Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Le Origini 1

 

Generi e ruoli

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Norme di fair-play

 

 

L’opera si presenta in due volumi ed è organizzata come segue:

1° volume (Temi delle origini): Gli articoli introduttivi e i temi di approfondimento

2° volume (Esegesi delle origini): Il commento particolareggiato basato sul testo ebraico (comprende anche una traduzione letterale posta alla fine)

   Se si eccettua la prima parte del primo volume, che introduce a Genesi 1,1-5,1a, per il resto ambedue i volumi dell’opera sono suddivisi rispettivamente secondo le seguenti parti:
■ La creazione del mondo e dell’uomo 1,1-2,4a
■ L’essere umano nella creazione 2,4b-25
■ La caduta primordiale e il suo effetto 3
■ La fine del resoconto su Adamo 4,1-5,1a.

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

Le Origini 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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UNA MOGLIE CRISTIANA DELUSA 3

 

 a cura di Nicola Martella

 

Il tema va avanti con vari contributi che cercano la ragione delle cose. Alcuni autori hanno del tutto ignorato le prescritte Norme di fair-play. Altri hanno voluto vedere le responsabilità nella sola donna e cioè isolandole del tutto da quelle dell'uomo. Questi si sono basati sulla propria «esperienza», quegli su un catalogo di versetti, spesso isolati dal loro contesto («versettologia»). Qualcuno ha agito secondo questo proverbio: «Chi ha un martello in mano, vede tutto come chiodi». Nonostante ciò, dopo la prima e la seconda raccolta, il tema continua ed è interessante...

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster (E-mail)

Attenzione! Non si accettano contributi anonimi o con nickname, ma solo quelli firmati con nome e cognome! In casi particolari e delicati il gestore del sito può dare uno pseudonimo, se richiesto.

I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

Anna Nuzzolo

Michela Piccolo

Nicola Berretta

Paola Buja

Nicola Martella

Guido Rubino. ps.

Irene

Argentino Quintavalle

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Anna Nuzzolo} 

 

Dopo aver letto la lettera di Irene e alcuni contributi, volevo mandare anch’io un commento e un incoraggiamento. Poi, oggi ho letto i contributi di Matteo e di Aymon, che mi hanno fatto completamente «ammutolire». Credo sia impossibile avere uno scambio costruttivo con persone che ragionano in questo modo. In particolare Matteo ha deciso che la sua esperienza è il metro di misura per valutare tutte le donne, tutte depresse, disperate e in crisi che vivono solo per soggiogare il povero marito, come quelle (2, 3, 20, 250.000? Il campione sarà poi rappresentativo?) che ha conosciuto lui.

     Io ho un marito fantastico, che non si fa soggiogare da me né da alcun altro, ma cerca di obbedire a Dio. Per questo lo rispetto molto e ascolto attentamente quello che mi dice, perché penso sempre che non parli a vanvera e so che mi ama e vuole il mio bene. Posso solo ringraziare il Signore che mio marito a obbligarmi o assoggettarmi non ci pensa proprio, e non ne ha bisogno.

     In ogni modo, ho capito anche che non tutti i mariti sono come il mio. Conosco mogli che mancano di rispetto, in una maniera pressoché indecente, al proprio marito, soprattutto in pubblico, e lo vogliono trattare da stuoino. Ma conosco anche molti mariti che della loro responsabilità (vedi Efesini 5) se ne fregano allegramente e anche tanti che dovrebbero cominciare a mettere in pratica il lasciare padre e madre, perché non l’hanno mai fatto.

     È veramente terribile quando anche noi cristiani cominciamo a sputare sentenze su situazioni e persone che non conosciamo e che non possiamo verificare. Non si può fare di tutta l’erba un fascio. Se il mio vicino di casa è maleducato, che cosa vuol dire, che sono maleducati tutti i vicini di casa? Solo degli uomini (anzi dei maschi) con i paraocchi potrebbero affermare che tutte le donne, che credono di soffrire nel loro matrimonio, siano in realtà delle ribelli peccatrici. Questo mi scandalizza profondamente e credo che chi dice queste cose farà i conti direttamente con Dio.

