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1.
{Irene} ▲
Riflessioni sull’articolo «Da marito a marito» di Desiderio Bereani
Gentile redazione, sono rimasta sinceramente ferita dalla lettura dell’articolo
«Da
marito a marito» di Desiderio Bereani, dove si suggerisce di dare «una
lezione di sottomissione» alle mogli, perché quando le «donne ci piegano, in
realtà ci spezzano». E poi vi stupite che i cristiani (ma in questo caso le
cristiane) si stufino di leggere i libri scritti da predicatori il cui unico
ritornello è «sottomettetevi, sottomettetevi!» (che strano eh?! sono TUTTI
MASCHI!!!).
Ho passato sei anni di matrimonio a sottomettermi,
perché così dicevano i predicatori e cosa ho ottenuto: NIENTE!!! Un marito che
quando ha bisogno di un parere lo va a chiedere ai suoi genitori, tanto la
moglie è SOLO UN ELETTRODOMESTICO che fa le pulizie: sta sempre lì a
disposizione, basta girare la manopola, premere il pulsante farà quello che pare
a lui. Pensate che un matrimonio così funzioni?!!
Un articolo cristiano come questo non aiuta nessuno e
di sicuro non consola neanche un po’ una sorella che piange tutto il giorno
perché per suo marito vale meno di niente.
Cari predicatori iniziatevi a ricordare che DIO HA
CREATO, AMATO E SALVATO ANCHE NOI: farete di sicuro un miglior servizio
all’umanità, invece di questo continuo piagnisteo di uomini DEBOLI che, siccome
non hanno il minimo carisma per farsi rispettare e ammirare almeno dalle loro
donne, vogliono solo farle sentire in colpa.
Cordiali saluti, una sorella delusa.
2.
{Nicola
Martella} ▲
Cara Irene, grazie delle tue osservazioni.
Le girerò all’autore dell’articolo.
Prima cosa, hai tutta la mia simpatia e comprensione per la tua situazione che
tu vivi con angoscia e frustrazione. Non so se vuoi spiegarmi meglio la dinamica
della tua esperienza e situazione.
Riguardo all’articolo in esame, ti faccio presente
alcune cose: 1) a volte leggiamo le stesse cose con un altro significato a
seconda dello stato d’animo o della situazione particolare in cui ci troviamo;
2) a volte evidenziamo il
particolare, trascurando l’impianto generale di uno scritto, rischiando di
buttare via il bimbo con tutta l’acqua sporca. Ci sarà pur stato qualcosa che tu
è piaciuto nell’articolo, o no?
Una falsa comprensione della sottomissione può
effettivamente far ammalare il rapporto matrimoniale, oltre che la fede e la
psiche della persona interessata. La Parola di Dio è sempre meglio dell’uso che
ne fanno gli uomini. Infatti, Paolo prima di ingiungere: «Mogli, siate
soggette ai vostri mariti, come al Signore» (Ef 5,22), ha anteposto: «…sottoponendovi
gli uni agli altri nel timore di Cristo» (v. 21). Separare questi due versi
è scorretto e insano. Alcuni di questi aspetti sono stati oggetti di studio di
un’opera non ancora pubblicata che parla delle malattie dei cristiani, derivanti
da una falsa comprensione dottrinale o da una scorretta prassi di vita.
A ciò si aggiunga che io personalmente ho cercato di
calarmi nella mentalità femminile (oltre a quella maschile) mediante altri studi
già pubblicati, ad esempio:
■ Nicola Martella,
Generi e ruoli (Punto°A°Croce, Roma 1996): qui mostro il valore dei due generi, specialmente
della donna. In quest’opera cito alcune donne che hanno scritto sul tema.
■ In Nicola Martella, Sessualità e contesti,
Sesso & affini 1 (Punto°A°Croce,
Roma 1998) sono contenuti, tra altri, gli articoli «Il pianeta donna» e «Il
pianeta uomo», più altri articoli che mostrano un confronto tra i due generi, ad
esempio sul piano fisico, psichico e relazionale. Anche in quest’opera cito
alcune donne (psicologhe, sociologhe) che hanno scritto sul tema.
