Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Le Origini 1

 

3. Cultura biblica

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Spiegazione delle rubriche

 

 

L’opera si presenta in due volumi ed è organizzata come segue:

1° volume (Temi delle origini): Gli articoli introduttivi e i temi di approfondimento

2° volume (Esegesi delle origini): Il commento particolareggiato basato sul testo ebraico (comprende anche una traduzione letterale posta alla fine)

   Se si eccettua la prima parte del primo volume, che introduce a Genesi 1,1-5,1a, per il resto ambedue i volumi dell’opera sono suddivisi rispettivamente secondo le seguenti parti:
■ La creazione del mondo e dell’uomo 1,1-2,4a
■ L’essere umano nella creazione 2,4b-25
■ La caduta primordiale e il suo effetto 3
■ La fine del resoconto su Adamo 4,1-5,1a.

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

Le Origini 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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CITAZIONI DI HERMAN BAVINCK

estratte dal suo libro

 

 di Fernando De Angelis

 

[Indice] [Bitassi] [De Angelis 1] [De Angelis 2] [Confronto]

 

1. Il grande ammonimento

2. Insufficienza della «sola ragione»

3. Centralità di religione e Bibbia

4. Teologia

5. Filosofia

6. Inconsistenza e pericolosità dell’evoluzionismo

 

Clicca sulle frecce iniziali per andare avanti e indietro.

 

Herman Bavinck, Filosofia della rivelazione (Alfa & Omega,

Caltanissetta 2004; traduzione di uno scritto del 1909), pp. 335; € 24,10.

 

Qui di seguito sono riportate le espressioni più interessanti e attuali contenute nell’opera di questo pietista olandese di un secolo fa, raccolte per argomento.

     I titoli sono redazionali. Sebbene manchino le «virgolette», s’intende che i testi sono interamente di Bavinck. Ciò che non è nel testo è messo {tra parentesi graffe.} Il segno [...] sostituisce le parti omesse per brevità.

 

 

1.  IL GRANDE AMMONIMENTO: Questa glorificazione della razza acquista un carattere così serio e supera a tal punto ogni limite che le virtù della razza si vanno a identificare con l’ideale supremo. Il Deutschtum (germanità) è collocato allo stesso livello del cristianesimo e Gesù viene considerato di razza ariana [...] Benché questa competizione rechi ancora, esteriormente, un carattere pacifico, essa amplia il divario fra le nazioni, alimenta l’egoismo, stimola le passioni e può, alla minima occasione, sfociare in una guerra che supererebbe per devastazione tutte le guerre del passato. Da un regno di pace che abbracci tutte le nazioni siamo lontani come non mai!. [p. 324] {L’emergere di Hitler è visto come una risposta all’umiliazione della Germania nella prima guerra mondiale, mentre questo avvertimento di Bavinck ci fa collegare quell’umiliazione a un primo abbandono della Bibbia da parte della Germania, che si ostina a perseverare nell’idolatria di se stessa, finendo per riporre quella piena fiducia in Hitler che lo porterà alla catastrofe. Il maiuscoletto è redazionale.}

 

 

2.  INSUFFICIENZA DELLA «SOLA RAGIONE»: Un confronto fra persone e fatti nella storia è possibile solo quando lo storico è, fin dall’inizio, un «uomo di giudizio» e porta nel suo lavoro un metro di giudizio acquisito altrove [...] non c’è storia senza filosofia, né senza religione ed etica. [pp. 146s]

     Dal momento che si cerca una risposta e non si può vivere senza di essa, la scienza della storia si eleva a filosofia della storia; infatti la causa e il fine, l’essenza e lo sviluppo della storia non si possono capire senza la metafisica. [p. 140]

     Pensate per un momento che Cristo, con tutto quello che ha detto, fatto e suscitato, non ci sia: immediatamente la storia si sgretola [...] viene a perdersi in una storia di razze e nazioni [...] senza un principio e una mèta; diviene un corso d’acqua che scende dai monti e nulla più. [pp. 154s] {Viene in mente un’analoga e posteriore valutazione del grande Benedetto Croce, che vede la storia dopo Cristo come tutta interna al pensiero di Cristo.}

     È impossibile incominciare un’indagine senza degli assunti [...] la ricerca sull’essenza della religione [...] ha dato espressione soltanto alla nozione che ciascuno studioso si era formata in anticipo sull’essenza della religione. [p. 178]