     Concordo con Michela che si può vedere tanta sofferenza anche nei matrimoni cristiani, purtroppo. Naturalmente non causata solo dai mariti, ma anche dalle mogli. Irene non ha detto che tutti i mariti considerano le loro mogli alla stregua di un elettrodomestico, ha detto che ritiene che il suo lo faccia. Mentre Matteo ha concluso che tutte le donne che si lamentano sono come quelle scontente e maldicenti che ha conosciuto lui.

     Aggiungo anche che, purtroppo, le chiese opprimenti nei confronti delle donne (cioè quelle che, in maniera latente ma sorprendentemente chiara, ti fanno capire che in quanto donna sei tu la radice di ogni male — sintetizzo ovviamente estremizzando) esistono eccome, anche se non ci sono solo queste. Io ho sperimentato ottime chiese a guida chiaramente maschile (come penso insegni la Parola di Dio) che valorizzano il contributo femminile, contribuendo alla crescita spirituale e all’incoraggiamento di tutte le credenti e riconoscendo la loro dignità, senza che per questo gli uomini debbano abdicare alla loro autorità. Dalla Bibbia io capisco che chi vuol essere grande, deve servire e che dobbiamo essere umili e non pestare con il pugno sul tavolo per farci valere. Se ci ricordassimo più spesso di questo e di come si è comportato il Signore Gesù, forse non faremmo e non diremmo più certe cose.

     L’incoraggiamento che volevo dare a Irene lo scriverò un’altra volta, quando mi torneranno le parole in merito. Grazie per l’attenzione e Dio vi benedica.

 

 

2. {Michela Piccolo} 

 

Dopo aver letto sul sito di Giacinto Butindaro un articolo dal titolo «Una parola d'esortazione alle donne», devo confessare che mi vergogno un po’ di essere evangelica e che gli evangelici usino internet per dire queste cose. Se un non credente finisse su questo articolo, non gli si potrà più parlare della grazia di Dio.

 

Nota redazionale: Il sito «Fede controcorrente» serve proprio al confronto secondo le già ripetute Norme di fair-play. Molti articoli, che sono in rete sul Web, sono affetti da innumerevoli luoghi comuni; e la convenzione, basata sulla «versettologia», fa il resto. In effetti, molte delle asserzioni presenti in vari articoli, dovrebbero trovare posto nel «Dizionario degli spropositi». A molti di questi luoghi comuni ho dato già risposta in «Generi e ruoli» e in «Sesso & affini 1-3» (Sessualità e contesti; Tenerezza e fedeltà; Disturbi e abusi). Perciò in questo luogo do specialmente la parola ai lettori che vogliono confrontarsi lealmente con altri. A chi non fosse d'accordo con le asserzioni di un articolo, presente su un altro sito, può tentare egli stesso di dare delle risposte, facendo dei brevi articoli sui diversi temi affrontati da quel dato autore. Chi invierà a quest'ultimo le sue obiezioni e questi non reagirà per nulla (o lo farà in male modo), su «Fede controcorrente» potrà trovare posto per tale confronto. A condizione che egli stesso sia disposto ad accettare le eventuali obiezioni di altri.

 

 

3. {Nicola Berretta} 

 

...accidenti!!! Il dibattito sulle donne «deluse» si fa davvero acceso e interessante. Evidentemente questo è uno dei temi che nel nostro ambiente evangelico viene spesso sottaciuto e sottovalutato (...i credenti «veri» non hanno mai di questi problemi...) e «Fede controcorrente» ha solo aperto il tappo a una pentola in ebollizione. Immagino che anche da parte tua «gestire» questo dibattito, facendolo restare nei binari della correttezza e del rigore dottrinale, non sia una cosa facile. Complimenti!

 

4. {Paola Buja} 

 

Sto seguendo il dibattito in oggetto e come credente, forse poco «evangelica» ma credente (lascio a Dio la mia etichetta), vorrei esprimere qualche opinione.