Infine, perché non lo scrivi
tu un contributo equilibrato
e corretto sulla donna (sposata) dal punto di vista di una donna
(sposata)? Oppure sul rapporto matrimoniale dal punto di vista di una donna e su
base biblica? Potrei anche pubblicarlo sul sito come articolo o tema da
discutere.
Dio possa portare in te luce e serenità.
3. {Desiderio Bereani} ▲
Cara sorella in Cristo, prima di tutto grazie per il «rimprovero» che mi hai
scritto, perché contiene in sé la fiducia che l’interlocutore si possa
ravvedere. In questo però devo deluderti, perché non penso che la medicina
sia sbagliata, ma solo che non è adatta al tuo caso.
Non so in modo specifico quali difficoltà e pesi tu
stia portando, ma certamente c’è una sofferenza dalla quale non vedi come
poterne uscire e io temo di metterti altri pesi, piuttosto che esserti di aiuto.
L’amicizia, però, non può che essere sincera e allora permettimi di scriverti
con franchezza.
Prima di tutto mi sento citato male, perché è vero che
invito a dare «una lezione di sottomissione» alle mogli, ma questa frase lascia
facilmente pensare alle maniere forti, mentre il contesto nella quale è inserita
ritengo che sia di tutt’altro tenore e, per chiarezza, lo ripeto (sottolineando
ciò che penso sia importante non trascurare): «La Bibbia dice che è la moglie
che deve sottomettersi al marito (1 Pt 3,1), non il contrario, ma se non succede
come dobbiamo comportarci? Prima di tutto credo che bisogna fare ciò che
ci compete, cioè amarla, ascoltarla, accontentarla per quanto possibile.
Se ciò non basta, bisogna dargli una lezione di sottomissione, naturalmente
non costringendola con la forza, ma
facendogli vedere come noi ci sottomettiamo a Dio».
È vero che le donne cristiane si sentono spesso
ripetere che devono essere sottomesse ai mariti, ma anche i mariti (oltre che le
mogli) si sentono spesso ripetere che devono essere sottomessi al Signore.
Certo, se c’è un marito che segue poco il Signore, la sua moglie ne soffrirà, ma
non bisogna trascurare che le donne di mariti che sono membri di una chiesa
(salvo casi particolari, uno dei quali potrebbe proprio essere il tuo) sono in
genere trattate molto meglio delle altre (e non è certo l’Evangelo a insegnare
di trattare le mogli come fossero frigoriferi!).
Dici poi che quell’articolo non aiuta nessuno:
un’affermazione che presuppone una conoscenza di tutte le persone e che non è
esatta. Perché l’articolo è nato come lettera spedita a un’amica sposata da non
molti anni, la quale poi ha accettato di passarla al marito. Sia l’amica che suo
marito hanno gradito la lettera, perciò per loro
è stata certamente positiva (d’altronde ti lamenti tu stessa della poca virilità
di certi uomini). Anche per Nicola Martella (che ringrazio per averti risposto
più dolcemente di quanto sto facendo io) evidentemente l’articolo non era
totalmente negativo.
Mi vergogno a soppesare le parole di chi sta soffrendo,
ma ho fiducia che, sotto questa mia scorza, scorgerai l’affetto e la stima che
ho per le donne. Sono ora più di 40 anni che conosco mia moglie e, grazie a Dio,
il nostro matrimonio sta andando avanti. Ho avuto e ho anche degli amici, ma ho
molto goduto e godo di sane amicizie con donne.
