Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Dopo una introduzione alle problematiche della teologia dell’AT, segue il dizionario teologico dell’AT.

   Ecco le parti principali dell’introduzione alla teologia dell’AT:
■ Il compito e l’oggetto della Teologia dell’AT
■ Le posizioni teologiche più ricorrenti
■ I patti e gli altri approcci
■ Contro l’appiattimento storico e teologico dell’AT.

 

Al dizionario teologico dell’AT sono acclusi un registro delle voci e un registro ragionato delle stesse detto «percorsi teologici».

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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CONTINGENZA STORICA E AUTORITÀ BIBLICA

 

 a cura di Nicola Martella

 

Il tema «Una moglie cristiana delusa (1)» ha alimentato un’accesa e appassionata discussione. Ciò ha reso necessario continuare il tema con la serie «Una moglie cristiana delusa (2)» e con «L’esercizio dell’autorità», in cui un uomo ha posto la questione dell’esercizio dell’autorità dal punto di vista del marito.

   Ora, un’amica cattolica ha introdotto un’altra questione connessa al tema del rapporto matrimoniale, ossia quella della contingenza storica e dell’autorità biblica. Gli scrittori biblici avrebbero scritto nella loro contingenza e le loro risposte sarebbero ormai superate nella nostra attuale società occidentale. Il problema degli evangelici sarebbe che non hanno un’autorità centralizzata che impone ai cristiani un’interpretazione univoca, autorevole e aggiornata ai tempi…

 

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I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Fiorina Pistone

2. Nicola Martella

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Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Fiorina Pistone} 

 

Ciao, Nicola. Ho letto con commozione la e-mail di Irene e i commenti che sono seguiti. Ho ammirato la lucidità con cui questa donna sa rendersi conto dei propri problemi personali e matrimoniali, e ho sofferto per il fatto che la sua fede e la sua buona volontà, anziché aiutarla a costruire un legame solido e gratificante con il marito, sembrano invece aver funzionato come una specie di trappola, imprigionandola in una situazione psicologicamente insostenibile.

     Nelle risposte che sono seguite ho visto molta fede, umanità, saggezza; però c’è un argomento che non è stato toccato, e io mi chiedo se è possibile includerlo, tra gli evangelici: quello del condizionamento del tempo e della cultura negli scrittori sacri.

     So, da quando frequento il web, che molti sono diventati evangelici perché la Chiesa Cattolica ha mostrato loro un volto più di matrigna che di madre; perciò non so se il mio commento, appartenendo io a questa denominazione cristiana, potrà essere accettato. Ho l’impressione che la mancanza, nelle Chiese Evangeliche, di una autorità che si propone con la forza (eccessiva, a volte, lo penso anch’io) della nostra Chiesa Romana, abbia provocato negli evangelici una specie di inconsapevole «senso di orfananza», che li porta a dare ad ogni messaggio biblico un valore assoluto, quasi per trovare un punto fermo che non hanno in altro modo.

     Ho tra le mani l’ultimo volume della Bibbia della Famiglia di Gianfranco Ravasi, teologo tra i nostri più conosciuti anche perché molto fecondo, membro della Pontificia Commissione Biblica: egli dice, a proposito di Efesini 5,22-24 e di Pietro 3,1, che nelle norme indicate in questi scritti «si riflette la concezione maschilista della società di allora». Io sono d’accordo con questa esegesi, che è comune nei nostri teologi. Oggi la società è diversa: la vita degli uomini e delle donne è cambiata, specialmente la preparazione e la mentalità di queste ultime, e non è più ammissibile, neanche per le nostre leggi, che un uomo imponga alla moglie di stargli sottomessa. Anche gli schiavi (poiché anche agli schiavi Paolo si rivolge) non ci sono più, e sarebbe proprio inutile che un predicatore dicesse che essi devono stare sottomessi ai loro padroni. Quello che rimane sempre valido è l’insegnamento dell’amore reciproco, insegnamento che non ha uguale elevatezza nelle altre religioni, e che certamente richiede di riconoscere, da parte di ciascuno dei due coniugi, le esigenze e il ruolo dell’altro, che sono diversi dai suoi, essendo diverso il genere. Per questo io ritengo che si debba fare spazio anche alla psicologia. Io sono soltanto un insegnante di materie letterarie in pensione e ho parlato di mia iniziativa. Amo la Scrittura e amo i siti evangelici, anche perché la Bibbia vi è oggetto di continuo studio.

     Io prego sempre per tutte le Chiese cristiane, specialmente per quella cattolica e per quella evangelica.

 

 

2. {Nicola Martella} 

 

Sono grato per l’occasione, datami da Fiorina, per poter portare un po’ di «chiarezza biblica» anche in questa questione. Seguo perlopiù la sua argomentazione.

