Che la danza sia
l’obiettivo santo di Dio e che i corpi professionali di danza siano addirittura
lo strumento della restaurazione del regno di Dio, è ciò che afferma Ann
Stevenson in un suo scritto dal titolo «Danza! Il santo obiettivo di Dio».
Nell'articolo «La
danza è l’obiettivo santo di Dio?» ho mostrato il modo
avventuroso dell'autrice di trattare la Bibbia, pur di accreditare tale
ideologia di danza professionale al'interno delle chiese cristiane. Il suo
seguito in Italia è abbastanza nutrito. Sono nate varie scuole cristiane di
danza anche nel Belpaese. E in vari seminari le idee di Ann Stevenson e di altri
suoi compagni di via vengono propugnate come volontà divina.
Qui di seguito non si tratta quindi tanto dei movimenti ritmici, seguendo la
musica, o della danza spontanea in alcune chiese, ma soprattutto del presunto
«ministero dei corpi di danza» per la restaurazione del regno di Dio. Avendo già
dato altrove occasione di esprimersi sull'opportunità di danzare o meno nelle
chiese, qui affronteremo particolarmente tali presunti «ministeri dei corpi di
danza».
Con mia sorpresa ho constatato che alcuni lettori fanno una certa confusione fra
il ballo quale attività ludica e tale presento ministero di danza liturgica.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre
esperienze, idee e opinioni?
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1.
{Pippo Croce}
▲
Caro Nicola, anche
in questa parte, si è andati alla esagerazione più completa. Quello che poteva
essere magari un momento di gioia, di liberazione dagli assilli della vita,
nell’insieme dei fratelli, cantando sotto l’impulso della grazia, espresso con
semplici movimenti del corpo, prevedibili al ritmo della musica e del canto:
come alzare le mani verso Dio, o battere le mani in un momento di lode
particolare dove tutti sono impregnati della presenza dello Spirito Santo — è
passato a essere, in alcuni contesti, una costante e un modo espressivo
esagerato di vitalità.
Purtroppo, sono venuti fuori tante scuole di danza, come tante scuole di
ministero, di profetismo e d’apostolato che non si capisce più niente. Quello
che poteva essere un semplice momento gioioso, che poteva variare da comunità a
comunità, è diventato un modello da seguire per cui molti giovani possono essere
attratti. Purtroppo si cerca d’imitare le cose del mondo trasferendole
nell’ambito dello spirito, cercando una conferma biblica fuori da ogni contesto.
Personalmente credo che tutti i termini, che riscontriamo nella Bibbia intorno
al danzare, non hanno niente a che vedere con la vera danza detta classica o
moderna, vera arte come la pittura, la scultura, la poesia ecc. E danzare
davanti al Signore sta a significare gioire della sua presenza in noi e fra di
noi, sentire veramente i palpiti del suo amore mentre lo glorifichiamo ed
esaltiamo il Suo nome santo. Sotto quest’impulso particolare ci può stare
benissimo il coinvolgimento del corpo che, sollecitato dall’azione dello
Spirito, possa muoversi anche al ritmo della musica, forse anche in maniera non
canonico con la danza di cui sopra, ma in accordo all’opera dello Spirito, il
quale soffia dove vuole e
tu odi il rumore,
ma non sai né da dove viene né dove va. Un saluto in Gesù Signore e Re. {20-10-2008}
2.
{Paolo Benini}
▲
Grazie dell’importante articolo.
{professore avventista; 20-10-2008}
3.
{Emilio Spedicato}
▲
Essendoci migliaia
di sette, bisogna avere un po’ di creatività per attivarne una nuova. Tuttavia
un certo tipo di danza può portare a esperienze mistiche, come praticato in
alcuni ordini di sufi, i dervisci, e come affermato da Gabriele Mandel, persona
straordinaria che rispetto come pochi. E nelle danze ad esempio dei pigmei della
Rep. Centro Africana — documentate dal libro d’un musicologo americano, che ho
regalato all’arpista Cecilia Chailly — alcune danze fatte di notte nella foresta
vedono poi l’arrivo di strani esseri chiamati «Aku Aku». Esseri che
l’antropologa Mary Kingsley osservò con stupore una notte su un lago nel Gabon,
fine Ottocento. Nome che significa spirito nell’antica lingua egiziana e che si
ritrova tale e quale nell’isola di Pasqua; vedasi il libro di Heyerdahl proprio
chiamato «Aku Aku». «Ka» è «anima» in molte lingue, e «Aku» è derivabile per
metatesi, etc.