     Innanzitutto la mia simpatia e il mio apprezzamento per il coraggio dimostrato da Irene nel raccontare la sua storia e nell’avviare poi un dibattito che va oltre la sua esperienza personale.

     È coraggiosa Irene perché da osservatrice, quale voglio definirmi in merito alla discussione su «Fede controcorrente», ho avuto l’impressione che si sia esposta come un osso che si trovi in un canile. Non in tutti i casi, intendiamoci. Vi sono state delle credenti che hanno poco disquisito ma piuttosto dimostrato amore e assenza di giudizio, come dovrebbero esprimere tutti i cristiani degni di questo nome, raccontando le proprie esperienze familiari con sincerità e comprensione.

     In altri casi sono state espresse considerazioni discutibili. E sempre da parte di uomini maschilisti e ridicolmente arroccati dietro posizioni dottrinali e molto poco dettate da sincero amore. Mi chiedo se Gesù avesse parlato su questa terra con Irene, se avrebbe giudicato importante disquisire se come donna possa prendere la Santa Cena durante le mestruazioni (da qualche parte sul sito ho letto anche questo!) o se l’obbedienza al Padre debba essere osservata prima dall’uomo o dalla donna!

     Cari signori, si fa un gran evangelizzare ma in fondo sono queste le cose che allontanano i «simpatizzanti» dal frequentare le vostre chiese vuote! Spesso dietro la retorica dei buoni sentimenti sono nascosti pregiudizi, frustrazioni personali e familiari che mai si ammetterebbero!

     Più amore, meno giudizi, meno estremismi pericolosi... Nella risposta di Matteo Ricciotti io non leggo amore ma tanta, penosa, ignoranza.

     Nel sito di Aymon De Tigliettem leggo invece (e mi sono fermata alla prima pagina!) uno sfondone grosso come una casa. Egli sostiene, infatti, quanto segue: «La donna non fu creata ma estratta dall’uomo Adamo. In effetti essa fu “clonata”». Avvalora la sua balzana deduzione con il versetto: «Poi l’Eterno DIO con la costola che aveva tolta all’uomo ne formò una donna e la condusse all’uomo» (Gen 2,22).

     Vorrei replicare a Aymon De Tigliettem che le sue deduzioni si sono arrestate troppo presto, perché utilizzando lo stesso registro cognitivo dovrebbero continuare in questo modo:

     ■ La donna non fu creata ma estratta dall’uomo Adamo.

     ■ Quindi la donna fu «clonata».

     ■ Ne consegue che Dio praticò la clonazione umana.

     ■ Conclusione: la clonazione umana è perfettamente lecita in quanto addirittura praticata da Dio!

 

Vedete dove si può arrivare con dei sillogismi un po’ disinvolti? Torno a dire che l’ignoranza è una mala pianta, e se unita alla malafede diviene pericolosa e anche mortifera.

     Cara Irene, in conclusione voglio salutarti con l’esortazione di Virgilio a Dante turbato dalla visione degli ignavi nel Canto III dell’Inferno della Divina Commedia: «Non ti curar di loro ma guarda e passa». Con simpatia...

 

 

5. {Nicola Martella} 

 

Nota redazionale: L’analisi logica di Paola su Gn 2,22 e sulle asserzioni di Aymon sono interessanti, sebbene non rientrino in questo tema specifico. Per l’approfondimento rimando all’esegesi del brano in: Nicola Martella, Esegesi delle origini (Punto°A°Croce, Roma 2006), pp. 164-169. Si veda anche la discussione di questa tesi particolare «Il fianco o il DNA? (Gn 2,21-22)» in: Nicola Martella, Temi delle origini (Punto°A°Croce, Roma 2006), pp. 262-264 (cfr. Le Origini 1-2).

