratti la sacra Scrittura e ti dirò chi sei». C’è un approccio ideologico alla Bibbia e uno legittimo, di sottomissione e riverenza.

     Io posso non concordare con molte cose che Rosa ha affermato, sebbene comprenda la sua preoccupazione dinanzi a tante degenerazioni nel cosiddetto «mondo cristiano». Dall’altra parte però sono alquanto preoccupato nel vedere un uso così disavveduto della Parola di Dio da parte di Alessandra. In ambedue, sebbene abbiate convinzioni diametralmente opposte, vedo il tentativo di «aggiustarsi» la Parola di Dio secondo le proprie convinzioni; questo è sempre molto pericoloso. In tal modo si rischia sempre di andare «oltre ciò che è scritto» (1 Cor 4,6) e di rendersi così colpevoli, chi per un orizzonte troppo stretto, chi per uno troppo largo. Chi non vuole essere un operaio confuso e confondente, deve tagliare rettamente la «Parola della verità» (2 Tm 2,15). Ciò significa che, invece di trovare versetti per le proprie tesi, togliendoli qua e là e unendoli ideologicamente a proprio uso e consumo (versettologia), bisogna fare sempre un’esegesi contestuale, ossia rispettando non solo la rivelazione progressiva e la differenza dei due patti, ma anche il contesto letterario, storico e culturale in cui i singoli brani sono inseriti. Bisogna chiedersi: «Che cosa insegna la Parola di Dio su tale soggetto?». A tale riguardo bisogna distinguere i brani descrittivi (p.es. Davide che danza), da quelli ingiuntivi, in cui viene comandato da Dio qualcosa con chiarezza. Poi bisogna analizzare la Scrittura mettendo sul tavolo tutte le questioni (pro, contro, altro), in conformità dell’esegesi contestuale già menzionata. In tal modo, invece di piegare la Parola alle proprie convinzioni o alla convenzioni di gruppo, bisogna sottomettersi alla Parola in ciò che essa dice veramente e chiaramente.

 

 

6. {Rosa Rapallo}

 

Alessandra Bedin, tu non mi conosci e mi identifichi come una che non ha equilibrio e non porta frutto! […] Intanto ti informo che io sono una persona molto solare e allegra, come dice la Scrittura: «Siate sempre allegri». Vado al dunque prima che tu m’insulti, identificandomi come uno «spirito “siciliano”», ci tengo a dire che me ne vanto di ciò! Ti faccio notare che ho vissuto la maggior parte della mia vita nel cuore dell’Europa e ne vedo di tutti colori.

     Ci sono tante chiese cosiddette cristiane, che fanno entrare in chiesa i porci, affermando che tanto li ha fatto Dio! Svegliatevi.

     Quale danza vuole Dio? Io stessa danzo a casa quando mi prende lo spirito, voglio fare spettacolo? Sebbene io avessi parlato di un pastore e cantautore, senza farne il nome, cosa che hai fatto tu con ammirazione, posso constatare che quelle danze fatte tanto per divertire il pubblico, sono secondo la carne. Mi citi i versi, dove Mical disprezzò Davide; lui era un re, era diverso, e non era davanti al Signore e non stava offrendo un servizio sacro, cosa che spettava ai Leviti.

     Cosa ha da fare un tavolo in mezzo a una sala, con una bandiera tricolore «italiana» e al centro una corona? E un gruppo di ragazze danzano li davanti: a che scopo? E poi seguono recite di ragazze con musica Rap... E poi lei stessa mi cita la chiesa cattolica? Perché non si fa lo stesso oggi nelle chiese evangeliche!? Le mimiche si fanno al teatro con i burattini, e non i figli di Dio in chiesa. I puri stanno davanti la presenza di Dio, piegando le ginocchia, digiunando giorno e notte! Dov’è l’Evangelo di Cristo? per evangelizzare, ci vogliono i balletti e le magliette con la scritta di Gesù? Ho la parola di Dio che è un martello che spezza il sasso! (Geremia 23,29). Con una sola predica di Pietro si convertirono 3 mila persone; era pieno di potenza e non ballava… E sulla tunica non aveva scritto «Jesus», non aveva bisogno di barzellette, ma era ripieno di Spirito Santo (Atti 2,44). Poi quanto alle barzellette, hai mai letto nella Bibbia tale cosa? Ma oggi dove l’hanno trovato il Signore in un circo equestre? Dico questo, con tutto il mio rispetto per il Signore Gesù, Re di Gloria.

