Persone che si
ritengono «profeti», che si considerano affiliati al cosiddetto «movimento
profetico» odierno e che affermano di aver ricevuto tali missive direttamente
da Dio, mi mandano spesso i loro messaggi. La cosa particolare è che tali
«messaggi divini» sono formulati così che sedicentemente sia Dio stesso a
parlare. Ciò mi ha indotto a scrivere l'articolo «Linguaggio
diretto di Dio nella falsa profezia». Ecco qui di
seguito alcune reazioni dei lettori.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre
esperienze, idee e opinioni?
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1.
{Andrea Diprose}
▲
Concordo con il
fratello Nicola che non è il caso d’usare frasi come «Così dice il SIGNORE». Lo
studioso evangelico Wayne Grudem, sebbene aperto al concetto di «profeti» anche
dopo la chiusura del canone neotestamentario, ci ricorda che non è il caso di
dire «Così dice il SIGNORE». Infatti, se le profezie vanno vagliate (si veda
l’epistola ai Tessalonicesi), cioè provate prima d’essere accettate, è proprio
perché provengono da persone fallibili e di conseguenza, una profezia odierna
non può, a priori, essere considerata autorevole. Per saperne di più, se
conoscete la lingua inglese, v’invito a leggere gli scritti del professor Wayne
Grudem a tal riguardo. {19-12-2007}
Wayne Grudem è
Research Professor di Bibbia e Teologia al Phoenix Seminary in Arizona. Fra
l’altro ha conseguito la laurea M. DIV. presso la Westminster Theological
Seminary e il dottorato di Ricerca presso l’Università di Cambridge (Gran
Bretagna). È stato presidente del Council for Biblical Manhood and Womanhood e
presidente (nel 1999) della Evangelical Theological Society (che ha membri in
tutto il mondo):
Egli ha scritto il
libro The Gift of Prophecy in the New Testament and Today che
approfondisce alcune delle problematiche da te considerate nel tuo articolo.
{20-12-2007}
2.
{Massimiliano Monti}
▲
Rispondo in merito
all’affermazione fatta dal tuo messaggio inviatomi riguardante questo tema.
Non sono d’accordo poiché il profeta che riceve il messaggio profetico, può
decidere in che modo darlo, oppure se Dio specifica il modo in cui dare il
messaggio, il profeta farà quanto Dio gli dice.
Smettiamola di fare i dottoroni di teologia, se non conosciamo come i profeti
del vecchio testamento si muovono.
Si vuole dare una logica spiegazione a tutto con la nostra intelligenza ma
parlare di cose spirituali usando la razionalità è un po’ dura dal mio personale
punto di vista.
Se non conosciamo, tacciamo, facciamo più bella figura; non è un rimprovero, ma
se non hai mai esercitato il dono della profezia, io lascerei perdere il
discorso e lascerei giudicare a un profeta.
Dammi retta, ti stai avventurando in un discorso complicato che non credo tu
possa comprendere appieno.
Rimango a disposizione per qualsiasi chiarimento. Grazie dell’attenzione.
{19-12-2007}
3.
{Nicola Martella}
▲
Non è strano che
Massimiliano Monti non sia andato nel merito? Presumo che non ha letto
l’articolo presente sul sito, ma solo l’invito alla lettura. Se l’avesse letto
l’intero articolo, avrebbe preso atto che in tutti i messaggi rivolti dagli
apostoli e da altri credenti del primo secolo ai giudei, ai gentili, a cristiani
e a pagani, non usarono mai la formula «Così parla il Signore:…» né hanno
mai formulato il contenuto delle loro proclamazioni in un messaggio diretto di
Dio. Se non l’hanno fatto loro, i nostri modelli di ortodossia, perché si
dovrebbe fare oggi? Quindi, o parliamo sulla base della Bibbia (qui il NT) o su
quella delle nostre preferenze!