A me personalmente ballare non ha mai detto nulla. {20-10-2008}
Nota editoriale:
Qui il misteriosofo professor
Emilio Spedicato riporta
alcuni aspetti magici ed esoterici della danza. Sebbene le sue concezioni di
antropologia e filosofia religiose siano distanti dal cristianesimo biblico,
vale la pena riflettere su quanto egli afferma. Infatti, bisogna chiedersi come
tali fenomeni di spiritualità esoterica siano spesso importati anche nel
cristianesimo e, senza discernimento biblico, siano attribuiti semplicemente
allo Spirito Santo. Similmente accadde per lo gnosticismo nei primi secoli del
cristianesimo (cfr. il sacramentalismo importato dalla «religione dei misteri»)
e per altri fenomeni provenienti dalla spiritualità esoterica (alchimia, cabala,
massoneria, ecc.), durante il corso dei secoli. {Nicola Martella}
4.
{Abele Aureli}
▲
Caro fratello
Nicola, intervengo brevemente sulla danza come parte del culto a Dio (credo che
di questo si tratti). Credo che hai ragione nel dire che s’usano delle Scritture
a sproposito per cercare di giustificare cose che non sono contemplate nella
tradizione del popolo di Dio, sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento. Però,
perdonami, ma lo hai fatto anche tu nel presentare questo messaggio e nel
«condannare» la danza.
L’autrice del messaggio si è dimostrata molto a corto d’argomenti validi e ha
usato Scritture che non avevano nulla a che vedere con il fatto che la danza
nello Spirito possa piacere a Dio, ma forse lei voleva solo dire che comunque la
danza nel momento dell’adorazione a Dio «non dispiaccia a Dio» o comunque non è
contro la volontà di Dio, così come non lo è alzare le mani al cielo e battere
le mani, pratiche che mi pare siano anch’essa evitate in certe chiese, dove
sembra che l’unico modo per adorare Dio sia il «silenzio»!
Secondo me bastano e avanzano alcuni salmi per giustificare il battere le mani,
alzare le mani al cielo e anche il danzare davanti a Dio, mentre s’adora, cose
che, se sono spontanee, sono comunque espressioni di gioia e di lode nella
presenza di Dio. Davide e i leviti lo facevano e sono certo che tutto ciò
piaceva a Dio, ma ora non possiamo dire che ciò che Davide faceva non era da Dio
perché, oltre a danzare davanti a Dio, aveva anche commesso «adulterio» davanti
a Dio. Ordinare la «danza» oppure stabilirla come una nuova moda mi pare
esagerato, però non possiamo neppure dire che se vogliamo giustificare il
danzare nella presenza di Dio, allora dobbiamo giustificare anche chi prende una
spada d’acciaio e va a combattere guerre contro chi non è cristiano.
Io sono del parere che l’uso della Parola di Dio non deve essere usata
esageratamente, né per giustificare certe cose, ma neppure per condannarle.
Salomone all’inizio del suo regno si dimostrò umile e saggio davanti a Dio e ciò
piacque a Dio, e la sua saggezza è proverbiale, ma dopo Salomone s’allontanò da
Dio e perse la sua saggezza. Però noi continuiamo a leggere i Proverbi e il
libro del Cantico dei Cantici come Parola di Dio, e possiamo fare ciò che lui ci
consiglia (ispirato da Dio), ma non possiamo imitare lui nella sua stoltezza e
nel prendere delle mogli pagane. L’apostolo Paolo dice che lui pregava in lingue
ma pregava anche con l’intelligenza. Ci dice anche di cantare canzoni
«spirituali» e di pregare nello spirito, ma poche chiese seguono il suo
consiglio! Come giustifichiamo l’assenza di certe pratiche menzionate e
giustificate dagli Apostoli?... Sono certo che ciascuno di noi avrebbe delle
Scritture da presentare per giustificare o per condannare ciò che gli Apostoli
hanno fatto nella chiesa primitiva. Dio ti benedica.
{20-10-2008}
Nota editoriale: Su alcune cose (p.es. battere le mani, alzare le mani al
cielo, muoversi al suon di musica) si può avere opinioni differenti, essendo
dettagli legati alla cultura devozionale dei gruppi d'appartenenza. Spero che
Abele abbia compreso che nell'articolo di riferimento si tratta del presunto «ministero
dei corpi di danza», specialmente professionali, col sedicente obiettivo di
restaurare così il regno di Dio in terra, e del modo avventuroso dei suoi
propugnatori di interpretare la Scrittura per accreditare se stessi e la loro
«arte» nelle chiese.
