Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Malattia e guarigione 1

 

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La salute fra scienza, religioni e ideologie — Malattia e guarigione 1:

   Ecco le parti principali:
■ La questione della medicina e delle sue alternative
■ Guarigione e problematica
■ La medicina e la Bibbia

 

Dizionario delle medicine alternative — Malattia e guarigione 2:

   Ecco il procedimento usato per i singoli temi:
■ Presentazione del metodo o della problematica
■ Analisi critica scientifica, medica, razionale
■ Punto di vista biblico e valutazione della questione nel cristianesimo
■ Possibili alternative.

 

Inoltre ci sono anche queste parti:
■ Fatti, casi ed eventi nella paramedicina
■ Registro delle voci
■ Registro ragionato delle voci

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

Malattia e guarigione 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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LIBERAZIONE INTERIORE E PASTORALE ESORCISTICA?

PARLIAMONE

 

 a cura di Nicola Martella

 

Qui di seguito discutiamo l’articolo «Liberazione interiore e pastorale esorcistica 1», in cui mi sono confrontato con le tesi di Andrea Poggi, un credente appartenente alla chiesa evangelica pentecostale «Fonte di Vita» di La Spezia. Nell’articolo «Mia madre non mi ha mai amata» Patrizia Miceli, una credente rigenerata da Cristo, presentava il suo problema esistenziale: il difficile rapporto con sua madre, che non ha mai mostrato amore verso di lei. Io le ho dato dei consigli pastorali riguardo a come gestire tale situazione.

     Andrea Poggi, intervenendo nel dibattito, dava come soluzione del problema esistenziale di Patrizia un trattamento inusuale: una liberazione interiore da un presunto «spirito di rigetto» o «spirito di morte» mediante una pastorale esorcistica! A tutto ciò do risposta nel sunnominato articolo, confrontandomi con lui in due tornate. Anche la stessa Patrizia gli risponde nel merito.

    Qui di seguito discutiamo pure l’articolo «Liberazione interiore e pastorale esorcistica 2», nel quale mi confronto con Gianni Siena, un credente delle ADI, proveniente in origine dall'ambiente delle Assemblee dei Fratelli.

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster (E-mail)

Attenzione! Non si accettano contributi anonimi o con nickname, ma solo quelli firmati con nome e cognome! In casi particolari e delicati il gestore del sito può dare uno pseudonimo, se richiesto.

I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Vari e minimi

2. Patrizia Miceli

3. Pietro Calenzo

4. Patrizia Miceli

5. Antonio Capasso

6. Nicola Martella

7. Maurizio Luppoli

8. Nicola Martella

9. Antonio Capasso

10. Pietro Calenzo

11.

12.

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Vari e minimi}

 

Sara Iadaresta Esposito: Ho letto anche il seguito dell’articolo «Mia madre non mi ha mai amata», cioè il confronto con Andrea Poggi. Quando ho capito cosa intendeva realmente, m’è scappato da ridere... Come si fa a credere cose simili? Mah! Santa giornata nel Signore! {25-05-2010}

 

Volto Di Gennaro: Non conosco il fratello Andrea Poggi. Non condivido quanto egli afferma. Ad ogni modo, come nel caso di Giobbe, è assolutamente necessario che la sorella alzi la voce per discutere con ardore col Signore. E il Signore le risponderà direttamente; solo «quella voce» risolve i nostri «perche». Dio ci benedica. {25-05-2010}

 

Salvatore Paone: Avvolte, non capisco come si fanno a dare delle «cartelle cliniche» senza aver fatto una diagnosi ben accurata? Per me è una conclusione affrettata quel di Andrea Poggi. E aggiungo: Potrei sapere dove sono menzionati nella Parola di Dio tali spiriti? Visto che non ho trovato «spirito di morte» e «spirito di rigetto» nella Bibbia, sarei curioso di sapere da dove escono certe concezioni... {25-05-2010}

 

Manfredi Demurtas: Molto bello e interessante! purtroppo riguardo ai «liberatori di spiriti» ho una pessima opinione dovuta ad esperienze che alcuni «esorcisti» hanno tentato di fare in chiesa da noi. Per ogni cosa attribuivano il problema a uno spirito. Che tristezza. {29-05-2010}

 

 

2. {Patrizia Miceli}

 

Nota redazionale: Intanto che rispondevo ad Andrea Poggi, mandai copia dello primo scritto di lui alla lettrice, perché lo leggesse ed eventualmente rispondesse. Quando lei scrisse tale contributo, non conosceva ancora le mie risposte.

 

Che dire? Ringrazio l’esorcista Poggi dell’interessamento, ma mi preme rispondere che intanto, e la Bibbia me ne da ragione, non ho da credere alle maledizioni generazionali.

