[Indice]
[Bitassi]
[De
Angelis 1] [De
Angelis 2] [Confronto]
▼
1.
Il grande ammonimento
▼
2.
Insufficienza della «sola ragione»
▼
3.
Centralità di religione e Bibbia
▼
4.
Teologia
▼
5.
Filosofia
▼
6.
Inconsistenza e pericolosità dell’evoluzionismo
Clicca sulle frecce iniziali per andare avanti e indietro.
Herman Bavinck, Filosofia della rivelazione (Alfa
& Omega,
Caltanissetta 2004; traduzione di uno scritto del 1909), pp. 335; € 24,10.
Qui di seguito sono riportate le espressioni più interessanti e attuali
contenute nell’opera di questo pietista olandese di un secolo fa, raccolte per
argomento.
I titoli sono redazionali. Sebbene manchino le
«virgolette», s’intende che i testi sono interamente di Bavinck. Ciò che non è
nel testo è messo {tra parentesi graffe.} Il segno [...] sostituisce le parti
omesse per brevità.
▲
1.
IL GRANDE AMMONIMENTO:
Questa glorificazione della razza acquista un carattere così serio e supera a
tal punto ogni limite che le virtù della razza si vanno a identificare con
l’ideale supremo. Il
Deutschtum (germanità) è collocato allo stesso livello del cristianesimo e
Gesù viene considerato di razza ariana [...] Benché questa competizione rechi
ancora, esteriormente, un carattere pacifico, essa amplia il divario fra le
nazioni, alimenta l’egoismo, stimola le passioni e
può, alla minima occasione, sfociare in
una guerra che supererebbe per devastazione tutte le guerre del passato.
Da un regno di pace che abbracci tutte le nazioni siamo lontani come non mai!.
[p. 324] {L’emergere di Hitler è visto come una risposta all’umiliazione della
Germania nella prima guerra mondiale, mentre questo avvertimento di Bavinck ci
fa collegare quell’umiliazione a un primo abbandono della Bibbia da parte della
Germania, che si ostina a perseverare nell’idolatria di se stessa, finendo per
riporre quella piena fiducia in Hitler che lo porterà alla catastrofe. Il
maiuscoletto è redazionale.}
▲
2.
INSUFFICIENZA DELLA «SOLA RAGIONE»:
Un confronto fra persone e fatti nella storia è possibile solo quando lo storico
è, fin dall’inizio, un «uomo di giudizio» e porta nel suo lavoro un metro di
giudizio acquisito altrove [...] non c’è storia senza filosofia, né senza
religione ed etica. [pp. 146s]
Dal momento che si cerca una risposta e non si può
vivere senza di essa, la scienza della storia si eleva a filosofia della storia;
infatti la causa e il fine, l’essenza e lo sviluppo della storia non si possono
capire senza la metafisica. [p. 140]
Pensate per un momento che Cristo, con tutto quello che
ha detto, fatto e suscitato, non ci sia: immediatamente la storia si sgretola
[...] viene a perdersi in una storia di razze e nazioni [...] senza un principio
e una mèta; diviene un corso d’acqua che scende dai monti e nulla più. [pp.
154s] {Viene in mente un’analoga e posteriore valutazione del grande Benedetto
Croce, che vede la storia dopo Cristo come tutta interna al pensiero di Cristo.}
È impossibile incominciare un’indagine senza degli
assunti [...] la ricerca sull’essenza della religione [...] ha dato espressione
soltanto alla nozione che ciascuno studioso si era formata in anticipo
sull’essenza della religione. [p. 178]
La psicologia della religione [...] Osserva e descrive
i fenomeni della coscienza religiosa, ma non si può pronunciare circa la loro
verità e purezza [...] Tutte le religioni sono prima di tutto paragonate le une
alle altre e poi, sulla base di alcuni punti di accordo, sono identificate le
une con le altre [...] l’individuo è la misura di tutte le cose, anche della
religione; Dio non dice come sarà servito, ma l’uomo decide come lo servirà.