Quanto ai «dottoroni di teologia» che non conoscerebbero l’AT e come a
quel tempo i profeti si muoverebbero, come afferma il mio interlocutore, gli
consiglio prima di informarsi (veda sul sito) che ho insegnato, per più di due
decenni, proprio l’AT presso l’IBEI di Roma. Inoltre nel mio «Manuale
Teologico dell’Antico Testamento», troverà abbondanza di
articoli sui profeti e sul profetismo dell’AT (cfr. pp. 278-285). Veda anche
l’articolo «Che cos’è la “profezia”?» in «Escatologia biblica
essenziale»,
Escatologia 1, pp. 21-24. Sul
tempo dei profeti e sui loro messaggi, rimando a «Radici
3-4» (cfr. qui l’articolo introduttivo «I libri
profetici», pp. 113-120) e «Radici
5-6», dove analizzo libro per libro all’interno dello
specifico tempo d’ogni profeta. Prima di dichiarare sentenze del genere, si fa
sempre meglio a informarsi; ciò evita inoltre di fare eventuali brutte figure. A
ciò si aggiunga che, come ho spiegato a sufficienza, la profezia del nuovo patto
è completamente diversa da quella dell’antico patto, che è cessata con Giovanni
Battista (Mt 11,13; Lc 16,16). [►
Profeti nel Nuovo Testamento;
►
Profeti del nuovo patto]
Poi non si tratta di spiegare, in primo luogo, le cose con la «nostra
intelligenza», ma di basare le nostre convinzioni sulla Parola scritta di
Dio. I Bereani furono lodati per la loro nobiltà, poiché «ricevettero la
Parola con ogni premura, esaminando tutti i giorni le Scritture per vedere se le
cose stavano così» (At 17,11). Non dovremmo assomigliare loro? Anche nel NT
c’è l’ingiunzione «Giudicate voi…», intendendo sulla base
della sacra Scrittura (At 4,19; 1 Cor 5,12; 10,15). Altrimenti apriamo le porte
al soggettivismo dottrinale, basato su ciò che ci piace o sul sentito dire. Non
a caso, l’apostolo Paolo, dopo aver ingiunto a Timoteo di predicare «la Parola»,
insistendo continuamente, riprendendo, sgridando ed esortando con essa con
grande pazienza e sempre istruendo (2 Tm 4,2), lo avvertì come segue: «Infatti
verrà il tempo che non sopporteranno la
sana dottrina; ma per prurito
d’udire si accumuleranno insegnanti secondo le loro proprie voglie 4e
distoglieranno le orecchie dalla
verità e si volgeranno ai miti»
(vv. 3s).
Quanto al «se non conosciamo, tacciamo, facciamo più bella figura»,
giudichino i lettori a chi si possa applicare! Quanto al «lascerei perdere il
discorso e
lascerei giudicare a un profeta», ricordo al mio interlocutore 1 Cor 14,29:
«Parlino due o tre profeti, e gli altri
giudichino». Inoltre, come ho spesso ricordato, esercitare il «dono
della profezia» al tempo del NT significava dare, nella chiesa locale,
un’interpretazione ispirata di natura pastorale (1 Cor 14,3) e cristologica (Ap
19,10) dopo la lettura comune della Scrittura (allora l’AT).
Quanto al fatto che, secondo il mio interlocutore, mi stia «avventurando in un
discorso complicato che non credo tu [= ossia io, Nicola] possa
comprendere appieno», lo giudichino i lettori nel merito e nel modo di
dirlo. Intanto Massimiliano Monti non ha fatto nulla di concreto nel dimostrare
con argomenti validi la ragione delle sue tesi; si è fermato ai proclami e alle
frasi a effetto.
Alla fine della lettura di tale contributo rimango letteralmente senza parole!
Consiglio al mio interlocutore di leggere le decine di articoli scritti da me e
da altri sul sito «Fede controcorrente» e, se dopo ciò ha argomenti veramente
validi da portare sulla base di un’analisi esegetica del testo biblico, saremmo
disposti a valutarli e a rispondere nel merito.
4.
{Giovambattista Mele}
▲
Non è una sorpresa
che vadano in giro millantatori e falsi profeti; per sofisticare la Parola di
Dio e appropriarsene come se fosse la loro.
Io sono di carattere impetuoso, ma dovrei essere più mite. Forse il Signore mi
ha lasciato così per un suo scopo, ossia quello di non sopportare bugie, cose
storte e menzognere. Insomma sono di carattere rivoluzionario, quando si tratta
delle cose di Dio. Infatti il mio nome che è simile a Giovanni il Battista, che
gridava nel deserto dicendo: «Ogni valle sia colmata e ogni monte e colle sia
abbassato; i luoghi tortuosi siano raddrizzati e le vie scabrose appianate e
ogni carne vedrà la salvezza di Dio» (Giovanni 3,5s).
Ma a me sembra che per certa gente che si dicono d’essere di Dio, sia il
contrario. Non fanno altro che offuscare la verità, anche se sembra che tutto
sia da Dio, e fanno così per loro interesse e tornaconto; questi oscurano la
Parola di Dio e le mettono ostacoli!