     La psicologia della religione [...] Osserva e descrive i fenomeni della coscienza religiosa, ma non si può pronunciare circa la loro verità e purezza [...] Tutte le religioni sono prima di tutto paragonate le une alle altre e poi, sulla base di alcuni punti di accordo, sono identificate le une con le altre [...] l’individuo è la misura di tutte le cose, anche della religione; Dio non dice come sarà servito, ma l’uomo decide come lo servirà. Naturalmente un indifferentismo così coerente non piace a tutti e, alla lunga, non può soddisfare nessuno. [pp. 225-9]

     La vita psichica dell’uomo è molto più ricca della sua intelligenza e del suo agire consapevole [...] come l’uccello si costruisce il nido, così portiamo in noi fin dalla nascita ogni tipo di abilità e di capacità [...] L’istinto e la capacità, la norma e la legge precedono la vita della riflessione [...] il corpo è l’organo dell’anima: non è il corpo, ma l’anima che vede e sente, pensa e agisce attraverso il corpo. [pp. 231-5]

     La mente dell’uomo non è affatto una tabula rasa, non è una forma vuota, ma una totalità di vita dal primissimo momento della sua esistenza. E quando diventa cosciente di sé, questa autocoscienza non è una mera percezione formale dell’esistenza, ma sempre vi include una percezione di natura particolare, una qualità particolare dello spirito. Non è mai una coscienza del puro essere, ma sempre una coscienza di un essere specifico [...] Il nucleo della nostra autocoscienza è, come Schleiermacher intuì molto più chiaramente di Kant, non l’autonomia, ma un senso di dipendenza. Nell’atto di divenire consci di noi stessi diventiamo consci di noi come creature. [pp. 78s]

     L’agnosticismo genera indifferenza etica e pratica. Ma, naturalmente, non si può vivere di critica e agnosticismo. [p. 221]

 

 

3.  CENTRALITÀ DI RELIGIONE E BIBBIA: L’umanità nel suo complesso è sempre stata, intimamente, soprannaturalistica. Né nel pensiero né nella vita gli uomini sono stati capaci di accontentarsi delle cose di questo mondo. [p.13]

     Cristo, il mediatore della creazione, la vita e la luce degli uomini, la promessa fatta ai padri, il desiderio delle nazioni, il Salvatore del mondo e il giudice dei vivi e dei morti è affine a tutto e a tutti e al tempo stesso è distinto da tutti ed esaltato al di sopra di tutto [...] appare [...] al mondo intero nella sua unica superiorità. [pp. 217s]

     L’Evangelo ci dà una norma secondo la quale possiamo giudicare i fenomeni e gli eventi [...] è una guida che ci mostra il cammino nel labirinto del mondo presente [...] Ma esso non si oppone a nulla che sia bello e puro. Condanna il peccato sempre e dovunque, ma vede con benevolenza il matrimonio, la famiglia, la società e lo stato, la natura e la storia, la scienza e l’arte. Nonostante i molti difetti di chi ne professa la fede, è stato, nel corso dei secoli, una ricca benedizione per tutte queste istituzioni e realtà [...] se siamo di Cristo, tutto è nostro. [pp. 288s]

     I profeti e gli apostoli non avevano conoscenza delle scienze naturali, come si sono sviluppate negli ultimi secoli, ma avevano una concezione molto solida della natura, in quanto conoscevano Dio e vedevano nel mondo la sua opera, non lasciando spazio alla superstizione e alla magia [...] Senza la rivelazione, la religione torna a sprofondare in una superstizione perniciosa. [p. 185]

     La religione è stata la causa più profonda del processo di civilizzazione, è stata la madre delle arti e di tutte le scienze. [p. 160] Tutta la nostra civiltà moderna, l’arte, la scienza, la letteratura, l’etica, la giurisprudenza, la società, lo stato, la politica, sono arricchiti dai fermenti degli elementi religiosi. [p. 30]

     Al di sopra di ogni differenza e al di sopra di ogni variante, si estenderà nel futuro la santa volontà di Dio [...] per il cristiano, questo mondo pieno di oscurità è sempre irradiato dall’alto dallo splendore della rivelazione divina e, sotto la sua guida, progredisce verso il regno della luce e della vita. [p. 335] {È l’ultima pagina del libro e riassume la visione complessiva dell’autore.}

 

 