Naturalmente un indifferentismo così coerente non piace a tutti e, alla lunga,
non può soddisfare nessuno. [pp. 225-9]
La vita psichica dell’uomo è molto più ricca della sua
intelligenza e del suo agire consapevole [...] come l’uccello si costruisce il
nido, così portiamo in noi fin dalla nascita ogni tipo di abilità e di capacità
[...] L’istinto e la capacità, la norma e la legge precedono la vita della
riflessione [...] il corpo è l’organo dell’anima: non è il corpo, ma l’anima che
vede e sente, pensa e agisce attraverso il corpo. [pp. 231-5]
La mente dell’uomo non è affatto una tabula rasa,
non è una forma vuota, ma una totalità di vita dal primissimo momento della sua
esistenza. E quando diventa cosciente di sé, questa autocoscienza non è una mera
percezione formale dell’esistenza, ma sempre vi include una percezione di natura
particolare, una qualità particolare dello spirito. Non è mai una coscienza del
puro essere, ma sempre una coscienza di un essere specifico [...] Il nucleo
della nostra autocoscienza è, come Schleiermacher intuì molto più chiaramente di
Kant, non l’autonomia, ma un senso di dipendenza. Nell’atto di divenire consci
di noi stessi diventiamo consci di noi come creature. [pp. 78s]
L’agnosticismo genera indifferenza etica e pratica. Ma,
naturalmente, non si può vivere di critica e agnosticismo. [p. 221]
▲
3.
CENTRALITÀ DI RELIGIONE E BIBBIA:
L’umanità nel suo complesso è sempre stata, intimamente, soprannaturalistica. Né
nel pensiero né nella vita gli uomini sono stati capaci di accontentarsi delle
cose di questo mondo. [p.13]
Cristo, il mediatore della creazione, la vita e la luce
degli uomini, la promessa fatta ai padri, il desiderio delle nazioni, il
Salvatore del mondo e il giudice dei vivi e dei morti è affine a tutto e a tutti
e al tempo stesso è distinto da tutti ed esaltato al di sopra di tutto [...]
appare [...] al mondo intero nella sua unica superiorità. [pp. 217s]
L’Evangelo ci dà una norma secondo la quale possiamo
giudicare i fenomeni e gli eventi [...] è una guida che ci mostra il cammino nel
labirinto del mondo presente [...] Ma esso non si oppone a nulla che sia bello e
puro. Condanna il peccato sempre e dovunque, ma vede con benevolenza il
matrimonio, la famiglia, la società e lo stato, la natura e la storia, la
scienza e l’arte. Nonostante i molti difetti di chi ne professa la fede, è
stato, nel corso dei secoli, una ricca benedizione per tutte queste istituzioni
e realtà [...] se siamo di Cristo, tutto è nostro. [pp. 288s]
I profeti e gli apostoli non avevano conoscenza delle
scienze naturali, come si sono sviluppate negli ultimi secoli, ma avevano una
concezione molto solida della natura, in quanto conoscevano Dio e vedevano nel
mondo la sua opera, non lasciando spazio alla superstizione e alla magia [...]
Senza la rivelazione, la religione torna a sprofondare in una superstizione
perniciosa. [p. 185]
La religione è stata la causa più profonda del processo
di civilizzazione, è stata la madre delle arti e di tutte le scienze. [p. 160]
Tutta la nostra civiltà moderna, l’arte, la scienza, la letteratura, l’etica, la
giurisprudenza, la società, lo stato, la politica, sono arricchiti dai fermenti
degli elementi religiosi. [p. 30]
Al di sopra di ogni differenza e al di sopra di ogni
variante, si estenderà nel futuro la santa volontà di Dio [...] per il
cristiano, questo mondo pieno di oscurità è sempre irradiato dall’alto dallo
splendore della rivelazione divina e, sotto la sua guida, progredisce verso il
regno della luce e della vita. [p. 335] {È l’ultima pagina del libro e riassume
la visione complessiva dell’autore.}
▲
4.
TEOLOGIA: I profeti [...]