5.
{Clara Cristalli, ps.}
▲
Pur condividendo che un figlio di Dio possa
rallegrarsi danzando per la gioia nell’adorare l’Altissimo, mi resta
incomprensibile come ai tempi nostri si possa prescindere da temi o fatti ben
più prioritari rispetto ad una esteriorità di questo genere. {20-10-2008}
6.
{Anna Antonia Farina}
▲
Aldilà di quello
che ha combinato la donna citata nell’articolo, io credo che, nella libertà
che ci dà lo Spirito Santo, ognuno è libero d’adorarlo nel modo che più ritiene
opportuno, che più sente come «il proprio». A me piace danzare alla presenza di
Dio, e spesso lo faccio. Ora ovviamente, se una danza si trasforma in movimenti
sensuali o anche magari semplicemente movimenti che vogliono dimostrare la
bravura del ballerino piuttosto che l’adorazione d’un servo, allora logico che
la cosa diventa sbagliata. Però, a questo punto anche una predica può
diventare uno show, in cui il predicatore si compiace della sua bravura. Tutto
dipende dall’attitudine, questo voglio dire. Indubbiamente un servo che danza,
non si mette seminudo, né fa gesti esagerati nella danza… nello stesso libro di
Samuele più volte si parla di Davide come danzatore, quindi sinceramente
non comprendo che cosa c’entri il fatto che nelle chiese primitive non si
danzava per mancanza di spazio, o che la danza non venga comunque menzionata nel
NT. Non penso ci fosse il bisogno di ripeterlo. Se Davide, che è stato un
doratore secondo il cuore di Dio, danzava, credo allora che qualunque adoratore
possa farlo, purché lo scopo sia lo stesso. Sinceramente, alcune volte in
particolare, il fuoco e la gioia che Dio ci mette dentro, difficilmente
possono essere ristretti e limitati a un battito di mani o un grido di gioia.
{20-10-2008}
7.
{Nicola Martella}
▲
Rispondo al
contributo precedente. Nella Bibbia non è scritto che «ognuno è libero
d’adorarlo nel modo che più ritiene opportuno, che più sente come “il
proprio”». Le regole le detta Dio stesso; basta fare una ricerca biblica e ci si
accorgerà di questo. Quando Israele si sentì libero di adorare Dio nel modo che
più riteneva opportuno, si fece un vitello d’oro, intorno a cui danzare! Il
popolo non disse che era un altro dio, ma proprio: «O Israele, questo è il
tuo Dio che ti ha tratto dal paese d’Egitto!» (Es 32,4). Poi è scritto: «Quando
Aaronne vide questo, eresse un altare davanti ad esso, e fece un bando che
diceva: “Domani sarà festa in onore dell’Eterno!”» (v. 5). Ciò significa che
egli identificò il vitello con l’Eterno. Poi sappiamo ciò che successe (vv.
6ss). Ricordo ciò che successe a Baal-Peor e in altri luoghi, in cui il popolo
pretese di adorare Dio «nel modo che più ritiene opportuno, che più sente come
“il proprio”». Dio era molto adirato e portò giudizi pesanti sul popolo.
Dio vuole essere adorato secondo le sue regole. Anche nel NT è ordinato
perciò: «Ogni cosa sia fatta con decoro e con ordine» (1 Cor 14,40).
Chiaramente anche le riunioni di chiesa che diventano spettacolo, sono da
condannare. Lo stesso vale per culti che sono degli show e delle predicazioni
che servono d’intrattenimento. Allora certi conduttori di chiesa, invece di
pasturare le pecore con la santa Parola di Dio, si trasformano in show master,
facendo divertire capri e ridere i polli.
Nel libro di Samuele Davide danza una sola volta e in un’occasione
particolare. Ciò faceva parte della sua cultura e aveva a che fare con l’arca
del patto. Tutto ciò non ha mai corrispondenze nel NT; la «Parola della verità»
bisogna tagliarla rettamente e senza confusione e commistioni (2 Tm 2,15).
