Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Oltre alle parti introduttive (Bibbia, AT) e al Giochimpara finale, il libro contiene due parti distinte dell’AT: l’Epoca nazionale e l’Epoca Assira.

 

◘ Ecco le parti principali dell’Epoca nazionale («Libri storici e profetici I»: dalla conquista all’esilio):
■ I Libri Storici in generale
■ L’epoca Premonarchica
■ Giosuè
■ Giudici
■ Rut
■ L’epoca Monarchica
■ Samuele
■ Re
■ Cronache
■ I Libri Profetici in generale.

 

◘ Ecco le parti principali dell’Epoca assira («Libri storici e profetici II»):
■ L’epoca assira in generale
■ Abdia
■ Gioele
■ Giona
■ Osea
■ Amos
■ Isaia
■ Michea
■ Nahum.

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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DANZARE PER IL DIO CHE DANZA? PARLIAMONE 2

 

a cura di Nicola Martella

 

Qui prosegue la discussione iniziata col tema «Danzare per il Dio che danza? Parliamone 1». Durante il confronto è venuto alla luce il fatto che non è chiara la differenza fra una devozione personale accompagnata da elementi di movimento o danza (qui gli animi si dividono sull'opportunità o meno di avere tali forme durante i culti) e un presunto «ministero (di gruppi) di danza», come suggerito dalla statunitense Ann Stevenson e ripreso dalla nostrana Alessandra Bedin [► Danzare per il Dio che danza?], col sedicente obiettivo «biblico» di restaurare l'intera chiesa. 

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster (E-mail)

Attenzione! Non si accettano contributi anonimi o con nickname, ma solo quelli firmati con nome e cognome! In casi particolari e delicati il gestore del sito può dare uno pseudonimo, se richiesto.

I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Monica Tamagnini

2. Nicola Martella

3. Emanuela Candoli

4. Nicola Martella

5. Daniela Miraldi

6. Nicola Martella

7. Claudio Zappalà

8. Nicola Martella

9. Michele Loreto

10. Michele Loreto

11. Carlos Provenzano

12. F. Sciarrabone

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Monica Tamagnini}

 

Gentile fratello Martella, francamente disquisire non si può su ciò che Dio ha già chiaramente espresso nella sua Parola.

     Che Egli danzi o meno, un giorno sapremo anche questo, per ora ci basti sapere che il Dio che di sé ci dice: «Io l’Eterno non cambio» (Malachia 3,6) e le sue parole «non passeranno», ci chiama anche espressamente nella sua Parola a esprimere a Lui la nostra lode tramite la danza.

     Dio non ha bisogno di darci lo stesso comando due volte. Ma lo fa. Ubbidiamo.

     ■ Salmi 149,1.3: «Alleluia. Cantate al SIGNORE un cantico nuovo, cantate la sua lode nell’assemblea dei fedeli. […] 3Lodino il suo nome con danze, salmeggino a lui con il tamburello e la cetra».

     ■ Salmi 150,1.4: «Alleluia. Lodate Dio nel suo santuario, lodatelo nella distesa dove risplende la sua potenza. […] 4Lodatelo con il timpano e le danze, lodatelo con gli strumenti a corda e con il flauto».

 

Sarebbe corretto annotare anche questo nella sua analisi. Shalom… {31-07-2008}

 

 

2. {Nicola Martella}

 

Monica parla di «ciò che Dio ha già chiaramente espresso nella sua Parola». Ora, le cose chiaramente espresse (p.es. redenzione, fede, salvezza per grazia, patto, unicità di Dio, ecc.) sono anche esplicitamente e costantemente ripetute in tutta la Scrittura. Questo non si può proprio dire del presunto «ministero (di gruppi) di danza» per la «restaurazione della chiesa», come afferma Ann Stevenson e ripete Alessandra Bedin.

     A quanto ella scrive, rispondo dettagliatamente in un’analisi dell’articolo di Ann Stevenson che Alessandra Bedin ha tradotto e mandato in giro; al momento tale scritto devo ancora metterlo in rete. Qui anticipo qualcosa in base a ciò che hai scritto.

     Non si fa bene a prendere fuori contesto Malachia 3,6 e assolutizzarlo, inchiodando Dio all’immobilismo storico. Il contesto non parla dell’essenza di Dio o del suo fare storico, ma del fatto che poiché Egli mantiene la sua Parola, l’Israele disubbidiente e cinico del tempo di Malachia (3,5.7) non è stato ancora del tutto distrutto. Punto e basta. Il verso 6 è da tradurre così dall’ebraico: «No, io, l’Eterno, io non sono mutato; e voi, o figli di Giacobbe, non siete cessati [oppure: «e voi non avete cessato d’essere figli di Giacobbe» (= accalappiatore; cfr. v. 8: «voi mi derubate»)]».

     Poi c’è da prendere atto che Dio ha dato leggi in base al bisogno del tempo. La rivelazione è progressiva. Gesù ha istituito il nuovo patto che ha sostituito quello vecchio. Quando cambia la costituzione di un Paese o lo statuto di una qualsiasi compagine sociale, quello vecchio non è più in vigore e non ha più forza giuridica. Nel nuovo statuto vale solo ciò che è espressamente scritto. Nel nuovo patto non c’è traccia di un comandamento sulla danza né di un precetto che introduce un presunto «ministero di gruppi di danza».