     So per certo che, se anche mia madre fosse per assurdo il braccio destro di Satana (cosa che non è, perché è una poveretta che non conosce cosa significa amare), io non avrei da piangere alcunché sulla mia persona. Infatti il Vangelo m’insegna che, se si è ammalati o se c’è qualche tribolazione, alla domanda inerente al nato cieco: «Chi ha peccato? Lui o i suoi genitori?», sappiamo tutti cosa rispose Gesù. Basta leggerlo in Giovanni 9,2 e seguenti.

     Quindi, non mi sento per niente oppressa da eventuali peccati di mia madre, perché qualunque maledizione (ammesso che ci sia) non mi sfiorerebbe più di tanto. «Come il passero vaga qua e là e la rondine vola, così la maledizione senza motivo non raggiunge l’effetto» (Proverbi 26,2).

     Voglio precisare che le mie malattie sono state tutte legate alla gastrite iniziale, data per lo stress e per la vita non facile, che hanno indebolito uno stomaco, già di suo non troppo forte nelle pareti (ma sono certa che né il mio intestino né l’esofago abbiano mai maledetto il mio stomaco). Da li i miei problemi. Tutto qui.

     Mio marito era un donnaiolo e giocatore incallito di carte, e se n’è andato, scegliendo una persona più adatta a lui. Meglio sola che male accompagnata, si dice dalle mie parti.

     Alla preoccupazione se io sia stata abbandonata da amici e parenti tutti, devo sinceramente rispondere che ho tanti conoscenti, che mi stimano, e parecchi amici che m’amano, come essere umano e come sorella in Cristo. Non per niente, quando mi sono ritrovata sola, nei periodi post operatori, sono state le sorelle e anche persone non convertite, che mi hanno aiutato, sostenuto e fatto da madre e padre. Una mia vicina di casa che m’accudiva, adesso è una sorella e viene in chiesa con me; quindi anche nella difficoltà, Dio ha tirato fuori i suoi frutti.

     Grazie a Dio ho un rapporto meraviglioso con mio fratello, troppo impegnato con famiglia e lavoro per dedicarsi a me, ma sempre presente (mi chiama quattro volte al giorno e appena possibile vado sempre a trovarlo). Quindi le maledizioni fatte nel grembo materno io non le vedo proprio. Mia sorella ha lo stesso identico carattere di mia madre e non la vedo e non la sento. Mio padre ha accettato da poco il Signore e viene in chiesa con me.

     Un detto recita: «Chi è causa dei suoi mali pianga se stesso»; io cosa ho da piangermi? Ho avuto questa croce d’avere una «non madre», ma Dio ha provveduto, ampiamente, credimi. Resta di fatto la ferita nel mio cuore perché, umanamente parlando, non capisco come tutti mi vogliano bene e chi mi ha messa al mondo neanche mi cerca e si disinteressa di me, come se io fossi meno che un randagio. È questo il mio dolore, che può lenire solo Dio, nei tempi che vorrà Lui.

     Questa discussione a cui stiamo partecipando, nasce dalla mia domanda al fratello Martella (che stimo tantissimo sia come studioso esegeta e quant’altro, che come curatore d’anime — forse una qualità che tanti ignorano e che mi piacerebbe conoscessero). La domanda è nata dal dubbio instillatomi da alcuni pastori del passato che mi dicevano d’onorare padre e madre, per non andare contro al primo comandamento con promessa (la lunga vita).

     Sinceramente, di tutte queste prese di posizione esorcistiche non ne vedo la necessità. Anche perché per esperienza (povera me) sono scappata da ambienti carismatici, dove tutto era maledizione e si sgridavano spiriti da mane a sera. Dio ce ne liberi da siffatti «sgridatori» carismatici.

     Mi riservo di rispondere per ulteriori chiarimenti. Pace e benedizioni generazionali. {23 maggio 2010}

 

 

3. {Pietro Calenzo}

 

Ho letto con molto interesse, poiché conosco molto bene la sorella Patrizia, gli eloqui del credente Poggi. È molto insolito, ameno, direi impossibile, alla luce dell’intero messaggio neotestamentario (e biblico in generale) l’asserire che una nata da Dio, per mezzo dell’opera dello Spirito Santo, possa essere vessata da demoni, i quali avrebbero poi autorità sui vari organi del corpo o su una malattia d’un fratello o d’una sorella, nati da Dio. Come l’apostolo Paolo c’educe, il figlio di Dio è una nuova creazione, ecco le cose vecchie... ribadisco «le cose vecchie sono passate». Con tutto l’affetto cristiano per il credente Poggi, mi piacerebbe udire dalla sua voce, se Paolo, Timoteo, Trofimo, Epafrodito (in relazione solo al Nuovo Testamento) avessero bisogno d’una particolare prassi esorcistica in relazione alle loro malattie. O se campioni della fede, come di Davide, Giobbe, Geremia e tanti altri santi dell’Antico Testamento, trovandosi in una situazione di distretta, avessero bisogno non tanto d’affetto, comunione spirituale o d’amore da parte dei loro fratelli o congiunti, ma d’una particolare prassi esorcistica, magari con l’ausilio d’audizioni sonore d’una nomenclatura demonologica.