     Le danze sono cose secondo la carne e senza spirito, imparate provando; non è una critica per carità, ma una constatazione! Un conto è che stai lodando, scende il Signore e dà la sua unzione... Allora si danza sotto tale impulso! Davide non fece le prove, ma preso dalla gioia e dallo Spirito, lo fece.

     In America hanno la «risata», si sbellicano, l’ho visto io con i miei occhi, e poi buttarsi a terra — anche pastori!!! — tenendosi la pancia!

     Guarda che la siciliana abita nel cuore dell’Europa da 30anni. Conosco tante cose che tu certamente non sai. Ho visto in Italia in una tenda, facevano delle recite, in una scena due uomini discutevano tra loro, uno prega per l’altro, non cade! Poi prende un calzino «puzzolente» e l’altro cade a terra! Non e un sacrilegio?

     Mi citi la chiesa cattolica, perché nelle chiese evangeliche non si fa lo stesso? (non tutte certo). Qual è la differenza tra i cattolici ed evangelici? Certo non abbiamo gl’idoli! Ma poi si fa ciò che non si dovrebbe fare. Che poi io mi metta contro Dio, è il colmo! Io ho timore di Dio (1 Corinzi 2,3-4; 3,13-20;). «A me poi pochissimo importa d’essere giudicato da voi, o da un tribunale umano, poiché non ho coscienza di colpa alcuna» (1 Cor 4,3-4). {02-07-2008}

 

 

7. {Nicola Martella}

 

Avendo già affrontato sufficientemente i temi accennati qui sopra dalla lettrice e anche da Alessandra Bedin, mi astengo da ulteriori lunghi commenti, rimandando a quanto già detto. Condivido le preoccupazioni generali di Rosa, ma non sempre le sue convinzioni nel dettaglio, poiché molte di tali preoccupazioni vanno di là dai temi danza, mimiche e umorismo.

     Posso condividere l’avversione per la cosiddetta «risata nello Spirito» e il cosiddetto «culto con animali», di cui parlo nell’articolo «Relazione fra animali e uomo nella creazione», Temi delle origini, Le Origini 1 (Punto°A°Croce, Roma 2006), pp. 359-367. Come lei ho anche molte riserve riguardo alle danze liturgiche nelle chiese. Ho però altre convinzioni su recite e mimiche come strumento d’evangelizzazione (qui dipende tutto dai metodi e dai contenuti); anche i profeti usavano accompagnare le loro parole con una gestualità esemplificativa e azioni simboliche (si veda, ad esempio, Geremia e il suo giogo, Ezechiele e anche Agabo). Anche riguardo ai generi retorici dell’umorismo (ironia, sarcasmo, ecc.) ne ho parlato già sopra e altrove, mostrando che anche Dio, i profeti, Gesù e Paolo ne fecero uso; tutto dipende quindi dal tempo, dalle circostanze e dai contenuti. /p>

     Anche qui posso adattare uno dei miei motti: Il contrario di un’azione sbagliata può essere un’altra azione sbagliata di segno contrario. Qui la medicina sta spesso nell’equilibrio. Per ottenere quest’ultimo, bisogna fare una rigorosa esegesi contestuale, per appurare che cosa la Bibbia affermi veramente e chiaramente di un certo soggetto.

 

 

8. {Rosa Rapallo}

 

La pace sia con te fratello Siena. Rispondo con piacere al tuo post, leggo la tua franchezza e sincerità. Si possono commettere degli errori senza accorgerci, magari credendoci nel giusto.

     Riprendo il discorso degli Ebrei, ti faccio presente che tutt’ora leggono la Bibbia con un’asticina, non per non toccarla come s’è detto ma per rispetto alla santa Parola; t’informo che non sono un’organizzazione ma una grande Sinagoga ebraica, nella città non piccola, dove risiedo io all’estero. Mio marito stesso e alcuni fratelli, visitandoli, hanno visto ciò, e non per sentito dire. Sappiamo che non hanno amore per Gesù e per i cristiani, ma hanno un santo timore di Dio.

     Capisco le lotte che hai passato con dei miscredenti per anni, e che la tua «forse» e stata una reazione; così di conseguenza hai pensato: «Perché il diavolo deve avere belle canzoni e noi cristiani no?» — è stato detto da te! Fratello sappiamo dalla Parola, che Satana è la contraffazione delle cose di Dio, è la scimmia, copia tutto! E lo dobbiamo copiare noi? Così non sia, noi salvati siamo gli originali: cantiamo, lodiamo, ci rallegriamo... ma non manchiamo di rispetto al Signore. Se già nel mondo non e rispettoso parlare d’una persona non presente, quando più fare delle rime, umori e barzellette, usando il nome santo di Gesù, Maria e Santi? «Non usare il nome d’Eterno, ch’è il Dio tuo invano, perché l’Eterno non terrà per innocente chi avrà usato il suo nome invano» (Esodo 20,7).

