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Il libro è adatto primariamente per conduttori di chiesa, per diaconi e per collaboratori attivi; si presta pure per il confronto fra leader e per la formazione dei collaboratori. È un libro utile per le «menti pensanti» che vogliano rinnovare la propria chiesa, mettendo a fuoco le cose essenziali dichiarate dal NT.

 

Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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BLASFEMIA O DUALISMO? 2

 Il dualismo integralista

 

 di Nicola Martella

 

1. Il pensiero dualistico

2. Fate attenzione ai dualisti

 

Qui riprendiamo e approfondiamo il discorso della prima parte: Blasfemia o dualismo? 1: Il reperto biblico.

 

 

1.  IL PENSIERO DUALISTICO: Esso è nato in Oriente e vede la lotta fra due soli principi, il bene e il male, fra forze positive e negative, spesso personificate nelle relative mitologie. Il dualismo è tipico delle religioni orientali: taoismo, induismo, parsismo e zoroastrismo, religione di Babilonia. I due principi del taoismo (ying e yang), divenuti molto conosciuti in Occidente mediante le medicine alternative e la spiritualità esoterica, si trovavano anche in India, in Persia (Iran) e a Babilonia (Iraq).

 

Per l’approfondimento si veda in Nicola Martella, Dizionario delle medicine alternative, Malattia e guarigione 2 (Punto°A°Croce, Roma 2003), i seguenti articoli: «Ayurveda», pp. 77ss; «Chi», pp. 94s; «Energia cosmica o vitale», pp. 139-143; «Induismo e buddismo», p. 250; «Karma», p. 272; «Prana», pp. 435s; «Tao», pp. 518s; «Yin e yang», pp. 555s; «Yoga», pp. 556ss.

 

Nella Bibbia invece il Dio vivente non è semplicemente una «forza positiva» che si oppone a una «forza negativa» di pari potenza. Jahwè è il Dio sovrano e impareggiabile, tutto il creato è al suo servizio e anche Satana (= ebr. avversario) è un suo schiavo (Gb 1s). Il Dio vivente non ha concorrenti né in cielo né sulla terra. Secondo tale ortodossia, il profeta Amos poteva dire, senza essere smentito dalla Torà o da altri profeti: «La tromba [d’avvertimento per l’assedio] suona in una città, senza che il popolo tremi? Una sciagura piomba sopra una città, senza che l’Eterno ne sia l’autore? Poiché il Signore, l’Eterno, non fa nulla, senza rivelare il suo segreto ai suoi servi, i profeti» (Am 3,6s).[1] In corrispondenza con il monoteismo assoluto e contro ogni dualismo, Dio ha affermato: «Io sono l’Eterno, e non ve n’è alcun altro. Io formo la luce, creo le tenebre, do il benessere, creo l’avversità. Io, l’Eterno, sono colui che fa tutte queste cose» (Is 45,6s).

     Dopo la deportazione di Israele in Assiria (722 a.C.) e di Giuda a Babilonia (586 a.C.), gli Ebrei arrivarono in Persia e ancora oltre. In questi paesi fecero la conoscenza col dualismo (si veda la valutazione e la posizione della donna prima e dopo la deportazione!).[2] Tali concezioni entrarono in vari gruppi giudaici in Palestina e nella diaspora (p.es. Babilonia, Alessandria), ad esempio negli Esseni (Palestina), i Terapeutici (Egitto) e negli apocalittici (cfr. il cosiddetto libro di Enoch).