     Monica afferma che «Dio non ha bisogno di darci lo stesso comando due volte. Ma lo fa. Ubbidiamo». Ciò può essere alquanto ingenuo e pericoloso. Infatti la rivelazione è progressiva e ora stiamo sotto la «legge di Cristo (o dello Spirito)» (Rm 8,2; 1 Cor 9,21; Gal 6,2) e non sotto la legge mosaica. Nell’AT c’era la teocrazia, in cui la legge religiosa era legge di Stato. Chi si macchiava di un crimine religioso degno di morte, lo Stato doveva eseguire la sentenza. Ad esempio, come comunità dovremmo oggigiorno andare in giro a lapidare tutti i bestemmiatori, poiché ciò che Dio comanda una volta (Lv 24,14ss.23), bisogna ubbidirlo senza discutere? Oppure per le stesse ragioni, dovremmo andare ad appostarci come chiese dinanzi ai club per scambisti di coppie e lapidare tutti quegli adulteri, secondo che è prescritto nella legge teocratica? (Lv 20,10; Dt 22,22). Secondo la legge mosaica io dovrei sposarmi anche mia cognata per procreare al defunto mio cognato una progenie, essendo rimasti senza figli; avrei trasgredito al comandamento di Dio (Dt 25,5ss) non facendo il mio «dovere di cognato»? Ha fatto male mia cognata a non reclamare questo suo diritto, a non disonorarmi pubblicamene togliendomi una scarpa e sputandomi in faccia (v. 9)? E dovremmo mettere un cartello all’entrata della nostra sala di culto per avvisare le donne a non entrare durante il ciclo mestruale (Lv 15,19ss), a causa di un ciclo abnorme (Lv 15,25ss) e per un certo periodo dopo aver partorito (Lv 12,4s), poiché ciò renderebbe impura la comunità e l’adorazione? Se Dio non muta programma nella storia e non ha bisogno di darci due volte lo stesso comando… questa è la logica!

     Quando al Salmo 149, è curioso vedere come si possa prendere da esso solo ciò che si vuole, tralasciando o spiritualizzando il resto. In esso si tratta di una danza di guerra per soli maschi israeliti (così i pronomi ebraici) e per soli guerrieri, con una «spada a due tagli in mano» (v. 6), prima della battaglia finale (materiale, non spirituale) che porterà all’annientamento dei pagani (vv. 7ss). E si vuole prendere questo brano come caso normale? Dove si trova una tale ingiunzione nel NT? Non ha detto Gesù diversamente ai suoi discepoli riguardo alla spada (Mt 26,52; Gv 18,11), ai nemici (Mt 5,44) e alla vendetta (Mt 5,39)?

     Quando al Salmo 150, esso ingiunge di lodarlo nel «suo santuario», ossia nel tempio materiale di Gerusalemme. Come si sa, esso è stato distrutto nel 70 d.C. e non è stato ancora ricostruito. Nel santuario, ossia il perimetro off limits per il popolo d’Israele, potevano accedere solo i figli di Levi e solo quelli maschi. Inutile spiritualizzare ora questo brano, poiché il salmo parlava di cose concrete e non metaforiche. È fuori luogo dire che il tempio di Dio sono ora i nostri corpi, altrimenti dovremmo danzare solo dentro i cuori e non fuori con i corpi. Dovremo aspettare che il tempio venga ricostruito e che i Leviti maschi entrino nel santuario (Ez 44,10s) e danzino in esso! Infatti il santuario è materiale, tanto che si può costruire (Sal 78,69), usando per esso oro e argento (1 Cr 29,3), o abbattere materialmente (Dn 8,11). Tale santuario fu reso impuro con l’entrata in esso dei pagani (Lam 1,10; Ez 7,22 mio intimo santuario) e degli abomini (Ez 5,11; 23,38s).

     Quindi ee sedicenti prove della lettrice su un presunto «ministero della danza» si sono dissolte come rugiada al sole. Al resto ho risposto dettagliatamente nell’analisi critica dell’articolo di Ann Stevenson.

     Dove sono quindi le chiare e incontrovertibili prove esegetiche nel nuovo patto «su ciò che Dio ha già chiaramente espresso nella sua Parola» e sul fatto che  «ci chiama anche espressamente nella sua Parola a esprimere a Lui la nostra lode tramite la danza»? Finora non ne ho trovata alcuna di convincente per la gente del nuovo patto. Non è con i pressapochismi, misti a ingenuità interpretative, che si dimostra una tesi.

   La lettrice termina con «sarebbe corretto…». Sì, sarebbe corretto non andare «oltre a ciò che è scritto»! (1 Cor 4,6). In tutta la letteratura del NT che parla dell'era della chiesa, da Atti 1 ad Apocalisse 22, di danza non c'è neppure l'ombra, né in terra, né in cielo. Se è «chiaramente espresso», come si afferma, perché non c'è? Vogliamo aggiungercelo a nostro arbitrio e attirarci l'ira di Dio? (Ap 22,18s). Vogliamo santificare un «ministero (di corpi) di danza», non previsto nel NT, mondanizzando la chiesa e cristianizzando il mondo? Ricordando la gnostica Corinto, la mondana Laodicea insegna...! (Ap 3,14-22).

 

 

3. {Emanuela Candoli}

 

La Parola di Dio è verace! (e Dio è lo stesso ieri, oggi e in eterno). E proprio nella Parola di Dio è netta la distinzione tra la danza gioiosa ed esultante di Davide e del popolo ebraico di fronte a Jahwè e quella dei popoli pagani che consacravano sé stessi ai loro dèi (che nascondevano spiriti e demoni)!

     Direi che nei secoli è la danza che è stata usata a fini impropri per esprimere sensualità e idolatria... è l’uomo che per effetto del libero arbitrio può decidere a chi e come dare lode ! Tutto è puro per i puri, fermo restando il principio che il nostro corpo è il tempio dello Spirito Santo ed è necessario, per esprimere un sacrificio di lode accettevole, vivere secondo la Parola di Dio! (Salmo 119).

     La danza è gioia... il popolo ebraico ha danzato sempre, ovunque, in ogni luogo e in ogni circostanza e così dovremmo fare noi... Purtroppo il forte spirito religioso porta a legare le persone... noi siamo fatti anche di corpo e non solo di spirito e la danza, se sottomessa alla guida dello Spirito Santo, può essere una fonte di benedizione e di risveglio perché è libertà nello spirito!

     Non possiamo essere più santi di Dio! Egli è Signore di tutto il nostro essere e non solo d’una parte... {1 agosto 2008}

 

 

4. {Nicola Martella}

 

Di per sé ho già risposto a quanto detto qui sopra già nel mio contributo precedente (oltre che negli altri). Faccio solo qualche appunto.