vedono ciò che gli altri non vedono; perseverano nel credere laddove altri
dubitano; si aggrappano alla promessa della speranza contro speranza e si
aspettano che Dio stesso a sua volta realizzi ed estenda il suo dominio a tutti
i popoli attraverso il suo Unto. [p. 216] {In Bavinck ci sono tracce evidenti
del suo stare alla presenza di Dio per guardare il mondo alla luce della Bibbia,
cioè del suo essere stato in qualche misura un profeta.}
Non la legge, ma l’Evangelo è, nell’Antico come nel
Nuovo Testamento, il nocciolo della rivelazione divina, l’essenza della
religione, la somma totale delle sacre Scritture [...] Paolo dichiara che la
promessa è più antica della legge [...] la legge è temporale, transitoria, un
mezzo al servizio della promessa, ma la promessa è eterna. [p. 210] {Bavinck
così sfugge a quel pericoloso atteggiamento che contrappone Antico e Nuovo
Testamento, cogliendo la similitudine profonda che esiste fra Mosè e Cristo.}
Soltanto la religione cristiana afferma [...] il
carattere puramente etico del peccato. Lo fa distinguendo tra creazione e
caduta. In tutti i sistemi che identificano il peccato con la sostanza delle
cose, la creazione è tramutata in una caduta [...] Dio diviene l’autore del
peccato e il serpente il responsabile del progresso umano [...] La Scrittura
restaura l’ordine originale distinguendo e separando la creazione dalla caduta,
ma con questo mantiene la possibilità della redenzione. [pp. 248s]
Nella loro visione del mondo e della vita, il peccato e
la grazia, il cielo e la terra, la chiesa e lo stato, la fede e la conoscenza,
Lutero, Zwingli e Calvino erano figli del Medioevo e rivelarono questo aspetto
in ogni punto della loro attività di riformatori. [p. 18] Per quanto grande
fosse l’importanza di questo movimento etico-religioso del Cinquecento,
dopotutto si trattò di una «riforma», non di una costruzione dalle fondamenta.
[p. 15]
L’anabattismo [...] finì con una separazione, ossia una
divisione tra la chiesa e il mondo, tra la vita cristiana e quella civile, tra
la nuova creazione e la creazione, tra lo Spirito e il Verbo, tra l’Antico e il
Nuovo Testamento; in una parola, tra la sostanza celeste che Cristo ha portato
con sé e ha comunicato a chi crede in lui nella rigenerazione e la sostanza
terrena che riceviamo da Adamo alla nascita naturale. [p. 264s]
La teologia conduce alla soteriologia passando per
l’escatologia. [p. 216] Una religione soggettiva è sempre preceduta da una
religione oggettiva. [p. 224] Ogni uomo possiede la profonda e inestirpabile
convinzione che non è ciò che dovrebbe essere. [p. 249] Se la teologia non
riconosce altro metodo che quello che di solito si adotta nelle scienze naturali
e storiche, l’uomo religioso non è soltanto totalmente dipendente dal
clericalismo della scienza, ma la religione stessa è privata della sua
indipendenza e libertà [...] Limitare la religione ai sentimenti non ne conserva
l’indipendenza, ma ne mina l’esistenza. [pp. 242-3]
Il cristianesimo si basa sulla rivelazione, ha un
contenuto che, sebbene non in conflitto con la ragione, pure trascende
grandemente la ragione [...] Se la rivelazione [...] non avesse compreso nulla
se non ciò che la ragione stessa prima o poi avrebbe potuto scoprire, non
sarebbe degna di questo nome [...] Nella creazione Dio manifesta il potere della
sua mente; nella rivelazione, che ha la redenzione al suo centro, ci schiude la
grazia del suo cuore. [pp. 37s]
[La] scuola panbabilonese [...] immagina di avere
scoperto nella religione astrale di Babele una chiave di lettura della religione
e della visione del mondo di tutti i popoli [...] come i punti di somiglianza
tra l’uomo e la bestia sono stati l’occasione di un’affrettata deduzione
riguardo a una comune origine, così anche i panbabilonisti [...] hanno fatto un
abuso spaventoso dell’argomento a partire dall’analogia. [p. 197] Non abbiamo
testimonianza storica della trasformazione dal politeismo al monoteismo puro.
[p. 202] Dopo che questa critica storica ebbe analizzato e riorganizzato i libri
della Bibbia, consciamente o inconsciamente sotto l’influenza della dottrina
dell’evoluzione, dopo tutta questa esegesi delle fonti, il problema della
religione d’Israele rimase ancora insoluto. L’indagine storico-critica non era
riuscita a distruggere il carattere peculiare e speciale di questa religione.
[pp. 206s] {Cfr. Alfredo Terino, Le origini: Bibbia e mitologia
(Gribaudi, Milano 2003). Egli ha recentemente confermato e ben documentato come
la teoria di una derivazione del Pentateuco dalla mitologia babilonese poggi
essenzialmente su presupposti ideologici, mentre i fatti si accordano meglio con
la concezione tradizionale che il Pentateuco sia stato composto essenzialmente
al tempo di Mosè.}
Le nuove mode in teologia assomigliano al vecchio
arianesimo e al socinianesimo, allo gnosticismo e al sabellianesimo, come una
goccia d’acqua assomiglia all’altra. [p. 45]
▲
5.