     Tale pensiero dualistico si trova anche in Platone. Così non meraviglia che il giudeo Filone d’Alessandria abbia voluto coniugare insieme Abramo e Platone, ebraismo ed ellenismo, e abbia usato l’allegoria e il dualismo gnostico come strumenti d’interpretazione. Il dualismo giudaico divenne uno dei punti forti dello gnosticismo giudaico, che con l’allegoria portò alla giudaizzazione dei miti e delle concezioni pagani, particolarmente delle religioni dei Misteri. Questo metodo speculativo fu applicato anche all’apocalittica giudaica, che produsse una grande quantità di pseudoepigrafi e che portò, mediante la falsa profezia, il popolo giudaico prima alla disfatta del 70 d.C. e poi a quella del 136 d.C. (Akiba e Bar-Kochba). Nel secondo secolo, la gnosi giudaica, l’allegoria e il dualismo furono assimilati dalla scuola cristiana d’Alessandria e da lì si propagò mediante personaggi come Origene nel cristianesimo.[3]

     Tale concezione dualistica portò nel cristianesimo una visione gnostica della fede (cfr. sacramentalismo), ascesi (cfr. monachesimo, anacoreti) e ostile alla sessualità (celibato forzato dei chierici). Sempre di nuovo arrivarono in Occidente filosofi e predicatori orientali, che cristianizzarono le loro dottrine dualistiche e gnostiche provenienti dalla religione sincretistica di Zoroastro. Uno di loro fu Mani nel 4° secolo e il manicheismo divenne una grande tentazione e un grande pericolo; sebbene combattuto da alcuni teologi (p.es. Agostino), esso influenzò sia loro sia l’intera chiesa per secoli. Il ritorno ricorrente a Platone mediante i filosofi neoplatonici, alimentarono tale gnosticismo e tale dualismo.

     Sia nel giudaismo, sia nel cristianesimo, vennero prodotti varie casistiche dualiste su ciò che dovrebbe essere ortodosso o meno. Anche oggigiorno non è cambiato nulla: a ciò che la sacra Scrittura dichiara con chiarezza, vengono associate liste di precetti con cui fare discrimine fra i fedeli (e per assoggettarli a una nomenclatura religiosa) e vengono usate come strumento per attaccare chi non è come loro. Ciò accade in ogni movimento integralista o ultra-ortodosso, si trovi esso nel giudaismo, nel cristianesimo o nel giudeo-cristianesimo.

 

 

2.  FATE ATTENZIONE AI DUALISTI: Per loro non è impuro, contaminato e abominevole solo persone e cose che Dio dichiara esplicitamente nella sua Parola, ma pressoché tutto.

     È interessante che Elifaz di Teman, uno degli interlocutori di Giobbe, aveva una concezione dualistica: e considerava ogni persona un «essere abominevole e corrotto, l’uomo, che tracanna l’iniquità come l’acqua» (Gb 15,16); ciò dipendeva dal fatto che la sua immagine di Dio era dualistica: «Dio non si fida nemmeno dei suoi santi, i cieli non son puri agli occhi suoi» (v. 15).

     Paolo, dopo aver messo in guardia Tito contro le «favole giudaiche» e i «comandamenti d’uomini che voltano le spalle alla verità», aggiunse: «Tutto è puro per quelli che sono puri; ma per i contaminati e increduli niente è puro; anzi, tanto la mente che la coscienza loro sono contaminate» (Tt 1,14s). Per i dualisti giudei tutto è quindi contaminato, anche le cose più pure e nobili; per questo hanno un approccio mitologico alla realtà e vedono il male anche dove non c’è. In contrasto con loro, per chi conosce la grazia salvifica e purificante di Dio «tutto è puro», ossia non vedono il male dove non c’è.

     I dualisti pensano solo con uno schema «o bianco o nero». Dando troppa gloria al diavolo, vedono tutto nelle sue mani, come se fosse una potenza che può stare a fronte a Dio, in tal modo fanno posto al diavolo. Pensano che il mondo e tutto ciò che in esso sia in balia di Satana. Dimenticano volentieri che l’universo è di Dio, che la buona creazione è sua, che la terra è sua ed è lo sgabello dei suoi piedi (Mt 5,35). «Tutta la terra è mia» (Es 19,6; 25,23). «Sotto tutti i cieli, ogni cosa è mia» (Gb 41,3). «Il mondo, con tutto quel che contiene, è mio» (Sal 50,12). Bisogna credere a un bugiardo e padre della menzogna (Gv 8,44) che afferma di poter dare a qualcuno ciò che ha ricevuto, ma che invece non gli appartiene? (Mt 4,9; Lc 4,6s).