     Si veda sopra la risposta al fatto che siccome Dio è lo stesso, nulla cambia nelle sue richieste dall’antico al nuovo patto. A che pro ha detto allora Gesù: «Voi avete udito che fu detto agli antichi… ma io vi dico…» (Mt 5,22-48). Oltre agli esempio sopra citati, si veda ad esempio il seguente. Se, essendo Dio lo stesso, aveva detto e fatto ripetere: «Occhio per occhio e dente per dente» (Es 21,24; Lv 24,20; Dt 19,21), per intendere che non bisogna usare l’arbitrio ma la giusta e misurata rappresaglia, perché Gesù ha messo fuori uso tale principio come norma tra i suoi discepoli, affermando: «Ma io vi dico: “Non contrastate al malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra…”»? (Mt 5,38ss). Di esempi del genere ce ne sono innumerevoli. Cambiato il patto, è cambiata anche la legge (Eb 8,13; 10,9). «Infatti, se quel primo patto fosse stato senza difetto, non si sarebbe cercato luogo per un secondo» (Eb 8,7). Ora siamo sotto la «legge di Cristo (o dello Spirito)» e non più sotto la legge mosaica (Rm 8,2; 1 Cor 9,21; Gal 6,2).

     Riguardo al popolo ebraico che avrebbe «danzato sempre, ovunque, in ogni luogo e in ogni circostanza» e a cui dovremmo adeguarci noi, ricordo che ha danzato intorno al vitello d’oro, ha partecipato ai riti di Baal-Peor, ha danzato spesso sugli alti luoghi e ha «zoppicato da ambedue i lati», come richiedeva il rito di fecondità di Baal e di Ascera. Quindi non dovremmo idealizzare e prendere a modello un popolo, di cui Dio affermò che è stato sempre di collo duro e che ha fatto peggio dei pagani.

     Sull’uso di forme di spontanei movimenti e oscillamenti nella devozione personale o all’interno dei culti, si possono avere opinioni differenti; certo non bisogna trascurare gli aspetti narcisistici di tali performance. Pur a voler concedere spontanei dondolamenti e ondeggiamenti durante il canto, altra cosa è la ritualizzazione di tali elementi. La sala di culto rischia così di trasformarsi in una palestra, alla danza viene attribuito un carattere «sacramentale» e la comunità rischia di trasformarsi in un gruppo di psicoterapia religiosa per scaricare stress e frustrazioni.

    Qui si tratta inoltre di un presunto «ministero (di gruppi) di danza», sedicentemente presenti al tempo del NT, e che ora sarebbe stato riscoperto per restaurare la chiesa di Cristo. Dove c’è qualcosa del genere, espresso in modo chiaro e incontrovertibile nel NT? Nel NT qual è un unico caso in cui una persona ha danzato in un culto? L’unico essere che ha «balzato» perché ripieno di Spirito Santo, era Giovanni Battista, ma ciò non avvenne in un culto, anzi ciò successe ancora prima della sua nascita! (Lc 1,41.44). Anche un cieco «balzò», ma non per danzare, ma per andare a Gesù (Mc 10,50).

     Paolo, pur parlando del fatto che «tutto è puro per i puri» (Tt 1,15), che il nostro corpo è il tempio dello Spirito (1 Cor 6,19), che dobbiamo presentare a Dio il nostro corpo come sacrificio razionale (Rm 12,1), eccetera, non menzionò mai tra le forme devozionali personali e comunitarie la danza (1 Cor 14,26; Ef 5,19; Col 3,16; Gcm 5,13); parimenti non menzionò mai un presunto «ministero di danza» tra gli altri ministeri (1 Cor 12,28; Ef 4,11).

     Come ho già avuto modo di dire, nel NT il reperto è scarso: si parla solo della danza erotica di Erodiada (Mt 14,6) e di un gioco di ragazzi per strada come parabola che Gesù usò per sé e Giovanni Battista (Lc 7,31ss). Da Luca 7,33 ad Apocalisse 22 non c’è ombra di balli o danze, né in terra né in cielo. Vogliamo mettercelo noi, andando di là da ciò che è scritto nel nuovo patto? (1 Cor 4,6).

 

 

5. {Daniela Miraldi}

 

Nota redazionale: Il primo contributo si trova in «Danzare per il Dio che danza? Parliamone 1». Consiglio di leggere prima quello per intendere questo secondo contributo di Daniela e ala mia risposta.

 

Caro Nicola, dopo aver letto tutti i contributi e le risposte che dai, non condivido tutte le tue riflessioni o almeno non appoggio le tue conclusioni.

     Se il V.T. deve trovare conferma nel N.T. per leggi e consuetudini, allora perché si chiede la decima ai cristiani quando Gesù e gli apostoli non ne parlano? Infatti nella prima grande riunione di Gerusalemme (libro degli Atti) si stabilisce che gli ebrei convertiti si debbano soltanto astenere dalla fornicazione e dal sangue senza portarsi dietro la circoncisione o altro (sulle offerte di cuore Gesù e gli apostoli parlano ma non di decima; parlo di questo tema senza per questo dire che non la do o contestare chi la chiede ai discepoli).

     Il nuovo toglie il vecchio solo quando ci pare? Allora lasciamo valido il danzare come è scritto, tra l’altro, nel Salmo 150! E se diciamo che nel V.T. erano solo i Leviti a ballare (come i video degli ortodossi mostrano) per dire che le donne non possono e tantomeno i gruppi misti, allora perché non ci aspettiamo che le donne mestruate restino fuori dei nostri culti (es. che tu stessi porti per altro ragionamento)?

     Concludendo, se adottiamo severità in certe cose ispirandoci agli antichi Ebrei, allora lo dobbiamo fare sempre, ovvero se ci apriamo verso il tollerabile come Gesù ha ispirato (credibilità delle donne quando parlano, cfr. il caso di Maddalena alla risurrezione di Gesù; velo che non si porta più; uomini e donne seduti vicini nelle sale di culto o in casa) perché poi vogliamo in altri casi tornare all’ortodossia?