FILOSOFIA: Lo studio della
storia e della civiltà rende via via più chiaro il fatto che Babilonia fosse nei
tempi antichi la terra ancestrale dell’umanità e la culla della civiltà [...]
guadagna sempre maggior forza l’ipotesi secondo cui la stessa tradizione e la
stessa cultura si trovino alla base delle concezioni e dei costumi di tutti i
popoli. [pp. 198s]
La filosofia nacque dalla religione e la questione che
si presenta a noi è non come la filosofia assunse in seguito un carattere
religioso in Pitagora e in Platone, ma, al contrario, come la filosofia nacque
dalla religione e dalla teologia. [pp. 194s]
Le nuove vie della filosofia sono state tutte battute
dai pensatori dell’antica Grecia [...] sembra di essere davanti ad una massa
caotica di religioni e di visioni del mondo tra cui è difficile scegliere. Ma
quando penetriamo al centro delle cose e consideriamo i principî, tutta questa
massa si riduce a poche tipologie [...] solo tre tipi di visione del mondo:
quella ateistica, quella
naturalistica [...] e quella umanistica. [pp. 45s]
La vera realtà non venne da Aristotele collocata, come
fa Platone, al di fuori, dietro e al di sopra del mondo fenomenico, ma venne
piuttosto concepita come sua essenza immanente, non comunque completamente
attualizzata sin dall’inizio, ma trovando graduale realizzazione in forma di
processo. [p. 21]
Lo scetticismo a cui la filosofia greca era arrivata
aveva perso, insieme a Dio e al mondo, anche la certezza di sé dell’uomo. Ma
quando la religione cristiana ci rivelò la grandezza del cuore divino [...]
gettò la propria luce sull’uomo e sulla ricchezza e il valore della sua anima.
Gli comunicò una nuova certezza, la certezza della fede; gli restituì la sua
fiducia in Dio e, di conseguenza, la sua fiducia in se stesso. Grazie a questa
luce di rivelazione Agostino discese nel profondo della propria vita interiore
[...] in lui la vita precede sempre il pensiero; la vita, la conoscenza;
l’autocoscienza, la riflessione; l’esperienza, la scienza. In primo luogo
sperimentò le cose su cui successivamente meditò e scrisse. [p. 77] Quando è
perduta l’anima, tutto è perduto. [p. 277] Il finito è sostenuto dall’infinito,
tutto il divenire è radicato nell’essere. [p. 39]
Sia Bacone che Cartesio stabilirono una separazione tra
la fede e la ragione [...] Quando questa nuova filosofia, comunque, ebbe
raggiunto l’apice dello sviluppo venne distrutta dalla sua stessa indagine
incessante. Criticando la rivelazione aveva dimenticato una cosa sola: di
criticare se stessa. [p. 220]
Kant [...] al fine di trovare un posto alla fede limitò
la scienza alla conoscenza dei fenomeni sensibili e ciò che demolì attraverso la
ragion pura, tentò di ricostruirlo attraverso la ragion pratica [...] La
teologia è divenuta, dal tempo di Kant, teologia della consapevolezza e
dell’esperienza, perdendosi così in pratica nell’antropologia religiosa. [p.
222]
Il deismo [...] emancipò il mondo da Dio, la ragione
dalla rivelazione, la volontà dalla grazia. È vero che nei suoi primi esponenti,
Herbert, Locke, Toland, Collins e i loro colleghi, come più tardi in Kant,
Fichte e Lessing, esso non negò in linea di principio la possibilità e la realtà
della rivelazione. Ma [...] sottopose l’autenticità della rivelazione [...] alla
verifica critica della ragione [...] Tutto il pensiero deistico tendeva a
rendere la rivelazione superflua e ogni azione divina nel mondo non necessaria
[...] La Rivoluzione in Francia ebbe origine da una precisa teoria deistica e,
fin dall’inizio, presentò un carattere dottrinario specificatamente dogmatico.