     ■ Il vero problema: Il problema di Irene consiste nel fatto che — per dirla con una metafora — si sono messi insieme un asino e un bue: la loro diversa natura crea l’incompatibilità. Ella vorrebbe attenersi al Signore, ma lui fa un uso opportunistico della Parola di Dio, essendo il suo cuore in convertito. La trappola è questa. Ossia quando un cristiano biblico e uno pseudo-cristiano si trovano all’interno di un vincolo matrimoniale impari. Per questo l’apostolo Paolo ingiunse: «Non vi mettete con gl’infedeli sotto un giogo che non è per voi; perché qual comunanza v’è egli fra la giustizia e l’iniquità? O qual comunione fra la luce e le tenebre?» (2 Cor 6,14).

     ■ La contingenza degli scrittori sacri: Questo argomento ha in sé certamente del vero, ma è altresì una trappola e un pericoloso boomerang. Che gli scrittori del NT abbiano cercato di dare risposte concrete ai problemi reali del loro tempo, è fuor di dubbio. Che le loro risposte siano condizionate dalla contingenza e quindi ormai «datate» e superate, ciò ha in sé il verme del relativismo. Gli scrittori biblici non hanno cercato di stravolgere le culture, in cui agivano, ma hanno cercato di regolamentare con la saggezza di Dio ciò che esisteva (poligamia, schiavitù, rapporto fra padroni e operai eccetera). La cosa principale nel NT era il messaggio dell’Evangelo (la persona e l’opera di Cristo): esso, mediante l’azione dello Spirito di Dio, avrebbe illuminato e trasformato gli individui. Le risposte di Gesù e degli apostoli, sebbene concrete in quelle situazioni specifiche, sono applicabili direttamente in ogni dove c’è la stessa situazione (noi occidentali misuriamo tutto il mondo con il nostro metro!) e in modo analogico in situazioni simili.

     ■ Il clericalismo: la soluzione?: Chi usa l’argomento della contingenza storica è per affermare che non la sacra Scrittura sia l’autorità dei cristiani, ma chi la interpreta: questo è l’argomento di ogni clericalismo da sempre. Per questo si preferisce essere sottomessi a uomini fallibili e alle loro interpretazioni mutevoli nel tempo, invece di fidarsi delle parole del Messia-Re: «Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno» (Mt 24,35). Di là dalla radicalizzazione di alcuni evangelici in qualche aspetto della dottrina, è meglio il confronto franco fra cristiani sulla base della Scrittura che il diktat di un «clero» (qualunque e dovunque sia, anche tra gli evangelici), che si pone come unico ermeneuta e gestore della verità, delegando gli altri a una funzione di «laici». Non a caso gli evangelici credono — oltre all’inerranza della Parola di Dio — al «sacerdozio universale» di tutti i credenti (1 Pt 2,9), senza altri mediatori all’infuori del Cristo vivente sul trono di Dio (1 Tm 2,5; 1 Gv 2,1) e dello Spirito Santo presso il credente (Gv 14,16.26; 15,26; 16,13s; Rm 8,26). Ecco i brani per esteso:

     ■ «Voi siete una generazione eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo che Dio s’è acquistato, affinché proclamiate le virtù di Colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua meravigliosa luce» (1 Pt 2,9).

     ■ «V’è un solo Dio e mediatore fra Dio e gli uomini — Cristo Gesù uomo» (1 Tm 2,5). «Noi abbiamo un avvocato presso il Padre, cioè Gesù Cristo, il giusto» (1 Gv 2,1).

     ■ «…il Padre… vi darà un altro avvocato, perché stia con voi in perpetuo […] egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che v’ho detto […] lo Spirito della verità… testimonierà di me. […] Quando sia venuto lui, lo Spirito della verità, egli vi guiderà in tutta la verità, perché non parlerà di suo, ma dirà tutto quello che avrà udito, e vi annunzierà le cose a venire. Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve l’annunzierà» (Gv 14,16.26; 15,26; 16,13s). «Lo Spirito sovviene alla nostra debolezza… intercede egli stesso per noi con sospiri ineffabili» (Rm 8,26).

 

Quanto al «senso di orfananza», Gesù promise: «Non vi lascerò orfani; tornerò a voi» (Gv 14,18). Poi pose l’accento sull’ubbidienza ai suoi comandamenti (v. 21) e promise lo Spirito quale avvocato e istruttore (v. 26).

     ■ A chi credere?: Per quanto affermi l’esegeta G. Ravasi, pur apprezzabile per altre cose, è pur sempre la sua opinione. Chi fa da decenni cura pastorale (oltre a essere insegnante ed esegeta), scopre sempre di nuovo come le ingiunzioni bibliche abbiano un impressionante e meraviglioso equilibrio, se si osserva tutto il contesto letterario in cui sono poste. Il verme sta sempre quando gli uomini (semplici credenti o conduttori) isolano singole asserzioni dall’equilibrio originale e le radicalizzano. Se si considera Ef 5, si noti che Paolo iniziò ingiungendo di sottoporsi «gli uni agli altri nel timore di Cristo» (v. 21). Si noti poi che i tre versi in cui alla moglie fu comandato di essere soggetta al proprio marito (v. 22ss) stanno di fronte a un lungo brano, in cui viene comandato al marito di amare la moglie. Quando queste due azioni avvengono insieme nella ricerca di compiacere all’altro coniuge, avvengono miracoli e guarigione. Poi si osservi il «come Cristo». Per non addentrarci troppo nell’esegesi, chi può dire che tutto ciò era solo per quei tempi? Non a caso l’ultimo libro della Bibbia si chiude con un severo avvertimento per chi toglie e aggiunge, chiunque egli sia o rappresenti!