     Questa la mia riflessione e puntualizzazione, senza voler parlare della libertà nello Spirito che Dio mi dice d’avere (non tutte le cose lecite sono utili — è vero — ma non per questo sono dannose o demonizzate). Inoltre, parlando del tempio di Gerusalemme distrutto, unico luogo deputato per danze riservate a soli uomini, chiedo: se noi siamo il tempio dello Spirito Santo allora perché ci facciamo tutti questi problemi per dove balliamo? Che differenza fa se ballo di cuore (cioè nel tempio) al Signore in casa mia, al parco, in teatro o in una sala più grande (tale in fondo è quella che chiamiamo chiesa!!!)? Se «la chiesa siamo noi», i cristiani, allora, se sinceri, qual è questa differenza? In ultimo, penso d’aver compreso la differenza tra danza artistica, finalizzata semmai all’evangelizzazione, anche se di complemento alla predicazione del Vangelo, e la danza profetica... almeno in teoria. Poi se quest’ultima esista e in che forme, sto cercando di capirlo. Certo è che posso esprimere anche una preghiera a Dio col mio corpo, come con le labbra. Se fossi muta, per esempio, e mi trovassi a piangere, pensi che non allungherei le mie braccia in alto, visto che non posso gridare con le corde vocali? Se fossi invece allegra, muta o meno, pensi che non potrei saltare di gioia? A meno che non fossi paraplegica!

     Sono per la verità biblica, ma il cuore non ce lo dimentichiamo! Se un bimbo, che Gesù accoglie, balla spontaneamente in chiesa, prima che venga indottrinato a non farlo, pensi che Gesù non lo gradisce? Un abbraccio fraterno… {04-08-2008}

 

 

6. {Nicola Martella}

 

Se non per altro bisogna ammirare il coraggio di Daniela che non si sottrae al confronto, ma che cerca di argomentare.

     La lettrice ha proprio capito bene che ciò che deve valere del vecchio patto deve trovarsi espressamente nel nuovo patto. La decima, non essendo comandata nel NT, non può essere richiesta da nessuno.

     Nell’AT c’erano due tipi di offerte: 1. La decima era la decima parte delle proprie entrate di qualsiasi genere; 2. Inoltre c’erano le offerte volontarie (Lv 27). Infatti il testo biblico dell’AT distingueva chiaramente fra le «decime», da una parte, e le «offerte votive» e le «offerte volontarie», dall’altra (Dt 12,6.11 «offerte scelte che avrete votate all’Eterno»; v. 17).

     Le due cose non sono da confondere. Il problema è dato dal fatto che oggigiorno i cristiani chiamano spesso come «decima» ciò che nella Bibbia è non chiamato tale, ossia la decima parte degli introiti reali di una persona. In effetti si tratta solo di offerte o doni volontari, che sono disciplinati diversamente nella Scrittura.

     Quanto ad Atti 15 faccio presente che non si trattava della «prima grande riunione di Gerusalemme», ma del primo Concilio interecclesiale di Gerusalemme. Inoltre ciò che fu stabilito non riguardò gli «ebrei convertiti», ma i «quelli dei gentili che si convertono a Dio» (At 15,19, cfr. vv. 1.5.7.23). Giustamente la lettrice afferma che non fu imposta qui la decima. Ha evidenziato giustamente anche il fatto che nel NT si parli di «offerte di cuore».

     La domanda che lei lancia provocatoriamente è poi la seguente: «Il nuovo toglie il vecchio solo quando ci pare?». Rispondo con un secco «no». Tutto ciò che nel nuovo patto non è chiaramente ingiunto riguardo alle cose comandate nel vecchio patto, non può essere chiesto come osservanza tassativa ai cristiani. «Dicendo: “Un nuovo patto”, Egli ha dichiarato antico il primo. Ora, quel che diventa antico e invecchia è vicino a sparire» (Eb 8,13); la distruzione del tempio fu il punto finale.

     Ciò vale pure per tutti gli usi e costumi dell’AT. Con la distruzione del santuario, viene meno anche la possibilità di mettere in pratica il Salmo 150 e le danze rituali ivi praticate.

     Perciò le donne mestruate, contrariamente a quanto afferma la legge per il santuario d’Israele, non restano fuori dei culti cristiani, per il semplice fatto che non sono sotto la legge mosaica, ma sotto la «legge di Cristo». Per questo motivo i discepoli del Signore erano radunati insieme di pari consentimento nella preghiera con le donne (At 1,14); cosa per altro impensabile allora per i Giudei nelle sinagoghe, dove le donne erano separate anche fisicamente dagli uomini.

     Condivido la conclusione e affermo: l’AT aveva la sua coerenza all’interno della teocrazia; il NT aveva (e ha) la sua coerenza all’interno del Regno di Dio esteso ai credenti di tutte le razze, di tutti i popoli e di tutte le nazioni. I credenti del nuovo patto non sono assolutamente mai obbligati a osservare le ingiunzioni dell’antico patto, a eccezione di quelle che sono chiaramente ed espressamente reiterate nel nuovo patto. I comandamenti dell'AT non sono più per loro «lettera» (comando tassativo pena le dure sanzioni previste), ma «spirito» (Rm 7,6, 2 Cor 3,6), ossia fonte di ispirazione spirituale e morale e fonte di illustrazione dell’opera di Dio (Rm 15,4, 1 Cor 10,11). L’unico appunto lo farei al «velo che non si porta più»; proprio di questo comandamento del nuovo patto (1 Cor 11,1ss) mi si deve dire dove esso sia mai stato abolito nel NT! (questo è chiaramente un altro tema).

     Evidentemente dopo la conclusione c’è una nuova ripresa del tema, ma è di natura speculativa, senza nessun vero aggancio alla Scrittura, ma basato sul gusto personale. Ripeto che da Luca 7 a Apocalisse 22 non si parla mai di ballo né in terra né in cielo; qualcosa deve pur significare. Nelle espressioni di devozione personale e comunitaria, la danza rituale non viene mai proposta come uno strumento per esprimere adorazione, lode, comunione ed edificazione. Provi la lettrice a portare una dimostrazione scritturale in merito e a non ragionare sui gusti personali e sulle proprie preferenze.