     Mi spiace, ma non posso condividere la non biblicità dell’asserzione del credente Poggi. È estremamente pericoloso e non scritturale affermare che si può essere figli di Dio e asserire nel contempo che, per carenze affettive o genitoriali, si possa aver bisogno di liberazione. Liberazione da chi e da cosa, se la Bibbia afferma che siamo il tempio (naos il luogo santo del tempio) dello Spirito Santo!? Liberazione da cosa, se anche il più grande apostolo del Signore era malato!?

     La fede si deve fondare, sempre e in ogni caso, sulla esegesi scritturale, e non sulla sperimentalità della stessa. La storia del mondo riformato ed evangelico c’indicano e ci mettono in guardia che non sempre le esperienze, che si pensano essere spirituali, provengono da Dio.

     Mi pare d’udire nelle tesi del caro credente Poggi, molti influssi delle particolari metodologiche carismaticiste di personaggi come Hinn, Annacondia, C. Freidzom, K. Khulman, P.Y. Cho, P. Wagner, Wimber, Peretti e tanti altri santoni, dispensatori della nuova teologia carismatica e neo-pentecostale, in particolar modo delle cosiddette terze e quarte ondate o visitazioni dello Spirito; tutto ciò ha portato così tanta confusione nella variegata costellazione pentocarismatica, in materia di pastorale di liberazione e di consulenza fraterna.

     Mi domando, e qui la questione è certamente seria e rilevante, se esulando dal caso di specie, quale giovamento possa produrre in un nato di nuovo sofferente di questa o quella malattia, o vittima di disaffezioni dei propri cari, o quanto meno della assoluta carenza affettiva d’un genitore, il sentirsi dire: «Tu sei un credente, ma hai bisogno di liberazione!». Non è aggiungere peso su peso... e in modo non bibliocentrico! Il sacrificio del Signore Gesù, che fu cruento e volontario, ha così tale e cotanta dynamis (potenza), che l’apostolo Giovanni giunse al punto d’affermare ai neofiti cristiani: «Giovani, avete vinto il maligno» (1 Gv 3,14). Benedizioni nel santo nome di Gesù. {25-05-2010}

 

 

4. {Patrizia Miceli}

 

Ho letto i vari contributi e devo dire che rimango ancora sconcertata per come si possa credere a certi spiriti, per i quali io necessiterei di liberazione in ogni caso. Faccio presente una cosa, in base alla mia testimonianza:

     Questo «spirito di rigetto» o «spirito di morte», come mai non è riuscito ad agire proprio nel momento più delicato della mia vita? Cioè quando, disperata per le difficoltà, volevo farla finita? Come mai, invece, Dio si è rivelato a me, nella sua Parola? Da chi sono stata spinta a prendere quella vecchia Bibbia impolverata e leggerla prima di «appendermi» a una corda? Chi mi ha convinto a desistere, considerando che c’era uno «spirito di morte» (non so se piangere o ridere) in giro sulla mia vita? Ecco si pongano queste domande e si (e mi) rispondano i seguaci della teoria spiritistica (si dice così?).

     A parte il fatto che ritengo sbagliato dare la colpa agli spiriti in qualunque situazione, perché questo esonererebbe la persona in questione dal crescere e maturare spiritualmente, affibbiando invece la colpa dei propri difetti, allo spirito del momento.

     Per quanto riguarda lo spirito che esce gemendo e urlando... meglio che non mi pronuncio.

     So solo che come cristiani dovremmo avere parole di conforto, d’edificazione e di (amorevole) correzione, anziché avere la licenza d’instillare paure nel nostro prossimo. Ringrazio a Dio di non essere impressionabile, se no ero già bell’e fritta.

     In ultimo, per quanto riguarda il rapporto con mia madre, ho sempre cercato di soprassedere e sorvolare, mettendola anche davanti alle storture che applicava riguardo ai figli, soprattutto verso la mia persona. A niente è mai servito. Posso solo pregare che, fosse anche nell’ultimo istante di vita, riconosca i suoi sbagli e chieda perdono a Dio. Io l’ho già perdonata, anche se il mio attuale stato di salute m’impone di stare tranquilla e quindi lontana da lei. {26-05-2010}

 

 

5. {Antonio Capasso}

 

Premesso che non condivido per niente ciò che dice Andrea Poggi, credo però che anche i credenti, a volte, hanno bisogno di liberazione. Non parlo di possessione, perché non può convivere in un credente la luce e le tenebre. Ma, alle volte, ci può essere un oppressione diabolica e per questo bisogna che ci sia una liberazione. Questo lo dico più per esperienza che per un chiaro dato biblico, anche perché, converrai con me, la Scrittura per quanto riguarda questo argomento è molto scarna di informazioni.