     ■ Che cosa è cambiato?: Noi occidentali pensiamo d’essere l’ombelico del mondo. Vediamo tutto e tutti con la nostra lente razionalistica. Certo molte cose sono cambiate anche da noi in meglio, dal punto di vista sociale. Ma sono cambiati gli uomini? Le coppie sono più stabili? La società è più ferma (p.es. dal punto di vista sociale)? I fatti di cronaca non sembrano dare ragione al fatto che gli uomini siano veramente cambiati. Le ingiunzioni della Scrittura sono più sagge e avvedute degli arbitri degli uomini che vogliono vivere come pare loro e alla cui fine c’è il disastro.

     ■ Che cos’è la libertà?: Una predicazione biblica è sempre equilibrata e, come fa Paolo, riguarda di pari tempo mariti e mogli, padroni e operai. Paolo afferma addirittura che per chi è stato liberato da Cristo, i legami sociali si relativizzano in vista dell’avvento del Messia-Re e del suo regno (1 Cor 7,22; Gal 3,28; Col 3,11). Chi è stato liberato da Cristo può non curarsi dei legami sociali in cui si trova, nel momento che si converte, ma può certamente avvalersi dell’opportunità di uscire da quelli coercitivi quali sono quelli della schiavitù (1 Cor 7,21). La schiavitù è stata abolita dai cristiani biblici come altre coercizioni simili! Ciò non è scontato fino a oggi in altre religioni.

     ■ Solo e tutto «amore»?: Il messaggio dell’amore di Dio per gli uomini e dell’amore del cristiano per il suo simile, è una delle maggiori caratteristiche del cristianesimo biblico. Esso riguarda anche mariti (Ef 5,25; Col 3,19 senza inasprimento) e mogli (Tt 2,4). La Bibbia rimarca però anche il rispetto delle mogli verso i mariti (Ef 5,33 è così che bisogna interpretare la sottomissione dei v. 21ss!). La tendenza negativa del marito può essere quella di trattare sua moglie come un «collega», non badando alla sua natura femminile. La tendenza negativa della moglie può essere quella di mettersi in piena concorrenza col marito, frustrandolo nella sua funzione naturale di conduttore e protettore.

     A ciò si aggiunga che l’amore, quanto nobile esso sia, non può avvenire a spese della verità e della giustizia (produrrebbe solo vittime!), né al contrario s’intende (produrrebbe solo carnefici!). Per questo Paolo parlò di coloro che «hanno aperto il cuore all’amore della verità per esser salvati» (2 Ts 2,10). Egli esortò a proseguire «verità in carità» per crescere in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo (Ef 4,15). Anche Pietro mostrò che i credenti possono purificare le loro anime (= vite, persone) «con l’ubbidienza alla verità» e ciò permette di «arrivare a un amor fraterno non finto» e ad amarsi «l’un l’altro di cuore, intensamente» (1 Pt 1,22). Ciò vale anche per il matrimonio! È così che ha agito e agisce anche Dio (2 Gv 1,3).

     Quanto alla giustizia, Paolo ingiunse di coniugarla, tra altre cose, con l’amore (1 Tm 6,11; 2 Tm 2,22). Sebbene l’amore aiuta a sopportare le ingiustizie, nei rapporti quotidiani è difficile amare quando si è trattati alla lunga in modo ingiusto! L’amore del prossimo (unito all’amore per la verità) spinge a chiarire i rapporti e a purificarli (Mt 5,14; 18,15).

 

Per approfondire molti degli argomenti, rimandiamo a Nicola Martella, Generi e ruoli (Punto°A°Croce, Roma 1996), specialmente nella prima parte agli articoli «Il maggiore sia servo di tutti», pp. 171ss; «Autorità e sottomissione nel matrimonio cristiano», pp. 189ss. Si consultino anche gli articoli che parlano della pari dignità dei due generi e della loro differenziazione nell’AT e nel NT. ▪ Si veda pure la sezione «Il matrimonio» (pp. 100-162) in Nicola Martella, Tenerezza e fedeltà, Sesso & Affini 2 (Punto°A°Croce, Roma 1998), specialmente l’articolo «Matrimonio e patto», pp. 118ss.

 

 

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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/T1-Contingenza_autorita_MT_AT.htm

2007; Aggiornamento: 06-10-2009

 

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