Prima di concludere la lettera vorrei indicarti almeno
due esempi biblici di donne che si sono sottomesse con un certo successo:
Abigail e Sara. Abigail accettò di dedicare la sua vita a quello stolto di
Nabal, ma l’anima la coltivò cercando il volto di Dio e così, stando prostrata
ai piedi di Davide, fu capace di elevarsi sopra «l’unto del Signore» con grande
autorevolezza (1 Sam 25,23ss). Mentre Sara, quando ritenne di patire un torto da
Abramo, non contese con lui, ma si appellò al Dio onnipotente: «Il Signore
sia giudice fra me e te» (Gen 16,5).
È un periodo che sono «bloccato» da altre cose, ma ho
voluto risponderti subito e scrivendoti di getto: spero di non causarti altra
sofferenza… e chissà che non si diventi anche noi amici!
Dio ti guidi e conforti.
4. {Irene} ▲
Gentili signori, ringrazio entrambi per le risposte tempestive e volevo
innanzitutto specificare una cosa che mi sono accorta dopo nella mia precedente
mail non era chiara: quando mi sono firmata «una sorella delusa» non intendevo
dire delusa da voi e nemmeno da mio marito in senso stretto, ma tutta una
situazione che si è venuta a creare. Mi scuserete se non entro troppo nello
specifico, spiegando nei dettagli i problemi che si sono venuti a verificare, ma
vorrei comunque porvi alcune questioni su cui mi piacerebbe davvero avere un
confronto con altri credenti di entrambi i sessi, sapere la loro opinione o come
la vivono.
Innanzitutto, vorrei dire che avevo letto (e capito!) i
paletti che il fratello Desiderio mette prima di suggerire l’uso di un ultimatum
(e sì, non sarebbe adatto per niente nel mio caso, perché se mio marito mi
dicesse di questi tempi: «Me ne vado per tutto il giorno», probabilmente gli
risponderei: «Finalmente!». Infatti, sono io stessa che la settimana scorsa,
prendendomi la scusa di uno stage che si svolgeva a 200 Km da casa mia, me ne
sono fuggita per un po’). Il problema è che chi come me vive un matrimonio misto
e ha un marito che leggiucchia di qua e di là gli scritti di evangelici o ogni
tanto viene in sala la domenica, userà queste argomentazioni come un’arma tutte
le volte che ci sarà un problema. Non potete neanche immaginare quante volte mi
sono sentita dire: «Devi starmi sottomessa: lo dicono anche i tuoi capi» (sic!).
Le frasi che io ho riportato e che mutilano l’articolo
sono quelle che un non credente capirebbe o leggerebbe davvero. Se il non
credente è uomo, le userà contro la moglie credente, se è donna ne rimarrà
scandalizzata e inizierà a guardare con sospetto il marito credente.
Non so in che sale di culto vi riunite solitamente, ma
in quella che frequento io, quando si parla di matrimonio, di solito si ascolta
una predicazione sulla sottomissione della donna, qualche volta sul dovere del
marito di controllare la moglie (perché si sa noi donne siamo portatrici di
tutti i mali!) e raramente sul dovere degli uomini di sacrificarsi per le mogli.
Quale effetto questa palese ingiustizia ha su di me? Istintivamente, rifiuto e
ribellione (e in colloqui molto privati altre sorelle hanno espresso
insoddisfazione). Generalmente, segue una fase di depressione spirituale (e
spesso anche emotiva). Vi faccio un esempio pratico. Una domenica mattina mi è
capitato di discutere con mio marito perché non voleva che andassi al culto, ma
rimanessi a casa. Mi sono impuntata perché i comandamenti vengono prima di lui,
sono entrata in sala e il predicatore ha iniziato una solfa di un’ora in cui
diceva agli uomini di controllare le mogli perché dietro al peccato c’è sempre
la donna. Provate a indovinare se mi sono recata al culto la domenica
successiva.
