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LINGUAGGIO DIRETTO DI DIO NELLA FALSA PROFEZIA

 

 di Nicola Martella

 

Mi arrivano spesso messaggi «profetici» di persone che si considerano affiliati al cosiddetto «movimento profetico» e affermano di aver ricevuto tali missive direttamente da Dio. Perciò tali «messaggi divini» sono formulati così che sedicentemente sia Dio stesso a parlare.

     In effetti, però, i messaggi con un linguaggio diretto di Dio è proprio una caratteristica della falsa profezia. Verso le ultime fasi della storia sempre più persone — «falsi unti» (gr. christoi) e falsi proclamatori (gr. profetoi) — ne faranno uso per accreditare se stesse e le loro false dottrine (Mt 24,24).

     Quei testi che a un’analisi testuale appaiono come semplici meditazioni, riflessioni, esortazioni, ammonimenti, preoccupazioni o desideri del proprio cuore e simili, per dare loro particolare enfasi di serietà, vengono messi in un linguaggio diretto di Dio e spacciati per «profezia». Questo sta diventando un malcostume diffuso in certi ambienti. Nel caso migliore si tratta perciò di una coercizione culturale all’interno di una dinamica di gruppo, quindi di una concitazione cerebrale e di una arrogante presunzione. In tal caso, queste persone sono entusiastici sognatori e inventori! (Gr 27,9). Nel caso peggiore si tratta della manifestazione di uno «spirito guida» che vuole accreditarsi come «spirito religioso» e addirittura come «Dio» stesso. Non si tratta del Dio vivente, ma del «dio di questo secolo [che] ha accecato le menti» (2 Cor 4,4); non si tratta dello «Spirito Santo», ma di «quello spirito che opera al presente negli uomini ribelli» (Ef 2,2). In tal caso, queste persone non sono veri «profeti», ma indovini! (Gr 27,9; 29,8; Mi 3,7; 5,11; Zc 10,2).

     Perché possiamo dire questo con esattezza? Per diversi motivi, che esporremo qui di seguito.

 

     ■ Già nell’AT c’era gente che intendeva accreditare se stessa e le proprie parole, mettendole in bocca a Dio, ossia parlando direttamente in nome suo. Tale fenomeno era particolarmente vivo alla fine del regno d’Israele (722 a.C.) e di quello di Giuda (686 a.C.); e non è sorprendente che si manifesti ora alla fine dei tempi. Ezechiele li accusava: «Hanno delle visioni vane, delle divinazioni menzognere, costoro che dicono: “L’Eterno ha detto!” — mentre l’Eterno non li ha mandati; e sperano che la loro parola s’adempirà!» (Ez 13,6; cfr. vv. 7s). Inoltre annunziavano sempre tempi radiosi (Gr 6,14; 8,11; 23,17). Infatti, i profeti legittimi traevano la loro autorità dalla Torà e predicavano secondo la «dottrina delle due vie» (Dt 28) e il cosiddetto «impianto predizionale» (Dt 30). [Per l’approfondimento cfr. in Nicola Martella, Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002), gli articoli: «Impianto predizionale», pp. 184s; «Impianto predizionale e predizione profetica», p. 184; «Testi di minacce e promesse», p. 359.] Al contrario, i falsi profeti si basavano invece sui propri sogni e sulle proprie visioni (Gr 14,14; 23,16; Ez 13,6-9.23; 21,34; 22,28; Zc 10,2; cfr. Col 2,18) e, perciò, le loro profezie erano «oracoli vani e seduttori» (Lm 2,14), che sviavano il popolo con false promesse (Ez 13,10). [► Profeti falsi nell'Antico Testamento]

 

     ■ Nel NT prima di Pentecoste, vediamo dapprima che Giovanni Battista, pur essendo stato l’ultimo profeta della teocrazia d’Israele (Mt 11,13; Lc 16,16), non ha mai presentato i suoi messaggi come linguaggio diretto di Dio. Sebbene la parola di Dio fosse stata diretta a Giovanni (Lc 3,2; Gv 1,33), egli predicò sempre in prima persona (Mt 3,7-12; Lc 3,7-17; cfr. Gv 1,19-27.29-36). Non è sorprendente che l’ultimo dei profeti legittimi d’Israele abbia tralasciato di usare un linguaggio diretto di Dio nei suoi messaggi, mentre i seguaci del sedicente «movimento profetico» odierno si attribuiscono tale arrogante presunzione?