4.  TEOLOGIA: I profeti [...] vedono ciò che gli altri non vedono; perseverano nel credere laddove altri dubitano; si aggrappano alla promessa della speranza contro speranza e si aspettano che Dio stesso a sua volta realizzi ed estenda il suo dominio a tutti i popoli attraverso il suo Unto. [p. 216] {In Bavinck ci sono tracce evidenti del suo stare alla presenza di Dio per guardare il mondo alla luce della Bibbia, cioè del suo essere stato in qualche misura un profeta.}

     Non la legge, ma l’Evangelo è, nell’Antico come nel Nuovo Testamento, il nocciolo della rivelazione divina, l’essenza della religione, la somma totale delle sacre Scritture [...] Paolo dichiara che la promessa è più antica della legge [...] la legge è temporale, transitoria, un mezzo al servizio della promessa, ma la promessa è eterna. [p. 210] {Bavinck così sfugge a quel pericoloso atteggiamento che contrappone Antico e Nuovo Testamento, cogliendo la similitudine profonda che esiste fra Mosè e Cristo.}

     Soltanto la religione cristiana afferma [...] il carattere puramente etico del peccato. Lo fa distinguendo tra creazione e caduta. In tutti i sistemi che identificano il peccato con la sostanza delle cose, la creazione è tramutata in una caduta [...] Dio diviene l’autore del peccato e il serpente il responsabile del progresso umano [...] La Scrittura restaura l’ordine originale distinguendo e separando la creazione dalla caduta, ma con questo mantiene la possibilità della redenzione. [pp. 248s]

     Nella loro visione del mondo e della vita, il peccato e la grazia, il cielo e la terra, la chiesa e lo stato, la fede e la conoscenza, Lutero, Zwingli e Calvino erano figli del Medioevo e rivelarono questo aspetto in ogni punto della loro attività di riformatori. [p. 18] Per quanto grande fosse l’importanza di questo movimento etico-religioso del Cinquecento, dopotutto si trattò di una «riforma», non di una costruzione dalle fondamenta. [p. 15]

     L’anabattismo [...] finì con una separazione, ossia una divisione tra la chiesa e il mondo, tra la vita cristiana e quella civile, tra la nuova creazione e la creazione, tra lo Spirito e il Verbo, tra l’Antico e il Nuovo Testamento; in una parola, tra la sostanza celeste che Cristo ha portato con sé e ha comunicato a chi crede in lui nella rigenerazione e la sostanza terrena che riceviamo da Adamo alla nascita naturale. [p. 264s]

     La teologia conduce alla soteriologia passando per l’escatologia. [p. 216] Una religione soggettiva è sempre preceduta da una religione oggettiva. [p. 224] Ogni uomo possiede la profonda e inestirpabile convinzione che non è ciò che dovrebbe essere. [p. 249] Se la teologia non riconosce altro metodo che quello che di solito si adotta nelle scienze naturali e storiche, l’uomo religioso non è soltanto totalmente dipendente dal clericalismo della scienza, ma la religione stessa è privata della sua indipendenza e libertà [...] Limitare la religione ai sentimenti non ne conserva l’indipendenza, ma ne mina l’esistenza. [pp. 242-3]

     Il cristianesimo si basa sulla rivelazione, ha un contenuto che, sebbene non in conflitto con la ragione, pure trascende grandemente la ragione [...] Se la rivelazione [...] non avesse compreso nulla se non ciò che la ragione stessa prima o poi avrebbe potuto scoprire, non sarebbe degna di questo nome [...] Nella creazione Dio manifesta il potere della sua mente; nella rivelazione, che ha la redenzione al suo centro, ci schiude la grazia del suo cuore. [pp. 37s]

     [La] scuola panbabilonese [...] immagina di avere scoperto nella religione astrale di Babele una chiave di lettura della religione e della visione del mondo di tutti i popoli [...] come i punti di somiglianza tra l’uomo e la bestia sono stati l’occasione di un’affrettata deduzione riguardo a una comune origine, così anche i panbabilonisti [...] hanno fatto un abuso spaventoso dell’argomento a partire dall’analogia. [p. 197] Non abbiamo testimonianza storica della trasformazione dal politeismo al monoteismo puro. [p. 202] Dopo che questa critica storica ebbe analizzato e riorganizzato i libri della Bibbia, consciamente o inconsciamente sotto l’influenza della dottrina dell’evoluzione, dopo tutta questa esegesi delle fonti, il problema della religione d’Israele rimase ancora insoluto. L’indagine storico-critica non era riuscita a distruggere il carattere peculiare e speciale di questa religione. [pp. 206s] {Cfr. Alfredo Terino, Le origini: Bibbia e mitologia (Gribaudi, Milano 2003). Egli ha recentemente confermato e ben documentato come la teoria di una derivazione del Pentateuco dalla mitologia babilonese poggi essenzialmente su presupposti ideologici, mentre i fatti si accordano meglio con la concezione tradizionale che il Pentateuco sia stato composto essenzialmente al tempo di Mosè.}