     Ti racconto una mia esperienza. Anni fa, a una credente (carissima sorella) le sfuggì di mano il suo fratellino di 5 anni che fu investito e morì. Lei si sentiva in colpa per quello che era accaduto. Dopo qualche giorno questa sorella incominciò ad avere dei disturbi, sveniva e non si riprendeva che dopo molto tempo. Un giorno svenne e non si riusciva a farla rivenire in nessun modo, nonostante l’intervento del medico. Un fratello ebbe un’intuizione spirituale (dono del discernimento?), comprendendo che il problema era spirituale, invito tutti a inginocchiarsi e pregare. Mentre si pregava, ella incomincio a contorcersi nel letto, circa 20 minuti dopo che si pregava, dai suoi occhi incominciarono a scendere delle lacrime, pur rimanendo immobile e silenziosa, finché un po’ alla volta incomincio a lodare Dio con forza. Dopo ci raccontò che Dio le aveva parlato e l’aveva incoraggiata. Da quel giorno non ebbe più problemi del genere. Ti preciso che non ci fu nessun esorcismo né l’intervento di un «grande uomo di Dio», ma la semplice la preghiera di un bel gruppo della comunità, affinché venisse liberata dall’accusa di Satana, che le provocava queste reazioni. {26-05-2010}

 

 

6. {Nicola Martella}

 

La prima domanda è questa: «Da che cosa hanno bisogno liberazione i credenti rigenerati?». Andrea Poggi parla di una presunta affezione occulta (spirito di rigetto o di morte), da cui la lettrice avrebbe dovuto trovare liberazione. Anche Gianni Siena parla di un’eventuale demonizzazione settoriale (corpo, sentimenti) nel credente rigenerato, da cui bisogna essere liberati. A tale visione di cose non posso che dissentire, poiché tali asserzioni sono basate su una convenzione dottrinaria basata sulla cosiddetta «teologia dell’esperienza» e non su un’esegesi contestuale rigorosa.

     Bisognerebbe anche stabilire che cosa sia una «oppressione diabolica»: particolari problemi della vita visti come un attacco diabolico, determinate tentazioni della carne, periodi di malattia fisica, scoraggiamento o depressione, ecc. Tutto ciò che viene dall’esterno dev’essere combattuto all’esterno del credente, non liberando lui. Particolari stati d’animo non necessitano di liberazione da un presunto demone, ma tale credente dev’essere aiutato secondo il problema mediante il sostegno in preghiera, l’attestazione d’affetto, l’incoraggiamento, l’esortazione, l’ammonizione, il ravvedimento, il mutamento di stile di vita, l’ubbidienza della fede, eccetera. Se si studiano le espressioni in cui compare «gli uni gli altri» o simili, ci si accorgerà che non ricorre in essa il termine liberazione o liberare.

     Se usiamo i termini in modo improprio (p.es. «oppressione diabolica», che mai ricorre nella Bibbia, per tentazioni particolari) mediante allegorizzazione e spiritualismi, allora si daranno risposte errate. Quando Gesù comunicò ai tre discepoli più intimi che l’anima sua era «oppressa da tristezza mortale», non chiese «liberazione», ma sostegno in preghiera (Mt 26,38). Quando questi ultimi fallirono, Dio gli mandò un angelo, non per «liberarlo» dalla croce o da un presunto demone, ma per confortarlo (Lc 22,43) dinanzi al timore di ciò che sarebbe venuto. Quando una donna deve partorire, non chiede liberazione dalla gravidanza, ma sostegno durante il parto. L’autore dell’epistola agli Ebrei ripensò a tale lotta nel Getsemani, quando affermò che Gesù, «nei giorni della sua carne, avendo con gran grida e con lacrime offerto preghiere e suppliche a Colui che lo poteva salvare dalla morte, e avendo ottenuto d’essere liberato dal timore, benché fosse figlio, imparò l’ubbidienza dalle cose che soffrì» (Eb 5,7s).

     Gli atteggiamenti mentali sbagliati o patologici non possono essere esorcizzati, ma solo mutati. «E non siate conformi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento del senno, affinché siate in grado di provare quale sia la volontà di Dio: quella buona e gradita e perfetta» (Rm 12,2).

     Quando ci si basa più sull’esperienza che su un chiaro dato biblico, si possono dire cose giuste al posto sbagliato, una cosa per intendere un’altra oppure cose del tutto errate. Come ho detto sopra, il rischio è che ripetendo sempre di nuovo certe cose, si crea un consenso dottrinario su tale cosa, che poi nessuno metterà più in discussione. Laddove «la Scrittura… è molto scarna di informazioni», si fa bene a non andare oltre a ciò che è scritto.

