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I contributi sul tema
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1.
{Stefano
Frascaro} ▲
No, caro Desiderio, non mi è mai successo di dare un ultimatum a mia moglie,
anche perché se così fosse, sono certo che dovrei rivedere completamente il mio
rapporto con la persona che il Signore mi ha messo accanto per costruire
qualcosa e percorrere la via che Egli ha segnato.
Ritengo che una coppia che ama veramente il Signore non
arriverà mai a ricordare l’uno all’altro il brano riportato in 1 Pt 3,1. Ritengo
che quando si debba arrivare a «imporre» qualcosa al proprio partner si sia già
fuori dell’insegnamento del Signore Gesù che dice «amatevi gli uni agli altri».
Non metto in discussione quanto Paolo dice sulla
sottomissione, ma ritengo che, una volta acquisita, la Parola rimanga dentro
ognuno di noi, e come non abbiamo dubbi su mille altri insegnamenti, ritengo che
una buona cristiana non metta neppure in dubbio il brano di Efesini 5.
Una discussione in famiglia accade spesso, in qualsiasi
famiglia, anche in quelle più ferventi nell’amore del Signore, ma se devo far
valere la mia autorità di «marito» significa che non sono più rispettato come
«compagno», «fratello», «amico».
Temo riguardo all’autorità che il Signore ci ha dato in
quanto uomini, perché sicuramente un giorno ce ne terrà da conto, ma lo
ringrazio in ogni momento quando vedo che la mia compagna ha, per ogni
motivazione seria, la voglia di arrivare a un «pari consentimento», che è alla
base della vita cristiana.
Permettimi poi di dissentire con forza quanto dici:
«Prima di tutto credo che bisogna fare ciò che ci compete, cioè amarla,
ascoltarla, accontentarla per quanto possibile. Se ciò non basta, bisogna dargli
una lezione di sottomissione». Sembra che non stai parlando della persona che
hai sposato per «amore», ma sembra che parli di una persona che «poverina,
dato che è inferiore in quanto assoggettata», bisogna fare ciò che hai
detto, ovvero amarla ecc. ecc. e, se poi proprio non capisce, «allora va bene
una bella botta d’autorità».
Perdonami, caro fratello, la veemenza con cui ti ho
risposto, ma ritengo che un rapporto non possa basarsi sull’autorità «scritta».
L’autorità si deve guadagnare con il rispetto e con la dimostrazione di saggezza
nelle situazioni difficili. Se devo arrivare a imporre l’autorità, penso che ho
fallito.
2.
{Desiderio Bereani}
▲
Caro Stefano, non posso che essere contento quando una coppia vive in armonia
cristiana e non posso che elogiare il tuo comportamento. Poi però tu
leggi la Bibbia alla luce della tua esperienza, anziché interpretare la tua
esperienza alla luce della Bibbia, esponendo principi esegetici e
applicativi che considero devastanti. Se tu non hai mai avuto necessità di far
valere la tua autorità, non puoi fare di questa tua esperienza un principio
universale che ignora i passi biblici che la contraddicono. Certo che
bisogna cercare l’armonia e la condivisione, ma SE le divergenze rimangano e la
decisione va presa, credo che un marito non possa scusarsi dicendo che la moglie
non era d’accordo (è Adamo che fece così).
■ Stefano: Ritengo che una coppia che ama veramente il Signore non arriverà mai a
ricordare l’uno all’altro il brano riportato in 1 Pt 3,1.
▬ Desiderio:
Eppure quella lettera Pietro l’ha scritta proprio ai credenti!
■ Stefano:
Ritengo che quando si debba arrivare a «imporre» qualcosa al proprio partner si
sia già fuori dell’insegnamento del Signore Gesù che dice «amatevi gli uni agli
altri».
▬ Desiderio:
Gesù ha saputo amare gli apostoli ma certo non ha concordato tutto con loro!
Come si può, credendo nel Dio biblico, vedere l’autorità e l’amore come
contrapposti?
■ Stefano:
Non metto in discussione quanto Paolo dice sulla sottomissione, ma ritengo che,
una volta acquisita, la Parola rimanga dentro ognuno di noi, e come non abbiamo
dubbi su mille altri insegnamenti, ritengo che una buona cristiana non metta
neppure in dubbio il brano di Efesini 5.