     Dimenticano anche che Egli è il Dio della storia (Jahwè Sebaot o Eterno degli eserciti) e domina e dirige ogni cosa personalmente o mediante i suoi angeli (cfr. Sal 104; Gr 5,22). «L’Eterno giudica i popoli» (Sal 7,7s).[4]

     Dimenticano pure che l’uomo è stato creato a immagine di Dio (Gn 1,27), fatto poco inferiore di Dio (Sal 8,4ss); egli ha quindi una nobiltà a prescindere. Elihu affermò: «Ma, nell’uomo, quel che lo rende intelligente è lo spirito, è il soffio dell’Onnipotente» (Gb 32,8). Dimenticano che Dio ha saputo apprezzare uomini e cose prodotte dagli uomini. Nimrod fu definito «potente cacciatore nel cospetto dell’Eterno» (Gn 10,8s). Del mestiere del contadino è addirittura scritto: «Il suo Dio gli insegna la regola da seguire e l’ammaestra» (Is 28,24ss). Dimenticano quindi che non tutto ciò che è nella cultura sia da buttare via. Gesù usò come paragone illustrativo la musica gioiosa ebraica e il canto pieno di mestizia (Mt 11,17); similmente fece Paolo (1 Cor 14,7s). Quest’ultimo parlò positivamente addirittura della corsa (1 Cor 9,24), dell’atleta (v. 25; 2 Tm 2,5) e del pugilato! (1 Cor 9,26). I dualisti non l’avrebbero mai fatto: per loro tutto ciò che è nel «mondo» è sempre negativo e dal diavolo.

     Dio, i profeti, Gesù, gli apostoli e gli scrittori dell’AT e del NT usarono i generi retorici e i generi letterari che erano ovvi nelle relative culture, compresi l’ironia, il sarcasmo, l’umorismo, l’invettiva, la canzonatura.[5] Questo o viene rimosso dagli integralisti, o viene «sterilizzato» o viene considerato scandaloso.

     Gesù e gli apostoli non gettarono tutto alle ortiche, ma cercarono di vedere il lato positivo delle cose e delle persone. Lo stesso Gesù simpatizzò col giovane ricco per tutte le cose buone che c’erano nella sua vita; poi gli mostrò che cosa gli mancasse (Mc 10,21 «l’amò»). I dualisti integralisti avrebbero cominciato con tutte le cose che non andavano e che essi detestavano! Lo stesso avrebbero fatto con Apollo, dopo averlo ascoltato, visto che aveva conoscenza soltanto del battesimo di Giovanni: lo avrebbero semplicemente squalificato. Priscilla Priscilla e Aquila, invece, «lo presero con sé e gli esposero più appieno la via di Dio» (At 18,26). Barnaba fu pronto a recuperare il giovane Marco e lo rese uno strumento utile all’opera (2 Tm 4,11); similmente fece prima di ciò con lo stesso Paolo, quando tutti avevano riserve e sospetti (At 9,27; 11,25). Paolo fece lo stesso con Onesimo, il servo fuggito di casa, e intercesse presso il suo padrone (Fil 1,11). Di tutto questo i dualisti integralisti non ne sanno nulla: essi, per alcuni aspetti che ritengono negativi, condannano sempre l’intera persona e gli attaccano subito l’etichetta dell’anatema.

     Gli integralisti, invece di attenersi a ciò che è espressamente comandato dal Signore, praticando il «non oltre quel che è scritto» (1 Cor 4,6), buttano sempre il bambino con tutta l’acqua sporca. Per loro tutto ciò che non si concilia con il loro dualismo babilonese, giudaico, manicheo o darbista e con la loro visione gnostica o ascetica della vita, è semplicemente «blasfemo». Il loro soggettivismo e i loro gusti morali personali devono valere per tutti. Per questo gettano ombre e fango morali, e addirittura maledizioni e anatemi, su tutti coloro che non la pensano come loro. Ma che dice la Scrittura sulla buone cose che sono in questo mondo? Oltre a quanto già detto, ecco ancora alcuni esempi qui di seguito.