I miei atteggiamenti diversi tra il fidanzamento e il
matrimonio mi fanno sostanzialmente dubitare della bontà della sottomissione
come sistema di gestione del rapporto di coppia. Infatti sono stata fidanzata
come cattolica, ho iniziato a frequentare saltuariamente una chiesa evangelica
appena prima del matrimonio e mi sono battezzata tre anni dopo. Come fidanzata
non penso di aver imposto a tutti i costi il mio punto di vista (sinceramente
non credo di farlo in nessun rapporto interpersonale), ma ho dato io degli
ultimatum molto forti (o così o addio) in un paio di occasioni, quando ho
ritenuto che il mio (allora) fidanzato stesse esagerando.
Dopo che mi sono sposata, ho iniziato a leggere libri
evangelici in cui si magnificavano tutte le virtù della sottomissione e il
risultato è stato disastroso. Mio marito ha preso decisioni, che spettavano a
noi, con i suoi genitori. Io ho protestato un po’ e poi mi sono sottomessa alle
decisioni che aveva preso (con loro). È stato un errore che non mi perdonerò
mai, perché davanti a una protesta debole lui si è sentito autorizzato a
continuare. L’essere umano apprezza solo ciò che gli costa fatica e siccome mi
sono sottomessa spontaneamente, non me l’ha neanche mai riconosciuto, quando per
me è stato un sacrificio enorme. Si trattava inoltre della rottura di una
promessa esplicita che io gli avevo richiesto prima di accettare il matrimonio,
cioè che impedisse ai suoi di intromettersi nel nostro matrimonio (avevo
inquadrato i tipi fin troppo bene), e per questo l’ho vissuto come un
tradimento, al pari che se fosse andato a letto con un’altra. Non ho mai
ricevuto un vero pentimento per quello che è successo o delle scuse. Io posso
anche perdonarlo, ma non posso dimenticare. Soprattutto non posso riavere
l’autostima che ho perso, visto che in ultima analisi sono stata io a
permettergli di fare quello che ha fatto, invaghita di un modello di donna che
esiste solo nelle prediche maschiliste di uomini.
Dopo tre anni di medicine e psicologi nel tentativo
invano di farmi passare le idee suicide e la bulimia, sto cercando un nuovo
approccio. Ho lasciato l’impiego regolare e lavoro solo saltuariamente, mi sono
iscritta a una scuola di arti marziali per tentare di buttare nel combattimento
ritualizzato la rabbia repressa e sto cercando di ricostruire con fatica immensa
una vita spirituale che va in frantumi quando si è gravemente depressi. Ora devo
solo (!) riuscire a riscoprire chi sono e cosa voglio, perché uno dei problemi
di essere sottomessi è che quando i tuoi pareri non contano, dopo un po’ smetti
anche di pensare.
Un mese fa, davanti a un nuovo pesante problema (di cui
mio marito non è il responsabile diretto, ma che è l’unico dei due che può
risolvere) gli ho detto che se non si dava da fare per risolverlo mi cercavo un
amante. Sì, avete letto bene! Non ne è seguita la lite che temevo, ma lui si è
dato attivamente da fare e ha anche cercato di corteggiarmi un po’ (anche se in
maniera maldestra: si vede che si è dimenticato come si fa).
Inizio a pensare che la mia sottomissione sia finita
qui e che probabilmente ritornerò al sistema che ho usato durante il
fidanzamento. La Bibbia dice che la moglie deve stare sottomessa al marito? Dio
mi ha perdonato tanti altri peccati, mi perdonerà anche questo. Ma una cristiana
depressa ai miei livelli è molto meno utile alla causa di una che ogni tanto
manda a quel paese il marito (e inizio a sospettare che sia meno utile anche al
marito stesso).
Mamma mia! Mi rendo conto rileggendo che vi ho
raccontato metà della mia vita! Vedete voi cosa può essere utile per aprire un
tema sul sito. Mi interesserebbe condividere l’esperienza di altri fratelli e
sorelle.