     Quantunque gusti e preferenze personali possano essere legittimi (se tali sono), non si può trarre da essi una norma valida per tutto il popolo di Dio, se la Scrittura non lo afferma. Nella devozione personale, se uno lo ritiene giusto, pianga, rida, allunghi le mani verso l’alto, si prostri o s’inginocchi, danzi o si dondoli, recitando salmi. A parte il fatto che Dio non è obbligato a tenere presente tale coreografia (Ec 5,1ss), da ciò non si può trarre comunque una regola per la comunità, dove ogni cosa dev’essere «fatta con decoro e con ordine» (1 Cor 14,40). Molte performance che ho visto in rete di tali gruppi di «ministero di danza», in cui uomini e donne si producono in «acrobazie» fisiche varie, in chiese e nelle piazze, non sono per nulla decorose. L’unica cosa che alimentano sono gli ormoni sessuali e la libido.

     Giacomo disse ai credenti giudeo-cristiani, a cui scrisse: «C’è qualcuno di animo lieto? Salmeggi» (Gcm 5,14), non «balli» o «danzi». Quanto al «cuore», no, non dimentichiamolo! Ricordiamoci comunque che esso è ingannevole e insanabilmente maligno, caparbio e può essere traviato! (Gr 17,9; cfr. Dt 29,19 caparbietà; Sal 78,8 cuore incostante; Gr 3,17; 11,8; 16,12 caparbietà e malvagio, 9,14; 23,17 caparbietà).

     I sentimentalismi infantili, quantunque belli, non sono quelli che devono contare in prima istanza. Se a danzare lo fanno i bambini spontaneamente non lo impediamo, ma neppure lo incoraggiamo. Da noi abbiamo bambini che spontaneamente pregano durante il culto e sono un esempio anche per gli adulti. La sala di culto è una casa di preghiera, non un palco di danza.

 

 

7. {Claudio Zappalà}

 

A proposito della danza vorrei dire sinteticamente alcune cose. Sono 26 anni che seguo il tipo d’esperienza, dai primi passi fatti in Inghilterra col figlio d’un pastore delle Assemblee di Dio britanniche, con il quale avevo frequentato la scuola biblica. Inizialmente ero molto dubbioso riguardo a quest’esperienza. Poi a questo modo di lodare Dio, nel panorama evangelico italiano (e non solo), si sono aggiunte altre esperienze «corporee», come la «moda delle cadute all’indietro», ecc.

     Che dire? Sorvolo le varie disquisizioni giuste e opportune, sia dalla posizione favorevole che a quella contraria, per richiamare ad alcune riflessioni:

     ■ Cos’è fondamentale e cosa è secondario nell’esperienza cristiana?

     ■ Qual è la mèta e quali sono i percorsi che ci portano a essa?

     ■ Quali sono i mezzi che usiamo e quali sono i contenuti della nostra vita cristiana?

     Vedi, Nicola a volte mi sembra, che passiamo (noi cosiddetti evangelici) il nostro tempo a disquisire sul «sesso degli angeli» e «su quanti angeli riescono a ballare sulla punta d’un ago», dimenticando cos’è fondamentale, qual è la mèta che dobbiamo raggiungere e quali sono i contenuti che dobbiamo realizzare durante questo tragitto.

     La santità, la sottomissione volontaria al Suo progetto per la nostra vita, la nostra consacrazione al servizio dell’evangelo, credo che siano gli obiettivi fondamentale che il Padre, Figlio e lo Spirito Santo vogliano realizzare nella nostra vita.

     A coloro che mi pongono il problema se è «giusto cadere nello spirito», io rispondo che a me interessa sapere come le persone di rialzano nei confronti delle cose sopra scritte. Stessa cosa per la danza.

     Oggi abbiamo belle riunioni, vive, movimentate, ottimi concerti ecc., ma aumentano i divorzi nelle chiese, aumentano i pastori che divorziano, i fedeli e pastori che dichiarano con «orgoglio» d’essere omosessuali; le chiese continuano a proliferare per di-visione e non per visione dell’Opera di Dio; i giovani che vivono piacevolmente nella «fornicazione e convivenza». Allora? beh, c’è qualcosa che non funziona!

     Ti scrivo solo alcune riflessioni.

     ■ Abbiamo preso ciò che è marginale (cose buone naturalmente, in certi casi) e lo abbiamo messo al primo posto.

     ■ Abbiamo dimenticato che Dio è Santo, Santo, Santo, e non conosciamo il significato della parola «santo».

     ■ Abbiamo sostituito la volontà di Dio con i nostri bisogni e piaceri personali.

     E potrei ancora continuare a scrivere la confessione dei nostri peccati.

     Oggi abbiamo bisogno d’una «voce che gridi nel deserto delle chiese».

 

Concludo: Catalogare e limitare le conseguenze corporee dell’Opera di Dio nella vita dei credenti secondo forme e stereotipi antichi e moderni, mi sembra una riduzione dell’Opera di Dio, ma prendere dei modelli sociali e sostituirli all’Opera dello Spirito Santo nella nostra vita è altrettanto sbagliato.

     Certo il tema è molto più profondo e complesso, ma vi prego non perdiamo di vista ciò che è importante. {05-08-2008}

 

 

8. {Nicola Martella}

 

La lettera contiene certamente aspetti interessanti. Certamente esiste una differenza fra principale e secondario, fra meta e percorsi e fra contenuti e mezzi. Il problema c’è quando le cose secondarie vengono poste all’interno di una ideologia olistica che ha come obiettivo la trasformazione del cristianesimo o la restaurazione della chiesa. Anche Paolo ha detto che «l’idolo non è nulla» (1 Cor 8,4), ma poi si è scagliato contro l’idolatria (1 Cor 6,9; Ef 5,5). Il Paolo che ha affermato che «la circoncisione è nulla e la incirconcisione è nulla» (1 Cor 7,19; Gal 6,15), non si è tirato poi indietro a dichiarare seriamente ai Galati: «Se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà nulla» (Gal 5,2), e a imprecare contro i giudaisti che facevano della circoncisione un punto programmatico della loro ideologia (At 15,1.5): «Si facessero pur anche evirare quelli che vi mettono sottosopra!» (Gal 5,12). Così è per tutto ciò oggigiorno viene posto in modo ideologico, ad esempio: «restaurazione di apostoli e profeti», introduzione di «scuole profetiche», il sistema ecclesiale totalitario detto «Movimento G12» (governo dei 12), la restaurazione del presunto «ministero (di gruppi) di danza». Sono tutti punti programmatici di un’ideologia escatologica per trasformare il cristianesimo («in nome di Cristo») in uno spiritualismo mistico, gnostico ed esoterico.