     Se dovessi fare un’analisi di tale esperienza particolare riguardo a tale credente, il cui fratellino fu investito mortalmente, direi che tale donna non aveva nessuna affezione occulta, ma soltanto sensi di colpa. Che una profonda angoscia o un trauma possa creare fenomeni imprevedibili sul corpo e sulla mente, è conosciuto sufficientemente dalla psicologia. A Gesù stesso, che era in agonia mentre pregava intensamente (Mt 26,38 oppresso da una «tristezza mortale»), «il suo sudore divenne come grosse gocce di sangue che cadevano in terra» (Lc 22,44).

     Che un grande trauma possa produrre svenimenti, ciò è accertato. La cosa peggiora che si possa fare, è proiettare un’analisi metafisica (oppressione diabolica) in tale povera persona. Che la preghiera comune e prolungata insieme a tale credente possa essere terapeutica, è fuori discussione. Che Dio possa toccare e guarire un’anima ferita e traumatizzata all’interno di un processo di cura d’anime, è fuori discussione. Guai però a proiettare un’analisi metafisica (oppressione, possessione diabolica, ecc.) a fenomeni psicosomatici (svenimento, contorsioni, ecc.), la cui causa è spiegabile in modo del tutto naturale. Tale donna era traumatizzata e i suoi sensi di colpa la portavano in tali stati alterati di coscienza; che poi Satana ricami sulle nostre miserie, ciò è un altro paio di maniche. Sono già i nostri pensieri che ci accusano e ci scusano (Rm 2,15); il diavolo amplifica soltanto ciò che c’è (Zc 3,1 il sacerdote Giosuè impuro). Egli, se ci accusa, lo fa piuttosto dinanzi a Dio (Ap 12,10). Quando avviene una tale accusa del diavolo, la soluzione per un credente rigenerato non è la liberazione da un presunto demone, ma riconnettersi alle promesse di Dio: «Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è quel che li giustifica. Chi sarà colui che li condanni? Cristo Gesù è quel che è morto; e, più che questo, è risuscitato; ed è alla destra di Dio; ed anche intercede per noi» (Rm 8,33). E qui un consulente competente o un gruppo di sostegno possono essere certo di grande aiuto.

     Ci si può tragicamente sbagliare con le analisi metafisiche di problemi psicofisici; e vi è assoluta necessità di quella che io chiamo «analisi differenziale»: accertare le cause reali (mediche, spirituali, metafisiche) di un fenomeno e agire di conseguenza. Ecco due casi, in cui sono stato coinvolto. Fui chiamato insistentemente ad andare in una certa chiesa (dei Fratelli), poiché una giovane donna credente era entrata in completo stato confusionale, dopo che un gruppo di credenti per vari giorni e notti pregarono con lei, convinti che lei fosse demonizzata, ma non ottenendo nulla. Io rifiuto di mettere le mani in cose, dove altri hanno già intorbidito le acque, ma l’insistenza per giorni del fratello di tale credente mi fece fare un’eccezione. Quando arrivai, il «gruppo di liberazione» se n’era già andato, trovai una donna del tutto fuori di sé, che faceva cose strane e farfugliava in stato confusionale. Ogni possibilità di comunicare con lei fu inutile. Il consiglio che diedi alla famiglia e ai credenti fu questo: tale donna doveva essere ricoverata e sedata; tali improvvisati esorcisti l’avevano portata a una situazione mentale di completa confusione, mandandola in tilt. Fecero come dissi loro e la donna pian piano recuperò l’equilibrio psichico e spirituale. La nota dolente fu questa: poiché l’ultimo a essere stato lì fui io, lei proiettò su di me l’origine dei mali, che altri le avevano causato.

     Un altro caso è il seguente. Un giorno incontrai un credente che mi disse all’incirca: «So che ti occupi di casi di occultismo. Lo faccio anch’io e Dio mi ha risposto pressoché in tutto, tranne a cacciare gli spiriti dagli epilettici». Mi cascarono le braccia. Gli epilettici non solo hanno il loro male, ma possono avere la sfortuna di incontrare tali autonominati esorcisti, che prima interpretano tali stati di parossismo come manifestazione diabolica e poi pretendono di scacciare tale presunto demone dell’epilessia! E sapete da dove proviene tale inganno? Chi ha tradotto la Luzzi (Riveduta), non credendo alle demonizzazioni e interpretandole come patologie mediche, ha messo come titoletto esplicativo «Guarigione di un fanciullo epilettico» a un testo che parla di per sé di una possessione iterativa! (Lc 9,37ss). Anche la «Nuova Riveduta», di là dai suoi altri difetti, ha messo qui poco correttamente il titoletto «Guarigione di un indemoniato». Luca, essendo medico, ben sapeva che una malattia si guarisce, mentre da una demonizzazione si viene liberati! Come si vede, senza competenza e «analisi differenziale» si fanno soltanto danni incalcolabili alle persone e all’Evangelo.