     Le nuove mode in teologia assomigliano al vecchio arianesimo e al socinianesimo, allo gnosticismo e al sabellianesimo, come una goccia d’acqua assomiglia all’altra. [p. 45]

 

 

5.  FILOSOFIA: Lo studio della storia e della civiltà rende via via più chiaro il fatto che Babilonia fosse nei tempi antichi la terra ancestrale dell’umanità e la culla della civiltà [...] guadagna sempre maggior forza l’ipotesi secondo cui la stessa tradizione e la stessa cultura si trovino alla base delle concezioni e dei costumi di tutti i popoli. [pp. 198s]

     La filosofia nacque dalla religione e la questione che si presenta a noi è non come la filosofia assunse in seguito un carattere religioso in Pitagora e in Platone, ma, al contrario, come la filosofia nacque dalla religione e dalla teologia. [pp. 194s]

     Le nuove vie della filosofia sono state tutte battute dai pensatori dell’antica Grecia [...] sembra di essere davanti ad una massa caotica di religioni e di visioni del mondo tra cui è difficile scegliere. Ma quando penetriamo al centro delle cose e consideriamo i principî, tutta questa massa si riduce a poche tipologie [...] solo tre tipi di visione del mondo: quella ateistica, quella naturalistica [...] e quella umanistica. [pp. 45s]

     La vera realtà non venne da Aristotele collocata, come fa Platone, al di fuori, dietro e al di sopra del mondo fenomenico, ma venne piuttosto concepita come sua essenza immanente, non comunque completamente attualizzata sin dall’inizio, ma trovando graduale realizzazione in forma di processo. [p. 21]

     Lo scetticismo a cui la filosofia greca era arrivata aveva perso, insieme a Dio e al mondo, anche la certezza di sé dell’uomo. Ma quando la religione cristiana ci rivelò la grandezza del cuore divino [...] gettò la propria luce sull’uomo e sulla ricchezza e il valore della sua anima. Gli comunicò una nuova certezza, la certezza della fede; gli restituì la sua fiducia in Dio e, di conseguenza, la sua fiducia in se stesso. Grazie a questa luce di rivelazione Agostino discese nel profondo della propria vita interiore [...] in lui la vita precede sempre il pensiero; la vita, la conoscenza; l’autocoscienza, la riflessione; l’esperienza, la scienza. In primo luogo sperimentò le cose su cui successivamente meditò e scrisse. [p. 77] Quando è perduta l’anima, tutto è perduto. [p. 277] Il finito è sostenuto dall’infinito, tutto il divenire è radicato nell’essere. [p. 39]

     Sia Bacone che Cartesio stabilirono una separazione tra la fede e la ragione [...] Quando questa nuova filosofia, comunque, ebbe raggiunto l’apice dello sviluppo venne distrutta dalla sua stessa indagine incessante. Criticando la rivelazione aveva dimenticato una cosa sola: di criticare se stessa. [p. 220]

     Kant [...] al fine di trovare un posto alla fede limitò la scienza alla conoscenza dei fenomeni sensibili e ciò che demolì attraverso la ragion pura, tentò di ricostruirlo attraverso la ragion pratica [...] La teologia è divenuta, dal tempo di Kant, teologia della consapevolezza e dell’esperienza, perdendosi così in pratica nell’antropologia religiosa. [p. 222]

     Il deismo [...] emancipò il mondo da Dio, la ragione dalla rivelazione, la volontà dalla grazia. È vero che nei suoi primi esponenti, Herbert, Locke, Toland, Collins e i loro colleghi, come più tardi in Kant, Fichte e Lessing, esso non negò in linea di principio la possibilità e la realtà della rivelazione. Ma [...] sottopose l’autenticità della rivelazione [...] alla verifica critica della ragione [...] Tutto il pensiero deistico tendeva a rendere la rivelazione superflua e ogni azione divina nel mondo non necessaria [...] La Rivoluzione in Francia ebbe origine da una precisa teoria deistica e, fin dall’inizio, presentò un carattere dottrinario specificatamente dogmatico. [pp. 19ss] Noi non possiamo più accogliere l’idea deistica che Dio abbia compiuto la sua opera in un solo istante, e che da quel momento in poi abbia garantito al mondo la sua esistenza indipendente. [p. 33]