     Un’altra cosa che vorrei puntualizzare è che si possa a ragione presentare le debolezze del pensiero altrui (ciò può essere d’arricchimento), bisogna comunque stare attenti che facendo delle obiezioni non si vada in uno degli altri possibili estremismi, ad esempio l’aggressività, l’arroganza, la denigrazione, la mancanza di rispetto. ▪ Quando si caratterizza le affermazioni di qualcuno con degli apprezzamenti, si farebbe bene a dire — in modo logico e teologico (quindi con la sacra Scrittura alla mano) — in che cosa l’altro sbaglia, presentando il suo pensiero. Non si presta un grande servizio a «buttare il bimbo con tutta l’acqua sporca». ▪ Magari un tema può non interessare a noi — come quello di Argentino Quintavalle— ma ciò non significa che non abbia il diritto di essere scritto e dibattuto, visto che è un tema presente nella Bibbia. ▪ Anche l’apostolo Paolo ha citato dei filosofi e poeti, ma poi ha argomentato biblicamente nel dare dei consigli. Sforziamoci quindi a farlo anche noi… di là dal nostro modo d’intendere le cose. La verità è stata biblicamente rivelata, ma non tutti hanno la stessa luce su di essa. Al riguardo rimando all’articolo «La ragione delle cose». ▪ Ancora un’annotazione. Nella parabola del «buon Samaritano», raccontata da Gesù, furono proprio gli altri personaggi a pensare come Virgilio. Irene, invece, intervenendo più volte, ha mostrato molta sensibilità verso i suoi interlocutori. Ne è nato un proficuo scambio di idee, che arricchisce tutti e aiuta a cercare risposte che onorano la Parola di Dio e che fanno del bene a chi le medita. L'incuranza invece uccide ogni confronto ed è essa effettivamente l'anticamera della superbia o dell'ignoranza.

 

 

6. {Guido Rubino. ps.} 

 

Salve a tutti, sono marito da soli due anni e vorrei ringraziare la cara credente delusa, perché è stata sincera.

     Nelle nostre chiese troppo, troppo spesso si tocca il fariseismo e, come dice quella credente, gli uomini (i mariti) non hanno il «carisma», l’intelligenza e, sfortunatamente, l’amore per saper essere dei «leader» in famiglia.

     Approvo totalmente anche la risposta di quella credente che afferma che, prima che la donna sia sottomessa al marito, bisogna che ci sottomettiamo l’uno all’altro.

     Ora dirò qualcosa di «eretico». Penso che, di tanto in tanto, sia opportuno contestare apertamente (e cioè direttamente a tu per tu) i nostri cari fratelli spirituali che predicano, ossia tutte le volte che siamo sicuri che le loro parole non combaciano con quelle del nostro Signor Gesù.

 

 

7. {Irene} 

 

Caro fratello, visto che naturalmente nel dibattito si continua a far riferimento alle mie mail, mi sento in dovere di inviare un’altra replica. Spero di essere rimasta nelle regole di fair-play e di aver argomentato abbastanza riguardo ad alcune obbiezioni ai siti linkati.

 

Mi sento in dovere di ringraziare tutti coloro che hanno risposto. Questo dibattito è stato davvero utile. L’altro giorno ho avuto modo di parlare di nuovo a mio marito e questa volta mi ha ascoltata, ammettendo alla fine che in diverse occasioni non ha minimamente preso in considerazione quello che gli avevo detto, mentre i fatti hanno poi dimostrato che avevo delle buone ragioni.

     Non so dire esattamente cosa lo abbia spinto questa volta ad ascoltare per davvero quello che avevo da dirgli, ma suppongo che tutti i consigli e le opinioni che ho letto (sia quelli su cui concordo, sia quelli su cui non concordo) mi abbiano aiutato a definire meglio le mie «rimostranze» e a presentargliele in un modo migliore («oggettivare» la situazione, per dirla con le parole della sorella G.G. e poi intervenire con maggior chiarezza).

     Certo, immagino che la strada sia ancora lunga, perché promettere che la prossima volta sarà differente, è molto più facile che realizzarlo. Però ammettere che esiste un problema, cosa che finora aveva sempre ostinatamente negato, è già il primo passo per risolverlo.