     Quindi qui non si tratta del classico «sesso degli angeli» e simili, ma di questo: «Nessuno a suo talento vi defraudi del vostro premio per via d’umiltà e di culto di inviati, affidandosi alle proprie visioni, gonfiato di vanità dalla mente della sua carne, e non attenendosi al Capo…»(Col 2,18s). La maggior parte delle epistole sono nate sulla base dell’apologetica, che non è cosa di poco conto, accanto ad altri ministeri: evangelizzazione, insegnamento, edificazione, ecc.

     Gli obiettivi di cui parli e che Dio vuole realizzare nella nostra vita sono giusti e dobbiamo esercitarci a raggiungerli e a stimolare gli altri al riguardo. Ciò non toglie che bisogna vegliare, guardare il gregge, combattere il buon combattimento della fede (1 Tm 6,12), turare la bocca ai molti sediziosi, ciarlatani e seduttori di menti (Tt 1,10), distruggere «i ragionamenti e ogni altezza che si eleva contro alla conoscenza di Dio» e fare «prigioniero ogni pensiero traendolo all’ubbidienza di Cristo» (2 Cor 10,5), e così via. Altrimenti ingrassiamo agnelli destinandoli ai lupi rapaci di turno (Mt 7,15; At 20,29).

     Diversamente da te, io mi pongono il problema se il cosiddetto «cadere nello spirito», provenga da Dio o meno. Lo stesso vale delle nuova moda del «ministero (di gruppi) di danza», chiaramente mutuato dal misticismo esoterico. Bisogna chiedersi se i fatti della carne da te menzionati, non siano proprio i risultato di una «contaminazione di carne e di spirito» (cfr. 2 Cor 6,14-7,1). La mia esperienza di cura pastorale mi convince di sì. Gente spiritualmente contaminata, si trasforma poi anche sul piano morale; così avviene pure a chi comincia a frequentare ambienti spiritualistici di tipo esoterico, come mi conferma pure chi dentro c’è stato. Lo stesso meccanismo funziona anche in campo carismaticista e i «canali» di contaminazione sono proprio autonominati «unti», «apostoli», «profeti» e quant’altri che mischiano Cristo con Beliar, Dio e mammona, carne e spirito.

     Quindi non bisogna sottovalutare ciò che non si comprende a pieno, solo perché non si hanno al riguardo esperienze o solo perché si hanno altri interessi nel ministero, dovuti probabilmente anche ad altri  carismi; in ogni modo, è meglio informarsi bene per non rendersi colpevoli per sé e per gli altri. «Bada a te stesso e all’insegnamento; persevera in queste cose, perché, facendo così, salvaguarderai te stesso e quelli che ti ascoltano» (1 Tm 4,16).

 

 

9. {Michele Loreto}

 

Contributo: Ho letto l’argomento sulla danza sul sito... io credo che la danza è un modo d’esprimere la nostra lode a Dio. In Genesi 1 e 2 Dio non dice d’aver creato la musica, eppure dopo la musica nel tempio, e ancora oggi nelle chiese, è un santo mezzo che aiuta a entrare alla presenza di Dio. Il rapporto di Davide con Dio è ricolmo di musica, ne sono testimoni i salmi... e Davide era il primo che danzava con tutte le sue forze davanti all’arca di Dio. Comunque so per certo che lei conoscerà sicuramente meglio di me le Scritture e saprà rispondermi, ma questo è ciò che io credo nel mio cuore, appoggiato dagli esempi biblici. Non si può fare dottrina su questi argomenti, infatti credo che ogni singolo credente abbia un modo d’esprimere l’adorazione a Dio con sfaccettature diverse. Credo che la danza non debba essere una cosa ufficiale e «dottrinale» nella chiesa, ma un modo genuino, autentico e spontaneo d’esprimere lode al nostro Dio, come faceva Davide. È pure vero che i Salmi dicono spesso di gridare di gioia al nostro Dio (difficile farlo stando fermi), d’entrare nei suoi cortili con ringraziamento, di lodarlo con la danza, che Dio tramuta il lutto in danza (Salmo 149; 150)... La cosa che noi come cristiani dovremmo fare è mantenere un certo pudore nella danza, nel modo di vestire, nelle coreografie, ma non eliminarla a priori. […] {05-08-2008}

 

Risposta: Di per sé ho risposto sufficientemente a ciò che il lettore afferma in questo suo contributo. Evidenzio solo alcune cose. Ciò che avvenne in momenti circostanziati della storia d’Israele (Davide) o era prescritto per il perimetro sacro del tempio di Gerusalemme (che non esiste più), non è ingiuntivo per chi si trova non più sotto la legge mosaica, ma sotto la «legge di Cristo» (Rm 8,1ss; 1 Cor 9,21; Gal 6,2). Come ho mostrato negli altri miei contributi, chi vuole ubbidire a qualcosa dell’antico patto, deve farlo in tutto, anche nelle leggi di purità (ad esempio stare lontano dal culto in caso di mestruazioni, periodo post-parto, contaminazioni fisiche di diverso genere, polluzioni notturne, ecc.). Nel nuovo patto vale solo ciò che è comandato chiaramente ed espressamente in esso. Il canto e la musica (cfr. salmeggiare) sono menzionati e raccomandati nel NT come espressioni devozionali personali e collettive (Ef 5,19; Col 3,16), ma non la danza. Da Luca 7 fino alla fine del NT non si menziona nessuna danza per l’assemblea di Cristo terrestre o celeste. Ecco la raccomandazione di Giacomo: «C’è fra voi qualcuno che soffre? Preghi. C’è qualcuno d’animo lieto? Salmeggi» (Gcm 5,12); non disse di quest’ultimo: «Danzi!». {Nicola Martella}

 

 

10. {Michele Loreto}

 