Nel nuovo patto vale solo ciò che è espressamente menzionato; altrimenti
bisogna usare lo stesso metro per tutte le leggi di purità e, ad esempio,
bisognerebbe vietare alle donne di partecipare ai culti durante i loro cicli
mensili. Davide aveva a che fare con la teocrazia d’Israele (la chiesa non lo è)
e con un santuario materiale. Oggigiorno le cose sono cambiate (Gv 4,24). Guai a
non tener presente i radicali cambiamenti fra l’AT e il NT! La lettera agli
Ebrei ci mostra tale eccellenza del nuovo patto rispetto a quello antico,
definito «ombra» rispetto all’eccellenza. Lo stesso fanno anche altre epistole
del NT, affermando che non siamo più sotto la Legge mosaica, ma sotto la «Legge
di Cristo», che ha abolito la precedente (Rm 8,2s; 1 Cor 9,21; Gal 6,2).
Quanto al «fuoco» bisogna stare attenti, poiché non esiste solo quello
legittimo, ma anche quello estraneo (Lv 10,1ss; Nu 26,61), preso non dall’altare
del Signore ma da altri luoghi, in tali casi, il giudizio divino può essere
pesante. Si fa quindi sempre bene a non dimenticare da dove si attinge il
proprio «fuoco», poiché il Dio santo rimane un «fuoco consumante»! (Dt 4,24).
Questo ben lo sapeva Davide stesso (2 Sal 22,9; Sal 18,8). Anche nel NT viene
ricordato quanto segue: «Perciò, ricevendo un regno che non può essere
scosso, siamo riconoscenti, e offriamo così a Dio
un culto accettevole, con riverenza e timore! Perché il nostro Dio è
anche un
fuoco consumante» (Eb 12,28s).
8.
{Gianni Siena}
▲
Caro Nicola, se Dio
danza io francamente non lo so, ma Egli può «ordinare» un ministero fuori dagli
elenchi neotestamentari. Nulla di «permanente» ma per scopi limitati e
temporali, i cui frutti s’apprezzano strada facendo, anche da questo si capisce
che quella «chiamata» particolare era dal Signore. [...]
Detto questo però,
vorrei che si tenesse presente quanto segue. Non dubito che la danza possa
essere fatta in onore del Signore, ritengo che Dio possa ispirare qualcuno a
usare talenti artistici in abbinamento al Vangelo (le cose che Dio purifica non
devono essere giudicate impure), ma lasciamo a Lui l’iniziativa. Soprattutto si
consideri che musica e danza cristiane non dovrebbero rispecchiare i modelli di
partenza che incarnano ben altro spirito e finalità. Mentre il vestire di
costoro è ugualmente osceno e poco consono al luogo e al Dio che vorrebbero
onorare: non appartiene alla mentalità cristiana e biblica il contatto
corporeo che s’instaura tra i due «ballerini / danzatori» vestiti d’uno
stretch che mette in mostra le parti intime. La sensualità delle movenze
della danza classica è malapena velata dal movente e dal genio degli autori e
degli artisti.
Io, poi, non riesco a «digerire» certa musica «cristiana» e i loro autori
/ interpreti, i loro non sono meeting evangelistici ma concerti dove s’applaude
e si fa la differenza tra uno e l’altro e s’orientano i gusti degli ascoltatori
a comprare (!) questa o quella compilation. Il linguaggio è ricalcato fortemente
sul gergo del mondo detto dello «star system of entertainment», il vago
sapore «cristianoide / evangelicoide» che esso ha è dato dalla provenienza dei
consumatori di questo genere di musica. Questo non ha nulla di cristiano ma è un
espediente del vecchio «mammona» che offre ai giovani «evangelici» (?) una
musica adatta alle loro delicate orecchie.
Se si può accettare
una «contaminazione» stilistica del genere secolare, questo deve avvenire senza
che diminuisca
l’edificazione. Quando musica, danza, altre amenità simili, rubano posto
alla Parola, alla preghiera, alla comunione fraterna e al servizio cristiano,
beh!, è arrivato il momento di fare una sana pulizia di tutto ciò. Dio non ha
bisogno di «nani e ballerini» per predicare il Vangelo della salvezza, ma
d’uomini e donne redenti che con la loro testimonianza esortino gli altri a
riconciliarsi con il Signore. {21-10-2008}
9.
{Vincenzo Russillo}
▲
Ho letto con
attenzione gli articoli che riguardano la danza carismatica e il ministero
legato appunto a questa pratica. Si fa spesso menzione a versi del VT, come a
Giudici 11,34: «con timpani e con danze» o al ballo di Davide, il quale «danzava
a tutta forza davanti all’Eterno» (2 Samuele 6,14).