     ■ «Esaminate ogni cosa e ritenete il bene! Astenetevi da ogni specie di male» (1 Ts 5,21s). Invece di buttare via il bimbo con tutta l’acqua sporca, si può separare il grano dalla paglia, accettando ciò che c’è di buono e rifiutando gli aspetti deleteri.

     ■ «E la mia preghiera è che il vostro amore sempre più abbondi in conoscenza e in ogni discernimento, affinché possiate distinguere fra il bene e il male, affinché siate sinceri e irreprensibili per il giorno di Cristo. […] Del rimanente, fratelli, tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama, quelle in cui è qualche virtù e qualche lode, siano oggetto dei vostri pensieri» (Fil 1,9s; 4,8). I dualisti integralisti, sai giudei, sia cristiani sia giudeo-cristiani, che vedono tutto «o bianco o nero», sfornano lunghe casistiche di precetti religiosi e morali da mettere come un giogo sui credenti, invece di attenersi a ciò che è già scritto nella Bibbia; i loro gusti personali devono diventare immancabilmente precetti per gli altri. Paolo invece, che da ex fariseo conosceva bene le casistiche giudaiche, poneva l’accento sul discernimento che, se allenato, porta a distinguere il bene dal male. Egli non demonizzò tutto ciò che stava nella relativa cultura dei credenti, suoi destinatari, ma li incoraggiò a fare oggetto dei loro pensieri tutto ciò che aveva buone caratteristiche morali.

     ■ Chi è abituato alla casistica morale del dualismo integralista pensa di avere una delega in bianco sugli altri e considera perciò gli altri come bambini che bisogna guidare con precetti religiosi e morali di propria fattura. Paolo invece investiva sulla «etica della libertà e della responsabilità»: «Ogni cosa m’è lecita, ma non ogni cosa è utile. Ogni cosa m’è lecita, ma io non mi lascerò dominare da cosa alcuna» (1 Cor 6,12). «Ogni cosa è lecita ma non ogni cosa è utile; ogni cosa è lecita ma non ogni cosa edifica» (1 Cor 10,23). [ L’etica della libertà e della responsabilità]

 

Per l’approfondimento si veda Nicola Martella (a cura di), Uniti nella verità, come affrontare le diversità (Punto°A°Croce, Roma 2001).

 

Blasfemia o dualismo? Parliamone {Nicola Martella} (T)

Blasfemia fra umorismo e dottrina {Gianni Siena} (A)

Centro antiblasfemia alias Ebrei per Gesù {Nicola Martella - Argentino Quintavalle} (A)

Religione di buoni sentimenti e senza umorismo? {Nicola Martella} (T/A)

 

[1]. Cfr. 2 Sm 12,11; 17,14; 2 Re 6,33; Gr 21,10; 39,16; 44,2; Mi 1,12.

[2]. Cfr. Nicola Martella, «La posizione della donna nell’ambiente della Bibbia», Generi e ruoli 1 (Punto°A°Croce, Roma 1996), pp. 59-72; per il giudaismo cfr. pp. 64-72.

[3]. Cfr. in Nicola Martella (a cura di), Escatologia fra legittimità e abuso. Escatologia 2 (Punto°A°Croce, Roma 2007), gli articoli: «L’escatologia gnostica», pp. 42ss; «L’amillenarismo dottrinale», pp. 45-49.

[4]. Cfr. Sal 9,8.19; 67,4; 82,8; 96,10.13; 98,9; Is 3,13; 51,5; Ez 36,19; Gle 3,12.

[5]. Per l’approfondimento si veda Nicola Martella, «Scenario biblico», Motti di spirito (Punto°A°Croce, Roma 1995), pp. 7-14.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Blasfemia_dualismo2_UnV.htm

24-06-2008; Aggiornamento: 25-06-2008

 

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