Contributo: È la prima volta che mi trovo a considerare se danzare sia scritturale o no... cosa posso dirle. Non sono a priori a favore della danza, e io e la danza siamo due cose separate. Tuttavia ci sono momenti che trascorro in profonda intimità con Dio nei quali sento di voler esprimere tutto me stesso a Dio... Nei problemi vado davanti a Dio, mi sfogo e piango... Nelle sfide, vado davanti a Dio e confido... Nelle vittorie, vado davanti a Dio e salto, festeggio, esulto... danzo! E non mi chiedo se queste cose siano scritturali o no, perché è la mia comunione intima con Dio, nella quale sento d’aver dato tutto me stesso. Non considererei «danzare» un comandamento, ma un’espressione della lode a Dio. Per me danzare non è la volontà d’obbedire a un punto della legge, come lei ha detto, ma semplicemente il mio modo di mostrare a Dio la gioia che Lui ha messo in me. E non credo di disubbidire a Dio solo perché non è scritturale o perché nel Nuovo Testamento non è mai citato. La gioia è un frutto dello spirito, e io posso esprimere la mia gioia col sorriso o anche saltando e danzando. la mia coscienza non mi condanna in questo, perché questo mio modo d’esprimere la lode è dettato dalla fede e faccio ciò in piena certezza (Romani 14,22-23). Comunque credo che l’apostolo Paolo abbia risposo a questi argomenti cosi delicati e così poco «universalmente accettati» in Romani 14,14. {06-08-2008}

 

Risposta: Michele continua a parlare di sé e della propria devozione personale, il che è legittimo. È evidente che egli non ha capito, però, che nella devozione esiste una distinzione fra il piano personale (nella cameretta) e quello comunitario (nella sala di culto). Le espressioni di devozione personale ognuno li gestisce secondo le proprie convinzioni, certamente non andando fuori dei binari della sana dottrina (p.es. idolatria, preghiere ripetitive). Qui ognuno dovrà rendere personalmente conto alla propria coscienza e al Signore delle proprie convinzioni e del proprio fare (Rm 14,13-23).

     Fra le espressioni di devozione comunitaria, riportate nel NT (1 Cor 14,26; Ef 5,18ss; Col 3,16), la danza non è prevista e neppure menzionata. Qui non si può procedere a proprio arbitrio, ma bisogna usare decoro e ordine (1 Cor 14,40).

     Inoltre qui parliamo particolarmente di un presunto «ministero di danza», espresso da gruppi di professionisti o di dilettanti, al fine di lodare Dio o di evangelizzare su un podio mediante le performance fisiche dei ballerini. Una cosa del genere non esiste nel NT tra i ministeri elencati. Che Dio sia stato così distratto? Non possiamo decidere noi, nel nuovo patto, che cosa Dio desideri avere nel suo culto e come voglia essere adorato e lodato. Altrimenti, come disse Salomone, rischiamo di «offrire il sacrificio degli stolti, i quali non sanno neppure che fanno male» (Ec 5,1).

     Quindi, contrariamente a quanto afferma il lettore, si fa sempre bene a verificare «se queste cose siano scritturali o no», poiché anche chi pratica un culto idolatra può sentire buoni sentimenti verso Dio; non per questo Dio è obbligato ad accettare e ad ascoltare chi pratica una devozione che Egli dichiara abominevole. «Il sacrificio degli empi è in abominio all’Eterno, ma la preghiera degli uomini retti gli è gradita» (Pr 15,8; 21,27; cfr. Os 13,2 idoli secondo la loro immaginazione). Il culto che offriamo a Dio dev’essere gradito a Lui e dev’essere fatto con riverenza e timore di Dio (Eb 12,28). Spero che questa volta ci siamo capiti. {Nicola Martella}

 

 

11. {Carlos Provenzano}

 

Contributo: Caro Nicola, Alessandra la conosco molto bene e sa che non condivido il suo modo di porre le cose agli altri... Le sfaccettature della vita del cristiano sono infinite, abbiamo un Dio creativo non credi? Semplicemente non condividevo il tuo rendere ridicolo il modo di parlare d’Alessandra (mia moglie)... Ho sperimentato la potenza della danza cristiana in uno spettacolo... Sai che un teatro con trecento persone è stato toccato da un passo a due su una coreografia cristiana? Sai che una persona per mezzo d’uno stage di danza cristiana ha accettato Gesù come personale salvatore e che adesso frequenta una chiesa regolarmente? Ulteriore dettaglio... Una persona cresciuta in Russia, nella Russia comunista...Tu mi parli di Bibbia e di quello che sta scritto... Io invece ti racconto del Dio che vivo ogni giorno e sperimento... Sono cresciuto senza un padre e una madre... Sia che proprio per mezzo d’una bandiera e una Corona sono stato liberato dal trauma che ciò aveva comportato? Sai che proprio per mezzo della danza il rapporto mio e di mia moglie è stato restaurato? Spesso siamo troppo faciloni a escludere un qualcosa che va contro il nostro modo di pensare... Sono decine di migliaia di persone che credono nel restauro delle arti che Dio stesso ha creato... {21-08-2008}

 

Risposta: Caro Carlos, shalom. Ora è tutto chiaro: Alessandra Bedin è tua moglie. Sono contento che finalmente lo hai detto, dopo varie volte che mi hai scritto. [► Evangelizzare sì, apologetica no? Parliamone] Se lo dicevi immediatamente, avrei subito inquadrato la questione meglio, tuttavia meglio tardi che mai. Rileggiti il nostro dialogo e fai attenzione alle continue bordate da lei lanciatemi, tant’è che ho dovuto fargliele notare più d’una volta. Capisco ora che come marito hai visto specialmente quanto da me scrittole in risposta, ma come figlio di Dio dovresti valutare le cose in modo imparziale. Il colloquio avuto insieme, è andato avanti fintantoché lei ha deciso ed è stato interrotto da lei. Ho fatto delle richieste specifiche ma, sebbene ella si sia ripromesso di rispondermi, le risposte non sono ancora arrivate.

     Non voglio discutere ulteriormente sul tema della danza, visto che metterò fra non molto in rete un articolo che analizza criticamente l’articolo che Alessandra mi ha mandato del suo «nume tutelare» della danza rituale. Poi potremo riparlarne, se necessario.