Ma il ballo in
questi contesti è un atto spontaneo e non rientra assolutamente in alcuna
liturgia prestabilita. Si citano alcuni passi dei Salmi, ma non è paragonabile a
un è vero proprio ordine, bensì è un invito di lodare il nostro Dio
spontaneamente. S’estrapolano parabole del NT o situazioni, che non hanno niente
a che vedere con il ballo, come ad esempio i «fanciulli seduti nelle piazze
che gridano ai loro compagni e dicono: “V’abbiamo suonato il flauto e voi non
avete ballato, v’abbiamo cantato dei lamenti e voi non avete fatto cordoglio”»
(Matteo 11,16.17). Questo avvenimento non ha niente a che fare con la danza
carismatica, bensì Gesù con queste parole voleva dire che gli Israeliti non
erano disposti a collaborare con Dio. Ma anche i discepoli non parlano mai di
quest’argomento nelle loro epistole.
Mi sembra che anche facendo una breve disamina come la mia o anche andando più
nello specifico come fatto da Nicola, non si trova traccia nelle Sacre Scritture
di questo ministero. Si potrebbe benissimo controbattere che la danza è usata
come mezzo di lode per Dio? Sono pienamente d’accordo così come i canti di lode,
ma è una cosa spontanea. Invece dando uno sguardo al sito di questi sedicenti
profeti, vedo costumi spinti che ricordano le danze esoteriche orientali. Nella
mia mente ritornano le immagini d’Esodo 32: «Or Giosuè, udendo il clamore del
popolo disse a Mosè: “S’ode un fragore di battaglia nel campo”. E Mosé rispose:
“Questo non è né grido di vittoria né grido di vinti, il clamore che io
odo è di gente che canta”. E come fu vicino al campo vide il vitello e le danze»
(Esodo 23,17-19). Ecco sì, il clamore che si crea con queste danze che provoca
l’eccitazione dei sensi e non lode del Signore! Il risveglio cristiano, non
viene certamente dalla danza come dicono questi gruppi. Bensì dal cuore,
obbedendo a Dio. Non è certo con la musica e le danze che si può manifestare la
gioia e la gratitudine al nostro Creatore. «La musica è l’umile ancella della
parola», non certo esaltazione dei sensi… sicuramente questa pratica non è
edificante ma punta i fari sull’esteriorità e sulla vanità. Bisogna ritornare a
essere umili e ravvedersi come diceva Gioele: «Stracciatevi il cuore e non le
vesti»; con queste parole voleva intendere d’adorare il nostro Dio
interiormente. Evitiamo facili proselitismi e portiamo avanti la Parola di
Cristo, lasciamo fuori dalle porte della cristianità la mondanità d’un mondo
ormai sempre più corrotto. Queste false dottrine, sicuramente non edificano ma
creano dissenso e turbamenti.
Concludo riprendendo le parole di Paolo affinché possano far riflettere: «Il
privilegio che avete, non sia dunque oggetto di biasimo» (Rom 14,16).
{25-10-2008}
10.
{Letizia Passeri}
▲
Caro Nicola, ho
letto l’articolo sulla danza di cui avevi già parlato qualche mese fa e ho fatto
alcune riflessioni. A mio parere Dio ci ha creati con tante capacità fisiche; la
capacità di muovere il proprio corpo e renderlo soggetto alla nostra volontà nei
movimenti ne è una caratteristica, non è da tutti, ci vogliono ore d’allenamento
e caratteristiche fisiche particolari per poter ballare a quei livelli.
Non ho mai pensato però d’andare davanti al Signore insieme ai miei fratelli per
fare uno spettacolo, ma che la cosa di cui dovrei preoccuparmi è di prepararmi
mentalmente e spiritualmente ad avere comunione con Lui, per ricevere dalla sua
parola, per ascoltare i bisogni dei miei fratelli, oppure le loro gioie alla
risposta di Dio alle preghiere. Se si vuole attirare l’attenzione della gente
nelle evangelizzazioni, potrebbe anche essere usata la danza, ma senza
predicazione del Vangelo qualsiasi cosa che attiri la gente, non serve a nulla.
A me sembra proprio che vogliamo dare delle ideologie cristiane a culti pagani.