     Gesù di Nazaret, essendo il Messia, avrebbe potuto usare — più di tutti gli altri profeti e più dello stesso Mosè — un linguaggio diretto di Dio, ma non lo fece. Non usò mai la formulazione: «Così parla l’Eterno /il Signore» o simili. In nessun discorso di Gesù Dio Padre prende direttamente la parola, parlando in prima persona. Sebbene il Padre gli avesse parlato e l’avesse ammaestrato (Gv 5,19ss; 8,28; 12,49), Gesù non parlò mai con un discorso diretto di Dio. Gesù basò i suoi ragionamenti sulla Parola scritta (allora l’AT), dicendo: «È / sta scritto: ….» e simili.

     Gli apostoli non riferirono mai un discorso diretto di Dio. Gesù attestò a Pietro che era stato il Padre celeste a rivelargli la propria messianicità, ma Pietro lo dichiarò con le proprie parole (Mt 16,15ss). Quando Gesù li mandò a predicare, il loro messaggio non conteneva un linguaggio diretto di Dio (Mt 10,7; Lc 10,9).

 

     ■ Nel NT da Pentecoste in poi, sono riportati vari messaggi di membri del collegio dei dodici apostoli, di Stefano, di Filippo, di Paolo, di Giacomo e dei loro discepoli e collaboratori, ma mai presentarono uno dei loro discorsi come discorso diretto di Dio.

     Neppure il singolare profeta giudaico Agabo presentò il suo messaggio facendo parlare direttamente Dio. Nel primo discorso non furono neppure riportate le sue precise parole dirette (At 11,28). Nel secondo brano si parla di «un certo profeta, di nome Agabo», il quale dopo essersi legato mani e piedi, iniziò il suo breve discorso così: «Questo dice lo Spirito Santo:…» (At 21,10s). Ma non seguono parole come: «Io lo Spirito di Dio vi dice…». Inoltre le parole di tale «certo profeta» non si adempirono nei precisi termini, in cui furono annunziate. In fine, visto che Luca lo chiamò così, non è neppure sicuro che fosse un giudeo cristiano. [► Agabo]

     Sta di fatto che neppure una delle persone autorevoli e conosciute della chiesa ha mai proclamato fuori delle parole della sacra Scrittura, ossia riportando un messaggio diretto di Dio in prima persona o cominciando un suo discorso con le parole: «Così parla il Signore / Dio / Gesù / Cristo / lo Spirito».

     Ci sono alcune brevi eccezioni. Nella prima non parla Dio, ma lo Spirito. «E mentre celebravano il culto del Signore e digiunavano, lo Spirito Santo disse: “Mettetemi a parte Barnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati”» (At 13,2). Non è scritto come ciò sia avvenuto, se per bocca di uno dei profeti (v. 1) o per convincimento spirituale, dopo aver cercato in proposito la volontà di Dio, visto che pregavano e digiunavano (vv. 2s).

     L’altro episodio è personale, poiché Paolo pregava Dio per sé e il Signore gli disse: «La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza» (2 Cor 12,9). Ciò rappresentava il convincimento personale di Dio per l’apostolo, ma non era una parola rivolta alla chiesa.

     Infatti proprio riguardo «alle visioni e alle rivelazioni del Signore» (v. 1), alla «eccellenza delle rivelazioni» avute (v. 7) e alle «parole ineffabili», udite in Paradiso, non disse alcunché (v. 4). Paolo non presentò nessun discorso diretto di Dio in proposito, anzi fu data libertà a un angelo di Satana di schiaffeggiarlo perché non insuperbisse (v. 7). Quanti ceffoni si meriterebbero quindi i seguaci dell’odierno «movimento profetico», che hanno l’arrogante presunzione di presentare i loro messaggi con il linguaggio diretto di Dio?