     «Or come furono giunti all’aia di Kidon, Uzza stese la mano per reggere l’arca, perché i buoi la facevano piegare, e l’ira di Dio s’accese contro Uzza, e l’Eterno lo colpì, per avere steso la mano sull’arca, e qui mori dinanzi a Dio» (1Cronache13, 9).Poi sappiamo che Davide stesso non volle con sé l’arca perché ebbe paura. Abbiamo un santo timore; è lo stesso Dio d’allora, è lo stesso d’oggi. «Un figlio onora suo padre, e un servo il suo Signore, e se io sono Signore dov’è l’onore che m’è dovuto?» (Malachia 1,6). Dio ti benedica. {02-07-2008}

 

 

9. {Nicola Martella}

 

Cara Rosa, aspettando che Gianni Siena ti risponda, faccio io qualche riflessione sulle tue parole. Da quanto scrivi, mi viene il dubbio se tu legga o meno le mie risposte in rete, visto che ti metti a parlare nuovamente di cose, a cui t’avevo risposto (p. es. l’assicella degli ebrei e questi ultimi). Oppure non le tieni semplicemente presenti. A Roma si dice: «A fra’, a che serve?». Questo è come parlare a sordi.

     Ti faccio presente che una sinagoga è per legge un’organizzazione a tutti gli effetti, come lo è una chiesa locale. Poi i tuoi argomenti qui sopra sono molto deboli, specialmente quello di non nominare il nome di Dio invano: il nome di Dio è «Jahwè» e gli Ebrei al tempo dell’AT ben lo conoscevano nella pronuncia e nel significato. Nel nominare il nome di Dio c’era quindi un uso corretto e uno scorretto. Ad esempio, gli Ebrei erano obbligati dalla Torà a giurare per il nome di Dio e lui soltanto; quindi lo nominavano (Dt 6,13; cfr. Gs 9,18; 1 Sm 19,6; 20,42; Is 19,18). Nel culto lo invocavano e cantavano a Lui, visto che ricorre in molte formule liturgiche (Nu 10,35s; 2 Cr 6,41) e nei Salmi (132,8). L’uso di non nominare mai il nome di Dio e di non scriverlo, ma di sostituirlo con HaŠem «il Nome» è una moda giudaica venuta in tempi postumi rispetto all’AT ed era dettato in parte dalla superstizione popolare o da timori religiosi infondati. Dio però non aveva mai chiesto o comandato tutto ciò. Nell’usare il nome di Dio c’è quindi un uso corretto e uno scorretto (invano, fuori luogo; bestemmia  Es 22,28; Lv 24,16). Che c’entra questo però con un umorismo pulito e costumato che non nomina Dio invano né lo disonora?

     Attenzione al polisantismo, ossia a un politeismo cristianizzato! Non si deve estendere il comandamento relativo a Dio ad altre persone. Che forse Adamo e Eva, Mosè, i profeti e altri personaggi biblici sono Dio? Anche di queste persone si può parlare bene o male (come per me o per te) e, secondo i casi, potremo approvare o disapprovare ciò; fare dell’umorismo pulito e costumato, in cui questi personaggi compaiono, non significa disonorare queste persone né tanto meno Dio.

     Attenzione alla versettologia, ossia all’uso fuori contesto di versi biblici. Infatti che c’entra ciò con Uzza e con Mal 1, 6. Mistero! Questa è semplicemente versettologia fuori posto che col tema non ha direttamente a che fare. Si può avere un gran timore di Dio anche facendo un sano e benefico umorismo, che non nomina Dio invano!

     Ci vuole equilibrio nelle cose. Per fare un esempio, è come col sesso (scusa l’esempio, ma è molto chiaro, anche nella Bibbia): c’è un uso legittimo (nel matrimonio) e altri usi illegittimi (prostituzione, fornicazione, adulterio, ecc. ); siccome ci sono molti usi sessuali che disonorano Dio, bisogna dire per questo che ogni tipo d’attività sessuale è sbagliata? È ciò che facevano gli gnostici spiritualisti di Corinto, che affermavano: «È bene per l’uomo di non toccare donna» (1 Cor 7,1), ossia nessuna in assoluto; l’altra fazione, costituita da gnostici materialisti, affermava che, essendo ormai salvati, si potesse andare con le prostitute e mangiare nei templi pagani (1 Cor 5,9ss; 6,15-20). Dobbiamo gettare via sempre il bambino con tutta l’acqua sporca? o non è meglio mettere delle regole morali di buona creanza? Paolo consigliò la via legittima: «Per evitare le fornicazioni, ogni uomo abbia la propria moglie, e ogni donna il proprio marito. Il marito renda alla moglie quel che le è dovuto; e lo stesso faccia la moglie verso il marito» (1 Cor 7,2s). Tale equilibrio tra vari estremismi vale anche per l’umorismo.