▬ Desiderio:
Tu e tua moglie non avete dubbi e mettete sempre in pratica la Parola di Dio:
beati voi!
■ Stefano:
Una discussione in famiglia accade spesso, in qualsiasi famiglia, anche in
quelle più ferventi nell’amore del Signore, ma se devo far valere la mia
autorità di «marito» significa che non sono più rispettato come «compagno»,
«fratello», «amico».
▬ Desiderio:
A volte succede proprio il contrario, cioè che si finisce per non rispettare più
un’autorità che rifiuta di assumersi le sue responsabilità.
■ Stefano:
Temo riguardo all’autorità che il Signore ci ha dato in quanto uomini, perché
sicuramente un giorno ce ne terrà da conto.
▬ Desiderio:
E dovremmo rendere conto anche quando, per non dispiacere a nostra moglie, ci
siamo tirati indietro dal fare la volontà di Dio.
■ Stefano:
Sembra che non stai parlando della persona che hai sposato per «amore», ma
sembra che parli di una persona che «poverina, dato che è inferiore in quanto
assoggettata», bisogna fare ciò che hai detto, ovvero amarla ecc. ecc.
▬ Desiderio:
Grazie per il «sembra», perché potrà anche sembrare a qualcuno che legge, ma non
ho quel concetto di mia moglie che ti è sembrato.
3.
{Nicola Martella} ▲
Conoscendo Stefano, so quanto sia stato arduo per lui formulare tali concetti e
comunicarli ad altri; per cui ha vinto per certi versi una sfida con se stesso.
Conoscendo altresì Desiderio Bereani, so che ha fatto un grande sforzo a
rispondere a Stefano, ma non perché gli venga difficile scrivere. Dover
rispondere a chi non si conosce e dal quale non è conosciuto, non è cosa facile.
A ciò si aggiunga anche la circostanza di dover rispondere a persone che si
fanno un quadro di lui e del suo matrimonio (vedi altrove Irene), partendo
dall'impressione avuta da poche frasi prese da uno o due scritti abbastanza
brevi e circoscritti. Vogliamo quindi esprimere a tutti i partecipanti il
ringraziamento per un confronto fraterno (un'arte che in Italia bisogna ancora
impararla fra i credenti).
Facciamo anche notare questo inconsapevole atteggiamento
riscontrabile, a volte in alcuni partecipanti: 1) Si proietta in un breve
scritto di un'altra persona un'immagine che si vuol combattere a prescindere
dalla circostanza specifica; 2) Si legge la molteplicità degli eventi solo dal
proprio punto di vista, formato spesso all'ombra di esperienze pur limitate e
soggettive; 3) Si interpreta la sacra Scrittura alla luce (o all'ombra) della
propria esperienza personale e del proprio vissuto, assurti in qualche modo a
«totalità» e ad «assoluto»; 4) Ci si schiera in modo semplificativo e
semplicistico per l'una o l'altra alternativa presentata, quando la realtà è più
complessa. Per il resto rimando alle
Norme di
fair-play, in cui ho appena inserito queste riflessioni.
Ricordo qui ancora uno dei miei motti adatti alla circostanza: «Il
contrario di una
asserzione falsa, non è per forza la
verità, ma può essere una
asserzione falsa
di segno contrario». Aggiungo a ciò un'altra mia massima: «Il contrario di una
"mezza verità" può essere un'altra "mezza verità". Due "mezza verità"
messe insieme non formano per forza l'intera verità».
Discutendo e confrontandosi, è una buona scuola per imparare a
farlo. Incoraggio quindi i lettori a continuare a farlo.
4.
{G. G.}
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Da donna cristiana devo dire che non ho trovato niente di male
nell’articolo del fratello Desiderio. Certo, forse avrebbe potuto esprimersi con
termini più adeguati, ma ho capito ciò che intendeva dire. La sottomissione è un
bellissimo concetto, se applicato secondo la volontà di Cristo, il quale si è
sottomesso per primo. Se il marito segue l’esempio di Cristo, la moglie non avrà
alcun problema a sottomettersi.
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► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Autorita_maschile_GeR.htm
26-04-2007; Aggiornamento:
06-07-2010