Vi ringrazio di cuore dell’opportunità che mi offrite
nella mail di scrivere un contributo, ma credo che sia evidente da ciò che ho
già esposto che al momento non sono nelle condizioni emotive di metter giù
niente di equilibrato sul ruolo della donna nel matrimonio. Perciò, pur avendo
sinceramente apprezzato il gesto, mi trovo obbligata a declinare l’offerta
(almeno per il momento: magari fra venti anni avrò trovato la formula magica e
vi invierò uno scritto fantastico!).
Un paio di osservazioni sugli esempi biblici.
È curioso che il fratello Desiderio mi citi Abigail
come esempio di moglie sottomessa, perché io ho letto quel brano sempre
all’opposto, cioè di una donna che ha salvato casa sua proprio perché non è
stata sottomessa alla decisione stolta del marito. Anzi mi è capitato di averla
anche citata a conoscenti come esempio biblico di «obiezione di coscienza».
La seconda osservazione riguarda il brano dell’adultera
perdonata in Giovanni 8,1-11. Viene detto chiaramente che la donna era stata
sorpresa sul fatto (vers. 4) e la legge mosaica prevedeva la lapidazione sia per
l’adultera sia per chi si coricava con lei (Dt 22,22), ma allora dov’è l’altro
colpevole? Perché i farisei si preoccupano solo della punizione della donna? Non
è tanto del «maschilismo» (brutto termine completamente anacronistico qui) dei
farisei che mi stupisco, ma del fatto che in 24 anni da cattolica e 6 da
evangelica non ho mai sentito un prete/predicatore far notare la stranezza.
Anche per loro è normale che la vera peccatrice sia solo lei?
Vi ringrazio per tutta
l’attenzione che mi avete prestato (e tutto il tempo che vi ho rubato!).
Cordiali saluti, Irene
5. {Desiderio Bereani} ▲
Cara Irene, con la tua risposta mi hai colpito e affondato. Colpito perché hai
replicato con apertura alla mia lettera un po’ rude; affondato perché ho capito
qualcosa della grande prova nella quale ti trovi e siccome nella prova mi ci
sono trovato anch’io, non mi sento di far altro che simpatizzare con te e
ascoltarti senza giudicarti (d’altronde anche nella precedente lettere ti
accennavo che «Mi vergogno a soppesare le parole di chi sta soffrendo»). Nella
mia prova mi è stato utile riflettere sul
Salmo 22, con considerazioni che poi ho scritte e che si
trovano sul sito («Perché mi hai abbandonato?»).
6. {Angela Palmieri} ▲
Mi dispiace per questa mia sorella, che da quanto ho capito, è moglie di un
marito credente.
Ognuno di noi dovrebbe cercare con tutte le proprie
forze a non contristare lo Spirito di Dio, mettendo in pratica «tutta» la sua
Parola: sia gli uomini come le donne. A volte ci rimane molto difficile obbedire
al Signore senza ripensamenti, proprio quando constatiamo un trattamento
ingiusto nei nostri riguardi.
Un marito cristiano a maggior ragione dovrebbe
dimostrare a sua moglie un amore incondizionato, perché rappresenta la sua
stessa carne, e come noi donne dovremmo essere sottomesse ai nostri mariti così
loro debbono sottomettersi al Signore. Loro sono responsabili in prima persona
dell’andamento spirituale della loro famiglia.
Certo una moglie che si sente trattata come oggetto,
sicuramente non avrà desiderio di sottomettersi a suo marito. Lo dovrà fare,
perché Dio lo comanda, ma anche facendolo, per piacere al Signore, proverà una
tale frustrazione per ciò che si sente di dover fare, che continuerà a
considerarsi ancora più schiava di un uomo che non la considera compagna della
propria vita, come Dio l’ha concepita!
È pur vero, come ho letto nel commento, che le donne di
mariti che sono membri di chiesa sono in genere trattate molto meglio di quelle
che hanno mariti non credenti. Hai quindi tutta la mia solidarietà se fai parte
di quel numero di donne (spero esiguo) che, nonostante vivano con persone che si
sono sottomesse a Cristo, soffrono una persecuzione nella loro propria casa.