Mi vengono in mente tutte le feste pagane romane che cambiarono significato
all’avvento del cristianesimo solo per poter accontentare la popolazione romana
(che non era certamente diventata credente per l’imposizione d’una legge). Così
ai giorni nostri, per cercare d’avere un consenso più ampio al cristianesimo, si
cerca di dare risalto alle tendenze della gente e poco alla sostanza. Se si
hanno delle capacità fisiche o mentali, è bello saperle utilizzare bene, non
credo che sia bene esaltarle come se fossero il completamento della nostra
salvezza. Un’altra cosa che ho imparato a mie spese è che la
chiesa appartiene a Dio e
che qualsiasi sforzo che noi facciamo per cercare di costruirla, è un’illusione;
noi non edificheremo mai nulla in questo senso, perché è Dio stesso che lo fa.
Noi dobbiamo solo esserci, per essere usati da Lui, non per creare nuove
tendenze o per insegnare agli altri nuove tecniche per adorare Dio, come se
tutte le persone che hanno vissuto prima di noi fossero dei poveracci e non
avessero capito niente di come adorare Dio.
A me poi da molto fastidio dover presentare persone famose per testimoniare di
Cristo come se fosse la persona che garantisce della verità del cristianesimo.
Salvo poi, quando commette un errore, essere di scandalo per molti. Un giorno
stavo distribuendo dei volantini con la testimonianza d’un calciatore famoso e
un persona non lo accettò perché simpaticamente mi disse che era della «squadra
avversaria». Credo comunque che a Dio non disturba se balliamo, cantiamo
suoniamo, perche sono espressioni di gioia che ci ha dato Lui ed è bello se le
pratichiamo, come è stato citato in tante occasioni di festa.
Caro Nicola ti chiedi scusa se ho detto tante cose e incomplete, sono
riflessioni, frutto di tante esperienze vissute nella chiesa, è per questo che
ho detto pezzetti di pensieri che non sempre si fondano insieme con l’argomento
principale. Che il Signore ti benedica. {22 ottobre 2008}
Nota editoriale: Se non ho capito male la lettrice parla del ballo quale
attività ludica. Nell'articolo, però, si parlava della «danza rituale», fatta
nelle sale di culto e che certe chiese accreditano nel loro mezzo quale forma di
adorazione. Chiaramente non sono la stessa cosa. Il tema del ballo profano si
potrà parlare come tema a sé, ma qui discutiamo del presunto ministero dei corpi
di ballo (con annesse scuole) con il sedicente obbiettivo di restaurare così il
regno di Dio.
11.
{Roberto Sferruzzo}
▲
■
Contributo 1: Ecco la risposta di Davide: «Davide rispose a Mical: «L’ho
fatto davanti al
Signore che mi ha scelto invece di
tuo padre e di tutta la sua casa per stabilirmi principe d’Israele, del popolo
del Signore; sì, davanti al
Signore ho fatto festa» (2 Sam
6,21)
Anch’io danzo davanti a Dio, e caro Nicola ti do la stessa risposta di Davide:
«lo faccio per fare festa davanti al Signore», certamente tu puoi continuare ad
avere la tua opinione, ma io continuerò a credere che c’è una danza cristiana
che si può e si deve fare, per fare festa davanti al Signore, poi in relazione
all’articolo di cui parli, non voglio entrare nel merito anche perché
sinceramente non ho avuto il tempo materiale di leggerlo, lo farò e t’invierò,
se riterrò opportuno, dei commenti, però sulla danza cristiana sentivo di dirti
questo. Dio ti benedica.
P.S.: Alcuni versi
sui quali gradirei ricevere un tuo commento teologico.
■ Salmi 30,11: «Tu hai mutato il mio dolore in danza; hai sciolto il mio
cilicio e mi hai rivestito di gioia».
■ Geremia 31,13: «Allora la vergine si rallegrerà nella danza, i giovani
gioiranno insieme ai vecchi; io muterò il loro lutto in gioia, li consolerò, li
rallegrerò liberandoli del loro dolore».
■ 1 Samuele 18,6: «All’arrivo dell’esercito, quando Davide ritornava dopo
aver ucciso il Filisteo, le donne uscirono da tutte le città d’Israele incontro
al re Saul, cantando e danzando al suono dei timpani e dei triangoli e alzando
grida di gioia».
■ Salmi 87,7: «E cantando e danzando diranno: “Tutte le fonti della mia gioia
sono in te”».
■ 2 Samuele 6,14: «Davide era cinto d’un efod di lino e danzava a tutta forza
davanti al Signore».