«Razza di vipere, chi vi ha insegnato a fuggire dall’ira a venire? Fate
dunque frutti degni del ravvedimento e non cominciate a dire dentro di voi: “Noi
abbiamo a Abrahamo per padre”, perché io vi dico che Dio può suscitare dei figli
a Abrahamo anche da queste pietre. E già la scure è posta alla radice
degli alberi; ogni albero quindi che non produce buon frutto sarà tagliato e
gettato nel fuoco». (Giovanni 3,7ss).
Come s’agisce in questo modo, dichiarandosi cristiani e gente di Dio! C’è da
aver paura con questi falsi uomini; non basta che vanno in giro dicendo di fare
presunti miracoli e segni, invadendo così il mondo, ci mancavano pure che tali
«profeti» andassero in giro a confondere la sincera gente. Non bastavano già i
Testimoni di Geova né bastava la dottrina del Vaticano, secondo cui i morti
cattolici, dichiarati santi, fanno miracoli; ora ci sono pure questi presunti
cristiani, che si sentono «santi protettori» con i loro insegnamenti e miracoli.
Ma fatemi il favore di ritirarvi e fate pentimento sincero e confessione a Dio,
affinché vi salviate l’anima e non fate peccare i santi della chiesa di Cristo!
Il Signore abbia misericordia di voi. {19-12-2007}
5.
{Giovanni Cascato}
▲
Riguardo alle
profezie, ne ho sentite molte nelle chiese pentecostali. La cosa che mi
sorprende è che queste profezie vengono quasi sempre dette in modo da non essere
esaminate, se sono da Dio o no. Ma, quando ve ne una che si può esaminare se è
da Dio, viene trovata una falsa profezia, dato che non si è adempiuta. Nelle
chiese pentecostali e carismatiche le profezie vengono dette con molta
leggerezza; forse lo fanno per fare vedere quanto sono spirituali e ripieni di
Spirito. Come può parlare Dio tramite persone che si comportano disordinatamente
nelle riunioni, parlando il lingue tutti insieme, senza che c’è nessuno che
interpreta, pregare tutti insieme urlando, piangendo, saltando? Dio è un Dio di
ordine! Ringrazio Dio di essere uscito da questa babilonia e di avermi fatto
conoscere dei fratelli che onorano Dio con massima serietà e rispetto.
{Germania; 21-12-2007}
6.
{Paolo Crespi}
▲
Caro fratello Martella, sono un anziano d’una
chiesa evangelica che conta diversi fratelli e sorelle provenienti dai
«fratelli», dai pentecostali, dai battisti. Siamo in pratica un «esperimento di
Dio». Anche se ci ritroviamo in comunione con le chiese dei fratelli in quasi
tutte le dottrine (certamente nelle fondamentali sì), abbiamo talvolta delle
testimonianze del tipo: «Dio mi ha parlato in sogno e mi ha detto di dire alla
chiesa...».
Premesso che finora il
Signore mi ha sempre guidato e assistito nel dare una risposta a queste istanze
anche per correggere e precisare se il caso, devo dirti che ho trovato il tuo
articolo, ancorché preciso specie nella parte finale, piuttosto «debole» quando
viene ricordato il caso d’Agabo. Trovo debole che, dopo avere riportato le
parole d’Agabo «questo dice lo Spirito Santo»
(Atti 21,10), tu dica che
non seguono parole come «Io
lo Spirito di Dio vi dice…». Beh, direi che è ovvio che «non
seguano» se siamo tutti d’accordo che lo Spirito Santo è lo Spirito di Dio, no
ti pare ? E poi, aggiungendo che le parole di tale «certo profeta» «non
s’adempirono nei precisi termini»
cosa vogliono adombrare? Che non fu un vero profeta? In altri tuoi
scritti mi pare di ricordare che, per quanto «atipico» come profeta, tu lo
consideri attendibile e certamente ispirato da Dio.
Ho l’impressione nei
tuoi articoli, e te lo dico per amicizia e spirito di collaborazione, che tu sia
sempre mosso da «sindrome da accerchiamento» e che lo zelo a volte ti faccia
perdere il punto in questione. Se vuoi dimostrare che la tua tesi è giusta,
credo che Agabo debba essere trattato in altro modo. {29-12-2007}
7.
{Nicola Martella}
▲
Per prima cosa ringrazio Paolo Crespi per la
sua missiva. Quando si scrive a qualcuno si fa pur sempre uno sforzo, anche
quando il destinatario magari non condivide alcuni contenuti dello scritto
ricevuto.