     Per quanto riguarda quello che mi ha scritto il fratello Matteo Ricciotti, vorrei solo considerare che non tutte le donne si devono per forza comportare come quelle che ha conosciuto lui. È vero (io stessa l’ho scritto) che sono periodicamente depressa e che ho preso farmaci (a dire il vero, mi posso rimproverare di averne presi meno di quelli prescritti dal medico, non di più, come le credenti a cui lui faceva riferimento), ma non è sempre facile stabile se la depressione sia causa o conseguenza della crisi matrimoniale.

     Mi ha colpito molto anche la distinzione che la sorella Ghita fa riguardo ai diversi modi di sottomettersi e credo che cercherò di tenerli presenti, perché mi sembra una tessera importante del puzzle.

     Devo ammettere che quello che ha scritto il fratello Aymon mi ha incuriosito e così ho navigato un po’ sul suo sito. Sinceramente, penso che ci siano diversi errori nel modo di dimostrare le cose. Farò solo alcuni esempi per cercare di essere più breve possibile.

     Al punto 3 del suo scritto [ndr. «Differenze fra Uomo e Donna»] non si riesce a capire dall’esposizione cosa intenda per «clonare» scritto così fra virgolette. Il termine, con il significato che gli ho sempre sentito attribuire finora, è assurdo usato qui: due cloni hanno lo stesso DNA, quindi devono essere dello stesso sesso. Mi sembra persino un autogol in un sito teso a dimostrare la preminenza dell’uomo sulla donna, visto che due cloni sono identici.

     Il punto 12 dovrebbe dimostrare che Adamo è vissuto molto tempo senza Eva. Tuttavia l’argomentazione non tiene in considerazione che in Genesi 1,26-31 viene detto che Dio creò l’uomo (specificando: maschio e femmina) il sesto giorno. Quindi, non si capisce come possa affermare che Adamo sia vissuto molto tempo senza Eva, a meno di non interpretare «giorno» con «era geologica», come fanno i Testimoni di Geova.

     Anche nel resto del sito in questione ci sono affermazioni che mi lasciano un po’ perplessa. Ne cito solo una: tra le ragioni per cui, secondo un articolo di Scott Jonas, le donne non dovrebbero praticare sport vi è quella che durante le competizioni fanno smorfie e questo le rende poco femminili. Ora, io non sono solita girare con uno specchio in mano in cui osservare costantemente le mie espressioni, ma mi sento di affermare tranquillamente che ho fatto molte, ma molte più smorfie durante il parto che in un qualsiasi allenamento (e sì che ho anche praticato degli sport parecchio «duri»), ho sudato di più, urlato di più e soprattutto «combattuto» di più. Allora anche il parto mi ha reso meno femminile?!

     Questi articoli, insieme a quello citato dalla sorella Michela Piccolo, mi hanno fatto venire il dubbio che certi credenti maschi abbiano una visione un po’ troppo utopistica della condizione femminile nel passato.

     Innanzitutto, mi sembra che bisognerebbe sfatare un mito: quello che vuole le donne del passato tutte casalinghe. Infatti, erano casalinghe le donne appartenenti al ceto medio-alto, mentre le altre (la stragrande maggioranza della popolazione femminile) erano contadine, domestiche e operaie (sottopagate) per necessità di sopravvivenza. Con orari di lavoro che potevano raggiungere le 12 ore al giorno, non avevano tempo di dedicarsi ai figli. Perciò li affidavano o a qualche vecchia di casa o alle figlie maggiori (parliamo comunque di bambinette di sette-otto anni) o li abbandonavano negli orfanotrofi (dove il 90% di loro non raggiungeva il primo anno di età) o semplicemente li lasciavano incustoditi (infatti, esistono diversi incartamenti giudiziari dimostranti che il tal bambino era morto di annegamento in un canale, il tal altro per essersi ustionato vicino al focolare, ecc., mentre la madre era nei campi a lavorare). I lavori domestici si limitavano a bollire una volta alla settimana la polenta e a lavare uno o due volte all’anno le lenzuola e i pochissimi vestiti.

