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[De Angelis 2]
[Confronto]
Herman Bavinck, Filosofia della rivelazione (Alfa
& Omega,
Caltanissetta 2004; traduzione di uno scritto del 1909), pp. 335; € 24,10.
Herman Bavinck era un teologo protestante olandese vissuto tra il 1854 e il
1921. «Filosofia della rivelazione» nacque in ambito accademico come
adattamento di un ciclo di lezioni preparate su invito della Facoltà di
teologia di Princeton nell’anno accademico 1908-1909.
Nel libro ci viene presentata una panoramica molta
ampia delle principali questioni poste dalla filosofia contemporanea. In
particolare, vengono affrontati i problemi inerenti alla perdita di
corrispondenza diretta tra manifestazione fenomenica ed essenza delle cose
nel sistema kantiano e quali risposte le diverse scuole di pensiero abbiano
fornito. Viene perciò analizzato il monismo [◄]
e con esso le correnti filosofiche che cercano di trovare un principio unico
sottostante alla varietà dei fenomeni, facendo però notare come esse
finiscano o per semplificare in maniera eccessiva la complessità del reale o
per sfociare in un vero e proprio panteismo [◄].
►
Sul «monismo» e sul «panteismo» cfr. in Nicola Martella, Dizionario delle medicine alternative,
Malattia e guarigione 2
(Punto°A°Croce, Roma 2003): «Dio e paramedicina», p. 128; «Realtà e paramedicina 1», p. 475.
Si passa quindi alla trattazione del pragmatismo, il quale però finisce per
non soddisfare il bisogno umano di ordine, non trovando un principio
unificante al di là del caos che sembra governare i fenomeni. Infine,
l’idealismo cerca l’accesso alla realtà nell’autocoscienza. Ma in questo
modo sposta semplicemente il problema dalla natura delle cose alla natura
dell’autocoscienza, dal rapporto intercorrente tra esperienza e oggetto a
quello tra pensiero e mente, e quindi in definitiva arriva anche esso a un
vicolo cieco.
L’autore quindi passa a dimostrare come la
rivelazione, e dunque l’accettazione della realtà del Dio biblico, rimetta
in ordine le cose, dia un Principio unico alla creazione, che non si
identifichi tout-court con la varietà del creato, annullandola, e fornisca
una garanzia alla veridicità dell’autocoscienza in un rapporto di dipendenza
con il Creatore. Presenta, insomma, una visione organica della realtà in
armonia con la rivelazione. Poi, usando questa visione del mondo come guida
e riferimento, passa a esaminare rami più specifici del sapere, dalle
scienze naturali alla storia delle civiltà, della cultura e delle religioni.
In diversi punti del libro, le questioni poste sono
sorprendentemente contemporanee come, per esempio, nel capitolo dedicato al
confronto tra le religioni e allo sconcerto che provoca vedere adepti
fedeli, pii e devoti in tutte quante, tanto che diventa difficile districare
la vera rivelazione dalle false. In un altro capitolo, suona (ahimè!)
addirittura profetica la manifesta preoccupazione che la miscela esplosiva
di interessi economici, esaltazione della nazione e deificazione della razza
porti in breve tempo a «una guerra che supererebbe per devastazione tutte le
guerre del passato».
Lungo tutto il libro, una particolare attenzione è
prestata all’idea di evoluzione [◄].
►
Sull'evoluzione cfr. in Nicola Martella,
Temi delle origini.
Le Origini
1 (Punto°A°Croce, Roma 2006): «La Genesi e la scienza», pp.
181-195; cfr. anche«Giorni, ere, genealogie», pp. 104-114.
Infatti, viene analizzato come sia nata e come venga utilizzata in ognuno
dei settori trattati, non limitando l’indagine al solo ambito dell’origine
della vita, per riuscire a dare ragione della sua influenza e delle sue
implicazioni reali. L’autore cerca di distinguere nelle diverse circostanze
se essa sia postulata solo come legge, se addirittura tenda a incarnare una
vera e propria escatologia oppure se abbia una sua legittimità come idea di
progresso.
Il maggior pregio di questo libro tende fatalmente
a identificarsi anche con il suo maggior difetto: l’ampiezza dei temi
trattati. Infatti, da un lato una panoramica così ampia permette una visuale
migliore dei problemi e offre interessanti spunti di riflessione, anche
interdisciplinari. D’altra parte, però, alcune volte si ha l’impressione che
certe affermazioni avrebbero bisogno di un approfondimento maggiore, che
tuttavia non può trovare lo spazio necessario in questa opera. L’esempio più
significativo è la pretesa di poggiare tutto il sistema filosofico sul Dio
cristiano e poi dedicare troppe poche righe alla giustificazione di ciò. L’autore specifica che per lui non esistono vere e
proprie idee innate nell’individuo, ma piuttosto idee insite saldamente
nella società da tempo immemorabile che il bambino acquisisce naturalmente.
Ritiene anche che questo radicamento sociale dia forza di validità a esse,
fornendo loro una realtà innegabile ai nostri occhi, che solo una
speculazione posticcia può mettere in discussione. In virtù di questo
ragionamento, anche l’idea di un Dio unico distinto dalla creazione viene in
qualche modo dimostrata. Tuttavia, questa spiegazione meriterebbe
sicuramente una argomentazione maggiore, poiché formulata in questo modo
risulta abbastanza debole. Infatti, non è chiaro perché qualcosa debba
ritenersi vero per il semplice motivo che è sempre stato creduto tale.
Riflettere a fondo su questo passaggio diventa ancora più necessario oggi
che esiste un’intera generazione allevata nell’ateismo, per cui questo
ragionamento risulta ancora più debole. In conclusione, si tratta di un libro molto
interessante sia per la riflessione personale, sia per il dibattito. Per
essere però compreso richiede una preparazione di base in filosofia moderna
e contemporanea, perché il linguaggio è molto tecnico.
►
Hermann Bavinck e la psicologia: La psicologia tra scienza e rivelazione {Tonino Mele}
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/Proiezioni/306b-Bavinck_rivelazione_R34.htm
Aggiornamento: 02-05-07
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