Un saluto affettuoso, Angela
7. {Nicola
Martella} ▲
Il pericolo degli «aggregati»
L’intervento di Angela è arrivato dopo che la stessa Irene abbia potuto spiegare
la sua situazione. Nella Bibbia si fa riferimento agli «aggregati». Essi
approfittarono dell’uscita degli Israeliti dall’Egitto per uscire anch’essi dal
loro stato di schiavitù. Furono loro, però, la causa di frequenti mormorii fra
il popolo, che come si sa sono alquanto contaminanti (Nu 11,1.4).
Lo stesso accade oggigiorno degli «aggregati» nelle
chiese. Come recita il proverbio, essi non sono né carne né pesce. Sono
presenti nelle comunità sempre quando c’è da mangiare o da festeggiare qualcosa,
danno il loro parere quando c’è da decidere qualcosa, lavorano dietro le quinte
eccetera. Una delle cose peggiori è che usano la Parola di Dio secondo il loro
proprio opportunismo, spesso come una «clava» contro i credenti (coniuge
compreso), contorcendone il significato pur di reclamare il proprio tornaconto.
Ma essi stessi non sono disposti in alcun modo a sottomettersi alle richieste
che Dio fa loro nella sua Parola.
Ora, poiché hanno appetito la grazia, pur
respingendola, sono inescusabili dinanzi al giudizio di Dio. Si può applicare a
tali «aggregati» questa parola di Giuda: «Costoro sono delle macchie nelle
vostre agapi quando banchettano con voi senza ritegno, pascendo se stessi;
nuvole senz’acqua, portate qua e là dai venti; alberi d’autunno senza frutti,
due volte morti, sradicati; furiose onde del mare, schiumanti la loro bruttura;
stelle erranti, a cui è riserbata la caligine delle tenebre in eterno» (vv.
12s).
Essi dovranno anche rendere conto a Dio dell’uso
improprio e strumentale della sua Parola. «Ma quanto all’empio, Dio gli dice:
“Spetta a te di parlare dei miei statuti, e di aver sulle labbra il mio patto? A
te che odi la correzione e ti getti dietro alle spalle le mie parole?”»
(Salmo 50,16s). Poi segue una pesante accusa e un severo avvertimento (vv.
18ss). Pietro, parlando degli scritti di Paolo, afferma che «gli uomini
ignoranti e instabili [li] torcono, come anche le altre Scritture, a loro
propria perdizione» (2 Pt 3,16). Guardiamo quindi noi stessi e le nostre
comunità dagli «aggregati»!
Il male è tale chiunque lo compie
Rispondendo a Irene, devo affermare con chiarezza che Gesù si è opposto al
sistema farisaico di giudicare la donna adultera, senza l'uomo: l'adulterio si
fa sempre in due. La legge prescriveva che ambedue gli adulteri fossero
sanzionati. Il dualismo giudaico, imparato a Babilonia, portò a gravi
interpretazioni che stavano in netta antitesi con la visione delle cose mostrata
dalla Torà e da tutto l'AT.
Mi ha sorpreso comunque che Irene abbia incalzato il coniuge opportunista,
minacciandolo di trovarsi un amante. Gli adulteri si pongono sotto un pesante
giudizio di Dio. Non si può rispondere al male altrui, praticando personalmente
del male, pur di ferire l'altra persona. Il credente risponde a Dio e dinanzi al
futuro giudizio di Dio tali alibi non funzioneranno: ognuno verrà giudicato per
le cose che lui
ha commesso (Ap 20,12s). Sebbene la salvezza è per grazia mediante la fede, la
disubbidienza priva della presenza benedicente di Dio e del premio! Non bisogna
ingannarsi.