     Al pragmatismo appartiene il grande merito di averci liberato dal vincolo del monismo e di aver evidenziato la sterilità delle relative concezioni astratte [...] Ma se si può giustamente pretendere che ogni visione del mondo soddisfi i requisiti dell’intelletto e i bisogni del cuore, si vedrà che il pragmatismo è altrettanto insoddisfacente [...] si sforza di essere empirico, ma non lo è abbastanza, tanto da escludere dal suo orizzonte i fatti più importanti ed essenziali. La realtà, nella sua interezza e ricchezza, è qualcosa di differente da ciò che questo nuovo tipo di filosofia ci presenta. [pp. 67ss]

     Marx [...] smise di essere un osservatore scientifico e passò al ruolo del profeta [...] non poté in tal modo sfuggire all’utopismo [...] Soltanto la speranza tiene in vita il socialismo [...] L’umanità, nel suo complesso, è sempre vissuta e ancora vive nella speranza, nonostante tutto il suo empirismo e realismo [...] ogni religione, ogni filosofia e tutte le teorie della vita e del mondo sfociano in un’escatologia. [pp. 304-7] Tutti gli sforzi finalizzati a una riforma sono animati dalla fede nel futuro. [p. 326] {Anche se l’inconsistenza del marxismo era chiara già allora, la grande fede dei comunisti l’ha tenuto in piedi per altri 80 anni.}

     Bandendo la metafisica, il materialismo non avrà più un sistema etico, non conoscerà più la distinzione tra buono e cattivo, non possiederà nessuna legge morale, nessun dovere, nessuna virtù e nessun bene supremo. [p. 309]

     È il soprannaturalismo che, di fatto, forma il punto di controversia tra il cristianesimo e molte persone inclini ai panegirici della cultura moderna. [p. 274]

     La mente [...] non percepisce nulla tranne le rappresentazioni [...] Le rappresentazioni l’assediano da ogni lato e da nessuna parte vi è accesso immediato alla realtà [...] Proprio come ci sono scarse possibilità che Satana sia scacciato da Satana, così è altrettanto difficile che si sfugga alle rappresentazioni attraverso le rappresentazioni. [p. 73]

     Il mondo è la nostra rappresentazione. A prescindere dalla coscienza non conosco niente, né di me stesso né di qualsiasi aspetto del reale. Nella difesa di questa verità l’idealismo è molto più forte dell’ingenuo naturalismo [...] Però l’idealismo sbaglia quando da questo fatto incontrovertibile [...] trae la conclusione che la percezione sia un atto puramente immanente. [p. 70]

 

 

6.  INCONSISTENZA E PERICOLOSITÀ DELL’EVOLUZIONISMO: L’evoluzione, come concepita da Aristotele, presenta un carattere organico e teleologico [...] l’evoluzione, il divenire infinito e incessante costituiscono il principio che governa il sistema hegeliano in un grado molto superiore, e molto più unilaterale, di quelli di Aristotele e Leibnitz. [pp. 22s]

     Sia Darwin che Marx credevano in modo assoluto nell’inviolabilità delle leggi della natura e nella necessaria sequenza degli eventi [...] entrambi accarezzavano la sicura speranza che sviluppo significasse progresso e che portasse con sé la promessa di un mondo migliore, di una razza migliore e di una società migliore. Va da sé che questa rappresentazione meccanica e antiteleologica della concezione dell’evoluzione non lasciasse spazio ai miracoli, al mondo del soprannaturale, all’esistenza e all’opera di Dio. [pp. 23s]