 

 

7. {Maurizio Luppoli}

 

Caro Nicola, mi riferisco al tema «Liberazione interiore e pastorale esorcistica 1 ». Vorrei capire meglio il tuo punto di vista circa la tesi di Andrea Poggi, sita in tale pagina, dove sono pubblicate alcune lettere, tra cui la suddetta tesi e le tue osservazioni.

     Nell’esposizione della sua tesi, Andrea Poggi parla di «ministrare una liberazione», e ancora di «un gruppo specifico di consulenza che può ministrare» e parla, inoltre, dell’importanza che tutto questo si svolga «sotto la guida e il controllo dello Spirito Santo» e di «legalità di Satana».

     Premetto che non ho i mezzi culturali per contestare alcunché, che credo fermamente nella potenza dello Spirito Santo, che la presente è scritta al solo fine di chiarire a me stesso, in primis, alcuni dubbi e alfine di chiarire gli stessi dubbi che potrebbero avere altri, visto che, presumo, questo scritto verrà pubblicati sul sito «Fede controcorrente».

     Nella tua risposta tu hai parlato di «esorcismo», di «un uomo potente» che, entrambi, potrebbero essere causa d’una «deresponsabilizzazione etica del credente».

     Prima di tutto vorrei capire cosa s’intende quando si parla di «legalità di Satana». So che l’espressione non è tua, almeno nella pagina in questione, ma la curiosità sorge spontanea, visto che le implicazioni d’una cosa del genere potrebbero essere a dir poco, devastanti. Sicuramente ne sai quanto basta.

     Poi vorrei capire se, dal tuo punto di vista, quel punto di vista formato dalla tua autorevolezza in campo biblico, ritieni possibile o no che possano esistere persone talmente avanti nella cura dello spirito, nella preghiera, nel contatto intimo con Dio, che possano avere, come dire, ma l’espressione non mi piace, «poteri di guarigione», anche attraverso l’imposizione delle mani, persone, in buona sostanza investite dallo Spirito Santo.

     Vorrei capire cosa dice la dottrina circa i versetti Marco: [16,]15-18.

     Marco 6,13 parla d’uomini che guarivano gli infermi. A quel tempo, «il tempo di Gesù» era vicino, molto vicino e chi lo aveva conosciuto o chi aveva conosciuto gli apostoli, aveva la possibilità d’avere una fede forte e «il credere» poteva fare miracoli, come dice lo stesso Gesù.

     Il messaggio divino di Gesù si basa tutto sulla fede, sul «credere»: «se avete fede e non dubitate» (Matteo 21,21-22). Se uno non crede, non succede nulla. Ma se uno crede, vale questo: «....ma se anche diceste a questo monte: “levati di lì e gettati nel mare”, ciò avverrà» (Matteo 21,21). Sono parole di Gesù.

     Il mio dubbio è questo: non credere nella potenza dello Spirito Santo, nella possibilità che Egli possa investire gli uomini della sua forza, della sapienza, dell’amore, della gioia ma anche della guarigione, non è un po’ come tarpare le ali allo Spirito? Forse è proprio per questo che nell’era moderna sembra che non ci siano casi del genere. L’incredulità e la sfiducia, la paura di «cascarci», di passare per «fessi», l’azione sconsiderata di molti Farisei moderni, che blocca la fiducia e quindi la fede, può essere secondo te la causa della «non azione» dello Spirito Santo circa le guarigioni, sia interiori che esteriori? E se una persona è legata in modo potente a qualche cosa, che lo separa da Dio, penso alle dipendenze, non può una preghiera costante, intensa, fatta da un gruppo di persone piene d’interessamento per quella persona, fatta con vera fede, scatenare l’azione benefica e miracolosa dello Spirito di Dio? Mi sembra che, in generale, facciamo di tutto per impedire allo Spirito di Dio d’esprimersi pienamente nella nostra società, nel nostro mondo. Mi sembra che coltiviamo la sfiducia invece che la fede.

     Caro Nicola ti ringrazio della risposta che vorrai darmi. Con affetto fraterno, in Cristo... {26 maggio 2010}

 

 

8. {Nicola Martella}

 

Maurizio mette, come si suo dire, troppa carne a cuocere. Il rischio è che si vada fuori tema e ci si impantani in altre questioni, che non sono oggetto qui di dibattito.

     Le questioni che qui sono oggetto di discussione, sono soltanto quelle che riguardano l’analisi del caso di Patrizia Miceli. Tutta la discussione con Andrea Poggi e, in parte, con è Gianni Siena, è nata da un’analisi metafisica del problema sociale (e psicologico) di tale credente: la mancanza d’amore da parte della madre. Alle questioni strettamente connesse a tale caso ho risposto sufficientemente già nella risposte agli altri lettori, sia in questo tema (si veda sopra), sia nel confronto con Andrea Poggi e Gianni Siena. Qui non farei altro che ripetermi.