[pp. 19ss] Noi non possiamo più accogliere l’idea deistica che Dio abbia
compiuto la sua opera in un solo istante, e che da quel momento in poi abbia
garantito al mondo la sua esistenza indipendente. [p. 33]
Al pragmatismo appartiene il grande merito di averci
liberato dal vincolo del monismo e di aver evidenziato la sterilità delle
relative concezioni astratte [...] Ma se si può giustamente pretendere che ogni
visione del mondo soddisfi i requisiti dell’intelletto e i bisogni del cuore, si
vedrà che il pragmatismo è altrettanto insoddisfacente [...] si sforza di essere
empirico, ma non lo è abbastanza, tanto da escludere dal suo orizzonte i fatti
più importanti ed essenziali. La realtà, nella sua interezza e ricchezza, è
qualcosa di differente da ciò che questo nuovo tipo di filosofia ci presenta.
[pp. 67ss]
Marx [...] smise di essere un osservatore scientifico e
passò al ruolo del profeta [...] non poté in tal modo sfuggire all’utopismo
[...] Soltanto la speranza tiene in vita il socialismo [...] L’umanità, nel suo
complesso, è sempre vissuta e ancora vive nella speranza, nonostante tutto il
suo empirismo e realismo [...] ogni religione, ogni filosofia e tutte le teorie
della vita e del mondo sfociano in un’escatologia. [pp. 304-7] Tutti gli sforzi
finalizzati a una riforma sono animati dalla fede nel futuro. [p. 326] {Anche se
l’inconsistenza del marxismo era chiara già allora, la grande fede dei comunisti
l’ha tenuto in piedi per altri 80 anni.}
Bandendo la metafisica, il materialismo non avrà più un
sistema etico, non conoscerà più la distinzione tra buono e cattivo, non
possiederà nessuna legge morale, nessun dovere, nessuna virtù e nessun bene
supremo. [p. 309]
È il soprannaturalismo che, di fatto, forma il punto di
controversia tra il cristianesimo e molte persone inclini ai panegirici della
cultura moderna. [p. 274]
La mente [...] non percepisce nulla tranne le
rappresentazioni [...] Le rappresentazioni l’assediano da ogni lato e da nessuna
parte vi è accesso immediato alla realtà [...] Proprio come ci sono scarse
possibilità che Satana sia scacciato da Satana, così è altrettanto difficile che
si sfugga alle rappresentazioni attraverso le rappresentazioni. [p. 73]
Il mondo è la nostra rappresentazione. A prescindere
dalla coscienza non conosco niente, né di me stesso né di qualsiasi aspetto del
reale. Nella difesa di questa verità l’idealismo è molto più forte dell’ingenuo
naturalismo [...] Però l’idealismo sbaglia quando da questo fatto
incontrovertibile [...] trae la conclusione che la percezione sia un atto
puramente immanente. [p. 70]
▲
6.
INCONSISTENZA E PERICOLOSITÀ
DELL’EVOLUZIONISMO: L’evoluzione, come concepita da Aristotele,
presenta un carattere organico e teleologico [...] l’evoluzione, il divenire
infinito e incessante costituiscono il principio che governa il sistema
hegeliano in un grado molto superiore, e molto più unilaterale, di quelli di
Aristotele e Leibnitz. [pp. 22s]
Sia Darwin che Marx credevano in modo assoluto
nell’inviolabilità delle leggi della natura e nella necessaria sequenza degli
eventi [...] entrambi accarezzavano la sicura speranza che sviluppo significasse
progresso e che portasse con sé la promessa di un mondo migliore, di una razza
migliore e di una società migliore. Va da sé che questa rappresentazione
meccanica e antiteleologica della concezione dell’evoluzione non lasciasse
spazio ai miracoli, al mondo del soprannaturale, all’esistenza e all’opera di
Dio. [pp. 23s]
Darwin non fu il padre dell’idea dell’evoluzione.