     Darwin non fu il padre dell’idea dell’evoluzione. Questa esisteva molto tempo prima di lui. Bodin e Hobbes, Montesquieu, Voltaire e Rousseau, Kant e Schiller avevano già insegnato che lo stato originale dell’uomo era puramente animale. Hegel aveva mutato la sostanza di Spinoza in un principio di forza attiva e aveva ricavato un incessante divenire dall’essere immutabile. Ma tutti questi pensatori del passato concepivano l’idea dell’evoluzione in una forma puramente filosofica. Darwin, d’altro canto, si sforzò di dare a essa una base scientifica riguardo ai fatti, proprio come Marx cercò di separare le speranze socialiste da ogni utopismo elevandole al rango di teorie scientifiche. Ma Darwin non fece in tempo a gettare una tale base scientifica nella sua «lotta per l’esistenza» con i suoi corollari di «selezione naturale» e «sopravvivenza del più adatto», che iniziò l’attacco alla sua opera con la demolizione della stessa. In rapida successione i principî della lotta per l’esistenza, della variabilità illimitata, dell’accumulazione graduale di minuscoli cambiamenti durante vasti periodi di tempo, dell’eredità di qualità acquisite, della spiegazione puramente meccanica di tutti i fenomeni, dell’esclusione di ogni teologia, furono soggetti a forte critica e dichiarati inaccettabili. La profezia di Wigand, secondo cui questo tentativo di risolvere l’enigma dell’esistenza non sarebbe sopravvissuto fino alla fine del secolo, si è verificata puntualmente. Ed ha trovato largo seguito la dichiarazione di J.B. Meyer, secondo cui la teoria dell’origine delle specie non fu tanto un’ipotesi proposta per spiegare dei fatti, quanto, piuttosto, un’invenzione di fatti a sostegno di un’ipotesi. [pp. 46s] {Il bluff di Darwin è stato subito scoperto, ma ciononostante il darwinismo ha continuato a diffondersi proprio perché era ed è filosoficamente desiderabile dalla società. Basti pensare al seguito che hanno filosofi come Voltaire, Rousseau, Kant e Hegel. Gli scienziati sono in maggior parte evoluzionisti, perciò, non per motivi scientifici, ma filosofici (anche se l’evoluzionismo è contraddittorio pure sul piano filosofico, vedi appresso). Il maiuscoletto è redazionale]

     La dottrina dell’evoluzione è persino ferita mortalmente da questo processo eterno, poiché l’idea di uno sviluppo infinito indica un processo senza scopo e così non risulta più uno sviluppo [...] Dal punto di vista evoluzionistico c’è posto solamente per un eterno ritorno, com’è stato ipotizzato, nella filosofia greca, da Eraclito e dagli stoici e in questi ultimi anni è stato affermato da Nietzsche. [pp. 315s]

     Il termine «evoluzione», in realtà, si è trasformato in una formula magica [...] È un vero peccato che un concetto, che tutto spiega, abbia così tanto bisogno di delucidazioni. Le definizioni che sono date di esso variano immensamente. [p. 56] L’evoluzione è una gran bella parola, ma volge le spalle alle difficoltà e riassume una realtà ricca e complessa con una formula vaga. [p. 134] Quando la scienza nella sua ricerca dell’origine delle cose si lascia guidare esclusivamente dall’idea dell’evoluzione [...] si rifugia nella mitologia [...] L’evoluzione si sta occupando di ipotesi e non, come suppone Haeckel, di un «fatto saldamente stabilito». [pp. 161ss] L’uomo primitivo [...] non è mai esistito: non è nient’altro che la creazione poetica dell’immaginazione monistica. [p. 172] La teoria semplice e lineare dell’evoluzione viene a collidere con la realtà che è complessa. [p. 207]

     La morale cristiana pone l’accento sul peccato e sulla grazia, mentre l’etica dell’evoluzione proclama la naturale bontà dell’uomo; la prima considera l’uomo come un essere perduto che ha bisogno della salvezza, la seconda vede in lui l’unica creatura che possa riformare e salvare il mondo; la prima parla di riconciliazione e di rigenerazione, la seconda di sviluppo ed educazione; per l’una la nuova Gerusalemme discende da Dio e proviene dal paradiso, per l’altra si realizza lentamente attraverso lo sforzo umano; là l’azione divina muove la storia, qua l’evoluzione è un processo che tutto governa. [pp. 275s] Nell’uomo moderno, la dottrina dell’evoluzione prende così il posto dell’antica religione [...] Proprio come il pagano tratta il suo idolo, così l’uomo moderno agisce in base all’idea di evoluzione. [p. 311] {Il contrasto fra cristianesimo ed evoluzionismo è stato subito chiaro, eppure in Occidente i «cristiani evoluzionisti» si sono moltiplicati a dismisura, rendendo il «sale» dell’Evangelo sempre più insipido.}

 

Hermann Bavinck e la psicologia: La psicologia tra scienza e rivelazione {Tonino Mele}

 

Aggiornamento: 02-05-07

 

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