     Chiaramente bisogna distinguere le opinioni della «pastorale esorcistica» dalle mie, che sono per una «pastorale biblica» (si veda in merito nella letteratura suggerita).

     Perciò rispondo solo brevemente qui di seguito. Nella «pastorale esorcistica» per «legalità» s’intende un potere reale e un diritto che si darebbe al diavolo, peccando (o almeno commettendo certi peccati). È una visione non condivisibile per me, anche perché la soluzione di tale presunta demonizzazione sarebbe una «liberazione interiore» da tale presunto demone mediante un «atto di potenza» esterno, non un semplice ravvedimento e mutamento morale, che è un atto personale interiore e concreto.

     Quanto ai cosiddetti «poteri di guarigione» non è qui il luogo per parlarne. Rimando perciò sul sito nella sezione «Carismaticismo» alla rubrica «Guaritori». Si vedano inoltre nel mio libro: Nicola Martella, Carismosofia (Punto°A°Croce, Roma 1995), gli articoli: «Religione di potenza», pp. 46-50; «Segni e prodigi», pp. 84-90; «Guarigioni», pp. 91-97; «Ministero di guarigione», pp. 98-111. Tale tema è affrontato da me anche in Nicola Martella, La salute fra scienza, religioni e ideologie, Malattia e guarigione 1 (Punto°A°Croce, Roma 2003): «Spirito e materia nella scienza e nella teologia», pp.79-91; «Commistioni fra guarigione ecclesiale e paranormale», pp. 92-104. La questione delle guarigioni è affrontata in tutti i suoi aspetti in Nicola Martella, Dizionario delle medicine alternative, Malattia e guarigione 2 (Punto°A°Croce, Roma 2003), «Cristianesimo e guarigione», pp. 107-111; «Esoterismo e guarigione», pp. 155ss; vari tipi di guarigioni, pp. 202-230; si veda qui anche «Imposizione delle mani», pp. 244-250.

     Faccio notare solo questo riguardo alle guarigioni ventilate da «potenti uomini di Dio», unti e santoni auto-nominati: chi controlla a distanza di tempo i fatti concreti affermati in conferenze di guarigione, si accorgerà che «non è tutto oro ciò che brilla» e che spesso «è tutto fumo e niente arrosto», per dirla con due detti popolari. Su mesmerismo, sui fenomeni di suggestione e autosuggestione in tali incontri, sulla dinamica di gruppo, sull’effetto dell’adrenalina e sull’endorfina quali ormoni naturali che al momento coprono i dolori, sul cosiddetto «effetto placebo», sull’uso «sacramentale della fede» e tanti altri fenomeni, che illudono le vittime di santoni di stare meglio al momento o addirittura di essere guariti, rimando a vari articoli nel «Dizionario delle medicine alternative».

     Su Marco 16,15-18 si veda l’articolo «Marco 16,16-20».

     Non entro nel merito alla fede che può fare miracoli, poiché ciò ci porterebbe lontano e perché ciò è compreso nella letteratura suggerita. La «fede» non è una categoria a sé e teologicamente sufficiente, ma solo la risposta a espresse promesse di Dio. Il «messaggio divino di Gesù» non si basa per nulla «tutto sulla fede», ma appunto sulla promesse di Dio circa il regno di Dio e il Messia. Tale spostamento di accenti e significati è molto pericoloso.

     Non credo che la questione sia qui di «non credere nella potenza dello Spirito Santo», ammesso che ci si accordi che cosa essa sia. Tale espressione ricorre soltanto due volte nel NT e riguarda quanto segue: ▪ 1) La speranza: «Ora, il Dio della speranza vi riempia d’ogni allegrezza e d’ogni pace nel vostro credere, affinché abbondiate nella speranza, mediante la potenza dello Spirito Santo» (Rm 15,13). ▪ 2) Solo alcuni versi dopo, Paolo si gloriò in Cristo Gesù riguardo al suo apostolato, ossia che Cristo aveva operata per mezzo di lui riguardo alla conversione dei Gentili, «in parola e in opera, con potenza di segni e di miracoli, con potenza dello Spirito Santo. Così, da Gerusalemme e dai luoghi intorno fino all’Illiria, ho predicato dovunque l’Evangelo di Cristo, avendo l’ambizione di predicare l’Evangelo là dove Cristo non fosse già stato nominato…» (vv. 17-20). Come si vede, tale espressione era limitata da Paolo alla speranza futura, suscitata nel credente dallo Spirito di Dio, e alla forza necessaria per annunziare l’Evangelo dappertutto. ▪ 3) Ricorre altrove anche l’espressione «potenza dello Spirito», ed essa riguarda la vittoria sulla tentazione da parte di Gesù mediante lo Spirito Santo che l’aveva riempito (Lc 4,1.14).