Questa esisteva molto tempo prima di lui. Bodin e Hobbes, Montesquieu, Voltaire
e Rousseau, Kant e Schiller avevano già insegnato che lo stato originale
dell’uomo era puramente animale. Hegel aveva mutato la sostanza di Spinoza in un
principio di forza attiva e aveva ricavato un incessante divenire dall’essere
immutabile. Ma tutti questi pensatori del passato concepivano l’idea
dell’evoluzione in una forma puramente filosofica. Darwin, d’altro canto, si
sforzò di dare a essa una base scientifica riguardo ai fatti, proprio come Marx
cercò di separare le speranze socialiste da ogni utopismo elevandole al rango di
teorie scientifiche. Ma Darwin non fece in tempo a gettare una tale base
scientifica nella sua «lotta per l’esistenza» con i suoi corollari di «selezione
naturale» e «sopravvivenza del più adatto», che iniziò l’attacco alla sua opera
con la demolizione della stessa. In rapida successione i principî della lotta
per l’esistenza, della variabilità illimitata, dell’accumulazione graduale di
minuscoli cambiamenti durante vasti periodi di tempo, dell’eredità di qualità
acquisite, della spiegazione puramente meccanica di tutti i fenomeni,
dell’esclusione di ogni teologia, furono soggetti a forte critica e dichiarati
inaccettabili. La profezia di Wigand, secondo cui questo tentativo di risolvere
l’enigma dell’esistenza non sarebbe sopravvissuto fino alla fine del secolo, si
è verificata puntualmente. Ed ha trovato largo seguito la dichiarazione di J.B.
Meyer, secondo cui
la teoria dell’origine delle specie non
fu tanto un’ipotesi proposta per spiegare dei fatti, quanto, piuttosto,
un’invenzione di fatti a sostegno di un’ipotesi. [pp. 46s] {Il bluff di
Darwin è stato subito scoperto, ma ciononostante il darwinismo ha continuato a
diffondersi proprio perché era ed è filosoficamente desiderabile dalla società.
Basti pensare al seguito che hanno filosofi come Voltaire, Rousseau, Kant e
Hegel. Gli scienziati sono in maggior parte evoluzionisti, perciò, non per
motivi scientifici, ma filosofici (anche se l’evoluzionismo è contraddittorio
pure sul piano filosofico, vedi appresso). Il maiuscoletto è redazionale]
La dottrina dell’evoluzione è persino ferita
mortalmente da questo processo eterno, poiché l’idea di uno sviluppo infinito
indica un processo senza scopo e così non risulta più uno sviluppo [...] Dal
punto di vista evoluzionistico c’è posto solamente per un eterno ritorno, com’è
stato ipotizzato, nella filosofia greca, da Eraclito e dagli stoici e in questi
ultimi anni è stato affermato da Nietzsche. [pp. 315s]
Il termine «evoluzione», in realtà, si è trasformato in
una formula magica [...] È un vero peccato che un concetto, che tutto spiega,
abbia così tanto bisogno di delucidazioni. Le definizioni che sono date di esso
variano immensamente. [p. 56] L’evoluzione è una gran bella parola, ma volge le
spalle alle difficoltà e riassume una realtà ricca e complessa con una formula
vaga. [p. 134] Quando la scienza nella sua ricerca dell’origine delle cose si
lascia guidare esclusivamente dall’idea dell’evoluzione [...] si rifugia nella
mitologia [...] L’evoluzione si sta occupando di ipotesi e non, come suppone
Haeckel, di un «fatto saldamente stabilito». [pp. 161ss] L’uomo primitivo [...]
non è mai esistito: non è nient’altro che la creazione poetica
dell’immaginazione monistica. [p. 172] La teoria semplice e lineare
dell’evoluzione viene a collidere con la realtà che è complessa. [p. 207]
La morale cristiana pone l’accento sul peccato e sulla
grazia, mentre l’etica dell’evoluzione proclama la naturale bontà dell’uomo; la
prima considera l’uomo come un essere perduto che ha bisogno della salvezza, la
seconda vede in lui l’unica creatura che possa riformare e salvare il mondo; la
prima parla di riconciliazione e di rigenerazione, la seconda di sviluppo ed
educazione; per l’una la nuova Gerusalemme discende da Dio e proviene dal
paradiso, per l’altra si realizza lentamente attraverso lo sforzo umano; là
l’azione divina muove la storia, qua l’evoluzione è un processo che tutto
governa. [pp. 275s] Nell’uomo moderno, la dottrina dell’evoluzione prende così
il posto dell’antica religione [...] Proprio come il pagano tratta il suo idolo,
così l’uomo moderno agisce in base all’idea di evoluzione. [p. 311] {Il
contrasto fra cristianesimo ed evoluzionismo è stato subito chiaro, eppure in
Occidente i «cristiani evoluzionisti» si sono moltiplicati a dismisura, rendendo
il «sale» dell’Evangelo sempre più insipido.}
►
Hermann Bavinck e la psicologia: La psicologia tra scienza e rivelazione
{Tonino Mele}
Aggiornamento: 02-05-07
|