     Il punto focale è se si è puri o contaminati di mente in ciò che si dice e si fa: «Tutto è puro per quelli che son puri; ma per i contaminati e increduli niente è puro; anzi, tanto la mente che la coscienza loro son contaminate» (Tt 1,15). E qui sta il punto: i puri produrranno cose pure; i contaminati produrranno cose impure. Poi, per il resto, caso mai si esce fuori del seminato, ognuno necessita di esortazione, ammonimento e correzione, per essere ricondotti a ciò che è legittimo, nobile e buono (Fil 4,8). Da parte mia, io rifiuto di pubblicare tutto ciò che non corrisponde a precisi canoni etici, biblici e di buon senso.

    Inoltre, come per ogni cosa nella vita, c'è un tempo per questo e un o per quello. C'è un tempo per adorare, predicare, evangelizzare, eccetera, e c'è un tempo per avere tempi in cui ridere insieme, raccontandosi in modo umoristico storielle e aneddoti che mostrano le debolezze dei forti cristiani, i piccoli vizi mentali dei «santi» credenti e le ombre dei «figli di luce». Anche questo è terapeutico. Lo è anche mettere in mostra quando i credenti, coscienti o meno, inghiottono cammelli e colano moscerini.

     Termino qui. Vedo che, sebbene ti sia stato già risposto in altri contributi, continui a esporre sempre gli stessi argomenti, come se le risposte altrui non esistessero. Per questo, vorrei che chiudiamo tra di noi questo soggetto, perché ci fa solo ripetere. {Nicola Martella}

 

 

10. {Gianni Siena}

 

Quando l’apostolo Paolo esorta i credenti a non lasciarsi andare a buffonerie e facezie scurrili, egli intende il pettegolezzo, la curiosità morbosa sui temi «piccanti», accompagnato da immagini e parole oscene che escono dal cuore e contaminano chi le racconta e chi le ascolta: cose di sesso soprattutto.

     Vale anche per le figure religiose della Bibbia, quando Gesù parla di padre Abramo che nega ogni soccorso al ricco, egli sta colpendo la credenza d’alcuni ebrei, secondo la quale i «santi» (ebr. avot «padri») potevano far qualcosa per i vivi. Certi «ebrei», costoro appunto, si sono scandalizzati e oggi Gesù sarebbe messo all’indice come un «blasfemo»!

     Aver scelto un mezzo così comune come la barzelletta, per far ridere e riflettere sulle tematiche bibliche, che cosa sarà mai!? Nelle nostre chiese evangeliche si raccontano questi episodi veri o inventati («fiction» umoristiche) da sempre: io ho 53 anni e le ho sempre sentite.

     Se il Signore dovesse mandare all’inferno per una barzelletta so che «nessuna carne scamperebbe»! Ma non è così.

     «Qualcuno» ha avuto l’idea d’aprire una rubrica sul suo sito. Questo «esecrabile» e «losco» «peccatore» si chiama Nicola Martella.

     Dato che, invitato da lui a collaborare, ho raccontato ogni sorta di faccenduole, vere, inventate o riprese da altri e ripulite così da proporle a un «casto» e «sobrio» pubblico di credenti navigatori... se alcuni di costoro volessero casomai «lapidarci», se riconosciuti colpevoli (= me in seconda istanza rispetto all’imputato principale) e «degni di morte», per aver commesso il reato di «istigazione al riso», ebbene costoro si facciano avanti ed eseguano la «sentenza»... infatti abbiamo intenzione di continuare!

     Nelle chiese «evangeliche» succedono cose realmente strane rispetto alla Parola di Dio e all’etica cristiana, ma la massa dei frequentatori, con una certa dose di apatia o addirittura di tollerante ipocrisia, ha sempre approvato coloro che le commettono.

     Con ciò chiudo ogni polemica e ritorno a un sano scrivere, non sono interessato battagliare via internet con chicchessia. {03-07-2008}

 

 

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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/T1-Devoz_umor_parla_UnV.htm

01-07-2008; Aggiornamento: 02-07-2008

 

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