     Sebbene la decisione del concilio interecclesiale di Gerusalemme fosse piaciuta «allo Spirito Santo e a noi» (At 15,28), essi non formularono un messaggio facendo parlare direttamente Dio, ma scrissero gli apostoli e i fratelli anziani (v. 23).

     Sta di fatto che in nessun chiaro messaggio dei dignitari della chiesa al tempo del NT, rivolto a giudei storici, a cristiani giudei o gentili, a greci, romani o ad altri pagani, essi usarono presentare un messaggio diretto di Dio. Non lo fecero né per intero né in parte. Le uniche parole di Dio sono quelle citate dall’AT. [ Profeti nel Nuovo Testamento]

 

La chiesa non è una teocrazia e i profeti (proclamatori) nel nuovo patto non hanno una nuova rivelazione divina da portare. Nessun messaggio nel NT comincia con le parole «Così parla il Signore…» né contiene un intero discorso di Dio. Nelle chiese del primo secolo «profetare» significava parlare in modo ispirato sulla base della Parola di Dio (allora solo l’AT) letta in comune per edificare, esortare e consolare gli altri (1 Cor 14,3) e per trovare nelle sacre Scritture (allora solo l’AT) la «testimonianza di Gesù» che è lo «spirito della profezia» (= AT; Ap 19,10).

     Per questo è scritto: «Parlino due o tre profeti, e gli altri giudichino» (1 Cor 14,29). Chi oserebbe mai giudicare un messaggio diretto di Dio? Infatti, non ce n’erano di tali messaggi, ma c’erano solo interpretazioni ispirate («rivelazioni»; cfr. v. 30) della sacra Scrittura per fini pastorali o cristologici; e per di più queste non erano assolute, ma dovevano essere giudicate dagli altri per appurare se corrispondevano alla verità insegnata dagli apostoli o era mera speculazione soggettiva o addirittura falsa dottrina (cfr. 1 Gv 4,1). [► Profeti del nuovo patto]

     Tutto ciò mostra l’arrogante presunzione dei seguaci del «movimento profetico» odierno. Queste riflessioni mostrano che ci troviamo proprio dinanzi a un palese caso di falsa profezia. Non si tratta di veri «profeti», ma di indovini, sognatori, pronosticatori, visionari e quant’altro, i quali mettono in bocca a Dio le riflessioni delle proprie menti per accreditare se stessi e i loro messaggi. Non è escluso che tra di loro ci siano veri e propri medium spiritualistici, che spiriti guida cercano di usare per propagare antiche e nuove false dottrine gnostiche. Non a caso è scritto: «Ma lo Spirito dice espressamente che nei tempi a venire alcuni apostateranno dalla fede, dando retta a spiriti seduttori, e a dottrine di demoni 2per via della ipocrisia di uomini che proferiranno menzogna, segnati di un marchio nella loro propria coscienza» (1 Tm 4,1s).

     Si diano quindi inizio alle «danze» della fine dei tempi… una lieve danza delle tenebre, illuminata dalla falsa luce di lumi spenti, persone che hanno l’arrogante presunzione che Dio parli direttamente per mezzo di loro. [► Profeti falsi ed escatologia]

     Quanto a noi non vogliamo essere disubbidienti al comando apostolico: «Diletti, non crediate a ogni spirito, ma provate gli spiriti per sapere se sono da Dio; perché molti falsi profeti sono usciti fuori nel mondo» (1 Gv 4,1).

 

Per l’approfondimento si vedano in Nicola Martella, Carismosofia (Punto°A°Croce, Roma 1995), gli articoli: «Estasi, visione e falsa profezia», pp. 147-153; «Facoltà extrasensoriali», pp. 154-162; «La fine dei tempi», pp. 225-230.

     Si veda Nicola Martella (a cura di), «Che cos’è la “profezia”?», Escatologia biblica essenziale. Escatologia 1 (Punto°A°Croce, Roma 2007), pp. 21-24.

 

Linguaggio diretto di Dio nella falsa profezia? Parliamone {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Linguaggio_di_Dio_Car.htm

18-12-2007; Aggiornamento: 20-12-2007

 

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