8. {Roberta Sbodio} ▲
Cara «Moglie Delusa», ho letto il tuo «sfogo» e ti sono vicina, sono moglie
anche io (da 12 anni) pero non delusa ma felice... Sento in cuore di scrivere
queste righe per incoraggiarti, perché le cose che Dio fa sono belle e
armoniose, le manipolazioni umane e religiose distruggono invece l’essenza della
vita e delle vere intenzioni e motivazioni che Dio ha in cuore ancora oggi per i
suoi Figli. Conosco l’ambiente evangelico da parecchi anni (almeno 20) e sulla
sottomissione della donna ho sentito e letto decine di sermoni, articoli,
libri... In Italia poi purtroppo non sono mai stati tradotti libri scritti da
donne con grandi ministeri dati da Dio, tipo Daisy Washburn OSborn che con il
marito ha evangelizzato migliaia di persone in tutto il mondo e che ha scritto
cose molto interessanti sul ministero della donna (con conoscenza di causa visto
che la maggior parte degli uomini che conosco non hanno fatto neanche un decimo
delle esperienze che questa donna ha fatto con Dio, sopravvivendo ad attentati
musulmani ecc.).
Il messaggio che viene dato è spesso un messaggio di
comodo, certo facendo tacere una parte, tutto sembra filare più liscio,
soprattutto se questo viene fatto in nome della Parola di Dio... Peccato che la
Parola di Dio dice di essere sottomessi gli uni agli altri anzitutto e poi parla
dei rapporti nel matrimonio. La stessa Parola di Dio dice all’uomo di amare la
propria moglie come Cristo ha amato la Chiesa...
E qui vorrei citarti la mia esperienza personale: dopo
il matrimonio hanno cominciato a «fioccare» le varie predicozze: «Mi raccomando
sii sottomessa a tuo marito, rispettalo bla, bla, bla...». E io mi dicevo:
perché avrei sposato una persona per non rispettarla? Poi per un po’ ero
stressata perche mi chiedevo cosa dovevo fare veramente! Ho chiesto a Dio di
farmi comprendere... E penso che la chiave sia questa: l’uomo e la donna sono
complementari e Dio ha messo nell’uomo (uomo nato veramente di nuovo e guidato
dallo Spirito Santo, non solo semplice frequentatore di chiesa) il desiderio e
delle capacità per proteggere e vegliare al benessere della propria moglie.
Quando questo avviene, quando c’è dialogo e stima reciproca è normale che una
moglie cerchi il consiglio del marito per gestire la vita ecc., cosi come un
marito chiede consiglio alla moglie ed insieme si cerca la guida del Signore, il
tutto è armonia, rispetto, complicità... Personalmente non potrei mai fare
qualcosa senza che mio marito la approvi, ma non per una ubbidienza formale, ma
per la stima profonda che ho nei confronti di mio marito e visto che lui è la
persona della quale mi fido di più al mondo, è normale che cerchi il suo
parere... Ma tutto è costruttivo, non è oppressione... per me è un’esigenza
parlare con lui e sapere cosa pensa, non un obbligo. Come è normale che mio
marito mi chieda consiglio da parte sua. Dio ci ha reso liberi, la sua Parola lo
fa, sono i precetti religiosi e le varie distorsioni che creano l’imbruttimento
delle persone che diventano legaliste e dure con se stesse e con gli altri. Poi
vengono a dirci: Vieni a Gesù che ti vuole salvare a rendere libero... Poi
vengono a legarci con regole e regolette... e riducono l’Evangelo a un insieme
di precetti, come se la Parola di Dio non fosse capace di compiere miracoli nel
cuore e liberarlo da tutto ciò che crea disarmonia tra le persone.
Cara Moglie Delusa, ti auguro di gustare la bellezza
della Parola di Dio e di entrare nella pienezza di tutte ciò che Dio ha in cuore
per te. Con affetto, Roberta
►
Una moglie cristiana delusa 2 |
3 |
4 {Nicola Martella} (T)
Si vedano pure i seguenti temi connessi: ►
L’esercizio dell’autorità; ►
Contingenza storica e autorità biblica
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Moglie_delusa_GeR.htm