     Si criticano giustamente le femministe per le campagne a favore dell’aborto (non si risolvono i problemi uccidendo un bimbo innocente), ma ci si dimentica che le battaglie anche femministe per i congedi di maternità hanno aiutato a evitare oggi i numerosi aborti, che una volta erano provocati dall’eccessivo carico di lavoro, a cui erano sottoposte le donne povere in gravidanza.

     Si scrivono articoli (parzialmente condivisibili, intendiamoci) sull’odierna mancanza di decenza nel vestirsi, ma si tende a dimenticare che sotto le gonnellone tanto rimpiante da alcuni fratelli, le donne nella maggioranza dei casi non indossavano nulla, ma proprio nulla. In alcune epoche, non si fasciavano nemmeno durante le loro ricorrenze con il risultato che sporcavano i pavimenti. Secondo voi cosa è più pudico: usare gonne lunghe fino ai piedi, ma lasciando la scia delle proprie sporcizie oppure indossare una gonna al ginocchio, ma coprire la propria intimità adeguatamente? Personalmente, non ho dubbi.

     Voglio specificare che non scrivo queste cose per disgustare o scandalizzare, ma solo per proporre qualche riflessione. A volte, infatti, ho l’impressione che in alcune prediche si tenda a prendere a riferimento un passato vagheggiato come ideale con poca profondità storica.

 

 

8. {Argentino Quintavalle} 

 

Mi rivolgo con queste parole a Paola Buja.

   Cara Paola, leggo nel tuo articolo sulla «questione» di Irene, quanto segue: «Mi chiedo se Gesù avesse parlalo su questa terra con Irene, se avrebbe giudicato importante disquisire se come donna possa prendere la Santa Cena durante le mestruazioni (da qualche parte su sito ho letto anche questo!)».

     Come già detto da Nicola Martella, essendo un argomento che si trova nella Bibbia non bisogna meravigliarsi che se ne parli o che ci si interroghi su di esso. Dopotutto, se fossimo nati in Israele 2000 anni fa, piuttosto che nell’Italia di oggi, tutti noi, uomini e donne, avremmo dovuto convivere con le stesse problematiche che ho trattato nell’articolo. Ma per evitare di essere male interpretato ti espongo i due motivi che mi hanno spinto a scriverlo:

     ■ 1) Il problema e realmente sorto all’interno di una chiesa.

     ■ 2) Negli ultimi anni molte donne ebree si sono convertite al cristianesimo, cioè hanno creduto che Gesù è il Cristo o Messia. Quelle di loro che provengono da un ambiente religioso ortodosso, hanno problemi di coscienza proprio riguardo a questo fatto.

 

A scanso di equivoci, alla fine dell’articolo ho lasciato capire qual è la mia opinione. Se non l’ho espressa in maniera diretta è solo perché un sito web può essere letto da chiunque, anche da quelle sorelle ebree che possono avere tali problemi di coscienza, e chi scrive non ha il diritto di ferire la coscienza di nessuno, tanto meno della minoranza. Quello che per noi cristiani occidentali può essere insignificante, può rivestire grande importanza per quei fratelli e quelle sorelle che provengono da un’altra cultura (e viceversa).

     Spero con questo di essere stato chiarificatore. Colgo l’occasione per dedicare un articolo a tutti coloro che sono intervenuti sulla «questione» di Irene. Il titolo è: «I genitori di Gesù»). Mi rendo conto che la seduzione del nemico è molto forte, sia nelle singole famiglie che nelle chiese. Giuseppe e Maria, i genitori di Gesù, hanno molto da insegnarci sui rapporti tra marito e moglie, tra genitori e figli e tra famiglia e Dio.

 

Una moglie cristiana delusa 1 | 2 | 4 {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Moglie_delusa3_Ori.htm

2006; Aggiornamento: 11-05-2013

 

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