■ Ecclesiaste 3,4: «…un tempo per piangere e un tempo per ridere; un tempo
per far cordoglio e un tempo per ballare». {Ministero Fiumi di Grazia;
20-10-2008}
▬
Risposta 1: Bene, caro Roberto,
aspetto che tu legga l’articolo e poi ne riparliamo per una risposta più ampia.
Intanto, tieni presente che nell’articolo si tratta d’un sedicente «ministero di
gruppi di danza», specialmente di tipo professionale, che ha il preteso
obiettivo di restaurare così il regno di Dio, non del semplice danzare spontaneo
in sé. Dio ti faccia prosperare nelle sue vie... {Nicola Martella}
■
Contributo 2:
1. Nicola, ma tu, siccome non l’ho capito bene, sei d’accordo
con la danza come espressione di lode a Dio?
2. Poi per me il Regno di Dio non si restaura attraverso la danza, ma attraverso
lo Spirito Santo in azione attraverso i Ministeri Efesini 4.
3. La tenda di Davide sicuramente sarà restaurata attraverso l’adorazione; sei
d’accordo? Benedizioni {Roberto Sferruzzo; 21-10-2008}
Nota editoriale:
Ho numerato le parti per rispondere in corrispondenza.
▬
Risposta 2: Caro Roberto, ti rispondo brevemente sotto, rimandando
l’eventuale confronto a quando avrai letto finalmente l’intero articolo e
magari i temi connessi.
1. Rispetto chi usa il «movimentarsi»
durante il canto con moderazione e senza narcisismo, sebbene nel «nuovo patto»
non ci sia neppure un esempio di danza ecclesiale né è menzionata tra le
espressioni di devozione privata e pubblica.
Gli
esempi da te riportati sopra e tratti
dall’AT non fanno titolo, poiché molti di loro provengono dalla
vita civile
d’un popolo teocratico (che la chiesa non è) e altri sono solo metafora per la
liberazione o la guarigione. In ogni modo, «ogni
cosa sia fatta con decoro e con ordine»
(1 Cor 14,40). Altrimenti la carne fa presto a passare da semplici e spontanee
espressioni della devozione personale a danzare intorno a moderni «vitelli
d’oro».
2.
Giusto, «il
Regno di Dio non si restaura attraverso la danza»,
ma tale ideologia d’un presunto «ministero di corpi di danza» affermano proprio
questo.
3.
No. La «tenda
di Davide» è il casato di Davide, che con la
sua stirpe aveva il diritto di regnare su Israele, sulla base del patto
davidico. Gesù era venuto come Messia-Re, ma il giudaismo lo rifiutò come il
Dominatore d’Israele. La «tenda di Davide» non possiamo restaurarla noi, ma lo
farà solo il «Logos di Dio», il «Re dei re e Signore dei Signori» al suo
ritorno. Noi adorando e supplicando Dio, possiamo solo dire: «Venga il tuo
regno...!» (Mt 6,10) e «Vieni, Signor Gesù!» (Gv 22,20).
{Nicola Martella}
12.
{Luca Ciotta}
▲
■
Contributo:
Caro fratello Nicola, leggendo e riflettendo sullo scambio
epistolare tra te e Alessandra, pensavo di dare una mia semplice opinione.
Leggendo le parole d’Alessandra, mi è venuto in mente quanto segue.
Di per se stessa, la danza non è in effetti qualcosa di sbagliato — e il
concetto che non sia qualcosa di «sbagliato in sé» è in effetti venuto fuori
nella vostra corrispondenza. Dio non elimina i nostri hobby quando ci
convertiamo a Lui, a meno che non siano obiettivamente malsani. Chi scrive segue
il calcio ed è anche «amante» della buona cucina e della lettura. Ovviamente, in
qualità di discepolo di Cristo, sono ben consapevole che questi tre hobby devono
esser sottomessi a Lui e al Suo servizio, perciò non me ne lascerò dominare (1
Corinzi 6,12; notiamo che il brano parla proprio del cibo) e non consacrerò, ad
esempio, la cifra che in mia coscienza ho stabilito come offerta al Signore per
quel mese a una mangiata al ristorante.
Non sono a conoscenza di passi biblici che vietino di vivere in sobrietà leciti
interessi. Quel che mi rende perplesso è il voler per forza «cristianizzare» o
«spiritualizzare» un mio hobby. Dio chiede questo nella sua Parola? Dovrò io
fondare oppure partecipare a un’associazione di «appassionati di calcio
cristiani» e/o «amanti della cucina cristiani», e/o «amanti della lettura
cristiani»?