Abbiamo già dato molte
volte una
definizione di profezia nel nuovo patto al tempo degli apostoli: era la
proclamazione ispirata nella chiesa da parte di 2 o 3 credenti (1 Cor 14,29)
sulla base della lettura comune della sacra Scrittura (allora l’AT) sia in senso
cristologico (Ap 19,10) sia per scopi pastorali (edificazione, incoraggiamento,
esortazione, ecc.; 1 Cor 14,3); tutto ciò però era assoggettato al giudizio
degli altri (1 Cor 14,29.32).
Ribadisco nuovamente
che non c’è neppure un caso in cui uno dei personaggi del NT, conosciuto e
accreditato nelle chiese, avesse parlato in un’assemblea, iniziando il suo
discorso con la classica espressione iniziale dei profeti dell’AT: «Così
parla il Signore…». La parola dei profeti (= proclamatori ispirati) nel
nuovo patto era sempre assoggettata al giudizio dell’assemblea.
In certi ambienti
espressioni come: «Dio mi ha parlato…», «Dio mi ha detto in sogno…», «Dio
mi ha dato questa parola per la chiesa...» e simili fanno parte di un cliché
espressivo e basta, che ritengo improprio e sbagliato. Traducendo tutto ciò in
«espressioni normali», spesso significa effettivamente cose del genere:
«Leggendo la Bibbia ho capito…», «Ho sognato questo e quello e ciò mi ha fatto
capire che...», «Riflettendo in preghiera e meditando la Parola, ho capito una
certa cosa sulla nostra chiesa e mi sento spinto a dirla…» e cose simili. A ciò
si aggiunga che in tali ambienti si pensa che un’esortazione, un
incoraggiamento, una riprensione, ecc. abbiano più peso se «impacchettati» con
un tale frasario. C’è anche la malsana idea che una propria opinione, se posta
in una tale coreografia, acquisti di per sé autorità; chi vorrà mettere in forse
una «parola del Signore»? Alcuni usano un tale frasario per profilare e
accreditare se stessi in un ambiente aperto a tali cose.
Quanto al caso di
Agabo, se il mio interlocutore avesse letto l’articolo a cui rimandavo con
un link
[►
Agabo] avrebbe capito maggiormente
ciò che intendevo. Si legga quindi là. Si tenga anche presente che
nell'articolo, da cui parte questo tema di discussione, Agabo era solo un
dettaglio. Di nessun personaggio conosciuto nelle chiese si disse allora che era
«un certo» qualcuno. A quel tempo i confini fra giudaismo storico e
cristianesimo giudaico erano molto flessibili (cfr. la lettera agli Ebrei; At
15,1.5; 21,20). È interessante notare che neppure Agabo usò la classica
espressione dei profeti dell’AT: «Così parla il Signore…». Si appellò allo
«Spirito Santo», ma ciò non era una prerogativa solo dei cristiani; bisognerebbe
fare un’analisi degli scritti pseudoepigrafi sorti allora in campo zelota
(quelli che portarono all’insurrezione dei Giudei contro i Romani e alla
distruzione di Gerusalemme) per accertare la ricorrenza dello «Spirito Santo (o
di Dio)»; per i Giudei lo «Spirito Santo (o di Dio)» non era una persona
divina, ma una teofania di tipo spirituale di Dio (quella materiale
avveniva ai tempi delll'AT mediante il cosiddetto «Inviato dell’Eterno»; tratto
questi concetti nel
Manuale Teologico dell’Antico
Testamento, pp.
194s; 336ss). Non si può costruire tutta una teoria e una prassi solo sulle
parole di «un certo» profeta Agabo! (per di più quanto egli disse in At
21 non si avverò neppure
nei precisi modi da lui dichiarati). Agabo era solo un tassello in tale
articolo.
Sinceramente mi
aspettavo un po’ di argomenti a sostegno della diversa opinione. Non sono molto
eleganti le
attribuzioni indebite come una presunta «sindrome da accerchiamento», visto
che ogni giorno spazio fra tanti temi e affronto tutti con passione e rigore
intellettuale. Non è neppure onesto attribuirmi che «lo zelo a volte ti faccia
perdere il punto in questione», visto che ho trattato in tanti modi e maniere
questi temi e non per ultimo rispondo anche a lui stesso. Questa non è certo la
ventilata «amicizia» né uno «spirito di collaborazione» che Paolo Crespi mi
assicura. Invece di sputare sentenze del genere, che sembrano far colpo
al momento, farebbe meglio ad argomentare con maggior vigore e coerenza
d’argomenti. Se egli avesse letto l’articolo suggerito su
Agabo
avrebbe capito la mia analisi; se lo ha
letto, avrebbe dovuto rispondere con argomentazioni solide nel merito, non con
frasi ad effetto.