     Che Dio scriva diritto sulle riga storte della nostra vita, è fuori discussione. La via biblica indicataci dal Signore nella sua Parola non è quella di risolvere i problemi danzando con bandiere e corona (altrimenti ce lo avrebbe chiaramente scritto), ma questa: «C’è fra voi qualcuno che soffre? Preghi. C’è qualcuno d’animo lieto? Salmeggi. C’è qualcuno fra voi malfermo? Chiami gli anziani della chiesa, e preghino essi su lui e lo ungano d’olio nel nome del Signore; e la preghiera della fede salverà il malato, e il Signore lo ristabilirà; e s’egli ha commesso dei peccati, gli saranno rimessi» (Gcm 5,13ss).

     Alla «teologia dell’esperienza» preferisco la «teologia dell’ubbidienza». Alla filosofia del «Dio mi ha detto» preferisco la dottrina dello «sta scritto» e del «non andare oltre ciò che è scritto». Anch’io vivo ogni giorno e sperimento Dio in un rapporto personale, ma sulla base della sua Scrittura. Così fecero gli uomini fedeli a Dio nell’AT e nel NT, Gesù stesso e gli apostoli. Ho visto tante persone che sono state guarite dal Signore mediante la sacra Scrittura nella cura pastorale, da me esercitata, senza corone e bandiere.

     Ognuno può avere le convinzioni che vuole, un giorno dovrà però renderne conto a Dio. Ogni riforma, restaurazione e risveglio sono sempre avvenuti con un ritorno alla sacra Scrittura e alla sua ubbidienza (vedi quello al tempo del re Giosia e di Lutero). La volontà di Dio sta scritta nella sua Parola ed è quella che Dio userà nel suo giudizio, quando premierà o biasimerà i suoi servi (1 Cor 3). Possiamo imparare tanto da questa raccomandazione di Dio mediante Mosè: «Abbiate dunque cura di fare ciò che l’Eterno, il Dio vostro, vi ha comandato; non ve ne sviate né a destra né a sinistra; camminate in tutto e per tutto per la via che l’Eterno, il vostro Dio, vi ha prescritta, affinché viviate e siate felici e prolunghiate i vostri giorni nel paese di cui avrete il possesso» (Dt 5,32s; cfr. 17,11.20; 28,13s; Gs 1,7s). Il principio vale anche nel nuovo patto: «Bada a te stesso e all’insegnamento; persevera in queste cose, perché, facendo così, salvaguarderai te stesso e quelli che t’ascoltano» (1 Tm 4,16). Così facendo, io vorrei sentirmi dire questo dal Messia-Re: «Va bene, buono e fedele servitore; sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore» (Mt 25,23). Si può fare di testa propria, ma i risultati non sono scontati, anzi possono essere alquanto imprevedibili (Mt 7,13-23). {Nicola Martella}

 

 

12. {Francesco Sciarrabone}

 

Contributo: Caro Nicola, spero che non t’offendi se ti chiamo per nome, ho letto il tuo dibattito sulla danza dove, se ho capito bene, dici che nella Bibbia non ci sono esempi in cui qualcuno danza per il Signore, ma io mi sono ricordato di Davide che danzava dinanzi all’arca e così ho deciso di cercarli. Te li riporto, anche se credo che tu li conosca e mi meraviglia che non ne abbia parlato: «Davide danzava con tutte le forze davanti al Signore. Ora Davide era cinto d’un efod di lino. […] Mentre l’arca del Signore entrava nella città di David, Mikal, figlia di Saul, guardò dalla finestra; vedendo il re Davide che saltava e danzava dinanzi al Signore, lo disprezzò in cuor suo» (2 Sm 6,14.16). Pace a te in Cristo Gesù {01-09-2008}.

 

Risposta: Questo specifico punto lo accenno nell’articolo e nei temi sulla danza (si veda sopra la risposta al contributo 9). Sarà trattato nella una critica ragionata dello scritto programmatico di Ann Stevenson, che prossimamente metterò in rete, e in altri articoli.

     Quello che Davide fece, sta in un testo descrittivo dell’AT, quindi neppure nella Legge mosaica, che era la sola ingiuntiva all’interno della teocrazia (= Stato-religione) d’Israele. Era un caso isolato che stava in rapporto col santuario d’Israele e con l’arca del patto, che da circa due millenni non esistono più. Ora comunque non siamo più sotto la «Legge di Mosè», ma sotto la «Legge di Cristo» e per i cristiani vale solo quanto ingiunto espressamente nel nuovo patto. Se leggi bene tutto quello che ho scritto, ho detto che nel NT da Lc 7 a Ap 22 non c’è nessun esempio di persone che nelle chiese danzano, né è prescritto fra le cose richieste nella devozione comunitaria (Ef 5,18ss; Col 3,16), né risulta come un presunto «ministero (di gruppi) di danza» fra funzioni e ministeri previsti nel nuovo patto (1 Cor 12,28ss; Ef 4,11ss). Da Mt 1 a Lc 7 ci sono solo due esempi: la danza erotica d’Erodiada (Mt 14,6) e un gioco di ragazzi fatto per strada (da seduti!), che Gesù usò come illustrazione per sé e Giovanni Battista (Mt 11,16ss). È tutta un’altra cosa vero? E sebbene non ci sia una base scritturale, i fautori del sedicente «ministero (di gruppi) di danza» ne vogliono fare uno strumento per restaurare nientemeno che l’intera chiesa!

     Si rileggano meglio l’articolo e tutti i temi di discussione per capire dove sta il punto focale della questione.

 

Danze giudaiche, ecclesiali e carismatiche {Argentino Quintavalle - Nicola Martella} (T/A)

La danza è l’obiettivo santo di Dio? Parliamone {Nicola Martella} (T)

 

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Per ulteriori approfondimenti sulla danza si vedano i seguenti siti e blog collegati alle persone impegnate nella cosiddetta «restaurazione del ministero di danza»:

     ■ Sito ufficiale Scuola Action

     ■ Danza Cristiana Restaurata in Italia

     ■ Action - la Vita in movimento

     ■ Sito International Christian Dance Fellowship

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Danza_Dio_parla2_R34.htm

01-08-2008; Aggiornamento: 09/06/2021

 

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