Perché cristianizzare e «spiritualizzare» tutto per forza? Non è più onesto e
semplice ammettere che danziamo perché ci piace danzare, oppure guardiamo una
partita di calcio perché ci piace il calcio? Perché cercare sempre una
giustificazione «spirituale» a una nostra semplice inclinazione?
Sembra quasi che sia abbia vergogna ad ammettere che qualcosa che non sia
«spirituale» debba piacerci…
Quello di dover metter una veste «cristiana» (le virgolette sono d’obbligo) a
semplici nostri interessi ricorda un po’ l’atteggiamento della Chiesa cattolica,
dove interessi politici vengono ammantati e giustificati dall’appellativo
«cristiano» e dove — peggio ancora — tendenze pagane sono state «cristianizzate»
(pensiamo al culto dei morti che è diventato culto dei santi..).
Che Dio c’illumini. Un caro saluto nel Signore e grazie mille per il lavoro
portato avanti in questo sito. {3 novembre 2008}
▬
Risposta:
Ammetto di essermi un po’ meravigliato del contributo di Luca.
Nello scambio epistolare fra me e Alessandra Bedin [►
Danzare per il Dio che danza?],
nella discussione connessa [► Danzare per il
Dio che danza? Parliamone:
1 |
2] e nell’articolo «La
danza è l’obiettivo santo di Dio?» non si tratta del ballo
secolare, ma della danza sacra nelle chiese, praticato specialmente da gruppi
(professionali) di danza con il presunto obiettivo di restaurare così un antico
ministero ecclesiale e per mezzo d’esso nientemeno che il regno di Dio. Al
riguardo sono nate diverse scuole «cristiane» di danza sacra.
Non si tratta quindi dell’hobby del ballo nei suoi diversi generi, su cui si
possono certamente avere opinioni diverse, al pari del calcio, della cucina o
del bricolage. È evidente che Luca porta l’argomentazione su altri lidi e
introduce un tema diverso. Possibile che egli non abbia capito di che si tratta?
Nella «danza liturgica» si importano nelle chiese generi profani e si pretende
di adorare così il Signore nelle sale di culto, servendosi anche di corpi di
ballo professionali e trasformando il pulpito in pedana di teatro.
Chiaramente si potrà affrontare in seguito anche la questione degli hobby per i
cristiani, tra cui il ballo. Per ora rimando a questo articolo: «L’etica
della libertà e della responsabilità». Nell'attuale
discussione però si tratta di tutt’altro. Rimango perplesso che dopo tanto
dibattito sull'argomento, ciò non sia stato capito... almeno da Luca.
{Nicola Martella}
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Danzare per il Dio che danza?
{di Alessandra Bedin - Nicola Martella} (T/A)
►
Danzare per il Dio che danza? Parliamone 1
{Nicola Martella} (T)
►
Danzare per il Dio che danza? Parliamone 2
{Nicola Martella} (T)
►
Danze giudaiche, ecclesiali e carismatiche
{Argentino Quintavalle - Nicola Martella} (T/A)
Si vedano in merito anche gli approfondimenti pubblicati sulla rivista «Oltre»
(Epamedia, Aversa ottobre 2008): «La danza cristiana al confine tra spiritualità
ed esoterismo», pp. 18-20. Qui, nella sezione «Danza espressione spirituale», si
può leggere la classica spiegazione della danza sacra da parte di Lorenzo Lippi,
fondatore della scuola cristiana di danza «Action». Segue la testimonianza di
Stefano Frascaro (ex occultista) riguardo alla danza esoterica e alla sua
contiguità con quella carismaticista. Infine nell'articolo «La preghiera del
corpo: danze esoteriche e danze carismatiche» Nicola Martella mostra
l'approfondimento scritturale a tutto ciò.
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Per ulteriori
approfondimenti sulla danza si vedano i seguenti siti e blog collegati
alle persone impegnate nella cosiddetta «restaurazione del ministero di danza»:
■
Sito ufficiale Scuola Action
■
Danza Cristiana Restaurata in Italia
■
Action - la Vita in movimento
(Avevo scritto a Lorenzo Lippi; peccato che si sia sottratto al confronto)
■
Sito International Christian Dance Fellowship
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Danza_obiettivo_divino_Mds.htm
20-10-2008; Aggiornamento: 09/06/2021
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