Poi mi sembra che
tutta la sua
argomentazione si basi su una consuetudine nella sua chiesa (teologia
dell’esperienza), invece che su una rigorosa e precisa interpretazione testuale
(teologia esegetica). Quindi le sue sentenze finali mi lasciano perplesso. Alla
fine di tutto verrebbe da dire: «Cioè? Quindi, che volevi effettivamente dire?
Qual è l’altro modo di trattare il caso Agabo? Qual è la tua
argomentazione esegetica? Che hai da dire poi sull'intero articolo».
Aspettiamo una risposta che non sia semplicemente una «versettologia» né una
«teologia dell’approssimazione». Inoltre, possibile che tutta l'argomentazione
di un così lungo articolo venga ignorata per «attaccarsi» al malsicuro scoglio
di un Agabo?
8.
{Vappu Kidd}
▲
Shalom Nicola! Il messaggio qui
sotto [= l'invito alla lettura, N.d.R.] è solamente in parte, perché esistono
anche i doni spirituali, inclusa la profezia. Ma tra i doni c’è anche il
discernimento dei spiriti. Se una persona profetizza e c’è chi ha questo dono di
discernere, la persona che profetizza deve accettare la conferma o la smentita.
Se non accetta la smentita che la profezia non era da Dio, vuol dire già che,
non accettando la «critica», non era da Dio. Mi sono spiegata? Il credente che
ha ricevuto qualche dono dello Spirito Santo, non può usarlo come e quando
vuole, ma solo quando il Signore lo vuole! Tutti i doni sono cosi e nessuno può
vantarsi di nulla.
Vedi Nicola, non possiamo
annullare i doni spirituali, esistono anche oggi, Dio e le sue promesse non sono
cambiate. Io però sottolineo ancora di più il frutto dello Spirito Santo, come
m’aveva sottolineato un noto evangelista inglese. Lui crede ai doni, ma ancora
più importante è il frutto = l’amore che poi include tante altre qualità. Ho
sperimentato in questi ultimi mesi cosa vuol dire tornare al Primo Amore, come
dice l’Apocalisse. Se non c’è l’amore che proviene dal Signore, come fanno a
veder la gente in noi qualcosa di differente rispetto al mondo?? Come facciamo a
evangelizzare se non c’è neppure l’amore fra di noi credenti? L’orgoglio
impedisse di tornare da Gesù con il cuore umile. Il nemico è molto furbo,
disturba ovunque il più possibile perché sa che ha poco tempo. [...] Sono sicura
d’una cosa che se il Signore mi ha permesso di conoscerti e stato la volontà
Sua. Aspetto solo che posso ricevere una rivelazione anche per te (ho il dono
della conoscenza da anni). [...] {08-01-2008}
9.
{Nicola Martella}
▲
Ecco dapprima una
nota redazionale. Prima di
rispondere, bisogna che il lettore abbia letto tutto l'articolo e non
solo l'invito alla lettura che si è ricevuto. Altrimenti egli non capisce che
cosa l'autore voglia veramente dire e prende poi posizione o si pone domande su
cose che l'autore ha già affrontato nel dettaglio. Inoltre bisogna attenersi
strettamente al tema in discussione. Altrimenti sono costretto a tagliare le
parti che vanno fuori tema.
Quanto alla tua frase «Aspetto solo che posso ricevere una rivelazione anche
per te (ho il dono della conoscenza da anni)» — ti ringrazio, ma non è il
caso. A me basta la rivelazione della «Parola scritta», ossia la sua
ammonizione, la sua esortazione e il suo incoraggiamento, quando la leggo, la
medito e la studio. Dio è capace di parlarmi mediante il suo Spirito, usando la
sua Parola, come sta già facendo.
Faccio notare che nella Bibbia il «dono di conoscenza» non esiste come
espressione, ma esiste la «parola di conoscenza» (1 Cor 12,8); in quest’ultima
espressione non si tratta di «intuizioni spirituali» su altre persone, come
alcuni credono e propagano, ma della conoscenza e della competenza riguardo alla
Parola scritta di Dio (1 Cor 1,5), che bisogna tagliare rettamente (2 Tm 2,15) e
oltre la quale non bisogna andare (1 Cor 4,6). Tale «parola di conoscenza» rende
capaci di indicare nella Parola scritta quale sia il consiglio di Dio
riguardo a una certa problematica.
10.
{}
▲
11.
{}
▲
12.
{}
▲
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-Linguaggio_di_Dio_Car.htm
20-12-2007; Aggiornamento:
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