     È fuori dubbio che la preghiera di un curatore d’anime o di un gruppo di preghiera possa giovare a chi sta in un problema esistenziale, come nel caso di dipendenze, peccati, malesseri, eccetera. Non è però di questo che qui si parla, ma di un’interpretazione metafisica (spirito di rifiuto, spirito di morte, ecc.) di accadimenti esistenziali o psicologici. Nessuno vuole «impedire allo Spirito di Dio d’esprimersi», ma Egli non lo farà mai fuori dei canoni della Parola di Dio e senza quest’ultima.

 

 

9. {Antonio Capasso}

 

Caro Nicola condivido appieno la tua analisi. Alle volte il nostro esprimerci è inappropriato. Credimi non sono di quelli che vedono demoni in ogni cosa. Di costoro sono allergico. Voglio però precisare che è proprio su quel «ricamarci sopra di Satana», che alle volte bisogna essere «liberati»; e per cui ciò rende il problema non solo di natura psicologico, ma anche spirituale.

     Quando ci siamo trovati davanti al problema della sorella, di cui ti ho parlato, c’è stata una posizione maggioritaria (90%), che riteneva il problema solo di natura prettamente fisico/psicologico e quindi di affrontarlo sul piano solo medico. Viceversa c’è stato che ha «intuito» una macchinazione di Satana che, come dici tu, sfrutta le nostre debolezze. Davanti a tutto questo le armi da usare non erano solo di ordine naturale ma spirituali. Tant’è che il medico non è riuscita a svegliarla in nessun modo. Solo dopo aver pregato con insistenza abbiamo visto la sorella svegliarsi lodando Dio e «liberata» dai suoi sensi di colpa. {29-05-2010}

 

 

10. {Pietro Calenzo}

 

Per mia abitudine non sono solito interloquire sulla esperienza fideistica personale di questo o di quel fratello, preferendo a questo approccio, l’esegesi testuale comparata, che ritengo molto più idonea e contigua al comando biblico di «non praticare l’oltre ciò che è scritto». Constato il peso psicologico che può generare il cosiddetto «terrorismo religioso» insegnato da alcuni movimenti carismatici (cattolici, evangelici) neopentecostali (e non) verso coloro che sono vittime di malattie o disaffezioni di genitori o affini.

     Per tali motivi, porterò questa volta l’esperienza d’un caro fratello di Cassino (Fr), noto in tutto il sud del Lazio per la sua oggettiva sapienza, mitezza, e per la sua vasta conoscenza delle Scritture. Negli anni Novanta, questo caro fratello (G.C.), per la sua estrema sensibilità e per l’amore che nutriva verso la madre seriamente malata e della quale si prendeva cura in modo instancabile, continuativo e filiale, cadde in uno stato di astenia, sofferenza, mestizia e di depressione (preciso: oggi scomparse). Parlando del problema con me, con molta, ma molta cautela, lo consigliai di frequentare in modo più assiduo i credenti di Cassino e zone limitrofe, di modo che potesse godere della comunione e del supporto più capillare dei credenti in zona (essendo la sua assemblea di riferimento, distante oltre quaranta chilometri). Il fratello sopra menzionato mi rispose che aveva tentato già tale approccio e che s’era sentito affibbiare un bel «forse si tratta di demoni» da parte di credenti di Cassino e zone vicine; mi disse anche che non aveva più alcuna intenzione di contattarli. Detto in verità, non seppi dargli torto. Negli anni successivi, tentai con molto tatto ed estrema e maggiore cautela d’incoraggiarlo nel frequentare, ogni tanto, i credenti di Cassino, nella speranza che questi ultimi avessero rinnovato o cambiato la loro metodologia di cura pastorale. Tuttavia, la risposta di questo caro fratello fu decisamente ferma, rinnovando le sue forti perplessità verso tale tipi di metodi di tali credenti; questi ultimi nel momento del bisogno o di sofferenza, avevano addirittura minacciato la sua serenità spirituale con la demonizzazione d’un oggettivo e comprensibile stato di sofferenza e di pathos. Anche in questo caso, davanti a Dio, non potei che dargli ragione.

     Potrei continuare, aggiungendo il caso di un altro caro credente colto da ischemia, ma preferisco fermarmi a questo punto. Alcuni credenti farebbero bene, a mio parere, e lo affermo con infinito amore in Cristo Gesù, a ricordare che grandi servitori del Signore come l’apostolo Paolo, come il suo stretto collaboratore Timoteo, come i compagni d’armi dello stesso Paolo, Trofimo e Epafrodito erano malati, e non furono sempre guariti dal Signore Gesù. E che dire della sofferenza interiore, d’un Davide, d’un Giobbe, d’un Isaia! Benedizioni nel nome di Gesù il Messia. {30-05-2010}

 

 

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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Libera-inter_pastor-esorc_MeG.htm

26-05-2010; Aggiornamento: 01-06-2010

 

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